assedio al campidoglio
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Anno III - Numero 107 - Mercoledì 7 maggio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Fiat Ucraina Cronaca Il “nuovo libro” di Marchionne Sangue nelle strade: e l'Europa balbetta Firenze ha l'incubo di un altro “mostro” Traboni a pag. 3 Castellino a pag. 5 Fruch a pag. 9 SVOLTA NELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI FORZA ITALIA: RITROVIAMO I NOSTRI CONTENUTI di Francesco Storace N etto. Chiaro. Il messaggio che ieri Silvio Berlusconi ha mandato ai signori della Banca Centrale Europea non poteva essere più deciso: se non cambiate la politiche monetaria, bye bye euro. E’ quanto sosteniamo da tempo e conferma anche le ragioni di una scelta politica maturata in seno a La Destra. Certo, dice già qualcuno, quanto durerà? Intanto, è una posizione che ha avuto conferma ufficiale dai manifesti che già circolano sulla rete e inviati dall’organizzazione ufficiale del partito azzurro. E poi conta che non sia più tabù la discussione sull’euro. Oggi davvero si può dire che tutto il centrodestra - tranne quelli accampati a palazzo Chigi - è in una posizione nettamente critica rispetto alla moneta unica. E’ evidente che passa un messaggio che ripetiamo da tempo su tutte le piazze: non è una moneta a dover determinare le politiche degli Stati, ma sono gli Stati a dover decidere le politiche monetarie. Ma ieri Berlusconi ha dato una svolta alla campagna elettorale di Forza Italia anche su altro, e non mi riferisco alla boutade sul governo con Renzi: quella serve a creare scompiglio nelle truppe nemiche e fastidio agli addetti ai livori.... Il capo del centrodestra ha detto che occorre eliminare il fiscal compact. E subito qualche anima bella giù a polemizzare sul perché Francia e Grecia, Portogallo e Irlanda. L’uomo ci ha abituati alle imprese più clamorose, è capace anche di questo. E comunque l’Europa monetarista ha un problema in più. Poi, la contestazione al tassator cortese. Matteo Renzi ci sta tosando i risparmi e la casa (al premier - aggiungiamo noi - fa sponda Ignazio Marino a Roma con la sua frenetica caccia agli stipendi dei dipendenti comunali) senza rendersi conto che non ha alcuna legittimità popolare. Renzi non è stato eletto da nessuno, ne’ a palazzo Chigi, ne’ in Parlamento. Si agita troppo e lo fa pure male. Lo stesso richiamo alla sovranità popolare passa per Berlusconi sul presidenzialismo e l’elezione diretta del capo dello Stato. Il tema dell’investitura democratica è talmente forte che vede il leader di Forza Italia aprire per la prima volta anche al metodo delle elezioni primarie. Se è vera la storia che dalla sua famiglia potrebbe scaturire una nuova leadership, evidentemente pure lui pensa che la scelta nelle urne sarebbe da preferire all’indicazione dall’alto. Se la campagna elettorale continua così, ce ne sono di motivi per combatterla seriamente. Lo dico ai militanti de La Destra: oltre ogni faziosità, il leader azzurro sembra aver compreso che può rappresentare davvero tutto un mondo, anche a destra, con parole d’ordine a noi care. E’ un buon inizio. EUROBYE Messaggio chiaro di Berlusconi alla Bce: cambiate o via dalla moneta unica fu introdotto. Per me è più importante se quel che è minacciato sulla testa e nelle tasche degli italiani sparisce dal nostro orizzonte. IL CONGRESSO CGIL In casa Camusso tutti contro tutti di Robert Vignola acile salire sul palco e dettare alla stampa amica le “sfide” al governo Renzi. Più difficile cercare di dare, nonostante tutto, quell’immagine di sindacato coeso che ci si sforza di propinare, nonostante l’evidenza. E così anche ieri, all’apertura del congresso della Cgil a Rimini, è andato in scena lo scontro. Da subito, e l’oggetto del contendere è talmente marginale da rendere bene l’idea del clima interno: i tempi di presentazione delle liste di nomi per il rinnovo del comitato direttivo. I più fedeli alla linea della Camusso, che infarciscono praticamente all’unanimità gli “organi collegiali”, vogliono chiudere subito la partita. Sanno che ogni minuto di dibattito in più può trasformarsi in una dichiarazione che cancellerà definitivamente l’unitarietà del sindacato. La minoranza ovviamente vuole discutere, anche all’infinito se ce ne fosse bisogno. Obiezione respinta e F Maurizio Landini, segretario della Fiom non le manda a dire: "Nemmeno la peggiore assemblea di condominio si chiude la discussione prima di aprila, subito dopo la relazione del segretario. Se si fa questa operazione si conferma il carattere non democratico e un'idea un po' autoritaria di gestione di una grande organizzazione". Divisioni e spaccature non solo nell’ordine dei lavori, ma anche nella sostanza. Giorgio Cremaschi sottolinea che il suo documento (alternativo a quello Camusso), che ha 23 delegati, "non entrerà nel comitato direttivo della Cgil" non avendo raggiunto il 3% dei voti congressuali, soglia necessaria per presentare una propria liste. Nessuna voglia di “solidarietà”, nessun onore delle ari per gli sconfitti. Anzi, la platea lo irride apertamente, applaude e questo scatena la rabbia di Cremaschi che dice: "Gli applausi delle maggioranze che distruggono le minoranze hanno sempre portato disastri alle organizzazioni operaie". Ma la cosa più interessante è che per realizzare questa rivoluzione Berlusconi ha in mente una strategia che ha delineato: vorrebbe aggregare attorno a queste posizioni, IL SINDACO MARINO CONTINUA A COLLEZIONARE PROTESTE SALVINI ASSEDIO AL CAMPIDOGLIO Vede Napoli e poi... scappa hi di coro ferisce, di coro perisce. “Sei tu la carogna” e “lavati col fuoco” sono infatti alcuni dei cori lanciati ieri contro Matteo Salvini al suo arrivo in Piazza Carlo III a Napoli da alcune decine di manifestanti. Il leader della Lega, mentre rilasciava alcune dichiarazioni ai cronisti motivando la sua presenza in città e in altre località del Sud in vista delle elezioni europee, è stato preso di mira da un gruppo di contestatori, che gli hanno rinfacciato in particolare un video di qualche anno fa nel quale cantava cori da stadio contro Napoli. Da qui il “lavati col fuoco”, chiaro riferimento al coro che spesso viene rivolto ai supporter napoletani negli stadi, ma è spuntato anche il riferimento a 'la carogna', soprannome di Gennaro De Tommaso, il capo ultras salito agli onori della cronaca perla “trattativa” all’Olimpico di sabato sera. Ma Salvini non recede: “centinaia di napoletani perbene me lo chiedono, faremo un incontro anche là”. Magari al San Paolo… Bruno Rossi C U n mobilitatore di piazze senza precedenti. È Ignazio Marino, che ha ormai reso il Campidoglio il luogo di aggregazione più importante della Capitale. Anche ieri, diecimila presenze. Ovviamente tutte per contestare le politiche adottate per Roma (nel caso specifico, quelle sui dipendenti comunali). Altro che Fori Imperiali: per potersi affacciare sotto la sua finestra e insultarlo, ormai si fa la fila: vigili urbani, tassisti, concorsisti, chi più ne ha più ne metta. A ben guardare, è un peccato che il Pd non lo abbia mandato all’Europarlamento, facendolo rimanere inquilino del Campidoglio. Sai che giovamento per il turismo nella Capitale? “Offerta hotel a Roma: l’insulto al sindaco è compreso Sarra a pag. 8 nel prezzo…”. 2 Mercoledì 7 maggio 2014 Attualità F ORZA ITALIA ROMPE GLI INDUGI E IL SUO LEADER ANNUNCIA UNA NUOVA S TAGIONE NE I RAPPORT I CON L’UE L’euro non è irreversibile: parola di Cav “Il governo Renzi promette 80 euro in busta paga aumentando l’Irpef e tassando i risparmi. È invece ora che la Bce cominci a dare garanzie sui debiti pubblici dei vari stati della Comunità, stampando moneta ed emettendo titoli di stato. Altrimenti saranno in molti ad abbandonare la moneta unica” di Valter Brogino mici ascoltatori, l’euro non è irreversibile, soprattutto non nella sua forma. Ha scelto i microfoni di Radio Anch’io, Silvio Berlusconi, per correggere la linea politica di Forza Italia in materia di economia e rapporti con l’Ue, cominciando ad introdurre il tema di una sovranità monetaria che, per forza o per amore, potrebbe essere presto l’unica leva da usare per risollevare le sorti di un Paese in declino inarrestabile. Per carità: è vero che il leader del centro-destra ha detto una parola un po’ su tutte le questioni più “calde” di questi giorni, denotando quindi l’intenzione di tenersi ben lontano dalla pensione. Ma è sui temi economici che Berlusconi ha voluto dare la classica sterzata. Un fronte interno sul quale lui combatte per ridare slancio ad un centro-destra che non può più permettersi di perdere l’appeal storico con gli italiani per rispondere diplomaticamente ai diktat A che arrivano da Oltralpe. Di qui l’analisi di una situazione che le misure del Governo Renzi non stanno cambiando e che merita quindi un approfondimento con posizioni anche radicali in tema di rapporti con l’Europa. Il ragionamento tocca quindi gli 80 euro in busta paga: “Non è provvedimento che può avere ripercussioni su una futura crescita. E’ una mancia elettorale, contrasto questa decisione che è arrivata a dare di più a chi guadagna di più. Addirittura dagli 8mila euro non c'è nessun regalo”. Netta la bocciatura dell’ex premier anche del taglio dell’Irpef. “Contrasto soprattutto - ha aggiunto - che questa manovra la pagano pensionati e famiglie. Per trovare risorse si sono aumentate tasse sulla casa, che è il pilastro delle famiglie, e si sono alzate dal 20 al 26% le tasse sui risparmi di una vita”. Perciò la battaglia per assicurare benessere agli italiani va combattuta anche oltre confine. “L'idea di uscire dall'euro mi pare avventurosa, ma se non dovessimo riuscire a cambiare la politica della Bce e dell'Ue sarà la realtà ad imporre a noi, alla Francia, all'Irlanda e al Portogallo l'uscita dall'euro per ritornare alla nostra moneta”. Nulla di così estremistico, a ben vedere. Anche perché nessuno potrà opinare un altro seg- LA RICETTA DI LISBONA: TASSE, TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA E PRIVATIZZAZIONI mento significativo del Berlusconi-pensiero di ieri: “Non si può andare avanti così, con l'euro che per noi è una valuta straniera. Ora siamo come l'Argentina. La banca centrale europea deve dare garanzia su tutti i debiti pubblici dei Paesi, deve stampare moneta e deve emettere titoli di Stato. Tutto questo la Germania non l'ha voluto. Noi non vogliamo uscire dall'euro perché abbiamo debiti in euro e ci costerebbe troppo. Dobbiamo imporre alla Germania che la Bce diventi banca centrale di tutti. Se ciò non avvenisse allora saremmo costretti tutti ad uscire dall'euro”. Se fior di economisti ragionano ormai da mesi, per non dire da anni, a voce alta su questa uscita di sicurezza, non è mancato chi è corso per essere il primo a gridare allo scandalo. Reduci da un allenamento di gran lunga migliore di quello dei compagni di governo del Ncd, il traguardo è stato tagliato con ampio margine dagli esponenti Pd, capitanati da Roberto Gualtieri. “Mentre il governo italiano e quello francese sono impegnati in una delicata partita per spingere la Bce a una riduzione del tasso di cambio dell'euro, gli ultimatum demagogici di Berlusconi hanno il solo effetto di rendere