Relazione Biodiversità definitiva
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Relazione Biodiversità definitiva
LIFE NATURA - COLLI BERICI VALUTAZIONE BIODIVERSITA’ DITTERI SIRFIDI REPORT FINALE A cura di DANIELE SOMMAGGIO INDICE 1. INTRODUZIONE ………………………………………………………………. Pag. 2 2. MATERIALI E METODI ……………………………………………………. Pag. 3 2.1 I Sirfidi: caratteristiche generali .……………………………………….. Pag. 3 2.2 I Sirfidi come bioindicatori: Syrph the Net …………………………… Pag. 5 2.3 Metodi di raccolta ……………………………………………………….. Pag. 8 2.4 Siti Analizzati …………………………………………………………….. Pag. 10 2.5 Analisi dei campioni e dei dati …………..……………………………… Pag. 14 3. RISULTATI …………………………………………………………………….. Pag. 16 3.1 Considerazioni generali …………………………………………………. Pag. 16 3.1 Confronto tra i siti …..…………………………………………………. Pag. 25 3.2 Confronto tra i siti: applicazione Syrph the Net ……………………… Pag. 31 3.3 Bioindicatori di prati xerici …………………………………………….. Pag. 34 4. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI …………………………………………. Pag. 37 5. BIBLIOGRAFIA ……………………………………………………………… Pag. 39 Tutti i rilevamenti, le identificazioni ed le analisi riportati nella presente relazione sono stati realizzati da Daniele Sommaggio Via Bronzi, 7/A 36010 Velo d'Astico (VI) E-mail: [email protected] Finito di stampare il: 28 febbraio 2014 1 1. INTRODUZIONE Nella presente relazione vengono riportati i dati relativi al monitoraggio di Ditteri Sirfidi sui Colli Berici, realizzato all’interno del Life+ COLLI BERICI NATURA 2000, “Conservation actions, habitat and species improvement, and preservation of SIC Colli Berici nature reserve” LIFE08 NAT/IT/000362. Obiettivi specifici del Life Colli Berici erano quelli di: - conservare e proteggere prati xerici su terreni calcarei, in particolare Habitat prioritario *6210, minacciato dall’espansione di arbusti e dalla conversione in aree agricole; - protezione o creazione di aree umide atte a favorire la presenza di specie di rettili ed anfibi protette a livello comunitario come Bombina variegata, Triturus carnifex, ecc. All’interno di questo progetto si è inserito il presente monitoraggio che ha focalizzato l’attenzione sui prati aridi e che aveva come scopi quelli di: - offrire una panoramica sul popolamento di Ditteri Sirfidi dei Colli Berici al fine di valutare la rilevanza biogeografica di quest’area; - individuare specie che si possono considerare come rappresentative dei prati aridi (Habitat *6210) e la cui presenza si può considerare un buon indice dello stato di conservazione di un sito; - valutare lo stato di conservazione dei prati aridi studiati e, seppure in un arco di tempo limitato, individuare se gli interventi effettuati (diradamento, sfalcio, ecc.) hanno modificato il popolamento di Sirfidi. I Sirfidi, una famiglia di Ditteri, sono stati scelti nel presente monitoraggio come indicatori di riferimento vista l’ampia letteratura in merito che individua questo gruppo di insetti come un buon bioindicatore dello stato di conservazione degli habitat (Speight, 1986; Sommaggio, 1999; Speight e Castella, 2001; Speight, 2012; Paoletti e Sommaggio in stampa). Infatti, benché per gli invertebrati terrestri si sia ben lontani dalla possibilità di ricorrere a sistemi standardizzati largamente condivisi dalla comunità scientifica, si possono individuare alcuni gruppi di organismi che presentano caratteristiche tali da renderli buoni indicatori e per i quali è disponibile un set sufficientemente ampio di esempi applicativi (Speight, 1986; Paoletti, 1999; Sommaggio et al., 2005; Hill et al., 2005; Paoletti e Sommaggio, in stampa). Tra questi gruppi, i Ditteri Sirfidi occupano una posizione particolarmente importante in quanto non solo hanno caratteristiche di buoni indicatori, ma è anche disponibile una tecnica di valutazione ambientale, nota come Syrph the Net, che presenta una procedura operativa standardizzata e che pertanto permette di ottenere dati comparabili in diverse situazioni ambientali (Speight e Castella, 2001; Speight, 2008, 2012). Inoltre l’utilizzo di Syrph the Nert permette di disporre di dati di facile lettura, comprensibili anche da non specialisti del settore (Norton, 1998; Büchs, 2003). 2 Di seguito vengono riportati i dati relativi ai tre anni di monitoraggi effettuati all’interno del progetto Life. Visto l’elevato numero di specie raccolte, una descrizione più dettagliata delle caratteristiche ecologiche e biologiche di queste verrà prodotta in una relazione separata. 2. MATERIALI E METODI 2.1 I Sirfidi: caratteristiche generali Con oltre 6000 specie descritte, i sirfidi rappresentano una delle famiglie più numerose di Ditteri, anche in considerazione del fatto che oltre 10000 sono le specie reali attese (Rotheray e Gilbert, 2011). La biologia e l’ecologia dei Sirfidi sono caratterizzati da una gamma molto ampia di particolarità che li rendono oggetto di grande attenzione rappresentando in questo senso un’eccezione rispetto alla maggior parte dei Ditteri la cui conoscenza è assai lacunosa. (Rotheray e Gilbert, 2010; Burgio et al., in stampa). Per esempio i Sirfidi sono uno dei casi meglio studiati di mimetismo batesiano, in cui specie del tutto innocue imitano taxa pericolosi come molti insetti sociali quali api e vespe. Si sitma che circa un terzo delle larve dei Sirfidi siano afidifaghe, rappresentando elemento nel controllo di questi insetti dannosi (e.g. Sommaggio e Burgio, 2005). Negli ultimi anni i Sirfidi hanno ricevuto sempre maggiore attenzione come bioindicatori nella valutazione ambientale. Diverse le caratteristiche che rendono questo gruppo degli ottimi bioindicatori ed esula dallo scopo di questa relazione una descrizione dettagliata di questi aspetti. Brevemente si può osservare come le larve dei Sirfidi presentino una gamma molto ampia di adattamenti sia in termini di habitus trofico che di associazione a specifiche condizioni ambientali. Da un punto di vista trofico le larve dei Sirfidi si possono suddividere in 4 grandi categorie: predatori, fitofagi, saprofagi acquatici e saprofagi terrestri. Al primo gruppo appartengono larve che predano insetti dal corpo molle, caratterizzati da scarsa mobilità, soprattutto afidi. Le larve fitofaghe si sviluppano a spese di un gran numero di piante, anche se i dati disponibili sulle specie ospiti è ancora lacunoso (Burgio et al., in stampa). Le larve saprofaghe acquatiche si sviluppano a spese di microrganismi presenti nella sostanza in decomposizione sommersa dall'acqua. Uno degli adattamenti più appariscenti di alcune di queste larve è l'allungamento del segmento anale che porta gli spiracoli posteriori, dotati di setole idrorepellenti, sulla superficie dell’acqua permettendo così alla larva di respirare direttamente dall’atmosfera. Il gruppo dei saprofagi terrestri è molto diversificato: come nel caso precedente si tratta di larve che si sviluppano a spese di microrganismi, ma in questo caso si trovano su substrati non sommersi. A questo gruppo appartengono diversi generi con adattamenti molto diversificati, legati soprattutto al tipo di substrato su cui si sviluppano le larve. All’interno di ogni categoria trofica vi possono poi essere adattamenti diversificati che 3 rendono molto specifica la connessione tra le singole specie e alcune tipologie di habitat. Così per esempio vi sono larve saprofaghe terrestri che si sviluppano solo su piante marcescenti a terra, altre che hanno bisogno di grosse cavità in piante vive, altre che si sviluppano sugli essudati oppure a spese della corteccia. Per alcune larve lo sviluppo può richiedere più anni e pertanto sono necessari ambienti con condizioni abbastanza stabili; si tratta spesso di situazioni che si trovano in natura con difficoltà e pertanto le specie che vi appartengono sono assai rare. Il popolamento di Sirfidi dipende quindi non solo dalla tipologia di habitat, ma anche dalle condizioni di conservazione e di pressione antropica. La presenza di una stretta connessione tra le condizioni ambientali ed il popolamento di un particolare taxon è uno dei requisiti considerati come più importanti per definire un gruppo di organismi come un buon indicatore (McGecoh, 1998; Paoletti, 1999; Büchs, 2003, Hill, 2005; Paoletti e Sommaggio, in stampa). Sebbene molto importante questa caratteristica non è l’unica necessaria per permettere di individuare un gruppo come un buon indicatore. Altri elementi importanti sono la presenza di una nomenclatura tassonomica stabile, la facilità di identificazione, la disponibilità di materiali per la classificazione, una buona conoscenza della distribuzione delle specie, disponibilità di dati relativi alla biologia delle singole specie, disponibilità di tecniche di campionamento standardizzate e di facile utilizzo. Molte di queste caratteristiche sono presenti nei Sirfidi, il che ne giustifica l’ampio utilizzo come indicatori ambientali (e.g. Sommaggio, 1999; Speight, 2008; Burgio et al., in stampa). Va tuttavia sottolineato come i Sirfidi rappresentino una percentuale limitata della biodiversità complessiva di un ecosistema e pertanto sarebbe auspicabile poter utilizzare anche altri organismi nelle valutazioni ambientali, individuando così un set di taxa che potrebbe fornire un quantitativo maggiore di informazioni (Hammond, 1994). Sebbene il possedere tutti questi requisiti sia una condizione necessaria per poter utilizzare un gruppo come bioindicatori, questo non è in genere sufficiente. E’ infatti necessario poter anche analizzare i dati ottenuti con metodologie che permettano di ottenere informazioni facilmente leggibili ed interpretabili anche da chi non è uno specialista. E’ quindi importante tradurre le informazioni ottenute in un linguaggio che se da un lato deve essere scientificamente rigoroso, dall’altro deve anche essere facilmente comprensibile (Norton, 1998). Nel caso dei Sirfidi diverse le tecniche di analisi che sono state proposte negli anni (Burgio et al., in stampa; Sommaggio e Paoletti, in stampa); recentemente però ha preso sempre maggiore importanza l’utilizzo di Syrph the Net che verrà applicato anche nel presente monitoraggio e che viene pertanto descritto in maggiore dettaglio nel paragrafo successivo. 