L`attività motoria e sportiva, fattore imprescindibile di sviluppo della

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L`attività motoria e sportiva, fattore imprescindibile di sviluppo della
S P O RT & B E N E S S E R E
A cura di Michele Di Carlo, Bellisario Fasano *
L’attività motoria e sportiva,
fattore imprescindibile
di sviluppo della persona
attività motoria è in ogni età fino alla
senescenza, un fattore di crescita importante
per lo sviluppo e il consolidamento dello stato
bio-fisiologico, neurologico e per una crescita
armonica della persona.
Il corpo e la mente sono un’unità inscindibile ed
evolvono armonicamente durante la crescita, perciò genitori
ed insegnanti devono averne consapevolezza per educare
fin dalla primissima età.
Infatti, nei primi anni, e successivamente nel percorso
scolastico, un’efficace educazione psicomotoria deve
proporre esercizi finalizzati ad educare attraverso
il movimento e devono far cogliere il nesso
tra l’attività fisica e la sensazione di
benessere derivante dall’armonico
sviluppo psicofisico e dalla piena
coscienza e padronanza del proprio
corpo.
Alla nascita il cervello è
formato da miliardi di cellule
nervose e tale numero non
aumenterà durate il periodo
dell’infanzia e oltre,
diversamente crescerà la loro
estensione e ramificazione che
permetterà di stabilire innumerevoli
contatti sinaptci, così da creare una
rete estesa per tutto il corpo. Il numero
e l’efficienza di queste interconnessioni
costituiranno la base per le diverse proprietà del
sistema nervoso e le correlate capacità fisiche, psichiche,
intellettuali e sociali.
Il numero e l’efficienza di queste interconnessioni
costituiranno la base per le diverse proprietà del sistema
nervoso e le correlate capacità fisiche, psichiche,
intellettuali, sociali.
Lo sviluppo di questo meraviglioso complesso può
essere completato dal bambino nella misura in cui ad una
qualitativa nutrizione si associa un ambiente di crescita
stimolante da un punto di vista affettivo, e una
considerevole quantità di movimento sotto forma di gioco
pugliasalute
libero e poi via via d’esercizio coordinato. Quindi il
bambino si nutre anche di movimento, si sviluppa attraverso
la motricità, si evolve da un punto di vista psicofisico
attraverso il movimento.
Per questa strada l’attività, se ben organizzata facilita
l’attività delle strutture nervose come i centri motori e
psicomotori, le aree associative e di memorizzazione.
I vantaggi non si manifesteranno solo per gli aspetti
esecutivi del movimento ma anche per gli aspetti psichici:
più efficace concentrazione, fiducia in se stesso, fiducia
nelle possibilità del proprio corpo.
Per conseguire tali obiettivi il bambino deve
essere aiutato dalle persone che si rapportano
a lui e che assumono il ruolo di facilitatori
per il suo processo di crescita.
Pertanto, è necessario che le
figure di riferimento si coordinino
tra loro per garantire una
programmazione d’interventi
interdisciplinare che non si
esaurisca nella scuola ma si snodi
lungo un arco temporale tale da
attraversare l’intera esistenza della
persona e connotarsi come stile di
vita.
E’ necessario che questo processo
sia innescato dai genitori o nell’asilo
nido nei primissimi anni di vita,
attraverso attività senso-motorie per poi
passare via via a quelle psicomotorie nel futuro
percorso scolastico.
L’educazione motoria e sportiva deve essere attuata
con esercizi e giochi liberi adattati alle diverse situazioni
e ai vari attrezzi, avendo come obiettivo quello di guidare
l’alunno a consolidare le capacità acquisite, per operare
sulla base di queste, la scelta di una futura disciplina
sportiva.
Pertanto, il compito della scuola e dell’educazione
motoria e sportiva in particolare è di promuovere
l’alfabetizzazione corporea e motoria per ciascun alunno
tenendo presente i loro personali vissuti e le reali capacità
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per evitare situazioni spiacevoli tali da indurre il rifiuto
verso l'attività motoria.
