“viveva” il NATALE NELL`ATTESA
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“viveva” il NATALE NELL`ATTESA
DICEMBRE A P P R O F O N D I M E N T I S Padre Pio Natale “viveva” il nell’attesa 10 › W W W. V O C E D I P A D R E P I O . C O M 2006 S DI GENNARO PREZIUSO Suggestione, fascino, commozione: questo è ciò che provava Padre Pio con l’avvicinarsi del santo Natale. Da bambino, viveva la santa ricorrenza in un’atmosfera magica. Si svegliava presto la mattina e andava con la mamma in chiesa per partecipare alla santa messa e per cantare una nenia a Gesù Bambino. A Piana Romana, mentre i genitori erano nei campi, modellava con l’argilla le statuine dei pastori, della Madonna, di San Giuseppe e del Bambinello. Quest’ultima, come ricorderà Mercurio Scocca, suo amico d’infanzia, gli dava un gran da fare perché «la faceva e la rifaceva tante volte». Non era mai contento del risultato e, soppesandola nel palmo della mano, diceva: «non è venuta come volevo io». E tornava ad impastare la creta, per farne una più bella. PADRE PIO ERA FELICISSIMO DI PORTARE IN PROCESSIONE LA STATUETTA DI GESÙ BAMBINO. A casa disponeva i personaggi del presepe in una piccola grotta ricavata nella parete più ampia, su cui spiccavano gli angeli osannanti. All’interno trovavano posto San Giuseppe, la Madonna, il bue e l’asinello, i pastori, un piccolo gregge scortato dai cani, il calzolaio, la lavandaia, il fornaio ed i cammelli con sulla groppa i Magi. La mangiatoia colma di paglia rimaneva “vuota” fino alla notte della vigilia, quando “doveva nascere” Gesù Bambino. Con geniale trovata, preparava i lumicini colmando, con poche gocce d’olio e un minuscolo stoppino, le conchiglie vuote della chiocciole più belle, che sceglieva con cura e che svuotava, anzi faceva svuotare da un altro amico, Luigino Orlando, giacché lui «non aveva il coraggio di fare l’operazione». Poi, all’esterno della grotta, sistemava larghi pezzi di muschio che, dal tronco degli alberi, D I C E M B R E › VOCE DI PADRE PIO › 1 1 DICEMBRE « » QUANDO LE CONDIZIONI DI SALUTE GLI IMPEDIVANO DI OFFICIARE, PADRE PIO RIMANEVA SUL MATRONEO, IN ATTESA CHE I CONFRATELLI GLI PORTASSERO LA STATUETTA DI GESÙ BAMBINO DA BACIARE. A P P R O F O N D I M E N T I staccava delicatamente con un temperino. Era felice quando mamma Peppa, nei primi giorni di dicembre, prenotava “la novena” agli zampognari. E quando, dalla sera del 16, essi imboccavano Vico Storto Valle, egli accendeva subito i ceri davanti al “suo” presepe” e lì rimaneva immobile, ammaliato dal suono delle zampogne che componevano la loro struggente pastorale. Poi li seguiva lungo le vie del paese, aspettandoli davanti alle case in cui entravano o ai crocicchi, sotto le edicole sacre esposte ed addobbate. Prima di andarealetto, sui vetri appannati della sua abitazione, con l’indice scriveva: Buon Natale. Da sacerdote, viveva il Natale nel- 12 › W W W. V O C E D I P A D R E P I O . C O M l’attesa. Lo desiderava, lo attendeva per tutti i 365 giorni dell’anno. Padre Ignazio da Ielsi, che fu superiore del convento di San Giovanni Rotondo dal 1922 al 1925, nel suo Diario scrisse questa preziosa testimonianza: «È inutile dire con quanta passione Padre Pio celebra il Natale. Sempre vi pensa e conta i giorni che lo separano da un Natale all’altro sin dal giorno dopo. Gesù Bambino per lui è un’attrazione specialissima. Basta sentire il suono di una pastorale, della “Ninna nanna” per sollevare lo spirito su, su, tanto che a guardarlo sembra estasi». Nei giorni che precedevano la Natività, era fuori di sé per la gioia. A Raffaelina Cerase, scriveva: «Al cominciare della sacra novena in onore del santo Bambino Gesù, il mio spirito si è sentito come rinascere a novella vita: il cuore si sente come abbastanza piccino per contenere i beni celesti; l’anima si sente tutta disfarsi alla presenza di questo nostro Dio per noi fatto