con mps come con cosa nostra
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con mps come con cosa nostra
Anno II - Numero 186 - Giovedì 8 agosto 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 CONFERMATE LE RIVELAZIONI DEL GIORNALE D'ITALIA SULLA BANCA ROSSA, MA LA POLITICA TACE CON MPS COME CON COSA NOSTRA Tutti zitti in Parlamento sullo scandalo di un pm inquisito per non disturbare il Pd di Francesco Storace un silenzio ignobile quello della politica attorno al nuovo caso giudiziario che riguarda il Monte dei Paschi di Siena. Sembra Cosa nostra. Ieri il Giornale d'Italia ha dato notizia dell'apertura di una indagine sul pubblico ministero che si sta occupando della banca rossa, Natalini. Costui e' stato inquisito dal suo collega Siddi, di Viterbo, che a sua volta aveva nel mirino un'altra persona, intercettata per reati gravissimi. L'ignaro Natalini, secondo l'avviso di garanzia portato alla luce dalla nostra testata, chiacchierava allegramente col tizio in questione sull'inchiesta che lo vede protagonista. La pietanza servita all'interlocutore telefonico di Natalini prevedeva come contorno la difesa che avrebbe dovuto mettere in campo il Pd per non incappare nello scandalo con i suoi vertici. Ovvero, un'imputazione davvero grave per un inquirente: violazione del segreto istruttorio. E se sulle prime poteva starci qualche esitazione sulla rivelazione del Giornale d'Italia, a darci manforte e' arrivato il legale del magistrato finito sotto inchiesta, che ha ammesso l'indagine aperta a carico del suo assistito, pur minimizzandola. Dunque, tutto vero. Ma è anche drammaticamente vero che ci sono mille parlamentari silenti; tutti attentissimi alle notizie diffuse sulle agenzie di stampa e tutti incredibilmente incapaci di dire una parola, di scrivere un'interrogazione, di formulare una domanda. È MALTA GIOCA AI PIRATI DEI CARAIBI E LA FARNESINA, AL SOLITO, DORME di Robert Vignola al carico di “profughi”, Letta ha incassato la riconoscenza anche odissea si è conclusa. E il del commissario Ue agli affari paragone con il poema interni Cecilia Malmstrom. “Il omerico, per quanto abu- ricollocamento dei richiedenti sato, è inevitabile davanti alla asilo è un modo per mostrare vicenda della “Salamis”, la pe- solidarietà in Europa. Sarebbe troliera che ha subìto un blocco ottimo se tutti e 28 gli Stati navale dalle autorità maltesi membri aiutassero e non solo dopo aver soccorso 102 nau- sempre gli stessi”. fraghi da un barcone in panne. Difficile non sottoscrivere le sue In mezzo alle ondate migratorie parole. Ma le pacche sulle spalle verso l’Italia, che non si arre- al governo Letta non possono stano, questo caso è spiccato certo darle pure gli italiani. Non tra gli altri per l’ennesima dura si può far finta di nulla davanti prova che il Paese ha dovuto ad una Farnesina che, per l’enaffrontare sul piano internazio- nesima volta, ha dato dimostranale. L’epilogo, purtroppo, è zione di non saper imporre gli stato scontato: i 102 immigrati, interessi nazionali. Il riferimento tra cui quattro donne incinte, è non è solo alle vicissitudini della sul nostro suolo nazionale. Mal- Salamis, ma anche e soprattutto ta, dopo averli respinti, ha la- a quelle dei due pescherecci sciato inascoltati anche gli appelli della marineria siciliana che (è della commissione europea. il caso è tutt’altro che unico) Dopo colloqui intercorsi nella sono stati sequestrati, dalle aunotte tra il governo maltese e torità maltesi. Cosa avvenuta quello italiano, è stato disposto pochi giorni fa, con tanto di ablo sbarco a Siracusa, da dove bordaggio, dispiegamento di la motonave oggetto del con- mitra a bordo, “silenziamento” tendere riprenderà la sua rotta. delle strumentazioni di bordo e Scalpore e polemiche hanno soggiorno in cella degli equidestato le dichiarazioni del pre- paggi, rilasciati soltanto dopo il mier di La Valletta, Joseph Mu- pagamento di una salata causcat, che ha sottolineato che zione. “la posizione di Malta nel corso Perché un paese è europeo, modi questa crisi è stata ferma e derno e responsabile quando rilegittima. Con la sua posizione sponde alle norme, all’umanità e Malta vuole inviare un messag- al buon senso, soccorrendo naugio forte”, ringraziando poi il fraghi. Ma cessa di esserlo quanpremier Letta per essersi as- do, davanti a chi si diverte a giosunto l’impegno a risolvere la care ai Pirati dei Caraibi, non scabrosa questione. E, insieme sbatte i pugni sul tavolo. L’ David Brunelli, legale del pm Aldo Natalini, conferma l’apertura di un’ indagine per violazione del segreto istruttorio a carico del magistrato senese. Tutto parte dall’intercettazione in cui il giudice avrebbe spiegato all’avvocato Samuele De Santis (finito in carcere per estorsione e falso) l’eventuale strategia difensiva da far adottare ai vertici del PD sull’inchiesta MPS. Federico Colosimo a pag. 3 Magistrati che si indagano uno con l'altro per comportamenti gravi, una banca nella quale sembra che la legge debba restare estranea, atteggiamenti ombrosi della malapolitica e nessuno fiata. Ovviamente, possono esserci anche singoli errori degli inquirenti, e l'inchiesta dimostrerà che cosa di vero sta accadendo. Ma si ammetterà che sulla gestione del colossale affare chiamato Mps più di un dubbio e' lecito, a partire dal diniego alle intercettazioni telefoniche deciso dal giudice per le indagini preliminari. Pare un'opera buffa: conosciamo che cosa si dicono al telefono se lo ordinano i magistrati di Viterbo, non possiamo sapere nulla a causa del rifiuto opposto da quelli di Siena. Eppure parliamo di uno scandalo che ha provocato anche lutti. In Parlamento non hanno il diritto di dormire, e lo diciamo soprattutto a chi sta all'opposizione, da Fratelli d'Italia a Cinque Stelle, dalla Lega a Sel e a chiunque rifiuti il conformismo del silenzio. Lo stesso Pdl non MEDITERRANEO, ACQUE AGITATE dovrebbe essere indifferente a quanto accade. O anche su questo, Enrico Letta ha imposto la mordacchia? Non credo che sia normale che ci sia un pubblico ministero sotto inchiesta perche' un altro magistraro ritiene che abbia spifferato notizie per salvare il Pd dalla devastante inchiesta sul Monte dei Paschi. A quel pm, un collega magistrato imputa di aver spiegato al suo interlocutore telefonico, da un punto di vista strettamente giuridico, quali sarebbero le eventuali eccezioni cui fare ricorso in presenza di indagini dirette verso l'alta dirigenza del Pd. Quindi Natalini non solo avrebbe spiegato come si sarebbero potuti difendere Giuseppe Mussari e Fabrizio Viola, ma anche tutti i membri dei 'democrat' che direttamente o indirettamente influenzano le sorti della Banca "rossa". Noi vogliamo sapere la verita'. Voglio immaginare che sia lo stesso obiettivo di chi sta in Parlamento. Almeno lo spero. RIFIUTI A ROMA REATI CONTRO LA PERSONA A settembre le firme per pene più severe omicidio, la pedopornografia, la violenza sessuale, la pedofilia, gli atti persecutori. Sono questi i reati contro la persona al centro della proposta di legge di iniziativa popolare che è stata presentata ieri in Cassazione dalle donne del settore nazionale “Giustizia” de La Destra. Una risposta, per via popolare, alla decisione del governo di avviare un decreto svuota-carceri che darà nuovamente l’idea di un’Italia dove la certezza della pena non conosce cittadinanza. Tra le maggiori novità previste dalla proposta, la riforma della disciplina del rito abbreviato, che fin tropo spesso consente a chi delinque di accedere a sconti di pena. Ma un inasprimento delle punizioni è previsto anche per chi commette violenza sessuale o si macchia del reato di pedofilia. L’aggravante per chi uccide un coniuge, inoltre, varrà anche per separati, divorziati, conviventi e coppie di fatto. Oggi la proposta di legge sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, dopodiché partirà la raccolta di firme in tutta Italia. Monica Nassisi a pag. 4 L’ All’una scappa un reality tv, all’altra il marito dà dell’asino (mica un orango qualsiasi) Boldrini e Kyenge, via dai riflettori di Igor Traboni lmeno la signora Irene Pivetti ebbe il buon gusto di aspettare di non essere più Presidente della Camera per darsi, peraltro con estrema dignità, alla tv. Per giunta, potendo contare su un buon esempio in famiglia, viste le performance dell’altra Pivetti, la Veronica. La signora Laura Boldrini, invece, da Presidente della Camera non solo va in tv tutti i giorni, con ciurme di microfoni col turbo-canone che la seguono festanti anche durante la visita a Rocca Cannuccia Scalo, ma stava per andarci anche con un reality. Sintetizziamo: la Rai a dicembre manderà in onda “The Mission”, un reality sulle condizioni di vita dei rifugiati. Solo che nelle ultime ore sulla stampa è venuto fuori che le stelle della trasmissione saranno i vari Albano ed Emanuele Filiberto. Roba da isola dei famosi, insomma. E dunque, in tema, non poteva mancare la fumosità della signora Boldrini. Che subito s’è affrettata a dire che… Un momento: non è che lo ha detto a tutti i giornali, ma A CSM solo al Venerdì di Repubblica “che ha avuto parole di apprezzamento per la mia precedente attività a favore dei rifugiati”. Trattasi, insomma, di esclusione razziale, ovvero di alcune razze di giornali rispetto ad altri (urge intervento della ministra Cecile). Tornando a bomba, la Boldrini si è affrettata a dire che sì, lei di questo reality era a conoscenza, avendone seguito il parto quando ancora era in servizio come portavoce all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, concordando con la Rai la messa in onda. Solo che poi quei cattivoni di Vendola e Grillo l’hanno voluta a Montecitorio e Quirinale Azione disciplinare Grillo e Casaleggio: per il giudice Esposito Prodi dopo Napolitano Micol Paglia a pag. 2 Igor Traboni a pag. 2 dunque lei s’è persa il seguito del reality, fatto di star e starlette. Ma ora, perbacco!, dirò a quelli della Rai di sospendere la gazzarra. No Boldrini? No Mission. Per un riflettore che va, un altro (mille altri, a dire il vero, come le mille sirene di polizia, carabinieri e finanza che la seguono ad ogni spostamento, compresa la Rocca Cannuccia di cui sopra) che resta acceso. E che invece i media, tutti in fila come tante pecorelle, dovrebbero togliere di dosso dalla ministra Kyenge. Non lo hanno fatto finora, nonostante la perla di figuracce fin qui collezionate. Lo facciano ora, dopo che il collezionare figuracce pare diventato un affare di famiglia. Il signor Domenico Grispino, marito calabrese della Kyenge, ha infatti apposto la sua preziosa firma sulla petizione contro la riforma della Costituzione, definendo i tentativi di cambiarla del governo Letta opera “di quattro somari prestati alla politica”. Lo stesso governo dove c’è anche la sua gentile consorte. Alla quale della somarella si può dare, dell’orango giammai. Anniversari 8 agosto 1969 Gabriele D’Annunzio Quando Charles Manson e il volo-beffa su Vienna massacrò Sharon Tate Cristina Di Giorgi a pag. 7 Emma Moriconi a pag. 11 Cortei e blocchi: “No alla discarica” opo il blitz alla Notte dei Fori, ieri i cittadini che si oppongono alla realizzazione della discarica di Roma lungo l’Ardeatina hanno messo sotto assedio anche la Regione Lazio. Sfidando le temperature estreme, i manifestanti hanno bloccato il traffico lungo viale Cristoforo Colombo. E mentre Zingaretti e Marino non si assumono responsabilità, Storace boccia le “offerte” del Ministero della Difesa. D SANITÀ Al San Raffaele è il giorno della rabbia a Regione Lazio non paga e il gruppo San Raffaele nel Lazio annuncia i licenziamenti. Ma il gioco di causa ed effetto i lavoratori lo hanno capito benissimo. E così questa mattina partirà l’assedio nei confronti della giunta regionale. È una manifestazione disperata, quella dei dipendenti dell’azienda sanitaria che vanta tredici strutture a Roma e nel Lazio, che chiedono di essere ascoltati. L 2 Giovedì 8 agosto 2013 Attualità I L C S M AV V I A U N P R O C E D I M E N T O D I S C I P L I N A R E A C A R I C O D E L L A T O G A “ C H I A C C H I E R O N A ” Il giudice Esposito nega l’evidenza L’intervista sulla sentenza del Cav. non pare affatto manipolata dal giornalista ma il magistrato non si arrende nemmeno dopo la divulgazione della registrazione audio sul passaggio incriminato, quello secondo il quale Berlusconi “sapeva” di Micol Paglia ui, Antonio Esposito, il giudice che da oramai un paio di giorni è sulla bocca di tutti, continua a smentire. Sostiene fermamente che la frase “Berlusconi è stato condannato perché non poteva non sapere” sia pura invenzione, frutto di una vera e propria manipolazione. Di chi? Del cronista de “il Mattino di Napoli” che lo aveva intervistato in esclusiva. Così, dopo un serrato tira e molla, il direttore del quotidiano Antonio Barbano, vedendo la credibilità dell’articolo (e del suo giornale) minata, ha deciso di rendere pubblica la nota audio dell’intervista. E, così, la “suprema toga” è stata ufficialmente sbugiardata. La registrazione lascia poco spazio ad interpretazioni e dubbi. La frase è lì. Incisa indelebilmente. E inchioda il giudice Esposito alle L sue responsabilità. Che sono, molto banalmente, quelle di aver