presentazione concerto

Transcript

presentazione concerto
creano una progressiva armonia ondeggiante. Ad essa si uniscono per un crescendo
finale timpani e trombe in modo di arrivare ad un’ esplosione corale avvolgendo chi
ascolta in una grandiosità inaspettata.
Let thy hand be strengthened
Scritto sul testo del salmo 89, prevede un organico in cui non ci sono trombe e timpani ma solo oboi, violini, violoncelli e organo. Inizia con un allegro moderato e molto
confidenziale creando una sorta di melanconia quasi in contraddizione con il senso
delle parole del testo. È opportuno prestare attenzione alle parole “let justice and judgement” rese con una connotazione quasi melanconica in modo da mettere in risalto
e far riflettere sulle responsabilità che il regno e le sue decisioni comportano.
L’anthem si conclude con un movimento finale in cui Haendel gioca sulla parola Alleluja.
Presentazione
My heart is inditing
Legato al momento dell’incoronazione della regina il testo è un unione dei versi del
salmo 45 e del libro d’Isaia che celebrano le virtù della principessa. I movimenti di
questo anthem sono caratterizzati da uno stile delicato e tenero, lirico, attributi propri
di una regina. Il primo movimento in tempo ternario ricorda uno schema simile alla
danza ben scandito e reso sensuale dalle parole “the King shall have pleasure in the
beauty”(il re troverà piacere nella tua bellezza). L’anthem termina con un movimento
in cui torna il tema di gioia e giubilo “King shall be thy nursing father, and queens thy
nursing mothers”. Prevede un organico composto da: oboi, trombe, violini, violoncelli
e organo.
The King shall rejoce
Scritto sul testo del salmo 21 prevede un organico composto da oboi, trombe, timpani,
violini, viole, e organo. Utilizzato per il momento dell’incoronazione del re inizia con
una bella introduzione strumentale pomposa e sfavillante alla quale segue l’entrata
del coro e una conclusione con una parte solista affidata alla tromba creando così un
effetto trionfale.
Tra i movimenti spicca per imponenza “Glory and worship” con il coro all’unisono e
al completo segnando così stretto collegamento tra il Re e Dio. Si instaura così un binomio simmetrico, come Dio in cielo così in terra il Re ne rappresenta il contraltare.
Non si deve dimenticare però, che è stato Dio a dare potere al Re. Era consuetudine
barocca l’idea che il regnante fosse posto sul trono proprio per volontà divina. Il terzo
movimento ribadisce tale concetto attraverso l’uso di trombe e timpani sulle parole
“crown of pure gold” a simboleggiare parallelamente il potere del re e la potenza di
Dio.
L’anthem si conclude con l’Alleluja.
Mariagrazia Molinari
soprano e musicologa
Il grande dilemma dell’esistenza di Dio e del rapporto che ognuno di noi ha con
esso è stato da sempre motivo di profonde discussioni a tutti i livelli e in tutte le
età. Il progetto di Dio, di non sempre facile comprensione, ha portato nei secoli
l’uomo a cercare in diversi modi una risposta che potesse appagare le sue ansie e
potesse riempirlo di gioia e convinzione che Dio è Amore.
Le arti in genere hanno permesso che si creasse un ponte immaginario tra l’uomo e
Dio. Esse sono in grado di avvolgere e trasportare l’animo umano in uno stato di
gioia o inquietudine capace di indurlo ad una riflessione sulla sua condizione di
uomo, di peccatore ma soprattutto di Creatura del Signore.
Nei secoli il rapporto dell’uomo con la Fede è stato ampiamente musicato. Tutti i
grandi compositori si sono confrontanti con questo tema realizzando capolavori
intramontabili sempre attuali. I brani in programma in questo concerto valorizzano tappe fondamentali nella e per la vita dei cristiani.
