Pagine 2 e 3 - Mirafiori Sud

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Pagine 2 e 3 - Mirafiori Sud
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Mirafiori Sud
riflessioni
Sydney 15-20 luglio 2008 - Giornata Mondiale della Gioventù
La croce dei giovani
Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà
su di voi e mi sarete testimoni (At. 1,8)
Simbolo delle Giornate Mondiali della Gioventù è da sempre la grande Croce consegnata da Giovanni Paolo II ai giovani, alla quale si è aggiunta, nel 2003, l’Icona di Maria Salus Populi Romani.
Conosciuta come la “Croce dell’Anno Santo”, la “Croce
del Giubileo”, la “Croce delle GMG”, la “Croce pellegrina”;
molti la chiamano più semplicemente la “Croce dei Giovani”, perché è stata data ai giovani affinché la portassero in
tutto il mondo, in ogni luogo e in ogni tempo.
Dal 1984, Anno Santo della Redenzione la grande croce di
legno, alta 3,8 m per 1,75 m è presente in occasione di incontri e celebrazioni liturgiche e viaggia tra i vari continenti della terra a testimoniare con la sua presenza dell’ineffabile
amore divino. Essa è il segno che rivela che “Dio è amore”.
“Abbracciare la Croce, passarla di mano in mano, costituisce un gesto molto eloquente. È come dire: Signore, non
vogliamo restare con te solamente nel momento degli ‘Osanna’; ma, col tuo aiuto, vogliamo accompagnarti nella via
della Croce come fecero Maria, Madre tua e nostra, e l’apostolo Giovanni.”
In questi anni la croce è stata portata dai giovani in Germania, in Francia a Lourdes e Parigi, a Praga, in Lussemburgo,
Irlanda, Scozia, Malta, Spagna, Svizzera, a Buenos Aires in
Argentina, in Grecia e negli Stati Uniti, in Messico e in Polonia, nella repubblica Ceca e a Manila nelle Filippine, in Austria e in Belgio, in Canada e in Australia e naturalmente in
Italia a Roma.
Dal 2003 il papa dona ai giovani una copia dell’Icona di
Maria Salus Populi Romani come segno della materna presenza di Maria accanto ai giovani, chiamati, come l’aposto-
Dal 15 al 20 luglio 2008 si
svolgerà a Sidney la ventitreesima Giornata Mondiale della
Gioventù. La prima di queste
giornate, fortemente volute da
Giovanni Paolo II, non a caso
chiamato il “Papa dei Giovani”, si svolse a Roma la domenica delle palme del 1986. In
quell’occasione Karol Woityla si rivolse ai giovani di tutto
il mondo con la lettera “Sempre pronti a testimoniare la
speranza che è in Voi”. Inizia
con questo messaggio un dialogo e un rapporto tra il Papa e
i giovani che crescerà e maturerà negli anni a seguire. In
realtà il dialogo “speciale”
che il Papa ha voluto con i giovani, era già iniziato nell’anno
santo 1984, con il “Giubileo
Internazionale della Gioventù”, in cui, alla presenza in
Piazza San Pietro di oltre
300.000 giovani, il Santo Padre consegnò una croce di legno affinché la portassero in
tutto il mondo come simbolo
dell’amore di Cristo.
Nel 1985, sempre a San Pietro, La Chiesa cattolica organizzò un nuovo incontro internazionale la Domenica delle
Palme, con oltre 350.000 giovani che si riunirono in preghiera. Dopo questo avvenimento il Papa istituì la Giornata mondiale della gioventù.
La finalità principale delle
Giornate è di riportare al centro della fede e della vita di
ogni giovane la persona di
Gesù, perché ne diventi costante punto di riferimento.
Le Giornate, infatti, accogliendo un’iniziativa partita
dai giovani stessi, sono nate
dal desiderio di offrire loro significativi “momenti di sosta” nel costante pellegrinaggio della fede, che si alimenta
anche mediante l’incontro
con i coetanei di altri Paesi ed
il confronto fra le rispettive
esperienze. Per questo motivo, nel 1987, si tenne la prima
“Giornata internazionale”, a
Buenos Aires dove si radunarono più di 900.000 giovani
provenienti da tutto il mondo.
Da allora la Giornata mondiale della gioventù viene celebrata ogni anno, il giorno della Domenica delle Palme, in
tutte le diocesi. Ogni due o tre
anni invece questo appuntamento assume l’aspetto di un
raduno internazionale, e giovani di tutto il mondo si riuniscono nella città indicata volta per volta dal Santo Padre
per confrontarsi sulla loro fede e riflettere sul Messaggio
che il Papa rivolge loro in
quell’occasione.
