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AI RESOCONTI
in data 23 giugno 2006, ed erano in
escursione in bicicletta a La Digue, transitava un camion a forte velocità provocando la caduta dalla bicicletta in sosta
con il bimbo seduto nel seggiolino posteriore il quale sbalzato a terra veniva
calpestato dalla ruota posteriore dell’automezzo;
il soccorso immediato dei genitori al
figlio Federico privo di conoscenza ed il
trasporto con lo stesso camion che ha
causato l’incidente all’ospedale di La. Digue e successivamente in elicottero all’ospedale di Mahe non evitarono la tragica morte del piccolo Federico;
i due coniugi hanno incontrato difficoltà per il trasporto della Salma in
Italia –;
se il console italiano sia stato messo
a conoscenza della vicenda e, in caso
affermativo, quale tipo di assistenza abbia
prestato alla coppia;
quali siano le disposizioni che il Ministero impartisce in casi similari. (4-00561)
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AMBIENTE
E TUTELA DEL TERRITORIO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’ambiente e della tutela del
territorio, il Ministro delle infrastrutture,
per sapere – premesso che:
lo sfruttamento delle cave di marmo
di Covelano, nella Val Venosta, è affidato
ad imprese concessionarie dell’esercizio
delle cave marmifere;
un anno fa, la Tiroler Marmorwerker
srl di Laces ha ottenuto l’autorizzazione,
da parte della Provincia autonoma di Bolzano, per la coltivazione della cava di
marmo denominata « Cava di marmo Covelano », dopo aver fatto vari ricorsi al
TAR per omissione di gare d’appalto per i
diritti di coltivazione delle cave;
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mentre la Lasa Marmo spa, storica
impresa concessionaria dei contratti per
l’esercizio delle cave marmifere, utilizza la
tradizionale funicolare, circa un anno fa, è
stata concessa, da parte del Consorzio del
Parco Nazionale dello Stelvio, l’autorizzazione per l’uso provvisorio e limitato della
strada forestale nel C.C. di Monte Tramontana per il trasporto dei blocchi di
marmo dalla cava di Covelano a valle;
nell’atto di autorizzazione per l’uso
provvisorio della strada forestale nel C.C. di
Monte Tramontana finalizzato al trasporto
dei blocchi di marmo è espressamente indicato, nelle premesse, che « tale sistema di
trasporto ha carattere provvisorio, sino alla
individuazione di una diversa soluzione, comune alle cave di Silandro e Lasa, che
preveda il potenziamento delle infrastrutture sino ad ora utilizzate o la costruzione
di nuova funivia »;
nonostante l’autorizzazione sia stata
concessa a titolo provvisorio pare, però,
che la Tiroler Marmorwerker srl abbia già
presentato richiesta per poter continuare
il trasporto su strada;
tra le finalità del Parco Nazionale
dello Stelvio vi sono la protezione della
natura e la tutela del paesaggio e, contrariamente, il transito su strada di mezzi
pesanti adibiti al trasporto del marmo
causa immense nuvole di polvere e inquinamento dell’ambiente circostante –:
se i Ministri interpellati siano informati della situazione e delle eventuali
richieste di proroga dell’autorizzazione
per l’uso della strada forestale nel C.C di
Monte Tramontana per il trasporto dei
blocchi di marmo;
se il Ministro delle infrastrutture non
ritenga doveroso intervenire, per quanto di
sua competenza e in rapporto con la
Provincia Autonoma di Bolzano, affinché
si trovi finalmente una soluzione definitiva
per il trasporto a valle del marmo con una
funicolare modernizzata oppure con una
nuova funivia che possa essere utilizzata
in comune dalle tre ditte escavatrici al fine
di scongiurare l’ipotesi che, nelle more
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degli interventi di ammodernamento, una
situazione temporanea possa diventare, col
tempo, definitiva;
Amministrazioni locali siano riuscite a
risolverne i problemi che assumono sempre più i connotati della drammaticità;
quali siano le valutazioni del Ministro
dell’ambiente in ordine alle ripercussioni
che il transito dei mezzi pesanti sulla strada
forestale nel C.C. di Monte Tramontana per
il trasporto del marmo ha sull’ambiente
circostante, tenuto conto, in particolare,
che si tratta di una zona compresa nel
Parco Nazionale dello Stelvio.
la salute del cittadino è tutelata dalla
nostra Costituzione e che la situazione del
quartiere Fondo Fucile, come emerge dal
dossier succitato, evidenzia rischi gravissimi per la salute stessa delle famiglie
residenti –:
(2-00067)
« Boato, Francescato ».
