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Shanghai: un mondo
La grande metropoli del Celeste Impero è una tappa imprescindibile per chi desidera
scoprire, toccandole con mano, le trasformazioni della realtà cinese
di Franca Dell’Arciprete Scotti
Chi ha visto la Cina trent’anni fa stenterà a riconoscerla. Lo sfolgorio di luci, cartelloni
pubblicitari, grandi firme, magazzini di moda, profumerie, tecnologia, sarebbe stato
impensabile prima degli anni ‘90. Il “grande balzo” in avanti già annunciato da Deng Xiao Ping
il “grande timoniere” nel 1978, poi proseguito senza tentennamenti dai successori, ha prodotto
in trent’anni un vertiginoso cambiamento. I turisti occidentali sono senza fiato di fronte al nuovo
skyline di Shanghai soprattutto a Pudong, al di là del fiume Huangpu, dove, fino al 1992,
c’erano solo campi coltivati e poche case di contadini. Oggi a Pudong sorge Lujiazui, uno
strabiliante quartiere di grattacieli, come la Torre della Televisione, definita la Perla
d’Oriente e la torre Jinmao, splendide opere di architetti famosi. Tra tutti spicca lo Shanghai
World Financial Center, l’edificio più alto di Shanghai definito familiarmente il “cavatappi”.
Dove ogni giorno c’è una enorme fila per salire all’Observatory, al 100º piano, a 492 metri di
altezza con un ascensore velocissimo. In cima vista mozzafiato dalle vetrate, passerelle
trasparenti, grandi fotografie che spiegano le inquadrature panoramiche. A est a perdita
d’occhio la grande Shanghai che conta 25 milioni di abitanti. A ovest, il famoso fiume Huangpu,
che è il cuore della città vecchia e nuova, dove arrivavano le grandi navi commerciali
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dall’Europa, quando Shanghai era la porta dell’Oriente e del Celeste Impero. Non a caso
lungo la banchina del fiume sorge il Bund, con i palazzi imponenti fine ‘800 delle delegazioni
occidentali che avevano in mano il commercio e sostanzialmente la ricchezza dell’impero,
grazie a vantaggiosi contratti. Dopo la firma del trattato di Nanchino nel 1842 nel Bund sorsero,
oltre alle concessioni straniere, banche e istituti finanziari esteri e Shanghai diventò agli inizi del
Novecento la Wall Street orientale, con maestosi, spettacolari edifici lungo la riva del fiume
realizzati in stile gotico, barocco, romanico, neoclassico, rinascimentale, un vero museo di
architettura. Oggi testimoni del passato coloniale di Shanghai. Passeggiata imperdibile della
città ad ogni ora del giorno, dalla mattina presto, quando si assiste al rituale della ginnastica
quotidiana soprattutto degli anziani, al tramonto in cui si gode una vista meravigliosa sul fiume
attraversato da barche di ogni tipo e sul nuovo quartiere di Pudong dove svettano i grattacieli.
Alle spalle del Bund ci sono ancora scorci dei quartieri residenziali delle singole delegazioni,
francese, inglese, giapponese con splendidi palazzi Liberty o Art Déco. Sopravvivono in
mezzo ad architetture moderne e modernissime, scampati alla furia distruttrice della rivoluzione
culturale che proprio qui, nel 1966, era cominciata, quando Mao volle rilanciare con forza i
principi della sua ideologia: rottura con il passato, formazione di una nuova società di uguali
senza gerarchie. Fa effetto pensare che proprio dove ora si sviluppa una teoria di negozi
elegantissimi, immagini multicolori e tutti i richiami del mondo capitalistico, si sfogasse negli
anni ‘70 la furia delle Guardie Rosse. Oggi la Nanjing Road, considerata la via commerciale
cinese numero uno, e fin dagli anni ’20, una delle vie dello shopping più rinomate di
Shanghai, è sfolgorante di luci. Trasformata dal 2000 in via pedonale larga circa 28 metri e
lunga un chilometro e mezzo, fiancheggiata da circa 600 magazzini che al tramonto brillano di
1000 luci colorate. Prima della trasformazione moderna e la distruzione delle Guardie Rosse,
questa era la zona intrigante delle fumerie d’oppio e dei locali frequentati da avventurieri e spie
occidentali. Quei pochi rimasti che conservano il fascino anni ‘30 sono trasformati in ristoranti
lussuosi.
