Snater informa N° 213

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Snater informa N° 213
Venezia,05 Febbraio 2009
Telecom Italia apre uno sportello per città grazie alla denuncia del veronese
Vittorio Bottoli
Telecom Italia dovrà aprire in ogni città uno sportello dedicato agli utenti, grazie alla denuncia del veronese Vittorio
Bottoli, difensore civico regionale. A obbligare il colosso nazionale dei telefoni a confrontarsi direttamente con gli
abbonati, sino a oggi affidati esclusivamente al servizio 187 - come annuncia una nota del difensore civico regionale
veneto, è l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che ha accolto centinaia di migliaia di istanze filtrate dai
difensori civici e dalla polizia postale. L’annuncio di quella che viene definita una piccola-grande rivoluzione nei
rapporti tra Telecom e utenti sarà ufficializzato lunedì a Verona dal difensore civico del Veneto Vittorio Bottoli. Il
professionista veronese aveva denunciato i problemi sorti tra Telecom e cittadini alla Procura della Repubblica e
all’autorità di garanzia delle comunicazioni arrivando a prospettare anche nei confronti della grande azienda il reato di
associazione a delinquere. «Un ufficio per gli utenti è obbligo di legge - dice Bottoli - la Telecom ha sempre negato
questa necessità, sostenendo che bastasse il 187 del quale tuttavia è noto il disservizio». In una lettera inviata dal capo
di gabinetto dell’Autorità, Guido Stazi, al difensore civico della Regione Veneto, Vittorio Bottoli, si risale
all’origine della misura. Stazi spiega che, «nell’ambito della procedura con cui Telecom Italia ha assunto una serie di
impegni con l’Autorità diretti a rendere aperto e non discriminatorio nei confronti dei concorrenti l’accesso alla propria
rete, l’Agcom (con la delibera n. 719/08/cons dello scorso 11 dicembre) ha infatti chiesto e ottenuto una serie di
impegni vincolanti a tutela dell’utenza, riportati, precisamente, nei punti 67 e 74». Si tratta di «misure atte a
deflazionare il contenzioso con gli utenti»: in questo senso, si legge, «Telecom Italia dovrebbe semplificare le
procedure attualmente in vigore, anche predisponendo - mediante le opportune modifiche di tipo organizzativo
- uno sportello unico al quale possano rivolgersi gli utenti per i problemi sopra evidenziati». Quindi, conclude
Stazi, «ciò permetterà di dare soddisfazione alle numerose istanze che riceviamo» con «l’istituzione di una sorta di
sportello unico da parte di Telecom Italia» che avviene «non per via autoritativa - non ne avevamo i poteri - ma
negli impegni volontari assunti da Telecom e resi vincolanti dalla nostra accettazione».
Verona.Tratto da: http://www.larena.it/stories/Home/133610/
La privacy nelle email dei dipendenti e la "Legge Nokia": Nokia vorrebbe far
approvare una legge che permetta ai datori di lavoro di spiare legalmente le email dei
dipendenti.
Nokia, il gigante della telefonia, è un elemento di vanto per il suo Paese, ma l'orgoglio conta fino a un certo punto. Ciò che più
conta, probabilmente, che la presenza stessa di Nokia - la quale dà lavoro a 16.000 persone nella sola Finlandia - genera circa 1,3
miliardi di euro di tasse. Non è un dato da sottovalutare: pare infatti che l'azienda si stia servendo di tutto il proprio peso per
far approvare una legge evidentemente lesiva della privacy e incostituzionale secondo il parere di tutti gli esperti consultati. Il
contenuto della cosiddetta "Legge Nokia" è presto detto: consentire ai datori di lavoro di spiare legalmente la posta elettronica dei
dipendenti - non direttamente il testo, ma i log relativi ai singoli messaggi contenenti mittente, destinatario, ora e dimensione
degli allegati - qualora ci sia il sospetto (attenzione: non le prove, ma il sospetto) che questi stiano commerciando in segreti
industriali. Curioso come la proposta non si fermi a chiedersi perché mai un dipendente dovrebbe comunicare a terzi i segreti
industriali della compagnia per cui lavora tramite l'email aziendale, ma questi sono cavilli. Non è un caso che Nokia sia
interessata a far approvare un provvedimento del genere: per ben due volte, nel 2001 e nel 2005, è stata scoperta mentre metteva
il naso tra i messaggi di posta dei suoi stessi dipendenti. È chiaro dunque che ora è diventata una sorvegliata speciale, ed è
altrettanto chiaro che per continuare a fare quello che vuole Nokia ha bisogno di un appiglio legale. Per l'approvazione della legge
è stato chiesto il parere del Comitato parlamentare che giudica la costituzionalità delle proposte, il quale a sua volta ha consultato
otto esperti. Tutti costoro si sono trovati concordi nel dichiarare incostituzionale la "legge Nokia". E dunque il Comitato l'ha
giudicata costituzionale. A discolpa del Comitato bisogna dire che esso stesso ha proposto di porre dei paletti: il controllo dei log
deve essere l'ultima risorsa utilizzabile dopo che sono già state tentate infruttuosamente tutte le altre strade; dev'essere chiarito
esplicitamente che cosa si intenda con "uso non autorizzato" dell'email aziendale; le regole di sorveglianza devono essere accettate
dai dipendenti e comunicate all'equivalente finlandese del Garante per la Privacy. Nonostante i correttivi, la "legge Nokia" sembra
tutto fuorché un'extrema ratio per salvaguardare i segreti industriali. Tantopiù che - secondo un giornale finlandese - l'azienda
avrebbe fatto delle pressioni piuttosto pesanti per ottenere l'approvazione. L'agenzia di stampa Afp, che riporta la notizia, fa
sapere che secondo l'Helsingin Sanomat Nokia avrebbe minacciato di lasciare la Finlandia se la sua legge non fosse approvata.
Immediata naturalmente la replica di Nokia, la quale ha smentito categoricamente la voce e l'ha attribuita alla volontà del
giornale di innescare una polemica basata su errori e fraintendimenti. All'azienda ha fatto eco il primo ministro Matti Vanhanen,
il quale ha negato ogni pressione e ha spiegato che il potere politico sta valutando la proposta in piena autonomia.
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