“viveva” il NATALE NELL`ATTESA

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“viveva” il NATALE NELL`ATTESA
DICEMBRE
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S
Padre Pio
Natale
“viveva” il
nell’attesa
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DI GENNARO PREZIUSO
Suggestione, fascino, commozione: questo è ciò che provava Padre Pio con l’avvicinarsi del santo
Natale. Da bambino, viveva la
santa ricorrenza in un’atmosfera
magica. Si svegliava presto la
mattina e andava con la mamma
in chiesa per partecipare alla santa messa e per cantare una nenia
a Gesù Bambino. A Piana Romana, mentre i genitori erano nei
campi, modellava con l’argilla le
statuine dei pastori, della Madonna, di San Giuseppe e del
Bambinello. Quest’ultima, come
ricorderà Mercurio Scocca, suo
amico d’infanzia, gli dava un
gran da fare perché «la faceva e la
rifaceva tante volte». Non era mai
contento del risultato e, soppesandola nel palmo della mano,
diceva: «non è venuta come volevo io». E tornava ad impastare la
creta, per farne una più bella.
PADRE PIO ERA FELICISSIMO DI PORTARE IN PROCESSIONE LA STATUETTA DI GESÙ BAMBINO.
A casa disponeva i personaggi
del presepe in una piccola grotta
ricavata nella parete più ampia,
su cui spiccavano gli angeli osannanti. All’interno trovavano posto San Giuseppe, la Madonna, il
bue e l’asinello, i pastori, un piccolo gregge scortato dai cani, il
calzolaio, la lavandaia, il fornaio
ed i cammelli con sulla groppa i
Magi. La mangiatoia colma di
paglia rimaneva “vuota” fino alla notte della vigilia, quando “doveva nascere” Gesù Bambino.
Con geniale trovata, preparava i
lumicini colmando, con poche
gocce d’olio e un minuscolo stoppino, le conchiglie vuote della
chiocciole più belle, che sceglieva
con cura e che svuotava, anzi faceva svuotare da un altro amico,
Luigino Orlando, giacché lui «non
aveva il coraggio di fare l’operazione». Poi, all’esterno della grotta, sistemava larghi pezzi di muschio che, dal tronco degli alberi,
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QUANDO LE CONDIZIONI DI SALUTE GLI IMPEDIVANO DI OFFICIARE, PADRE PIO RIMANEVA SUL
MATRONEO, IN ATTESA CHE I CONFRATELLI GLI PORTASSERO LA STATUETTA DI GESÙ BAMBINO DA BACIARE.
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staccava delicatamente con un
temperino.
Era felice quando mamma Peppa, nei primi giorni di dicembre,
prenotava “la novena” agli zampognari. E quando, dalla sera del
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Valle, egli accendeva subito i ceri
davanti al “suo” presepe” e lì rimaneva immobile, ammaliato dal
suono delle zampogne che componevano la loro struggente pastorale.
Poi li seguiva lungo le vie del paese,
aspettandoli davanti alle case in cui
entravano o ai crocicchi, sotto le edicole sacre esposte ed addobbate.
Prima di andarealetto, sui vetri appannati della sua abitazione, con
l’indice scriveva: Buon Natale.
Da sacerdote, viveva il Natale nel-
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l’attesa. Lo desiderava, lo attendeva per tutti i 365 giorni dell’anno.
Padre Ignazio da Ielsi, che fu superiore del convento di San Giovanni Rotondo dal 1922 al 1925,
nel suo Diario scrisse questa preziosa testimonianza: «È inutile dire con quanta passione Padre Pio
celebra il Natale. Sempre vi pensa
e conta i giorni che lo separano da
un Natale all’altro sin dal giorno
dopo. Gesù Bambino per lui è un’attrazione specialissima. Basta sentire il suono di una pastorale, della
“Ninna nanna” per sollevare lo
spirito su, su, tanto che a guardarlo sembra estasi».
Nei giorni che precedevano la Natività, era fuori di sé per la gioia. A
Raffaelina Cerase, scriveva: «Al
cominciare della sacra novena in
onore del santo Bambino Gesù, il
mio spirito si è sentito come rinascere a novella vita: il cuore si sente come abbastanza piccino per
contenere i beni celesti; l’anima si
sente tutta disfarsi alla presenza
di questo nostro Dio per noi fatto
carne. Come fare a resistere a non
amarlo sempre con novello ardore?» (Epist. II, 273).