I giovani che accorrono a
Sydney: il teatro dell’Opera
questi importanti appuntamenti sono stati sempre più
numerosi. Dopo Buenos Aires, si sono rivisti a Santiago
de Compostela, in Spagna nel
1989 A partire da questo incontro la Giornata Mondiale
si è ampliata con tre giorni di
catechesi prima della celebrazione finale. A Cz_stochowa,
in Polonia nel 1991 sono
giunti per la prima volta anche
migliaia di giovani dalle ex repubbliche sovietiche. Due anni dopo, nel 1993, i giovani
sono arrivati a Denver, negli
Stati Uniti. La novità di quell’edizione è stata la celebrazione della Via Crucis. Nel
1995 la Giornata è giunta anche in Asia, a Manila, capitale
delle Filippine, con un record
di presenza di 4/5 milioni di
partecipanti. Il milione e duecentomila partecipanti alla
GMG di Parigi, nel 1997, ha
forse sorpreso di più i commentatori rispetto a quelli di
Manila: l’Europa, come gli
USA, è una terra considerata
ormai “difficile” dal punto di
vista dell’adesione a realtà religiose. Tre anni dopo, a Roma, nel cuore del Giubileo del
2000, si presume che oltre 2
milioni di giovani abbiano invaso la Città eterna, per partecipare alle iniziative delle
giornate mondiali, culminate
con una veglia presso la spianata di Tor Vergata e la Messa
il mattino dopo. Chiamati da
Giovanni Paolo II “Sentinelle
del mattino”, i giovani sono
stati invitati a non rassegnarsi
alle ingiustizie del mondo, a
difendere la pace, a rendere il
mondo sempre più abitabile e
a dire il proprio “sì” a Cristo
come centro del proprio ideale e realizzazione di felicità. n
quell’occasione
Giovanni
Paolo II diede a tutti l’appuntamento in Canada nel 2002 a
Toronto per la XVII Giornata
mondiale della gioventù. Alla
fine di questa giornata il Papa
diede appuntamento ai giovani a Colonia, in Germania. Il
Papa morì prima di potervi
partecipare. È il nuovo Pontefice, Benedetto XVI, ad accogliere i giovani nell’agosto del
2005 in Germania, che è proprio la sua terra di origine.
Siamo venuti per adorarlo è lo
slogan della manifestazione:
sono le stesse parole pronunciate dai Re Magi, le cui reliquie sono custodite nella città
sul Reno, venuti dall’Oriente
per adorare il Salvatore. Ormai è vicino una nuova tappa
di questo lungo cammino dei
“Papa Boys”; con la speranza
che , come diceva Papa Woityla, “non solo vengono evangelizzati, ma diventano essi stessi evangelizzatori che portano
il Vangelo ai loro coetanei,
compresi quanti sono estranei
alla Chiesa e non hanno ancora udito la Buona Novella”.
I giovani portano la Croce e l’icona della Madonna, nel
Andrea G. Parlamento Australiano
Unità Pastorale 21
Cinque anni di cammino comune
Quattro parrocchie insieme per far crescere le nostre
comunità verso l’incontro con Dio
Con il prossimo 5 ottobre
2008 saranno 5 gli anni trascorsi da quando il nostro Arcivescovo Severino Poletto ha
dato l’avvio al cammino delle
Unità Pastorali nella diocesi di
Torino.
Il Vescovo non appare affatto pentito della svolta intrapresa, anzi continua a sostenerla e
a indicarla come cammino irreversibile, come autentica pastorale possibile del futuro.
La logica dell’Unità Pastorale non si radica in un esigenza di restyling della chiesa,
non è il risultato di una sperimentazione da laboratorio, ma
è un tentativo di risposta reso
necessario dai profondi cambiamenti della nostra società,
inevitabilmente riflessi anche
nelle nostre comunità parrocchiali.
Il cambiamento del rapporto
tra chiesa e territorio, la contrazione numerica del clero, la
necessaria considerazione del
cambiamento della società civile, le nuove forme di aggregazione ecclesiale, il moltiplicarsi delle attività a raggio sovra parrocchiale, il senso di
appartenenza alla Chiesa molto più attento alle relazioni che
alle strutture, sono alcune delle sollecitazioni con le quali le
parrocchie devono fare i conti.
