Lezione numero 2 - L`Orto Consapevole

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Lezione numero 2 - L`Orto Consapevole
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI
FEDERICO II
Dipartimento delle scienze biologiche
ECOLOGIA DELLA NUTRIZIONE
Master: Igiene, Chimica e tecnologia degli Alimenti
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Lezione numero 2
Dr Patrizia Isita
IL CICLO “DELLA VITA”
Se consideriamo la biosfera come un ecosistema e ne
studiamo i flussi energetici e di materia legati alla
produzione di materie prime per l’alimentazione
umana, i cicli metabolici e il bilancio energetico di ciò
che si consuma e ciò che viene restituito alla terra,
considerando anche il materiale di scarto e lo
smaltimento dei rifiuti, dovremmo trovarci di fronte ad
un sistema in equilibrio, cioè: dovrebbero tornare i
conti.
I prodotti della terra, compreso l’allevamento del bestiame e i prodotti ittici sono sufficienti per sfamare
tutti gli esseri viventi compreso l’uomo.
FAME E OBESITÀ
Un miliardo di persone invece soffre la fame, mentre altrettante consumano molto più del necessario e
aumentano i casi di obesità e di malattie metaboliche legate all’eccesso di cibo.
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A cosa è dovuto il cambiamento delle abitudini alimentari?
Dr Patrizia Isita
Tra le cause che hanno determinato diverse abitudini alimentari, vanno indicate precise scelte economiche.
LA RIVOLUZIONE VERDE
Alla fine degli anni 50 i governi dei paesi industrializzati in via di sviluppo hanno investito nella ricerca
agricola per incrementare la produzione alimentare.
La scienza moderna ha così rivoluzionato le tradizionali pratiche agricole, con l’obiettivo:
di scongiurare la denutrizione di milioni di persone e la fame nel mondo
per produrre a bassi costi su larga scala, i governi hanno incoraggiato gli agricoltori ad usare nuove pratiche
e tecnologie agricole:
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 Mezzi tecnologici (macchinari)
 Utilizzo di sementi ad alta resa
 Si sono scelte monocolture che richiedono vasti appezzamenti di
terra e una irrigazione intensiva
 Impiego di fertilizzanti e pesticidi
 Uso massiccio di sostanze chimiche
Dr Patrizia Isita
In tal modo è aumentata la produttività agricola in molte regioni del
mondo specialmente in Asia e in America latina, il raccolto dei cereali più
importanti (riso, grano e mais) è più che raddoppiato.
Inizialmente, la rivoluzione è stata vista come un successo senza precedenti.
All’aumento della popolazione e della richiesta di cibo corrispondeva la crescita degli approvvigionamenti
alimentari.
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Ma sin dagli anni ’90 ci si rende conto che l’impennata produttiva della Rivoluzione Verde veniva pagata a
caro prezzo.
Dr Patrizia Isita
A controllare l’agricoltura sono imprese chimico-farmaceutiche, imprese petrolifere e quelle elettroniche e
l’industria agroalimentare.
Le grandi aziende hanno puntato, per i propri profitti, non sulla vendita diretta di frutta e ortaggi freschi,
ma sulla loro trasformazione in prodotti a lunga conservazione (alimenti liofilizzati, surgelati, cibi pronti). Le
industrie agro-alimentari hanno orientato le scelte dei consumatori verso tali prodotti.
All’uso diretto di prodotti agricoli per l’alimentazione, si è sostituito il consumo di
cibi pronti.
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Questo comporta:
 Alti consumi di energia nel processo di produzione
 Costi elevati per le piccole aziende
 Danno alla salute umana

Dr Patrizia Isita
AGRICOLTURA INDUSTRIALE
 I prodotti della terra costituiscono la materia prima per l’industria alimentare di trasformazione.
 Il cibo è sempre più omologato, destagionalizzato e sofisticato.
 Le industrie hanno influito sul cambiamento delle abitudini alimentari e hanno impresso un nuovo
volto all’agricoltura.
 Al fine di ottenere materie prime “adatte” ad una produzione ad alta resa di denaro, l’industria non
tiene conto dei costi per l’ambiente e per la salute.
 Le avversità climatiche, agronomiche e ambientali vengono affrontate con il ricorso a sostanze
chimiche che impoveriscono la terra, inquinando il suolo e i cibi.
 Con la preoccupazione di ottenere il massimo di quantità al minor costo per il proprio bilancio, ne
risulta che l’agricoltura viene tagliata fuori dai cicli naturali.