tutto più complicato. Berlusconi, del resto ha già dimostrato la sua pessima capacità negoziale quando, nel 2011, ha partecipato alla trattativa sul patto di stabilità”. Molto ci sarebbe da dire a Gualtieri sulla capacità negoziale di Romano Prodi (quello che “con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”) o dello stesso governo Renzi, per non dire proprio di quell’Hollande che lui cita. Ma basterebbe anche ricordare a Gualtieri che lui stesso è europarlamentare, e che del suo impegno a Bruxelles e Strasburgo gli italiani non hanno traccia. Se questa è capacità negoziale… L’EUROPA BOCCIATA DAI GIOVANI ITALIANI Il Portogallo non ha più bisogno dei soldi dell’Ue L’unione? Per due su tre è un fallimento Il premier Pessos Coelho ha annunciato: “Usciremo dal piano di salvataggio senza alcuna copertura” Questo il quadro che si evince dall’ultimo incontro dell’Istituto Toniolo a Milano di Cristina Di Giorgi di Francesca Ceccarelli a ricetta del governo di Lisbona per uscire dalla crisi è chiara ed efficace: in pochi punti (tassazione record, privatizzazioni, tagli alle spese pubbliche, blocco degli stipendi) attuati con rigore, l’economia portoghese è riuscita ad invertire il trend negativo che aveva portato il premier a dover chiedere alla Troika (Bce, Ue e Fmi) l’inserimento del suo Paese in un programma di assistenza finanziaria da 78 milioni di euro. In tre anni (la sottoscrizione dell’accordo risale infatti al 2011) il paese è però riuscito a riprendersi e il 17 maggio prossimo, data di scadenza del piano, il Portogallo ne uscirà “senza fare ricorso ad alcun programma di precauzione” ulteriore, come ha recentemente annunciato il primo ministro Pedro Passos Coelho. Nessuna linea di credito supplementare quindi. E l’avvio di una nuova fase le cui priorità sono la ripresa del lavoro e dell’economia. “Abbiamo la fiducia degli investitori – ha dichiarato in un discorso televisivo – e gli interessi sul nostro debito sono a livelli L'Europa è ancora il nostro futuro?”: sembra proprio di no. E proprio una grande sfiducia nelle istituzioni, diffidenza nei confronti dell'euro e scarsa vicinanza con la gran parte dei Paesi, sia i fondatori che neo arrivati dall'Est: questi i dati del Rapporto giovani dell'Istituto Toniolo, presieduto dal cardinale Angelo Scola. La politica di Bruxelles, Strasburgo e Francoforte hanno fallito. Il punto non è un diffuso “euroscetticismo” ma una vera e propria disillusione nelle istituzioni che ne fanno parte. Il 58 per cento degli intervistati dichiara che l'Unione europea è un esperimento sostanzialmente fallito. L'euro piace solo al 32 per cento: tutti gli altri ritengono che non abbia migliorato la qualità della vita. Quanto alla Germania, è il 35% la percentuale di giovani che percepisce una vicinanza con il Paese che di fatto determina le scelte dell'Ue. “Verso la Germania registriamo un'ambivalenza dei giudizi. È antipatica perché L “ storicamente molto bassi”, al punto da indurre il governo a decidere di uscire dall’ombrello degli aiuti sovranazionali. Un’opzione questa che, a detta di Passos Coelho, è “quella che meglio difende gli interessi del Portogallo”. E che rende “omaggio a tutti i portoghesi” per i sacrifici fatti, segnando “la riconquista della nostra autonomia”, ha aggiunto. Un risultato ottenuto a caro prezzo, se si pensa all’aumento del 12% del prelievo fiscale che, insieme alla recessione, negli ultimi anni ha provocato un notevole aumento della povertà e dell’emigrazione. L’annunciata decisione dell’esecutivo di Lisbona – che almeno nell’immediato non comporterà una riduzione della pressione fiscale - ha avuto parere favorevole da parte degli organismi internazionali: l’esame compiuto da Bce, Ue e Fmi sugli sforzi intrapresi dal Portogallo per risanare le finanze è risultato positivo, anche se restano comunque le sollecitazioni al governo locale a proseguire sulla strada delle riforme. “Il Paese ha sofferto e continuerà a farlo – scrive Andrea Nicastro sul Corriere della sera – ma resta caparbiamente attaccato all’Ue. La maggioranza dei portoghesi valuta che l’adesione all’Unione europea ha cambiato in meglio la sua vita”. A rimanere sotto l’ombrello di salvataggio dell’Europa, dopo l’uscita di Irlanda e Portogallo, resta quindi attualmente soltanto la Grecia. Chissà che qualcuno non vada prima o poi a farle compagnia. rappresenta la linea del rigore e l'Europa che non piace. Contemporaneamente però è un Paese che cresce e attrae molti giovani, laureati ma non solo”commenta Alessandro Rosina, professore di Demografia e statistica alla Cattolica, tra i curatori della ricerca. Se qualche riscontro positivo c’è, quest'Europa lo trova solo tra le persone più istruite e agiate. Grande sfiducia soprattutto tra i laureati (il 49% la ritiene un fallimento), e nelle categorie più deboli, come i ragazzi che hanno la terza media (quasi il 70%) e i Neet, coloro che né studiano né lavorano. “La libertà di circolazione delle persone è ciò che convince di più, ma riguarda soprattutto chi ha la possibilità di giocarsela, cioè i laureati che decidono di andare all'estero - osserva il professor Rosina -. Per loro il mercato del lavoro è diventato più ampio e se in Italia le cose non funzionano, questi giovani possono andare altrove. Chi invece vuole rimanere nel suo Paese o è vincolato, è più critico”. Quello che viene percepito come il Paese “più amico” è la Spagna (55%)e poi la Francia (43%). Brusco calo quando si parla della Germania (35%), per diminuire ancora nei Paesi del Nord. Fiducia al minimo quando si parla dell'Est europeo: il 20 per cento. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Mercoledì 7 maggio 2014 Attualità MARCHIONNE PRESENTA IL PIANO DA QUI AL 2018, CON IL RILANCIO DE L L’AL FA E BUONE NUOVE PE R L’ITAL IA La Fiat prova a rimettersi in marcia A Melfi la produzione di 200mila Jeep per il mercato Usa – A Cassino i nuovi modelli del ‘biscione’ di Igor Traboni ergio Marchionne ha presentato ieri ad Auburn Hills, in Michigan, il piano industriale, da qui al 2018, della ‘nuova’ Fiat: “E’ il primo giorno di una nuova vita per Fiat Chrysler Automobiles. Non apriamo un nuovo capitolo, cominciamo a scrivere un nuovo libro”. Un piano che porterà il nuovo colosso mondiale dell’auto a produrre sei milioni di vetture e a rilanciare il marchio Alfa Romeo, con interessanti prospettive anche per gli stabilimenti italiani. “È la prima volta – ha detto Marchionne - che Fiat e Chrysler si presentano come un’unica entità e ora il nuovo logo Fca entra ufficialmente in tutti i siti del gruppo Prima ancora di essere un piano industriale si realizza un grande sogno di integrazione culturale. I fattori di successo dell’integrazione sono stima, unione e conoscenza. Altre alleanze nel settore auto sono fallite perché non c’era S una reale volontà di condivisione. Questo è molto più di un business plan, perché riflette le ambizioni degli uomini e delle donne di Fca. Viviamo in un mondo piatto dove non sei al sicuro a casa tua sei non sei in grado di competere con le altre realtà. Abbiamo fatto un progetto ambizioso perché la mediocrità non vale lo sforzo”. Ma vediamo più da vicino il piano: Alfa Romeo lancerà 8 nuovi modelli fra il quarto trimestre 2015 e il 2018. Gli investimenti sono stimati in 5 miliardi di euro. Il responsabile del marchio, Harald Wester, stima un volume di vendite di 400 mila vetture nel 2018 a fronte delle 74 mila delle del 2013. Il target di vendite per il marchio Fiat a livello globale nel 2018 è 1,9 milioni di auto, in aumento rispetto all’1,5 milioni del 2013. In particolare, si prevede il raddoppio delle vendite al 2018 nell’area Nafta a 100 mila unità dalle 50mila del 2013. L’incremento maggiore è in Asia-Pacifico, con le vendite stimate raggiungere 300mila unità nel 2018 contro le 70 mila del 2013. Nell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) le vendite sono previste stabili a circa 700 mila unità e in America Latina in aumento dalle 700 mila del 2013 alle 800 mila del 2018. Fiat annuncia 8 nuovi modelli entro il 2018 . Le nuove vetture sono la 500 X, che dovrebbe arrivare nel 2014; una berlina compatta nel 2015 e una non precisata “Specialty”, che dovrebbe essere lo spider compatto insieme a Mazda, la nuova “Barchetta”. Il 2016 sarà l’anno di una compatta due volumi, una station wagon compatta e una vettura del segmento “B”. Nel 2017 arriverà un Cuv (cross utility vehicle) e nel 2018 la nuova Panda. La Jeep è in corsa per centrare l’obiettivo di un milione di vendite nel 2014. Nello stabilimento italiano di Melfi saranno prodotte 200 mila Jeep Renegade l’anno. A spingere le vendite di Jeep nel 2014-2018 sarà l’America latina, con un aumento delle vendite del 50%, e l’Asia-Pacifico con un +45%. In Europa l’aumento delle vendite è previsto essere del 35% mentre nel Nafta del 10%. Gli stabilimenti di Jeep aumenteranno da 4 in un paese a 10 impianti in 6 paesi: gli stabilimenti non situati in Nord America produrranno 900 mila veicoli entro il 2018. La produzione globale di Jeep salirà del 138% a 1,9 milioni di unità nel 2018. La crescita di Jeep sara’ affidata a nuovi modelli e restyling: il Renegade che esordisce quest’anno; il “C Suv” nel 2016, anno del settantacinquesimo anniversario di Jeep, e, nel 2017, i nuovi Wrangler e Grand Cherokee. Nel 2018, infine, sarà la volta del Grand Wagoneer. Il marchio Chrysler passerà invece dalle 350 mila vetture del 2013 a 800 mila nel 2018. A parte l’annunciata produzione nello stabilimento lucano di Melfi, è chiaro che il rilancio dell’Alfa Romeo potrebbe avere invece buone ripercussioni sulla fabbrica di Cassino, in provincia di Frosinone, l’unica che per ora Marchionne ha lasciato fuori da investimenti più diretti su marchio Fiat e quindi di fatto ‘libera’ per la produzione di auto del ‘biscione’. MONDO DELLA SCUOLA IN FERMENTO PER L’ACQUISIZIONE DI ANTONVENETA CAMBIATA LA COMPETENZA TERRITORIALE Mps, il processo si sposta a Milano Prove Invalsi al via, ma sarà l’ultimo anno? i svolgerà a Milano, e non più a Siena, il processo per l’acquisizione di Antonveneta da parte di Monte dei Paschi. Lo ha deciso il Gup del tribunale senese, Monica Gaggelli, che ha così accolto l’istanza presentata da alcuni dei difensori degli otto imputati, oltre alla banca JP Morgan, che avevano contestato la competenza territoriale di Siena. Secondo i legali, infatti, il reato principale contestato agli imputati – manipolazione del mercato – sarebbe partito dalla pubblicazione, nell’agosto del 2008, di un comunicato di Mps che annunciava l’acquisizione di Antonveneta S sul sito di Borsa Italiana “Il reato di manipolazione del mercato è in definitiva tale da determinare, per attrattiva, la competenza territoriale del tribunale di Milano, in relazione all’intero articolato accusatorio e, quindi, nei confronti di tutti gli imputati persone fisiche”, scrive infatti il gup nelle mo- tivazioni della sentenza con la quale ha dichiarato l’incompetenza territoriale del tribunale senese a procedere nei confronti degli 8 imputati, tra i quali l’ex presidente del Monte Giuseppe Mussari, l’ex dg Antonio Vigni e l’ora Ceo, Daniele Pirondini. Nel tribunale lombardo saranno quindi giudicati