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Anche qui lo stile conviviale della tavola cinese: un grande tavolo tondo con il sostegno al
centro che ruota, tantissimi piatti diversi portati in successione con enorme assortimento di
manzo, maiale, pollo, pesce, verdure di ogni tipo, spaghetti di riso e di soia, zuppe di vegetali,
funghi, radici di fior di loto, riso bianco e riso fritto, gamberi, ravioli al vapore. Senza dimenticare
le mille varietà di cotture, al vapore, in frittura, in agrodolce e le mille varietà di condimenti, dolci
o speziatissimi. Un proverbio dice “I Cinesi mangiano tutto quello che si muove per la strada,
tranne le macchine, tutto quello che si muove in acqua, tranne le barche”. Bacchette per tutti,
ma per chi è alle prime armi posate occidentali. Immancabile la tazzina per il tè con cui si
pasteggia. Alla fine frutta già affettata e dolcetti. Il pasto si presta ad una piacevole convivialità,
perché tutti assaggiano tutto e si raccontano sapori e preferenze. E mentre i camerieri
continuano a portare vivande, il tavolo si riempie a piramide. Incredibile ma vero, non si
ingrassa, soprattutto se si evita il riso, privilegiando invece carne e pesce.
Dopo la scoperta panoramica dall’alto, dopo la passeggiata nel Bund, dopo aver percorso la
Nanchino Road e i suoi templi dello shopping, c’è un altro must da non perdere. Il cuore della
città vecchia di Shanghai è più a sud, nel quartiere Yuyuan, tutto attraversato da un
dedalo di stradine. Qui sorge il famoso Giardino del Mandarino Yu, costruito nella seconda
metà del 16º secolo da un alto funzionario per i suoi anziani genitori. Il giardino si estende su
un’area di 20.000 metri quadrati ed è considerato uno splendido esempio di architettura di
paesaggio dell’epoca Ming. Le rocce, gli stagni di pesci rossi, le colline artificiali, i piccoli ponti
e i padiglioni riproducono il tipico paesaggio meridionale. La sala dei 10.000 fiori, la sala della
tenerezza, il padiglione dei pesci allegri nell’acqua, i ponticelli a zig-zag, lo stagno dei fior di
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loto sono alcuni dei punti di sosta da cui si gode uno spettacolo idillico e rilassante,
immaginando la raffinata eleganza degli alti dignitari dell’impero. Anche se buona parte degli
edifici del quartiere sono una riproduzione di quelli del passato, tutta questa zona con le sue
stradine, le sue botteghe di artigianato classico cinese, i tetti all’insù, le cuspidi dorate, le
lacche rosse, i ponticelli di legno, le scritte in oro su fondo nero, conserva il fascino della
vecchia Shanghai.
Anche i dintorni di Shanghai meritano brevi escursioni in giornata. Ne è un esempio
Zhujiajiao, conosciuta come la Venezia di Shanghai, la cittadina sull’acqua meglio
conservata della regione a sud dello Yangtze. Con il suo dedalo di canali, i 36 ponti antichi e
vicoli lastricati in pietra su cui si affacciano più di mille edifici di epoca Ming e Qing, nell’arco di
sei secoli, dal 1300 al 1911, la cittadina sembra essere sospesa nel tempo. Questa atmosfera
incantevole si mescola con gli animati traffici commerciali di mille bancarelle e negozietti che
vendono tutto l’artigianato immaginabile, oltre a zenzero, frittelle, liquore di riso.
Consigli utili
Ottimo il volo Air China giornaliero Malpensa- Shanghai con connessioni su varie località della
Repubblica cinese.
Informazioni: Ufficio Nazionale del Turismo Cinese, Via Nazionale 75(Scala B, 1 piano), 00184
Roma, Tel: +39 06 48 28 888, www.turismocinese.it
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