Interrogazioni a risposta scritta:
NUCARA. — Al Ministro dell’ambiente e
della tutela del territorio. — Per sapere –
premesso che:
un numeroso gruppo di cittadini
della città di Messina, circa 140 nuclei
familiari, risultano essere residenti nel
quartiere di Fondo Fucile, le cui fatiscenti
abitazioni sono in gran parte costruite con
materiali cancerogeni come l’amianto e
con pessimi servizi igienici (fogne a cielo
aperto);
tali condizioni abitative sono state denunciate con una petizione e un dossier
inviati al Sindaco della città, al Presidente
dell’Istituto Autonomo delle Case Popolari,
all’Assessore al Risanamento ed all’A.U.S.L.
competente;
un dossier sull’emergenza amianto e
sui rischi incombenti per la salute è stato
inviato al Ministro dell’Ambiente ed alla
Compagnia dei Carabinieri per la Tutela
Ambientale di Roma, Palermo e Catania e
che del dossier stesso, oltre ad alcune foto
che documentano in maniera inequivocabile il degrado del quartiere Fondo Fucile,
sono parte integrante una relazione tecnica che denuncia lo stato di pericolosità
dell’amianto che funge da copertura alle
baracche ed una relazione sul degrado
sociale e sulle difficili condizioni di vita;
nel quartiere di Fondo Fucile queste
fatiscenti strutture adibite ad abitazione
esistono da oltre 60 anni, senza che le
se il Ministro dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio abbia predisposto atti
finalizzati ad un intervento risolutivo per
i gravi problemi del quartiere di Fondo
Fucile del Comune di Messina;
se intenda disporre una ispezione
immediata per verificare lo stato di pericolosità delle lastre di amianto-eternit presenti nella baraccopoli;
se in considerazione della incapacità
a risolvere un problema cosı̀ drammatico,
non ritenga necessario che si proceda alla
eventuale individuazione di un Commissario ad acta per il risanamento di Fondo
Fucile a Messina.
(4-00555)
CAMILLO PIAZZA. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio. —
Per sapere – premesso che:
dopo due anni di negoziati, lo scorso
4 luglio il Parlamento europeo ha approvato una
direttiva volta a garantire, entro il 2008, l’attuazione in tutta Europa di
sistemi per la raccolta di batterie e accumulatori che, ad oggi, sono applicati solamente in sei Stati membri;
la Direttiva contiene disposizioni precise sulla raccolta differenziata, vieta il
commercio di pile inquinanti e fissa rigorosi limiti al contenuto in cadmio e mercurio, prevede l’introduzione, da parte dei
produttori, di sistemi per il trattamento ed
il riciclaggio dei rifiuti di pile ed accumulatori, impone agli stati di informare i
consumatori attraverso etichette sui prodotti, istruzioni e campagne di informazione;
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ogni anno, circa 800.000 tonnellate di
batterie per auto, 190.000 tonnellate di
batterie industriali c 160.000 tonnellate di
pile portatili (di cui 30 per cento ricaricabili) vengono immesse sul mercato nei
paesi europei, e se durante l’utilizzo, non
sono particolarmente nocive per l’ambiente o la salute umana, quando le pile si
esauriscono il loro contenuto in mercurio,
piombo e cadmio comporta altissimi rischi;
nel 2002, nei paesi dell’Ue a 15, quasi
la metà di tutte le batterie vendute è stata
smaltita in inceneritori o in discariche;
le principali disposizioni contenute
nella direttiva prevedono obiettivi per la
raccolta di pile portatili, divieto di smaltimento delle batterie industriali e automobilistiche in discariche o inceneritori,
requisiti minimi di riciclaggio per tutte le
batterie raccolte, requisiti minimi per i
piani nazionali di raccolta e riciclaggio e
assunzione di responsabilità da parte dei
produttori/importatori per la gestione di
tutte le pile una volta allo stato di rifiuti;
attualmente in Europa, solo Austria,
Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e
Svezia e, parzialmente l’Italia dispongono
di un sistema nazionale di raccolta di tutti
i tipi di batterie usate destinate al riciclaggio, nelle altre nazioni la raccolta, il
trattamento e il riciclaggio delle pile usate
sono frammentari;
gli Stati membri dovranno poi adottare le misure necessarie affinché le pile e
gli accumulatori che non soddisfano i
requisiti stabiliti dalla direttiva non siano
immessi sul mercato o siano ritirati dallo
stesso, e potranno, inoltre, ricorrere a
strumenti economici per promuovere la
raccolta dei rifiuti di pile e accumulatori
o per incentivare l’uso di prodotti contenenti meno sostanze inquinanti, « adottando ad esempio aliquote di imposta differenziata ». In tal caso, tuttavia, dovranno
notificare alla Commissione le misure relative all’attuazione di tali strumenti;
la direttiva contiene indicazioni anche per i sistemi di raccolta che dovranno
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essere adeguatamente predisposti per gli
utilizzatori finali in luoghi facilmente accessibili e non comportare né oneri aggiuntivi, né obbligo di acquisto di nuove
pile o nuovi accumulatori, e che impongano ai distributori di recuperare gratuitamente i rifiuti indipendentemente dalla
composizione chimica e dall’origine;
le stesse indicazioni valgono per i
produttori di batterie e accumulatori per
autoveicoli che dovranno introdurre sistemi di raccolta presso gli utilizzatori
finali o in punti di raccolta agevolmente