anticipato le motivazioni della sentenza di condanna del Cav. che verranno rese note solo a fine mese. L’Anm ha già fatto sapere che il comportamento del magistrato non è assolutamente consono, ma che il giudicato è salvo. Ovvero che le esternazioni di un membro del collegio non possono minare la solidità della sentenza (cosa che invece continuano a sostenere i legali di Berlusconi). Stesse considerazioni arrivano anche dai “vertici” della Cassazione che hanno definito “inopportuno” l’atteggiamento di Esposito. I quale, probabilmente, pagherà da un punto di vista disciplinare la sua intervista a “il Mattino”. A confermarlo è l’apertura di un procedimento a suo carico da parte del Csm, che indagherà sulla legittimità di quanto ha dichiarato il magistrato. Perfino il Guardasigilli Anna Maria Cancellieri ha chiesto chiarimenti in proposito. E, per ora, dal Pdl continuano ad infuriare le polemiche sulla toga “chiacchierona”. Ma il giudice tiene il punto. Così ha divulgato una nota, scritta in terza persona, in cui ribadisce la sua posizione. I “pochi minuti di registrazione mandati in onda ieri sera (lunedì, ndr)” della sua intervista, sono raccolti ina una nota audio che il giornalista aveva inciso all’“insaputa” del magistrato. Oltretutto, prosegue Esposito, “il giornalista si era impegnato a pubblicare il testo definitivo dell’articolo solo a seguito del (suo) benestare”. Che gli era poi stato concesso dallo stesso magistrato, per sua stessa ammissione. Alla luce dell’ascolto della registrazione, Esposito “ritiene di poter così definitivamente puntualizzare una vicenda ampiamente strumentalizzata”. In realtà, la sua posizione sembrerebbe essersi aggravata più che chiarita. I CAPI DEI 5 STELLE TORNANO SUL LORO CHIODO FISSO: IL PROF BOLOGNESE AL POSTO DI NAPOLITANO CONTROLLI DELLA FINANZA Grillo e Casaleggio hanno pronto il ‘piano P’: Prodi Il Fisco ci riprova a fare Intanto la base pentastellata non regge le direttive dei guru: andiamo al governo col Pd la guerra al lavoro nero di Igor Traboni di Giuseppe Sarra nvece di essere contento perché da un po’ di giorni nessun parlamentare lascia il suo Movimento, dopo la diaspora delle scorse settimane, Beppe Grillo fa sempre l’ammusato. Con i giornalisti che lo inseguono lungo “una stradina malandata e polverosa che conduce in una delle spiagge più esclusive della Costa Smeralda” (La Repubblica) non parla neanche sotto tortura, ma “non è scortese, è solo netto” (sempre da Repubblica). E allora continua ad affidare al suo blog (e di Casaleggio) gli ordini alla scuderia: Berlusconi in galera, Napolitano faccia un passo indietro, mai col Pd. Ma è proprio la sua scuderia che, peggio dell’ultimo team di Formula Uno, dà grosse delusioni al comico genovese. Niente accordi col Pd? Neanche per l’anticamera del cervello. La base grillina muore dalla voglia di andare al governo, con l’unica opzione possibile (per loro, elettorato dichiaratamente di sinistra) dei post-comunisti del Pd, senza tralasciare I una spruzzatina di Sel. Basta frequentare i social network per rendersi conto di come e dove batta il cuore degli adepti del fondatore dei 5 stelle. Poi, c’è anche una ufficialità della propensione a sinistra. Anzi, una semi ufficialità, perché hai visto mai che il guru torni ad adirarsi e a sbattere fuori qualcuno, sempre e solo dopo le decisioni della Rete. L’altro giorno, ad esempio, il senatore Roberto Cotti ha proposto un governo della società civile che, da che sinistra è sinistra (ricordate i girotondi, il popolo viola e affini?) ha sempre significato pendere il largo con Pd e simili. Solo che Cotti un attimo dopo si è evidentemente reso conto di averla fatta un po’ grossa e subito ha tenuto a rimarcare: “Sono d'accordo con Beppe. Io non immagino un'alleanza con il Pd, ma una terza via. Se poi i democratici convergono su un esecutivo di questo tipo, va bene». Un altro particolarmente loquace con la stampa è Mario Giarrusso, il senatore passato un po’ alla storia televisiva per cacciare via di brutto i cronisti della berlusconiana Rete 4: “Noi non intendiamo fare da tappabuchi, ma mettiamo avanti il programma. Interventi su F35, Afghanistan, reddito di cittadinanza, finanziamento ai partiti e legge elettorale. Chi ci sta? Il Pd per fare cose del genere dovrebbe fare sette passi indietro. Se li facesse, non sarebbe un'alleanza per il governo, ma per il programma”. Insomma, un altro che – oltre quel politichese che anche in casa grillina ha attecchito bene – apre con decisione al Pd. E soprattutto alla possibilità di mettere le chiappe su qualche poltrona governativa. Sulla carta e sulla Rete, invece, finora nessuno osa contraddire il capo sulle sue continue sortite anti-Napolitano. Vedremo però come la base dei cinque stelle reagirà quando il duo Grillo-Casaleggio tirerà fuori quel presunto asso nella manica che in realtà già conoscono anche i giocatori meno talentuosi: Romano Prodi al posto di Giorgio Napolitano. Il nuovo che avanza. l Fisco ci riprova a fare la guerra al lavoro nero, anche se con uno strumento un po’ datato, previsto cioè da una vecchia legge. Si tratta dei questionari fiscali che da qualche settimana la Guardia di Finanza sta mandando a tappeto ad artigiani e professionisti. Dovranno così rispondere ad alcuni quesiti e soprattutto dichiarare tutte le spese effettuate, portando possibilmente la documentazione a supporto, numero di appuntamenti, modalità e quantità di lavoro ricevuto e soprattutto denunciare i pagamenti effettuati. Anche se sono avvenuti senza il rilascio di alcuna ricevuta e dunque ‘in nero’. Ma che succede se uno non risponde? Qualora i contribuenti forniscano «dati, notizie, elementi I e documenti con dati incompleti o non veritieri» o se si «rifiutino di rispondere al questionario inviato o con risposte false o parziali» rischiano una multa fino a 2.066 euro e una denuncia. I controlli vengono effettuati non a campione ma "a riscontro": significa che gli investigatori hanno già elementi per poter svolgere accertamenti, come ad esempio le agende degli studi sui quali si sta effettuando la verifica. Anche i clienti del singolo artigiano, sempre per fare un esempio, verranno chiamati a uno a uno. E se diranno il falso, rischiano multa e denuncia. Accertamenti di questo tipo sono previsti anche in altri settori, ad esempio quello degli affitti in nero, ‘piaga’ che riguarda soprattutto le zone universitarie delle grandi città. Il titolo perde oltre il 2% all’apertura di Piazza Affari e saltano fuori dieci milioni sui conti di Pietro Varone Saipem: crollo in borsa dopo le decisioni della Consob L’organo di vigilanza sostiene che la società avrebbe un buco da 630 milioni di euro di mancate rettifiche su alcuni contratti - Intanto proseguono le indagini sulla maxi tangente versata dalla controllata di Eni per un appalto in Algeria a aperto in calo ieri, la borsa di Milano. Il Ftse Mib ha infatti ceduto, già dalle prime ore del mattino, lo 0,42%. Buona parte del “merito” è dovuto al crollo del titolo Saipem (che ha perso oltre 2 punti percentuali). Il bilancio della società è finito nel mirino della Consob che ha contestato i conti del 2012 dopo le vicissitudini giudiziarie che hanno coinvolto l’Eni e la sua controllata. Stando all’autorità di vigilanza, alla società mancherebbero 630 milioni di H euro di rettifiche riguardanti diversi contratti. Proprio per questa ragione il numero uno di Consob, Giuseppe Vegas, ha disposto una contestazione formale dei bilanci di Saipem. I sospetti dell’Authority partono da un enigmatico “profit warning”, ossia dall’annuncio che la società ha fatto a fine gennaio con la quale avvisava che gli introiti dell’anno in corso sarebbero stati inferiori a quelli dei 12 mesi precedenti. In seguito a questa dichiarazione, infatti, la Saipem aveva perso addirittura il 34% del valore delle azioni in una sola seduta di Piazza Affari. La notizia del “profit warning” però, secondo la Consob, sarebbe stata data troppo in ritardo. E, anche per questo motivo, Vegas avrebbe disposto una sanzione. Non solo, improvvisamente, appena prima della catastrofica seduta di Piazza Affari, Saipem aveva anche ceduto il 2,3% del capitale sociale. E una simile manovra aveva insospettito l’Authority. Gli aspetti più dubbi dei bilanci pre- sentati da Saipem, sarebbero le poste sulle commesse 2012, ossia le voci dei conti che riguardano, fra l’altro, anche gli ipotetici rischi di cause. Valori che, essendo inseriti discrezionalmente dalle società, possono anche risultare illogicamente spropositati. Il primo ad accorgersi che qualche cosa nei bilanci non andava era stato lo stesso amministratore delegato della Saipem, Umberto Vergine, che a dicembre era stato messo al vertice della controllata Eni. Nel frattempo l’inchiesta della magistratura prosegue, a prescindere dalle sanzioni Consob. Lo scandalo -che coinvolge anche i vertici Eni- ha assunto una portata gigantesca. La bellezza di 123 milioni di euro (soldi riconducibili ad una mega tangente per la concessione di appalti petroliferi in Algeria) sono stati ritrovati a Singapore. E di questa somma, 10 milioni sarebbero tornati nelle tasche dell’ex direttore operativo di Saipem Pietro Varone. M.P. 3 Giovedì 8 agosto 2013 Attualità L’AVVOCATO DEL PM DI SIENA CONFERMA L’ANTICIPAZIONE DEL NOSTRO GIORNALE, MA PARLA DI “CONTENUTI IRRILEVANTI” L’intercettazione pro-Pd del giudice Natalini Secretati gli atti dell’inchiesta sul magistrato, sospettato di violazione del segreto istruttorio di Federico Colosimo a notizia che uno dei pm di Siena che conducono l’inchiesta sul Monte Paschi è stato indagato per violazione del segreto istruttorio, anticipata ieri da “il Giornale d’Italia”, ha ricevuto puntuali conferme. Aldo Natalini ha davvero ricevuto il provvedimento dalle mani del suo collega di Viterbo, Massimiliano Siddi, per i contenuti di un’intercettazione telefonica tra lui ed il suo amico Samuele De Santis, un avvocato di Viterbo finito anche L Il Pm Massimiliano Siddi in carcere sotto l’accusa di estorsione e falso. Nel silenzio più assoluto della politica, l’unica reazione ufficiale è stata quella del legale di Natalini, David Brunelli. Che ha ammesso la circostanza, cercando però contemporaneamente di gettare acqua sul fuoco. E parla di “contenuti irrilevanti” della telefonata incriminata. Sarà anche vero, ma allora non si capisce perché gli atti dell’indagine siano stati secretati, dell’indagine non si sia saputo niente per mesi e Natalini abbia potuto tranquillamente svolgere le sue funzioni come se niente fosse accaduto. Sono i misteri di un’inchiesta che si arricchisce giorno dopo giorno di un’incredibile quantità di ombre, omissioni e strani trattamenti in “guanti gialli”. Caso strano, tutti a vantaggio degli esponenti del Pd, ivi compresi quei “vertici romani” indicati da ex-sindaci e gerarchi di Siena come coloro che decidevano tutto ciò che riguardava la gestione della “banca rossa”. Il pm Natalini, nel frattempo, preferisce tacere. “E’ sotto un treno” dicono i colleghi della Procura senese. L’unico ad avere il coraggio di spendere qualche parola in sua difesa, è proprio l’avvocato De Santis, la “pietra dello scandalo”: “E’ il mio migliore amico da sempre ed è un magistrato eccellente e perbene. La verità è ben altra e presto verrà a galla”. Parole affettuose, ma anche un po’ sibilline. Che però sono in qualche modo accreditate anche da alcune fonti viterbesi, che preferiscono non comparire. Una di queste, ad esempio, punta il dito contro il pm “rivale” di Natalini. E parla di Massimiliano Siddi come di un giudice cui piace molto apparire e che diffida talmente degli organi di polizia giudiziaria viterbesi, da affidarsi preferibilmente –per le sue indagini più delicate- alla polizia stradale. Non manca neppure chi ricorda come Siddi abbia cercato di ritagliarsi un ruolo anche in altre inchieste delicate. Malignità, replicano in molti, ma tant’è. Altri ancora ricordano indagini ricche sempre di intercettazioni che però non ap- Il Pm Aldo Natalini prodarono a nulla. Quanto alla o alle (ma sarebbero due al massimo) telefonate registrate tra Natalini e il suo amico avvocato De Santis, le indiscrezioni sono ancora discordanti. Secondo alcuni, il pm senese (ma originario proprio di Viterbo) si sarebbe lasciato andare a confidenze tali da mettere in discussione il segreto istruttorio, indicando al vecchio compagno di studi universitari in quale modo certi esponenti del Pd se la sarebbero potuta cavare; secondo altri, invece, il magistrato si sarebbe limitato soltanto a disquisire di aspetti dell’inchiesta “in punta di diritto”, limitandosi cioè a mere elucubrazioni dottrinarie sui singoli fatti-reato, senza violare il riserbo. E secondo questa seconda interpretazione del contenuto della (o delle) intercettazioni, l’averlo voluto indagare -da parte del collega di Viterbo- potrebbe nascondere un retroscena ancora tutto da decifrare. Approvato al Senato lo strumento di legge che dovrebbe ridare speranza ai giovani Il Decreto anti-disoccupazione che non crea lavoro di Massimo Visconti on sono bastati gli appelli lanciati dal mondo imprenditoriale, Confindustria in testa, sulla inutilità delle norme annunciate dal