Termini di riferimento per la missione di valutazione esterna finale di
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Termini di riferimento per la missione di valutazione esterna finale di
Termini di riferimento per la missione di valutazione esterna finale di un progetto nel settore informale della formazione tecnica e professionale Titolo del Progetto : « Un Pont Partagé vers l’Innovation: DCI-EDUC/2011/260-814 » 1. Descrizione del progetto e contesto Il VIS - Volontariato Internazionale per lo sviluppo - è un’Organizzazione Non Governativa (ONG) a scopo non lucrativo che si occupa della solidarietà e la cooperazione internazionale, un'agenzia per l'educazione che agisce in favore dei giovani più svantaggiati. Abbiamo ricevuto l'accreditamento per il Ministero degli affari esteri italiano, secondo la legge n.49 di1987, nel 1991, per la realizzazione di progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo. Siamo sostenuti dal CNOS - Centro Nazionale Opere Salesiane. Nel 2009 abbiamo ottenuto la concessione da parte del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, ECOSOC, dello statuto consultivo speciale, ottenendo così la possibilità di partecipare a Commissioni, Gruppi di Lavoro ed al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite che prevedono un meccanismo di monitoraggio universale che riguarda tutti gli Stati. Nei paesi meno sviluppati economicamente, operiamo soprattutto nel settore dell’educazione e della formazione, attraverso programmi di cooperazione internazionale con un approccio integrato. Crediamo che sia fondamentale ed ci impegniamo a: • promuovere i diritti umani, in particolare i diritti dei bambini, degli adolescenti e delle donne ; • educare, istruire e sostenere bambini, adolescenti e giovani a rischio di esclusione sociale, accogliere e riabilitare bambini di strada, bambini ex-soldati, orfani, minori abusati; • garantire la formazione professionale, l'accesso all'impiego ed il reinserimento sociale dei giovani; • favorire lo sviluppo delle comunità locali affinché possano e sostenere le realtà educative presenti sul territorio, attraverso la formazione di educatori locali e lo sviluppo dello spirito di impresa da parte di giovani e donne; • assicurare un sviluppo sostenibile, e eco-compatibile, in particolare attraverso la valorizzazione della biodiversità e delle risorse locali. Un impegno per il VIS che dura da più di venti anni grazie ai 350 volontari a lungo termine che hanno collaborato e continuano di collaborare con noi. Il VIS è presente in Burundi dal 2001 e sostiene lo sviluppo dell'insegnamento e della formazione tecnica e professionale dal 2005. Anche l’Etiopia costituisce un paese in cui il VIS è impegnato da molto tempo nell’ambito della formazione professionale e nel recupero dei ragazzi e giovani a rischio di esclusione sociale. 1 Il programma triennale 2011-2014 ha previsto un progetto nel settore dell'insegnamento e formazione tecnica e professionale destinata agli artigiani del settore informale dei 7 comuni della municipalità di Bujumbura (Buterere, Cibitoke, Kinama, Kamenge, Ngagara, Bwiza e Buyenzi, ed in 5 città dell’Etiopia (Addis Abeba, Makallè, Dilla, Gambella, Adwa). Esso aveva l’obiettivo specifico di " Migliorare l’accesso al lavoro, la produttività e le capacità di generazione di reddito dei lavoratori del settore dell'economia informale attraverso modelli flessibili ed innovativi di perfezionamento professionale e la promozione di un quadro duraturo di partnership pubblica-privata tra gli attori dell'economia informale ed il sistema formale della formazione e del perfezionamento professionale." Il Progetto è stato finanziato dall'Unione Europea su un periodo di tre anni. La presente valutazione risulta dalla doppia esigenza del finanziatore e della politica interna dei partner del progetto. 