La risposta delle comunità
cristiane, in questa prospettiva, dovrà essere in ordine ad
un lavoro e orientamento comune in cui, superando ormai
una sterile autosufficienza, ci
si apra a forze ed energie nuove, soprattutto laicali.
Costruire l’Unità Pastorale
significa proprio questo: mantenere la propria identità parrocchiale, ma riconoscendosi
parte di un comune cammino,
di un comune sentire.
Il cammino è cominciato: è
una sfida non facile, ma estremamente importante e stimolante.
Nell’anno pastorale, ancora
in corso, improntato alla Redditio Fidei non sono mancati
nella nostre quattro parrocchie
tappe concrete di questo cammino comune.
Il corso di formazione sui
fondamenti della vita cristiana, gli esercizi spirituali per
gli anziani e i pensionati fatti
presso le parrocchie, il confronto avviato delle commissioni caritas e conferenze di
san Vincenzo che operano
sull’area della carità, la celebrazione della tappa di unità
pastorale della redditio, gli
ormai collaudati percorsi di
preparazione al Matrimonio
e al sacramento della Cresima degli adulti, il cammino
della pastorale giovanile programmata e coordinata in comune, dalle attività dell’Oratorio al cammino dei giovani
ultradiciottenni, la processione mariana e il pellegrinaggio
diocesano a Roma di prossi-
ma realizzazione.
La Chiesa non è nostra, ma
di Dio. Ma nella sua dimensione storica può essere condizionata dalle nostre scelte umane.
È importante non smettere di
crescere a livello personale per
far crescere la comunità.
Si è aperto un tempo nuovo
per la Chiesa e per le nostre
comunità parrocchiali, un
tempo che si dovrà caratterizzare sempre di più per una spiritualità della comunione, per
una corresponsabilità laicale
più matura, per un cammino di
vita cristiana più attento a favorire l’incontro con Dio, le
ragioni della fede, la fraternità
concreta.
È un cammino che necessita
della passione, dell’amore,
della disponibilità di tutti noi
cristiani, preti, religiosi e laici,
e che ha come prospettiva irrinunciabile la trasmissione della fede alle nuove generazioni
Don Marco
lo Giovanni, ad accoglierla
nella loro vita.”
Molte sono le testimonianze di persone che sono
rimaste colpite dal loro incontro con la Croce: alcuni
si chiedono come due assi
di legno possano avere un
simile effetto sulla vita di
una persona; eppure, ovunque vada la Croce, la gente
chiede che ritorni. In questa
Croce, si vede la presenza e
l’amore di Dio. Attraverso
questa Croce, molti giovani
arrivano a comprendere meglio la Resurrezione e alcuni trovano il coraggio di
prendere decisioni sulla loro vita.
Uno dei “portageurs” canadesi ha detto: “Questa
Croce ha avuto un effetto
incredibile in tutte le nazioni che ha visitato. Me ne sono reso conto con particolare chiarezza durante la cerimonia in cui abbiamo ricevuto la Croce dagli Italiani:
erano estremamente commossi, piangevano per il dispiacere di doversene separare. Noi, dal canto nostro,
piangevamo per la felicità,
perché sapevamo di ricevere un simbolo potente che
avrebbe lasciato un segno
nel nostro paese”.
Mirafiori Sud
temi e dibattiti
Storia del Tibet
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Pechino 2008 - XXIX Olimpiadi estive
Oceani di Saggezza In gioco i diritti umani cinesi
Un popolo che da millenni lotta per la
propria identità nazionale e religiosa Saranno giochi spettacolari con risultati sportivi mondiali, ma
con l’amarezza di non veder trionfare la libertà di un popolo
Le prime notizie riguardanti il popolo Tibetano ci arrivano
dal lontano 700 a.C. quando alcune tribù si stanziarono nell'altopiano dell'Himalaya.
È il 127 a.C. quando viene costituito il primo regno tibetano
(data di partenza del calendario tibetano).
Il Buddismo nel 751 d.C. diventa religione ufficiale e la potenza del suo stato si espande fino nella vicina Cina con l’occupazione della Capitale cinese (Ch'ang-an, oggi Xian).
Tra il 824 d.C. - 1247 l'intero Impero tibetano collassa, anche
in seguito ad una guerra civile, frantumandosi in piccoli principati .
Tra il 1207 e il 1682 il Tibet vive il periodo del protettorato
Mongolo. Dopo averne subito l’invasione unitamente alla vicina Cina ne restano assoggettati per quattro secoli.