Ogni buon cristiano non può non affermare la propria fede senza la recita del Credo. Nei tempi passati si era solito cantarlo per rendere ancora più solenne e importante il contenuto delle sue parole in modo tale che, se pur di difficile comprensione potessero permettere all’uomo di immaginare la grandezza di Dio attraverso
l’ascolto.
L’esempio che vogliamo proporvi è il Credo RV 591 di Antonio Vivaldi.
Composto presumibilmente tra il 1713 e il 1717 per l’Ospedale della Pietà a Venezia,
racchiude la chiarezza e l’espressività tipiche del Barocco: risalto alla parola supportata dall’intensità e dal colore delle armonie in modo da riverberare la qualità
orante e meditativa inclusa nel testo.
La composizione è caratterizzata da un ostinato ritmo degli archi che intercorre
per tutta l’opera ad eccezione della solenne e rallentata pausa centrale legata ad i
versi dell’Incarnatus e del Crucifixus. Così facendo, l’attenzione dell’ascoltatore si
concentra sulla maestosità e grandiosità del mistero dell’Incarnazione e della Passione di Gesù Cristo. Il primo movimento è caratterizzato da un ritmo ostinato degli archi superiori, basato su dodici note ribattute seguite da un bicordo spezzato
ripetuto tre volte, mentre il basso procede in moto perpetuo in crome. Su questo
tappeto di carattere soprattutto ritmico, le voci si muovono per blocchi di accordi,
in maniera sillabica, quasi come fosse la realizzazione di un basso continuo.
Il secondo movimento ha funzione di transizione armonica dal mi minore del primo tempo al la minore del Crucifixus, iniziando sulla dominante di la minore, passando per sol minore e terminando in re minore con terza piccarda (terza maggiore). Presenta una serie di esempi di accordi modulanti vicini al materiale musicale
di alcuni tempi lenti di concerto. Si può notare inoltre un’altra caratteristica, comune a una buona parte dell'opera corale sacra di Vivaldi ovvero il raddoppiamento
dei contralti all'ottava superiore da parte dei violini.
I primi due sono adattamenti delle musiche di scena dell’Edipo a Colono che Rossini
scrisse su traduzione italiana della tragedia si Sofocle di Giambattista Giusti. Queste
musiche furono scritte nel 1815-1816. Il terzo La Carità, composto in quell’epoca, appare al Radiciotti “ tuttora vivo e vegeto” per la “fresca ispirazione del motivo iniziale,
un canto largo, sentito e di affascinante vaghezza”.
Ci troviamo in pieno Risorgimento nel 1835 Bellini scrive i Puritani, nel 1831 Verdi
compone I Lombardi alla prima crociata, nel 1842 Nabucco e nel 1849 La battaglia di
Legnano. Rossini non può non essere lontano da questi ideali patriottici pur esule in
Francia città che l’accolse e gli permise di esportare e far apprezzare il belcanto italiano alla Parigi del Grand’Opera.
Da Mazzini Rossini è definito “Titano di potenza e audacia. Rossini è il Napoleone
d’un’epoca musicale”. Con questi tre brani rappresentanti le tre virtù teologali vuole
esprimere la certezza e l’augurio che saldi nella Fede si possono sconfiggere le avversità e puntare ad un futuro migliore dove poter convivere in pace e serenità.
Il terzo movimento può essere definito un capolavoro di simbolismo espressivo.
Questa sezione costituisce un topos nella musica sacra barocca: secondo I. Godt si
può riconoscere un'imitazione musicale del movimento della mano nel fare il segno
della croce, presente anche in altre opere omonime con le tre caratteristiche principali sotto elencate: 1) l'incipit di quattro note, la prima uguale all'ultima; 2) il diesis
(#) allude visivamente alla croce e può richiamarla con un apposito posizionamento strategico; 3) la presenza di un intervallo diminuito. Il trattamento del basso in
crome separate da pause di croma dà la sensazione di rallentamento, simile ad una
"processione funebre notturna e paurosa" verso il Calvario (Casella). Inoltre le parti
vocali sono spesso trattate da sole o in coppia, creando un'atmosfera rarefatta di
desolazione. Da notare poi la discesa finale verso il basso sulle parole "Et sepultus
est".