 Oggi ad esempio la coltura di ortaggi può avvenire fuori dal terreno, con coltivazioni in serre su
pellicole di acqua contenenti il giusto grado di nutrimento.
PIANTE GENETICAMENTE UNIFORMI
La produzione viene concentrata su un numero limitato di varietà, controllate da poche imprese.
Dr Patrizia Isita
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 ¾ della diversità genetica delle principali culture è scomparsa, insetti, funghi, virus cambiano il loro
corredo genetico, sottoposti a dura selezione naturale.
 In India ¾ dell’area coltivata a riso, offre solo 10 varietà, mentre nel passato ne crescevano 30.000
qualità differenti.
 in Europa, la selezione di poche razze per uso industriale, nel giro di un secolo ha determinato la
scomparsa della metà di animali domestici da allevamento⅓edi questi ri
schia l’estinzione nei
prossimi venti anni.
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MINACCIA ALLA BIODIVERSITÀ
 10.000 anni fa, 5 milioni di persone si alimentavano sulla base di 5 mila diversi tipi di piante, oggi 6
miliardi di abitanti del pianeta utilizzano solo 150 tipi di piante alimentari e la maggior parte dei
raccolti è costituita da mais, riso, miglio e grano.
Il consumo di pesticidi provoca intossicazione. In Africa, ad esempio, dal 1964 al 1974 , i casi di
intossicazione sono aumentati del 500%.
I ¾ di essi sono determinati sia dal tipo e dalla quantità utilizzati, sia dalle modalità con cui sono
applicati (senza protezione per gli agricoltori)
La maggior parte dei pesticidi è utilizzata per le produzioni destinate all’esportazione. La carenza di
normativa nei Paesi del terzo mondo sul controllo e l’uso dei pesticidi, aggrava le condizioni dei
lavoratori, dei consumatori e dell’ambiente.
I pesticidi sono dannosi per i seguenti motivi:
 La fertilità dei suoli diminuisce.
 Le acque superficiali e sotterranee vengono inquinate.
 L’impiego di queste sostanze provoca danni alla salute.
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DESTINO DEI PRODOTTI CHIMICI NELL’ AMBIENTE
Dr Patrizia Isita
QUANTITÀ DI FERTILIZZANTI IMPIEGATI IN FUNZIONE DEL TEMPO
Tra il 1961 e il 2007, in India la produzione agricola complessiva è aumentata di quasi tre volte, ma l'uso di
fertilizzanti fossili è cresciuto di 50 volte!
In altre parole, nel 1961 occorrevano 3 kg di fertilizzante per ottenere 1 tonnellata di prodotti agricoli,
mentre oggi occorrono 50 kg.
E' abbastanza evidente come tutto ciò sia perfettamente insostenibile.
Fino a che punto l'India, la Cina e gli altri paesi altamente popolati intendono proseguire sulla strada
dell'agricoltura industriale, che consuma risorse non rinnovabili e acqua, provocando la salinizzazione e la
morte dei suoli?
IL CONSUMO D'ACQUA
Il 70% dell'acqua utilizzata sul pianeta è consumato dalla zootecnia e dall'agricoltura (i cui prodotti servono
per la maggior parte a nutrire gli animali d'allevamento). Quasi la metà dell'acqua consumata negli Stati
Uniti è destinata alle coltivazioni di alimenti per il bestiame.
Dr Patrizia Isita
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Una vacca da latte beve 200 litri di acqua al giorno, 50 litri un bovino o un cavallo, 20 litri un maiale e circa
10 una pecora.
Il settimanale Newsweek ha calcolato che per produrre soli cinque chili di carne bovina serve tanta acqua
quanta ne consuma una famiglia media in un anno.
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Gli allevamenti consumano una quantità d'acqua molto maggiore di quella necessaria per coltivare soia,
cereali, o verdure per il consumo diretto umano. Dobbiamo sommare, infatti, l'acqua impiegata nelle
coltivazioni, che avvengono in gran parte su terre irrigate, l'acqua necessaria ad abbeverare gli animali e
l'acqua per pulire le stalle.
ACQUA PER PRODURRE:
0.5 kg di lattuga: 32 litri.
0.5 kg di pomodori: 32 litri.
0.5 kg di patate: 34 litri.
0.5 kg di frumento: 35 litri.
0.5 kg di carote: 46 litri.
0.5 kg di mele: 69 litri.
