Colloquio scuola-famiglia
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Colloquio scuola-famiglia
Leggiamo nell’introduzione della proposta del Ministero:”ciascun docente è chiamato a rivestire un ruolo di leadership, deve saper saper riconoscere e valutare diversità dei punti di vista creando i sensoo di presupposti per un confronto aperto, teso alla fiducia e al sens appartenenza..” Le nostre considerazioni:: - il colloquio con la famiglia è parte del nostro mestiere ed ha un duplice valore: - la necessità di condividere il progetto educativo sul figliofiglio-alunno per una buona riuscita del processo formativo del suddetto; - il bisogno di riferire sugli sviluppi nell’apprendimento. Per leadership intendiamo la responsabilità e professionalità degli insegnanti che gestiscono, concordemente, (seguendo le finalità del loro progetto educativo e didattico), lo scambio, la comunicazione e gli accordi eventuali su aggiustamenti nel percorso, con la famiglia del proprio alunno/alunna, conquistando un rapporto di fiducia reciproca (diciamo “conquista” proprio per sottolineare che non è scontato) Grazie alla leadership, è l’insegnante che ha la responsabilità principale sulla buona riuscita e sull’efficacia del colloquio: infatti, deve saper comunicare e ascoltare; deve mettere i genitori in una condizione di sentirsi a proprio agio e di capire che stanno parlando con alleati e non con nemici ; deve essere capace di ottenere dai genitori informazioni utili sulle esperienze familiari dell’alunno. Deve comprendere la diversità dei punti di vista altrui; deve infondere fiducia; fiducia deve essere chiaro, esaustivo e deve anche rendere partecipe il genitore del patto formativo del figlio.Durante il colloquio di solito l’alunno non è presente (almeno nella scuola primaria) ,ma non bisogna dimenticarsi che è di lui che si parlerà, per cui si crea un dialogo fra due parti che ha come contenuto una relazione a tre: SCUOLAALUNNO-FAMIGLIA.Aaggiungiamo ,inoltre, anche, che l’insegnante deve essere capace di trovare ogni possibile strategia per realizzare tali obiettivi, anche quando l’intesa e la condivisione con i genitori non risultano chiare e trasparenti. Quando tra i soggetti coinvolti scuola-famiglia c’è la consapevolezza e la responsabilità dei propri ruoli e la condivisione del compito educativo, allora tutte le finalità finora proposte sono realizzabili; ma quando non è così emergono diverse problematiche, Dalla loro analisi emergono 3 MODELLI DI RELAZIONE che condizionano la buona riuscita del rapporto e il colloquio SCUOLA-FAMIGLIA. In questa relazione i soggetti coinvolti sono 3: gli INSEGNANTI (I); i GENITORI (G); gli ALUNNI (A). A 1° MODELLO: G I - l’alunno è al vertice i genitori e l’alunno sono più vicini per indicare che sono uniti e coesi. la coalizione fra alunno e famiglia porta quest’ultima ad essere condizionata nella comunicazione in quanto convinti di non essere abbastanza compresi; ASCOLTO PASSIVO arole ed esse entrano in un orecchio ed E’ un tipo di ascolto inefficace, si riscontra quando si odono pparole escono dall’altro. 2° MODELLO: MODELLO A G - l’alunno è al vertice; - l’insegnante ha un rapporto privilegiato e di empatia con l’alunno tale da compromettere il suo ruolo. I Gli insegnanti escludono una parte della relazione, i genitori. 3° MODELLO: G I A - i genitori e gli insegnanti si coalizzano contro l’alunno e si rassegnano ; - oppure si mettono in una posizione giudicante esplicita verso l’alunno e gli mandano un feed-beck negativo . ASCOLTO SELETTIVO L’ascolto più comune, si riscontra quando si sente solo quello che si vuole sentire, ossia si filtra il messaggio. Per rendere operativo tale modello sarà necessario prendere coscienza di alcune strategie comunicative. Ascolto riflessivo • Per rendere operativa la comunicazione tra scuolascuola-famiglia ,sarà necessario, prendere coscienza di alcune strategie comunicative adeguate • ASCOLTO RIFLESSIVO : Pone attenzione a tutto il messaggio, viene utilizzato per chiarire chiarire