anche gli altri imputati che, a vario titolo, sono accusati di ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto, Tommaso Di Tanno, Pietro Fabretti, Leonardo Pizzichi e Michele Crisostomo. Mussari, l’uomo forte del Pd all’interno della banca sensese, è accusato anche di insider trading. l via da ieri le prove Invalsi per oltre 2 milioni di studenti. Le prove tra maggio e giugno coinvolgeranno le classi seconde e quinte della scuola primaria, le terze della media e il secondo anno delle superiori. Gli studenti interessati sono oltre 2.285.000 (circa 568.000 in seconda primaria, 561.000 in quinta primaria, 594.000 nelle terze delle medie e 562.000 in seconda superiore). Questo potrebbe comunque essere l’ultimo anno dell’Invalsi, mentre già da quest’anno scompare per la prima media. Le prove sono strutturate in modo differente in base al livello A scolastico cui si riferiscono e vanno da un minimo di 20-25 domande per materia per la seconda primaria a un massimo di 50 domande, sempre per materia, per le superiori. Ogni anno le rilevazioni dell'Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione (Invalsi) offrono a ciascuna scuola dati che possono essere utilizzati come strumento di riflessione e miglioramento. Nel 2013 tutte le scuole hanno partecipato alla rilevazione e il 71% degli istituti ha utilizzato il Rapporto restituito a settembre dall'Invalsi con le analisi relative alle proprie classi. Un numero in costante crescita: le prove hanno superato, a quattro anni dalla loro introduzione a regime, gran parte delle iniziali diffidenze registrate nella comunita' scolastica. Da quest'anno non verrà più svolta la prova di prima media. Come ogni anno e' stato estratto un campione rappresentativo di classi in cui tutte le operazioni saranno curate da un osservatore esterno. Un primo rapporto sugli esiti delle prove, basato sui dati campionari, sara' disponibile a partire dal prossimo 10 luglio. Mentre a settembre le scuole avranno poi a disposizione i dati relativi alle loro classi. La quota di istituti che ha utilizzato questi dati nel 2013 e' stata pari al 71%. Erano il 51% nel 2012 e il 42% nel 2011. INIZIA OGGI IL PROCESSO CONTRO NICOLA FRANZONI, ESPULSO DAL PARTITO PER CONDOTTA INADEGUATA E POI APPRODATO IN FLI Il dovere di difendere il proprio onore Francesco Storace si costituisce parte civile sia personalmente che quale rappresentante di tutto il movimento politico La Destra ono passati tre anni da quando Nicola Franzoni, espulso dal Movimento politico “La Destra” per una condotta a di poco inadeguata per un tesserato e dirigente, sfogava la sua rabbia e il suo livore, offendendo con frasi ingiuriose e diffamatorie il Segretario Francesco Storace e l’intero partito, attraverso il suo profilo di Facebook. Oggi inizia il processo contro Franzoni, imputato per aver offeso l’onore e il decoro di Francesco Storace, in proprio e quale segretario nazionale del movimento po- S litico la Destra, nel corso di due discussioni sul social network Facebook, citato a giudizio dal Pubblico Ministero Valentina Margio, davanti al Tribunale di Roma, in composizione monocratica. Nicola Franzoni, all’epoca dei fatti dirigente del FLI, forse credeva che per ritagliarsi un misero posticino in un nuovo partito, gli tornasse utile insultare il Segretario, i Dirigenti e Tesserati de “La Destra”, ma non aveva preso in considerazione il fatto che queste persone perbene non avrebbero mai permesso a nessuno di infangare, con false accuse, loro stessi e il partito in cui militavano con orgoglio. Se è legittimo il diritto di criticare, ovviamente in maniera civile, non possono essere tollerati gli insulti gratuiti e le false accuse, soprattutto quando il chiaro intento diffamatorio sia evidentemente finalizzato ad un posizionamento nell’ambito di un altro partito. Franzoni ha fatto male i conti, pensando di poterla sempre fare franca, senza mai rispondere dei suo comportamenti. Si nascondeva dietro lo schermo di un PC, ritenendo che ciò gli fosse sufficiente per poter elargire infamie a man bassa, senza pagarne le conseguenze. Gli epiteti e le espressioni usate da Nicola Franzoni sono, per loro stessa natura, obiettivamente offensive e determinano un ingiustificato discredito alla reputazione delle persone cui sono riferite, non solo in ambito politico, ma anche nel contesto familiare, sociale e professionale. La potenzialità lesiva delle suddette espressioni risulta, in concreto, essere stata ampliata dal contesto in cui si sono svolte le discussioni, considerato il gran numero di persone che hanno avuto accesso al profilo “Facebook” degli interlocutori. La Corte di Cassazione ci insegna che “anche in politica, chi attribuisce ad altri comportamenti meno che corretti ha evidentemente l’onere di provare la fondatezza delle sue affermazioni; in caso contrario, esse, inevitabilmente, vanno considerate, non solo generiche, ma anche offensive e chi se ne è reso autore non può che esporsi al rischio di esserne chiamato a risponderne nelle sedi competenti”. Il Segretario Storace ha deciso di costituirsi parte civile, sia personalmente che quale rappresentate di tutto il movimento politico “La Destra”. Con l’onore non si scherza. Le persone di destra lo sanno. Peccato per Franzoni non averlo capito in tempo. Avv. Monica Nassisi 4 Mercoledì 7 maggio 2014 Attualità I FATTI DELL’OLIMPICO - LE ACCUSE LEGITTIME, MA FUMOSE, DELLA PROCURA DI ROMA. TANTI INDIZI E POCHE PROVE L’esame stub “assolve” (per ora) De Santis Ma i pm non hanno dubbi: “E’ stato lui a sparare” – Oggi gli interrogatori di garanzia di Marcello Calvo L a Procura di Roma rischia un autogol che avrebbe del clamoroso. Ha dato esito negativo l’esame stub compiuto su Daniele De Santis, il tifoso romanista accusato del tentato omicidio di tre tifosi napoletani, uno dei quali ferito gravemente, in occasione della finale di Coppa Italia FiorentinaNapoli. Sulla mano dell’indagato solo due particelle delle tre necessarie per rendere positivo il test. Un esito che, se confermato da ulteriori accertamenti, farebbe crollare in tutto e per tutto il castello accusatorio. Circostanza respinta con forza dalla Questura di Roma, che ribatte: “Il test è compatibile con materiale da sparo”. Ora verrà effettuato l’esame delle impronte sulla Beretta 7.65 con matricola abrasa dalla quale sono partiti i 5 colpi. Gli inquirenti asseriscono sia stata impugnata e usata da De Santis per fare fuoco sui rivali napoletani. E così la procura ha chiesto al gip, contestualmente alla convalida dei fermi di De Santis e dei tre tifosi partenopei rimasti feriti nella sparatoria, l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere con permanenza in una struttura ospedaliera per motivi di salute. L’ultrà della Roma è stato trasferito dal Policlinico Gemelli, dove era ricoverato per diverse fratture, per ovvi motivi di sicurezza. All’ospedale capitolino è infatti “ospitato”, sempre in gravi condizioni, Ciro Esposito. Le condizioni cliniche del paziente restano critiche anche dopo l’intervento chirurgico d’ur- genza al colon. Questa mattina inizieranno gli interrogatori di garanzia, compatibilmente con lo stato di salute degli arrestati. Ma dalle indagini intanto emergono anche prime conferme dal fatto che De Santis non era solo a Tor di Quinto, ma faceva parte di un commando di tifosi romanisti a caccia di rivali napoletani. Ipotesi, supposizioni, tant’è, ancora pochissime prove. E intanto tutti gli occhi si spostano sulla partita Roma-Juve di domenica prossima. Una sfida già di per sé delicata dal punto di vista dell’ordine pubblico e che rischia ora di surriscaldarsi per la possibilità di infiltrati del Napoli tra le file dei supporter bianconeri. Un match che potrebbe trasformarsi in un campo di battaglia per vendicare gli spari contro Esposito e gli altri tifosi azzurri. Il clima che si respira è pesante e la tensione è altissima. E un’altra giornata di sport rischia di trasformarsi in un altro pomeriggio di ordinaria follia. Eurosky Tower . L’investimento più solido è puntare in alto. DOPO IL DITO MEDIO RIVOLTO AI TIFOSI GRANATA IL SINDACO DI TORINO SI RAMMARICA, MA NON SI SCUSA Fassino e l’autocritica: questa sconosciuta! ito medio e niente scuse. Piero Fassino si sa, è un personaggio che non conosce la parola autocritica. Nemmeno dopo che un video ha dimostrato ciò che in fretta e furia il primo cittadino si era precipitato a negare: il gestaccio rivolto (per ben 2 volte) ai tifosi del Torino nel giorno del 65° anniversario dalla tragedia di Superga. Il sindaco (di fede juventina) si dice rammaricato, ma di fare un passo indietro proprio non ne vuole sentire parlare. “Io non chiedo scusa a chi mi ha insultato, lanciato addosso ghiaia, lattine di birra e offeso in modo pesante la mia famiglia. Sono rammaricato per quella reazione istintiva e umana e per quel gesto che, considerato il contesto, mi sembra comprensibile”. D’altronde bisogna capirlo, l’ex ministro della Repubblica. Senza alcuna responsabilità istituzionale, non ha alcun obbligo superiore rispetto ai “suoi” cittadini. Gli stessi che, per inciso, oltre ad essere tifosi granata, hanno riposto D in lui voti e fiducia. Anche se considerato “un gobbo di merda”. Quando si porta una fascia tricolore sul petto, in rappresentanza, non s’è tenuti a dare il buon esempio. Ma cosa dovevamo aspettarci? Per caso le scuse da parte di un politico che mira dritto dritto alla presidenza della Repubblica? Sarebbe stato troppo. Perché i personaggi come Fassino pensano di non sbagliare mai, di essere moralmente superiori a tutti gli altri. E rientrano in quella categoria di persone che credono che la vera libertà sia il non dovere mai chiedere scusa. A nessuno. Federico Colosimo PUNTO E A CAPO Una voglia di identità che trova tristi surrogati di Biagio Cacciola P Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La vicinanza di grandi aziende (italiane e multinazionali) e la posizione assolutamente strategica rispetto agli aeroporti e al centro città garantiscono una elevata richiesta di unità abitative di piccolo/medio taglio in affitto per manager e dirigenti. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it erché gli stadi continuano a essere zona franca per ogni tipo di castroneria? Perché dalla fine praticamente della prima repubblica, gli episodi di violenza sono sempre piu' frequenti dentro e attorno ai campi da gioco? E perché tutto questo passa in cavalleria puntualmente subito dopo che l'eco della stampa si spenge in qualche giorno? Sono interrogativi che aprono dibattiti televisivi e, molto spesso, li chiudono senza risposte decisive. Si discute di allungare il Daspo a vita, di incaricare le societa' della sorveglianza negli stadi, di chiudere le curve ecc . Ma tutto questo non mette il dito sulla piaga. La violenza, infatti, è solo l'iceberg di un fenomeno che riporta a una voglia d'identita' miserabile e surrogante. Infatti, se guardiamo bene il cosiddetto 'tifo', ci accorgiamo che ormai esula dalla squadra del cuore. Questi tifosi molte volte la partita non la guardano nemmeno piu' , presi a coordinare cori e spalti e a farsi riconoscere un ruolo politico come Genny la 'carogna'. Nel vuoto assoluto di rappresentanza anche capitribuni alla masaniello diventano interlocutori delle forze dell'ordine, con grande ipocrisia di tutti i finti moralizzatori di questo Paese. Infatti, se non ci fosse per cosi dire, autoregolazione, tramite piccoli capipopolo, molto probabilmente le pistolettate ci sarebbero anche all'interno dei campi di calcio e non solo fuori. Attraverso un gioco delle parti che ha scaricato sulle curve quel 'tifo' che prima era politico e che permetteva alle varie identita' partitiche di essere al centro di vere e proprie passioni. Con l'esaurirsi di questa spinta, inevitabilmente, attraverso un gioco mediatico, che riempie interi palinsesti, si favorisce il contrasto, la contrapposizione. I risultati sono quelli che abbiamo sotto gli occhi e la deriva di ordine pubblico e' solo il problema a valle, ma non a monte. 