25 aprile 2014

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25 aprile 2014
Sezione
di Riolo Terme (Ra)
25 APRILE 2014
Sabato 5 e domenica 6 aprile scorsi a Riolo e a Zattaglia è stato celebrato il 69° Anniversario della Liberazione
di Riolo e della Vallata del Senio da parte del Gruppo di Combattimento “Friuli”, con una significativa partecipazione dei Comuni, delle Associazioni combattentistiche e delle popolazioni di queste terre che vissero quegli
eventi. Ha partecipato, come consuetudine, una importante rappresentanza militare, svolta la funzione religiosa
al Sacrario. Anche la Brigata Ebraica, sul fianco destro del “Friuli”, partecipò alla Liberazione di Riolo.
La Sezione A.N.P.I. di Riolo Terme, in prossimità del 25 Aprile, data del calendario nazionale, vuole proseguire
il ricordo degli eventi locali.
La Resistenza e la Guerra di Liberazione dal fascismo e dal nazismo coinvolsero le popolazioni, i partiti antifascisti, l’esercito che ritrovò la dignità del Risorgimento e dell’Unità d’Italia, con l’apporto inconfondibile
delle Forze Alleate.
Riolo sulla sinistra del Senio, per la maggior parte del territorio e della popolazione, era in prima linea del
fronte tenuto dai tedeschi. Sulla destra del fiume si fermò il fronte delle forze alleati, tenuto per più tempo e
prevalentemente da reparti italiani: per un breve periodo il Gruppo Patrioti della Maiella e dall’8 febbraio il
Gruppo di Combattimento “Friuli”.
L’11 aprile, con la ripresa dell’offensiva alleata, la gente uscì dalle cantine in cui si era rifugiata, con entusiasmo accolse i liberatori e scoprì, con viva sorpresa che erano italiani, anche se qualche notizia in merito a tale
presenza era già arrivata.
In questi circa settanta anni, il Comune di Riolo Terme e la cittadinanza hanno mantenuto sempre un bellissimo
rapporto con i reduci combattenti e con i reparti in servizio in occasione delle celebrazioni.
Un segno significativo, per non dimenticare, è il Parco con il Monumento dedicato al Gen. Arturo Scattini,
Comandante del Gruppo di Combattimento “Friuli”, inaugurato l’1 aprile 1979, nel 34° Anniversario della
Resistenza e della Liberazione.
La sezione ANPI tiene particolarmente a sottolineare che i riolesi non furono indifferenti al tragico evento della
guerra, vissero la loro tragedia con abnegazione.
Il paese seppe organizzarsi per resistere ai proclami tedeschi, che invitavano la popolazione ad abbandonare il
paese.
PROCLAMA
Ragioni militari costringono a sfollare la zona.
Voi abbandonate le Vostre case assieme alla Vostra
famiglia e vi trasferite verso il nord.
Chi si tratterà ancora in questa regione dopo il
18 ottobre, sarà considerato come spia e sarà fucilato –
Il comando tedesco
Questo proclama fu emanato più volte, ma il Commissario straordinario Giuseppe Foschi puntualmente lo
respingeva con il pieno consenso di tutta la popolazione: infatti nessuno abbandonò il paese, tranne per forza
maggiore.
Alcuni precedenti per inquadrare la situazione.
All’indomani del 25 luglio 1943 (caduta del governo fascista) a Riolo venne immediatamente costituito il
Comitato di Salute Pubblica. Ne facevano parte: Ilario Dardozzi e Romeo Costa per il PCI; Angelino Mazzanti e Primo Borghi per il PSI; il rag. Francesco Ghinassi per la DC; il prof. Goffredo Cornacchia per il PRI.
Altri, come Luigi Miccoli, Carlino Poggi e Giovanni Pasini, collaborarono assiduamente. Questo Comitato
ebbe gli opportuni contatti con le autorità Comunali e con il Comandante della stazione dei carabinieri, che
condivisero le decisioni e i suggerimenti di questo nuovo organismo.
Dopo l’8 settembre 1943, chiusa la parentesi del Comitato di Salute Pubblica, dopo alcuni incontri fra i partiti
antifascisti, venne costituito il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale locale), i cui componenti risultarono:
Ilario Dardozzi e Carlino Poggi per il P.C.I.; Angelino Mazzanti per il P.S.I.; Goffredo Cornacchia per il P.R.I.;
Giuseppe Foschi indipendente.
La situazione stava precipitando, si decise allora di prelevare tutto il grano dall’ammasso del Consorzio Agrario, per sottrarlo alla sicura rapina dei tedeschi. Il quantitativo di circa 16.000 quintali di grano venne distribuito
alla popolazione e in parte portato in magazzini di fortuna e prevalentemente di case coloniche.