1.1 Contesto burundese nel settore informale dell’economia del paese Da una quarantina di anni, le crisi economiche che hanno colpito periodicamente i paesi in sviluppo, e quelli dell'Africa subsahariana in particolare, hanno indotto la comparsa forme di lavoro atipico nel mondo del lavoro. Infatti, dagli anni ‘70, si sono moltiplicati in questi paesi i lavoratori indipendenti e i lavoratori senza contratto legalmente riconosciuto Il boom demografico tra gli anni ‘50 e ‘80 ha raggiunto tassi annui del 10% contro un tasso di incremento degli impieghi offerti nel settore formale limitato al 2%. In queste condizioni, le domande di impiego sono apparse superiori alle offerte di lavoro e sono state alla base dello sviluppo della disoccupazione nel contesto semi-urbano, pertanto l’inserimento nel settore informale ha costituito una questione di sopravvivenza piuttosto che di libera scelta. Il settore informale accoglie dunque quelle persone economicamente escluse del settore formale, perché i governi hanno sempre investito e sostenuto solo quest’ultimo settore. A questo, infatti, sono state indirizzate le norme e gli interventi di aggiornamento e miglioramento delle competenze. A livello legislativo, almeno finché le attività del settore informale non avevano raggiunto le dimensioni attuali in termini di occupazione dei lavoratori e contributo al PIL, i governi, gli economisti della Banca Mondiale, dell’ FMI e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro consideravano questo settore basato sull’illegalità ritenevano che gli attori del settore avrebbero dovuto essere scoraggiati o spinti ad effettuare una mutazione verso il settore formale. Oggi si è concordi sul fatto che molte responsabilità sono attribuibili allo Stato e che la sua incapacità di rispondere ai bisogni fondamentali della popolazione nel campo del lavoro, della salute, dell’alloggio e dell’educazione sono all’origine dell’enorme sviluppo del settore informale. Oggi i governi, le istituzioni finanziarie, internazionali e nazionali, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro seguono con attenzione il fenomeno e cercano i mezzi per migliorare le condizioni di lavoro nel settore. Il Burundi non è sfuggito a questo fenomeno e le situazioni osservate nella città di Bujumbura mostrano un'evoluzione simile ed in particolare nei sette comuni scelti dal progetto. I dati stimati attraverso le inchieste sulle famiglie da parte dell’Istituto di Statistica e degli Studi 2 Economici del Burundi "ISTEEBU", rilevano un coinvolgimento di circa il 15% della popolazione attiva (3.500.000 persone). Le donne e gli uomini che lavorano nell'economia informale sarebbero circa 525.000 lavoratori. Le riforme della funzione pubblica, ed in particolare la politica del PAS, la crisi del settore privato dovuto al fallimento di tante imprese, la debolezza del sistema imprenditoriale dovuta alla mancanza di capacità della popolazione, l’assenza di una politica di sostegno alle piccole e medie imprese, il ritardo tecnologico, la mancanza di risparmio e di circolazione del denaro sono le cause principali che hanno provocato la diminuzione della possibilità di creazione di nuovi posti di lavoro nel settore “formale” sia per la mano d’opera specializzata, sia per i tecnici e le persone laureate che hanno trovato un lavoro nel settore informale. L'insufficienza dell'offerta di formazione tecnica e professionale, ma soprattutto il basso livello della sua qualità nelle strutture esistenti, ha spinto i giovani egli adulti non scolarizzati o esclusi dalla scuola (nati nei comuni coinvolti nello studio o ivi trasferitisi a causa dell'esodo rurale) a seguire degli apprendistati sul lavoro per tentare la loro integrazione nell'economia informale, imparando un mestiere giorno dopo giorno. Il progetto vuole mettere in moto un sistema di formazione tecnica e professionale fondata sulla soddisfazione dei bisogni dei lavoratori del settore informale per migliorare il loro accesso al lavoro, la produttività e la loro capacità di generare redditi sufficienti. La strategia adottata per raggiungere questo obiettivo è la creazione di un quadro duraturo di partnership pubblicoprivato in seno al sistema della formazione professionale. Nel caso del Burundi, la problematica più rilevante riguarda il deficit di competenze, sia per i laureati implicati nella formazione professionale sia per gli apprendisti che hanno appreso sul campo il loro mestiere, rispetto ai bisogni ricercati dal mercato del lavoro, conseguenza di: • l'inadeguatezza della formazione e del lavoro; • l'introduzione delle conoscenze tecniche e tecnologie legate allo sviluppo di settori innovativi; • l'ammodernamento dei mezzi di produzione. 