A tal proposito è bene ricordare che “spingere” il ragazzo
alla scelta di una singola disciplina sportiva (preconizzazione
sportiva) può forzare i suoi naturali ritmi di crescita e
sottoporlo ad un conflitto cognitivo ed emotivo difficile da
gestire, specie quando riscontra uno scarto significativo tra
la prestazione sportiva attesa e quella realmente espressa.
Il sovraccario emotivo è spesso determinato
dall’investimento che il genitore fa sul proprio figlio. Le
aspettative del genitore non soddisfatte dal proprio figlio,
in termine di prestazione sportiva, portano il ragazzo a
frustrazione, bassa stima di sé e abbandono
precoce dell’attività sportiva.
L’educazione motoria e sportiva
deve tendere ad educare la persona
a sentire e gestire il proprio corpo
nelle diverse situazioni relazionali
ed adeguare ai vari contesti il
modo di entrare in relazione.
Conoscere ed avere
coscienza del proprio corpo e
delle proprie capacità cognitive
condurranno la persona ad una
crescente autonomia intellettivomotoria, necessaria per interagire
positivamente con le altre persone,
rispettare gli ambienti e i loro oggetti
e favorirà una piena coscienza delle
problematiche ambientali e di quelle
relative alla salute.
Quale attività motoria praticare?
L’attività motoria, praticata fin dai primi anni di vita,
eseguita con cautela e gradualità, esercita un’ influenza
particolarmente benefica nei vari processi di crescita. Essa
determina un aumento di volume delle fibre muscolari, un
aumento dei diametri e della densità ossea, un aumento
della capacità respiratoria, del volume del cuore e della sua
capacità funzionale.
Inoltre, contribuisce notevolmente allo sviluppo della
personalità del bambino favorendo i processi
d’apprendimento, il conseguimento d’abilità logicooperative, il miglioramento della socializzazione ed il
controllo delle emozioni.
Gli effetti positivi menzionati si mantengono, in parte,
anche in età adulta se l’attività motoria e sportiva viene
costantemente praticata assumendo diverse forme.
La grande disponibilità verso le attività di movimento,
tipica dell’età infantile e giovanile, non deve essere frustrata
dall’impegno verso una “specifica” disciplina sportiva, ma
è importante individuare quella più adatta all’età, alle
dinamiche di sviluppo e alle capacità fisiche e motorie del
bambino rispettando le sue inclinazioni. Una adeguata
scelta di attività motoria, consentirà al bambino non soltanto
di mantenere un ottimale livello di abilità fisica, ma anche
di effettuare un migliore approccio all’attività fisica e
sportiva vivendo lo sport in maniera piacevole e divertente.
A tal proposito, prima di passare a suggerire quale attività
pugliasalute
motoria praticare, è bene sottolineare che è meglio evitare
la pratica sportiva che impegna in maniera asimmetrica i
diversi distretti corporei per non pregiudicare lo sviluppo
equilibrato e armonico del corpo e per non indurre vizi
posturali, che possono preludere a serie patologie muscoloscheletriche. Il tennis, per esempio, è uno sport da evitare
in giovanissima età.
Verso i 3 anni si può proporre il “baby nuoto”, un
programma di acquaticità che si sviluppa nel rispetto delle
esigenze evolutive del piccolo, che in acqua rivive l’habitat
della vita intrauterina.
Dai 3 ai 7 anni sono indicati il nuoto e tutte
quelle attività chiamate “ludico-motorie”,
in grado cioè di avviare il bambino
all’attività sportiva attraverso un
approccio vissuto sotto forma di gioco
e di svago.
In particolare, tra i 6 e gli 8 anni,
i bambini non possiedono ancora una
autodisciplina e una resistenza tali
da poter svolgere attività di gruppo
molto strutturate e di lunga durata.