quanto viene consentendogli sentendogli di ottenere una nuova detto. Lo scopo è di rinviare a chi parla quanto sta dicendo con verbale, e, dovrebbe aiutare a capire le idee, le prospettiva su quanto ha comunicato in modo verbale o non verbal frustrazioni i problemi degli altri senza esprimere giudizi. Nell’ascolto riflessivo chi ascolta è una cassa di risonanza di chi parla l’ascoltatore riflette, come uno specchio, le idee dell’interloc dell’interlocutore utore e lo aiuta ad affrontare il problema spesso più emotivo Ascolto attivo • E’ un metodo per migliorare la capacità di ascolto; è un feedback feedback su quello che si è appena ascoltato che il ricevente dà alla sua fonte fonte di comunicazione. L’ascoltatore risponde a chi parla basandosi su quanto quanto casoo si parla ha compreso del messaggio che gli è stato inviato. In questo cas anche di riformulazione è più utilizzato nelle riunioni di lavoro lavoro Tappe dell’ascolto attivo • • • • • • • Nell’Ascolto Ascolto Attivo possiamo distinguere 5 tappe che devono essere considerate all’interno della tecnica: 1. Ascoltare il contenuto, contenuto cioè cosa viene detto in termini di fatti e idee, se non fosse comprensibile fare domande per chiedere chiarimenti. 2. Capire le finalità, finalità il significato emotivo di ciò di cui sta parlando il nostro interlocutore. Capire perché sta dicendo qualcosa. Possiamo aiutarci con alcune domande: Qual è l’esperienza di chi parla, qual è la sua posizione? Non deve esserci interpretazione. 3. Valutare la comunicazione non verbale, verbale come qualcosa viene detto: il linguaggio del corpo, il tono di voce. 4. Controllare la propria comunicazione non verbale e i propri filt filtri ri, ri avere consapevolezza dei messaggi che si sta inviando con la propria comunicazione non verbale e delle reazioni a parole o atteggiamenti che comunica l’interlocutore. 5. Ascoltare con partecipazione e senza giudicare, giudicare cercare di mettersi nei suoi panni (mantenendo la consapevolezza di chi è il problema) e di capire che cosa influenza i suoi sentimenti, dimostrare di essere interessati a ciò che viene detto sospendendo il giudizio sulle parole e sulla persona. IN TUTTI QUESTI CASI I SOGGETTI MOSTRANO SCORRETTEZZA NELLE RELAZIONI. Ecco UN POSSIBILE MODELLO di riferimento: A G I - il triangolo risulta equilatero poiché le tre parti sono equidistanti; - è un modello centrato sull’alunno e sulle sue necessità; - è un modello socio-dinamico; - può essere flessibile perchè può subire, nel tempo, qualche avvicinamento, purché sia relativo a qualche situazione precisa e significativa. FILTRI • • • • • La nostra capacità di ascolto può essere influenzata e ostacolata da: I FILTRI EMOTIVI E MENTALI che distinguiamo in: A) Filtri immediati: immediati Aspettative sull’argomento, l’interlocutore o la situazione I rapporti con le persone con le quali comunichiamo: comunichiamo meno ci piace una persona più sarà difficile ascoltarla. Più vi piace una persona più è difficile ascoltarla attivamente e obiettivamente. I rapporti personali, le opinioni positive o negative influenzano la comunicazione. • La situazione personale attuale, attuale ciò che ci accade nella nostra vita privata influenza il nostro modo di vedere il mondo • B) Filtri a lungo termine, termine intesi come i valori, la cultura, la religione di appartenenza. Considerazioni finali COME MIGLIORARE LA PROPRIA CAPACITA’ DI ASCOLTO • Vediamo ora gli aspetti da tenere in considerazione per cominciare a lavorare sulla nostra capacità di ascolto e che un po’ riassume quanto abbiamo detto. • Ascoltare l’intero messaggio sia la parte verbale sia quella non verbale per ottenere il massimo dalla comprensione (parole, tono di voce, movimenti del corpo) • Controllate il nostro ambiente interno ed esterno • Essere motivato, motivato fare esercizio sull’ascolto attivo • Utilizzare l’Ascolto Attivo e l’Ascolto Riflessivo FINE • • • • • LAVORO RELIZZATO DA : RAFFAELLA PANTALEO; GRAZIANA ZANELLETTI; BARBARA ZANETTI; MARIA LUISA SCAGLIA.