5 Mercoledì 7 maggio 2014 Esteri L E POLITICHE DI TASSAZIONE CHE IL CAMPIDOGLIO VUOLE IMPORRE TROVANO UN OS TACOL O S UL T E RRIT ORIO Ucraina sull’orlo della guerra ed Europa alla canna del gas I miliziani filo-russi oppongono una strenua resistenza, Mosca al colmo dell’indignazione per l’agghiacciante strage di Odessa. E il Vecchio Continente continua a fare da stampella agli Usa di Giuliano Castellino rmai è scontro totale, la corda sembra essersi spezzata e siamo ad un passo dalla guerra. Ieri, nella battaglia per il controllo di Sloviansk, hanno perso la vita 30 ribelli filo russi e 4 soldati dell’esercito di Kiev. Decine sono stati i feriti registrati da entrambe le parti. A tre settimane alle elezioni, che dovrebbero dare un nuovo assetto istituzionale all’Ucraina, il paese è fiamme, cresce la paure di una possibile guerra civile e di un intervento delle truppe russe “mascherata” da operazione di peacekeeping. La stessa legittimità delle elezioni, dicono ora le autorità russe, è minata dalla presenza di truppe sul terreno. Un reporter dell’Afp ha riferito che la battaglia di Sloviansk non ha ancora raggiunto il centro cittadino, dove tuttavia cominciano a scarseggiare i beni di prima necessità. I miliziani filorussi hanno messo camion di traverso lungo la strada e hanno dato fuoco ai copertoni per rallentare l’avanzata dei soldati. Una O resistenza che, nonostante bombardamenti e massacri, sembra non trovare sosta. Continua a toppare la Germania, che per voce del suo Cancelliere Angela Merkel chiede ancora all’Europa di mettere da parte le divergenze e prendere una posizione unita su nuove sanzioni alla Russia: “E’ importante che tutti gli stati membri dell’Unione Europea inviino lo stesso messaggio alla Russia”. Non capendo o facendo finta di non capire che la prima “vittima” di una guerra contro Mosca sarebbe proprio il Vecchio Continente, piegato dal gelo dovuto alla mancanza del gas russo e dall’egemonia americana che detterebbe la politica estera atlantica. Sulla stessa linea il G7 riunita a Roma, anche se Francia ed in parte l’Italia sembrano avere posizioni più sfumate. Il presidente francese Francois Hollande ha evocato il “caos e il rischio di guerra civile” se in Ucraina non si svolgeranno le elezioni presidenziali. Inoltre ha sottolineato la necessità di fare “pressioni sul presidente Putin” affinché la scadenza elettorale sia rispettata. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sottolineato come “la politica estera europea si trova di fronte a una crisi molto pericolosa ed acuta come quella ucraina e dei rapporti con la Russia”. Questa volta “Re Giorgio” è sembrato il più equilibrato. Londra ha invece accusato la Russia che “cerca di destabilizzare” l’organizzazione delle elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio. Per il capo della diplomazia britannica William Hague, Mosca “sembra avere l’intenzione di impedire e perturbare queste elezioni”. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea, Catherine Ashton, avrà colloqui con il segretario di Stato americano John Kerry per discutere la crisi ucraina. Mentre l’Ue continua ad “essere la stampella” degli Stati Uniti, dimostrando ancora una volta, dopo 70 anni, di essere una terra occupata e priva di sovranità, dopo la strage non si placano gli scontri a Odessa. I media russi continuano ad accusare i nuovi vertici del governo ucraino di essere dei “fascisti” che fanno “guerra contro il loro popolo”. Ci spiace sentir usata la parole “fascista” in modo dispregiativo, ma ancor di più ci sconforta la miopia dei “camerati” ucraini che continua a sventolare “croci celtiche” e allo stesso tempo servire gli interessi americani e del sistema imperialista della finanza e tradire la causa della libertà europea. In Russia vengono diffuse, da giorni, le immagini scattate lo scorso venerdì a Odessa, dove decine di attivisti filorussi sono morti in un incendio scoppiato dopo alcuni scontri con gli ultranazionalisti ucraini. Non si sa quanti, ma si tratta di una strage destinata a segnare le sorti della crisi. Per ora sono 46 i morti accertati, ma 48 persone mancano all’appello, e negli obitori ancora giacciono decine di cadaveri non identificati. Avakov ha promesso che a indagare saranno anche ispettori stranieri “per obiettività”. Intanto il governatore ad interim di Odessa, Vladimir Nemirovsky,è stato licenziato e al suo posto è stato nominato il parlamentare Ihor Palytsya. Sabato anche il capo della polizia della città è stato licenziato. Al di là delle parole delle oligarchie e dei vertici della Troika e della Nato noi continuiamo a pensare che il popolo europeo sa bene da che parte stare: non c’è Europa senza Russia, non c’è Russia senza Europa. Chi afferma il contrario o si schiera contro Mosca sono quelli che non hanno a cuore l’indipendenza e la giustizia sociale del Vecchio Continente. 6 Mercoledì 7 maggio 2014 Storia COMBATTENTE IN AFRICA ORIENTALE, CAPO MANIPOLO DELLA MVSN, MOSCHETTIERE DEL DUCE, CAPITANO DELLA BN RESEGA Mario Nudi, il caposcorta di Mussolini A Salò gli era stato affidato il Comando della scorta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, fu fucilato a Dongo, innocente di Emma Moriconi Per esempio, tra un colonnello ed un aviere, scelse un colonnello; tra un giornalista ed un autista, scelse il giornalista; tra un professore ed un motociclista, scelse il professore. C’era una logica. Fece una sola eccezione. Dovendo per forza raggiungere il numero di 15 “fucilandi” e poiché nella lista non c’era più neppure un sottotenente o un giornalista anche solo praticante, prese a casaccio un nome: Mario Nudi, un poveraccio impiegato nella Confederazione fascista dell’Agricoltura e distaccato alla (ma Valerio non lo sapeva) segreteria del Duce.” Così Luciano Garibaldi racconta come fu che il nome di Mario Nudi finì nella lista nera di Walter Audisio, che il 28 aprile del 1945 si era sostituito al Padre Eterno e aveva stabilito che era lui e solo lui a decidere della vita e della morte di quindici persone. Quindici, come quelle dell’eccidio dei partigiani del 1944. Non importa chi ci capita, uno vale l’altro. Ciò che Audisio non sapeva è che Nudi era stato messo a dirigere la scorta della Presiden- “ za del Consiglio e la sicurezza a Gargnano. E comunque, anche se lo avesse saputo, era forse ragione sufficiente per farlo mettere a morte? Ma lo stesso discorso si potrebbe fare per molti degli uomini che in quel giorno di aprile vennero incolonnati di spalle davanti ad un plotone d’esecuzione non autorizzato da nessuno. Tra i ricordi – non sempre attendibili - di Urbano Lazzaro, detto Bill nel gergo dei partigiani, emergono alcuni fotogrammi di quel giorno: “‘Va bene’ rispose [Valerio] con ira. ‘Guardiamo ora questo elenco dei prigionieri!’ Lesse forte ‘Benito Mussolini’, aggiunse subito, ‘a morte!’, e tracciò una croce accanto al nome di Mussolini. Pedro e Guido tacevano. C'era nell'ufficio un senso di soffocamento, come se l'aria fosse diventata irrespirabile. Valerio continuò: ‘Claretta Petacci: a morte!’”. Ma nel pomeriggio del 28 aprile – ne abbiamo parlato a lungo – Mussolini e la Petacci erano già morti. Ma proseguiamo con il racconto di “Bill”: “A quel punto Pedro si sentì di intervenire e lo fece con prontezza e decisione: ‘Valerio disse -non trovo giusto che tu condanni a morte una donna pel solo fatto che è stata l'amante del Duce!’. Valerio lo guardò con disprezzo e con ira ‘Io solo - esclamò – decido chi deve e chi non deve essere fucilato! Barracu: a morte!’ Altra croce. ‘Ma Barracu è un soldato, una medaglia d'oro del 1915, non lo puoi fucilare. E poi non mi risulta che abbia fatto del male!’ Scattò Pedro. ‘Era sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri della Repubblica e questo basta per cancellare il più puro e valoroso passato!’ rispose Valerio. ‘Liverani, a morte! Coppola, a morte! Utimpergher, a morte! Daquanno, a morte! Capitano Calistri, a morte! Mario Nudi..."’. ‘Un momento’ intervenne Pedro, ‘ti faccio notare che il capitano Calistri non è stato da noi catturato sulla colonna o sull'autoblinda, ma si è presentato spontaneamente a noi chiedendo lui stesso che fosse esaminata attentamente la sua posizione. E poi non faceva parte del Governo di Salò!’. ‘Era sulla colonna e questo basta’, rispose bruscamente Valerio. Pedro a quelle parole s'alzò in piedi adirato ed esplose: ‘ma allora fucila anche gli autisti, le donne, i bambini, le mogli dei ministri, pel solo fatto che erano nella colonna. È inconcepibile tutto questo!’ Mai Pedro aveva perso il controllo di sé, ma di fronte alle assurdità di Valerio non seppe trattenersi. Valerio, alle parole veementi di Pedro, s'alzò lui pure in piedi pallido d'ira e, picchiando un pugno sul tavolo urlò: ‘Ti ripeto che solo io decido qui! E basta con queste intromissioni e osservazioni! Non voglio più sentire una parola: compreso?’ Pedro lo guadava con aria di commiserazione domandandosi come il Comando generale avesse potuto affidare un così importante e delicatissimo incarico a un simile individuo. [...] ‘Mario Nudi: a morte!’, proseguiva intanto Valerio. ‘Pavolini: a morte! Mezzasoma: a morte! Paolo Porta: a morte!’