0.5 kg di pollo: 1.141 litri.
0.5 kg di maiale: 2.282 litri.
0.5 kg di manzo: 7.300 litri.
RIPARTIZIONE DELLE RISORSE IDRICHE MONDIALI
Si stima che una quota compresa tra il 15% e il 35% dei prelievi d’acqua per irrigazione non siano sostenibili
in futuro
Dr Patrizia Isita
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 Il nostro pianeta dispone di circa 1,4 miliardi di Km3 d’acqua
 Soltanto il 2,5% circa è composto da acqua dolce
 Si stima però che solo una quota compresa tra 9 e 14 mila Km3 d’acqua, pari a circa lo 0,001% del
totale, siano effettivamente disponibili per l’utilizzo da parte dell’uomo in termini di qualità e costi
accettabili.
 Come preservare le riserve di acqua?
 Come aumentare la consapevolezza di quanto viene sprecato?
 Come indirizzare le popolazioni verso comportamenti virtuosi?
DUE POSSIBILI INDICATORI PER MISURARE IL FENOMENO
 Virtual Water (acqua virtuale consumata per la produzione di un prodotto o servizio)
 Water Footprint (acqua impiegata direttamente e indirettamente da un individuo o gruppo di
consumatori – una famiglia, gli abitanti di una città, un’intera nazione, ecc. Permette di
comprendere anche i diversi stili di vita).
VIRTUAL WATER
Con il concetto di virtual water si intende la quantità virtuale d’acqua contenuta in un prodotto
(commodity, bene o servizio), calcolata come volume d’acqua dolce consumato per la produzione dello
stesso, sommando tutti i passaggi della catena di produzione.
Il contenuto medio di acqua virtuale necessario per produrre 1 Kg di:
GRANO: 1.300 litri di acqua
ZUCCHERO DI CANNA: 1.500 litri di acqua
RISO: 3.400 litri di acqua
CARNE DI MAIALE: 4.800 litri di acqua
FORMAGGIO: 5.000 litri di acqua
CARNE DI MANZO: 15.500 litri di acqua
Il contenuto medio di acqua virtuale :
POMODORO (70g): 13 litri di acqua
FETTA DI PANE (30g): 40 litri di acqua
TAZZA DI CAFFÈ (125ml): 140 litri di acqua
HAMBURGER (150g): 2.400 litri di acqua
LITRO DI BIOCARBURANTE: 2.500 litri di acqua
PAIO DI SCARPE DI CUOIO: 8.000 litri di acqua
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Molti studi hanno concluso che l'impatto
ambientale dei singoli individui è dovuto a tre
fattori principali: il cibo, l'energia usata in casa,
e i trasporti.
Dr Patrizia Isita
MA COSA SI PUÒ FARE
Veniamo dunque alla correlazione
Alimentazione, nutrizione e sostenibilità.
Basta, in altre parole, cambiare anche il genere di alimentazione, da quelle più opulente e pericolose a
quelle tradizionali e mediterranee.
GRAFICO SUL CAMBIAMENTO DELLO STILE DI ALIMENTAZIONE ED EFFETTI SUL
CONTENUTO DI ACQUA.
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IMPRONTA ECOLOGICA DI UN INDIVIDUO IN ITALIA
Dr Patrizia Isita
IMPRONTA ECOLOGICA INDIVIDUALE DI ALCUNI PAESI
MEDIA EUROPEA E MEDIA MONDIALE
CLIMATE FOOTPRINT
Per Climate Foodprint si intende la misurazione dell’impatto sull’ambiente generato dalla produzione e dal
consumo di cibo, in termini di emissioni di:
 Climate Footprint - CO2 (Carbon Footprint): ammontare totale delle emissioni di anidride carbonica
e di altri gas serra associate alla realizzazione di un prodotto
 Consumo di terra (Ecological Footprint): area biologicamente produttiva necessaria per realizzare
un prodotto, espressa in unità di superficie equivalente
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PERCENTUALE ANNUA DI GAS SERRA PROVENIENTE DAL SETTORE AGRICOLO
Dr Patrizia Isita
IPOTESI SULL’IMPRONTA ECOLOGIA DI EMISSIONI DI GAS SERRA
SE TUTTO IL MONDO ASSUMESSE LA DIETA AMERICANA
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IPOTESI SULL’IMPRONTA ECOLOGIA DI EMISSIONI DI GAS SERRA
SE TUTTO IL MONDO ASSUMESSE LA DIETA MEDITERRANEA
Dr Patrizia Isita
SALUTE
Per concludere, se il cambiamento di stili di vita e di alimentazione vengono visti anche sotto un punto di
vista della salute, i benefici da comportamento consapevole diventano enormi.