Il Santo di Pietrelcina voleva che
nella notte della Natività fossero
presenti, nella chiesetta antica del
convento, le sue figlie e i suoi figli
spirituali. Fu contento, un anno,
di vedere, vicinissime all’altare,
Adelia Maria Pyle, la contessa
convertita Luisa Vairo, le sorelle
Lagorio, Antonietta Vona, Elena
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Bandini, Assunta Di Tomaso, le
sorelle Serritelli, le sorelle Ventrella, le sorelle Campanile e Lina Fiorellini. Non vedeva l’ora di cantare l’ultima lezione dell’ufficio divino e di intonare il Te Deum di
ringraziamento. I suoi occhi si imperlavano di lagrime quando, nel
proclamare il Prologo del quarto
Vangelo, pronunziava le parole:
«E il Verbo si è fatto carne e venne
ad abitare in mezzo a noi».
Al termine della funzione, indossava il piviale bianco intessuto
d’oro, incensava la statua di Gesù
Bambino e, preceduto dai chierichetti e da alcuni confratelli che
reggevano tra le mani le candeline accese, la portava in processione, dal coro all’altare e dall’altare
al presepe, stringendo a sé la piccola culla che Lina Fiorellini decorava sempre con nuove trine e
merletti. Poi, porgeva l’amata statuetta al bacio dei fedeli. Il suo
volto era raggiante, luminoso. Le
sue labbra disegnavano sorrisi di
gaudio mentre tutti poggiavano
le labbra sulle ginocchia o sui piedini di Gesù Bambino. Quindi,
«a cuore aperto e a voce spiegata», si univa al coro dei confratelli e dei fedeli per cantare “Tu scendi dalle stelle”, la dolce canzoncina composta da Sant’Alfonso M.
de’ Liguori.
In sacrestia riceveva, formulava e
ricambiava con gioia gli auguri
dei devoti figli del suo spirito.
Neppure lui riusciva a descrivere
LA SUA
BENEDIZIONE
NELLA NOTTE DI NATALE Padre
Pio, dall’altare, impartiva la sua
benedizione sollevando la culletta contenente la venerata effigie
di Gesù Bambino e disegnando
con essa nell’aria un segno di
croce. La voce, pronunciando la
formula di rito, gli si faceva tremula e la sua commozione contagiava tutti i presenti. é
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ciò che provava nella notte santa.
Al padre Agostino da San Marco
in Lamis scrisse: «Il celeste Bambino faccia sentire anche al vostro
cuore tutte quelle sante emozioni
che fece sentire a me nella beata
notte allorché venne deposto nella povera capannuccia! Oh Dio,
padre mio, non saprei esprimervi
tutto quello che sentii nel cuore in
quella felicissima notte. Mi sentivo il cuore traboccante di un santo amore verso il nostro Dio umanato. […] Io non saprei ridirvi
tutto ciò che avvenne in me in
questa notte, passata tutta in piedi, senza aver chiuso un occhio...»
(Epist. I, 981 s.).
Esortava le sue figlie spirituali ad
allestire il presepe nelle loro case.
AMaria Gargani rivolse un’accorata esortazione: «Sta’ molto vicino alla culla di questo grazioso
Bambino, rispettosa nella dimestichezza che tu prenderai con lui
mediante l’orazione e tutta deliziosa nella gioia di sentire in te le
sante ispirazioni ed affetti di essere singolarissimamente sua»
(Epist. III, 347 s.).
Sostando estatico davanti al presepe e meditando, in una “notte santa” scrisse: «Quali e quanti sono, o
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FIN DAL 26 DICEMBRE DI
OGNI ANNO SAN PIO DA
PIETRELCINA
INCOMINCIAVA A
CONTARE I GIORNI CHE
LO SEPARAVANO DAL
PROSSIMO NATALE.
cristiani, gli insegnamenti che si
partono dalla grotta di Betlemme!
Oh come deve sentirsi acceso il
cuore di amore per colui che tutta
tenerezza si è fatto per noi! Oh
come dovremmo ardere del desiderio di condurre il mondo tutto a
quest’umile grotta, asilo dei re dei
re, più grande di ogni reggia umana, perché trono e dimora di Dio!