. E accanto a ogni nome tracciava una croce con una matita nera. La voce di Valerio era ringhiosa e aveva un leggero timbro di soddisfazione: sembrava invaso dalla mania di giustizia. A Pedro sembrava di vivere le giornate del terrore della Rivoluzione Francese. E non si dava pace. Ma capiva che non poteva fare nulla”. Mario Nudi era nato nel 1912, aveva combattuto in Africa Orientale, era stato Capo Manipolo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e Moschettiere del Duce. Aveva lavorato nella Confederazione Fascista dei Lavoratori dell’Agricoltura. Era stato Capitano dell’8 Brigata Nera ‘Resega’ di Milano, infine gli era stato affidato il Comando della scorta della Presidenza del Consiglio dei Ministri nei mesi della Rsi. Questo bastò per essere condannato a morte. [email protected] 7 Mercoledì 7 maggio 2014 Storia LA VERITÀ STORICA È PURTROPPO ANCORA OGGI SOLO UN’ILLUSIONE, MA RESTA IL FATTO CHE IL PRIMO ATTO DI DE BONO FU LA SOPPRESSIONE DELLA SCHIAVITÙ Quando la colonizzazione è civilizzazione/2 L’Italia fascista, al contrario delle altre potenze europee, portò l’igiene, il lavoro, il progresso di Emma Moriconi Q ualche dato potrà contribuire a fare chiarezza sulla vicenda dei Paesi colonizzatori. Alla fine del 1935, quando l’Italia cominciò ad occuparsi della questione etiopica, un Paese come la Gran Bretagna, che contava circa 551mila kmq di superficie, possedeva oltre dieci milioni di kmq tra possessi e colonie. Saranno curiosi i nostri lettori di sapere a quanto ammontava la popolazione dell’Inghilterra: 46.200.000 abitanti. Saranno ancora più curiosi di conoscere a quanto ammontava la popolazione dei suoi possessi e delle sue colonie. Ebbene parliamo di 460 milioni di persone. La Francia è un altro caso da prendere ad esempio: la metropoli contava circa 550mila kmq contro i quasi 11 milioni di kmq dei suoi possessi e colonie. La sua popolazione superava di poco i 41 milioni di abitanti, ma la popolazione dei suoi possedimenti e delle sue colonie arrivava quasi a 61 milioni di persone. Un altro caso è quello del Belgio, che con poco più di 30mila kmq di metropoli e quasi 2,5 milioni di abitanti possedeva 8,5 milioni di kmq di possedimenti e 19 milioni di persone che li popolavano. I Paesi Bassi, con poco più di 34mila mq di territorio metropolitano e due milioni di abitanti possedevano colonie per oltre due milioni di kmq e, udite udite, ben 64 milioni di abitanti negli stessi possedimenti. Insomma, l’estensione dei territori delle colonie e gli abitanti di esse superavano di gran lunga il territorio e la popolazione del Paese stesso. L’Italia, piccola e povera, in- Inizio dei lavori della strada Harar-Giggiga, che avrebbe collegato Asmara a Massaua sulso Stivale nel Mediterraneo, grande proletaria, con i suoi 310mila kmq di territorio e i suoi quasi 42 milioni di abitanti possedeva meno di 2,5 milioni di kmq di colonie e poco più di due milioni di persone che le abitavano. Insomma nel Bel Paese la popolazione abbondava e il lavoro non era sufficiente. In Gran Bretagna e in Francia (giusto per citare le nazioni più “prepotenti”) era l’esatto contrario: piccoli territori con possedimenti immensi. E poi, ricordiamo la vittoria mutilata del nostro Paese dopo la Grande guerra di cui abbiamo parlato nella scorsa puntata… L’Etiopia possedeva alcune caratteristiche peculiari, come la possi- bilità di coltivazioni varie, come l’orzo, il frumento, ortaggi, caffè, frutta, tè e carcadè, prodotti per la tessitura, ma anche la pastorizia e l’allevamento delle api. E poi possedeva ricchezze minerali. Eppure tutto questo era stato lasciato nel più completo abbandono. Ecco la funzione dell’Italia in Etiopia: essere forza civilizzatrice. Diceva Mussolini: “L’Italia ha una massa demografica imponente, ha una vitalità senza limiti, ha una grande Storia, ha la sua parte direttrice del mondo, e nessuno potrà sbarrare al Popolo italiano, in continuo divenire, il suo immancabile cammino verso la grandezza e verso l’Impero che il popolo italiano saprà costruire con le sue mani”. Con queste premesse, all’alba del 3 ottobre 1935, le avanguardie italiane avevano varcato il confine tra l’Eritrea e l’Etiopia, a nord di Adua. In pochi giorni le truppe erano avanzate senza incontrare grandi resistenze. Il 5 ottobre Adigrat era presa, il 6 fu la volta di Adua. I soldati cantavano “Passa la Vittoria sfavillante in un baglior, nel cielo d’or. Mille artigli adunchi si protendono a ghermir: non può sfuggir. Ecco gl’Italiani già hanno preso la città: belli nel maschio viso in un sorriso vogliono cantar. Adua è liberata: è ritornata a noi. Adua è conquistata: risorgono gli Eroi. Va’, vittoria, va’… Tutto il mondo sa. Adua è vendicata, gridiamo alalà!”. Attraverso la lettura di questi versi si può ben comprendere quanto orgoglio suscitasse per gli italiani aver conquistato Adua, sul cui ricordo ancora bruciava la sconfitta del 1896 e le migliaia di morti lasciati su quella terra in quella infausta battaglia. Uno sforzo colossale, quello che fece l’Italia, che era un Paese estremamente povero. A dimostrazione di quanto la volontà, lo spirito, il coraggio e la determinazione possano trasformare un intero popolo. Che vuole “civilizzare” non “occupare e sfruttare”. La verità storica è purtroppo ancora oggi solo un’illusione, probabilmente. Il primo atto di De Bono fu la soppressione della schiavitù. E questo è un primo, lampante, non discutibile fatto. La situazione in Etiopia era talmente incancrenita che il generale ricorderà: “Devo dire che il bando non fece grande effetto sugli schiavi liberati. Molti di costoro si presentarono alle nostre autorità domandando:‘E adesso ci darà da mangiare?’”. Una realtà, insomma, dove la civiltà era indispensabile. Basti pensare che le decine di migliaia di soldati che attraversarono quei territori dovettero faticare non poco per farsi strada senza vie di comunicazione. Man mano che i soldati avanzavano, gli operai si erano messi al lavoro per ampliare le strade e consentire ai camion un passaggio non rischioso. PIETRO BADOGLIO SOSTITUISCE DE BONO, LE TRUPPE ITALIANE AVANZANO MENTRE IL BEL PAESE CONTINUA AD ESSERE MINACCIATO DALLE SANZIONI Vicende di guerra e di sangue Fatti cruenti caratterizzano i lunghi mesi del conflitto, come la tragica fine di Tito Minniti, torturato e ucciso a Dagabur a volontà di De Bono di proseguire la guerra facendo un passetto alla volta, contrariando la volontà di Mussolini che voleva invece una guerra lampo ed una veloce fascistizzazione dei territori, gli fruttarono la sostituzione con quell’abile manovratore che risponde al nome di Pietro Badoglio, il quale, anche in quella circostanza, mostrò il peggio di sé, incolpando De Bono di eccessivo lassismo e proponendosi egli stesso come il solo in grado di risolvere la questione in brevissimo tempo. Mussolini aveva bisogno di fare in fretta: non dimentichiamo che la Società delle Nazioni aveva comminato all’Italia le sanzioni (alle quali il Paese aveva risposto per le rime mostrando grande coraggio ed autosufficienza, senza farsi intimorire e senza cedere di un millimetro, ma che a lungo andare potevano rivelarsi pesanti, soprattutto relativamente all’estensione delle sanzioni stesse al petrolio). Inoltre bisognava fare presto per con- L cludere rapidamente la vicenda anche per i notevoli malumori che essa creava con gli altri Paesi, in special modo con la Gran Bretagna. Della situazione un personaggio come Badoglio non poteva non approfittare. Molto si è dibattuto nell’analisi della guerra d’Etiopia sull’uso dei gas tossici da parte delle truppe italiane. A parte il fatto che l’utilizzo di questi gas non è certo, e che chi parlò del suo uso fece riferimento a piccolissime quantità, bisogna anche dire che si trattava di una guerra e non di uno scambio pacifico di opinioni. E poi non bisogna nemmeno dimenticare che gli Abissini usarono le pallottole esplosive e si resero responsabili di gravissimi atti di inaudita ferocia. Abbiamo visto, a titolo di esempio, cosa furono capaci di fare al giovane pilota Tito Minniti sul suolo di Dagabur. Ne abbiamo già parlato ai nostri lettori, a questo giovane eroe Il Giornale d’Italia ha dedicato uno dei suoi “Ritratti”. Ne ripercorriamo qui, rapidamente, le vicende, per inquadrare quella microstoria nella macrostoria del nostro popolo. Minniti era sottotenente della Regia Aeronautica che era partito insieme ad un collega per un volo di ricognizione su Dagabur. Colpito dagli Abissini, fu costretto ad atterrare. Il suo collega fu ucciso e Minniti fu torturato, evirato, lasciato in un lago di sangue, gli fu scorticato il petto: con la sua pelle l’abissino avrebbe fatto un portasigarette “da usare nelle grandi solennità”. Il cadavere del giovane aviatore venne sezionato, la sua testa fu infilzata sulla baionetta di un soldato, i piedi su altre due. Quattro giorni dopo aeroplani italiani lanciarono manifesti a firma Graziani: “Avete assassinato un aviatore italiano, vio- lando i principi dell’umanità per i quali i prigionieri sono sacri. Sarete puniti”. La regione venne dunque bombardata. Tito Minniti non fu il solo a ricevere questo tipo di disumano trattamento. Per tornare alla guerra in Etiopia, l’Esercito Italiano ebbe fortune alterne. Non è questa la sede per rievocare tutte le fasi di quel conflitto, ricordiamo appena che il 28 febbraio il tricolore sventolava sull’Amba Alagi e che, mentre Badoglio avanzava, Graziani sul fronte Somalo, con la sola divisione Peloritana, su indicazione dello stesso Badoglio, si limitava a tenere impegnato il nemico. Ne uscì vincitore nel gennaio 1936, quando Neghelli fu occupata. Badoglio, nel frattempo, continuava la sua avanzata e il 5 maggio entrò ad Addis Abeba, dove nel pomeriggio cominciò a sventolare il tricolore. La sera dello stesso 5 maggio il Duce diede l’annuncio dal balcone di Palazzo Venezia ad una folla sterminata che per dieci volte lo costrinse ad uscire per essere acclamato. [email protected] 8 Mercoledì 7 maggio 2014 Da Roma SALARIO ACCESSORIO, LA GIUNTA DI CENTROSINISTRA SFUGGE DAVANTI ALLE PROPRIE RESPONSABILITÀ In tredicimila chiedono le dimissioni del sindaco E Storace affonda il colpo: “Renzi promette 80 euro, Marino ne sottrae centinaia. Il saldo mensile resta negativo. Vergogna, amministrazione comunale di Roma” di Giuseppe Sarra N on c’è nessuno, ad oggi, che “mobilita le masse” come lui… di proteste però! Tanto da mandare in tilt il traffico del centro. A quasi un anno dal suo insediamento, ai piedi del Campidoglio se ne sono viste di tutti i colori. E con il passare dei giorni andrà sempre peggio. Il piano di rientro che eviterà dal default le casse del Comune di Roma è ricco di tagli lineari ai servizi con il conseguente aumento dei tributi. A partire dal salario accessorio. E così in tredicimila, ieri, hanno chiesto le dimissioni del sindaco Ignazio Marino e della sua giunta. A scendere in piazza, per l’ennesima volta, i dipendenti comunali. Una contestazione di queste proporzioni, però, non si era mai vista. Insomma, tutti uniti contro il salario accessorio. A sfilare sotto il Campidoglio pure gli agenti della polizia municipale – i cosiddetti pizzardoni, tra i più agguerriti dall’insediamento del chirurgo genovese a palazzo Senatorio – che a gran voce hanno beccato la maggioranza di centrosinistra. Non solo: i vigili hanno indossato delle t-shirt con su scritto: “Grazie a Marino farò... il giocoliere al semaforo”, o ancora a “Grazie a Marino farò...il venditore di ombrelli” fino a “Grazie a Marino farò... il viados”. Con loro anche gli amministrativi, le educatrici scolastiche ma soprattutto i sindacati. C’erano pure quelle sigle tanto care, una volta, alla sinistra. Roba da non credere. Un fatto impensabile fino a pochi anni fa. Un esercito pronto a difendere con le unghie e con i denti il proprio salario. Al diavolo la destra e la sinistra: tutti uniti contro il sindaco del Partito democratico: “Marino dimettiti”. Un vero “assedio sonoro”. Tanto da far tornare sui propri passi il sindaco di Roma che, con il suo inconfutabile politichese, tende la mano ai manifestanti: “Va trovata una soluzione unitaria”. Ma ormai il patatrac è compiuto. “Perché dobbiamo pagare noi con i nostri salari?”, chiede un precario del comune. Mentre un altro, armato di fischietto e bandiera, punta il dito contro i maxistipendi dei dirigenti: “Andassero a tagliare gli stipendi dei manager che prendono un sacco di soldi”. “Marino non sta mantenendo le promesse fatte”, grida Giovanni che poi rinfaccia al primo cittadino: “Aveva detto che ci avrebbe valorizzato e invece...”