Governo sul provvedimento di sgravio contributivo per le nuove assunzioni. Il primo a parlare di detta inutilità fu proprio Giorgio Squinzi che in un’audizione alla Camera dei Deputati ha detto che “le imprese italiane non vogliono dipendere dagli incentivi, che non sono utili neppure per l'occupazione giovanile, ma chiedono misure per la crescita e il taglio del cuneo fiscale”. Il Governo è sembrato non ascoltare e non accettare non tanto le critiche quanto i suggerimenti che sono venuti dal mondo imprenditoriale. Si possono attivare tutti gli incentivi possibili per assumere ma se non riprendono i consumi e non riparte la produzione non ci saranno nuove assunzioni. Non è una nostra teoria ma una triste realtà: si perdono 2.000 posti al giorno e chiudono oltre 1.000 imprese al mese ma il Governo fa finta di non vedere la realtà e persegue la strada del libro dei sogni recitato dal Presidente Letta allorché si presentò alle Camere. E su questa strada il Governo e i partiti che lo sostengono stanno lavorando per far passare anche alla Camera, dopo averlo fatto approvare al Senato, il cosiddetto Decreto sul lavoro. Esaminando il testo approvato si capisce che il Decreto, che dovrebbe diventare Legge fra pochi giorni prima della chiusura estiva della Camera, altro non è che una serie di scremature burocratiche che nulla hanno a che fare con la crescita e lo svi- N luppo. Le “novità”, inserite nel più vasto e omnicomprensivo Decreto del Fare, riguardano alcuni punti che in parte modificano materie già inserite nella Riforma Fornero. Incentivi alle assunzioni Oltre alla cancellazione di alcune norme legate alla composizione del nucleo familiare, il testo approvato riconosce, agli imprenditori che vogliono assumere a tempo indeterminato giovani dai 18 ai 29 anni oppure giovani svantaggiati senza diploma di scuola media superiore, uno sgravio contributivo fino a 650 euro per 18 mesi. Apprendistato Rispetto all’ ultima modifica della Fornero l’Apprendistato non cambia di molto se non in ordine ad alcune procedure di presentazione delle domande che dovranno rispettare l’ordine cronologico di presentazione per l’erogazione delle agevolazioni previste dalla vecchia norma. Intervalli dei contratti a termine Su questo aspetto forse c’è l’unica vera novità con la riduzione dei tempi di interruzione tra un contratto e l’altro da 90 giorni a 10 giorni, se il contratto precedente aveva durata inferiore a sei mesi, e di 29 giorni, se il contratto precedente era superiore a sei mesi. Se non vengono rispettati questi tempi il contratto viene riconvertito a tempo indeterminato. Disabili Nel testo approvato vi è un incremento del Fondo Disabili ma non si capisce se il Governo abbia accettato di ridurre l’IVA sui servizi ai disabili che il Governo Monti aveva portato dal 4% al 10% Dimissioni Adeguando la normativa sui CO.CO.CO e dei CO.CO.PRO con quella a tutela delle donne, è fatto divieto al datore di lavoro di far firmare dimissioni in bianco al momento dell’assunzione….sarebbe come fare una legge pèr dire che è vietato rubareAssunzione senza causale La durata del primo contratto a termine senza indicazione della causale è stabilita in 12 mesi e comprende anche l’eventuale periodo di proroga. Dunque l’acausalità è ammessa anche per la proroga del primo contratto purché il periodo complessivo non superi i sei mesi. Lavoro a chiamata La proroga per il lavoro a chiamata è estesa a tutto il 2013. Il tetto massimo di “chiamate” per un triennio non può essere superiore a 400 giornate oltre questo tetto il rapporto deve essere un rapporto a tempo indeterminato. Lavoro accessorio Per questa forma di contratto viene immesso un tetto retributivo riferito alla totalità dei committenti di 5.000 euro per anno solare In sintesi questo Decreto non cambia nulla ma dice di cambiare tutto come ci ha insegnato la filosofia del “Gattopardo”. Non c’è una riga per agevolare la crescita, non c’è una parola per far riprendere i consumi, non c’è nulla di quello che servirebbe per far ripartire l’economia Italiana ma lo si definisce “Decreto del Fare”. In piena continuità con il Governo Monti che ha massacrato lo Stato Sociale il Governo Letta, PD-PDL, continua a fare…nulla. Alle imprese non interessano gli incentivi, alle imprese interessa che la gente riprenda a consumare, che i salari e le pensioni non vedano diminuire giorno dopo giorno il loro potere d’acquisto, che le banche ricomincino a fare quello per cui sono nate ovvero erogare credito e non speculare sui risparmi della gente. Scendere in piazza per la “difesa della Democrazia” è sacrosanto ma è altrettanto sacrosanto scendere in piazza per ridare futuro ai giovani e garantire serenità ale famiglie Italiane. Ma forse a qualcuno non interessa meglio sbrigarsi per andare in vacanza e rivedersi a settembre. Chi vuole intendere intenda. Nessuno sconto per tanti delinquenti 4 Giovedì 8 agosto 2013 Destra Assassini, stupratori, pedofili e persecutori pagheranno, grazie all’iniziativa presa dal Settore Giustizia de La Destra A La petizione sicurezza è stata presentata in Cassazione. Oggi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e poi partirà la raccolta firme in tutta Italia di Monica Nassisi lla proposta di legge di iniziativa popolare, promossa da “La Destra”di Storace, hanno già aderito “Il Giornale d’Italia” e le associazioni “Legittima Difesa”, “La Caramella buona, “S.o.s. vittima”, “Accademia Internazionale delle Scienze Forensi”, “Associazione nazionale vittime di usura”, “La Giara Nera”, i cui rappresentanti sono tra i primi firmatari. La petizione ha la finalità di punire criminali feroci, di essere un deterrente per i delinquenti convinti di rimanere sostanzialmente impuniti, di garantire adeguata tutela alle persone più indifese, come i nostri bambini, di rendere giustizia alle vittime, troppo spesso sacrificate sull’altare di una pseudo - giustizia, interessata tanto a Caino, ma sprezzante C nei confronti di Abele. Io non riesco a dimenticare i corpi straziati da una mano assassina, le urla e il dolore di una piccola vittima privata per sempre della sua innocenza, gli occhi spenti di una persona violata nel corpo e soprattutto nell’anima, la disperazione di chi è costretto a vivere nel terrore. Tempo fa un Pubblico Ministero, che non sapeva fare il suo lavoro, mi disse che non sarei stata una buona operatrice del diritto, se non avessi avuto tenuto a mente la funzione rieducativa della pena. La rieducazione del condannato deve essere una finalità, ma le pene devono essere adeguate ai fatti commessi. Ed è inconcepibile che si possa dare il premio di uno sconto di un terzo di pena a quei delinquenti più pericolosi e spietati, che consentono al sistema giudiziario di rispar- miare tempo e denaro. L’espiazione di una pena giusta è il presupposto del reinserimento sociale. “Femmicinidio”. Un termine che non mi piace, perché non condivido l’idea di una norma ad hoc per le donne. Le vittime sono vittime, senza distinzione di genere. Chiunque si renda responsabile di eguali condotte criminali, dovrà essere punito in pari modo. Non ci sarà più differenza tra l’assassinio del coniuge, del convivente o di chi è legato alla vittima da una relazione affettiva. Il percorso di vita tra due persone sarà un’aggravante dell’omicidio, indipendentemente dalla promessa fatta davanti ad un Ufficiale di stato civile o a un Ministro di culto. La tutela della persona, prima della tutela dei beni materiali. Questa è una vera Giustizia! Un contributo ai valori, alle idee Un lettore spiega perchè ha voluto aiutare il nostro giornale aro Francesco, ho fatto una piccola donazione (bonifico partito oggi) al “Giornale D’ Italia”, quel che ho potuto: € 500,00. Sinceramente non credo che questa donazione possa in qualche modo essere determinante per la gestione della testata ma mi piace credere di aver dato un contributo per quello che potrebbe essere in futuro un bel giornale da comprare in edicola e, soprattutto, l’ organo ufficiale di stampa di una nuova grande Destra che sappia dare una casa a quelle emozioni, che nel corso del tempo, dall’ Msi ad AN, si sono sempre rinnovate. Spero che il mio contributo non sia considerato un inutile ammiccamento ma come la dimostrazione dell’ esistenza di un popolo che c’è, non perché precettato, ma perché sente il profondo desiderio di partecipare, di ritrovare l’impegno politico, all’insegna di alcuni valori. Negli ultimi mesi/anni ho girovagato cercando di capire quale potesse essere il veicolo migliore per garantire la presenza della Destra anche nella terza repubblica, come poteva essere la Destra del terzo millennio, con quali mezzi potevamo proseguire la corsa senza far cadere il testimone. Le scelte fatte nell’ incertezza portano a commettere errori e io, erroneamente, ho creduto che il nuovo Fini di FLI potesse incarnare il sogno di una Destra che si adatta ai tempi. Credo di poter dire che una risposta al mio girovagare c’è, ed è evidente: Alleanza Nazionale (o come la si vorrà chiamare) 2.0, perché è solo ripartendo da quei valori che si può guardare al futuro. Dobbiamo guardare a quel contenitore (anche se la parola mi piace poco) che possa dare asilo a chi non vuole uniformarsi a Forza Italia e, contemporaneamente, non vuole rimane rinchiuso nell’ ascetismo politico, in inutili rivendicazioni reducistiche. Dobbiamo avere un contenitore che ci permetta di dire la nostra, di avanzare critiche, esprimere dubbi. Come quelli nei confronti del Governo delle lunghe attese che legifera sull’ omofobia e sullo jus soli dimenticando di essere stato chiamato a far fronte ad un momento di grave crisi economica salvo poi scasare e lasciare la parola alla democrazia. Non è dimostrazione di preconcetta ostilità ribadire che in questa fase di crisi – in cui è ancora più indispensabile l’impegno per una politica con più attenzione al sociale – promuovere la rivoluzione del merito deve diventare un atto politico conseguito giorno per giorno per privilegiare chi è più capace. Questa nuova fase deve aprire orizzonti di grandi speranze, e certamente non può essere derubricata a confronto tra i leader o ad un mero confronto anagrafico. Deve essere, invece, una fabbrica di idee, di proposte, che possa dare un futuro all’intera nazione. C’è gente tra i nostri che non capisce perché qualcuno anziché lavorare per unire, lavori per dividere, per alzare steccati. Next AN non è An in miniatura. Chi si è fatto questa idea non ha capito assolutamente nulla. Dobbiamo fare il tentativo difficile ma doveroso di non disperdere quel sogno. Dobbiamo dare risposte ai tanti cittadini che nemmeno leggono più le pagine della politica, che nutrono fastidio per telegiornali e giornali che sembrano essere fotocopie. Dobbiamo essere punto di riferimento di tanti elettori che nelle ultime elezioni si sono astenuti e che alle prossime, senza un’alternativa, si asterrebbero ancora. Sono tanti gli elettori che ci dicono di andare avanti, di cercare di difendere i principi originari, più autentici della Destra, che ci chiedono di dar vita a una buona politica, che è l’unica cura per la sfiducia crescente nelle istituzioni. Quando tante persone perdono fiducia nella politica il rischio è la tenuta della democrazia. Allora forza con next AN, ci vuole un altro riferimento a Destra. Il Pdl, non ci è piaciuto allora per come era stato concepito e voluto, perché dovrebbe piacerci ora che sta diventando Forza Italia che si è allargata con qualche colonnello o capitano che ha soltanto cambiato generale e magari è pronto a cambiarlo ancora? Si deve andare avanti con le nostre idee, con le nostre proposte, senza farci intimidire. Non ci facciamo intimidire perché di intimidazioni ne abbiamo vissute ben altre, in anni in cui i pericoli per la destra erano ben altri. La si faccia finita con il calcolo del piccolo chimico, basta con il “me- glio aspettare”. Bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo, bisogna dare un senso alla politica e bisogna farlo nel nome delle nostre idee. Ogni tanto sarebbe bene ricordare quello che avevamo nel cuore a 18-20 anni, quando nessuno pensava all’ingresso in Parlamento e nessuno era mosso dall’utilitarismo. Tenendo bene a mente, come ci piaceva dire, che se un uomo non è disposto a lottare per le proprie idee o non valgono niente le sue idee o non vale niente lui come uomo. Ci tenevo a ribadire quali sono le motivazioni che mi hanno spinto a contribuire: L’ Italia ha bisogno di Destra, noi tutti abbiamo bisogno di una Destra autenticamente riformatrice, autenticamente Italiana, autenticamente sociale….e voi siete lì per questo. Vito De Santis Nasce il gruppo nel comune friulano Nuova An a Sacile aro Francesco, è assolutamente evidente che il dibattito politico apertosi nel centrodestra che presto vedrà la nascita di F. I . 