4 2.2 I Sirfidi come bioindicatori: Syrph the Net Syrph the Net parte dal principio che il popolamento di un gruppo di organismi dipende principalmente da due fattori: la tipologia di habitat e la pressione antropica o comunque di disturbo. Confrontare lo stato di conservazione di ambienti diversi facendo solo riferimento al numero di specie può essere fuorviante, in quanto questo dipende anche dalla tipologia di habitat presenti oltre che dalla pressione antropica (Vanderwalle et al., 2010). Syrph the Net si pone come obiettivo quello di valutare la conservazione di un sito mediante il confronto tra le specie che potrebbero essere presenti in condizioni ottimali, in funzione della tipologia degli habitat presenti, e quelle che realmente vengono riscontrate a fronte di un campionamento e che quindi si possono considerare come la popolazione reale di un dato ecosistema. Il rapporto tra le specie osservate e quelle attese, espresso in percentuale, è il principale parametro calcolato in Syrph the Net e prende il nome di Funzione di Mantenimento della Biodiversità (FMB). Per calcolare la FMB è necessario disporre dell'elenco degli habitat presenti nel sito oggetto di analisi e della fauna regionale di Sirfidi, ossia l'insieme delle specie che sono note come presenti nell'area in cui si trova il sito analizzato. Nel database di Syrph the Net, che include oltre 800 specie della fauna europea di Sirfidi (più dell'80 % della fauna totale), viene indicato il grado di associazione tra ogni specie e diverse tipologie di habitat (Speight, 2008). In alcuni casi la presenza di una specie può essere subordinata alla presenza nel sito di eventuali habitat supplementari: si tratta di ambienti che possono essere presenti, ma non sono necessari per la definizione del macrohabitat. Per esempio un bosco di faggio, definito in Syrph the Net come macrohabitat, può presentare al suo interno un piccolo corso d'acqua che viene considerato come un habitat supplementare. Un discorso a parte meritano invece i microhabitat che rappresentano delle porzioni dell'habitat principale. Riprendendo l'esempio precedente, all'interno del bosco di faggio si possono identificare nella chioma degli alberi o nella lettiera alcuni microhabitat. Si tratta in questo caso di elementi sempre presenti, mentre per gli habitat supplementari la loro presenza non è necessaria per la definizione dello specifico macrohabitat. La FMB viene espressa in percentuale e può variare da 0 % (condizione di massimo degrado dove nessuna delle specie attese è stata riscontrata) al 100 % (condizione ottimale dove tutte le specie attese sono state rilevate mediante campionamento). La Fig. 1 riporta lo schema di funzionamento di Syrph the Net. 5 Habitat presenti presenti Habitat (CORINE) (CORINE) Lista Regionale Specie Sirfidi Syrph the Net Assoc. Specie / Macrohabitat Elenco Specie Previste Specie Osservate (campionamento) Funzione Mantenimento Biodiversità Totale < 50 %: amb. degradato >50 % e < 74 %: amb. ben conserv. > 75 %: amb. in ottime cond. FMB per Microhabitat Specie Osservate Non Attese Eliminazione Specie Migratrici Funzione «Unicità» Effetto Paesaggio Fig. 1: schema del funzionamento di Syrph the Net (tratto da Speight e Sommaggio, 2006) Pur essendo difficile individuare dei valori di riferimento, in quanto ciò dipende molto dal dettaglio della ricerca in campo (es. numero di trappole, numero di anni), Speight e Castella (2001) propongono tre livelli nello stato di conservazione di un ecosistema: inferiore a 50 %: il macrohabitat si può considerare come in condizioni di conservazione non buone e quindi degradato; maggiore del 50 % e inferiore a 75 %: si può considerare come in buone condizioni di conservazione; maggiore di 75 %: il macrohabitat è in condizioni ottimale di conservazione. Come già indicato non è facile definire questi livelli, a cui non è utile attenersi in modo rigoroso. Essi infatti dipendono da molti fattori, non tutti necessariamente connessi con lo stato di conservazione dell’ecosistema. Molto importante in questo senso è lo sforzo di campionamento; se questo è troppo contenuto (e.g. poche trappole; periodo di raccolta limitato) ci si può aspettare un 6 numero più contenuto di specie osservate indipendentemente dalle condizioni di stress ambientale. L'analisi effettuata a livello di macrohabitat può essere ripetuta per i singoli microhabitat individuando quali sono in condizioni peggiori di conservazione; questa ulteriore analisi, molto importante soprattutto là dove vi siano condizioni non ottimali di conservazione, permette di riconoscere i fattori di stress principali. Ciò è importante non solo per individuare eventuali interventi, ma anche per quantificarne gli effetti (Speight e Castella, 2001; Speight, 2008). Un altro parametro importante è il rapporto tra le specie osservate ma non attese e quelle totali riscontrate in un dato ambiente, parametro che nella Fig. 1 viene indicato come Funzione di Unicità. Questo dato è di lettura più difficile rispetto alla FMB; tuttavia è plausibile attendersi, per lo meno in ambienti di piccole dimensioni, che la presenza di specie non strettamente legate ai macrohabitat riscontrati, possa provenire dal paesaggio circostante. Burgio e Sommaggio (2007) hanno effettivamente rilevato che, in aree rurali caratterizzate da una diversa complessità paesaggistica, la Funzione di Unicità è maggiore nei siti a maggiore complessità paesaggistica. L’elenco delle specie osservate ma non attese è anche importante quando si confrontano tra di loro siti con habitat presunti simili, ma che in realtà differiscono per la gestione o per fattori di disturbo. In questo caso infatti è possibile valutare non solo quanto si discosta il sito studiato dalla condizione ottimale (mediante FMB), ma anche quali tipi di habitat hanno preso il sopravvento al posto di quello considerato come habitat di riferimento. Molti gli esempi applicativi di Syrph the Net, come riportato in dettaglio da Speight (2008, 2011). Così per esempio l'utilizzo di Syrph the Net ha permesso di dimostrare l'importanza delle aree aperte e degli ambienti umidi nell'incrementare la biodiversità in ambienti selvicolturali (Gittings et al., 2006). Burgio e Sommaggio (2007) hanno utilizzato Syrph the Net per valutare lo stato di preservazione di alcuni ambienti di margine in aree rurali del modenese. Speight et al. (2002) utilizzano Syrph the Net per pianificare una serie di interventi in un’area al fine di incrementare la biodiversità del sito. In Sommaggio (2012) si trova l’esempio dell’applicazione di Syrph the Net ad un’area molto vasta come la provincia di Ferrara. Syrph the Net è attualmente ampiamente utilizzato in Europa atlantica e centrale. Il suo utilizzo in Europa meridionale è limitato dalla mancanza di alcuni dati. Il punto più critico, almeno per l’Italia (Sommaggio e Burgio, 2004), è rappresentato dalla scarsa conoscenza della fauna di Sirfidi in specifiche aree. Tuttavia benché vi siano in Italia molte zone dove la fauna di Sirfidi è ancora fortemente lacunosa, come per esempio la Sicilia, altre sono state oggetto, soprattutto negli ultimi anni, di intensi monitoraggi della fauna di Sirfidi. Tra le aree meglio conosciute sicuramente è da annoverare il Nord Est Italia per il quale si dispone oggi di un elenco di specie sufficientemente dettagliato (Sommaggio, 2005a, 2010a). In queste zone l'utilizzo di Syrph the Net si è rilevato 7 particolarmente vantaggioso come per esempio riportato in Sommaggio et al. (2005), Burgio e Sommaggio (2007) e Bertollo et al. (2012). 2.3 Metodi di raccolta. Una delle caratteristiche importanti per l’utilizzo di un gruppo di organismi come bioindicatori è la disponibilità di sistemi di raccolta che siano sufficientemente standardizzabili ed il più oggettivi possibili (non dipendenti dall’abilità e/o sensibilità del raccoglitore). Per i Sirfidi sono disponibili diverse tecniche di raccolta, la più comune tra le quali è sicuramente quella mediante il retino entomologico. In questo caso però il campionamento non solo è puramente qualitativo, ma è fortemente dipendente da chi raccoglie ed inoltre sovrastima le specie meno comuni. Altre tecniche sono più oggettive e tra queste quella ottimale in termini di efficienza e semplicità di raccolta è la trappola Malaise, prevista anche come tecnica standardizzata in Syrph the Net (Speight et al., 2000). Le trappole Malaise sono trappole ad intercettazione, formate da una tenda con un telo centrale che serve per intercettare gli insetti volatori. Sfruttando poi la tendenza di molti insetti, in particolare Ditteri ed Imenotteri, a spostarsi verso l’alto, questi vengono convogliati ed intrappolati in un barattolo contenente una soluzione al 50 % di alcol etilico con l’aggiunta di alcune gocce di tensioattivo (Fig. 2, 3). Questa tecnica di raccolta viene usata da molti anni per catturare soprattutto Ditteri ed Imenotteri, ma presenta tuttavia alcuni limiti. Prima di tutto il sistema raccoglie una notevole quantità di materiale con un grande dispendio di tempo per analisi e preparazione del campione. Le trappole sono inoltre ingombranti e costose: pertanto è difficile prevedere un numero elevato di replicazioni come invece sarebbe utile per un’analisi statistica dettagliata. Va infine sottolineato che le trappole, proprio perché molto grandi, possono essere individuate con facilità ed eventualmente danneggiate dalle persone e/o dalle intemperie. Le trappole Malaise sono inoltre selettive per alcune specie di Sirfidi, in particolare quelle appartenenti al genere Eristalis e Syritta (Burgio e Sommaggio, 2007). E’ quindi possibile che il popolamento di questi generi venga sottostimato dall’utilizzo delle trappole Malaise che non forniscono un quadro reale dell’abbondanza delle singole specie nel popolamento di Sirfidi. E’ per questo motivo che Syrph the Net si limita ad utilizzare solo la presenza / assenza come parametro di confronto tra i vari siti (Speight et al., 2000; Speight e Castella, 2001). 8 Fig. 2. Trappola Malaise sita a Monte Molinetto (Orgiano, VI) Fig. 3. Particolare della trappola Malaise. Benché Syrph the Net preveda l’utilizzo dei dati ottenuti dalle Malaise solo per considerazioni di presenza / assenza, nella presente ricerca i dati di abbondanza (si veda il paragrafo 2.5) sono stati comunque utilizzati per un confronto tra i vari siti. 9 2.4 Siti analizzati. Il presente monitoraggio si è sviluppato in un arco temporale triennale (2011-2013), preceduto nel 2010 da una analisi qualitativa (mediante retino entomologico) di alcuni siti rappresentativi. Complessivamente sono stati monitorati nei 3 anni 12 siti, alcuni dei quali campionati in due anni separati (Tab. 1). Va tuttavia sottolineato che nel sito di Monte Molinietto, campionato nel 2012, ai primi di maggio, dopo il ritiro dei primi campioni, le trappole sono state asportate da vandali impendendo di completare il rilevamento. Per questo motivo il sito non è stato oggetto di analisi di confronto con gli altri siti campionati, ma i dati riscontrati nei primi campioni sono stati utilizzati solo per scopi faunistici. Ben 7 degli 11 siti analizzati appartengono alla tipologia del Festuco-Bromieto, considerato come habitat prioritario dalla direttiva UE (Codice Natura 2000: 6210) ed oggetto di uno degli obiettivi principali del progetto Life Colli Berici. Questi siti sono stati oggetto di intervento da parte del Servizio Forestale con lo scopo di implementare le aree a prato e favorirne la conservazione. Per valutare l’effetto di questi interventi tre siti sono stati campionati nel 2011 e nel 2013 (prima e dopo gli interventi) al fine di valutare eventuali cambiamenti nel popolamenti di Sirfidi. Oltre ai siti caratterizzati dalla presenza dei prati aridi, sono stati aggiunti nel 2012 e 2013 altre tipologie di habitat per incrementare le conoscenze sulla fauna dei Colli Berici e nello stesso tempo per poter individuare quali specie riscontrate nei prati aridi si possono considerare come caratteristiche di questa tipologia di habitat. Di seguito vengono brevemente descritte le caratteristiche dei siti analizzati (tra parentesi le sigle utilizzate nella presente relazione), riportate in modo sintetico in Tab. 1: - Castegnero (Cas11; Cas13). Si tratta di un’area caratterizzata negli anni passati dalla presenza di prati aridi, ma che recentemente ha visto un notevole sviluppo del bosco con riduzione degli spazi aperti. E’ stata oggetto di diradamento nel 2012 e 2013; per questo motivo il sito è stato campionato anche nel 2013. - Nanto (Nan11; Nan13): molto simile al