accessibili nelle vicinanze. È poi precisato
che, in caso di prodotti destinati a autoveicoli ad uso privato non commerciale,
tali sistemi non devono comportare oneri
per gli utilizzatori finali nel momento in
cui si disfano dei rifiuti, né l’obbligo di
acquistare nuove batterie o nuovi accumulatori;
entro tre anni dall’entrata in vigore
della, direttiva, ogni stato dovrà assicurarsi
che i produttori abbiano introdotto sistemi
per il trattamento e il riciclaggio dei rifiuti
di pile e accumulatori « basati sulle migliori tecniche disponibili, in termini di
tutela della salute e dell’ambiente ». Saranno inoltre tenuti a garantire che tutte
le pile e gli accumulatori individuabili e
raccolti a norma siano sottoposti a trattamento e riciclaggio con sistemi che siano
conformi, come minimo, alla normativa
comunitaria, in particolare per quanto
riguarda la salute, la sicurezza e la gestione dei rifiuti;
gli Stati membri saranno anche tenuti a promuovere lo sviluppo di nuove
tecnologie di riciclaggio e di trattamento,
nonché la ricerca di metodi di riciclaggio
ecocompatibili e con un buon rapporto
costi/efficacia per tutti i tipi di pile e di
accumulatori, nonché lo sviluppo e la
commercializzazione di pile e accumulatori contenenti minori quantità di sostanze
pericolose o contenenti sostanze meno
inquinanti, in particolare in sostituzione
del mercurio, del cadmio e del piombo;
entro sei anni dall’entrata in vigore
della direttiva, gli Stati membri saranno
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tenuti a conseguire un tasso di raccolta
pari ad almeno il 25 per cento, tasso che
4 anni dopo dovrà raggiungere il 45 per
cento –:
quali iniziative il Governo intenda
intraprendere per giungere alle scadenze
previste dalla direttiva, senza inadempienze e con il raggiungimento di tutti gli
obiettivi richiesti.
(4-00558)
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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta orale:
SMERIGLIO e CANNAVÒ. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per
sapere, premesso che:
il recupero e riuso dell’Istituto Angelo
Mai del rione Monti a Roma vede il
positivo avanzamento del processo di progettazione partecipata degli spazi destinati
agli abitanti del territorio e che l’acquisizione definitiva del complesso Angelo Mai
al patrimonio immobiliare del Comune di
Roma consentirà di procedere più speditamente al suo recupero;
l’attività di alcune associazioni del
territorio, tra cui la Rete Sociale Monti,
attraverso una funzionale interlocuzione
con le istituzioni, ha evitato la cartolarizzazione di un edificio storico sito nel
primo rione del Municipio I di Roma e ne
ha favorito l’acquisizione da parte del
Comune di Roma perché venisse destinato
ad attività di carattere culturale e sociale;
l’ex-Istituto, è stato destinato ad ospitare, dopo lo svolgimento di lunghi e
complessi lavori di ristrutturazione, la
sede della scuola statale media inferiore
« E.Q. Visconti » detta « Viscontino », che
attualmente risiede nello stabile di via IV
Novembre;
nel corso di questi anni alcune associazioni, tra cui la Rete Sociale Monti, si
sono fatte carico di tentare un processo di
progettazione partecipata degli spazi che
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ospiteranno le attività alle quali sono maggiormente interessati gli abitanti del rione;
dal novembre 2004 la struttura è
occupata e gestita da una associazione che
ne ha fatto un centro socio-culturale di
rilevanza nazionale, le cui attività hanno
visto la partecipazione e l’impegno di moltissimi nomi eccellenti della cultura. Tale
progetto ha di fatto dato vita all’esperienza
di gestione partecipata dello spazio mettendolo a disposizione del rione e dei
cittadini, favorendo (anche attraverso
l’ospitalità all’Associazione Rione Monti –
una delle più antiche realtà associative
romane –, sfrattata dalla sua sede storica
nella piazza del rione) la conservazione
del tessuto identitario territoriale in una
zona in cui da un decennio si assiste al
progressivo allontanamento dei residenti
originari e delle loro attività artigianali;
le particolari condizioni urbanistiche
della zona nel caso di trasferimento della
scuola statale media inferiore che conta
quasi seicento alunni non permetterebbero
un transito agevole ai veicoli durante l’orario di apertura e quello di chiusura, cosı̀
come aveva già messo in evidenza la
consulta per la viabilità del Rione Monti;
i sotterranei dell’edificio costituiscano spazi d’interesse archeologico e architettonico le cui strutture conservano
livelli di pavimentazione riferibili alla presenza originaria della domus e alle sue
fonti di approvvigionamento idrico attraverso pozzi visibili nella lunga galleria
scavata nel blocco di tufo sottostante all’edificio e i cui utilizzi, dal medioevo
all’età contemporanea, sono stati molteplici, dalla via di fuga al rifugio per gli
ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale;
nei pressi della zona del rione Monti
sono presenti alcuni plessi scolastici sotto
utilizzati come l’istituto « Margherita di
Savoia », l’istituto « Vittorino da Feltre » e,
in Corso Vittorio, una delle succursali
dell’istituto Professionale « Carlo Cattaneo » che potrebbero garantire un utilizzo
delle strutture pubbliche pieno e più ade-