1.2 Contesto etiope nel settore informale dell’economia del paese Il settore informale in Etiopia comprende il 90% di tutto il mercato del lavoro e solamente lo 0,1% dei lavoratori che lo compongono ha acquisito le proprie competenze attraverso percorsi educativi formali. Si tratta in particolare del settore agricolo, con la maggior parte della popolazione nelle aree rurali del Paese in situazione di auto-impiego, con una formazione e acquisizione delle competenze, tramite scambio di pratiche tradizionali, nelle famiglie e comunità di appartenenza. Il divario tra il settore informale e quello formale della formazione professionale è dovuto a diversi livelli di problemi : - bassa capacità di incontro tra domanda e offerta di mercato, soprattutto in termini di abilità/conoscenze richieste sul mercato e mancanza di approcci dedicati ai bisogni dei lavoratori informali (approcci non flessibili, non basati sulle competenze, non orientati a domanda/offerta del mercato); - scarso accesso al sistema formale di formazione professionale da parte dei lavoratori informali (Walther, UNESCO, 2012); 3 - - - - - - mancanza di strumenti che facilitino l’accesso dei lavoratori informali ai meccanismi di certificazione delle competenze (valutazioni insufficienti e scarso riconoscimento previo delle competenze); ambiente non favorevole a supportare l’imprenditorialità, l’auto-impiego e le attività generatrici di reddito di organizzazioni della società civile, associazioni locali e organizzazioni comunitarie di base; ostacoli che non permettono al settore informale di essere il motore di una crescita economica che sia inclusiva (difficoltà di una formalizzazione delle piccole medie imprese, sistema creditizio rigido, eccessivo e inaccessibile costo di uno start-up di impresa, mancanza di strumenti, informazioni e analisi del mercato); povero ed inefficace sviluppo delle capacità di : o attori istituzionali nel definire schemi differenziati ad integrazione dei lavoratori informali; o organizzazioni civili di base di partecipare attivamente alla definizione di politiche e strategie per l’inclusione dei bisogni dei lavoratori informali in politiche intrasettoriali; scarsa affidabilità degli strumenti di monitoraggio e valutazione dei bisogni del mercato informale e dei beneficiari e dell’impatto del sistema di formazione professionale formale su di essi; scarsa partecipazione alla definizione, implementazione, monitoraggio e valutazione di programmi di protezione sociale affini e legati al mondo del lavoro informale. 1.3 Partners Il VIS conduce questo progetto in partenariato con la “Cité des jeunes” di Don Bosco a Buterere, l’ONG locale ADISCO, il Ministero dell'educazione attraverso la Direzione Generale dell'insegnamento tecnico e la formazione professionale, l'Associazione degli imprenditori del Burundi, I Salesiani di Don Bosco in Etiopia. 1.4 Descrizione succinta del progetto Obiettivo specifico : Migliorare l'accesso al lavoro, la produttività e le capacità di generare redito da parte dei lavoratori del settore dell'economia informale attraverso modelli flessibili ed innovativi di perfezionamento professionale. Si vuole altresì promuovere un quadro duraturo di partnership pubblico-privato tra gli attori dell'economia informale ed il sistema formale della formazione e del perfezionamento professionale. Primo pilastro: Analisi del mercato di lavoro locale e sviluppo dei modelli innovativi ed intersettoriali di perfezionamento professionale. Risultato A : La raccolta dei dati e l’analisi statistica del mercato del lavoro e della situazione dei lavoratori nel settore informale sarà migliorata. 4 Risultato B: La metodologia, gli approcci ed i processi di riconoscimento delle competenze acquisite nel lavoro e dei bisogni del settore informale sono sviluppati in seno al sistema formale di formazione professionale. Risultato C: Delle attività di formazione flessibile che possano rispondere ai bisogni del mercato di lavoro, tanto formale che informale, sono realizzate. Secondo pilastro : Sviluppo di relazioni, di meccanismi durevoli e di piattaforme transnazionali, in vista del miglioramento delle relazioni tra i “sistemi formali di formazione e di perfezionamento professionale” ed il settore economico informale al livello della regione. Risultato D: Alcuni legami tra