. “Lo abbiamo circondato”, osserva invece Maria. E ribatte: “Esca con le mani in alto”. Mentre il vicesindaco Luigi Nieri, davanti alla folla oceanica ai piedi del Campidoglio, come già accaduto in passato, scarica le responsabilità della giunta sul governo “Si tratta di un tema nazionale, intervenga il governo”, ci pensa il leader de La Destra Francesco Storace a tirare le orecchie al premier e al sindaco: “Renzi promette 80 euro, Marino ne sottrae centinaia. Il saldo mensile resta negativo. Vergogna, amministrazione comunale di Roma”. Questa la rivoluzione che decantavano in campagna elettorale Marino e compagni? bligata a dichiarare la zona ad elevato rischio di crisi ambientale”. Una decisione, quella del Tar del Lazio, che non lascia spazio ad interpretazioni. Sabato scorso, intanto, un centinaio di residenti hanno organizzato un presidio davanti i cancelli del sito di Falcognana. Il rischio che la discarica possa essere utilizzata per dare ancora sollievo all’emergenza rifiuti di Roma, c’è ed è reale. A monitorare la situazione, come sempre, i cittadini. “Non vogliamo un’altra Terra dei Fuochi. Il pericolo – hanno denunciato i manifestanti - esiste perché la capitale è in grave difficoltà. Il sindaco Marino è venuto qui a dire che non metterà neanche una busta ma lo vogliamo G.S scritto nero su bianco”. MONTI DELL’ORTACCIO Colari presenta ricorso al Tar Il consorzio di Manlio Cerroni chiede l’annullamento dell’aia per il sito. Sale la tensione anche tra i residenti di Falcognana isale la tensione tra i residenti che vivono a ridosso delle discariche di proprietà di Manlio Cerroni. Il Colari, il consorzio laziale rifiuti che fa riferimento al patron di Malagrotta, ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro l’annullamento dell’aia per il sito di Monti dell’Ortaccio. La decadenza dell’autorizzazione integrata ambientale per quella discarica, rilasciata a dicembre del 2012 dall’allora commissario ai rifiuti di Roma, Goffredo Sottile, era stata sancita da una determina dirigenziale del- R l'area rifiuti della Regione Lazio lo scorso 28 febbraio. Due le motivazioni che portarono a quella decisione. L’assenza, secondo l’ente regionale, di una fidejussione idonea e il fatto che “non è possibile affermare inequivocabilmente l’assenza di pericolo di inquinamento della falda... - si legge nella determina - Non si esclude la presenza di una falda superficiale che verrebbe solo deviata dalle opere di impermeabilizzazione dell’invaso”. Pertanto “il sito di Monti dell’Ortaccio per le sue caratteristiche idrogeologiche e di permeabilità - recitava ancora la determina- non può essere considerato idoneo ed inoltre le scelte progettuali per la sua tenuta in sicurezza la trasformerebbero, in caso di evento piovoso eccezionale (vedi relazione dell’Università di Padova), con il polder ad impedire il naturale flusso delle acque, “in un catino immerso nell’acqua” o in una ‘discarica galleggiante’”. Eppure, un mese fa, i giudici amministrativi hanno emesso un verdetto inequivocabile sull’area di Malagrotta. “In tempi rapidi, la Regione sarà ob- BASKET Virtus al lavoro per l’ultima contro Varese Contro i lombardi tutti gli abbonati potranno acquistare biglietti al prezzo promozionale di 10 euro T ornata da Venezia con in mano il pass per playoff, l’Acea Virtus Roma ha ripreso ad allenarsi in vista dell’ultima sfida di regular season contro Varese, che deciderà la posizione della squadra capitolina e di conseguenza la sua avversaria nei quarti di finale. Cantù o Siena le due possibili contendenti, formazioni che rievocano inevitabilmente il recente passato: da una parte la qualificazione all’ultima finale playoff dopo una gara 6 strap- pata contro ogni pronostico al Pianella e il bagno di folla al termine di gara 7, dall’altra una rivalità consolidatasi nell’ultimo decennio con due finali scudetto e tante battaglie sul campo. Dopo la gara del Taliercio coach Dalmonte aveva subito inquadrato il momento: “Viviamo una situazione molto semplice, che mi tengo molto stretta, un 6° posto che ci giocheremo con le nostre mani in casa con Varese e un 7° assicurato. Abbiamo 4 giorni per preparare la gara di domenica e prendere quello che ci spetta, al di la di quanto successo nell’ultimo mese”. Quella contro i varesini sarà l’ultima gara di regular season, e per l’occasione la Virtus Roma ha riservato a tutti gli abbonati la promozione “Porta un amico”: presentando la propria tessera in biglietteria, ogni abbonato potrà portare fino a 2 amici nel proprio settore di riferimento del Palazzetto dello Sport, al prezzo speciale di 10 euro cadauno. I tagliandi “Porta un amico” sono disponibili esclusivamente presso la biglietteria del Palazzetto dello Sport, aperta giovedì 8 e venerdì 9 maggio dalle 15.00 alle 19.00, sabato 10 dalle 11.00 alle 13.00; il giorno della gara la biglietteria sarà aperta dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15 in poi. Ulteriori informazioni sono disponibili nella sezione Biglietteria del sito www.virtusroma.it Fabrizio Cicciarelli 9 Mercoledì 7 maggio 2014 Dall’Italia RITORNA L’INCUBO DEL MOSTRO DI FIRENZE Donna crocifissa: ci sono almeno altri sei casi Sempre più accreditata l’ipotesi di un maniaco seriale che avvicina le prostitute, le sevizia e le lascia legate a una sbarra in posizione di crocifissione. Sospettati al momento due uomini di Barbara Fruch A Firenze si fa strada la paura del serial killer, dopo il ritrovamento, avvenuto lunedì nella zona del cimitero di Ugnano, del cadavere di una donna, Andrea Cristina Zamfir, 26enne prostituta romena, legato a una sbarra in posizione di crocifissione. Indossava solo un paio di scarpe ed era in ginocchio; le braccia aperte e fissate con un nastro adesivo a una sbarra, quella che chiude una strada secondaria e finisce in un campo. Ad ucciderla sarebbe stato lo stesso uomo che l’anno scorso, nella stessa zona, ha crocifisso un’altra prostituta, che però è stata salvata in tempo. Secondo una prima ricostruzione nella notte tra domenica e lunedì, la romena si sarebbe apparta con un cliente. Forse lei ha acconsentito a un gioco erotico, ma lui in realtà ha solo l’intenzione di immobilizzarla per aggredirla da dietro. Poi l’avrebbe seviziata, sembra con un bastone. Non l’avrebbe strangola, e neppure picchiata, magari non si era neppure accorto che la donna era moribonda. L’ha lasciata lì, legata. Lei ha tentato di liberarsi, lo dimostrano i segni sui polsi, ma è morta, lentamente. Ed è proprio su quello scotch che si stanno concentrando le indagini della squadra mobile di Firenze: un particolare inquietante, che accomuna la morte di Cristina a ben altre sei violenze sessuali avvenute Nel marzo 2013 una donna italiana di 45 anni fu trovata nuda, legata con del nastro adesivo a una transenna nei pressi del cimitero di Ugnano. Secondo quanto appreso, i militari avrebbero perquisito proprio l’abitazione di quell’uomo che venne coinvolto nell’ambito delle indagini sul quel caso analogo. Perquisite anche altre abitazioni da lui frequentate. Si tratterebbe di un italiano di mezza età, fra i 50 e i 60 anni, di corporatura robusta, che si muoIl luogo del ritrovamento del corpo di Andrea Cristina Zamfir (qui sotto) ve a bordo di un’utilitaria di colore chiaro chi, in dotazione all’ospedale fioche sembra un furgone. Oltre a lui rentino di Careggi. “Stiamo cerle indagini si sono concentrate ancando di determinare con esattezza che su un altro uomo che venne il numero dei fatti su cui indagare, indagato per una prostituta seviziata andando indietro nel tempo - hanno e legata con una corda, nel 2006, e spiegato gli investigatori - Riveche venne poi prosciolto nel 2009 dremo tutti i casi e le denunce per dal gip. cercare di individuare le stesse riE anche la vittima, Andrea Cristina correnze o le stesse modalità”. Zamfir, si prostituiva e lo faceva in Nessun identikit dell’aggressore modo autonomo. Secondo quanto al momento anche se, secondo intrapelato infatti la romena, in Italia discrezioni, vi sarebbero i primi da alcuni anni, lavorava in strada a Firenze negli ultimi dieci anni e sospettati. Nel corso della serata senza far parte di un’organizzazioche ha fatto immediatamente pendi lunedì e della notte i carabinieri ne. Per questo motivo sarebbe difsare a un aggressore seriale. Si hanno eseguito alcune perquisizioni ficile risalire al luogo dove è stata tratta di un nastro adesivo per imin relazione a una denuncia per un avvicinata dal suo cliente. Accerballaggi, usato per chiudere i paccaso simile accaduto un anno fa. tamenti sono comunque in corso per ricostruire le ultime ore di vita della ragazza, in particolare per individuare le persone con cui è entrata in contatto nella giornata di domenica. La giovane, secondo quanto emerso, avrebbe avuto problemi di droga, ma non ha precedenti di polizia legati a questo tipo di reati: l’unico, risalente a diversi anni fa, sarebbe relativo a una violazione delle norme sull’immigrazione. Certo è che le indagini sulle violenze seriali e quella sull’omicidio si sono intrecciate. Lo stupratore seriale ha avvicinato le sei donne in strada, ha contrattato il prezzo e poi le ha caricate sul proprio mezzo. Dopodiché, ha avanzato la richiesta di un gioco erotico particolare: le braccia delle vittime legate con lo scotch. Finché, probabilmente, il gioco non è sfuggito di mano, trasformandosi in violenta aggressione. A prendere in mano tutti i fascicoli, estratti dagli archivi di carabinieri e polizia, è stato il pubblico ministero Paolo Canessa, lo stesso che indagò sui delitti del mostro di Firenze: otto coppie uccise fra il 1968 e il 1985. La paura del “Mostro” si abbatte dunque anche sulla Firenze del 2014, il modus operandi dell’assassino ha fatto sobbalzare sulla sedia l’opinione pubblica. Niente a che vedere con le operazioni chirurgiche compiute dai “Compagni di merende”, ma tanti indizi che portano sulle tracce di un maniaco che potrebbe avere già colpito e soprattutto, si teme, potrebbe ripetersi. ANCORA CENTRI MASSAGGI HOT A PALERMO “Sotto le stelle” si vendono studentesse… e non solo La casa d’appuntamenti è stata scoperta in seguito alle intercettazioni. “Lo facciamo per campare” si confidavano al telefono tra un cliente e l’altro. Tra loro anche una mamma. In manette i quattro gestori S gominato giro di studentesse-squillo a Palermo. A scoprirlo sono stati gli agenti della polizia del commissariato locale che da tempo avevano individuato all’interno del centro benessere “Sotto le stelle” di via Telesino, una casa di appuntamenti vera e propria. Le indagini erano cominciate quando qualche residente del luogo, insospettato dal gran via vai di uomini all’interno del centro benessere, ha allertato la polizia. Durante l’operazione, scattata lunedì mattina dopo diversi mesi di accertamenti che hanno permesso agli inquirenti di ricostruire quanto avveniva, i militari hanno trovato in casa diverse donne, tutte giovani, a volte studentesse, di età fra i 20 e i 35 anni, ragazze