Il veloce incremento di obesità, malattie cardiovascolari, diabete e tumori rappresenta oggi il principale
fattore di rischio per la salute dell’uomo, nonché un enorme peso socio-economico per l’intera collettività.
IMPATTO ECONOMICO RELATIVO A MALATTIE METABOLICHE
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COMPARAZIONE TRA PIRAMIDE DELL’IMPATTO AMBIENTALE E
PIRAMIDE PER UNA SANA ALIMENTAZIONE
Dr Patrizia Isita
EMISSIONI DI ANIDRIDE CARBONICA E STILE ALIMENTARE
Non si tratta di un problema legato all'agricoltura in sé
e per sé, ma all'agricoltura finalizzata all'allevamento di
animali:
per quanto riguarda gli erbicidi, ad esempio, è
indicativo il fatto che l'80% di quelli usati negli USA
viene utilizzato nei campi di mais e di soia destinati
all'alimentazione degli animali.
L’allevamento intensivo di carne è insostenibile perché:




Inquina suolo, falde e aria
Sottrae cibo alle popolazioni locali
Danneggia la salute umana
Produce grandi quantitativi di metano,
gas responsabile dei cambiamenti
climatici.
Dr Patrizia Isita
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Nel trasformare vegetali in proteine animali, un'ingente quantità delle proteine e dell'energia contenute nei
vegetali viene sprecata: il cibo serve infatti a sostenere il metabolismo degli animali allevati, ed inoltre
vanno considerati i tessuti non commestibili come ossa, cartilagini e frattaglie, e le feci.
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IL CONSUMO DI ENERGIA E RISORSE VEGETALI
Esiste il cosiddetto "indice di conversione", che misura la quantità di cibo necessaria a far crescere di 1 kg
l'animale. Ad un vitello servono 13 kg di mangime per aumentare di 1 kg, mentre ne servono 11 a un
vitellone (un bue giovane) e 24 ad un agnello. I polli richiedono invece solo 3 kg di cibo per ogni kg di peso
corporeo.
Se si considera poi che l'animale non è tutta carne, ma vi sono anche gli "scarti", queste quantità vanno
raddoppiate.
Il rendimento delle proteine animali è ancora più basso.
Un bovino, ad esempio, ha un'efficienza di conversione delle proteine animali di solo il 6%: consumando
cioè 790 kg di proteine vegetali, produce meno di 50 kg di proteine.
Oltre allo spreco di energia necessaria per il funzionamento dell'organismo, va contata l'energia necessaria
per la coltivazione del cibo per gli animali e per il funzionamento degli allevamenti stessi.
Dal punto di vista dell'uso di combustibile fossile, per ogni caloria di carne bovina servono 78 calorie di
combustibile, per ogni caloria di latte ne servono 36, e per ogni caloria che proviene dalla soia sono
necessarie solo 2 calorie di combustibile fossile, un rapporto di 39:1 a sfavore della carne.
LE DEIEZIONI
In Italia gli animali da allevamento producono annualmente circa 19 milioni di tonnellate di deiezioni a
scarso contenuto organico, che non possono essere usate come fertilizzante.
Attualmente, lo smaltimento di questi liquami avviene
per spargimento sul terreno, il che provoca un grave
problema di inquinamento da sostanze azotate, che
causa inquinamento nelle falde acquifere, nei corsi
d'acqua di superficie, nonché eutrofizzazione nei mari.
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Le conseguenze più drammatiche del consumo di latte e
carne si verificano nel Terzo Mondo: il disboscamento
operato per far posto agli allevamenti di bovini destinati a
fornire proteine animali all'Occidente ha distrutto in pochi
anni milioni di ettari di foresta pluviale.
Ogni anno scompaiono 17 milioni di ettari di foreste
tropicali.
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LE RIPERCUSSIONI SUL CLIMA
Dr Patrizia Isita
Nella foresta Amazzonica l'88% dei terreni disboscati è stato adibito a pascolo e circa il 70 % delle zone
disboscate del Costa Rica e del Panama sono state trasformate in pascoli.
A partire dal 1960, in Brasile, Bolivia, Colombia, America Centrale sono stati bruciati o rasi al suolo decine di
milioni di ettari di foresta, oltre un quarto dell'intera estensione delle foreste centroamericane, per far
posto a pascoli per bovini.