precedente, ma con presenza di un prato arido più ampio e meno coperto dal bosco. Il sito si trova su un crinale sopra il comune di Nanto ed il prato si sviluppa su entrambi i versanti, con quello più a Nord che è caratterizzato da condizioni meno xeriche. Anche in questo sito sono stati effettuati interventi di diradamento e sfalcio, seppure più contenuti rispetto a Castegnero. - Monte Riveselle (comune di Villaga) (Toa11): prato xerico che si sviluppa sul crinale del Monte Riveselle. Rispetto ai precedenti il terreno è prevalentemente sassoso e molto coperto dalla vegetazione arbustiva. E’ stato monitorato solo nel 2011. - Monte Piume (comune di Orgiano) (Org11, Org12): Si tratta di un prato xerico con 10 ampio sviluppo, anche se in parte occupato da arbusti. Oggetto di diradamento nel 2012 e 2013 è stato campionato sia nel 2011 che nel 2013. - Monte Piume (comune di Orgiano) (Piu11): prato xerico di piccole dimensioni con scarso sviluppo della componente arbustiva. E’ stato campionato solo nel 2011. - Cà Bertoldo (comune di Grancona) (Gra12): in questo sito sono presenti diversi prati aridi, identificati, all’interno del progetto Life, con i numeri dal 46 al 50. I prati 49 e 50 sono stati oggetto di un intervento molto contenuto ad opera dei Servizi Forestali, consistente nello sfalcio ad inizio primavera in modo da impedire lo sviluppo degli arbusti. Inizialmente le trappole sono state predisposte nel prato 49 in quanto il sito appariva meglio conservato. In più occasioni le trappole sono state trovate a terra con alcuni campioni persi. Essendo le trappole vicine alle case si è ipotizzato che fossero troppo esposte e pertanto ad inizio maggio sono state spostate nel prato 47. Questo sito è più umido rispetto ai precedenti vista la posizione, ma meno esposto. Il campionamento è stato interrotto anticipatamente rispetto agli altri siti viste le difficoltà riscontrate nell’area e perché il sito era molto utilizzato dai cacciatori. - Monte Molinetto (comune di Orgiano): in questo sito, alla fine del 2011, i Servizi Forestali hanno provveduto al diradamento degli arbusti per incrementare lo sviluppo del Festuco-Bromieto. Come già riportato le trappole sono state asportate a maggio da vandali che hanno quindi impedito di concludere il campionamento. - Alonte (Alo12): si tratta di una radura all’interno di un bosco di quercia. Questo sito è stato scelto con l’obiettivo di migliorare la conoscenza dei Sirfidi delle aree forestali dei Berici, in particolare dei querceti. - Lago di Fimon (Fim12, 13): il sito indagato si trova nelle vicinanze del Lago di Fimon. All’interno di un bosco umido, periodicamente sommerso, è stata creata nel 2010-11 una pozza con vegetazione di ambienti umidi, introdotta da Veneto Agricoltura. Il sito è stato campionato nel 2012 e 2013 anche per valutare l’evolversi della fauna a seguito della recente modifica e per incrementare l’elenco delle specie note per i Colli Berici. - San Rocco (comune di Arcugnano) (SRo12). Le trappole sono state poste all’interno di un acero tiglieto, habitat 41.4 del sistema CORINE (Alessandrini e Tosetti, 2001; Angelini et al., 2009) di cui si dispone di scarse informazioni circa il popolamento di Sirfidi. Il bosco monitorato è stato oggetto di un intervento dei Servizi Forestali mirato ad eliminare piante alloctone favorendo quindi lo sviluppo dell’acero tiglieto. Questa tipologia di habitat, nei Colli Berici, è limitata a forre di difficile accesso e questo è quanto si riscontra anche nel sito di San Rocco. Vista la mancanza di radure facilmente 11 accessibili le trappole Malaise sono state predisposte all’interno del bosco anche se questo riduce fortemente l’efficacia di raccolta (Birtele e Handersen, 2012). - San Donato (comune di Villaga) (Sdo13): prato xerico di medie dimensioni, si sviluppa sul versante meridionale del Monte Faedo. Quest’ultimo è stato oggetto nel secolo precedente di un rimboschimento a conifere di cui si vedono ancora oggi diversi esemplari. E' stato oggetto di diradamento nel 2012 e 2013. Monitorato per i Sirfidi solo nel 2013. - Monte Motton (comune di San Germano dei Berici)(Mot13): in quest’area vi è un ampio sviluppo di vigneti con impianti di varie età; inoltre si trova un bosco misto di conifere (di introduzione antropica) e querce. Le trappole sono state poste al margine del bosco, confinante nel punto di monitoraggio con un prato incolto, ex vigneto fino ad alcuni anni fa, e ricco di piante infestanti. La Tab. 1 riassume le caratteristiche principali dei siti monitorati, mentre la Fig. 4 riporta la loro localizzazione geografia. N. Comune Anno Iden. Sigla Latitudine Longitudine Est.(m2) Tipologia 1 Castegnero 2011 17 Cas11 45°26’41’’N 11°34’24’’E 2165 Molto chiuso dal bosco 2013 2 Nanto 2011 Cas13 151 2013 Nan11 Diradato nel 2012-13 45°26’08’’N 11°33’45’’E 20277 Nan13 Abbastanza aperto Migliorato nel 2012-13 3 M. Riveselle 2011 132 Toa11 45°23’06’’N 11°30’40’’E 15090 Poche aperture 4 M. Piume 2011 102 Org11 45°21’20’’N 11°27’17’’E 12458 Buone aperture 2013 5 M. Piume 2011 6 Alonte 2012 7 Lago Fimon 2012 Org13 104 - 2013 Diradato nel 2012 e 2013 Piu11 45°21’14’’N 11°27’17’’E Alo12 45°22’45’’N 11°26’14’’E - Radura in querceto Fim12 45°28’47’’N 11°32’31’’E - Ambienti umidi Fim13 715 Molto buona - 8 Cà Bertoldo 2012 47/49 Gra12 45°26’11’’N 11°28’38’’E 4118 9 San Rocco 2012 - SRo12 45°28’45’’N 11°34’59’’E - Buona apertura, estensione Acero tiglieto 10 San Donato 2013 - SDo13 45°24’31’’N 11°31’48’E 8051 Diradato nel 2012 11 M. Motton 2013 - Mot13 45°23’05’’N 11°27’21’’E - 12 Molinetto 2012 117 - 45°22’04’’N 11°27’53’’E Tab. 1. Le principali caratteristiche dei siti monitorati. Legenda. Iden.: numero progressivo associato ai prati xerici nel progetto Life. 12 63413 scarsa Prato incolto, marg. bosco Monitoraggio interrotto Fig.4. Mappa con evidenziati i punti di campionamento nei tre anni. Per la numerazione si segue la numerazione della Tab. 1 con le seguenti eccezioni: 4: corrisponde ai due siti di Orgiano (Org e Piu); A: San Donato; B: M. Motton. In ogni sito sono state installate, ad inizio primavera, due trappole Malaise. Le trappole sono state visitate regolarmente ogni due settimane fino a settembre – ottobre, sostituendo il barattolo contenente il campione. Come già riportato nella descrizione dei siti le trappole a Molinetto sono state asportate da ignoti dopo il secondo campionamento rendendo impossibile ogni analisi. Complessivamente sono stati raccolti 8 – 13 campioni, a seconda dei siti. Per ovviare al problema del diverso numero di campioni per le analisi quantitative sono stati usati i dati abbondanza relativa. 13 2.5 Analisi dei campioni e dei dati. I campioni prelevati sono stati smistati separando gli esemplari di Sirfidi per la successiva identificazione. Oltre ai Sirfidi anche altri gruppi di insetti sono stati separati ed in particolare: - Diptera: Conopidae; Sciomyzidae; Acroceridae; Psilidae; Tabanidae; - Hymenoptera: Symphita; Apoidei, Crisidoidea - Coleoptera: Cerambycidae; Gli esemplari di Syrphidae, Conopidae, Psilidae, Acroceridae, Sciomyzidae e Cerambycidae sono stati identificati a livello di specie, eventualmente previa preparazione a secco quando necessario. Gli esemplari degli altri gruppi sono stati separati per una eventuale successiva identificazione. Il resto dei campioni è stato identificato e messo da parte per eventuali futuri studi. L’elenco delle specie identificate, non solo di Sirfidi, verrà riportato in una apposita Appendice separata dalla presente relazione. Per ogni specie è stata calcolata l’abbondanza relativa come rapporto percentuale tra il numero di individui della singola specie ed il totale degli esemplari in ogni sito. Questo dato è stato calcolato per ogni singola trappola e poi per ogni sito sommando gli esemplari raccolti nelle due trappole. Nel caso delle femmine di Paragus subg Pandasyophthalmus, di Paragus bicolor Forma A e Forma B indeterminabili a livello di specie, si è provveduto a ripartirle proporzionalmente tra le specie corrispondenti, in base al rapporto dei maschi riscontrati. Sono state quindi sviluppate due matrici: una con le abbondanze relative ed una con i dati di presenza ed assenza. Le due matrici sono state utilizzate per le seguenti analisi: - Analisi fattoriale con matrice presenza / assenza. E’ stata utilizzata per confrontare tra di loro i siti e per compararli con altri, di cui uno posto sui Colli Berici (Monte del Prete) e gli altri nella Pianura Padana o nelle Prealpi Venete. I dati provengono da precedenti pubblicazioni (Sommaggio, 2004, 2005b, 2010b; Sommaggio e Corazza, 2006; Bertollo et al., 2012) oppure da dati personali dell'autore. Lo scopo di quest’analisi è quello confrontare la fauna riscontrata sui Colli Berici con quella delle aree limitrofe. - Analisi delle Corrispondenze con matrice abbondanza. In questo caso l’analisi è stata effettuata per ordinare i siti monitorati all’interno del progetto Life e per valutare quanto quelli monitorati dopo gli interventi si discostano rispetto alla situazione di partenza. Oltre a queste analisi si è anche provveduto a suddividere le specie in base al habitus trofico delle larve e preferenza ambientale degli adulti; i dati sulla biologia larvale sono stati ottenuti da Speight (2011). Anche in questo caso è stata applicata alla matrice così ottenuta una Analisi delle Corrispondenze atta a valutare la differenza tra i vari siti e a quali particolari gruppi ecologici sono 14 associati i vari habitat analizzati. Per individuare le specie di Sirfidi maggiormente associate ai prati aridi è stato applicato il concetto di Costanza (IC), Fedeltà (IF) e Concentrazione di Abbondanza (CA) come elaborato da Nijboer et al. (2005) ed applicato agli ambienti terrestri in Postma-Blaauw et al., 2012. L’indice IC viene qui considerato come il numero di ritrovamenti di una specie in una tipologia di habitat diviso il totale delle repliche per quel tipo di habitat. IC fornisce quindi una stima della probabilità che, campionando in un determinato habitat, venga ritrovata una particolare specie. Questo indice varia pertanto da 0 (assenza in un determinato habitat) a 1 (sempre presente in un determinato habitat). L’indice IF viene calcolato come il rapporto tra IC di una specie nel habitat considerato diviso IC medio in tutti gli habitat monitorati. IF pertanto fornisce una valutazione di quanto una specie è maggiormente associata ad un habitat rispetto agli altri presi in considerazione. Il valore di IF va da 0 (condizione in cui la specie non è presente nel habitat considerato ma si trova in altri habitat) ad infinito (condizione in cui la specie considerata è presente esclusivamente nel habitat considerato); il valore di 1 rappresenta il caso di specie che sono ugualmente presenti sia nel habitat considerato che negli altri monitorati. L’indice CA è il rapporto tra l’abbondanza media di una specie riscontrata nel habitat considerato e la media dell’abbondanza negli altri habitat monitorati. Questo parametro evidenzia quanto una specie è più abbondante nel habitat considerato rispetto agli altri monitorati. Come nel precedente caso il valore di CA va da 0 ad infinito; il valore 1 si verifica quando una specie è ugualmente abbondante sia nel habitat considerato che negli altri monitorati.. Sulla base dei riscontri effettuati da precedenti sopraluoghi, dall’analisi vegetazionale e sulla separazione dei siti in base al popolamento di Sirfidi nei primi due anni di monitoraggio (2011 e 2012) sono stati individuate le seguenti categorie di habitat: - Prati Xerici: erano presenti in questi siti: Org11, Piu11, Toa11, Gra12. - Ambienti con maggiore copertura arborea ed arbustiva, soprattutto di Quercia: rappresentati da Cas11, Nan11 - Ambienti umidi: rappresentato solo da Fim12 - Aree forestali: rappresentato da Alo12 e SRo12. Il calcolo di IC, IF e CA è stato effettuato solo per Prati Xerici e Radure in boschi di Quercia. Non sono stati usati i dati del 2013 in quanto gli interventi di ripristino hanno modificato le condizioni degli habitat. Ogni singola trappola Malaise è stata considerata come una ripetizione, disponendo quindi di 8 ripetizione per i Prati Xerici, 4 per Radure ed Aree forestali e solo 2 per gli ambienti umidi. Una specie è stata considerata come strettamente associata ad un habitat con valori di IC maggiori di 0,499 e valori di IF e CA maggiori di 1,499. 