carne. Come fare a resistere a non amarlo sempre con novello ardore?» (Epist. II, 273). Il Santo di Pietrelcina voleva che nella notte della Natività fossero presenti, nella chiesetta antica del convento, le sue figlie e i suoi figli spirituali. Fu contento, un anno, di vedere, vicinissime all’altare, Adelia Maria Pyle, la contessa convertita Luisa Vairo, le sorelle Lagorio, Antonietta Vona, Elena 2006 ê APPROFONDIMENTI Bandini, Assunta Di Tomaso, le sorelle Serritelli, le sorelle Ventrella, le sorelle Campanile e Lina Fiorellini. Non vedeva l’ora di cantare l’ultima lezione dell’ufficio divino e di intonare il Te Deum di ringraziamento. I suoi occhi si imperlavano di lagrime quando, nel proclamare il Prologo del quarto Vangelo, pronunziava le parole: «E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Al termine della funzione, indossava il piviale bianco intessuto d’oro, incensava la statua di Gesù Bambino e, preceduto dai chierichetti e da alcuni confratelli che reggevano tra le mani le candeline accese, la portava in processione, dal coro all’altare e dall’altare al presepe, stringendo a sé la piccola culla che Lina Fiorellini decorava sempre con nuove trine e merletti. Poi, porgeva l’amata statuetta al bacio dei fedeli. Il suo volto era raggiante, luminoso. Le sue labbra disegnavano sorrisi di gaudio mentre tutti poggiavano le labbra sulle ginocchia o sui piedini di Gesù Bambino. Quindi, «a cuore aperto e a voce spiegata», si univa al coro dei confratelli e dei fedeli per cantare “Tu scendi dalle stelle”, la dolce canzoncina composta da Sant’Alfonso M. de’ Liguori. In sacrestia riceveva, formulava e ricambiava con gioia gli auguri dei devoti figli del suo spirito. Neppure lui riusciva a descrivere LA SUA BENEDIZIONE NELLA NOTTE DI NATALE Padre Pio, dall’altare, impartiva la sua benedizione sollevando la culletta contenente la venerata effigie di Gesù Bambino e disegnando con essa nell’aria un segno di croce. La voce, pronunciando la formula di rito, gli si faceva tremula e la sua commozione contagiava tutti i presenti. é D I C E M B R E › VOCE DI PADRE PIO › 1 3 DICEMBRE A P P R O F O N D I M E N T I ciò che provava nella notte santa. Al padre Agostino da San Marco in Lamis scrisse: «Il celeste Bambino faccia sentire anche al vostro cuore tutte quelle sante emozioni che fece sentire a me nella beata notte allorché venne deposto nella povera capannuccia! Oh Dio, padre mio, non saprei esprimervi tutto quello che sentii nel cuore in quella felicissima notte. Mi sentivo il cuore traboccante di un santo amore verso il nostro Dio umanato. […] Io non saprei ridirvi tutto ciò che avvenne in me in questa notte, passata tutta in piedi, senza aver chiuso un occhio...» (Epist. I, 981 s.). Esortava le sue figlie spirituali ad allestire il presepe nelle loro case. AMaria Gargani rivolse un’accorata esortazione: «Sta’ molto vicino alla culla di questo grazioso Bambino, rispettosa nella dimestichezza che tu prenderai con lui mediante l’orazione e tutta deliziosa nella gioia di sentire in te le sante ispirazioni ed affetti di essere singolarissimamente sua» (Epist. III, 347 s.). Sostando estatico davanti al presepe e meditando, in una “notte santa” scrisse: «Quali e quanti sono, o 14 › W W W. V O C E D I P A D R E P I O . C O M FIN DAL 26 DICEMBRE DI OGNI ANNO SAN PIO DA PIETRELCINA INCOMINCIAVA A CONTARE I GIORNI CHE LO SEPARAVANO DAL PROSSIMO NATALE. cristiani, gli insegnamenti che si partono dalla grotta di Betlemme! Oh come deve sentirsi acceso il cuore di amore per colui che tutta tenerezza si è fatto per noi! Oh come dovremmo ardere del desiderio di condurre il mondo tutto a quest’umile grotta, asilo dei re dei re, più grande di ogni reggia umana, perché trono e dimora di Dio! Chiediamo a questo divino Bambino di rivestirci diumiltà, perché solo con questa virtù possiamo gustare questo mistero ripieno di divine