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31 GLI ALBERGHI Nel 2014 Una Hotels ha aperto un albergo a Forte dei Marmi. Era già attiva in Versilia una struttura a Lido di Camaiore che è una punta di diamante del gruppo 395 MARTEDÌ 23 FEBBRAIO 2016 VII I DIPENDENTI Una Hotels ha 395 dipendenti (+45 stagionali) nei 20 hotel che gestisce direttamente, 87 nella sede di Calenzano, 200 negli hotel e ristoranti in gestione esterna 93mln IN BREVE IL FATTURATO È in crescita costante. In totale 93 milioni, 75 dei quali sono generati dagli hotel gestiti direttamente con una crescita del 14% rispetto all’anno precedente SUPERMACCHINA SOFIDEL Il Gruppo lucchese Sofidel, noto per il marchio Regina e leader mondiale nella produzione di carta per uso igienico e domestico, ha annunciato ieri mattina l’acquisto di una macchina di nuova generazione dalle prestazioni straordinarie: ha velocità di 2.000 metri al minuto, sarà attiva nel quarto trimestre del 2017 nello stabilimento polacco e avrà una capacità produttiva di 70.000 tonnellate l’anno. 27mln LA REDDITIVITÀ L’Ebitda, ovvero la redditività prima delle imposte, sfiora i 27 milioni di euro pari al 35,6% del fatturato, con miglioramento di 7 milioni sul 2014 Una Hotels corre coi clienti Usa > La catena di resort finita alle banche dopo la crisi del gruppo Btp ha un fatturato a 93 milioni, in crescita del 16% MAURIZIO BOLOGNI quando il dollaro si è apprezzato sull’euro e l’economia statunitense è ripartita, mentre l’amore degli americani per l’Italia è vivo. E così ecco i risultati. Anche perché nel rapporto con la clientela straniera il ricavo medio per camera è superiore anche più di 10 euro rispetto alla clientela corporate». Altro driver della crescita di Una Hotels: la qualità dell’accoglienza. «Ci siamo affidati al design architettonico – spiega David – Per gli alberghi volevamo un concept che facesse sentire l’ospite a casa sua, lo emozionasse, e fosse proiezione di italianità affinché il turista continui il suo NELLA desertificazione di Btp - il gruppo ex Fusi travolto dagli scandali - è sbocciato un fiore. È Una Hotels&Resorts, la catena di 31 alberghi finita alle banche che non sono riuscite a riscuotere i crediti da Btp, affidata al management, coltivata con cura, tanto da crescere tra le macerie. Nel 2015 il gruppo, che ha il quartier generale a Calenzano, ha realizzato un fatturato superiore ai 93 milioni di euro con una crescita di 13 milioni che è a doppia cifra, +16%, rispetto al 2014. E questo nonostante che i 31 hotel in Italia, di cui 7 in Toscana e alcuni in franchising e in management, appartengano ad un asset che vive “sospeso” da diversi anni. Il 2015 doveva essere l’anno della svolta, con l’annunciata acquisizione di Una Hotels da parte di Ata Hotels del gruppo Unipool, ma non è stato così. L’intesa raggiunta a metà 2015 tra Unipol e Fenice Holding, la società delle banche proprietaria di Una Hotels, attende di essere eseguita attraverso l’accordo di ristrutturazione del debito con omologa del giudice, ex articolo 182 bis, tra la stessa Fenice e le banche che ne sono proprietarie. Matassa ingarbugliata. Ma il management di Una Hotels tira dritto. E nel 2015 gli indicatori della compagnia sono stati tutti positivi. In crescita il fatturato e la redditività, risultati a cui Dal quartier generale di Calenzano: “Abbiamo puntato sugli Stati Uniti, con distributori e web” ha contribuito l’effetto Expo a Milano, dove il gruppo ha 7 alberghi. Più in generale, è l’internazionalizzazione a trainare il gruppo. Le presenze da oltre confine hanno continuato a lievitare portando la quota di fatturato prodotta dai clienti stranieri a superare il 68%. Sono Stati Uniti (che vale l’8% del fatturato) e Francia a registrare il più importante trend di crescita, seguiti da Ger- mania, Gran Bretagna, Giappone e Cina. «I risultati del 2015 hanno superato le nostre migliori previsioni