15 Per la valutazione dei Prati Xericid si è quindi provveduto all’applicazione di Syrph the Net. In questo caso, come maggiormente dettagliato precedentemente, sono necessari due parametri: i macrohabitat presenti e un elenco di Sirfidi della regione. Gli habitat di riferimento individuati sono spiegati in dettaglio nei risultati. Per quanto riguarda invece la lista di Sirfidi regionali, è stato elaborato un elenco integrando i dati disponibili per la Pianura Padana orientale (Sommaggio, 2010a), con quelli relativi alle prealpi vicentine ottenuti in precedenti ricerche (Sommaggio, 2005b, 2010b, dati non pubblicati). Per ogni singolo sito è stata calcolata la FMB totale e quella relativa ai gruppi trofici, alla lunghezza dello sviluppo larvale e delle principali categorie di microhabitat, in funzione degli habitat di riferimento. Tutte le analisi statistiche (analisi fattoriale, analisi delle corrispondenze) sono state effettuate utilizzando il software Statistica 7.1, Statsoft R. 3. RISULTATI 3.1 Considerazioni generali Complessivamente sono stati raccolti nei tre anni di monitoraggio 15141 esemplari di Sirfidi in 15 punti di monitoraggio, escludendo le due trappole di Monte Molinetto, attive per un periodo di tempo troppo limitato. Trenta trappole sono rimaste attive nei tre anni, per un numero di giorni da un minimo di 105 in una delle due trappole di Gra12 fino ad un massimo di 199 giorni in Cas13. Le trappole hanno evidenziato efficienze molto diverse tra di loro: da un minimo di 0,8 esemplari/giorno in una delle due trappole di Fim13 fino ad un massimo di 9,6 esemplari/giorno in una delle due trappole di Gra12. Questa grande disparità di dati dipende da vari fattori, tra cui sicuramente la posizione delle trappole che influisce molto sulla loro efficienza (Speight et al., 2000; Birtele e Handersen, 2012). E’ quindi attendibile che trappole posizionate in posti chiusi all’interno di aree forestali raccolgano meno; non a caso due delle sole tre trappole con efficienza inferiore a 1 esemplare/giorno erano posizionate all’interno di boschi, in assenza di radure. Anche le condizioni metereologiche avverse possono aver influito negativamente sull’efficienza delle trappole; per esempio in Fim13 il terreno è rimasto coperto da acqua dopo le abbondanti piogge primaverili, riducendo fortemente l’efficienza delle trappole in questo periodo. Nel complesso comunque tutte le trappole hanno funzionato in modo sufficientemente buono, raccogliendo oltre 100 esemplari durante l’arco dell’anno e quindi i dati sono stati utilizzati per le successive analisi. La Tab. 2 riporta l’elenco delle specie raccolte nei vari punti di monitoraggio con il relativo valore di abbondanza relativa. 16 N Specie 1 Anasimyia lineata Baccha elongata Brachyopa bicolor Brachyopa scutellaris Brachypalpoides lentus Brachypalpus laphriformis Brachypalpus valgus Caliprobola speciosa Callicera aurata Callicera macquarti Ceriana conopsoides Chalcosyrphus nemorum Cheilosia flavipes Cheilosia griseiventris Cheilosia grossa Cheilosia latifrons Cheilosia mutabilis Cheilosia nebulosa Cheilosia nigripes Cheilosia pagana Cheilosia praecox Cheilosia proxima Cheilosia ranunculi Cheilosia scutellata Cheilosia soror Chrysotoxum bicinctum Chrysotoxum cautum Chrysotoxum festivum Chrysotoxum intermedium Criorhina berberina Criorhina ranunculi Dasysyrphus albostriatus Didea fasciata Doros destillatorius Epistrophe eligans Epistrophe flava Epistrophe nitidicollis Epistrophella euchroma Episyrphus balteatus Eristalinus aeneus Eristalinus sepulchralis Eristalis arbostorum Eristalis pertinax Eristalis tenax Eumerus amoenus Eumerus argyropus 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 Cas 11 Cas 13 Na n11 Na n13 Toa 11 Org 11 Org 13 Piu 11 Alo 12 Fim 12 Fim 13 Gra 12 SRo 12 SDo 13 Mo t13 - - - - - - - - - - 0,3 - - - - 0,1 - - - - - - - - - - - 0,9 - - 0,1 - 0,5 - - - - 0,1 - - 0,5 - 0,2 - - 1,3 0,7 0,7 0,3 - 0,7 0,2 0,3 1,1 - 0,2 - 0,2 - 0,1 0,4 - - - - 0,1 - - - 0,1 - - - - - 0,5 - 0,7 0,3 - 0,1 - - 0,9 - 0,3 - 1,9 - - 0,1 - 1,3 0,4 0,4 0,4 0,1 0,1 2,2 0,3 - - 0,4 - 0,2 0,7 - 0,1 0,1 0,6 0,1 - 0,1 0,3 0,1 0,4 - - - - - - - - - - - - - - 0,2 - - 0,2 - - 0,2 0,1 - - - - - - - - - - - - - 0,1 - - - 0,1 - 0,1 - - - 0,1 - - - - - - - - - - - - - 0,9 - - - - - - 0,3 0,5 - 0,1 0,1 0,1 1,3 - 0,4 - - - - - - - - 0,2 - - - - - - - - - - - - - - - 0,1 - - - - - - - - - - 0,1 0,4 0,1 - 0,1 - - 0,3 0,3 - - - 0,7 0,1 0,1 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 0,1 - 0,1 1,4 - - - - 0,3 - - 0,1 - - - - - - - - - - 0,2 - - - - - - - - - - - 0,8 - - - - - - 0,1 0,3 - 0,2 0,3 - 0,3 0,3 - - 0,1 0,2 0,5 - - - 0,1 - - - - - - - - - - - - 3,8 1,0 2,1 2,3 1,0 2,8 - 0,4 2,6 1,7 2,4 0,2 - 0,3 0,7 - - - 0,1 - - - - - - 11,8 1,4 7,5 1,2 1,5 1,4 0,2 0,2 4,2 0,3 - 1,6 11,9 1,0 0,3 0,1 - - - - - - 1,0 - - - - - - - 9,2 1,4 15,1 1,7 2,1 4,1 1,2 4,0 0,3 1,5 2,2 0,7 0,3 2,4 0,8 - - 0,1 - 0,1 - - 0,2 0,2 0,4 0,3 - - 0,3 0,2 - 0,1 0,9 0,5 0,5 0,4 0,1 0,2 0,1 - - - 0,1 - 1,0 0,1 - - - - - - - - - - - - 0,5 - - - - - - - - - - - - - - 0,3 - - - - - 0,2 - - 0,1 - 0,3 - - - 0,2 - - - - - - - - - - 0,1 - - - - 0,2 - - - - - - - - - 0,6 - - - 2,4 - - 2,6 2,0 3,0 2,6 0,6 1,0 0,9 0,3 0,9 0,8 3,4 0,2 - 1,8 2,3 - - 0,1 - - - - - - - - - - - - 0,2 1,7 1,9 1,7 1,9 0,4 0,7 0,9 0,4 1,2 0,7 0,1 - 1,4 0,5 1,0 1,4 3,1 0,4 2,5 0,7 0,2 0,5 0,6 0,5 0,3 - - 1,4 0,9 0,6 2,4 1,4 1,8 0,2 0,5 0,9 1,2 3,2 9,3 21,9 1,3 17,8 0,2 0,9 - - - - - - - 0,1 - 0,1 - - - - - - - - - - - - - - 0,3 - - - - - - - 0,2 0,5 0,2 0,1 0,7 0,1 0,3 0,1 0,2 0,1 - - 0,1 0,2 - - - 0,2 0,1 - 0,1 0,3 - - - - - - - 0,2 0,1 0,3 0,2 - 0,3 - - - - - 0,4 - - 30,8 13,2 17,5 6,8 7,6 6,5 3,8 1,6 25,4 0,1 2,7 2,1 11,5 14,5 4,9 1,6 0,1 0,3 0,3 0,2 0,3 - - 0,7 - 0,2 - - 0,9 0,2 17 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 Eumerus basalis Eumerus elaverensis Eumerus funeralis Eumerus ornatus Eumerus sinuatus Eumerus sogdianus Eumerus uncipes Eupeodes corollae Eupeodes flaviceps Eupeodes lapponicus Eupeodes latifasciatus Eupeodes luniger Eupeodes nuba Ferdinandea aurea Ferdinandea cuprea Ferdinandea ruficornis Helophilous pendulus Helophilus trivittatus Heringia heringi Lejogaster tarsata Mallota fuciformis Melangyna lasiophthalma Melangyna triangulifera Melanogaster aerosa Melanostoma mellinum Melanostoma scalare Meliscaeva auricollis Meliscaeva cinctella Merodon albifrons Merodon armipes Merodon avidus Merodon avidus FB Merodon clavipes Merodon caucasicus Merodon constans Merodon equestris Merodon funestus Merodon longicornis Merodon natans Merodon nigritarsis Merodon trebevicensis Microdon analis Milesia crabroniformis Milesia semiluctifera Myathropa florea Myolepta dubia Myolepta obscura Neoascia meticulosa - - - - - 3,0 0,5 1,8 0,3 - - - - - 0,1 0,1 - - - 0,2 0,2 - 0,6 - - - - - - 0,2 - 0,1 - - - - - - - 1,2 4,4 - - - - 0,1 - 0,4 0,1 - - - - - - - - - - 0,1 - - - - 0,2 0,2 - - - 0,1 - 0,1 - - - - - - - 0,6 0,7 0,1 0,3 - 2,1 1,6 0,1 - - - 6,8 2,7 1,6 0,1 1,0 9,1 1,1 11,2 5,4 0,1 0,5 0,1 0,4 - 0,2 0,5 1,0 0,7 0,8 4,4 0,8 0,7 0,6 0,3 10,5 4,0 1,7 1,4 1,1 0,8 - - 0,1 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 0,1 - - 0,3 - - - 0,1 - - 0,2 0,1 - - 0,1 1,2 0,4 0,3 - - - - 0,3 - 0,4 - 0,2 0,4 0,1 0,6 1,7 - 0,4 1,9 0,4 - 0,1 - 0,1 - - - - - - - - 0,1 - - - 0,1 0,5 - - - 0,1 0,4 - 0,3 - - - - - - 0,4 - 0,3 0,2 - 0,1 - 0,1 0,7 - - - 0,3 0,2 - - - - - - - - - - - 0,3 - - - - 0,3 - - - 0,4 0,1 0,2 0,1 0,7 0,9 4,0 - 0,3 - - 0,1 0,1 - 0,1 - 0,1 - - - 0,3 - - - - - - 0,4 0,1 - - - - - 0,3 - - - - - - - - - - - - - - - 0,5 0,4 - - - - - - 0,1 - - - - - - - - - - - - - - 2,7 - - - 0,7 - - - 0,1 - - - - - - - - - - 0,7 - - - - - - - - - - - 0,1 0,7 - - - - 0,3 19,9 0,5 41,8 1,5 1,3 14,5 1,2 2,0 3,0 14,4 5,7 0,2 36,0 28,0 0,4 0,6 0,3 1,5 0,2 0,4 0,4 - 0,9 0,5 1,3 0,5 - 0,5 1,0 0,1 0,2 0,2 1,0 - 0,1 0,3 - 0,3 - - - 0,7 - - - 0,2 - - - - - - - - - - - 0,2 - 0,1 0,2 0,7 0,6 1,7 6,6 1,4 15,2 - - - 0,4 - 0,4 0,1 0,1 - - 0,1 - 0,4 0,2 0,1 - - - 0,1 - - - 0,3 2,3 3,7 2,5 23,6 16,3 7,7 11,5 2,4 2,4 1,0 0,5 - 4,6 0,7 - - - - 0,2 0,3 1,0 0,2 - 0,6 - 0,1 - - - - 0,3 0,1 0,3 1,6 0,5 0,5 - - - - - - 0,4 - - - - - - - - - - 0,4 - - - - - 0,1 0,4 0,7 0,7 8,5 0,1 - 1,4 1,1 1,5 0,7 0,1 1,0 - - - - - - - - - - - 0,5 - - - - - - - - - - 0,9 0,1 0,2 - - - - - - - 2,2 9,5 2,6 1,0 6,1 12,9 20,4 7,2 1,6 - - 2,3 - 3,4 2,8 - - - - 0,2 - - - - - - - - - - - - - - - 0,3 - - - - - 0,2 - 0,4 0,2 - 0,3 - - - - - - - - - 0,1 0,2 - - 0,6 - 0,3 - - - - - - - - 0,1 - - - - - - - - - - - - - 0,3 - - - - - - - - 0,4 - 0,1 0,1 - - - - - - 0,2 0,4 0,5 0,3 0,7 0,2 0,3 0,6 0,7 0,3 0,1 2,6 - 0,5 0,3 0,1 0,1 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 0,2 - - - - - - - - - - - - - - 0,4 - - - - 18 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 Neoascia podagrica Neoascia tenur Neocnemodon sp. Paragus albifrons Paragus bicolor Paragus bicolor FB Paragus bradescui Paragus haemorrhous Paragus majoranae Paragus pecchiolii Paragus quadrifasciatus Paragus tibialis Parhelophilus versicolor Pipiza luteitarsis Pipiza nocticula Pipizella divicoi Pipizella maculipennis Pipizella viduata Platycheirus albimanus Platycheirus ambiguus Platycheirus fulviventris Platycheirus occultus Platycheirus scutatus Psilota anthracina Scaeva dignota Scaeva pyrastri Scaeva selenitica (*) Sphaerophoria rueppelli Sphaerophoria scripta Sphiximoprha subsessilis Syritta pipiens Syrphus ribesii Syrphus torvus Syrphus vitripennis Volucella inflata Volucella pellucens Volucella zonaria Xanthandrus comtus Xanthogramma citrofasciatum Xanthogramma dives Xanthogramma laetum Xanthogramma stackelbergi Xylota segnis 0,1 - - - - - - - - - 0,2 - - - 0,1 - - - - - - - - - - 0,2 - - - - - - - - 0,2 0,1 - - - - - - - - - - - - - - 0,3 0,1 0,4 - - - - - - - 0,5 3,3 3,8 4,0 13,4 3,7 6,6 6,0 1,2 - 0,2 2,3 0,2 3,0 0,1 0,3 0,8 9,3 2,7 1,8 3,2 2,7 5,3 - - - 0,1 - 2,0 0,8 - - - - - - 0,2 0,1 - - - - - - 0,1 1,6 1,9 1,8 2,2 0,4 3,3 3,7 11,1 5,4 5,8 3,5 10,5 3,1 0,7 2,0 0,1 0,6 0,2 0,2 - - 0,1 - - - - - - - - 8,3 1,4 2,9 2,7 2,5 1,5 0,8 2,3 3,8 7,5 3,0 6,2 14,9 0,9 0,1 0,1 0,3 - 0,3 - 0,2 1,2 0,2 - - - 0,1 - 0,8 1,3 - 1,9 0,5 3,0 2,7 2,3 4,6 2,0 1,6 0,7 - 3,4 - 5,6 4,8 - - - - - - - 0,1 - - - - - - - - - - - 0,2 - - - - - - - - - - - 0,3 - - - - - - - 0,1 - - 0,2 - - 0,1 0,1 - - - 0,6 - 0,5 - - - - - 0,7 - 0,3 3,1 0,3 0,6 0,4 1,7 0,3 0,6 - 3,8 1,0 2,4 1,4 0,4 0,5 - 0,4 0,3 0,3 - - - 0,1 - 4,6 1,2 0,1 0,4 1,0 - - - 0,2 - - 0,2 - - 0,1 0,3 - 0,4 2,7 - - 0,5 - - 0,1 - 0,1 - 0,1 - - - - - - - - - - - - - - - - 0,9 1,0 - - - - - - - - - - - - - 0,6 0,2 - - - - 0,2 0,1 - 0,1 - 0,1 0,2 0,1 0,4 0,1 - - 2,5 - 0,1 - - - - - - - - 0,3 - - - - - - - 0,2 - 0,1 0,2 - - 0,1 0,1 - - - - - 0,2 0,1 - 0,1 - 0,2 0,1 0,1 0,3 0,1 - - 0,1 0,2 - 0,4 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 0,1 - - - 1,4 1,2 0,1 - - - 0,1 15,4 1,9 8,4 5,7 5,2 18,3 4,3 11,9 22,9 9,9 54,2 0,8 9,9 42,1 - - - - - - - - 0,9 0,1 0,3 - - - - 0,1 - - 0,3 0,4 0,3 0,7 0,1 - 0,6 1,6 - - - - 0,1 - 0,2 - - 0,1 - 0,1 0,6 1,7 0,5 0,1 3,3 0,2 0,2 - - 0,1 - - - - - - - - 0,2 0,1 - 0,1 - - - - 1,0 0,3 0,9 - 2,0 0,2 - 0,8 0,1 0,4 - 0,2 0,1 - 0,1 1,7 - - - - - - - - - - - - - - - - - - 0,3 - - - 0,1 - - - 0,1 - - - - - - - - - - 0,1 - - - 0,1 - - 0,4 - - - 0,2 - - - - 0,1 - - 0,3 0,1 0,4 - - - - - - - 7,9 0,3 8,1 0,4 - 0,9 0,1 1,5 1,6 1,7 0,7 0,5 1,6 - 0,1 0,2 - - - - - - - - - - - 0,5 - - 0,5 - - - - - - - 0,3 - - - 1,8 - - 1,0 - - 0,1 0,2 0,1 - - 0,8 - 0,2 0,1 4,0 - - Tab. 2. Elenco delle specie raccolte nei vari punti di monitoraggio con i dati di abbondanza relativa. Legenda: * Per Scaeva selenitica non vi sono dati di abbondanza relativa in quanto riscontrata solo a Monte Molinetto. Per questo sito non si riportano i valori di abbondanza in quanto le trappole sono rimaste attive solo per due campionamenti. 