i principali attori del settore economico informale, le istituzioni pubbliche della formazione professionale ed i responsabili politici sono rinforzati e sostenuti in vista della concezione di approcci flessibili di formazione riguardanti il mercato informale realizzati a livello nazionale e transnazionale. Risultato E: Una rete di partenariato fatta di acquisizione di conoscenze, di scambio di esperienze e di buone pratiche tra le strutture di formazione professionale ed i principali attori per rispondere ai bisogni del lavoratore del settore informale, è stata migliorata. Terzo pilastro : Sostegno all'imprenditorialità, al miglioramento della produttività, della qualità dei prodotti, all'emergenza di un livello alto di auto-impiego ed alla creazione di attività generatrici di reddito. Risultato F: L'imprenditorialità, la produttività e la qualità del lavoro sono sostenuti attraverso lo sviluppo di servizi ad hoc offerti ai lavoratori del settore informale. Risultato G: Il rafforzamento delle capacità dei gruppi scelti in vista del miglioramento delle attività di auto-impiego e di micro-imprese è realizzato. 2. Obiettivi della valutazione La valutazione riguarda il progetto "Un Ponte condiviso verso l'innovazione: DCIEDUC/2011/260-814" finanziato dall’ UE attraverso il suo obiettivo specifico: “Migliorare l'accesso al lavoro, la produttività e le capacità di generazione di reddito dei lavoratori del settore dell'economia informale attraverso modelli flessibili ed innovativi di perfezionamento professionale e la promozione di un quadro durevole di partenariato pubblico-privato tra gli attori dell'economia informale ed il sistema formale della formazione e di perfezionamento professionale. La valutazione deve rendere conto del raggiungimento dell'obiettivo specifico, mediante il conseguimento dei risultati pianificati. Per fare questo, l’esperto fornirà all'organizzazione ed ai nostri partner informazioni sufficienti concernente i seguenti criteri: • • La strategia è adeguata ai bisogni dei beneficiari? In quale misura gli obiettivi e le azioni del progetto rispondono correttamente ai problemi identificati o ai bisogni 5 Pertinenza e coerenza reali dei gruppi beneficiari? In quale misura il progetto risponde effettivamente ad una domanda chiaramente espressa per quanto riguarda lo sviluppo di competenze ? • I rischi sono stati sufficientemente identificati? In quale misura le strategie stabilite erano appropriate per fare fronte ai rischi identificati? Il progetto aveva un’alta percentuale di rischi? • • • Efficacia • • • • Impatto • • • • Qual è il livello di realizzazione degli obiettivi e dei risultati previsti a fine progetto ? Quali sono i progressi per la realizzazione degli obiettivi ed il conseguimento dei risultati? (Paragonare risultati attesi e risultati raggiunti) I beneficiari scelti hanno accesso ai risultati e servizi prodotti dal il progetto? Li utilizzano ed ne traggono profitto? In quale misura la gestione e le procedure di monitoraggio hanno permesso di adattare e di ottimizzare progressivamente la qualità dell'azione? Gli indicatori obiettivamente verificabili (IOV) definiti nel quadro logico del progetto hanno permesso di fare un monitoraggio pertinente degli avanzamenti del progetto? In quale misura la realizzazione degli obiettivi e risultati ha avuto un impatto sul problema specifico perseguito dal progetto? Quali sono gli effetti e gli impatti osservati sulle pratiche dei gruppi beneficiari? I beneficiari scelti hanno ricevuto un impatto tangibile? Positivo, negativo? In quale misura il progetto ha provocato dei cambiamenti ed effetti, positivi o negativi, previsti o imprevisti? Quali sono gli effetti e gli impatti duraturi delle azioni condotte nel quadro del progetto? • In quale misura il progetto è riuscito a dare il suo contributo per creare una « sensibilità » verso il settore informale, per favorire la sua integrazione nelle politiche pubbliche settoriali e generali? Quali sono i punti di forza e di debolezza a livello della 6 Efficienza realizzazione? In quale misura le risorse finanziarie ed umane impiegate hanno condotto ai risultati ed agli effetti durevoli attesi dal progetto, anche in merito al passaggio progressivo di responsabilità e di capacità a livello locale ? Tutti i partner