Nel 1377 in campo spirituale viene introdotto il dogma della
reincarnazione nella scelta del supremo capo spirituale, ancor
oggi praticata e nel 1578 Seunam Gyamtso maestro dell'imperatore mongolo riceve il titolo onorifico di "Oceano di Saggezza" ("Dalai Lama").
Nel 1720 i Manciù che dominano la Cina si intromettono nelle questioni tibetane e inviano truppe. Frequenti in quegli anni i
moti di ribellione a questa presenza scomoda regolarmente repressi dall’esercito dei Manciù.
È il 1757 quando gli inglesi assumono l'intero controllo della
penisola indiana Tibet compreso.
Quasi 100 anni dopo nel 1856 un trattato stabilisce i confini
tra Tibet e Nepal e l'accordo è stipulato dai cinesi per il Tibet e
dai britannici per il Nepal. I Manciù ottengono il controllo nominale sul Tibet. Nel 1865 i Tibetani riprendono possesso dei
territori perduti. Siamo alla storia contemporanea che ci accompagna ai giorni nostri.
Nel 1904 la Gran Bretagna spedisce forze militari indiane
Dopo 4 anni dalle ultime
olimpiadi estive siamo nuovamente pronti a celebrare il
rito sportivo per eccellenza.
Infatti a partire dall’8 agosto fino al 24 agosto si svolgeranno in Cina, nella città di
Pechino, le gare dei XXIX
giochi olimpici, terza volta
in Asia dopo Tokio 1964 e
Seul 1988, anche se, questa
volta e almeno per il moment,o questi giochi sono
circondati più da un interesse
politico e sociale che non da
quello sportivo, soprattutto
per quello che riguarda i rapporti della Cina con il Tibet e
il rispetto dei diritti umani da
parte di questa potenza mondiale.
Proviamo a dare qualche
informazione più sportiva
prima di tentare una breve
analisi dei fatti di cronaca
che stanno circondando
questi giochi in questo periodo.
Le discipline di Pechino
2008 sono quasi del tutto simili a quelle di Atene 2004.
Le discipline previste sono
28 e si disputeranno in 302
eventi. Per la prima volta
sarà presente la nuova disciplina ciclistica della BMX e
(segue a pag. 8) Lhasa capitale del Tibet: palazzo Potala
Campi Estivi 2008
Mettetevi in “campo” anche voi
Finalmente! Basta con la scuola ragazzi (a parte qualche
compitino estivo).
Adesso che pensate di fare? Dormire un po’ di più, uscire nel
pomeriggio a ciondolare ai giardinetti nell’attesa che passi
quella tipa o quel tipo che tanto vi piace? Tutto il giorno con
la testa tuffata nel videogioco ricevuto in dono per la promozione e le orecchie ostruite dalle cuffiette dell’I-Pod.
Bel programmino, davvero! E se vi proponessimo qualcosa
di diverso da fare per una settimana?
La “solita nuova” proposta che vi viene fatta dalle nostre
quattro parrocchie sono “I CAMPI ESTIVI”. Ci abbiamo
pensato tutto un anno per organizzare giornate serene che
vi coinvolgano, vi facciano stare sereni e vi facciano divertire.
Intanto per saperne di più cominciate a leggere nel riquadro
sottostante quale settimana è adatta per la vostra età; poi vedete anche dove si va: S. Michele di Prazzo in val Maira
(1555 metri d’altezza nelle montagne del Cuneese e a Soucheres Basses vicino a Pragelato, poi al mare e in Francia.
Vi servono altre informazioni? Dai fate uno sforzino. Prendete sottobraccio mamma o papà o meglio tutti e due (chi paga sennò?) e andate nella vostra parrocchia, chiedete agli
animatori, al parroco, ai vostri amici che negli anni passati
hanno fatto questa esperienza. Non lasciarti sfuggire una occasione unica nel suo genere, farai un’esperienza che non
scorderai negli anni.
Parola di chi di campi ne ha fatti tanti e … se potesse ci tornerebbe (ma non ce n’è per la mia età).
Mettetevi in Campo anche voi
Prazzo: Borgata Allemandi (Casalpina S. Luca)
CAMPI ESTIVI
DELL’UNITÀ PASTORALE 21
Periodo
Gruppo
Luogo
16 – 23 giugno
2a media
S. Michele di Prazzo
30 giu – 7 lugo
3a media
Soucheres Basses
7 – 13 luglio
3a Superiore
San Remo
14 – 20 luglio
2a Superiore
Soucheres Basses
14 – 20 luglio
1a Superiore
S. Michele di Prazzo
21 – 27 luglio
Giovani
Tamiè e Ardeche
Prazzo: Borgata Campiglione, ai piedi del Chersogno
le donne competeranno nei
3000 siepi. Sarà presente
inoltre la maratona di nuoto
per uomini e donne, 10 kilometri. Alcune gare di vela, di
nuoto e del torneo di calcio
saranno disputate in città cinesi diverse da Pechino,
mentre tutte le gare equestri
saranno svolte a Hong Kong.