19 Complessivamente sono state raccolte 135 specie nei tre anni di campionamento. In Tab. 2 sono riportate anche Paragus bicolor Forma B e Merodon avidus Forma B, sebbene non siano state conteggiate come specie. Si tratta infatti di due taxa il cui valore sistematico è incerto. Merodon avidus Form B si differenzia bene dalla forma normale grazie ad alcuni caratteri morfologici (e.g. tomentosità dei tergiti addominali, colore dei femori posteriori), ma non sono state riscontrate differenze a livello dei genitali maschili o da analisi molecolari (Marcos-Garcia et al., 2007). Per quanto riguarda invece Paragus bicolor Forma B si osservano delle differenze nei genitali maschili, ma non in caratteri morfologici (Speight e Claussen per. com). E’ probabile che due specie siano incluse in Paragus bicolor, ma un’analisi dettagliata e complessiva di tutto il gruppo è necessaria per poter separare con discreta sicurezza i due taxa. Sono invece stati inclusi nel conteggio delle specie i due esemplari femmine appartenenti al genere Neocnemodon, benché la mancanza di esemplari maschi non abbia permesso l’identificazione precisa della specie. Al già considerevole numero di 135 specie vanno aggiunte 6 specie che sono state raccolte in un monitoraggio a Monte del Prete e non facenti parte quindi del monitoraggio per il progetto Life. Il numero totale di specie rilevate sui Berici è quindi di 141, un dato che denota l’elevata biodiversità dell’area studiata. La Tab. 3 mette in relazione il numero di specie di Sirfidi dei Colli Berici con quanto noto per aree limitrofe, a loro volta studiate per la fauna di Sirfidi negli ultimi anni. Benché i dati riportati in Tab. 3 non sono confrontabili tra di loro in quanto lo sforzo di campionamento è profondamente diverso ed anche le aree studiate hanno superfici non confrontabili, resta comunque evidente la differenza tra quanto riscontrato sui Colli Berici e quanto invece rilevato negli altri monitoraggi. E’ da tenere presente che la fauna della Pianura Padana orientale, per la quale si dispone ad oggi di un elenco sufficientemente dettagliato, corrisponde a 121 taxa (Sommaggio, 2010a), quindi un dato decisamente inferiore rispetto a quello riscontrato sui Colli Berici. 20 Sito Tipologia area Anni Trap. N. Specie Rif. Colli Berici Prati Quecerti; umidi Xerici; ambienti 3 30 141 - M.te Summano (VI) Faggeta; Prati Xerici 4 2 97 Sommaggio, 2005a M.te Pastello (VR) Faggeta; Prati Xerici 1 2 73 Sommaggio, 2004 Bosco Fontana (MN) Bosco Planiziale >5 >5 68 Birtele et al., 2002 Ferrara Parco Urbano 4 8 68 Sommaggio e Corazza, 2006 M.te Montarione (VR) Orno-ostrieto, pascolo 1 2 64 Bottazzo et al., 2002 1 8 60 Corazza e Sommaggio, 2012 Codigoro (FE) Querceto, stabili Prati Bondeno (FE) Bosco e area rurale 1 6 56 Corazza e Sommaggio, 2012 Montecchio Precalcino (VI) Area rurale ricca in siepi e boschetti 3 1-2 56 Sommaggio, 2010b Novi Modenese (MO) Agroecosistemi ricchi in siepi 1 9 55 Burgio e Sommaggio, 2007 Oasi Campotto (FE) Palude, planiziale 1 4 54 Corazza e Sommaggio, 2012 Copparo (FE) Agroecosistemi, maceri 1 4 51 Corazza e Sommaggio, 2012 Portomaggiore (FE) Agroecosistemi, maceri 1 4 50 Corazza e Sommaggio, 2012 Bosco Panfilia (FE) Bosco planiziale 1 4 39 Corazza e Sommaggio, 2012 Bosco Mesola (FE) Bosco Frassini 1 3 39 Corazza e Sommaggio, 2012 Oasi Porporana (FE) Bosco Golenare 2 3 38 Sommaggio e Corazza, 2006 bosco Tab. 3. Numero di specie di Sirfidi raccolte in monitoraggi mediante trappola Malaise nel Nord Est Italia. Confrontando l’elenco delle specie raccolte sui Berici (Tab. 2) con i dati disponibili per le aree limitrofe, ed in particolare la Pianura Padana Orientale (Sommaggio, 2010a) e le Prealpi Venete (Sommaggio 2004, 2005a), si riscontrano sui Berici ben 26 taxa assenti dalle aree limitrofe. Questi taxa rappresentano elementi di particolare interesse faunistico e vengono brevemente elencati raggruppandoli in base alle loro caratteristiche ecologiche come ricavate dalla letteratura ed in particolare da Speight, 2011 (un elenco dettagliato con le caratteristiche di ogni singola specie raccolta viene riportato in una relazione separata). 1) Specie legate a boschi molto maturi, in particolare boschi di Querce, anche termofili. 21 Appartengono a questo gruppo: Callicera aurata, Doros destillatorius, Eumerus basalis, E. sinuatus, Ferdinandea aurea, Merodon funestus, M. natans; M. trebevicensis; Milesia semiluctifera, Myolepta dubia, Xanthogramma stackelbergi. Si tratta prevalentemente di specie Mediterranee o del Sud Europa; solo Myolepta dubia ed Eumerus sinuatus si spingono a Nord fino all’Europa Centrale (E. sinuatus) ed al Sud della Scandinavia (M. dubia). Anche X. stackelbergi è nota per ila Scandinavia, ma la sua reale distribuzione è incerta per la confusione con le specie dello stesso genere (Speight e Sommaggio, 2010). Tutte queste specie erano già incluse nella checklist delle specie italiane (Burgio et al., in stampa), anche se nel caso di X. stackelbergi solo con l’ultima revisione della checklist è stata aggiunta grazie ad una segnalazione per il Parco dello Stelvio (Burgio et al., in stampa). Va comunque sottolineato che molte di queste specie, benché già segnalate per l’Italia, sono note sul territorio nazionale sulla base di poche segnalazioni. Molte hanno larve xilosaprofaghe, che necessitano di piante molto mature per completare lo sviluppo, come nel caso di Callicera aurata, Ferdinandea aurea e Milesia semiluctifera. E’ quindi evidente l’associazione tra queste specie e boschi molto maturi. Diverse delle specie qui elencate hanno invece larve probabilmente fitofaghe (tutte le specie dei generi Eumerus e Merodon); in letteratura sono segnalate come associate a boschi di Quercia o più spesso a radure più o meno ampie all’interno di questi. 2) Specie di boschi decidui, generalmente non termofili. Appartengono a questo gruppo: Callicera macquartii, Criorhina ranunculi, Epistrophe flava, Ferdinandea ruficornis; Myolepta obscura; Sphiximoprha subsessilis; Xanthogramma laetum. A differenza delle specie del gruppo precedente, si tratta in questo caso di taxa tutti presenti in Europa Centro-Settentrionale, e quindi non sono specie tipicamente mediterranee. Molte di queste specie sono rare; Speight (2011) considera F. ruficornis, M. obscura e S. subsessilis come specie in pericolo di estinzione locale. Le loro larve infatti sono tutte xilosaprofaghe, associate a piante molto mature, senescenti; la scomparsa di habitat con queste caratteristiche minaccia seriamente la presenza di molti di questi taxa. Tutte le specie di questo gruppo erano già segnalate per l’Italia, ma in molti casi si tratta di segnalazioni datate, non confermate da dati recenti nonostante lo sforzo di campionamento negli ultimi anni in molte aree forestali. Emblematico è il caso di S. subsessilis, sicuramente prese in Pianura Padana Occidentale nell’Ottocento (Sommaggio, 2007), ma non più ritrovata per la Pianura Padana nel secolo scorso. M. obscura è stata aggiunta solo recentemente all’elenco delle specie della fauna italiana grazie ad alcune segnalazioni di Reemer et al. (2005). Con la sola eccezione di X. laetum 22 ed E. flava, le cui larva sono predatrici, tutti gli altri taxa di questo gruppo hanno larve xilosaprofaghe. 3) Specie di prati xerici, in genere su terreni calcarei. Appartengono a questo gruppo Cheilosia praecox; Eumerus elaverensis; Eupeodes nuba, Merodon armipes, M. longicornis, M. nigritarsis. Con la sola eccezione di C. praecox, sono tutte specie tipicamente mediterranee. In alcuni casi gli areali sembrano molto ridotti come in E. elaverensis, nota ad oggi solo per la Penisola Balcanica, Sud Francia, Svizzera ed Italia. Anche in questo caso la maggior parte delle specie era già nota per il territorio nazionale, ma E. elaverensis ed E. nuba sono state aggiunte solo con la recente revisione della checklist delle specie italiane (Burgio et al., in stampa). Inoltre molte specie sono presenti sul territorio nazionale soprattutto nell’Italia centro-meridionale. Con la sola eccezione di E. nuba, la cui larva è predatrice, tutte le altre specie hanno larve fitofaghe o supposte tali. 4) Specie associate ad ambienti umidi. Appartengono a questo gruppo: Melanogaster aerosa e Neoascia meticulosa. Vista la tipologia di habitat monitorati, il contingente di specie di ambienti umidi è molto ristretto e limitato al solo sito del lago di Fimon. In entrambi i casi sono specie tipicamente Europee; nel caso di N. meticulosa probabilmente le Alpi rappresentano il limite meridionale dell’areale di distribuzione. Entrambe le specie hanno larve saprofaghe acquatiche. 5) Specie con status tassonomico incerto: Cheilosia griseiventris e Merodon caucasicus. La prima è affine a C. latifrons, ma se ne differenzia per diversi caratteri e viene considerata da alcuni autori come specie separata (Speight, 2011); data la confusione tassonomica attuale, le conoscenze sull’ecologia di questa specie sono molto limitate. Merodon caucasicus rappresenta una prima segnalazione per l’Italia di una specie peraltro nota solo per Caucaso e penisola Balcanica. Le segnalazioni di questa specie sono molto limitate e la sua biologia è poco nota, per cui non è chiaro il tipo di associazione ambientale. Nel presente monitoraggio è stata riscontrata solo nel lago di Fimon e solo nel 2012. Da sottolineare la presenza di un numero considerevole di specie segnalate come presenti sulle Alpi, ma assenti dalla Pianura Padana; è questo per esempio il caso di Cheilosia nigripes, Melangyna lasiophthalma e M. triangulifera. Evidentemente i Colli Berici rappresentano il limite meridionale di molte specie che trovano in quest’areale delle condizioni climatiche favorevoli alla loro presenza. 