2 in Friuli e probabilmente anche in provincia di Pordenone, creerà scenari nuovi assolutamente imprevedibili, ma che certamente porranno le basi per scomposizioni e ricomposizioni il cui esito noi al momento non riusciamo a decifrare. Quello che attualmente è' assoluta certezza e' che la Destra proseguirà imperterrita l'opera di mediazione già in tempi non sospetti messa in essere dal segretario Storace , al fine della ricomposizione di un'area , troppo frastagliata per essere politicamente efficace. Molti sono stati gli incontri avuti tra i massimi esponenti di quella che un tempo era stata la casa della destra(A.N.) ed in tutti e' sempre emersa la assoluta C necessità di ricomporre quel mondo, fondandolo non su interessi meramente elettorali, ma su quei principi che sempre sono stati le nostre parole d'ordine :moralità , sovranità socialità. A Sacile credo siano maturi i tempi per porre le basi aggreganti del nuovo soggetto politico che tutti abbiamo nel cuore, e che in consiglio comunale prenderà il nome di "Nuova Alleanza Nazionale"e che sostituirà il gruppo della Destra. Il gruppo sarà aperto a tutti coloro che vorranno ritrovarsi nella casa comune, ed a tal scopo metterò anche a disposizione il mio ruolo di capogruppo.Crediamo così di procedere nella direzione già indicata a livello nazionale dai molti esponenti nazionali interessati al progetto mettendo a loro disposizione anche questo strumento istituzionale. Placido Furnarò ANIMA NERA Fondazione A.N.: “ ... dai frutti li riconoscerete” di Antonio Buonfiglio sserviamo con soddisfazione che la nostra pubblicazione di atti del Congresso di scioglimento di AN ha avviato l'operazione trasparenza anche all'interno della Fondazione. Dopo 2 anni di silenzio, sono apparse, infatti, sul sito www.alleanzanazionale.it le presunte determinazioni congressuali, la cui lettura, però, conferma quanto da noi sempre affermato, ossia: l'assenza di un atto notarile e la mancanza di qualsivoglia delega valida a deliberare sullo scioglimento e, tantomeno, a disporre dei diritti patrimoniali. Le determinazioni sono accompagnate, con una tempistica sospetta coincidente con il periodo feriale, dalla pubblicazione del resoconto di alcune iniziative intraprese in questi ventuno mesi, senza tuttavia indicare i relativi costi ed oneri, e dell'avviso di due iniziative future. La prima riguarda l'assegnazione dei proventi dei capitali della fondazione (un milione di euro) attraverso bandi; la seconda si riferisce all'offerta in locazione di quasi tutti gli immobili di proprietà. Nonostante l'invito alla cautela del senatore Mugnai e la pendenza degli accertamenti giurisdizionali, si è perciò deciso, inspiegabilmente, di rendere possibile la costituzione, a favore di terzi, di O diritti sul patrimonio immobiliare. Prescindendo da valutazioni su eventuali profili di responsabilità di chi ha deliberato, quel che è evidente è il rischio concreto e imminente che un patrimonio destinato all'attività politica sia sottratto, per lungo tempo, alla sua funzione, attraverso una gestione, magari economica, ma che si attaglia più a un'agenzia immobiliare che a una comunità politica. Altrettanto inspiegabilmente, si è deciso di impiegare - destinandoli inevitabilmente a terzi - gli interessi maturati da un capitale mobiliare ancora sub iudice. Interessi che la legge definisce frutti di cui, sempre per legge, può disporre esclusivamente il titolare. Inoltre il Consiglio avrebbe deliberato forme e modalità di nuove iscrizioni senza aver sinora mai convocato neppure i confermatari del 2009. Tutte queste decisioni mutano, nuovamente, la destinazione del patrimonio e del corpo sociale della fondazione - anch'essa subiudice- mentre una gestione conservativa avrebbe consigliato forse di sostenere il Secolo d'Italia, i suoi dipendenti e quelli del partito licenziati o posti in cassa integrazione. Pertanto, lanciamo, con un nuovo monito alla cautela, l'invito a tutti gli altri appartenenti alla nostra originaria comunità politica a vegliare e, parafrasando il Vangelo, ad osservare : “dai frutti li riconoscerete!” 5 Giovedì 8 agosto 2013 Anniversari 9 agosto 1919: la squadriglia Serenissima in volo sulla capitale austriaca Le Ali d'Italia violano i cieli di Vienna: “Oseremo quel che vorremo” Novantaquattro anni fa, la grande impresa del poeta guerriero, ammirato anche dai nemici di Cristina Di Giorgi L a figura mitica di Gabriele D'Annunzio si disperde, per scelta di arte e vita del Vate stesso, in mille rivoli artistici, personali, ideali e militari. Che riportano però ad un unico fiume in piena che, piaccia o no, travolge la maggior parte dei limiti che molti uomini non si sono sognati nemmeno di sfiorare. La sua opera letteraria e poetica è nota e di indiscutibile valore. Altrettanto nota la sua capacità di creare attorno a sé un'aura mitologica di attivo arditismo, che lo circonda in tutte le sue imprese. Il suo intento è sempre stato quello di inventare il proprio mito, preferendo esprimere la propria indiscussa capacità di scrittore e poeta nelle redazioni dei giornali piuttosto che nelle aule universitarie. Istinto e letture di multiforme argomento e provenienza, uniti ad un ingegno che gli permette di primeggiare in diversi ambiti artistici (non solo letterari), gli permettono di conquistare, fin da giovane, un ruolo di primo piano nell'Olimpo dei grandi personaggi nati in Italia. “Non sono un letterato in papalina e pantofole” ha detto e scritto in più di un'occasione. Questo spirito combattivo lo ha portato, durante la Grande Guerra, ad assumere un ruolo di primo piano prima nel movimento interventista e poi nella schiera dei combattenti. In particolare nella nascente aviazione tricolore. D'Annunzio infatti è stato uno dei primi uomini al mondo a sperimentare l'emozione del volo, al quale dedica entusiasta il suo spirito avventuroso e le sue capacità intellettuali, divenendo un esperto e coraggioso pilota e un altrettanto importante conoscitore della tecnica e della progettazione degli aerei. A questa sua passione il Vate dedica, ovviamente, una parte importante della sua attività poetica e letteraria. Tra le sue opere in materia, il racconto Forse che sì forse che no (1909), in cui ripercorre dettagliatamente le sue prime esperienze “in aria”, trasfigurandole nella visione mitica ed eroica che lo caratterizza. Ma non c'è “solo” questo. Gli aerei, infatti, interessano il Vate anche dal punto di vista scientifico: egli diviene quindi ben presto un esperto anche di meccanismi e pneumatici. Legge ogni tipo di libro che gli permette di acquisire nozioni e informazioni tecniche e, soprattutto, parla frequentemente con ingegneri e operai, che gli permettono di colmare le lacune che potrebbero derivargli da una formazione puramente teorica. Tra l'altro è proprio lui a coniare il termine “velivolo”, con il quale battezza l'aereo durante un ciclo di conferenze dedicate al Dominio dei cieli (1910). Senza contare il fatto che D'Annunzio si propone, distinguendosi Lo SVA 10 modificato sul quale D'Annunzio e Palli volano su Vienna. Insieme a loro violano il cielo della capitale austriaca Ganzarolo, Allegri, Locatelli, Massoni, Finzi e Censi fin da subito, anche come collaudatore di aerei sempre più efficienti e potenti. Le imprese alate di D'Annunzio durante la Grande Guerra Impegnato fin da subito sul fronte che sollecita l'intervento a fianco dell'Intesa contro gli Imperi centrali D'Annunzio, già ultracinquantenne, quando l'Italia entra in guerra si propone immediatamente come volontario. E nel momento in cui gli viene fatto sapere che la sua opera di poeta e oratore è ritenuta più importante del suo contributo attivo di soldato, la sua reazione è netta e decisa. Rivolgendosi direttamente a Salandra (allora Presidente del Consiglio), annuncia che se non gli verrà concesso di combattere in prima linea si ucciderà: “Voi volete salvare la mia vita preziosa – scrive in una lettera il 30 luglio 1915 - voi mi stimate oggetto da museo. Ebbene, ecco, io getto la mia vita solo per il piacere di contraddirvi”. Di fronte a tale insistenza, non si può fare altro che permettere al Vate di concretizzare la sua volontà di divenire un “poeta guerriero”. Le sue imprese nel “cielo della Patria” cominciano il 7 agosto del 1915, con un volo su Trieste sul velivolo pilotato da Giuseppe Miraglia, nel corso del quale viene lasciato cadere sulla città un messaggio redatto dal Vate stesso (“Coraggio fratelli, coraggio e costanza! La fine del vostro martirio è prossima. Dall'alto di queste ali italiane, a voi getto per pegno questo messaggio e il mio cuore”). Nello stesso mese, D'Annunzio volerà anche su Grado e Caorle e poi, in settembre, su Trento e Asiago. Per lui, con nomina espressa del generale Cadorna, è codificato un nuovo grado militare, quello di “ufficiale osservatore dell'aeroplano”. I mesi successivi trascorrono nella progettazione di un ardito volo su Zara, che però non avverrà mai a causa della morte del pilota Giuseppe Miraglia. Il 16 gennaio 1916 un ammaraggio provoca a D'Annunzio (che nel frattempo continua i suoi studi e le sue attività letterarie con la stessa passione con cui si dedica al volo) una ferita che si rivelerà solo in seguito in tutta la sua gravità. Il giorno dopo il Vate è ancora in aria, per il suo secondo volo su Trieste. Nella rotta del ritorno, viene lanciato un messaggio anche a Venezia. Poi, per parecchio tempo, è costretto all'inattività “aviatoria”, soprattutto a causa delle sue precarie condizioni di salute: perde completamente l'occhio destro e, per evitare di restare completamente cieco, deve rimanere a lungo bendato e immobile. Il suo spirito combattivo sembra però non risentirne e nel settembre 1916, ancora convalescente, ricomincia a volare, mettendo a segno un'incursione su Parenzo. Nel frattempo continua il suo lavoro di programmazione e sostegno della nascente aviazione italiana. E, immancabili, seguono nuovi raid aerei. Come quello su Pola (9 agosto 1917), nel corso del quale per la prima volta usa come grido d'incitazione agli aviatori quello che poi diverrà uno dei suoi motti più noti, Eia eia alalà. Promosso al grado di maggiore D'Annunzio partecipa all'offensiva aerea di fine agosto, terminata la quale si dedica alla preparazione di un'impresa che gli sta molto a cuore: il volo su Vienna. Il volo su Vienna Le difficoltà tecniche, che appaiono subito evidenti (prima fra tutte l'autonomia dei serbatoi degli aerei), causano un iniziale divieto di effettuare l'impresa. Molto arrabbiato, il Vate continua nelle sue azioni “ordinarie”, senza però abbandonare mai l'idea di portare a termine l'audace incursione sulla capitale nemica. Nel momento peggiore del conflitto, quando l'esercito italiano e il paese tutto subisce la disfatta di Caporetto, D'Annunzio riesce, con le sue eroiche imprese per aria e per mare, a risollevare il morale di tutti. Il 1918 è forse la sua annata più ricca di gloria. E' infatti del febbraio di quell'anno il vittorioso raid militare dei MAS (su uno dei quali c'è a bordo anche il Vate) noto come “la beffa di Buccari”. D'Annunzio riesce quindi ancora una volta a risollevare il morale dei soldati e della popolazione, accendendo un entusiasmo che avrebbe raggiunto il culmine poco dopo con il Volo su Vienna. Dopo aver nuovamente bombardato Pola, il 2 agosto la squadriglia Serenissima, comandata aerei devono rinunciare poco dopo e uno quando manca poco alla meta. Sono quindi sette gli apparecchi che, dopo aver percorso più di mille chilometri, raggiungono i cieli della capitale austriaca.Volteggiando nel centro cittadino, ad altezze che li rendono visibili ai meravigliati viennesi, lanciano 45mila volantini con uno scritto del Vate e 350mila manifestini con il tricolore e un testo redatto da D'Annunzio e Ugo Ojetti, entrambi con provocatorie esortazioni alla resa tradotte anche in tedesco. Poco dopo le 12 rientrano alla base. de stile, ha dimostrato di essere un uomo all'altezza del compito e un bravissimo ufficiale aviatore. Il difficile e faticoso volo da lui eseguito, nella sua non più giovane età, dimostra a sufficienza il suo valore. E i nostri D'Annunzio dove sono?. A sua volta “L'Illustrazione italiana” dedica all'impresa un intero numero, con immagini e commenti che preannunciano la vittoria della guerra. Per il volo su Vienna a D'Annunzio viene conferita la medaglia d'oro, che sarà poi commutata nella promozione ad ufficiale dell'Ordine militare di Savoia. Ed è soltanto una delle decorazioni che il Vate guerriero riceve per le sue azioni temerarie durante il conflitto: tra esse sei medaglie d'argento, una di bronzo e diverse promozioni per meriti di guerra. Riceverà poi una seconda medaglia d'oro per le incursioni compiute durante l'offensiva finale del generale Diaz, conclusasi con la battaglia di Vittorio Veneto. “Volontario e mutilato di guerra – recita la motivazione dell'onorificenza – con fede animatrice ed instancabile opera, l'alto intelletto e la tenace volontà dei propositi, in armonia di pensiero e d'azione, interamente dedicò ai sacri ideali della Patria, nella pura dignità del dovere e del sacrificio”. In quegli ultimi giorni di guerra, L'ala d'Italia (Skoll) I manifestini lanciati su Vienna, preparati da D'Annunzio e Ugo Ojetti liberamente ispirata alle parole di Gabriele D'Annunzio in volo su Vienna Il presagio di Vittoria un mattino d'agosto giovane ala italiana nel destino che si volge Via eroica come fai, salirai, dove volerai? Certezza di fuoco nell'ora che sceglieremo Viva l'Italia! Oseremo quel che vorremo! dal poeta, parte dall'aeroscalo di Padova. A causa del maltempo, la missione viene rimandata e tentata di nuovo l'8 agosto, ma solo il giorno successivo le “ali italiane” partono di nuovo per raggiungere la capitale nemica. A decollare, all'alba del 9 agosto, sono dieci monoplani e un biposto (su cui vola il Vate). Tre Via eroica come fai, salirai, dove volerai? Moltiplica l'impeto nella via eroica l'ebrezza del vento, mattinata di agosto Moltiplica l'impeto nella via eroica la gioia dell'arditezza, un destino che volge! L'impresa ha una risonanza internazionale notevole ed un effetto ancora più grande sul morale e l'entusiasmo di tutti gli italiani. Uno dei commenti di maggior valore è quello del giornale austriaco “Arbeiter Zeitung”, che scrive: D'Annunzio, che noi ritenevamo un oratore pagato per la propaganda di guerra in gran- il Vate compone una preghiera divenuta poi nota con il titolo Vittoria nostra non sarai mutilata, lanciata su Trieste nel volo del 1 novembre. In essa ci sono già gli stimoli che lo porteranno, non molto dopo, a mettersi alla guida dei legionari di Fiume. Ancora una volta poeta soldato in prima linea. 