arrivate in città nella speranza di trovare un lavoro. Tra loro anche una mamma con un figlio piccolo da mantenere. Sono almeno 10 le storie emerse dalle intercettazioni, e sicuramente non sono tutte. Storie di donne, di disperazione, di emergenza sociale. “Lo facciamo per campare. Non lo facciamo certo per divertirci”, comunicavano fra loro tra un cliente e l’altro, ignare di essere intercettate. Le giovani proponevano due tipi di massaggio: “relax” e “body”. Niente altro che due prestazioni sessuali: 50 o 120 euro. I poliziotti del commissariato Zisa hanno trovato in casa oltre alle dieci donne intercettate altre tre ragazze. Erano state reclutate da poco. A finire agli arresti domiciliari, dopo il blitz, sono stati i due gestori del centro, Gioacchino Adimino, 54 anni, e Sonia Castiglione, 34 anni, nonché una terza persona che riceveva parte degli incassi della struttura, Cristina Pirrotta, 27 anni. In manette anche Tommaso Gambino, 40 anni, che si occupava di reclutare le giovani, attraverso annunci. Secondo quanto riferiscono dalla Questura le donne da avviare alla prostituzione venivano rintracciate per l’appunto tramite pubblicità su internet. Le risposte erano tante. Anche se poi molte donne, dopo il colloquio in via Telesino, non accettavano il lavoro. Altre, invece, restavano. Una volta avviate al “mestiere”, i proprietari trattenevano somme del denaro pagato dagli avventori per la prestazione sessuale, in un giro d’affari che in una sola giornata poteva fruttare da 700 a 1000 euro. Insomma una vera e propria attività manageriale di sfruttamento della prostituzione, in cui esisteva un “listino prezzi” delle prestazioni delle “massaggiatrici”, cui era possibile addirittura applicare degli “sconti”. Variegato risulta il ceto di provenienza dei frequentatori del centro, dall’operaio al professionista. La prostituzione si conferma essere un mercato piuttosto fiorente a Palermo. Spesso esercitata da donne insospettabili. Lo scorso 16 gennaio particolare scalpore aveva fatto l’arresto di una vigilessa prostituta che gestiva, insieme ad alcuni complici, tre centri massaggi hot. A marzo le manette erano scattate per i gestori di un finto centro culturale, in una zona residenziale della città, dove si prostituivano alcune casalinghe. Donne senza lavoro, quasi sempre disperate, proprio come in questo caso. Donne disposte a svendere il loro corpo in cambio di un guadagno facile e veloce. Storie in tempi di crisi che a Palermo, ma anche in altre molte città d’Italia, spinge ragazze e mamme a gettarsi sulla strada o in una casa. Una scelta a volte difficile ma necessaria se si vuole campare. Non sempre è così, fortunatamente: c’è anche chi sceglie il mestiere più antico del mondo. Di certo è che sarebbe bene regolamentare una materia così complessa come la prostituzione dando così più garanzie sia alle prostitute che ai clienti. B.F. 10 Mercoledì 7 maggio 2014 Cultura OPERAZIONE NEW BRIDGE, COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE FRA LA POLIZIA E FBI ’Ndrangheta: sequestrati beni per 2 milioni Sei le persone coinvolte nel traffico di droga tra la Calabria e l’America di Chantal Capasso È stato emesso un provvedimento di sequestro preventivo dal valore di ben 2 milioni di euro tra beni e conti correnti riconducibili a sei persone coinvolte nell’inchiesta “New bridge”. Eseguito dalla Polizia di Stato di Reggio Calabria e il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, con la collaborazione delle Questure di Benevento e Catanzaro, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. L’operazione “New Bridge” è il risultato di una collaborazione internazionale fra forze dell’ordine, svolta nell'ambito del protocollo d'intesa fra il Dipartimento della Pubblica sicurezza italiano e il Federal Bureau of Investigation degli Usa. Questo quanto riferito in una nota dalla Polizia di Stato. L’inchiesta del Servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Reggio, in collaborazione con l’Fbi, aveva consentito già nello scorso febbraio di individuare un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di droga tra la Calabria e l’America che faceva riferimento alla famiglia degli Ursino di Gioiosa Jonica e a quella mafiosa dei Gambino a New York. In seguito era stata provata anche l’esistenza di una cellula di stampo mafioso, di una famiglia Newyorkese, nel territorio di Montefalcone di Valfortore. La Squadra Mobile di Benevento, diretta dal vice questore aggiunto Giovanna Salerno, aveva dato esecuzione, lo scorso 11 febbraio, a sei fermi. Stando alle ricostruzioni degli inquirenti, sul territorio beneventano, la cellula avrebbe aderito al sodalizio criminoso oltre a commettere anche reati contro il patrimonio e l’incolumità personale. Sono 18 le persone coinvolte nelle indagini patrimoniali scattate subito dopo il provvedimento di fermo, tra le quali figura anche il gruppo operante nella provincia di Benevento. Dall’inchiesta è emersa una sproporzione tra le disponibilità economiche e i redditi dichiarati. Sono così scattati i sequestri nei confronti di Carlo Brillante, Domenico Geranio, Nicola Simonetta, Francesco Ursino, Francesco Vonella e Cosimo Morando. Il provvedimento cautelativo del Gip, su richiesta della Procura distrettuale antimafia, ha disposto di procedere al sequestro preventivo dei beni di proprietà di Carlo Brillante. Trattasi della ditta “Bar Carlo”, con sede a Montefalcone di Val Fortore, che ha la gestione sia di un Bar-Caffetteria che di una autorimessa con conducente; di un appartamento di 9 vani in via Roma a Montefalcone di Val Fortore, intestato alla moglie di Brillante e il sequestro di tutti i rapporti con saldo attivo intrattenuti dai membri della famiglia dell’indagato presso istituti di credito o finanziari. Mentre a Francesco Vonella, originario di Catanzaro, ma domiciliato nel comune fortorino, è stato, notificato in carcere il sequestro di un fabbricato sito in provincia di Catanzaro, di un’autovettura Smart “FourFour” e di tutti i rapporti con saldo attivo intrattenuti presso tutti gli istituti di credito o finanziari presenti sul territorio nazionale. Parallelamente ai provvedimenti emessi sulla provincia di Benevento, la Squadra Mobile di Reggio Calabria, ha operato dei sequestri nei confronti di membri della famiglia Ursino nei territori calabresi. Nel mirino delle forze dell’ordine anche i conti correnti degli indagati. Fra i beni sequestrati: un ristorante, due imprese, un’associazione culturale, diverse autovetture e quattro terreni in Calabria, tra Gioiosa Jonica e Squillace. NELLE CASE ANCORA FANGO, SI LAVORA PER TAMPONARE LE FALLE APERTE DALLA PIENA DEL MISA Lutto cittadino a Senigallia per le vittime dell’alluvione Ieri nel Duomo le esequie dell'86enne portato via dall’esondazione del 2 maggio scorso eri a Senigallia scuole chiuse e lutto cittadino. Nel pomeriggio in Duomo sono stati celebrati i funerali di Aldo Cicetti, l’86enne portato via dall’esondazione del Misa il 2 maggio, mentre un soccorritore tentava di metterlo in salvo da uno scantinato di Borgo Bicchia sommerso dall’acqua. Molte le persone accorse per dare l’ultimo saluto alla vittima. In città e lungo le sponde destra e sinistra del fiume ci sono ancora centinaia di case allagate o invase dal I fango, e il lavoro dei pompieri e dei volontari prosegue senza sosta. In tutta la zona colpita dall’esondazione si continua a spalare fango e prosciugare l’acqua dalle moltissime abitazioni allagate, ubicate in un’area molto vasta, che parte dalla destra del fiume per estendersi dalla frazione di Bettolelle fino alla costa, e a sinistra ingloba le frazioni di Vallone e Borgo Bicchia. “Si cerca di tappare le falle degli alvei aperte dalla piena” dichiara il direttore Mau- rizio Ferretti del Centro funzionale multirischi della Protezione civile regionale, e “contemporaneamente prosegue l’attività di assistenza e soccorso alla popolazione, anche con squadre di volontari arrivate da fuori regione”. Il Centro operativo comunale è stato trasferito oggi nella nuova sede municipale di via Leopardi, ed ora è da lì che viene coordinata gran parte dell'attività di soccorso, destinata a proseguire ancora per giorni. La Protezione civile sta pre- disponendo il “Rapporto di evento” a supporto della richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza presentata ieri dal governatore Gian Mario Spacca al presidente del Consiglio, mentre sarebbe stata anticipata a venerdì prossimo la visita a Senigallia dei ministri dell’Ambiente Gian Luca Galletti e dell'Agricoltura Maurizio Martina. Con Spacca valuteranno sull’approvazione richiesta dello stato di calamità per l’agriC.C. coltura. SICILIA - BUFERA SULLE NOMINA DEI MANAGER DELLA SANITÀ PUBBLICA “Una manovra che rasenta il voto di scambio” Santi Formica, capogruppo della Lista Musumeci, intervene dopo lo stop della prima commissione all’Ars che lunedì doveva esaminare gli incarichi dei direttori generali di ospedali e Asp S coppia la polemica all’indomani del nuovo stop sulla nomina dei diciassette manager della sanità pubblica in Sicilia. “Stiamo assistendo a un balletto inverosimile che vai ai limiti del voto di scambio” a puntare il dito contro il governo è Santi Formica, capogruppo della Lista Musumeci all'Assemblea regionale siciliana. Proprio lunedì, in prima Commissione all’Ars, il presidente Antonello Cracolici e gli altri commissari hanno atteso, invano, che il governo consegnasse i decreti di nomina e i curricula dei nuovi direttori generali di ospedali e aziende sanitarie. Ma non è arrivato nulla. E mentre il Governatore siciliano, Rosario Crocetta si difende facendo sapere che i decreti sono “partiti da Palazzo d’Orleans, controllassero meglio la posta...”, Formica, insiste: “Quei decreti non sono mai stati firmati ecco perché non sono mai arrivati in Commissione – dice – In Giunta si sta assistendo al tentativo di interferire sulle scelte operate dalla Commissione nominata dall’assessore alla Salite Borsellino per la valutazione dei curricula, e già questo è un fatto grave perché la politica non può cercare, dopo che si è fatto un bando pubblico, di interferire per tentare di modificare i criteri venuti fuori dalle valutazioni di una commissione nominata con bando pubblico e che ha dato corso a un esito che ha previsto un determinato punteggio e una scrematura per i requisiti della graduatoria dei 78”. Poi l’accusa. “Ma il ritardo con cui, in maniera incomprensibile, la Presidenza della Regione non ha trasmesso la delibera dei nominati in piena campagna elettorale, a mio modo di vedere, può rasentare gli estremi del voto di scambio. Siamo in presenza di 17 ‘nominandi’, ai quali si fa intravedere la possibilità di essere nominati, ma contestualmente si lascia aperta la porta ad altre aspirazioni. Tutto questo in campagna elettorale è inconcepibile”. E conclude: “Si è deciso di chiedere ulteriori giorni al Presidente dell’Ars per quanto riguarda l’esame dei tre Policlinici che scadevano giovedì e si è chiesto al Governo che entro domani (oggi,ndr) mandi all’Ars la delibera di nomina degli altri manager mancanti”. Insomma tanti i dubbi e diversi i malumori per una scelta non condivisa. 