23 La Fig. 5 riporta il risultato dell’applicazione dell’Analisi Fattoriale alla matrice presenza/assenza delle specie riscontrate nei diversi siti dei Colli Berici e in altri ambienti monitorati mediante trappole Malaise nel Nord Italia. Appare evidente come i Colli Berici formano un ambiente del tutto particolare che si discosta chiaramente da tutti gli altri siti analizzati, con la sola eccezione del sito al lago di Fimon, monitorato in due anni, che risulta più simile a boschi umidi della Pianura. Confronto Colli Berici con altri siti del Nord Italia: Analisi Fattoriale 0,8 Mac2 Mac3 0,6 Fattore2 0,4 0,2 0,0 -0,2 -0,4 -0,6 -0,8 Mac6 Mac5Mac4 Umi5 Umi3 Agr3 Inc1 Umi1 Mac1 Sie3 Umi2 Mol BPlan4 Agr4 Umi4 Agr2 Sie1 PaDun3 PaDun4 Agr1 Agr6 Dun1 Mont1 BUrb2 BPlan3 Inc2 PaDun2 PaDun1 Pin7 Mont2 BQue4 BPla1 Pin3 BUrb1 BPio Pin5 Pin6Pin4 Mont3 Pin2 BPlan2 Fim13 BQue2 QuerP Pin1 BQue3 Fim12 BPlan4 Mont5 Past2 Mont4 Osse Past1 Gra12 Sro12 Sdo13 Cas13 Mel2 Mot13 Toa11 Mel1 Piu11 Alo12 Org11Org13Cas11 Nan13 Nan11 -0,7 -0,6 -0,5 -0,4 -0,3 -0,2 Fattore1 Fig. 5. Applicazione Analisi Fattoriale alla matrice presenza/assenza di Sirfidi in siti dei colli Berici (in rosso) e di altri siti della Pianura Padana. In blu sono evidenziati siti caratterizzati da presenza di ambienti umidi (maceri, stagni, ecc); in giallo alcuni siti delle Prealpi Venete (Monte Pastello, Val Adige), in verde alcuni boschi planiziali (es. Bosco della Porporana, Bosco della Panfilia), in arancione ambienti agrari di Montecchio Precalcino; in viola aree agrarie della provincia di Ferrara. 24 3.2 Confronto tra i siti Nella Tab.4 sono riportate le percentuali delle specie riscontrate nei siti analizzati suddivise in funzione del loro habitus trofico e della preferenza ambientale, quest’ultimo dato ricavato da Speight, 2011. Siti Habitus trofico Preferenze Ambientali Pred. S. Terr. S. Acq. Fito. Bos. Bos. De. Prati Umidi Ubiq. Cas11 50,82 19,67 8,20 21,31 14,75 45,90 24,59 6,56 6,56 Cas13 59,32 10,17 5,08 25,42 16,95 42,37 30,51 3,39 5,08 Nan11 52,73 14,55 5,45 27,27 10,91 49,09 29,09 0,00 9,09 Nan13 51,79 14,29 7,14 26,79 17,86 41,07 28,57 1,79 8,93 Toa11 42,86 12,24 10,20 34,69 6,12 40,82 28,57 6,12 12,24 Org11 45,83 15,28 6,94 31,94 11,11 38,89 34,72 5,56 6,94 Org13 56,86 9,80 7,84 25,49 11,76 35,29 37,25 1,96 11,76 Piu11 48,39 14,52 9,68 27,42 12,90 37,10 33,87 6,45 8,06 Alo12 53,45 17,24 6,90 22,41 24,14 44,83 18,97 5,17 6,90 Fim12 50,00 9,26 14,81 25,93 9,26 44,44 20,37 16,67 7,41 Fim13 41,18 23,53 17,65 17,65 9,80 43,14 19,61 19,61 7,84 Gra12 59,09 4,55 2,27 34,09 9,09 36,36 40,91 2,27 9,09 SRo12 62,50 16,67 6,25 14,58 29,17 45,83 14,58 2,08 8,33 SDo13 62,50 5,00 2,50 30,00 17,50 32,50 42,50 0,00 5,00 Mot13 54,76 7,14 7,14 30,95 7,14 38,10 40,48 2,38 9,52 Tab. 4: per ogni sito vengono riportate le percentuali di specie con differente habitus trofico e diverse preferenze ambientali. Per le legende dei siti si veda Par. 2.4 Siti Analizzati. Legenda: Pred.: predatori; S. Terr.: saprofagi terrestri; S. Acq.: saprofagi acquatici; Fito: fitofagi; Bos: bosco; Bos.De.: bosco deciduo; Ubiq.: ubiquitarie. 25 Alla matrice riportata in Tab. 4 è stata quindi applicata l’Analisi delle Corrispondenze per evidenziare come i siti si raggruppano ed in funzione di quali categorie ecologiche. I risultati dell’Analisi delle Corrispondenze sono riportati in Fig. 6. Si possono riconoscere abbastanza facilmente 3 gruppi di siti. Da una parte il sito del lago di Fimon con i due anni di raccolte (Fim12 e Fim13), caratterizzato da una elevata percentuale di specie associate ad ambienti umidi e con habitus trofico di tipo saprofago acquatico. Ben separato è il sito di San Rocco (SRo12) a cui si associa quello di Alonte (Alo12); si tratta in questo caso di ambienti con copertura forestale e pertanto con una percentuale elevata di specie associate a boschi, con larve saprofaghe terrestri. I prati tendono a formare il terzo gruppo, caratterizzato in questo caso dalla presenza di una percentuale elevata di specie con larve fitofaghe e con preferenza per ambienti aperti. Interessante la posizione occupata dai due siti di Castegnero e Nanto nei due anni di monitoraggio (Cas11, Cas13, Nan11, Nan13). Si tratta infatti di siti che si trovano in una posizione intermedia tra i boschi e i prati xerici. Questa situazione è molto evidente in Cas11, ossia nel prato con elevata copertura arbustiva ed arborea, prima dell’intervento di diradamento. Il monitoraggio del 2013, dopo quindi l’intervento di diradamento, ha evidenziato uno spostamento della fauna di Sirfidi verso una condizione a maggiore apertura e quindi più simile ai prati xerici meglio conservati, sebbene non ancora al livello riscontrato nei siti migliori come Piu11 o Org11. Questo miglioramento non è stato invece osservato in Nanto, dove anzi il monitoraggio del 2013 ha rilevato una situazione più simile alle condizioni forestali rispetto ai prati xerici. Anche San Donato (SDo13) è stato oggetto di diradamento; purtroppo questo sito è stato campionato solo dopo l’intervento, ma in questo caso il risultato sembra riflettere una condizione abbastanza buona. 26 0,4 0,3 Analisi Corrispondenze Siti Analizzati - Categorie Ecologiche Sirfidi Umidi Dimensione 2: 29,37% di Inerzia 0,2 Toa11 Fim12 SapAc 0,1 Mot13 Fito Gra12 Prato Org11 Piu11 Org13 Fim13 SDo13 0,0 BosDe Cas13 Cas11 -0,1 Nan11 Pred Nan13 SapTe -0,2 Alo12 -0,3 SRo12Bos. -0,4 -0,5 -1,2 -1,0 -0,8 -0,6 -0,4 -0,2 0,0 0,2 0,4 0,6 Dimensione 1: 55,67% di Inerzia Fig. 6: Analisi delle Corrispondenza applicata alla matrice dei siti analizzati e le percentuali delle categorie trofiche di Sirfidi. Per le legende dei siti si veda Par. 2.4 Siti Analizzati. Legenda: Umidi: percentuale di specie di ambienti umidi; Bos: specie tipiche di ambienti forestali generici; BosDe: percentuale di specie di boschi decidui; Prato: percentuale di specie tipiche di ambienti aperti; Fito: percentuale di specie con larve fitofaghe; SapTe: percentuale di specie con larve saprofaghe terrestris; SapAc: percentuale di specie con larve saprofaghe acquatiche; Pred: percentuale di specie con lare predatrici. L’Analisi delle Corrispondenze è stata applicata anche alla matrice con le abbondanze relative delle singole specie riscontrate nei siti studiati (Fig. 7). Anche in questo caso il sito del lago di Fimon (Fim12 e Fim13) si separa nettamente; si associano a questo diverse specie tipiche di ambienti umidi, in particolare Neoascia tenur, Melanogaster aerosa, Platycheirus fulviventris, P. occultus. Lejogaster tarsata. A questo si aggiungono specie che nel Nord Europa sono segnalate come legate ad altri ambienti, ma che nel Nord Italia sono di solito presenti in ambienti più umidi. E’ questo per esempio il caso di Eumerus funeralis, indicato in Speight (2011) come tipico di prati incolti, di solito secchi ed anche in ambienti antropizzati, mentre nel Nord Italia si trova più frequentemente in prati vicini ad ambienti umidi (es. maceri). A differenza di quanto riscontrato con l’Analisi delle Corrispondenze applicata alla percentuale di specie appartenenti alle varie categorie 27 trofiche, si osserva in Fig. 7 come l’acero tiglieto di San Rocco si differenzi nettamente rispetto al querceto di Alonte, più vicino quest’ultimo ai siti di Castegnero e Nanto monitorati nel 2011. Il sito di San Rocco è caratterizzato da una stretta associazione con specie tipiche di ambienti forestali e precisamente: Doros destillatorius, Melangyna triangulifera, Xylota segnis, Platycheirus scutatus. I due siti di Cas11 e Nan11 sono ben separati dal resto dei siti analizzati con la sola eccezione di Alo12, ossia della radura nel bosco di Quercia. Questi siti si trovano associati a diverse specie, molte delle quali rientrano nell’elenco di quelle tipiche di ambienti aperti, ma con elevata copertura arborea ed arbustiva, come per esempio Eumerus argyropus, Eumerus ornatus, Eupeodes nuba. I rimanenti siti si trovano tutti raggruppati verso valori elevati sull’asse x; tuttavia si possono ancora distinguere due gruppi ben differenziati. Da una parte, su valori elevati nell’asse y, ci sono i tre siti di Piu11, Org11 e Toa11; si tratta di ambienti caratterizzati da un buon sviluppo del prato xerico. Molte specie tipiche di questo habitat (vd. Paragrafo 3.4e Tab. 4) caratterizzano questi tre siti; in particolare Eumerus basalis, E. elaverensis, Merodon albifrons, M. funestus, Paragus albifrons, Xanthogramma citrofasciatum. All’estremo opposto, ossia su valori bassi dell’asse y, si trovano invece i prati di Gra12 e Mott13. Si tratta ancora di ambienti aperti, ma in uno stato di conservazione non elevato ed infatti il popolamento di Sirfidi è caratterizzato da una forte abbondanza di specie di limitate esigenze ambientali come Sphaerophoria scripta e Melanostoma mellinum. In una posizione intermedia tra i due gruppi di prati si trovano Cas13, Nan13, SDo13 e, in misura minore, Org13 (più vicino ai prati xerici meglio conservati). Questi siti sono caratterizzati dalla presenza di percentuali elevate di alcune specie tipiche di ambienti xerici, in particolare Merodon nigritarsis, Paragus quadrifasciatus e P. tibialis. Queste ultime due specie hanno esigenze ambientali meno ristrette ed infatti si trovano anche in ambienti antropizzati. Interessante quindi la posizione dei tre siti di Cas13, Nan13 e SDo13 che sono stati oggetto di intervento; Cas13 e Nan13 risultano ben differenti rispetto agli stessi siti campionati nel 2011, quando la copertura arborea era maggiore. Sembra quindi che l’intervento effettuato ha modificato la struttura del popolamento di Sirfidi, facilitando la colonizzazione di specie tipiche di ambienti xerici. Probabilmente il breve tempo intercorso tra l’intervento ed il monitoraggio non hanno favorito la colonizzazione delle specie più strettamente associate agli ambienti xerici. Da notare infine come Org13 si differenzi abbastanza dallo stesso sito monitorato nel 2011. Questa differenza potrebbe essere dovuta anche a condizioni climatiche particolarmente fredde nel corso del 2013, che probabilmente non hanno favorito lo sviluppo della popolazione di specie associate agli ambienti xerici. Altra ipotesi possibile è che l’intervento di diradamento ha determinato una fonte di disturbo che ha modificato il popolamento di Sirfidi. 28 2,0 Analisi delle Corrispondenze: abbondanza relativa delle specie di Sirfidi e siti analizzati Cbi 1,5 Dimensione 2: 20,78% di Inerzia XciMal Pal Mfu Ebas 1,0 Plam Man BleXdi Vin Cas11 0,5 0,0 Cso Bla Xla Xst Bel Xse Plsc Dde Plal Mtr Ela -0,5 SRo12 Cni Svi Sri -1,0 Mla Fcu Epe Eun Nan11 Cca BscEor Csp Bva Earg Enu Eam Eel Piu11 Org11Mav PbiB Pdi CprMco Eeu Mar Toa11 Pbi Vzo Mcl Mlo Esi Cco Mse Spy Cma Eae Fau Pbr Eni Cin Bbi Pma Sdi Org13 Eta Pha Ear Cla Ppe Dal Cfe Mau Eel Pti Cas13 Dfa Ssu SDo13 Mni Mfl Htr Mci Pqu Pma Msc Nan13 Pno Mtre Elu Spi Eso Mme Gra12 SscMot13 Eba NpoFim12 Hpe Fim13 Elat Pvi Xco Alo12 Cfl Cra Hhe Sru Ploc Cpa Efu Plfu Lta Nte Mae -1,5 -2,0 -3,0 -2,5 -2,0 -1,5 -1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5 Dimensione 1: 22,12% di Inerzia Fig. 7: Analisi delle Corrispondenza applicata alla matrice dei siti analizzati e l’abbondanza delle specie di Sirfidi riscontrate. Per le legende dei siti si veda Par. 2.4 Siti Analizzati. Le specie sono state abbreviate usando la prima lettera del genere e le prime due della specie (Tab. 2). In verde sono evidenziate le specie tipiche di prati xerici e in blu quelle degli ambienti a maggiore copertura arborea/arbustiva come emerso dall’analisi effettuata nel Paragrafo 3.4. La Fig. 8 riporta i grafici con le abbondanze relative dei siti caratterizzati da presenza di ambienti aperti (Piu11, Org11, Org13, Toa11, Cas13, Nan13, Gra12, Mot13). La distribuzione delle abbondanze relative evidenzia delle considerevoli differenze tra i siti analizzati, come già emerso dall’Analisi delle Corrispondenze. I siti di Gra12 e Mot13, benché caratterizzati dalla presenza di un popolamento dominato da specie di ambienti aperti, vede la forte dominanza di poche specie con esigenze ambientali limitate e quindi presenti in una gamma molto ampia di habitat. In Gra12 oltre il 50% degli esemplari raccolti appartengono a Sphaerophoria scripta, specie molto diffusa, che predilige ambienti aperti, ma non ha particolari esigenze ambientali ed infatti si trova anche in aree fortemente antropizzate. In Mot13 poco più del 70% degli esemplari raccolti appartiene a S. scripta e Melanostoma mellinum, anche quest’ultima frequente in ambienti fortemente antropizzati. 