Chiediamo a questo divino Bambino di rivestirci diumiltà, perché
solo con questa virtù possiamo
gustare questo mistero ripieno
di divine tenerezze. […]
Dio, che è sempre intento a confondere la sapienza di questo
mondo, […] discende fra noi nella più grande abiezione, rinunzia
fino a nascere nell’umile casetta
di Giuseppe, rinunzia finanche
ad un modesto alloggio fra parenti e conoscenti nella città di
Giuda e, quasi rifiuto degli uomini, chiede rifugio e soccorso a vili
animali, scegliendo la loro dimora per luogo di sua nascita, il loro
fiato per riscaldare il suo tenero
corpicciuolo. […]
O sapienza, o potenza di Dio, ci
sentiamo di dover esclamare col
tuo Apostolo – quanto sono incomprensibili i tuoi giudizi ed investigabili le tue vie! Povertà, umiltà, abiezione, disprezzo, circondano il Verbo fatto carne; ma
noi, dall’oscurità in cui questo
Verbo è avvolto, comprendiamo
una cosa, udiamo una voce, intravediamo una sublime verità: tutto questo l’hai fatto per amore, e
non ci inviti che all’amore, non ci
parli che di amore, non ci dai che
prove d’amore» (Epist. IV, 971 s.).
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I MEZZI GUANTI SCURI CHE COPRIVANO LE MANI DI PADRE PIO SPICCAVANO TRA I CANDIDI MERLETTI DELLA PICCOLA CULLA.
Gesù Bambino gradì molto i sentimenti e le attenzioni che, a Natale, il suo Servo fedele gli riservava e volle gratificare Padre Pio
facendosi prodigiosamente “vivo e vero” tra le sue braccia. Testimoni oculari di due straordinari
eventi furono la signorina Lucia
Iadanza e il padre Raffaele da
Sant’Elia a Pianisi, entrambi persone degne di fede.
La prima, il 24 dicembre 1922, da
Pietrelcina era giunta a San Giovanni Rotondo per passare il Natale vicino al suo venerato Compaesano.
Quella sera faceva tanto freddo
ed i frati avevano portato in sagrestia un braciere colmo di brace. Lucia, vi si accostò e, con altre donne, in attesa della mezzanotte, cominciò a recitare il santo
Rosario.
Dopo alcuni minuti Padre Pio
scese dalla scala interna del convento e si fermò in preghiera nei
pressi del finestrone.
Ad un tratto, in un alone di luce,
tra le sue braccia apparve Gesù
Bambino. Seguirono attimi di Paradiso.
Quando la visione svanì, Padre
Pio si accorse che Lucia lo stava fissando esterrefatta. Le si avvicinò e
le chiese: «Lucia, che hai visto?».
«Padre, ho visto tutto!» - rispose la
sua compaesana. E il Santo Cappuccino le impose di non dire nulla a nessuno (cfr. FRAMODESTINO DA PIETRELCINA, Io... testimone del Padre, San Giovanni Rotondo 1990, p. 39).
Padre Raffele da Sant’Elia a Pianisi, che visse per trentacinque anni,
dei quali tredici in qualità di superiore, presso la comunità religiosa
di San Giovanni Rotondo, in un
suo manoscritto annotò:
«Dormivo in una cella angusta,
quasi di fronte a quella n. 5 dove
stava Padre Pio. Non so perché,
verso mezzanotte, mi levo dal letto quasi spaventato. Il corridoio
era nell’oscurità, rotta dalla luce incerta di un lumicino a petrolio.
Mentre stavo sull’uscio per uscire,
ecco che passa Padre Pio che torna
dal coro ove era stato in preghiera.
Era mezzanotte!
Padre Pio, tutto luminoso, con Gesù Bambino tra le braccia, andava a
lenti passi e mormorava preghiere:
Passa davanti a me, tutto raggiante
di luce, e non si accorge della mia
presenza» (cfr. RAFFAELE DA
SANT’ELIAAPIANISI, Brevi cenni
riguardanti la vita di Padre Pio e la mia
lunga dimora con lui, ms. f. 38 s.).
Padre Pio avrebbe voluto condurre il mondo davanti alla capanna
della Natività.
Oggi che gode della visione beatifica del Divin Pargoletto, a Natale,
dal Cielo, continua a ripetere ai
suoi devoti e ai suoi figli spirituali
sparsi nel mondo: «Prostramoci
innanzi al presepe e con il grande
s. Girolamo, il santo infiammato di
amore a Gesù Bambino, offriamogli tutto il nostro cuore senza riserva, e promettiamogli di seguire gli
insegnamenti che giungono a noi
dalla grotta di Betlemme, che ci
predicano essere tutto quaggiù vanità delle vanità, non altro che va■
nità» (Epist. IV, 1009).
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