Per dare un'idea delle dimensioni del problema, si pensi che ogni hamburger importato dall'America
Centrale comporta l'abbattimento e la trasformazione a pascolo di sei metri quadrati di foresta.
Paradossalmente, questa terra non è affatto adatta al pascolo: nell'ecosistema tropicale lo strato
superficiale del suolo contiene poco nutrimento, ed è molto sottile e fragile.
Dopo pochi anni di pascolo il suolo diventa sterile, e gli allevatori passano ad abbattere un'altra regione di
foresta.
Gli alberi abbattuti non vengono commercializzati, risulta più conveniente bruciarli sul posto.
La geografa Susanna Hecht racconta che il 90% degli allevamenti di bestiame nella ex-foresta amazzonica
cessa l'attività dopo circa otto anni, per ricominciare in altre zone.
Si possono percorrere centinaia di chilometri di strada nella foresta amazzonica senza trovare altro che
terre abbandonate dove cresce una vegetazione secondaria.
Nelle zone semiaride, come l'Africa, lo sfruttamento dei suoli per l'allevamento estensivo (i cui prodotti
vengono esportati nei paesi ricchi) porta alla desertificazione, cioè alla riduzione a zero della produttività di
queste terre.
Le Nazioni Unite stimano che il 70% dei terreni ora adibiti a pascolo siano in via di desertificazione.
Anche alcune parti delle Grandi Pianure del "West" americano si stanno trasformando in deserto.
Ampi fiumi sono diventati ruscelli o si sono prosciugati del tutto lasciando spazio a distese di fango. Dove
prima vi erano vegetazione ed animali selvatici di ogni specie, oggi non cresce più nulla e non vi è più vita
animale. L'allevamento estensivo di bovini è stato, e continua a essere, la causa di tutto questo.
I FITOFARMACI
I farmaci somministrati agli animali possono passare nell'ambiente con i reflui e residuare nei suoli, nei
vegetali, nelle acque e quindi negli alimenti di cui si ciba l'uomo, come le verdure o il pesce.
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Calcolando il carico equivalente, ovvero trasformando il
numero di animali in quello equivalente di popolazione
umana che produrrebbe lo stesso livello di inquinamento da
deiezioni, in totale, in Italia, gli animali equivalgono ad una
popolazione aggiuntiva di 137 milioni di cittadini, cioè più del
doppio del totale della popolazione.
Dr Patrizia Isita
Sostenibile è lo “sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti, senza
compromettere la possibilità che le future generazioni possano soddisfare i
propri”.
dal rapporto Bruntland (Our common future, 1997)
ONU Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo
La sostenibilità dei consumi alimentari può essere analizzata distinguendo tra
dimensione:
Ambientale: gestione e conservazione delle risorse
naturali;
Sociale: equità e pari opportunità tra
settori
economici, tra gruppi sociali, tra uomini e donne;
Economica: efficienza e redditività della produzione
agricola.
Dr Patrizia Isita
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Aiutare i paesi di tutto il mondo per garantire che le scorte alimentari continuino a far fronte alla richiesta
(FAO).
Ma la Rivoluzione verde ha dimostrato che non è sufficiente concentrarsi solo sulla produttività. Per porre
fine alla fame una volta per tutte, dobbiamo rendere la produzione alimentare sostenibile.
Questo significa essere sicuri che nessuno venga escluso dalla tavola e che le generazioni future non
corrano il rischio della fame.
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UNA RIVOLUZIONE SOSTENIBILE
Paradossalmente con l’avanzare dello Sviluppo Economico Aumenta la Fame nel Mondo
L’AGRICOLTURA TRADIZIONALE
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Privilegiare la produzione locale vuol dire:
 favorire la conservazione di saperi (e sapori) tradizionali che sono la base per la sopravvivenza delle
specie vegetali, oggi a rischio di estinzione;
 mantenere vive e salde le relazioni sociali all’interno delle comunità;
 sapere quel che si mangia perché si riduce la distanza tra il produttore e il consumatore;
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Il sistema agrario non è semplicemente un sistema di produzione alimentare, ma svolge un ruolo
esistenziale per il mantenimento della vita.