29 Cas13 Nan13 25 50 40 30 20 10 0 20 15 10 5 0 Piu11 20 Toa11 25 20 15 10 5 0 15 10 5 0 Org11 25 20 15 10 5 0 Org13 25 20 15 10 5 0 Gra12 60 50 40 30 20 10 0 Mot13 50 40 30 20 10 0 Fig. 8. Distribuzione dell’abbondanza relativa delle specie dei siti con copertura prativa: Cas13, Nan13, Piu11,Toa11, Org11, Org13, Gra12, Mot13. 30 Nei prati xerici come Piu11 si osserva invece che le specie dominanti sono profondamente differenti e presenti con percentuali non così elevate come nei due siti sopra elencati. Per esempio in Piu11 la specie dominante è Merodon albifrons, a cui appartengono poco più del 15% degli esemplari raccolti. Si tratta in questo caso di una specie associata a prati incolti xerici, secchi, pertanto non presente in condizioni ambientali degradate. Diverso è lo spettro delle specie dominanti nei siti di Cas13 e Nan13, oggetto dell’intervento di diradamento. In entrambi i casi le specie dominanti sono S. scripta e M. mellinum, quindi specie di ambienti aperti, ma con ridotte esigenze ambientali: in Cas13 queste due specie insieme spiegano il 35,3% di tutte le specie raccolte, mentre in Nan13 la percentuale è maggiore (50,2%). Si osserva rispetto al 2011, prima quindi del diradamento, un profondo cambiamento nella popolazione di Sirfidi: infatti nel 2011 le specie dominanti in questi due siti erano legate soprattutto a boschi con radure. Per esempio in Cas11 oltre il 50 % degli esemplari raccolti appartenevano a 3 specie (Eumerus amonenus, Cheilosia soror e Chrysotoxum cautum) associate a radure in boschi decidui. La percentuale di queste tre specie in Cas13 si riduce al 16 %, con solo E. amoenus che rimane specie abbondante (Fig. 8). Si osserva quindi un notevole cambiamento nel popolamento di Sirfidi che passano da una popolazione dominata da specie tipiche di ambienti arboreo/arbustivi ad specie tipiche di ambienti aperti, anche se non prendono ancora il sopravvento le specie più pregiate e caratteristiche di ambienti meglio conservati. 3.3 Confronto tra i siti: applicazione di Syrph the Net Nella Tab. 6 vengono riportati i valori di FMB ricavati dall’applicazione di Syrph the Net ad ognuno dei siti monitorati. Come habitat di riferimento è stato preso in considerazione l’Habitat Prioritario 6210 (Prati Xerici; Codice StN: 23111) anche se in alcuni siti (es. lago di Fimon o San Rocco) gli Habitat presenti non sono riconducili ai prati xerici. Essendo l’obiettivo di questo studio quello di valutare i prati xerici, l’analisi è stata estesa a tutti i siti campionati per aver un riferimento del valore di FMB anche in Habitat dove i prati xerici sono assenti. L’applicazione di Syrph the Net permette di considerare 3 gruppi di siti in considerazione dei valori di FMB riscontrati. Al primo gruppo appartengono i siti con valori di FMB maggiori di 50 % e pertanto, sulla base di quanto riportato in Speight e Castella (2010), si possono considerare come ambienti in buono stato di conservazione; si tratta dei siti di Orgiano (Org11, Org13, Piu11) e di Grancona (Gra12). Vi sono poi i siti del Lago di Fimon (Fim12 e Fim13) e di San Rocco (SRo12) con valori inferiori al 40 % di specie attese per i prati xerici. Come detto sopra in questi siti i prati xerici non sono presenti e 31 pertanto un valore basso di FMB era atteso. I rimanenti siti, caratterizzati dalla presenza di aree aperte, con prati xerici ad elevata copertura arbustiva, presentano valori di FMB intermedi tra il 40 ed il 50 % delle specie attese. Si tratta quindi di aree dove la condizione di prato xerico non è particolarmente ottimale, ma dove sussistono le condizioni per poter riportare questi siti, in seguito ad opportuni interventi, in condizioni di buona conservazione. Per tutti i siti si può osservare come è elevata la percentuale di specie associate a boschi termofili di Quercia che sono presenti tra le specie osservate e non attese per i prati xerici. Sito Cas11 Cas13 Nan11 Nan13 Toa11 Org11 Org13 Piu11 Alo Fim12 Fim13 Gran SRo SDo Mot FMB (Prati % Specie non Xerici) associate a prati xerici 44,7 65 44,7 61,8 46,8 59,3 42,5 63 42,5 56,5 63,8 55,9 53,1 49 63,8 50,8 42,5 63,8 38,3 66,7 34 68,6 51,1 42,9 31,9 68,7 44,7 46,1 42,5 51,2 % Specie boschi termofili di Quercia * 76,9 58,8 65,6 64,7 65,4 63,1 66,7 61,2 71 50 60 66,7 63,6 66,7 71,4 % Specie margini boschi termofili di Quercia * 5,2 11,8 9,4 8,8 19,2 7,9 12,5 9,7 5,3 8 8,6 22,2 12,1 16,7 14,3 % Altre specie * (tra parentesi il numero di specie) 20,5 (8) 32,3 (11) 28,1 (9) 29,4 (10) 26,9 (7) 31,6 (12) 25 (6) 32,2 (10) 23,7 (9) 44,4 (16) 34,3 (12) 16,7 (3) 27,3 (9) 25 (5) 19 (4) Tab. 5: dati principali relativi all’applicazione di Syrph the Net ai siti campionati. Per le legende dei siti si veda Par. 2.4 Siti Analizzati. Legenda. FMB: Funzione di Mantenimento della Biodiversità. *: la percentuale è riferita al totale delle specie non riconducibili ai prati xerici. Il database di Syrph the Net è stato quindi utilizzato per confrontare le specie osservate rispetto alle attese (FMB) riferite ad alcune caratteristiche biologiche (in particolare voltinismo ed habitus trofico delle larve) ed ecologiche (microhabitat di sviluppo delle larve). Quest’analisi è stata applicata solo ai siti con valore complessivo di FMB riferito ai prati xerici, maggiore del 40%; ossia sono stati esclusi da questa analisi quei siti che presentano una tipologia di habitat non riconducibile ai prati xerici (Lago di Fimon e bosco di San Rocco). Emerge ancora evidente lo stato di conservazione molto buono riscontrato nei siti di Orgiano (Org11, Org13, Piu11). In particolare Monte Piume (Piu11) non presenta alcun valore inferiore al 50 %. Il sito Org è stato campionato in due anni separati, ossia prima e dopo l’intervento di diradamento. I valori riscontrati mediante 32 Syrph the Net non individuano alcun miglioramento nelle condizioni di conservazione del sito, ma anzi si osserva un peggioramento nel valore complessivo di FMB totale (da 63,8 % a 53,1%) ed in particolare nelle specie predatrici e quelle con durata dello sviluppo larvale più lungo, associate alle radici (Tab. 7). Il sito rimane comunque in una condizione di conservazione buona, con un valore complessivo di FMB superiore al 50 %. CAS 11 CAS 13 NAN 11 NAN 13 TOA ORG 11 ORG 13 PIU ALO GRA SDO MOT 42,9 50 50 57,1 64,3 78,6 64,3 64,3 28,6 50 42,9 50 50 43,7 43,7 43,7 56,2 81,2 56,2 68,7 37,5 50 50 50 44,8 44,8 44,8 37,9 31 55,2 48,3 62,1 44,8 51,7 44,8 37,9 < 2 mesi (14) 50 71,4 78,6 71,4 71,4 85,7 71,4 78,6 78,6 92,9 64,3 64,3 2-6 mesi (32) 53,1 50 59,4 50 53,1 71,9 62,5 71,9 50 62,5 46,9 53,1 7-12 mesi (35) 45,7 48,6 42,9 42,9 42,9 65,7 48,6 65,7 40 48,6 51,4 42,9 1 gen. (18) 22,2 33,3 27,8 27,8 16,7 44,4 33,3 50 22,2 27,8 38,9 16,7 2 gen. (31) 48,4 48,4 54,8 45,2 43,4 67,7 54,8 62,7 51,6 58,1 45,2 45,2 > 2 gen. (18) 61,1 61,1 77,8 66,7 61,1 77,8 72,2 72,2 66,7 77,8 61,1 72,2 55,6 50 61,1 50 44,4 72,2 66,7 72,2 55,6 72,2 55,6 61,1 Nelle piante (16) 50 43,7 43,7 43,7 56,2 81,2 56,2 68,7 37,5 50 50 50 Nelle radici (12) 33,3 41,2 25 25 16,7 33,3 25 50 33,3 25 33,3 8,3 In radici con afidi (9) 22,2 44,4 22,2 22,2 11,1 33,3 22,2 55,6 22,2 22,2 33,3 0 50 50 42,9 50 57,1 85,7 64,3 71,4 35,7 50 50 57,1 Habitus trofico larve Saprofagi (14) Fitofagi (16) Predatori (29) Durata sviluppo larve N. generazioni anno Sviluppo larve Su strato erbaceo (18) Nei bulbi (14) Tab. 6: applicazione di Syrph the Net alla principali caratteristiche ecologiche/biologiche dei Sirfidi raccolti nei siti caratterizzati da presenza di prati xerici. Per ogni sito vengono riportati i valori di FMB riferiti a specifiche caratteristiche. I valore inferiori al 25 % sono evidenziati in rosso, quelli con valori maggiori o uguali al 25 % ed inferiori al 50 % sono evidenziati in giallo. Nella prima colonna, tra parentesi, vengono anche riportati i numeri totali di specie attese per quelle determinate caratteristiche. Per le legende dei siti si veda Par. 2.4 Siti Analizzati. 33 Per quanto riguarda i rimanenti siti, tutti con FMB compresa tra 42,5 e 46,8 % (Tab. 6) e pertanto tutti apparentemente molto simili, si possono individuare alcune interessanti differenze. Il sito Mot13, prato di recente introduzione a seguito dell’abbandono di un vigneto, è caratterizzato da una buona presenza di specie a sviluppo molto veloce, associate allo strato esterno delle piante. Sono invece contenuti i valori di FMB riferiti alla componente più “esigente” del popolamento di Sirfidi, ossia quelle specie con sviluppo lento, le cui larve vivono all’interno delle piante ed in particolare delle radici. Una situazione simile è riscontrabile in Gra13, dove si trova oltre il 90% delle specie attese con sviluppo larvale breve (il valore migliore in tutti i siti monitorati), mentre non si riscontrano valori così elevati per gli altri componenti del popolamento di Sirfidi. Per quanto riguarda gli altri due siti oggetto di intervento (Cas e Nan) non sono state riscontrate variazioni nel valore di FMB totale in Cas, mentre in Nan vi è una riduzione (da 46.8 % nel 2011 al 42.5 % nel 2013). Nel sito di Castegnero (Cas11 e Cas13) è interessante osservare alcune variazioni nei valori di FMB riferiti a caratteristiche biologiche/ecologiche delle specie (Tab. 5). In particolare si osserva un miglioramento nella percentuale di specie a sviluppo larvale breve (inferiore ai 2 mesi), che sono quelle a maggior capacità di ricolonizzazione. Anche la percentuale di specie legate alle radici migliorano. Nel 2011 in Cas il 76,9 % delle specie osservate ma non attese per i prati xerici erano associate a boschi termofili, a conferma dello sviluppo consistente della componente arbustiva ed arborea in questo sito. Nel 2013, dopo gli interventi di apertura e diradamento, questa percentuale è scesa al 58,8 % (Tab. 4). Per quanto riguarda invece Nan la riduzione nella FMB complessiva è da ricondurre soprattutto ad una riduzione nella percentuale di specie con minori esigenze, come per esempio quelle a sviluppo breve o quelle associate allo strato esterno delle piante. Non si osservano invece variazioni nella percentuale delle specie che necessitano maggiormente di condizioni ambientali stabili (e.g. specie con sviluppo larvale lento oppure con larve che si trovano all’interno di piante). 3.4 Bioindicatori di prati xerici La Tab. 6 riporta i valori degli indici IC, IF e CA delle specie tipiche di prati xerici (Org11, Piu11, Toa11, Gra12) e di ambienti a maggiore copertura arborea ed arbustiva (Cas11, Nan11). 