La cerimonia di apertura
comincerà alle ore 8 e 08 di
sera del fuso orario cinese
cioè alle 12 e 08 da noi (ci sono 8 ore di differenza tra la
Pechino e l’Italia).
Il logo delle Olimpiadi di
Pechino è ufficialmente denominato Dancing Beijing.
Si tratta di un sigillo rosso
su cui campeggia l'ideogramma della parola jing (che significa "capitale") in bianco.
L'ideogramma è stilizzato in
modo da ricordare nella forma un danzatore o un atleta,
con le braccia aperte a simboleggiare la Cina che invita il
mondo a conoscere e a condividere la sua cultura.
Lo slogan coniato per i
Giochi Olimpici di Pechino è
“One World, One Dream”
(cioè “Un Mondo, Un Sogno”): vuole invitare ad unirsi allo spirito olimpico e a
costruire un futuro migliore
per l'umanità.
I primi problemi affrontati
dalla Cina durante l’organizzazione dei Giochi sono stati
legati principalmente a tre
grossi filoni: i difficili rapporti della Cina con diversi stati
mondiali, la questione del Tibet e l’inquinamento che opprime la città di Pechino.
Iniziando da quest’ultimo
la Cina si è trovata di fronte a
diverse defezioni di atleti,
soprattutto nella disciplina
della maratona (che si dovrebbe svolgere proprio nella capitale), a causa dei timori per i rischi legati al correre
in un ambiente urbano con
un tasso di inquinamento
molto elevato. Per tentare di
far fronte a questo problema
il governo di Pechino ha varato diverse norme che limitano l’uso e l’acquisto di automobili inquinanti.
In seconda battuta i rapporti diplomatici tesi con diversi paesi hanno reso molto
complicato per il comitato
olimpico organizzare il viaggio della fiaccola olimpica,
tanto da arrivare a scartare
alcuni paesi dal suo tragitto.
Il viaggio stesso della
fiaccola è divenuto una volta iniziato il punto di sfogo
delle proteste anti Cina, so-
Pragelato: la casalpina in frazione Soucheres Basses da due viste diverse
Logo delle Olimpiadi
prattutto per quello che riguarda la questione tibetana, iniziando proprio dalla
cerimonia di accensione
della fiaccola, teatro di proteste e manifestazioni. Dal
1950 la Cina ha infatti invaso militarmente il confinante stato tibetano e lo ha reso
una sua provincia, formalmente autonoma, ma di fatto in tutto assoggettata al
potere centrale di Pechino.
L’allora capo spirituale e
temporale del Tibet, il XIV
Dalai Lama Tenzin Gyatso,
fu costretto all’esilio in India, stato dal quale tuttora
esercita la sua influenza nel
tentativo di rendere nuovamente libero il Tibet o almeno realmente autonomo dal
dominio cinese.
L’eco delle proteste contro
il governo cinese è stato
molto forte soprattutto quando in concomitanza con l’inizio del viaggio della fiaccola olimpica vi è stata una
violenta repressione delle
manifestazioni anti Cina in
Tibet, violenze in cui molti
monaci Buddisti, a capo delle proteste, sono stati uccisi
o incarcerati, facendo perdere di fatto loro notizie.
I vari movimenti pro Tibet
si sono attivati, cercando di
boicottare il viaggio della
torcia, soprattutto nell’ottica
di dare visibilità alla questione tibetana, in particolare per
la forte censura interna che il
governo di Pechino pratica
occultando qualsiasi notizia
relativa a queste proteste su
tutti i canali di informazione
interni al paese: significativa
e simbolica è stata la trasmissione in ritardo di qualche
minuto della cerimonia di accensione della fiaccola, in
modo da permettere ai censori Cinesi di nascondere le
immagini di eventuali proteste che si sono di fatto manifestate, ma che non sono mai
andate in onda sulle televisioni cinesi, a differenza di
tutto il resto del mondo.
Si è arrivati anche a proporre il boicottaggio stesso
dei Giochi Olimpici ma questa proposta non ha mai preso piede, soprattutto per gli
Mauro G.
(segue a pag. 6)