Storia di Fantoni l`elettricista

Transcript

Storia di Fantoni l`elettricista
Fantoni elettricista
(Un villaggio tra la ferrovia e la campagna, Beppe Manni
ed Il Fiorino 2006)
Fantoni mezzo elettricista e mezzo artista
In fondo a Via Nicolò Biondo al numero 90 si trova in un angolo verde e silenzioso vicino alla
ferrovia il capannone dell’elettricista Angelo Fantoni.. Si respira l’aria delle vecchie botteghe:
qualche pianta da frutta, un orto, un cane e relazioni di amicizia con il vicinato. Infatti mentre
parliamo con Angelo si avvicina Vittorio e sua moglie. Proprio in questo capannone prima di andare
in pensione Vittorio Candi faceva il falegname con dieci operai. Ma di lui parleremo tra poco.
Nella sua ditta di automazioni elettriche la Matic elettra vi lavora Angelo e la moglie Anna Maria.
La ditta prepara quadri elettrici e apparecchiature per distribuire corrente.
Fino a qualche anno fa per sedici anni li ha aiutati anche la figlia Cristina. Oggi sposata con figli fa
la programmatore industriale in un’altra azienda. Angelo e Anna Maria hanno molta voglia di
raccontare la loro vita. Sospendono l’attività, ci fanno accomodare nel laboratorio e ci mettiamo a
chiacchierare. L’ambiente intorno è vario, colorato, originale. Banchi di lavoro, strumenti
elettronici, interruttori, quadri e pannelli elettrici, fili multicolori, cacciaviti. E poi quadri di quelli
veri, di pitture e sculture in lamiera: attaccati alle pareti del laboratorio o dell’ufficio, accatastati nel
magazzino, sospesi al soffitto, dislocati in vari punti strategici. Infatti uno dei tanti hobby di questo
originale artigiano, è la pittura e la scultura. Il locale è officina di artigiano e ateliér di artista.
Angelo dipinge con uno stile surreale, le sculture sono di metallo, spesso ricavate usando rimanenze
artigiane e forgiate con gli strumenti del mestiere, forbici, saldatore, martello, viti e bulloni.
L’artista-artigiano tiene a sottolineare i messaggi di amore, di denuncia e di pace che le sue opere
contengono. Partecipa a diverse mostre ma preferisce non vendere le sue opere, piuttosto le scambia
con altri pittori e scultori.
L’altro hobby è la costruzione di trenini elettrici non assemblati con componentistiche già preparate,
ma fatti direttamente da lui. Si è costruito una mini-calandra per arrotondare le lamierine, con i tre
rulli e gli ingranaggi di una vecchia fotocopiatrice. Emerge ancora una volta il vero animo
dell’artigiano che è sempre inventore e artista anche nei suoi momenti di dopolovaro, capace nella
sua ingegnosità di farsi nuove macchine e di “riciclare” materie diverse per raggiungere il suo
scopo.
La storia della famiglia Fantoni è piuttosto avventurosa. A venti anni appena diplomato
elettrotecnico, Angelo si sposa con Anna Tonini e dopo una breve esperienza di lavoro a Modena,
nel 1965 va in Somalia. Anche il padre Mario era già stato a lavorare in Africa dal 1948 al 1963 nel
Villaggio chiamato “Duca degli Abruzzi” ed era ritornato per ragioni di salute. Angelo dunque parte
da solo, la giovane moglie lo raggiungerà poco dopo. Va a lavorare al montaggio di un
mastodontico zuccherificio. Il suo compito è la costruzione dell’impianto elettrico. A lavoro finito il
nuovo stabilimento, che ne sostituisce uno ormai desueto, darà da lavorare a 4 mila operai del
luogo. Nascono tre figli: Cristina, Monica, Angelo. “Abitavamo in una bella villetta – racconta
Angelo - in un quartiere di bianchi rigidamente separato dai somali. L’incontro con loro avveniva
solo sul luogo del lavoro. Io cercavo non solo di fare bene il mi lavoro di montaggio e
manutenzione, ma volevo insegnare a quei ragazzi a lavorare. Ho avuto molte soddisfazioni. Gli
operai quando ce ne siamo andati, mi hanno abbracciato piangendo. Ho poi imparato che proprio
loro erano diventati i responsabili della manutenzione elettrica nella fabbrica ormai terminata”.
Nel 1970 Angelo ritornò in Italia e venne ad abitare in un appartamento al Villaggio Artigiano con i
genitori. Dopo aver lavorato con un socio a Rubiera, nel 1974 aprì una propria attività in via Maini
dove costruiva con 2 operai quadri elettrici e automazioni. Nel 1987 il falegname Candi aveva
deciso di ritirarsi e cedette il capannone di via Nicolò Biondo ai Fantoni.
“Abbiamo avuto diversi dipendenti - dice la moglie Anna - ai quali abbiamo cercato di insegnare un
mestiere. Ma pochi hanno continuato a fare gli elettricisti come artigiani. Sappiamo però che
almeno due sono diventati dei bravi artigiani-elettricisti e uno lavora alla Telecom: questo ci rende
contenti. Purtroppo l’ultimo operaio che se ne’è andato un paio di anni fa uno veramente bravo, ci
ha lasciato per andare a distribuire volantini nelle cassette”.
Angelo ci vuole raccontare ancora i momenti più belli della loro esperienza: “Eravamo
convenzionati con alcune scuole per fare degli stages. Dalla Città dei Ragazzi, dall’Ecap, dal Fermi
e dalle Corni, sono venuti a lavorare con noi per fare pratica, ragazzi e ragazze e anche qualche
adulto per 4-8 ore al giorno fino a tre mesi in un anno. Anche se non guadagnavo e dovevo perdere
del tempo, ho avuto molte soddisfazioni. Sono nate delle amicizie profonde. Molti di quei ragazzi
mi vengono ancora a trovare”.