Nel Regno Britannico ad esempio si è cercato di esprimere l’investitura del re come un
volere divino alle volte paragonando lo stesso regnante ad alcune figure bibliche.
Il quarto movimento riprende la struttura ritmica iniziale utilizzando lo stesso
incipit con il coro in omofonia.
Georg Frideric Handel dopo aver ottenuto la cittadinanza inglese nel 1727 così interpreta e rende maestosa la cerimonia di incoronazione del re Giorgio II.
“Queste dunque le tre cose che ci rimangono: la fede, la speranza e la
carità: ma di tutte più grande è la Carità!” (1 Corinzi 13, 13)
Le tre virtù teologali come ci ricorda San Paolo nella lettera ai Corinzi devono in
modo indelebile essere impresse nel cuore dell’uomo. Così Gioacchino Rossini interpreta questa volontà musicandole mettendo in risalto alcuni aspetti fondamentali delle tre virtù.
Trois chœures religieux: La Foi, L'Espérance, La Charité (1844)
I testi in francese sono di autori diversi La Foi è di Prosper Goubaux, L’Esperance
di Hippolyte Lucas e La Charitè di Louise Colet.
I tre brani si caratterizzano per il linguaggio polifonico essenziale, privo di abbellimenti come arpeggi o trilli. Le tre Virtù invitano i fedeli a seguirle: La Fede, eseguita con un carezzevole andantino sollecita chi ascolta: “Costante credi in me”; la
Speranza, in tempo andante 4/4 porta la consolazione “all’alma che geme”; la Carità infine, con un tempo andante mosso, promuove e sostiene l’uomo nell’esercizio
virtuoso di essere sostenuto da Dio “Iddio rivelasi solo per te”.
Questi tre brani per voce femminile e accompagnamento al pianoforte furono eseguiti per la prima volta nella Salle Troupenas il 20 novembre 1844 per compiacere
l’editore Troupenas.
Dopo aver affermato la propria fede e appreso le qualità delle tre virtù teologali
l’uomo si sente sicuro e consapevole delle sue scelte al punto di interpretare, in questo
caso, il volere di Dio divenendo sovrano di una nazione. Il grande conflitto tra potere
divino e terreno è stato lungamente motivo di scontri e di guerre ma ha avuto anche il
suo riscontro positivo.
Coronation Anthems
Composti nel 1727, una diecina d’anni dopo il Credo di Vivaldi, rappresentano la maestosità del regnante nel momento dell’incoronazione. Per la prima volta infatti furono
eseguiti per l’investitura, nell’Abbazia di Westmister del re Giorgio II e della regina
Carolina (11.10.1727).
Gli anthems, in questo caso full anthems poiché composti di sole parti corali con caratteristica imitativa del contrappunto, diversamente dai verse anthems che alternano
parti corali a parti solistiche, sono composizione musicali tipicamente inglese derivante da antiphon.
Come si apprende dalle cronache del tempo, e come è possibile ascoltare ancora oggi,
questi brani trasmettono una bellezza e una ricchezza debordante. Alternano grandi
movimenti sonori incisivi a momenti mansueti per i passaggi più delicati.
Entrando nei dettagli dei quattro anthems è bene mettere in risalto le loro differenze e
particolarità.
Zadok the Priest è il più breve ma racchiude in se tutta la maestosità della celebrazione poiché usato appositamente per l’unzione del re. Il testo, tratto dal libro dei Re,
racconta l’unzione del re Salomone. Il brano che prevede un organico composto da
oboi, fagotti, timpani, violini, viole, violoncelli, contrabbasso e organo. Si apre con
molto eleganza sugli arpeggi ascendenti dei violini che insieme agli oboi e ai fagotti