A Riolo il grano non mancò mai, anche durante l’assedio della sosta del fronte.
Furono scavati rifugi nel luoghi più impensati, per nascondere scorte alimentari e beni materiali, ma in certi periodi servirono anche come dimora per i partigiani, i renitenti alle chiamate della GNR e infine alle famiglie.
Con la sosta del fronte venne costituito un Corpo di portaferiti (di cui alcuni imolesi) in stretto rapporto con
la C.R.I. (Croce Rossa Italiana di Imola), i cui componenti furono: Rosetta Barboncini, Luigi Cardelli, Giulio
Casadei, Antonio Casadio, Domenico Cembali, Augusto Chiarini, Pietro Dallolio, Carlo Garavini, Domenico
Isola, Giacomo Lombardi, Amleto Marchi, Ettore Marchi, Oscar Marchi, Ermenegildo Monduzzi, Antonio
Montefiori, Tommaso Montevecchi, Oddone Pambieri, Giuseppe Piani, Ivo Poggi, Guido Ravaglia, Francesco
Sabbatani, Enrico Santandrea, Ivo Scomparcini, Luigi Varano, Canzio Zuccherini.
Non facevano solo i portaferiti, ma al ritorno portavano a Riolo viveri ed altro, che qualcuno a Imola aveva
provveduto a preparare.
Si avvalsero della collaborazione della C.R.I. e l’E.C.A. (Ente Comunale Assistenza) di Imola.
Anche a Borgo Rivola si costituì un gruppo di portaferiti, che operò autonomamente, formato da: Duilio Rivola, Luigi Sangiorgi, Adelaide Tomba, Matilde Tomba, Adamo Zanotti
Alcune persone, compreso il Commissario straordinario Giuseppe Foschi, con Guido Ravaglia e Celso Menni,
andarono a Bologna alcune volte, per acquistare alcune cose indispensabili, facendo quasi tutto il tragitto a
piedi
Presso la macelleria erano molto impegnati: Luigi Raffellini e Primo Sangiorgi.
Un inciso: prima della sosta del fronte, in case coloniche distribuite nel territorio del Comune, funzionarono
vere e proprie macellerie per servire tutta la popolazione. In queste operarono: Primo Sangiorgi, Giovanni Pasini, Filippo Muccinelli, Lidio Gamberini, Domenico Giovanardi, Giovanni Rivola e altri.
Diverse persone si impegnarono a macinare il grano con macinelle e 50 macinini, acquistati a Bologna: Antonio Cavina, Giovanni Gorrini, Amilcare Lanzoni, Giuseppe e Vincenzo Lasi, Francesco e Carlo Mainetti,
Giuseppe Montevecchi, Giuseppe Padovani, Paride e Giuseppe Pederzoni, Valerio Poggi, Vincenzo e Giorgio
Poggi e altri. Poi erano stati distribuiti macini a tutte le cantine.
Per fare funzionare alcuni forni, le persone impegnate furono: Francesco Piani, Tommaso Sabbatani, Pompeio
Alvisi, Gigino Savioli, Aurelio Ponzi.
Un gruppo si preoccupava di recuperare la legna indispensabile per creare un po’ di tepore negli ambienti in
cui si viveva e soprattutto per cuocere gli
alimenti.
Indispensabile fu l’opera dei medici: Giovanni Vita, Marcello Micheloni. Nel dopoguerra furono insigniti della Medaglia
d’argento al Valor Civile.
Il dott. Prometeo Cavara, farmacista, preparava le medicine in estrema difficoltà.
Gli instancabili parroci, molto giovani,
presenti in paese, Don Giovanni De Santis
e Don Sergio Menni, costantemente si recavano nelle cantine non solo per i conforti
religiosi.
Don Ferdinando Montanari operò a Cuffiano, finché non fece passare tutti gli abitanti
oltre il Senio, per raggiungere le zone liberate.
La maestra Kunster Frida e la prof.ssa Noemi Venturini, svolsero il ruolo di interpreAttestato consegnato nel 1° Anniversario della Liberazione ai portaferiti
ti. Il loro contributo fu decisamente encoin servizio della C.R.I. di Imola. Il nome di Gino va letto Luigi.
miabile per interloquire con gli occupanti,
spesso non aperti al dialogo con la gente.
Tre ragazzi provvedevano all’informazione, Vincenzo Cavara, Giovanni Martelli e Gaetano Zannoni, che captavano clandestinamente da radio a galena le notizie e le diffondevano nelle cantine con bollettini quotidiani
scritti a mano.