e l’internazionalizzazione è il primo driver della performance», conferma Elena David (nella foto), manager pratese, ad di Una Hotels. «Quella sul mercato estero non è stata sfida semplice», aggiunge l’ad. «Non ci chiamiamo né Marriot né Hilton, possedia- CONFARTIGIANATO NEL MIRINO LE ATTIVITÀ SVILUPPATE GRAZIE AL WEB Alberghi e ristoranti preoccupati “Troppa concorrenza sleale” IN TOSCANA gli alberghi, le al- tre strutture ricettive e i ristoranti sono più esposti al “sommerso” che nel resto d’Italia, così come parrucchieri, estetisti, tatuatori e piercer, operatori dei trasporti e del magazzinaggio. La minaccia cambia faccia: l’abusivismo non sarebbe più solo appannaggio dei piccoli artigiani, che offrono sconti in cambio del pagamento al nero senza fattura, ma oggi verrebbe alimentato anche da grandi aziende e multinazionali che si muovono nel campo della sharing economy. La denuncia arriva da un’analisi che l’Ufficio studi di Confartigianato ha condotto su tutto il territorio nazionale. Secondo la ricerca dell’associazione, a settembre 2015 in Toscana oltre il 62% del settore artigiano (68.210 imprese per l’esattezza) è vittima della concorrenza sleale del sommerso. Nei settori dove l’irregolarità supera la media nazionale del 15%, colpite sono 13.460 imprese degli altri servizi alla persona (parrucchieri e dintorni), 5.796 aziende dei trasporti e magazzinaggio e 2.646 attività di alloggio e ristorazione per un totale di 21.902 società ad alto rischio (5.790 sono nella sola area di Firenze). Seguono gli altri comparti a media esposizione alla concorrenza sleale per un totale di 46.308 imprese tra costruzioni, LO STUDIO Vittorio Sorani (foto) commenta i dati della ricerca di Confartigianato informazione e comunicazione, chimica ed altro. «A preoccuparci – attacca Alessandro Vittorio Sorani (nella foto), presidente di Confartigianato Imprese Firenze - sono anche le modalità nuove dell’illegalità. Il riferimento è alla sharing economy: quella delle piattaforme digitali (come Airbnb, Uber, Gnammo, Vizeat, eccetera). Tutto legale sulla carta, ma i segnali che scor- giamo dietro questa facciata richiamano l’illegalità, la concorrenza sleale e l’evasione fiscale: sempre più frequentemente ci stiamo infatti imbattendo in casi in cui a vendere non sono solo i privati, ma vere e proprie aziende in nero, oppure piattaforme che celano multinazionali milionarie che generano utili sulle spalle delle imprese regolari e pagano tasse in paradisi fiscali dall’altro capo del mondo. Apprezziamo gli sforzi di Palazzo Vecchio, come nel caso dell’iniziativa su Airbnb, ma bisogna fare di più. Infine – conclude Sorani – il fenomeno si combatte anche con un maggiore cultura della legalità sia tra i giovani che tra gli adulti, così che tutti capiscano i vantaggi, tanto personali che sociali, del ricorso ad imprese che rispettano le regole in materia di lavoro, ambiente, igiene e sicurezza. Gli evasori costringono gli altri cittadini a pagare tasse più salate». (ma.bo.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA mo 2.000 camere - una goccia nel mare globale - e risorse limitate da investire in promozione su un mercato mondiale sconfinato. Abbiamo dovuto selezionare, mirare solo alcuni obiettivi e quindi puntato soprattutto sugli Stati Uniti, utilizzando distributori e web, e facendo leva sulla reputazione del brand. Siamo stati fortunati e abili nel seminare con le piogge e le temperature giuste, viaggio in Italia anche dentro la struttura. Ma il secondo pilastro dell’accoglienza è il nostro personale. Non avevamo la possibilità di stimolare management e receptionist coi premi economici. Abbiamo puntato sull’orgoglio dell’appartenenza dei tanti che hanno fondato la catena nel 2000 e non l’hanno mai lasciata. Ma anche dei nuovi. Ha funzionato. E nel 2015 ci siamo di nuovo potuti permettere un piano di incentivazione». ©RIPRODUZIONE RISERVATA