11 Mercoledì 7 maggio 2014 Dall’Italia JESOLO - NOTTE DI TERRORE PER UNA COMITIVA DI GIOVANI USCITI DALLA DISCOTECA Rapinati e tenuti in ostaggio da una banda Ad agire due marocchini pluripregiudicati e la ragazza italiana di uno di loro. I tre hanno prima aggredito un giovane per poi salire sul pullman dirottandolo. Sono stati denunciati di Miriana Markovic U n curriculum criminale alle spalle fatto di aggressioni e rapine violente. Nonostante i precedenti, i due marocchini, accompagnati da un’italiana, tutti residenti a Mogliano Veneto (Treviso), si aggiravano indisturbati pronti a colpire le vittime. Così hanno fatto anche nella notte tra giovedì e venerdì, quando i tre hanno finto di soccorrere un ragazzo fuori da un locale e invece lo hanno rapinato, sequestrandolo assieme agli altri passeggeri di un autobus. La vittima, un diciottenne di Mirano (Venezia), mentre era nella discoteca “Il muretto” di Jesolo, poco dopo le 3, è uscito dal locale per un malore, lasciando la sua comitiva di 50 ragazzi dai 17 ai 23 anni partiti da Piove di Sacco con un autobus turistico. Il ragazzo viene notato da N.E.M., di 20 anni e da S.R. 26 anni, marocchini, entrambi pluripregiudicati, e da L.A. 20 anni, italiana sentimentalmente legata al primo. Gli chiedono se si sente bene, fingendo di volerlo soccorrere. Ottenuta la sua fiducia, lo portano lontano dallo sguardo degli addetti alla sicurezza e a quel punto scatta l’aggressione: “Non urlare”, gli intimano. “Non chiedere aiuto o ti picchiamo e ti buttiamo nel fosso”, aggiungono. Alla fine il ragazzo viene rapinato del suo Samsung Galaxy S4 e di 30 euro in contanti. Il malcapitato cerca di pedinare i malviventi, ma poi deve desistere e torna indietro dopo un’assenza durata circa un’ora. Agli amici racconta l’accaduto, ma le disavventure per lui (e per gli amici) non sono finite. Alle 6 del mattino l’autista dell’autobus ritorna al parcheggio della discoteca per prendere i ragazzi. Un primo gruppo di una ventina di giovani sale a bordo, ma con loro si imbuca anche il terzetto di rapinatori con l’intento di derubare i passeggeri. L’autista li nota e chiede loro di scendere, ma quelli lo minacciano e chiedono di essere portati a Marghera agitando due bottiglie di birra in vetro, vuote. Sono così intervenuti alcuni passeggeri ed è nata una rissa: l’autista temendo il peggio ha finto di acconsentire di portare a Venezia i lestofanti, ma si è diretto invece verso il Commissariato di Jesolo. Compresa la manovra, i balordi sono insorti, ma l’autista li ha convinti a scendere dal bus e a prendere un mezzo pubblico. In questo frangente è scoppiata un'’altra rissa e ad avere il peggio sono stati i tre che si sono rifugiati in un bar. L’autista è quindi tornato a riprendere il resto della comitiva alla discoteca, chiamando il 113 dopo che alcuni giovani a bordo si sono accorti di essere stati derubati. Il pullman ha perciò fatto dietrofront fino al bar dove avevano lasciato i tre malviventi che sono stati costretti con un’azione di forza da parte dei 50 giovani a restituire il maltolto. I rapinatori hanno la peggio, e mentre i giovani recuperano parte della refurtiva che era contenuta negli zaini dei due balordi e della ragazza, questi riescono a fuggire e si allontanano verso l’autostazione Atvo. Nel frattempo, sul posto, è giunta una Volante che ha fermato i tre. La ragazza cerca di disfarsi in extremis di un telefonino, di una tessera bancomat e di un foglio che riporta il codice pin. La mossa non sfugge al capopattuglia, che la immobilizza e recupera la refurtiva. Il resto viene trovato addosso ai due uomini e nei loro zaini, che poi vengono riconosciuti dalla comitiva sul pullman. In commissariato si scopre che il 26enne marocchino aveva alle sue spalle ben tre arresti per altrettante rapine aggravate commesse negli ultimi cinque anni e una condanna a due anni e due mesi per lesioni personali gravi. I tre, visto che sono stati bloccati non in flagranza di reato, sono stati denunciati a piede libero per sequestro di persona e rapina aggravata, oltre che di furto aggravato in concorso e porto d’armi e oggetti atti a offendere. La loro posizione ora è al vaglio della Procura e potrebbe cambiare molto presto. I tre insomma sono ancora liberi e pronti a colpire nuovamente. Probabilmente non hanno nulla da perdere. 12 Mercoledì 7 maggio 2014 Libri FINO AL 21 GIUGNO UN VIAGGIO ITINERANTE DELLA LETTERATURA LUNGO LO STIVALE “Il Giro d’Italia in 80 librerie” Una staffetta ciclistica, culturale e ambientale da Aosta a Roma di Francesca Ceccarelli C asco in testa, piede sui pedali e un libro nello zaino. Tantissimi gli scrittori e gli artisti che si daranno il cambio in sella a quattro biciclette ufficiali per il “Giro d’Italia in 80 librerie”, una kermesse unica nel suo genere. Si tratta di 2000 km su due ruote per disegnare il filo che lega librerie e biblioteche, veri luoghi di sogno e di piacere. Con loro librai, bibliotecari, traduttori, insegnanti, lettori e chiunque voglia condividere un pezzetto di strada, per riscoprire insieme il piacere della lentezza che rivela differenze e affinità. Si è partiti da Aosta il 2 maggio per tagliare il traguardo a Roma il 21 giugno: 100 ciclisti d’eccezione attraverseranno l’Italia percorrendo l’affascinante Via Francigena. Tra gli altri, il mitico ideatore della Lonely Planet Tony Wheeler, Andrea Vitali, Melania Mazzucco, Alessandro Benvenuti, Cristiano Cavina, Davide Riondino, Paolo Cognetti, Giuseppe Culicchia, Camilla Trinchieri, Antonio Pascale, Paola Zan- noner. In tutto sono 20 gli editori coinvolti con 80 librerie e biblio- teche che verranno animate da molti eventi. Si incontreranno lungo il percorso 8 magici incroci con festival culturali: Les Mots – Festival della parola (Aosta), Salone Internazionale del Libro (Torino), Piano City (Milano), Festival della Viandanza (Monteriggioni), Ciclomundi (Portogruaro), Caffeina Festival (Viterbo), Letti di notte (Roma), Festival delle Storie (Abruzzo, Lazio, Molise). Sono 28 tappe ricche di eventi creativi, spettacolari e conviviali per riscoprire l’ambiente, la cultura, le parole, i sapori e le bellezze del Paese. Largo spazio anche allo sport, con un vero torneo sportivo per la prima Coppa Italia di Biglie a coppie. Si tratta di un concorso a premi per votare la vetrina più bella perché Le librerie sono la vetrina del mondo, gustosi incontri enogastronomici, un soggiorno speciale al Campeggio Libro di Vasto, curiose visite guidate da autori nei musei e nei siti archeologici, Letture Bendate con tanto di mascherine per godersi la letteratura a occhi chiusi, giocosi laboratori di letteratura e musica per bambini, speciali letture su due ruote a cura delle mitiche Biciclette Parlanti, ricche Colazioni dei campioni per partire con energia, divertenti ciclo- staffette nelle principali città, musica dal vivo e tanto altro ancora. L’idea è dell’associazione Letteratura rinnovabile con il contributo della Regione Toscana e di Snam e la collaborazione di tante case editrici, librerie, biblioteche, scuole, Fiab – Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Aib – Associazione Italiana Biblioteche, Ali – Associazione Librai Italiani. DA GIOVEDÌ 8 A DOMENICA 12 LA MANIFESTAZIONE SARÀ OSPITATA NEL CAPOLUOGO PIEMONTESE Torino, si aprono le porte del “Salone” Quest’anno si è giunti alla 27a edizione con tantissime novità i avvicina uno degli eventi più attesi dell’anno dagli appassionati di libri: il Salone del Libro di Torino è un evento che richiama centinaia di migliaia di visitatori (lo scorso anno 330 mila) rappresentando uno dei pochi baluardi a difesa della cultura, della letteratura, in un'aspra e impari battaglia contro televisione, computer, le nuove tecnologie in genere. Con l’avvento degli smartphone, il libro è forse l’ultimo oggetto “antico” che resta in uso con grande successo. Hanno provato a sostituirlo con tablet, ebook, reader digitali, ma per fortuna non ci sono riusciti. Il fascino della carta, del profumo delle pagine, del rumore che si sente quando si sfoglia una storia interessante a quanto pare non ha prezzo. E questo è il compito della kermesse di Torino: cercare in tutti i modi di preservare questo mondo, soprattutto in Italia, dove, statisticamente, si legge meno rispetto alla media europea. Da giovedì 8 a lunedì 12 maggio è in programma, presso il Lingotto Fiere di Torino, il 27° Salone Internazionale del Libro. L'edizione 2014 sarà accompagnata, per l'undicesimo anno consecutivo, dal Salone Off, organizzato in tutti i quartieri del capoluogo piemontese e nei Comuni limitrofi. S La Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, alla cui guida c'è sempre Rolando Picchioni, ha deciso di accostare la fiera al tema del "Bene", in ogni sua sfaccettatura e campo d'azione. Per quanto riguarda il paese ospite, quest'anno sarà la Santa Sede; il suo stand si caratterizzerà per una ricostruzione, in miniatura, del pavimento di di Piazza San Pietro e la famosa cupola, chiamata dai romani "Cupolone". La Regione ospite sarà il Veneto, con la sua lunga tradizione di poeti e narratori. Sono previsti 53 nuovi espositori all'interno del salone e, come gli altri anni, saranno allestiti alcuni punti ristoro per tutti i visitatori; uno in particolare sarà dedicato ai celiaci. Il Bookstock Village, pensato per i bambini e i ragazzi (da zero a venti anni) si troverà nel Padiglione 5. L'Ibf (International Book Forum), l'area "affari", conterà 27 Paesi; attenzione particolare, per l'edizione 2014, sarà dedicata ai rapporti tra Italia e Cina. Madrina del Salone 2014 sarà Susanna Tamaro, divenuta famosa per "Va' dove ti porta il cuore". Tra le numerose iniziative che coinvolgeranno il pubblico, segnaliamo anche l'appuntamento con l'AutoreInvisibile, ossia il traduttore. "Tradurre Harry Potter: gli incontri sulla traduzione". Tra gli ospiti internazionali Robert Harris, Ildefonso Falcones, Steve McCurry, Alfred Brendel, Douglas Hosdtadter, Altan, Jean Clair, Serge Latouche, Clara Sànchez e tanti altri. Per l’Italia Massimo Cacciari ad Albeto Angela, da Giuliano Ferrara a Massimo Gramellini, daFerzan Ozpetek a Luciana Littizzetto, da Francesco Guccini a Michele Serra. Ma anche Eugenio Sclafari, Giovanni Floris, Vittorio Feltri, Vittorio Sgarbi (qui a lato durante l'edizione del 2012), Luis Sepùlveda, Carlo Petrini. A livello istituzionale, invece saranno presenti Dario Franceschini, ministro della cultura; Salvatore Settis, archeologo e storico dell'arte; Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore; il cardinale Gianfranco Ravasi, Matteo Renzi, capo del Governo; Andrea Orlando, ministro della Giustizia; Stefania Giannini, ministro dell'istruzione; e poi Pietro Parolin, Giuliano Amato, Emma Bonino, Renato Brunetta, Massimo D'Alema, Walter Veltroni. Gli organizzatori segnalano la possibilità di accedere a internet attraverso il servizio wi-fi gratuito, senza limiti, in diverse zone del Lingotto Fiere. Il Salone del Libro diventa eco-sostenibile. Presso il Lingotto, infatti, sarà presente una stazione temporanea di ToBike, il servizio comunale di affitto biciclette. In questo modo si potrà raggiungere la fiera partendo dai diversi punti di ToBike e pedalando per la città.