Progetto di Ricerca Finalizzata Multicentrica Emiliano

Transcript

Progetto di Ricerca Finalizzata Multicentrica Emiliano
Progetto di Ricerca Finalizzata Multicentrica Emiliano-Lombarda sui Parkinsonismi:
“Analisi dei fattori di rischio e di potenziali elementi predittivi di danno
neurodegenerativo nelle sindromi parkinsoniane”
Premessa
Un aspetto assai controverso della clinica dei parkinsonismi è la prevalenza di
deterioramento cognitivo: le stime variano tra 2 e 90%, con valori più affidabili fra 15 e
30%. Inoltre restano aperti molti interrogativi, in particolare riguardo a quali siano i fattori
predittivi di insorgenza di demenza (1,2).
Su un totale di 2100 diagnosi di demenza effettuate in Emilia Romagna nel 2001-2002
(5)
(studio Ricerca finalizzata 2000) i casi di demenza in malattie extrapiramidali
assommavano al 7.4% di tutti i dementi, di cui oltre la metà (3,9%) erano riferite a
parkinsonismi. Si tratta dunque di problemi di grande rilevanza numerica e di notevole
peso anche economico, che impegnano le risorse delle famiglie e della società per molti
anni dato il lungo decorso di malattia.
Negli ultimi anni lo sviluppo degli studi sul Mild Cognitive Impairment (MCI) ha
permesso di individuare pazienti con MCI associato a segni extrapiramidali (3). Non è
chiaro se questi pazienti abbiano un maggior rischio di sviluppare demenza e se si tratti di
Alzheimer o di malattia dei corpi di Lewy o di altre sindromi neurodegenerative o di
encefalopatie vascolari sottocorticali (4). D’altra parte molti pazienti parkinsoniani non
presentano demenza, ma lievi deficit cognitivi a carico di funzioni esecutive, funzioni visuospaziali, memoria a lungo termine, memoria prospettica, working memory. Per tali motivi il
profilo cognitivo di quello che potrebbe essere definito MCI-Parkinson (6), rimane tuttora
poco definito come pure il significato prognostico di eventuali sottotipi con differente
pattern cognitivo.
Scopo dello studio
Lo studio si propone di individuare profili cognitivi MCI-Parkinson differenti a seconda
della successiva evoluzione clinica verso la demenza o verso la malattia di Parkinson o
verso altre patologie neurodegenerative. In particolare ci si aspetta di ottenere una più
precisa caratterizzazione dei quadri neurologici e cognitivi prodromici per una serie di
malattie extrapiramidali e neurodegenerative atipiche (malattia dei corpi di Lewy, paralisi
sopranucleare progressiva, atrofia multisistemica, degenerazione cortico-basale, demenza
frontotemporale con parkinsonismo, etc.).
Attraverso i risultati ottenuti si spera dunque di poter offrire una migliore
caratterizzazione diagnostica dei pazienti con malattie neurodegenerative, che presentino
associazione di disturbi cognitivi e disordini extrapiramidali.
Questi pazienti, con quadro clinico spesso atipico e mal definito, pongono infatti al
momento problemi clinici ed assistenziali complessi a causa dell’estrema variabilità dei
profili cognitivi e neurologici.
L’individuazione di pattern clinici con significato prognostico diverso può dunque avere
1
ricadute su aspetti assistenziali e di programmazione di risorse a livello familiare e sociale.
Materiali e metodi
Lo studio si compone di una parte retrospettiva della durata di dodici mesi e di una
parte prospettica della durata di dodici mesi.
Durante la fase retrospettiva ci si occuperà in primo luogo (0-6° mese) di: revisionare la
casistica storica degli ultimi 5 anni dell’ UOC Neurologia e del Laboratorio di
Neuropsicologia per individuare i profili cognitivi di pazienti già diagnosticati; provvedere
alla stesura del protocollo di valutazione e alla pianificazione di aspetti organizzativi delle
attività diagnostiche di supporto nonché, di selezionare opportuni strumenti di valutazione
cognitiva da includere nel protocollo di valutazione diagnostico.
Successivamente (6-12° mese) si provvederà all’appl icazione sistematica del
protocollo di valutazione scelto a pazienti selezionati afferenti agli ambulatori per i Disturbi
cognitivi e agli ambulatori per i disturbi del movimento.
Costituisce criterio di inclusione nello studio l’esordio di sintomi extrapiramidali negli
ultimi 3 anni in associazione a disturbi cognitivi, in assenza di patologie di natura
vascolare, iatrogena o di altra natura che possano giustificare l’esordio di una
sintomatologia di tipo extrapiramidale.