6 Giovedì 8 agosto 2013 ANCORA VIOL E NZ E NE L PAE S E Esteri LA TERRA TREMA IN GRECIA SVENTATO ATTENTATO AD UN OLEODOTTO Adly Mansour Egitto, salta l’accordo Terremoto magnitudo 5.1 con i Fratelli Musulmani Non ci sono vittime l periodo buio dell’Egitto sembra non avere una fine. Dopo i morti, le proteste di piazza, gli scontri, il sangue, ancora non si riesce a trovare una stabilità tra il governo ad interim di Adly Mansour e i Fratelli Musulmani. Addirittura si è ricorso al sostegno internazionale per venire a capo di questa faccenda. Ma i cosiddetti “sforzi” degli altri paesi sono serviti a ben poco. E’ il governo stesso a dichiararlo in una nota. “Lo Stato egiziano ringrazia gli Stati fratelli e amici per i loro sforzi”. Poi parte l’atto d’accusa contro i sostenitori di Mohamed Morsi, ex presidente del paese delle piramidi. “Ai Fratelli Musulmani va tutta la responsabilità del fallimento e di tutte le conseguenze che potrebbe avere sia a livello di violazioni della legge, che a livello di minacce per la pubblica sicurezza”. Insomma, I il governo non usa mezzi termini. Secondo l’esecutivo, infatti, le forze internazionali hanno tentato in tutti i modi di convincere la Fratellanza Musulmana a rinunciare alla violenza. Ma questi non sarebbero intenzionati a fare un passo indietro, finchè il presidente Morsi non verrà rimesso al suo posto. Tutte queste considerazioni vengono fatte alla luce del comportamento dell’esercito, che un mese fa ha aperto il fuoco sulla folla provocando una settantina di morti, tra cui donne e bambini. Il comunicato continua dicendo che “non è stato sufficiente l’impegno del governo per garantire strade sicure calme in Egitto”. Intanto, ad Alessandria i sostenitori di Morsi e i suoi oppositori sono tornati ad affrontarsi in piazza: 1 morto e 46 feriti. Federico Campoli ue forti scosse di terremoto sono state avvertite ieri mattina in Grecia. I sismi di magnitudo 4.5 e 5.1 della scala Richter, hanno avuto una profondità compresa tra 10 e 15km. Gli epicentri tra i paesi di Komnina, Charalampos e Kallidromo nella parte meridionale. L’evento sismico più forte è stato registrato da tutti i sismografi del Paese e si è verificato con esattezza poco dopo le undici ora italiana. Le scosse, seppur in forma lieve, sono state avvertite fino alla capitale Atene e nella città di Patrasso nei piani più alti degli edifici ma non hanno provocato alcun danno. Qualche lieve danno si segnala invece nelle zone immediatamente vicine agli epicentri ma per il momento sembra che nessuna persona sia rimasta ferita. Fonti locali parlano di alcune D frane presenti lungo le strade e danni in vecchie case dei villaggi della zona centro meridionale della Grecia. Molta paura anche per gli italiani in vacanza nelle località marine limitrofe. L'apprensione comunque è tanta vista la forte intensità della scossa e considerando anche la profondità piuttosto superficiale in cui è avvenuto il sisma. Su Twitter intanto una foto fake della scossa di terremoto in Grecia, la twitta l’utente @ p_l_. Naturalmente la foto è falsa, ed in poche ore ha fatto, come si dice in questi casi, il giro del Web. La Grecia è il paese europeo più frequentemente colpito da terremoti. Nel settembre 1999, un sisma magnitudo 5.9 ha ucciso 143 persone ad Atene e nella regione limitrofa. Carola Parisi Yemen, scoperto un nuovo esplosivo ncora alto l’allarme terrorismo lanciato dagli americani. Di giorno in giorno, si moltiplicano le segnalazioni dell’intelligence Usa su possibili attacchi terroristici da parte di Al Qaeda. In particolare, da parte della cellula yemenita, una delle più attive e pericolose al mondo. Due giorni fa, un drone statunitense ha intercettato un veicolo con a bordo quattro miliziani jihadisti. Tutti i terroristi sono stati neutralizzati. Ieri, invece, secondo una fonte del governo di Sanaa, sarebbe stato sventato un attacco dei fondamentalisti a danni di un oleodotto “di alcuni porti del sud” del Paese. Una zona strategica, piena di porti, da dove partono i carichi petroliferi. Ma il governo yemenita esprime anche dissenso rispetto alle decisioni di alcuni A paesi occidentali di chiudere le proprie rappresentanze diplomatiche. Una scelta che, secondo Sanaa, “fa il gioco degli estremisti e mina la cooperazione tra i due Paesi e l’alleanza internazionale contro il terrorismo”. Intanto, sale l’allerta per delle nuove scoperte compiute dall’intelligence. A quanto pare, l’allarme è stato esteso a tutto il globo. Il pericolo verrebbe da un nuovo tipo di esplosivo liquido, irriconoscibile dagli odierni apparecchi di controllo. L’elemento chimico è solubile in acqua e va sparso sopra l’abito dell’attentatore. Una volta secco, acquista la componente esplosiva. In pratica, l’arma è innescata. Ancora in dubbio se l’arma sia pervenuta in mani americane. Forse è tutt’ora oggetto di studio. F.Ca. Giovedì 8 agosto 2013 7 Esteri Spagna e Regno Unito tornano ad affrontarsi sull’infinita disputa del territorio della rocca Londra contro Madrid, battaglia su Gibilterra Il pomo della discordia sono dei blocchi di cemento gettati in mare dagli inglesi, per formare una barriera per il ripopolamento della fauna marina. Rajoy non ci sta: “Ticket di 50 euro per entrare e per uscire” di Federico Campoli ornano a galla vecchi rancori tra Spagna e Regno Unito. Questa volta si discute su Gibilterra, una strisciolina di terra rimasta in mano inglese sin dal 1779. Allora, la disputa fu combattuta a suon di cannonate e bombarde. I britannici ebbero la meglio. La Royal Navy affondò le fregate spagnole e francesi e costrinsero il nemico alla resa. Nel corso dei secoli, i vari governi, dittature, comandi, hanno provato a riprendersi la rocca ambita. Ma è sempre stato tutto vano. Oggi il pomo della discordia sembra quasi un pretesto. Gli inglesi hanno cominciato a costruire una “barriera corallina” per il “ripopolamento pesci”. Ma i pescatori spagnoli non l’hanno presa per niente ben, visto che i blocchi di cemento da cui è composta questa “barriera” impediscono il passaggio delle imbarcazioni. I marinai, dunque, sono andati a protestare dal premier Mariano Rajoy che, prontamente, non si è fatto sfuggire questa occasione. Il governo conservatore del Partido Popular sta, infatti, attraversando una crisi senza precedenti per via dello scandalo corruzione. Anche il Primo Ministro è risultato coinvolto in questa sporca faccenda e la sinistra chiede a gran voce le sue dimissioni, mentre continua a guadagnare terreno sul campo elettorale. Ma Rajoy non ci pensa nemmeno e ha rispedito le richieste della sinistra al mittente. In un momento del genere, deve dimostrare di saper tenere il punto della situazione, di essere l’uomo forte di Spagna. Ma lo scandalo delle mazzette T non depone a suo favore. Così, quando i pescatori sono corsi da lui per protestare, Rajoy ha subito dichiarato: “La festa è finita, adesso facciamo sul serio”. Madrid ora vuole apporre una tassa di 50 euro su chiunque voglia entrare o uscire dalla rocca. Non importa se si tratti di un lavoratore o di un turista. La decisione non lascia indifferente il governo britannico. Il premier David Cameron si è detto “seriamente preoccupato”. Il suo portavoce ha poi aggiunto che Londra chiederà “spiegazioni”. Ma Rajoy non si ferma, anzi. Ha annunciato che, se dovesse permanere questa situazione di “ostilità”, i voli su Gibilterra verranno bloccati dal governo spagnolo. Questo ritrovato nazionalismo, però, ha il sapore di distrattivo. Quella del premier spagnolo potrebbe, infatti, essere una tattica per distrarre l’opinione pubblica dai recenti scandali che hanno travolto il governo. E in queste occasioni trovare un nemico esterno può fare molto comodo. Tutto questo, però, rischia di complicare anche l’economia della rocca. Solo per entrare in quel fazzoletto di terra inglese ci si possono mettere dalle 6 alle 8 ore. Un processo straziante. Pensare poi che i prezzi aumenteranno, potrebbe complicare le cose. Se quella di Rajoy sia o meno una tattica non è ancora del tutto chiaro. D’altronde, i pescatori spagnoli hanno diritto di lavorare senza intoppi artificiali e con tutta la collaborazione possibile, sia dal proprio governo sia da quello limitrofo. Ma vedendola con occhi inglesi, sembra che Rajoy non sia il solo a nascondere qualcosa. David Cameron, infatti, ha provato a dare al mondo una lezione di conservatorismo progressista. Cioè, conservatore negli intenti, ma progressista e liberaldemocratico nei fatti. Se da un lato, infatti, promette un referendum nel 2015 per staccarsi o meno dall’Ue, dall’altra parte, però, accorda agli scozzesi una consultazione popolare per diventare Stato a sé. Una decisione che sicuramente non fa piacere all’ala nazionalista britannica. E come se non bastasse, è stato proprio l’uomo di destra Cameron ad avvallare la recente legalizzazione dei matrimoni gay, che consente alle coppie omosessuali di sposarsi anche nei luoghi di culto. Insomma, un minestrone che ha lasciato perplessi in tanti. Così l’ala tradizionalista e patriottica, rappresentato ormai dallo UK independence Party (Ukip) ha conquistato sempre più consensi. Ed è proprio dalle file del partito di Nigel Farage che sono partiti alcuni atti di accusa sulla morbidezza del governo nei confronti di Madrid. Ad esempio, l’eurodeputato dello Ukip, William Dartmouth, non ha usato mezzi termini sulla questione: “Il nostro governo dovrebbe mandare subito una fregata a Gibilterra per ricordare a quelli di chi è la rocca”. Insomma, i toni non sono certamente moderati da parte dello United Kingdom Independence Party. Ma se sono riusciti a conquistare il 25% e a classificarsi tra i primi partiti del Regno ci sarà un motivo. Forse Cameron si è reso conto che le sue politiche sono state troppo “sinistre” per il suo elettorato, e questo sta comportando una dispersione dei voti. E forse adesso ha capito che deve riprenderseli. 8 Giovedì 8 agosto 2013 Italia DA ROMA E DAL LAZIO Ieri il corteo contro la discarica sull’Ardeatina: i partecipanti hanno sfilato con 40 gradi Falcognana, la rabbia non va in vacanza Il blitz estivo del prefetto trova i residenti (e i proprietari) preparati a reagire Intanto il Ministero della Difesa propone soluzioni fuori Roma, ma Storace lo boccia di Ugo Cataluddi ormai prassi che alcune decisioni importanti (e impopolari) la politica si riserva di assumerle nei mesi estivi, sfruttando la calma piatta di agosto e il caldo torrido che svuota e addormenta città e opinione pubblica. Solo che quando in ballo c’è una realizzazione di una discarica, non c’è estate che tenga. Nessuno sarà mai disposto ad accettare di buon grado una discarica sotto casa, in nome di un imprecisato senso civico e di responsabilità. Se poi i cittadini alle loro spalle hanno gli interessi dei poteri forti e della politica pronta a strumentalizzare per fini elettorali il malcontento popolare, ecco che la manifestazione e le agitazioni sono servite. Anche ad agosto. È quello che sta accadendo sull’Ardeatina, per la realizzazione della discarica nell’area di Falcognana: residenti e comitati hanno sfidato i quasi 40° della mattina di ieri marciando per un lungo tratto di via Cristoforo Colombo per poi fermarsi sotto il ministero dell’Ambiente. Qui tra cori, slogan e striscioni quasi tutti indirizzati contro il commissario Goffredo Sottile, i manifestanti hanno chiesto un incontro con il ministro Andrea Orlando. Impensabile secondo i contestatori realizzare una discarica a pochi passi dalla basilica del Divino Amore, e, È Un momento della manifestazione di ieri soprattutto, impensabile costruire in zone di interesse di noti palazzinari romani, come i Caltagirone o Paola Santarelli. Tutti proprietari di terreni da valorizzare nell’area, che a questo punto, vedono fortemente minati i propri interessi, e per i quali stanno mobilitando il loro impero mediatico. Ma sul fronte discarica si sta consumando soprattutto uno scontro istituzionale. Tra l’inerzia di Comune e Regione e la confusione del dicastero all’Ambiente di concerto con i