Ad esempio, si stancano se devono
aspettare il loro turno per effettuare
una capovolta, un tiro a canestro o
calciare a turno un pallone. Sempre tenendo
presente il criterio della gradualità l’attività
proposta deve tendere allo sviluppo, nella maniera
più articolata possibile, di tutti gli schemi motori di base
per affinare la coordinazione motoria generale e segmentaria,
su cui si fonda l’esecuzione corretta e dinamica di ogni
nostro movimento.
Dopo gli 8 - 9 anni, una migliore discriminazione
dell’ambiente esterno e il maggior dinamismo del pensiero,
consentono al bambino di comprendere e meglio gestire
una vasta gamma di situazioni che prima non riusciva a
controllare. Il bambino sarà in grado di accettare le regole
e le dinamiche di gruppo ed il gioco motorio assume il
carattere tipicamente presportivo. A tal proposito sono adatti
tutti quei “giocosport” come il minivolley (pallavolo), il
minihandball (pallamano) che rispecchiano queste
caratteristiche.
Prima dei 12 anni la partecipazione ai giochi sportivi
deve evitare la specializzazione precoce ed un agonismo
esasperato, infatti in questo periodo, non sussistono ancora
i presupposti fisiologici e psicofisici idonei per affrontare
intensi carichi di lavoro.
Forzare tale momento ci porta ad ottenere risultati
negativi come la limitazione delle possibili esperienze
motorie; la mancanza di uno sviluppo generale armonico
e, in definitiva, l’abbandono precoce dell’attività sportiva.
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* Docenti di Scuola Secondaria di I grado
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Dimmi come sei e ti dirò
da quale sport cominciare…
Zaino in spalla e…
tutti a scuola!
Se “mens sana in corpore sano” è un salutare
principio cui ispirare la propria esistenza, tanto vale
cominciare da piccoli…! Non si può pertanto
trascurare di prendere in considerazione il carattere
e le capacità di relazione o inserimento di un bambino
cui si voglia proporre una qualsiasi attività motoria.
Istruzioni per l’uso
Vediamo come si può procedere a questa scelta
e in base a quali tipologie della personalità:
• se sei timido, è preferibile
optare per sport individuali,
quali nuoto, atletica, danza,
tennis; ciò non esclude a priori
il beneficio che potrebbe aversi
con la partecipazione a giochi di
squadra, in quanto potrebbe essere
un modo per superare le inibizioni e le difficoltà a
relazionarsi;
• se sei introverso e
impulsivo, si consiglia di
praticare alcune tra le discipline
orientali come karate o judo,
che allenano alla riflessione e
all’equilibrio; indicati anche
alcuni giochi di squadra data la
intrinseca caratteristica dello spirito cameratesco
che vi è richiesto e che perciò stimola al confronto
e allo scambio;
• Acquistare uno zainetto dotato di schienale
rinforzato, di una maniglia per poterlo
trasportare anche a mano e, possibilmente,
fornito anche di una cintura addominale
così che possa aderire bene alla schiena;
• Riempire lo zainetto solo col materiale
u t i l e p e r o g n i s i n g o l a g i o r n a ta ;
• Introdurre i libri più pesanti a partire dallo
schienale;
• Assicurarsi che la regolazione delle
bretelle sia uniforme per evitare che su di
una spalla gravi peso maggiore;
• Stringere le bretelle affinché lo zaino non
scenda all’altezza dei glutei;
• Ogni qual volta si deve indossare lo
zainetto o, piuttosto, disfarsene, è bene
poggiarlo su di un ripiano flettendo le
ginocchia;
• Se ci sono tragitti in autobus, è bene
poggiare lo zaino da qualche parte, per
non sottoporsi a carichi pesanti e inutili;
• se sei vivace, magari
tendente alla sopraffazione,
ancora una volta (sebbene per
ragioni opposte) è consigliabile
misurarsi con altri coetanei al
fine di ridimensionare l’eccessivo
egocentrismo e l’istinto alla
prevaricazione; ottimi perciò il calcio, il basket, la
pallavolo, la pallanuoto, l’hockey, etc…;
• se sei scoordinato (almeno
un tantino…) è evidente che non
si deve insistere su sport che
fanno della coordinazione il
proprio modus operandi, va
bene quindi orientarsi su quelli
che sollecitano il sincronismo
spazio-temporale nel rispetto dell’idea di libertà e
movimento, quali ciclismo, atletica, equitazione
e nuoto.