Al termine dell’anno è prevista infine una sintesi dei dati con quantificazione dei
pazienti per ogni pattern cognitivo differenziato.
Durante la fase prospettica (12- 24° mese) ci si pr opone invece di ultimare
l’arruolamento dei pazienti nello studio (12-18° me se) provvedendo inoltre al follow up a
distanza dei pazienti già inclusi.
Metodologia per la raccolta dei dati
Lo studio si propone di arruolare, presso l’ambulatorio per i Disturbi cognitivi e
l’ambulatorio per i Disordini del Movimento dell’UO. Neurologia di Reggio Emilia, un
congruo numero di pazienti con MCI e sintomi extrapiramidali, che saranno sottoposti a:
• accurata valutazione neurologica mediante somministrazione di scale riguardanti: la
valutazione dell’aspetto motorio, della qualità di vita, degli aspetti emotivocomportamentali e dei disturbi del sonno associati alla presenza di sindrome
parkinsoniana(12-18)
• valutazione neuropsicologica approfondita presso il Laboratorio di Neuropsicologia
Clinica di Reggio E., mediante una batteria comprendente almeno due test per
ciascuna delle funzioni cognitive in grado di definire dei pattern distinti di MCI
• Esami strumentali come specificato nel protocollo diagnostico dello studio e
comprendenti Rm encefalo,TC encefalo, EEG, Spect-IBZM, DAT-SCAN, Spect con
Neurolite
• Esami ematici (emocromo , funzionalità tiroidea, dosaggio B12, folati , omocisteina,
ceruloplasminemia, cupremia, sideremia.)
• Esame del Liquor (dosaggio Peptide Beta -amiloide(1-42)
dosaggio proteina Tau e p-Tau)
su liquor e sul plasma,
2
Tutti i pazienti identificati, previa raccolta di consenso informato relativo al trattamento
anonimo dei dati sanitari, verranno quindi studiati in regime di Day hospital presso U.O di
neurologia dell’ Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia.
Gli stessi pazienti saranno rivalutati a distanza di 12-16 mesi al fine di provvedere ad
una riclassificazione clinica in correlazione coi dati di base.
Particolare attenzione sarà posta inoltre al controllo delle variabili concomitanti come la
presenza di problemi vascolari, l’insorgenza di comorbidità, e l’instaurazione di terapie per
il Parkinson , per i disturbi cognitivi o per i disturbi comportamentali, nonché a variazioni di
carattere clinico-strumentale. :
Aspetti statistici:
Numerosità del campione
Le demenze riguardano circa l’8% della popolazione oltre i 65 anni, mentre Parkinson
e parkinsonismi hanno prevalenza di circa 200 su 100.000 abitanti. Tra i pazienti con
demenza visti presso gli ambulatori demenze dell’Emilia Romagna, secondo lo studio di
ricerca finalizzata del 2000, circa il 7.4 % presenta sintomi extrapiramidali(5).
Ci aspetta dunque di poter selezionare ed analizzare all’incirca 50 -100 nuove diagnosi
(< 3 anni dall’esordio dei sintomi) di Parkinson e parkinsonismi atipici. I pazienti così
selezionati verranno poi ulteriormente suddivisi in sottogruppi diagnostici in base
all’evoluzione clinica e ai risultati degli esami strumentali e neuropsicologici.
Per effettuare una suddivisione diagnostica accurata si farà riferimento ai più recenti
criteri diagnostici attualmente in uso per la diagnosi di Parkinson e parkinsonismi(7-11).
Analisi dei dati
I dati così ottenuti verranno inclusi in un database ed analizzati mediante opportuni test
statistici al fine di definire, per la parte retrospettiva dello studio, i pattern cognitivi e i
profili d i esami strumentali per ogni categoria diagnostica individuata; per la parte
prospettica, la classificazione diagnostica in fase di follow up servirà come base per
individuare eventuali profili cognitivi specifici già presenti alla prima valutazione. L’analisi
quantitativa e qualitative delle prestazioni nei test cognitivi e nelle scale comportamentali e
funzionali permetterà di definire pattern differenziati di interessamento precoce nei diversi
gruppi diagnostici, con possibile significato predittivo.
L’omogeneità della popolazione che afferisce agli ambulatori per i Disturbi Cognitivi
(UVA) e agli ambulatori per i Disturbi del Movimento permette di prevedere una buona
trasferibilità dei dati, e una loro ricaduta positiva per la gestione clinica dei pazienti di
nuovo accesso.
3
Bibliografia
1)Janvin CC, Aarsland D, Larsen JP. (2005) “Cognitive predictors of dementia in
Parkinson's disease: a community-based,4-year longitudinal study.” J Geriatr
Psychiatry Neurol.18(3):149-54.