tecnici, subentra un nuovo protagonista: il ministro della Difesa, Mario Mauro. Cosa c’entri effettivamente la Difesa con l’emergenza rifiuti non è dato saperlo, tuttavia Mauro si è detto di- sponibile a collaborare per trovare una soluzione che tenga conto delle esigenze dei cittadini. Che, visto il fuggi fuggi generale ogni volta che si parla di rifiuti, non è cosa da poco. L’intervento del ministro della Difesa per il momento ha sortito un duplice effetto: quello di destare dal suo proverbiale torpore il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, e quello di far riemergere dalle ceneri il povero Gianni Alemanno, desideroso di riconquistare le luci della ribalta. Di Marino, invece, nessuna notizia: dopo un’iniziale propensione ad avallare la protesta, è andato in confusione, e si è chiuso a riccio. L’impressione è che, con la sua en- IL CASO ANCHE LA SANITÀ DEL LAZIO PRONTA A CHIEDERE RAGIONE DELLE SCELTE DELLA PISANA San Raffaele, assedio al Presidente Zingaretti Stamattina il sit-in dei lavoratori, che intanto occupano tutte e 13 le strutture il giorno della rabbia per gli operatori del San Raffaele, che rischiano di ritrovarsi senza lavoro nonostante il gruppo di cui fanno parte sia unanimemente riconosciuto come una delle migliori eccellenze della sanità regionale. Non solo sotto i loro piedi si sta aprendo il baratro del licenziamento, ma la Regione Lazio ha… apertamente chiuso ogni confronto con l’azienda sui milioni di euro di debito all’origine della crisi finanziaria che la spa sta attraversando. Per questo gli operatori sanitari ed amministrativi delle 13 strutture sanitarie San Raffaele del Lazio hanno diffuso una nota in cui raccontano di aver appreso con sconcerto che “a causa degli ennesimi impegni sottoscritti e nuovamente disattesi dalla Amministrazione Regionale anche alla presenza delle organizzazioni sindacali dei lavoratori Cgil, Cisl, Uil e Ugl, la San Raffaele Spa ha È appena annunciato di dovere procedere, suo malgrado, alla immediata sospensione entro le prossime ore delle attività sanitarie ed alla progressiva disattivazione dei rapporti di lavoro in essere”. La nota, a firma del Comitato per la difesa del San Raffaele, sottolinea che i lavoratori sono “indignati di fronte a tanta indifferenza da parte dell'attuale responsabile dell'Assessorato alla Salute della Regione Lazio che ha portato il ritardo sulle nostre spettanze a quattro mensilità, onere insostenibile soprattutto per quelle numerose famiglie dove entrambi i coniugi lavorano per la San Raffaele”. Di qui le richieste e la promessa, qualora queste non vengano esaudite, di avviare una mobilitazione di dura protesta. “Noi lavoratori – si legge sempre nel comunicato diffuso dal Comitato del San Raffaele - chiediamo di essere ricevuti immediatamente in delegazione dal Presidente Zingaretti, che tanto si è mostrato sensibile in campagna elettorale nel difendere il diritto al lavoro ed il diritto alla salute dei 2mila operatori e dei 5mila pazienti che quotidianamente vengono assistiti dalle 13 strutture del Lazio del Gruppo San Raffaele, per trovare una immediata soluzione costruttiva. Noi lavoratori, ormai alla disperazione, siamo pronti a forme di protesta anche estreme”. E questo è quanto. Già da questa mattina, a partire dalle ore 10, i lavoratori insceneranno una manifestazione sotto la Presidenza della Regione Lazio in via Rosa Raimondi Garibaldi. Di pari passo è stata annunciata anche “l'occupazione permanente delle 13 strutture sanitarie volta ad impedire lo svuotamento dei posti letto e la conseguente perdita dei nostri posti di lavoro”. Robert Vignola trata in scena, Mauro voglia dare un seguito alla linea proprio dell’ex sindaco di Roma, il quale da tempo immemore va sostenendo che la discarica andrebbe realizzata fuori dal confine capitolino “troppo antropizzato, vincolato e denso di riferimenti paesaggistici, religiosi e storici”. A tal proposito Alemanno avrebbe individuato nel Comune di Allumiere (90 km fuori dal raccordo) l’area ideale ove far sorgere l’impianto. Un’ipotesi che mette d’accordo ministero della Difesa, esodati dall’Udc (Ciocchetti in primis), Caltagirone, buona parte dei cittadini romani. Tuttavia non è insistendo con lo scarica barile della discarica fuori Roma LA TRAGEDIA Buzzanca ricoverato con le vene tagliate Senza lavoro, giù dalla finestra i tinge di giallo la vicenda drammatica dell'attore siciliano Lando Buzzanca che ieri mattina è stato ricoverato al pronto soccorso dell'ospedale Santo Spirito di Roma. Avrebbe tentato il suicidio tagliandosi le vene dei polsi, le sue condizioni comunque non sono gravi. L'attore avrebbe anche lasciato una lettera in cui spiega i motivi del gesto, dovuti al rifiuto di una scrittura da lui proposta. Ma il fratello dell'attore Salvo Buzzanca smentisce la prima versione circolata. "Nessun suicidio - afferma -, un forte colpo di calore aggravato da stress da lavoro e dall'età. Lando non è il tipo che si suicida - ha continuato -. Stava lavorando in piena attività a Roma. Non so come sia venuta fuori neppure questa storia della lettera, di un suo scritto". Ed anche il figlio dell’attore aggiunge con tono ironico con l'intento di sdrammatizzare: "Poi, detto tra noi, la serietà di mio padre è tale che, ammesso e non concesso dovesse decidere un giorno di suicidarsi, prima finirebbe l'ultimo ciak dell'ultima scena e poi potrebbe farlo, ma solo e unicamente perché sente fortemente la mancanza della sua unica compagna di vita scomparsa quasi tre anni fa, non per un banale rifiuto, come hanno scritto". C.P. L S che Alemanno riuscirà a recuperare il terreno perduto. A tal proposito è stato molto chiaro Francesco Storace: “Il riscoperto amore per la discarica ad Allumiere – dichiara il leader de La Destra - non trova certo il nostro sostegno, avendo sempre sostenuto che è a Roma che deve essere trovata la soluzione per i rifiuti della città. Il che non vuol dire destinazione Falcognana, per evidenti incompatibilità del territorio”. Secondo Storace quindi il compito di individuare quella soluzione che accontenti tutti spetta al sindaco Marino “altrimenti – conclude - il dubbio che il neosindaco voglia continuare a favorire il monopolista di Malagrotta non ce lo toglie nessuno”. Per un Marino chiuso nel suo mutismo, abbiamo inoltre un Nicola Zingaretti che, commentando l’intervento di Mauro, ha per un attimo dismesso i panni diplomatici e ha abbandonato il suo linguaggio da “comunicato stampa”: Il governatore trova infatti “folle e stravagante” che qualcuno non competente in materia metta bocca su una decisione già presa. Peccato che la decisione in questione si è ben guardato dal prenderla lui in prima persona, ricoprendo egli una carica che gli garantisce tale competenza. Ma per dirla con Brunetta, Zingaretti probabilmente vive il suo ruolo di cruciale importanza più per portare avanti logiche di partito che non “da uomo delle istituzioni” che ha come priorità, l’interesse dei cittadini. e tragedie della crisi tornano a colpire nel Lazio. Questa volta in provincia di Viterbo, in un piccolo centro della Tuscia. È qui, a Proceno, che martedì sera, intorno alle 23, un uomo di 43 anni, rimasto senza lavoro da tempo, si è gettato dalla finestra di casa, in via della Pace. Un volo di circa sei metri che non gli ha lasciato scampo: quando sul posto sono giunti gli operatori del 118, che si trovavano già a Proceno per prestare assistenza a una manifestazione sportiva, Maurizio Gobbi (questo il suo nome) era già morto. Probabilmente, il decesso è stato istantaneo a causa del violentissimo impatto con il suolo. Il suicidio di Gobbi ha lasciato sgomento e incredulo l'intero paese, dove l'uomo era stimato da tutti. Non è stato ancora accertato se l'uomo abbia lasciato uno scritto ai familiari con le motivazioni del suicidio, ma la sua difficile situazione economica era nota a tutti. Secondo quanto si è appreso, sembra che il quarantatreenne, dopo che aveva perso il lavoro, fosse caduto in uno stato depressivo. Sul fatto è stata comunque aperta un’inchiesta e le indagini sono condotte dai carabinieri. R.V. Roma, via Giovanni Paisiello n.40 Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgersi al Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] Italia DAL NORD 9 Chiodi a 4 punte in autostrada: Pusher morto in caserma Indagati tre carabinieri è l’ultimo assalto dei No Tav Giovedì 8 agosto 2013 I manifestanti hanno bloccato l’A32, che collega Torino con la Val di Susa Genova – Il 35enne è deceduto per asfissia violenta C Dopo ore di occupazione gli attivisti hanno lasciato la sede stradale: quattro veicoli hanno forato le ruote di Barbara Fruch entinaia di chiodi a quattro punte disseminati sulla carreggiata dell’autostrada A32, che collega Torino con la Valle Susa. È l’ultima ‘trovata’ degli attivisti No Tav. Lo scopo dei manifestanti era chiaro e il risultato non si è fatto attendere: quattro veicoli, tre autovetture e un furgone della Sitaf, società che gestisce l'autostrada, hanno riportato la foratura degli pneumatici. È l’effetto dell’ultimo dei tre blocchi all’autostrada del Frejus in poche ore, avvenuto in entrambe le direzioni di marcia, all’altezza di Chianocco. La smobilitazione è stata “chiamata” dagli organizzatori soltanto a notte fonda, dopo la notizia del rilascio di una ventina di manifestanti, fermati martedì, dalla questura di Torino. Tra di loro, tre sono stati arrestati: risiedono nelle province di Bologna, Milano e Treviso. Oltre che di resistenza, sono stati accusati anche di blocco stradale e violenza privata con l’aggravante del travisamento. Quando sono stati fermati, infatti, indossavano un passamontagna. Gli altri 17 fermati, tra cui attivisti Nella foto, il blocco sull’autostrada A32 della valle di Susa e frequentatori del campeggio di Chiomonte, dovranno invece rispondere di violenza, nella fattispecie ai danni di un camionista. I fatti risalgono al 1 agosto scorso, quando il mezzo dell’uomo, un autotrasportatore olandese completamente estraneo ai lavori nel cantiere di Chiomonte, è preso d’assalto e danneggiato. Nel corposo bollettino giudiziario che arriva dalla Val di Susa occorre anche riferire dei sette manifestanti di Milano, Pavia, Bologna e Urbino, che sono stati colpiti da foglio di via: per due o tre anni non potranno entrare TRENTO Scopre di avere un cancro, prete suicida in canonica D olore nella comunità di Marano, frazione del comune di Isera vicino a Rovereto, dove Don Giuseppe Peterlini, 88enne coadiutore del parroco, è stato trovato morto in canonica, accoltellato. Dai primi rilievi, si è inferto una sola coltellata al cuore che è risultata fatale. Poche ore per un giallo che ha presto trovato soluzione: suicidio. Solo l’altro ieri infatti la diagnosi di un tumore che gli aveva tolto ogni speranza. A lanciare l’allarme, alle 7.45, la perpetua dell’uomo. “Qui era conosciuto e stimato da tutti,hanno dichiarato dal Comune di Isera - questo fatto ci ha stupiti tutti: stiamo attendendo di capire di cosa si tratta, sono in corso gli accertamenti delle forze dell'ordine". L’uomo, in pensione da molti anni, continuava a esercitare il sacerdozio nella parrocchia trentina. Viveva da cinquant’anni in Via Fabio Filzi, sempre a Marano, ma era originario di Terragnolo, comune in provincia di Trento. A seguire le indagini sono il procuratore di Rovereto Valerio Davico e i carabinieri della compagnia di Rovereto guidati dal comandante Gianluca Galiotta. F.Ce. LA SPEZIA Porto: maxi-sequestro di rifiuti diretti in Cina S i tratta di un lavoro congiunto del servizio antifrode della dogana con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. Un maxi-sequestro di rifiuti nel porto della Spezia effettuato dagli uomini delle dogane e i militari della Capitaneria di Porto spezzini con la collaborazione del personale tecnico della locale Arpal, l’agenzia regionale per l’ambiente. Quattrocento tonnellate di rifiuti pericolosi diretti verso la Cina, la cui esportazione e lo smaltimento sono vietati nel paese di destinazione. Denunciate in tutto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano cinque persone tra cui un imprenditore cinese residente nel milanese e altri quattro italiani, che avevano venduto i rifiuti al cittadino straniero. I rifiuti U di Carola Parisi erano trasportati all'interno di 15 container nei quali erano qualificati "cascami di fili di rame", ma in realta' all'interno dei container c’erano motori elettrici fuori uso e rottami di vario genere, tra cui parti metalliche di distributori di benzina demoliti, che non si possono esportare in Cina. La merce e' stata dapprima sequestrata e poi regolarmente smaltita a spese dell'imprenditore indagato. F.Ce. nei territori dei comuni di Chiomonte, Chianocco, Bussoleno, Susa e Giaglione. La procura sta infine valutando la posizione di un cittadino spagnolo 35enne che potrebbe essere espulso dal territorio italiano. Al momento sono in corso ulteriori indagini volte all’identificazione di altri attivisti. Tornando al blocco stradale di mercoledì, il personale addetto alle operazioni di bonifica ha dovuto liberare la sede autostradale da centinaia di chiodi a quattro punte, in una curva ritenuta