hanno dato il loro contributo al progetto? Il budget è stato concepito e realizzato in maniera da raggiungere gli obiettivi del progetto? • • • Qual è il livello di appropriazione dei benefici dei programmi da parte degli attori locali ed in quale misura sono capaci di assicurare la continuazione delle attività? In quale misura le azioni sviluppate hanno contribuito all’effettivo rafforzamento delle capacità tecniche, organizzative ed imprenditoriali dei beneficiari? Qual è il grado di appropriazione del progetto da parte dei beneficiari ? Qual è il livello di istituzionalizzazione delle attività e iniziative avviate dal progetto? I risultati ottenuti possono essere perseguiti nel tempo? • • Sostenibilità tempo nel • • L'esperto analizzerà anche l'applicazione dei principi della Dichiarazione di Parigi sull'efficacia dell'aiuto allo sviluppo: Armonizzazione • • • Il progetto è stato armonizzato con i programmi degli altri attori attivi del settore? Sono state create le sinergie? Esse permetteranno una migliore efficacia? Quali sono le eventuali piste di armonizzazione? Come influenzeranno la durevolezza delle acquisizioni del progetto ? 3. Metodologia della valutazione • • • • • L’esperto presenterà la sua metodologia che dovrà comprendere almeno: Una fase di documentazione; Dei colloqui; Delle visite sul campo; Dei questionari; Dei metodi partecipativi di raccolta e analisi di dati. 7 4. Documenti da presentare L’esperto produrrà i seguenti documenti in inglese : 1. Un rapporto finale provvisorio sarà prodotto nei 15 giorni che seguono la fine della missione e presentato alla sede del VIS a Roma. 2. Il rapporto definitivo, contenente le osservazioni integrative del VIS, dovrà essere disponibile nei 15 giorni seguenti il ricevimento delle osservazioni. Se queste osservazioni esprimono delle differenze di valutazione non condivise dal consulente, queste potranno essere annesse al rapporto definitivo e commentate dal consulente. 3. Una sintesi del rapporto che presenterà le principali conclusioni e raccomandazioni. Il rapporto provvisorio e definitivo dovranno essere inviati alla sede del VIS a Roma nella versione cartacea ed elettronica. 5. Documenti annessi al rapporto I documenti annessi al rapporto dovranno includere, in parte o totalmente, le seguenti informazioni: • La lista delle persone incontrate; • Il calendario della missione; • Eventuali dettagli della metodologia di valutazione utilizzato. 6. Profilo dell’esperto REQUISITI Conoscenze: o Laurea in discipline socio economiche, scienze politiche, scienze della formazione o equivalenti; o Preferibile specializzazione attinente al settore dell’insegnamento tecnico e professionale; o ottima padronanza della lingua francese e inglese, scritta e parlata; o Ottima conoscenza delle tecniche partecipative di valutazione; o Perfetta conoscenza dei princìpi e dei metodi di gestione del ciclo del progetto; Competenze: o Esperienza pregressa nei PVS nel settore della cooperazione allo sviluppo di almeno 5 anni; 8 o Esperienza specifica nell’ambito dell’educazione e della formazione professionale nei PVS; o Esperienza pregressa nel campo della valutazione di progetti di cooperazione (aver svolto almeno 2 valutazioni simili a quella prevista dal presente progetto. Le referenze delle valutazioni dovranno essere indicate nel Curriculum vitae). Capacità: o Eccellente capacità di redazione di rapporti; o Buona capacità di analisi e sintesi; o Buona capacità di entrare in relazione rapidamente con collaboratori e persone di altra cultura. o Rapidità nel lavoro e capacità di rispettare le tempistiche. Dimensioni psico-attitudinali: o Disposizione al lavoro in gruppo e in autonomia; o Tendenza ad adattarsi rapidamente a nuovi contesti e ambienti. Eventuali requisiti preferenziali: o La conoscenza del contesto paese (Burundi / Etiopia) costituisce un valore aggiunto. Criticità o Tempo a disposizione definito e circoscritto per lo svolgimento di una valutazione complessa; 7. Calendario della valutazione La missione si svolgerà a fine ottobre con una durata indicativa della missione di 15 giorni. 8. Aspetti economici Incarico di consulenza/prestazione occasionale, compenso previsto 5.000 euro lordi (costo azienda) da corrispondere al momento della presentazione dei report finali. 9