34 Specie Prati Xerici IC IF Aree con ampia copertura arborea ed arbustiva CA IC IF CA 1 2,07 2,07 0,75 1,55 2,04 1 2,4 2,68 Eumerus ornatus 0,5 5 4,5 Eupeodes nuba 0,5 3,75 3,37 1 2,22 1,61 0,75 4,09 4,13 0,75 5 4,5 0,5 2,5 2,57 1 2,14 1,68 Brachyopa scutellaris Ceriana conopsoides 0,5 5 3 Chrysotoxum intermedium Eumerus argyropus Eumerus basalis 0,67 3,64 2,82 Eumerus elaverensis 0,67 2,35 2,07 Ferdinandea cuprea Merodon albifrons 1 1,67 2,69 Merodon armipes 0,67 3,64 2,78 Merodon funestus 0,67 5 3 Merodon nigritarsis 0,67 5 3 Microdon analis Paragus albifrons 0,67 5 3 Paragus majoranae Paragus quadrifasciatus 0,67 3,63 2,71 Paragus tibialis 1 1,54 1,68 Pipizella divicoi 0,67 3,63 2,52 Platycheirus ambiguus Volucella inflata Xanthogramma citrofasciatum 0,5 3,33 2,52 Tab. 5: Elenco delle specie con valori elevati dell’Indice di Costanza (IC > 0.5), di Fedeltà (IF > 1.5) e di Concentrazione di Abbondanza (CA > 1.5) riferiti a prati xerici o di ambienti a maggiore copertura arborea ed arbustiva. Le specie che, in funzione degli elevati valori di IC, IF e CA, si possono considerare come strettamente associate ai prati xerici sono 12. Metà di queste appartengono ai generi Eumerus e Merodon e pertanto le larve sono probabilmente fitofaghe. Altre 5 specie, di cui 3 appartenenti al 35 genere Paragus, hanno invece larve afidifaghe, mentre solo una, Ceriana conopsoides, ha larve xilosaprofaghe e la sua presenza in modo specifico nei prati xerici è alquanto anomala. In diversi casi il dato riscontrato nel presente studio conferma quanto noto in letteratura. Infatti Merodon albifrons, M. armipes, M. nigritarsis, Paragus albifrons e Xanthogramma citrofasciatum sono specie segnalate come tipiche di prati secchi, xerici, in genere su terreni calcarei. A queste si possono aggiungere Paragus tibialis, P. quadrifasciatus e Pipizella divicoi che prediligono questi tipi di habitat pur potendosi trovare frequentemente anche in altre tipologie. Per esempio P. quadriafasciatus e P. tibialis sono segnalati come presenti anche in habitat antropizzati quali terreni incolti o culture con scarsa copertura del terreno. Per Eumerus basalis ed E. elaverensis invece il dato di letteratura sembra indicarle come associate a boschi di Quercia, in particolare in punti di ecotono con ambienti aperti. Va detto che le aree analizzate includono questi tipi di habitat; tuttavia E. basalis era del tutto assente dagli habitat con maggiore copertura delle aree aperte ed E. elaverensis era più raro in questi ambienti. E’ quindi possibile che queste specie prediligano ambienti ecotonali, ma in ogni modo sono necessari ambienti aperti con scarsa copertura arbustiva ed arborea. Merodon funestus viene indicato invece come associato ad arbusteti o boschi molto giovani e radi di Pinus; solo occasionalmente presente in ambienti aperti, xerici. Questo dato non viene confermato nel presente studio, dove invece M. funestus sembra buon indicatore di prati xerici, ben aperti. Del tutto anomala infine la segnalazione di Ceriana conopsoides come specie tipica di ambienti aperti; in letteratura appare come associata ad una gamma molto ampia di ambienti forestali con piante decidue, inclusi boschi termofili. Sono invece 10 le specie che appaiono strettamente associate ad ambienti con maggiore copertura arborea ed arbustiva per la presenza di valori elevati di IC, IF e CA nei due siti di Cas11 e Nan11. Tre di queste (Brachyopa scutellaris, Ferdinandea cuprea e Volucella inflata), hanno larve xilosaprofaghe e sono probabilmente associate alla presenza più consistente di legno; 4 specie hanno larve afidifaghe a cui si aggiunge Microdon analis le cui larve sono predatrici a carico però di formiche. Infine solo 2 specie hanno larve fitofaghe (Eumerus. argyropus ed E. ornatus). Come per le specie di prati xerici, i dati rilevati in questo studio sembrano confermare quanto noto dalla letteratura. Eumerus argyropus, E. ornatus, Eupeodes nuba e Paragus majoranae sono infatti indicate come specie tipiche di arbusteti in ambienti secchi, xerici. In alcuni casi a questi si aggiungono anche altre tipologie di habitat, come per esempio E. argyropus che si può trovare anche al margine di ambienti coltivati, oppure E. nuba che nel Nord Europa è riportato come associato ad ambienti dunali. A questo gruppo di taxa si aggiungono poi alcune specie che sono riportate come legate strettamente a boschi decidui come nel caso di Microdon analis, Brachyopa scutellaris, Ferdinandea cuprea, Volucella inflata. Anomala la presenza di Platycheirus 36 ambiguus che è associato ad arbusteti ma di solito in condizioni meno termofile (es. arbusteti alpini); si tratta anche di una specie più comune nell’Europa centro-settentrionale dove si può riscontrare anche in ambienti antropizzati, come al margine di siepi. Interessante infine l’indicazione di Chrysotoxum intermedium come tipica di ambienti a maggiore copertura arborea ed arbustiva; per questa specie infatti i dati relativi alla sua biologia sono praticamente assenti a causa dell’incertezza tassonomica trattandosi di un complesso di più specie. 4. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Le ricerche condotte all’interno del progetto Life Colli Berici nel triennio 2011-2013 hanno permesso di migliorare considerevolmente le conoscenze sulla fauna dei Ditteri Sirfidi di quest’area, peraltro fino a questo momento molto limitate (Sommaggio, 2005a). Dai dati riscontrati emerge come i Colli Berici rappresentino un punto di elevata biodiversità almeno per il gruppo di insetti analizzato. Ben 141 le specie riscontrate in quest’are, di cui135 nel presente studio a cui si aggiungono 6 specie riportate in altre ricerche e non raccolte all’interno del progetto Life. Risulta quindi che la fauna di Sirfidi dei Colli Berici è molto ricca; basti pensare i Sirfidi segnalati per la Pianura Padana Orientale sono complessivamente 121 specie (Sommaggio, 2010a). Dall’analisi fattoriale emerge come il popolamento di Sirfidi riscontrato sui Colli Berici rappresenti un elemento di unicità in riferimento a quanto noto per le aree limitrofe (Fig. 5). Ben 26 sono i taxa che non sono mai stati riscontrati nelle aree adiacenti ai Colli Berici, in particolare la Pianura Veneto-Emiliana e le Prealpi Venete. Alcune specie riscontrate sui Colli Berici rappresentano elementi di elevato pregio naturalistico, come per esempio Sphiximorpha subsessilis, Myolepta obscura e Ferdinandea ruficornis, considerati da alcuni autori come specie in pericolo di estinzione locale (Speight, 2011). I Colli Berici si caratterizzano inoltre per la presenza di specie con caratteristiche ecologiche assai diverse, a testimonianza di un comprensorio ricco in Habitat molto diversificati e ben conservati. Si ritrovano così sui Colli Berici specie, anche rare, legate a boschi termofili di Quercia oppure a boschi più umidi, tra cui le già citate S. subsessilis, M. obscura e F. ruficornis. Interessante e ricco il contingente di specie tipiche di ambienti aperti, xerici, presenti in Italia, ma generalmente con un areale più meridionale, come per esempio Eumerus basalis, Merodon armipes, M. funestus, M. longicornis Purtroppo sono scarse le conoscenze della fauna di Sirfidi dei Colli Euganei; il popolamento di Sirfidi di quest’area potrebbe infatti presentare diverse somiglianze con quanto riscontrato sui Colli Berici e le due aree potrebbero costituire un serbatoio importante di specie rare per tutta l’area limitrofa. La presente ricerca ha focalizzato l’attenzione in particolare sui prati xerici, Habitat 37 prioritario *6210. Dall’analisi effettuata emerge come alcune specie di Sirfidi caratterizzano questi habitat; in particolare l’applicazione degli indici di Costanza, Fedeltà e Abbondanza di Concentrazione (Nijboer et al., 2005; Postma-Blaauw et al., 2012) ha permesso di evidenziare 12 specie strettamente associate ai prati xerici meglio conservati all’interno di quelli studiati. Solo per una di queste, Ceriana conopsoides, i dati di biologia larvale noti e le informazioni presenti in letteratura (Speight, 2011) sono in netto contrasto con quanto riscontrato. E’ abbastanza probabile che questa specie, con larve tipicamente xilosaprofaghe, frequenti regolarmente le radure nelle vicinanze di boschi di Quercia, ma non sia necessariamente associata a prati xerici. Per altre specie invece i dati riscontrati nella presente ricerca confermano le informazioni disponibili in letteratura; si tratta in particolare di Merodon albifrons, M. armipes, M. nigritarsis, Paragus albifrons e Xanthogramma citrofasciatum. Queste specie, rare nel Nord Italia, si trovano associate a prati xerici, mentre mancano in altre tipologie di Habitat e pertanto si possono considerare come buoni indicatori di Habitat *6210 ben conservati, almeno per il Nord Italia. Diversi i prati xerici che sono stati studiati mediante campionamento dei Ditteri Sirfidi. Non solo il popolamento dei Sirfidi in questi Habitat è ben differenziato rispetto a quanto riscontrato in altre tipologie (es. aceri tiglieti, ambienti umidi), ma al suo interno i prati studiati si possono ben differenziare grazie alla tipologia di Sirfidi presenti (Fig. 7, Tab. 6). I siti caratterizzati dalla presenza di una copertura arborea/arbustiva estesa, presentano infatti caratteristiche intermedie tra i prati xerici meglio conservati e gli ambienti forestali. Aree aperte, ma di più recente costituzione, si caratterizzano per la presenza di un popolamento ricco in specie tipiche di ambienti aperti, ma in questo caso si nota un’abbondanza elevata di taxa con basse esigenze ecologiche, frequenti in una gamma molto ampia di ambienti (Fig. 8). Gli interventi di diradamento realizzati nel 2012 hanno modificato il popolamento di Sirfidi riscontrati nel 2013 favorendo la colonizzazione di specie tipiche di ambienti aperti, per lo meno nei siti caratterizzati da una maggiore estensione arborea/arbustiva e quindi di minore pregio naturalistico. Dopo un arco di tempo così limitato, solo le specie meno esigenti sembrano in grado di colonizzare gli Habitat oggetto di diradamento. L’analisi delle Corrispondenze evidenzia un cambiamento netto dei siti più degradati che, dopo il diradamento, risultano più simili agli habitat aperti meglio conservati, seppure se ne differenzino rispetto a questi. E’ quindi evidente l’efficacia degli interventi apportati che ha permesso di modificare considerevolmente le condizioni degli ambienti più degradati. E’ da valutare se il persistere del controllo delle specie arboree/arbustive in tempi più lunghi, permetta a queste aree di raggiungere una condizione di conservazione di alto valore naturalistico. Non mancano infine, tra i prati studiati, siti caratterizzati dalla presenza di specie anche rare e tipiche di prati xerici; lo stato di conservazione di questi ambienti è buono e 38 pertanto vanno predisposti interventi atti a proteggere e conservare questi siti nell’attuale condizione. 4. BIBLIOGRAFIA ALESSANDRINI A., TOSETTI T., 2001. Habitat dell’Emilia-Romagna. Manuale per il riconoscimento secondo il metodo europeo “CORINE–biotopes”. Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 192 pp. ANGELINI P., BIANCO P., CARDILLO A., FRANCESCATO C., ORIOLO G., 2009. Gli habitat in Carta della Natura. 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