pugliasalute
• NON portare lo zainetto su di una sola spalla;
• NON sollevare troppo rapidamente lo zainetto;
• NON trascinare i compagni per lo zainetto;
• NON correre con lo zainetto in spalla.
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Pillole… di sport!
Atletica
È noto che nell’antica Grecia, atleta era colui che praticava
discipline in forma agonistica.
Col nome di Atletica infatti si identificavano tutte le gare che
facevano parte dei Giochi Olimpici, iniziati nel 776 a. C. in Grecia.
L’atletica Leggera si suddivide in 4 settori: corse, salti,
lanci e prove multiple. La corsa è la specialità più nota
ed eseguita. È ampiamente dimostrato che correre
regolarmente faccia bene alla salute, e del corpo e
della mente. Importante è però allenarsi gradualmente.
Calcio
Praticato moltissimi secoli a. C., si giocava con un involucro di
cuoio contenente una vescica d’animale gonfiata. Deriva il nome
da Tsu-Chu (palla spinta con il piede). Sul finire del XIV secolo
nasce il Calcio Fiorentino che presentava alcune analogie col
calcio di oggi. Risale al 1863 l’atto di nascita ufficiale, quando in
una taverna di Londra fu costituita l’English Football association.
Nel maggio del 1904 nasce la F.I.F.A.. In Italia questo sport giunse
intorno al 1887. Nel 1898 si effettuerà il primo Campionato Italiano
tutto in un giorno e vinto dal Genoa.
Il calcio, come del resto la maggior parte degli sport di
squadra, è caratterizzato dall’alternarsi di momenti di
pausa a momenti di alta intensità per il fisico. Per altro
la stessa durata del gioco - 90 minuti -, implica uno
sforzo prolungato da parte del giocatore.
Magari questo sport può avere la pecca di non
interessare in modo equilibrato l’uso di mani e braccia.
Ciclismo
Risale al 1691 il prototipo della bicicletta, un originale veicolo a
due ruote – di cui una piccola e una grande- costruito dal francese
Ozanam. A questo seguirà il celerifero e ancora il veloci-pede. Il
mezzo più evoluto si avrà con l’inglese Birch a partire dal quale
si sentirà parlare di bi-ciclos, dal greco bi e kri-kros, cioè “doppio
cerchio”. Ai pedali non si era ancora giunti, dato che si riteneva
improbabile poter mantenere l’equilibrio. Fu così che, nel 1855,
Michaux aggiunse i pedali e l’evoluzione del velocipede non subì
più arresti. La prima gara a cui parteciparono numerosi si disputerà
nel 1865. Il “Tour de France” verrà disputato per la prima volta nel
1903 e a vincerlo sarà un italiano: Maurizio Garin. Il “Giro d’Italia”
invece sarà disputato nel 1909.
Il ciclismo può essere definito una sorta di vaso di
Pandora; è uno sport dalle mille risorse, per mille usi
e senza grandi pretese…Può avere contenuti agonistici,
può essere preso in considerazione come mezzo per
effettuare escursionismo o semplicemente una gioviale
pedalata estiva in bella compagnia.
Non sovraccarica muscoli ed articolazioni, si adatta
alle condizioni organiche individuali ed è comunque
un’ottima soluzione per tenere in allenamento il sistema
cardiovascolare.
Karate
Nasce ad Okinawa (Giappone) nel XV secolo. Il termine karate
significa “combattimento a mano nuda”, infatti durante i periodi di
dominazione cinese erano vietate le armi, pertanto gli abitanti
perfezionarono le tecniche di combattimento a mano nuda.