particolarmente insidiosa. “Solo il caso - afferma una nota della Questura - ha evitato incidenti con esiti fatali”. “Siamo giunti alla follia – ha commentato il presidente del Gruppo regionale della Lega Nord, Mario Carossa – È vergognoso che venti o trenta delinquenti terroristi blocchino l'autostrada per controllare i Tir che passano, è una cosa da pazzi. Sarebbe ora che le forze dell'ordine avessero disposizioni misure adeguate per prendere a calci nel sedere questi facinorosi mandandoli via subito dalla Valle di Susa, altro che identificarli e basta”. na asfissia violenta causata da una pressione sulla cassa toracica: è il risultato dell'autopsia sul corpo di Bohli Kayes, il pusher tunisino 35enne morto nella caserma di Riva Ligure, un paesino a una decina di chilometri da Sanremo, il 6 giugno. Per gli inquirenti i tre carabinieri che lo hanno arrestato possono avergli premuto il torace impedendogli di respirare. "E' una grave responsabilità dello Stato", dice il pm di Sanremo. I militari dell'Arma sono indagati per omicidio colposo. Era stato arrestato fuori da un supermercato, dopo un breve inseguimento. Addosso, alcuni grammi di eroina che il tunisino aveva tentato di gettare prima di finire in manette. Neanche due ore dopo, il 35enne tunisino - sposato con un'italiana e con un regolare permesso di soggiorno - era morto prima ancora di arrivare in caserma. Il giorno dopo l'ipotesi di un infarto era stata immediatamente escluda dal medico legale. L'autopsia compiuta sul suo corpo ha fornito una spiegazione alla sua morte, in un primo tempo bollata come conseguenza dell'abuso di droga. La pressione sul torace o su altre parti del corpo ha causato prima la morte cerebrale per asfissia, poi quella fisica, sostiene il medico legale, Simona del Vecchio, che ha consegnato la perizia in tribunale a Sanremo. Si cerca infatti di capire se l'uomo sia stato malmenato e percosso, come già avvenuto per Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi, anche se in questo caso l'assenza di fratture porterebbe a escluderlo. Bohli Kayes aveva un lungo elenco di precedenti penali alle spalle, soprattutto per spaccio di droga. Per il pubblico ministero Roberto Cavallone, che ha previsto l'avvio di un “brutto processo”, la sua morte “è una grave responsabilità di cui lo Stato dovrà farsi carico”. A seguito del decesso avvenuto sull'automobile dell'Arma nel tragitto verso la caserma, i tre appuntati dei carabinieri sono stati iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio colposo. Morta dopo il parto: indagati sei medici Enna – Primi provvedimenti della procura O di Barbara Fruch micidio colposo e aborto colposo. Sono questi i due reati ipotizzati dal procuratore capo di Nicosia, Fabio Scavone, nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Antonina Seminara, quarantenne originaria di Gangi, deceduta dopo un tormentato parto cesareo per l’estrazione del piccolo Francesco Pio, venuto al mondo già privo di vita. Sei, dunque, le persone raggiunte dall’avviso di garanzia: si tratta di due ginecologi, un anestesista, due ostetrici ed un operatore del 118 tutti appartenenti all’ospedale “Basilotta” di Nicosia, in provincia di Enna, dove sono avvenuti i tragici eventi. La donna è morta sull’elicottero dell’elisoccorso che la stava portando alla Rianimazione di Sciacca. Aveva atteso per quasi tre ore in ambulanza a Nicosia l’arrivo del velivolo che sarebbe dovuto arrivare da Caltanissetta. Ma l’elicottero era fuori uso e sono dovuti intervenire i carabinieri che hanno allertato l’elisoccorso di Palermo. Ma per la puerpera, alla sua prima gravidanza, era ormai troppo Italia DAL CENTRO E DAL SUD 10 Giovedì 8 agosto 2013 tardi. Intanto oggi saranno a Nicosia gli ispettori inviati immediatamente dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che lavoreranno in simbiosi insieme a quelli a cui ha dato incarico di verificare i fatti anche l’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino. Una cosa è certa: a Nicosia, come spiega ‘il sito di Palermo’ nel punto nascita del “Basilotta” sulla carta c’era la Rianimazione, ma nella realtà non c’era nulla a parte qualche anestesista. Come tenere aperto un punto nascita quando non esiste una terapia intensiva? Domande, probabilmente, che nessuno si pone fino a quando non succede una tragedia. Ora che si piange la scomparsa di una mamma forse qualcosa si smuoverà, peccato che nulla darà indietro Antonina Seminara. Intanto sempre oggi i medici legali incaricati dalla Procura di Nicosia effettueranno l’autopsia sul cadavere del bambino nato morto, mentre domani l’esame autoptico sarà eseguito sul corpo di Antonella Seminara ma all’ospedale di Sciacca, dove la salma è sotto sequestro. Uccide a coltellate il padre dopo una lite: arrestato 40enne Pescara - Ha aspettato che si addormentasse e lo ha colpito ripetutamente E Vent’anni fa Sante Corazzini fu coinvolto in un altro omicidio: nel 1999 fu graziato da Carlo Azeglio Ciampi di Carlotta Bravo ra già stato graziato nel 1999 per un altro omicidio. Ora, il 40enne, Sante Corazzini, ha ucciso a coltellate l’anziano padre Angelo, con cui viveva in casa. L’omicidio è avvenuto al culmine di una lite in una casa popolare nella zona peep di Popoli, in provincia di Pescara. Padre e figlio erano soli in casa. Subito dopo la lite il 40enne ha aspettato che il genitore si mettesse a dormire, lo ha raggiunto in camera da letto e lo ha colpito al torace e al collo con un coltello che aveva preso in cucina. L’anziano dopo essersi svegliato ha cercato di difendersi dalla furia del figlio, ha provato anche a telefonare alla figlia ma non ce l’ha fatta, stramazzando infine sul pavimento. Ad avvisare i carabinieri, intorno alle 22.30 di martedì sera, sono stati alcuni vicini di casa richiamati dai rumori. Quando in casa sono arrivati i carabinieri insieme ai militari del Reparto Operativo del Comando provinciale di Pescara, Sante Corazzini (che era da tempo in cura nel Centro di igiene mentale di Tocco da Casauria, ed era stato affidato proprio ai genitori in quanto ritenuto seminfermo di mente) era in stato confusionale e non ha risposto ad alcuna domanda. L’anziano, ex impiegato, è stato subito condotto all’ospedale di Popoli, dove è morto in seguito ad un delicato intervento chirurgico. Secondo quanto dichiarato dai vicini le liti tra i due erano frequenti. “Mi ero appena messo a letto quando ho sentito bussare forte alla porta ‘ho ucciso mio padre, diceva Sante, ho ucciso mio padre’. All’inizio ho pensato che si trattasse di una delle tante liti poi quando me lo sono visto di fronte con una ferita al braccio ho capito che era successo qualcosa di grave – ha raccontato a ‘il Centro Pescara’ Osvaldo Salatino, il primo ad accorrere – Mi sono affacciato alla porta e ho visto Angelo piegato, con la faccia sul pavimento in mezzo ad un lago di sangue. Volevo entrare insieme con mia figlia ma ho preferito chiamare subito i soccorsi che sono arrivati di lì a pochi minuti. Non era la prima volta che litigavano, due anni fa il figlio aveva già tentato di accoltellare il padre. Avevamo riferito di queste continue liti e della situazione che si faceva pericolosa ma nessuno ci ha dato ascolto”. Non solo: come racconta sempre il giornale locale nei primi anni Novanta Sante Corazzini era stato condannato per omicidio volontario in primo e secondo grado. La Corte d’Assise d’appello dell’Aquila, nel 1993, ridusse da dieci a sei anni la pena inflitta nei suoi confronti dal Gip del Tribunale di Pescara, riconoscendolo colpevole di avere picchiato e ucciso nel gennaio 1992 un anziano, Nazareno Frascarella (il cui corpo fu trovato nello spogliatoio del campo sportivo di Popoli) ma concedendogli, al contempo, l’attenuante della provocazione. Corazzini, all’epoca, sostenne infatti di avere picchiato il pensionato per liberarsi delle sue attenzioni a sfondo sessuale. Nel 1999 Corazzini ottenne la grazia dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi Ora il 40enne si trova nel carcere di Pescara, e speriamo ci resti. Anche perché, non c’è due senza tre. L’AQUILA Eurosky Tower. Entrare in casa e uscire dal solito. Stupro di Pizzoli: Tuccia liberato “così potrà lavorare” P Il relax ha una nuova casa. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it otrà uscire di casa per motivi di lavoro, Francesco Tuccia, l’ex militare campano di 22 anni condannato in primo grado a 8 anni di reclusione per la violenza sessuale ai danni di una studentessa universitaria 21enne di Tivoli avvenuta fuori da una discoteca di Pizzoli (L’Aquila) la notte tra l’11 e il 12 febbraio 2012. Lo hanno deciso i giudici della Corte d’appello dell'Aquila, su istanza degli avvocati difensori Alberico Villani e Antonio Valentini. Il giovane si trova nella sua abitazione in provincia di Avellino, ai domiciliari, misura cautelare applicata dal giugno 2012, attenuando quella originaria del carcere, una decisione che provocò polemiche a non finire. La pena di primo grado è invece sospesa in attesa della sentenza definitiva in Corte d'appello, anche se l’udienza per l’avvio del secondo grado di giudizio non è stata ancora fissata. Il fatto accadde fuori la discoteca “Guernica” di Pizzoli: dopo una brutale violenza la giovane fu lasciata esanime e insanguinata in mezzo alla neve del piazzale del locale e fu salvata dall'intervento di Pino Galli, uno degli addetti alla sicurezza, che dopo averla soccorsa, allertò il 118. La giovane, riportò ferite lacero contuse guaribili in 40 giorni. La sentenza pronunciata dal giudice Giuseppe Grieco aveva fatto discutere: le richieste del pubblico ministero David Mancini, infatti, erano state molto più dure: 14 anni di carcere per aver cercato anche di togliere la vita alla vittima della violenza, lasciandola esanime in mezzo alla neve in una pozza di sangue. Tuttavia i magistrati avevano derubricato l’altra imputazione, quella di tentato omicidio, in lesioni gravi. Di conseguenza è stato condannato a sei anni in meno di quelli richiesti dal Pm. Ora, quel ‘mostro’ potrà uscire per motivi di lavoro nella fascia oraria mattutina dalle 9 alle 13. Tuccia è stato congedato dall’Esercito non direttamente per il fatto ma perchè arrivato a fine contratto, non rinnovato C.B.. 11 Giovedì 8 agosto 2013 Anniversari Quarantaquattro anni fa la strage di Beverly Hills. La moglie del regista Roman Polanski, incinta di 8 mesi, venne trucidata e uccisa nella sua villa 8 agosto 1969: Sharon Tate e il massacro di Cielo Drive Una storia di sangue e follia, satanismo e ossessioni. L’assassino, Charles Manson, detenuto in California con i suoi adepti e complici, ha oggi 77 anni di Emma Moriconi spezzata in un istante, e senza un perché. veva 26 anni, la bella Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski, e una creatura in grembo, quando fu massacrata nella sua villa di Beverly Hills. Si sarebbe chiamato Paul Richard, e sarebbe stato di sicuro un bel bambino, quella creatura innocente la cui esistenza è stata spezzata prima ancora di venire alla luce. Era il 1969, e la bellezza della bionda Sharon era al culmine, come pure la sua affermazione nel mondo del cinema. Dal 1962, infatti, l’attrice era sulla cresta dell’onda: dopo aver girato diversi film per la tv in ruoli minori, approdò sul set di “Cerimonia per un delitto”, con Deborah Kerr. Fu a Londra che Sharon conobbe il regista Roman Polanski, che poi la scelse per girare il suo “Per favore, non mordermi sul collo!”, e che poi sposò nel gennaio del 1968, dopo un periodo di convivenza che pose la Tate sotto i riflettori. Era la fine degli anni ’60, e la convivenza non era proprio all’ordine del giorno. La commedia “Missione compiuta stop. Bacioni Matt Helm” portò la giovane attrice ad eccellenti livelli di critica e ricevette la sua prima nomination ai Golden Globe per l’interpretazione nella pellicola “La valle delle bambole”. Dopo il matrimonio con Polanski, la dolce attesa: il suo primo figlio era in arrivo, e la donna era al colmo della felicità. Una felicità che si sarebbe A L’omicidio La mattina del 9 agosto 1969, la sfarzosa villa di Cielo Drive a Beverly Hills era diventata una scena del crimine. La bella Sharon era sdraiata in soggiorno, completamente nuda. Una corda era attorcigliata attorno al suo collo e il suo corpo riportava 16 ferite da arma da taglio. Non fu la sola vittima di quella follia omicida: con lei morì anche il bambino che aveva in grembo, e che sarebbe nato da lì a due settimane circa, e altre quattro persone che erano con lei, quella maledetta notte dell’8 agosto. Erano rimaste con la giovane dopo una cena fuori insieme: Steven Parent, custode della villa, Abigail Folger, figlia dell’imprenditore del caffè “Folger”, il suo fidanzato Wojciech Frykowski e il parrucchiere delle star Jay Sebring. Non Polanski, per un caso fortuito: era impegnato in Inghilterra in una produzione cinematografica. La Manson Family Ma chi aveva potuto commettere un delitto tanto atroce? Ed ecco che i personaggi di questa tragedia si fanno avanti: Charles Manson era un satanista che aveva fatto precedentemente pressioni su Terry Melcher, figlio di Doris Day, affinché questo pubblicasse le sue canzoni. Melcher, che