tenerezze. […] Dio, che è sempre intento a confondere la sapienza di questo mondo, […] discende fra noi nella più grande abiezione, rinunzia fino a nascere nell’umile casetta di Giuseppe, rinunzia finanche ad un modesto alloggio fra parenti e conoscenti nella città di Giuda e, quasi rifiuto degli uomini, chiede rifugio e soccorso a vili animali, scegliendo la loro dimora per luogo di sua nascita, il loro fiato per riscaldare il suo tenero corpicciuolo. […] O sapienza, o potenza di Dio, ci sentiamo di dover esclamare col tuo Apostolo – quanto sono incomprensibili i tuoi giudizi ed investigabili le tue vie! Povertà, umiltà, abiezione, disprezzo, circondano il Verbo fatto carne; ma noi, dall’oscurità in cui questo Verbo è avvolto, comprendiamo una cosa, udiamo una voce, intravediamo una sublime verità: tutto questo l’hai fatto per amore, e non ci inviti che all’amore, non ci parli che di amore, non ci dai che prove d’amore» (Epist. IV, 971 s.). ê APPROFONDIMENTI 2006 I MEZZI GUANTI SCURI CHE COPRIVANO LE MANI DI PADRE PIO SPICCAVANO TRA I CANDIDI MERLETTI DELLA PICCOLA CULLA. Gesù Bambino gradì molto i sentimenti e le attenzioni che, a Natale, il suo Servo fedele gli riservava e volle gratificare Padre Pio facendosi prodigiosamente “vivo e vero” tra le sue braccia. Testimoni oculari di due straordinari eventi furono la signorina Lucia Iadanza e il padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi, entrambi persone degne di fede. La prima, il 24 dicembre 1922, da Pietrelcina era giunta a San Giovanni Rotondo per passare il Natale vicino al suo venerato Compaesano. Quella sera faceva tanto freddo ed i frati avevano portato in sagrestia un braciere colmo di brace. Lucia, vi si accostò e, con altre donne, in attesa della mezzanotte, cominciò a recitare il santo Rosario. Dopo alcuni minuti Padre Pio scese dalla scala interna del convento e si fermò in preghiera nei pressi del finestrone. Ad un tratto, in un alone di luce, tra le sue braccia apparve Gesù Bambino. Seguirono attimi di Paradiso. Quando la visione svanì, Padre Pio si accorse che Lucia lo stava fissando esterrefatta. Le si avvicinò e le chiese: «Lucia, che hai visto?». «Padre, ho visto tutto!» - rispose la sua compaesana. E il Santo Cappuccino le impose di non dire nulla a nessuno (cfr. FRAMODESTINO DA PIETRELCINA, Io... testimone del Padre, San Giovanni Rotondo 1990, p. 39). Padre Raffele da Sant’Elia a Pianisi, che visse per trentacinque anni, dei quali tredici in qualità di superiore, presso la comunità religiosa di San Giovanni Rotondo, in un suo manoscritto annotò: «Dormivo in una cella angusta, quasi di fronte a quella n. 5 dove stava Padre Pio. Non so perché, verso mezzanotte, mi levo dal letto quasi spaventato. Il corridoio era nell’oscurità, rotta dalla luce incerta di un lumicino a petrolio. Mentre stavo sull’uscio per uscire, ecco che passa Padre Pio che torna dal coro ove era stato in preghiera. Era mezzanotte! Padre Pio, tutto luminoso, con Gesù Bambino tra le braccia, andava a lenti passi e mormorava preghiere: Passa davanti a me, tutto raggiante di luce, e non si accorge della mia presenza» (cfr. RAFFAELE DA SANT’ELIAAPIANISI, Brevi cenni riguardanti la vita di Padre Pio e la mia lunga dimora con lui, ms. f. 38 s.). Padre Pio avrebbe voluto condurre il mondo davanti alla capanna della Natività. Oggi che gode della visione beatifica del Divin Pargoletto, a Natale, dal Cielo, continua a ripetere ai suoi devoti e ai suoi figli spirituali sparsi nel mondo: «Prostramoci innanzi al presepe e con il grande s. Girolamo, il santo infiammato di amore a Gesù Bambino, offriamogli tutto il nostro cuore senza riserva, e promettiamogli di seguire gli insegnamenti che giungono a noi dalla grotta di Betlemme, che ci predicano essere tutto quaggiù vanità delle vanità, non altro che va■ nità» (Epist. IV, 1009). D I C E M B R E › VOCE DI PADRE PIO › 1 5