Nel corso del XX secolo il Karate giunge in Occidente e si diffonde.
Il karate, di pari passo con le altre arti marziali, è uno sport
in cui tutti i muscoli e le articolazioni del corpo vengono
coinvolte, perciò può dirsi completo. Aiuta molto l’autocontrollo e la gestione della propria carica di aggressività.
Richiede un notevole dispendio energetico.
Nuoto
Nell’antica Roma per indicare l’inettitudine di qualcuno pare si
dicesse: “non sa leggere né nuotare”. In quello che rimane delle
case di Pompei si vedono affrescate figure di nuotatori e nuotatrici.
La prima traversata della Manica fu compiuta da Webb nel 1875
il quale impiegò quasi 22 ore!
Pallacanestro Trova i suoi natali nell’inverno del 1891 quando un insegnante di
educazione fisica del Massachussets si troverà nelle condizioni
di dover inventare un gioco divertente che potesse essere praticato
in palestra dagli atleti delle squadre di football e baseball per
tenersi in allenamento. Furono utilizzati in principio due veri e
propri canestri di paglia appoggiati a terra. Man mano che le
tecniche si perfezionavano, questi furono appesi al muro e forati.
In Europa il basket fu introdotto dai soldati americani durante la
prima guerra mondiale.
Sicuramente il nuoto, rispetto ad altri sport, non comporta
lesioni da sovraccarico; è quindi consigliato a tutti, in
particolare a chi ha problemi di carico o di
riabilitazione funzionale. È da sempre ritenuto uno sport
completo e alla portata di ogni fascia d’età.
La pallacanestro oggi può essere ritenuta uno sport
completo. Certo può essere duro e faticoso, ma senza
dubbio divertente. Un po’ di coordinazione, di logica e
tattica sono ingredienti essenziali per un buon giocatore.
Quindi un buon allenamento sia per il fisico che per la
mente, facendo attenzioni alle collisioni che possono
essere frequenti in campo….
Pallavolo
Era il 1896 quando il gioco che oggi conosciamo (o qualcosa di
simile) fu battezzato minonette , il nome cioè di un passatempo
settecentesco di moda tra le dame ed i nobili di Francia.
Successivamente fu ribattezzato volleyball, cioè “raffica”. Si diffuse
rapidamente in Oriente, Cina e Giappone in primis. Come la
pallacanestro, anche la pallavolo fu introdotta in Europa dai soldati
americani durante la prima guerra mondiale. Solo nel 1946 nacque
in Italia la F.I.P.A.V. e la pallavolo comparve alle Olimpiadi per la
prima volta nel 1964.
È uno sport che sta prendendo sempre più spazio tra
le varie discipline sportive. Viene praticato in palestra,
a scuola, in spiaggia. Occorre un fisico sano, ma anche
tecnica e tattica. Naturalmente la resistenza è una dote
fondamentale in quanto una partita può durare anche
oltre 2 ore. Come tutti i giochi di squadra è un ottimo
mezzo di socializzazione e di educazione alla solidarietà,
al rispetto degli spazi e della personalità del compagno.
Tennis
Sulle rive del Nilo, esisteva una città che i Greci chiamavano Tanis
e che gli arabi ribattezzarono Tinnis. I francesi in seguito mutuarono
la parola araba rahat che significa “palmo della mano” in raquette
e quindi racchetta. Si hanno testimonianze fotografiche già nel XVI
secolo, ma è dal 1700 che si pratica in Inghilterra qualcosa di molto
simile al gioco attuale. L’inizio ufficiale va datato al 1873. La prima
coppa Davis è del 1900.
Del tennis può dirsi che è uno sport tecnicamente molto
esigente: richiede cioè una elevata coordinazione
neuromuscolare per eseguire perfettamente i movimenti.
Un buon tennista dev’essere veloce, scattante,
esplosivo e dotato di resistenza. Occorre stare attenti
a non trascurare l’allenamento delle gambe, per
garantire un equilibrio muscolare.
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