2) Goldman WP, Baty JD, Buckles VD, Sahrmann S, Morris JC. (1998) “Cognitive and
motor functioning in Parkinson disease: subjects with and without questionable
dementia.” Arch Neurol.55(5):674-80.
3) Louis ED, Schupf N, Manly J, Marder K, Tang MX, Mayeux R. (2005) “Association
between mild parkinsonian signs and mild cognitive impairment in a community.”
Neurology. 64(7):1157-61.
4) Geroldi C, Ferrucci L, Bandinelli S, Cavazzini C, Zanetti O, Guralnik JM, Frisoni GB;
InCHIANTI Study. Lgs. 502/92 e succ. mod. e int. (2003) “Studio osservazionale sulle
demenze presenili e senili”, “Mild cognitive deterioration with subcortical features:
prevalence, clinical characteristics, and association with cardiovascular risk factors in
community-dwelling older persons (The InCHIANTI Study).” J Am Geriatr
Soc.51(8):1064-71.
5) Gallassi R, Caffarra P, Ghidoni E, Nichelli P, Stracciari A, Lorusso S, Debastiani P.
(2000) “Progetto di ricerca ex artt.12 e 12bis, D.truzione di un registro regionale
demenze”
6) Janvin C, Aarsland D, Larsen JP, Hugdahl K. (2003) “Neuropsychological profile of
patients with Parkinson's disease without dementia”. Dement Geriatr Cogn Disord.
15(3):126-31.
7) Litvan I et al. “Clinical Research criteria for the diagnosis of progressive supranuclear
palsy (Steel-Richardson-Olszewski sindrome)” Neurology 1996; 47:1-9
8) Gilman S. et al. (2008) “Second consensus statement on the diagnosis of multiple
system atrophy” Neurology 71; 670-676
9) Douglas JD, MD,PhD; Eugene Oliver, PhD; Sid Gilman, MD (1999) “Diagnostic criteria
for Parkinson Disease” Archives of neurology; 56: 33-39
10) McKeith et al. (2005) “Diagnosis and management of dementia with Lewy bodies.
Third report of the DLB consortium.” Neurology; 65: 1863-1872
11)Lang A.E, Riley DE, Bergeron C. (1994) “Cortical-basal ganglionic degeneration” in
Calne DB, ed. Neurodegenerative diseases. Philadelphia: WB Saunders: 877-94
12) Martine Visser, MSc, Johan Marinus, PhD, Anne M. Stiggelbout, PhD, and Jacobus J.
van Hilten, MD, PhD (2004) “Assessment of Autonomic Dysfunction in Parkinson’s
Disease: The SCOPA-AUT” Movement Disorders, Vol. 19, No. 11
13) Pablo Martinez-Martin, MD, PhD, Martine Visser, PhD, Carmen Rodriguez-Blazquez,
BS, Johan Marinus, PhD, K. Ray Chaudhuri, MD, FRCP, DSC, and Jacobus J. van
Hilten, MD, PhD, on behalf of the SCOPA-Propark and ELEP Groups. (2008) “SCOPASleep and PDSS: Two Scales for Assessment of Sleep Disorder in Parkinson’s
Disease” Movement Disorders 23(12):1681–1688
14) Clarke CE, Zobkiw RM, Gullaksen E. (1995) “ Quality of life and care in Parkinson’s
disease”. Br J Clin Pract 49: 288-293.
4
15) Hagell P. and Nygren C. (2007) “The 39 item Parkinson’s disease questionnaire
(PDQ-39) revisited: implications for evidence based medicine” Journal of Neurology,
Neurosurgery, and Psychiatry78:1191-1198
16) Movement Disorder Society Task Force on Rating Scales for Parkinson’s Disease
(2003) “The Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS):Status and
Recommendations” Movement Disorders, 18(7):738–750
17) Anette Schrag, MD, PhD, Paolo Barone, MD, Richard G. Brown, PhD, Albert F.G.
Leentjens,MD, PhD, William M. McDonald, MD,Sergio Starkstein, MD, Daniel
Weintraub, MD, Werner Poewe, MD, Olivier Rascol, MD, Cristina Sampaio, MD, Glenn
T. Stebbins, PhD, and Christopher G. Goetz, MD (2007) “Depression Rating Scales in
Parkinson’s Disease: Critique and Recommendations” Movement Disorders, 2007
22(8):1077–1092
18) Manduit N, Scück S, Allain H, Chaperon J. (2000) “Rating scales and questionaires in
Parkinson’s disease” Rev. Neur. 2000 156(2): 63-9
5