I componenti del CLN e una parte dei partigiani operavano in paese clandestinamente per aiutare la popolazione a sopravvivere.
Al primo drappello di soldati del Gruppo di Combattimento “Friuli” presente a Riolo l’11 aprile, all’inizio della
nottata se ne aggiunsero altri. Prestò la sua collaborazione per presiedere il centro abitato un gruppo di partigiani armati: Amelio Carpino, Domenico Cembali, Carlo Garavini, Giacomo Lombardi, Oscar Marchi, Paride
Pederzoli, Giuseppe Piani, Ugo Poggi e altri.
Mentre Giuseppe Piani e Ugo Poggi, il giorno seguente, si prestarono a fare da guida alle pattuglie, lungo i
percorsi più agevoli verso Imola.
Si costituì un nuovo C.L.N. e venne nominata ufficialmente, dalla Prefettura di Ravenna, la Giunta Municipale.
I nuovi amministratori comunali si preoccuparono da subito di rendere efficienti alcuni servizi fondamentali,
infatti, il rifornimento idrico funzionava già dopo 15 giorni e la corrente elettrica dopo un mese dalla liberazione.
I riolesi che collaborarono con l’Esercito Alleato e con il “Friuli”, che hanno rilasciato testimonianze, sono:
Antonio Cavina, Enrico Zanotti, Angelo Fossi, Antonio Sangiorgi, Sebastiano Cembali, Roberto Mongardi,
Enea Pozzi.
Altri offrirono collaborazioni fornendo informazioni, facendo da guida a pattuglie che si inoltravano in territorio in mano al nemico, individuando spie fasciste, indicando campi minati.
Verso la conclusione di queste brevi note storiche occorre evidenziare alcuni aspetti importanti:
alcuni antifascisti scontarono circa 16 anni fra carcere e confino, altri furono perseguitati;
con la caduta del fascismo, in molti ambienti riolesi, ci fu gioia ed esultanza;
circa 400 i partigiani e i patrioti riconosciuti;
circa 50 furono i partigiani e patrioti caduti;
Riolo si onora di avere tre combattenti per la libertà decorati con Medaglia d’argento al Valor Militare, i comandanti: Giovanni Nardi, Ivo Mazzanti, Sergio Ragazzini;
al Comune di Riolo Terme, il Presidente della Repubblica il 22 luglio 1982 concesse la Medaglia di bronzo al
Valor Militare, che venne consegnata ufficialmente, nel corso della manifestazione per il 40° della Resistenza
e della Liberazione, dal Gen. Mario Ferrari Comandante della Brigata Motorizzata “Friuli”.
Dopo il 25 aprile era importante affrontare le questioni vitali che aveva imposto la guerra e la liberazione avvenuta: la ricostruzione materiale, lo sviluppo dell’economia locale, il risanamento dei campi minati, le questioni
sociali e politiche che aveva davanti tutta la nazione.
Non c’era solo una ricostruzione materiale da fare.
Il fascismo aveva inquinato a fondo la vita italiana e non unicamente sul piano politico, ma anche nelle coscienze. Stava di fronte a tutto il Paese il reinserimento nella Comunità di centinaia di migliaia di uomini che la
guerra aveva sbattuto ovunque: rientravano dai campi di concentramento in Germania, dai campi di prigionia
d’Europa, d’Africa, d’Asia, dal Meridione d’Italia e dagli sfollamenti forzati.
Per i riolesi questo inserimento avvenne nel quadro della situazione materiale precaria, ma senza procurare
sbandamenti preoccupanti. Ciò lo si deve allo sviluppo, all’impulso dato alla democrazia diretta, all’intensa
attività politica di quei tempi.
Tutti questi momenti di impegno per la conquista della libertà, per la solidarietà e la sopravivenza della popolazione, fanno parte integrante della Resistenza e della Guerra di Liberazione dal fascismo e dal nazismo.
Ricordare chi si distinse per aiutare chi aveva bisogno non ci deve sfuggire.
Il 70° Anniversario deve dare il segno che per 70 anni abbiamo vissuto in libertà e in democrazia e se crediamo
in questi valori, dobbiamo puntare sulla loro crescita con dignità e onestà.
La Sezione ANPI, con una notevole documentazione disponibile sulle celebrazioni svolte a Riolo, ritiene di
avere le condizioni per offrire una informazione alla cittadinanza sulle manifestazioni più importanti. È questo
un impegno da mettere in programma per le celebrazioni del 70° Anniversario della resistenza e della liberazione.
Articolo pubblicato in prima pagina dal quotidiano L’AVVENIRE D’ITALIA,
il 15 novembre 1945 e tutta Riolo ne parlò.