aveva vissuto a Cielo Drive per qualche tempo, non aveva mantenuto la promessa e Manson lo aveva cercato proprio in quella villa per vendicarsi. Non era uno con cui si poteva scherzare, Charles Manson: egli aveva creato una vera e propria comunità chiamata “the Manson Family”, disposta a tutto, pronta a seguirlo in ogni sua invasata follia. Quella maledetta notte dell’8 agosto, Manson Charles Manson nel 1968 e in un’immagine del 2009 cercava Melcher: voleva ucciderlo per vendicarsi della promessa mancata. Ma Melcher non viveva in quella villa da tempo. Per la Manson Family, ormai assetata di sangue al punto di non potersi più fermare, poco importava: erano andati per uccidere, e avrebbero ucciso. Sedici colpi di pugnale, una corda al collo, e Sharon Tate morì: con il suo sangue i folli assassini scrissero “pig” sulla porta d’ingresso della vittima. “Maiale”, probabilmente riferito a Melcher. O forse il riferimento era alla canzone dei Beatles, da cui Manson era ossessionato. A deporre per questa ipotesi anche la scritta, sempre con il sangue, “Helter Skelter” rinvenuta su di uno specchio. Un’altra canzone dei Beatles. Manson, nella sua follia, era convinto di essere il quinto “beatle” e leggeva nei testi del gruppo messaggi subliminali che possedevano un alone apocalittico e che, secondo la sua mente ossessionata, lo invitavano a produrre il “caos”. Un delitto senza movente, un evento in cui il Destino aveva posato la sua mano senza una ragione. Manson aveva una lista nera che comprendeva, tra gli altri, Tom Jones e Steve McQueen. Questa sua mania per i nomi noti fu addebitata da un lato alla sua incapacità a farsi strada nel mondo delle star, dall’altro alla sua infanzia povera, che lo avrebbe portato a sfogare la sua rabbia su chi ostentava fama e ricchezze. Fu arrestato, due anni dopo il massacro di Cielo Drive, prima che potesse commettere altri folli delitti. Sharon Tate con il marito Roman Polanski Sharon Tate in due immagini dell’epoca Il “guru” Manson era un personaggio strano, ma dotato di forte carisma. Al punto da riuscire a manovrare, come un “guru”, le menti di giovani deboli che in lui vedevano una guida e che per lui erano disposti a tutto. Li manipolava coinvolgendoli con droga, furti, rapine e musica, veicolo emozionale da non sottovalutare. Era talmente pieno di sé, Manson, da autodefinirsi “la reincarnazione di Cristo”. Nella follia dell’autostima portata all’eccesso, li trascinava all’omicidio: nell’agosto del 1969, quando accaddero i fatti sanguinosi di Cielo Drive, gli omicidi furono oltre cinquanta. Le prede predestinate erano per lo più personaggi noti, ecco perché non fece molta differenza se a Charles Manson al momento dell’arresto Beverly Hills ci fosse Melcher o Sharon Tate. Gli adepti di Manson avevano nomi e cognomi: Charles “Tex” Watson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkle e Linda Kasbian. Sebrin fu il primo a cadere: prima gli spararono, poi lo accoltellarono. A seguire vennero uccisi Frykowski e Folger, accoltellati. Sharon venne picchiata a sangue, torturata con un filo di nylon e poi accoltellata per sedici volte al torace. Il cadavere di Parent fu rinvenuto nella propria auto: era stato ucciso con dei colpi di pistola mentre, probabilmente, tentava la fuga. Il processo e la condanna Il processo contro Manson iniziò nel 1970. Nel 1971 tutti i criminali coinvolti negli omicidi della Manson family vennero condannati a morte, ma nel 1972 la California abolì la pena capitale e la pena fu, per tutti, commutata in ergastolo. Tutte le successive domande di Manson per ottenere la libertà vigilata furono respinte, compresa l’ultima, del 2012. Oggi ha 77 anni. Nel 2009 “The Sun” pubblicava un’intervista ad un giovane dj di Los Angeles, Matthew Roberts: questi aveva scoperto di essere stato adottato, e si era messo alla ricerca dei suoi genitori naturali. Scoprì di essere figlio di Charles Manson: “Non ci volevo credere – disse il giovane – ero spaventato ed arrabbiato allo stesso tempo. È stato come scoprire che tuo padre è Adolf Hitler”. Nel 2009 Susan Atkins, una delle persone che partecipò al massacro, aveva 61 anni e, malata di tumore al cervello allo stadio terminale, chiese la scarcerazione per motivi umanitari. I giudici gliela negarono, a causa della “natura atroce” del delitto commesso. Charles “Tex” Watson ha 66 anni ed è ancora detenuto in California, come Patricia Krenwinkle, che di anni ne ha 63, mentre Linda Kasbian, 61 anni, ottenne l’assoluzione. Negli anni Ottanta rimase semiparalizzata a causa di un incidente automobilistico. Terry Melcher è morto nel 2004 a 62 anni. Sharon, con il suo piccolo Paul Richard Polanski, venne seppellita il 13 agosto 1969 presso l’Holy Cross Cemetery. Destra 12 Giovedì 8 agosto 2013 Ecco l’Appello per l’unità della destra, con alcuni principi irrinunciabili Il Manifesto degli intellettuali È tempo di tornare alla Politica. Quella grande, viva e vera, che accompagna il destino dei popoli. La politica ha due compiti essenziali: uno è governare e decidere, amministrare gli interessi generali, cambiare le cose e incidere sulla realtà. L'altro è far sentire un individuo dentro una comunità, mutare la massa in popolo, dare simboli, inserire la vita del presente dentro una storia: è la politica come anima civile e passione ideale. E' necessario che sorga un movimento che non offra solo promesse contabili o esprima rancori e invettive. Ma che incarni principi ideali e chiami a raccolta tutti coloro che vogliono scrivere insieme una storia. I nostri punti fermi non sono negoziabili: saranno il volto e l'anima della destra che nasce. - Il nostro punto di partenza e la nostra priorità è l'Italia e resta l'Italia. Nell'Europa e fuori d'Europa, nel locale come nel globale. L'Italia come civiltà prima che come nazione. Amor patrio. Di conseguenza la nostra prima battaglia sarà la tutela della sovranità italiana. Sovranità nazionale e popolare, politica e monetaria. Sovranità degli interessi generali degli italiani su ogni altro interesse privato o internazionale per arginare lo strapotere della finanza e dei tecnocrati. Piena integrazione all'immigrazione in regola. Intransigenza con l'immigrazione clandestina. 1 - La sovranità politica esige l'avvento di uno Stato autorevole, che promuova la Repubblica presidenziale, la rivoluzione meritocratica, l'ordine e la riforma delle istituzioni. Elezione diretta del Capo del governo, così come alla guida di ogni ente locale, in modo che chi governa sia nelle condizioni piene di decidere e di rispondere al popolo in un rap- 2 porto fiduciario d'investitura diretta. Grande riforma meritocratica ad ogni livello e uno Stato più autorevole dimezzato nei suoi organismi, nelle sue strutture e nel personale politico. - L'Europa per noi è civiltà prima che mercato comune, è integrazione delle Patrie e non disintegrazione degli Stati nazionali. E' l'Europa dei popoli. Vorremmo un'Europa più unita e coesa verso l'esterno, in politica estera, nelle difesa o per fronteggiare l'immigrazione e la concorrenza globale, e più duttile al suo interno, che riconosca le differenze tra aree, popoli e Nazioni, a cominciare dall'Europa mediterranea rispetto all'Europa del nord. E che faccia valere un criterio: quando c'è da scegliere tra l'assetto contabile della finanza e la vita reale dei popoli, la priorità è la seconda, non la prima. Nessun debito può sopprimere una Nazione o far fallire uno Stato sovrano. Rinegoziare l'euro. Rinegoziare il fisco con l’obiettivo di dar vita ad una politica fiscale dialogante con le famiglie e con le imprese. 3 - Dopo le esperienze tramontate dello statalismo parassitario e invadente e poi del liberismo basato sul primato assoluto del mercato e del privato, è tempo di aprire una terza fase incentrata sull'economia sociale di mercato, fondata sull'economia reale e sul primato del lavoro, sul valore sociale dell'iniziativa privata e della proprietà privata, sulla protezione del marchio italiano, con la mediazione di uno Stato autorevole che non gestisce ma guida i processi. E' necessario che si realizzi in Italia, come già avviene in Germania, la società partecipativa, attraverso nuove forme cooperative, comunitarie e di cogestione sociali in nome dell’azienda-comunità. L’orizzonte 4 sociale di questa destra nuova deve assumere la lotta alle nuove povertà, alla decrescita demografica, allo “sviluppismo” come alibi delle oligarchie economico-finanziarie per l’impossessamento delle risorse elementari delle Nazioni. - Davanti al diffuso desiderio di farsi e disfarsi la vita a proprio piacere, noi siamo dalla parte della vita, della nascita e della famiglia, nel loro inscindibile intreccio di diritti e di doveri. Non tuteliamo la vita ad ogni costo ma la sua dignità. E non confondiamo il matrimonio che è un bene comune, con altre unioni che attengono alla sfera privata. La nostra proposta Bioetica è scommettere su ciò che nasce, che costruisce, che liberamente si lega e si assume responsabilità, e non sul suo rovescio. Saremo dunque al fianco di tutte le battaglie per la tutela e l'affermazione della vita, della famiglia come struttura naturale e culturale su cui si basa ogni civiltà e sul sacro rispetto 5 I PROMOTORI DI QUESTO APPELLO SONO: Marcello Veneziani, Gennaro Malgieri, Massimo Magliaro, Renato Besana, Primo Siena, Luca Gallesi, Marco Cimmino, Gianfranco de Turris, Luciano Garibaldi, Pierfranco Bruni, Nino Benvenuti. Hanno già aderito: “La Destra” di Francesco Storace, la "Fondazione Nuova Italia" dell'on. Gianni Alemanno, "Io sud" della sen. Adriana Poli Bortone, "Azione popolare" dell'on. Silvano Moffa, "Mezzogiorno Nazionale" del sen. Pasquale Viespoli, il sen. Giovanni Collino, il centro di politica e cultura "Controcorrente" del sen. Domenico Benedetti Valentini, "Pronti per l'Italia!" dell'on. Mario Landolfi, "Iniziativa Meridionale" di Bruno Esposito, "Italia 2 punto zero" di Pierangiola Cattaneo, "Nuova Alleanza' del sen. Domenico Nania, Guido Paglia, Direttore editoriale de “Il Giornale d’Italia”, sen. Nando Signorelli, prof. Vincenzo Pacifici, Ordinario di Storia contemporanea, Mauro Minniti, consigliere regionale del Trentino Alto Adige. della morte, che non è smaltimento delle vite di scarto. - L'Italia ha bisogno di riscoprire l'abc della civiltà, la grammatica elementare dei rapporti umani. Da qui dunque la necessità di riportare al centro della vita pubblica il tema dell'Educazione. Vogliamo una società educata, che recuperi stile, decoro e rispetto, e riteniamo che il compito principale di una famiglia, ottemperate le necessità primarie, sia quello di educare e formare i figli. Occorre un grande progetto che passi dai nuovi media, dalla scuola e dalla tv, per la crescita civile e culturale del nostro Paese, che salvaguardi la ricchezza della nostra cultura anche con la tutela delle differenze contro il pensiero unico che mira ad omologare i principii, i comportamenti, i linguaggi, le scelte. La difesa della cultura nazionale ed europea anche per aprirsi e dialogare con le altre identità, sopratutto nel Mediterraneo. 6 - Come vogliamo un’Italia sovrana e dignitosa nei rapporti internazionali (politici, economici, culturali), così siamo per la tutela dei diritti dei popoli a forgiarsi il loro destino, in piena libertà, secondi i principii riconosciuti di indipendenza e autodeterminazione. 7 - Noi siamo eredi della Tradizione. Ci sentiamo figli di una civiltà che viene da lontano e vogliamo tutelare, affermare e rinnovare la tradizione di cui siamo continuatori. L'Italia ha radici antiche, romane e cattoliche, rinascimentali e risorgimentali. Il nostro amor patrio si lega al paesaggio e al linguaggio, alla vita e alla Storia, alle città e all'anima italiana. E' difesa della natura, dell'agricoltura e dei beni artistici, memoria storica e tutela dell'eccellenza italiana. La Tradizione è il senso della continuità e delle cose che durano, amore del passato e voglia del futuro, rispetto delle origini e fedeltà innovativa, patto tra le generazioni, l'ono- 8 re dei padri e l'impegno dei figli, comune sentire, patrimonio di esperienze e valori trasmessi in politica come in famiglia, nello Stato come nella società. La Tradizione è connessione, durata e primato della comunità sugli egoismi. Tradizione nella Modernità, Modernità con la Tradizione: questa è la sfida del futuro. Una forza politica e civile così oggi manca in Italia; è tempo di colmare il vuoto. La politica miserabile dei nostri giorni che promette solo vantaggi pratici e rimuove principi ideali, non parla al cuore degli italiani, non mantiene nemmeno le promesse concrete e accompagna il degrado che stiamo vivendo. Quanto più cresce il peso della tecnica e dell'economia, tanto più urge il contrappeso di una visione spirituale della politica e della comunità. Quanto più viviamo nell'era globale, tanto più sentiamo il bisogno di un luogo eletto che sentiamo come la nostra casa. ADERITE ALL’ APPELLO Per aderire scrivete a: “Il Giornale d’Italia” via Giovanni Paisiello, 40 00198 Roma, oppure mandate una mail a: [email protected] indicando il vostro nome, cognome, indirizzo, un numero di telefono fisso o un numero di cellulare.