La coltivazione di tipo tradizionale rispetta l’ambiente facendo ricorso a sistemi ecologicamente sostenibili
che tengono conto di alcuni aspetti:
1) la diversificazione colturale che sostituisce i concimi chimici
2) l’uso di varietà diverse della stessa specie
3) l’impiego di tecnologie appropriate che riducono la fatica dell’uomo senza però danneggiare l’ambiente
4) l’impiego di manodopera familiare e locale.
Un processo di produzione di questo tipo ha dimostrato che è possibile aumentare le rese e rendere più
produttive le colture, facendo ricorso a risorse interne al sistema.
L’impiego di concimi naturali, l’alternanza nelle colture, associate ad esempio alle leguminose, sistemi
tradizionali di prelievo dell’acqua, sono alcune pratiche messe in atto da chi con la terra vive un rapporto
più diretto.
E’ necessario allora restituire all’agricoltore la possibilità di compiere scelte autonome sul “come” e “cosa”
produrre, riconoscendogli il prezioso ruolo di salvaguardia del territorio.
In questo senso, le donne, i popoli nativi, i contadini hanno dimostrato quanto certe pratiche colturali
garantiscono la tutela dell’ambiente, la dignità di chi lavora la terra e la salute dei cittadini.
 fare partecipare i cittadini nella scelta di ciò che realmente soddisfa i propri bisogni, in rapporto,
all’ambiente in cui vivono.
 Sottrarsi alla dipendenza delle grandi imprese agricole e decidere sul proprio futuro alimentare, è la
prima condizione per superare l’ ”insicurezza alimentare” che oggi provoca problemi di
malnutrizione.
AGRICOLTURA SOSTENIBILE
Agricoltura sostenibile, eco-compatibile o integrata è quella che:
 Fornisce cibo e fibre per i bisogni umani
 E’ economicamente valida
 Migliora le risorse naturali dell'azienda agraria e la qualità complessiva dell'ambiente
Migliora la qualità della vita per gli agricoltori e l'intera società
Questo tipo di gestione dell'agricoltura si pone l'ambizioso obiettivo di soddisfare le esigenze economiche
(di alimenti per i consumatori e di reddito per gli agricoltori) senza compromettere il "capitale ambiente",
patrimonio di tutti e risorsa per le future generazioni.
Nelle coltivazioni e negli allevamenti utilizza il più possibile i processi naturali e le fonti energetiche
rinnovabili disponibili in azienda, riducendo così l'impatto ambientale dovuto all'uso di sostanze chimiche di
sintesi (pesticidi, concimi, ormoni, antibiotici), alle lavorazioni intensive del terreno, alle monocolture e
monosuccessioni, nonché allo smaltimento indiscriminato dei rifiuti di produzione (ad esempio i liquami
zootecnici e i reflui di frantoio).
È ovvio che non esiste un unico modo di fare agricoltura sostenibile valido in tutto il mondo.
Compito dell'agricoltore evoluto e sensibile è quello di adattare, con l'esperienza e con l'assistenza
dei servizi tecnici, i risultati della ricerca e della sperimentazione alla propria realtà aziendale.
I modelli agricoli più diffusi in Italia che mettono in pratica i principi e le tecniche sostenibili sono:
 le produzioni integrate,
 l'agricoltura biologica e
 l’agricoltura biodinamica.
(fonte:.ARSSA)
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L'agricoltura biologica è l'insieme di tecniche colturali e di allevamento che permettono:
 di produrre cibi senza l'impiego di prodotti chimici di sintesi.
 si avvale di tecniche tradizionali, non convenzionali, come la fertilizzazione organica, ampie
rotazioni colturali con piante che arricchiscono il terreno, controllo meccanico delle infestanti,
consociazioni tra colture che si aiutano a vicenda ecc. ecc.
 Il produttore si serve, inoltre, di tecniche colturali moderne come la lotta biologica ai parassiti
animali attraverso l'impiego di insetti o particolari batteri antagonisti, il controllo delle infestanti
con mezzi tecnici innovativi come erpici specifici o il pirodiserbo ecc. ecc
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AGRICOLTURA BIOLOGICA
La normativa che disciplina tutto il settore è il REGOLAMENTO CEE 2092 del 1991 e successive modifiche,
redatto in base alle norme internazionali IFOAM.
“Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai
danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati
dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al
punto di non ritorno”.
Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale, nel suo ultimo libro.
James Lovelock, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia).
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E' DIFFICILE RICONOSCERE IL COLLEGAMENTO TRA I PROBLEMI DEL PIANETA E LE PROPRIE ABITUDINI
ALIMENTARI.
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