marina caffe noir - Informa

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marina caffe noir - Informa
Certamente non siamo i soli a provare orrore per la possibile costruzione di
un campo di concentramento per gli immigrati. Sappiamo che questi
sentimenti sono diffusi, anche se sino a questo momento è purtroppo
mancata una reazione, una opposizione pubblica e visibile al razzismo e alla
violenza delle istituzioni e dei media di regime.
LAGER ITALIANI ...
Proponiamo, quindi, un appello al confronto, al
coordinamento, all'azione, rivolto a tutti coloro che
vogliano in qualunque modo opporsi:
alla costruzione di un lager destinato agli
immigrati nel sud della Sardegna.
IN SARDEGNA
Q
SAI ?...
IL PREFETTO VUOLE
al razzismo delle istituzioni e alle campagne di
allarme e paura condotte dalla stampa.
COSTRUIRE UN
lager NELLA BASE
DI TEULADA!
Q
KUSTU ESTI DE BIRI!!!
- alle politiche di guerra ai poveri e di feroce
repressione sociale condotte dalle amministrazioni
pubbliche.
NESSUN LAGER IN SARDEGNA!
CONTRO OGNI RAZZISMO!
Assemblea Antifascista Kastedhu
[email protected]
Siete tutte e tutti invitate/i alla cena di solidarieta’ che si terra’
il 16 Giugno a Flumini in via Esperico 7 dalle 20.00 in poi.
I soldi raccolti andranno alle compagne e ai compagni arrestate/i a Lecce
perche’ in lotta contro la presenza del Cpt “Regina Pacis” diretto da Don
Cesare Lodeserto, lager noto per gli abusi e le torture avvenuti al suo interno.
per maggiori informazioni [email protected]
IMMIGRAZIONE
RAZZISMO
IPOCRISIA
Il governo italiano ha deciso la costruzione di un campo di prigionia per
immigrati, ipocritamente definito “centro di accoglienza”, all'interno della
base militare di Capo Teulada. É la prima volta in Italia, e forse in Europa, che
un lager di questo tipo viene realizzato in territorio militare e per noi non è un
caso che questo avvenga proprio in Sardegna.
La decisione è stata comunicata nel corso di un incontro avvenuto nella
prefettura di Cagliari il 5 Giugno, ma la decisione era già stata annunciata da
tempo dal sottosegretario alla difesa Emidio Casula, sardo e fiero difensore
delle servitù militari in Sardegna.
Da mesi le televisioni e i giornali dell'isola cercano di prepararci a
quest'infamia con titoli di questo tenore: “Infinita ondata di clandestini”,
“Sbarchi infiniti”, “Emergenza clandestini”. Si tratta in realtà di circa trecento
persone provenienti dall'Algeria e dalla Tunisia fermate tra Gennaio e Giugno
(ci auguriamo che coloro che sono sfuggiti al fermo siano molto più
numerosi), ma tanto basta alla stampa per parlare di “probabile esodo”.
Tecnicamente un CPA (Centro di Prima Accoglienza) non è che una variante
del più noto CPT (Centro di Permanenza Temporanea). Si tratta di luoghi
dove persone che non sono accusate di alcun reato penale vengono
comunque private della libertà per ragioni amministrative, in questo caso
perché non sono cittadini comunitari e non hanno i documenti in regola. Sono
luoghi chiusi, nessun giornalista può entrare e anche gli avvocati incontrano
grandissime difficoltà. All'interno si verificano episodi di autolesionismo,
pestaggi, punizioni collettive, torture e abusi di ogni tipo. Gli orrori che
accadono in questi campi sono stati ampiamente documentati da
organizzazioni non governative e gruppi di compagne e compagni. In alcuni
casi, le lotte contro i CPT hanno portato alla chiusura dei centri, ma sbirri e
magistrati hanno comunque perquisito e arrestato coloro che si sono
impegnati nelle mobilitazioni. Paradossalmente anche il governo italiano in
una recente indagine ufficiale ammette gli abusi e l'«illegalità» dilaganti, ma
nonostante cio’ continua a proporre l'apertura di nuovi campi.
Non basta però avere un passaporto dell'Unione Europea per essere al
sicuro quando si è poveri. Basta pensare al trattamento ugualmente razzista
riservato ai Rom e ai Romeni. Gli sgomberi e la distruzione sistematica delle
case delle famiglie insediate nei comuni di Cagliari e di Quartu, in un caso
accompagnata persino da un aggressione razzista con lancio di molotov,
dimostrano come il fatto dei documenti sia solo una scusa.
Le prime a non fare nessuna distinzione tra poveri, che siano comunitari,
sardi, italiani o extracomunitari, sono proprio le autorità. Infatti, subito dopo
aver deciso la realizzazione di questo spaventoso lager nella base di
Teulada, sempre in prefettura, hanno discusso della cosiddetta
«emergenza nomadi». Hanno ribadito la «linea dura», che consiste nel
continuare con gli sgomberi e nel presidiare le aree a «rischio
insediamento», con la costituzione di una task force tra polizia municipale e
servizi sociali del comune.
La regione sarda in tutto questo ha avuto sino ad oggi un ruolo ambiguo e,
secondo noi, ipocrita. Pur avendo sottoscritto un impegno formale a non
realizzare CPT in Sardegna, l'assessore regionale al Lavoro e alla
sicurezza sociale Maddalena Salerno prova a fare un discorso buonista e
rassicurante: «Contrari ai centri previsti dalla legge Bossi-Fini, stiamo
pensando di creare una struttura di accoglienza vera (???). Uno spazio
dove agli immigrati vengano riconosciuti dei diritti». Questo però contrasta
fortemente con lo “spettacolo” dei rastrellamenti e delle cacce all'uomo cui
siamo costretti ad assistere tutti i giorni.
Le donne e gli uomini che sbarcano nella nostra isola provengono da luoghi
oppressi dal colonialismo occidentale. Luoghi rapinati delle loro ricchezze
economiche e ridotti alla miseria. Sono innumerevoli le responsabilità del
padronato italiano e sardo. Solo l'anno scorso, Soru e Prodi, hanno firmato
l'accordo per la costruzione di un gasdotto tra l'Algeria e la Sardegna e per
la partecipazione delle imprese italiane nella “ricostruzione nazionale”
algerina. Tra le aziende che partecipano al progetto c'è anche l'ENI, già
impegnata nella rapina del petrolio in Nigeria.
L'unico modo di rispettare i diritti dei migranti è quello
di non dargli la caccia, non arrestarli, non deportarli e
nemmeno dargli per forza un “soccorso” che non
hanno chiesto. E' un diritto fondamentale avere la
libertà di muoversi secondo la propria volontà. E'
evidente che questo diritto non viene garantito se si è
circondati dal filo spinato.