La pagina de La Stampa con il testo integrale dell`articolo
Transcript
La pagina de La Stampa con il testo integrale dell`articolo
La Stampa venerdì 8 febbraio 2013 pagina 22 - 23 Tradizione di famiglia Suo padre Jean era floricoltore reale, lui studiò pittura, agronomia, idraulica e matematica ALBERTO MATTIOLI CORRISPONDENTE DA PARIGI P er i meno acculturati dei suoi attuali compatrioti, il nome Le Nôtre evoca, per lo più, un ottimo, raffinato e carissimo rosticciere di Parigi. Invece André Le Nôtre, amato da Luigi XIV, ammirato in Francia e imitato nel resto del mondo, fu uno dei protagonisti del «grand siècle», che anzi fu grande anche grazie a lui. Il 12 marzo, quattrocentesimo anniversario della nascita, la Francia in generale e il complesso di Versailles in particolare celebreranno quello che resta il più celebre «giardiniere» della storia. Versailles è il suo capolavoro, ma non è l’unico. In 87 anni, Le Nôtre ridisegnò la maggior parte dei parchi dei castelli dell’Île-de-France, una corona di verde e di bellezza intorno a Parigi: Saint-Germain-en-Laye, Saint-Cloud, Benainvilliers, Chantilly, Vaux-le-Vicomte, Sceaux, Meudon. Non solo: nella capitale, sistemò anche i giardini delle Tuileries, di cui era responsabile suo padre Jean, «Jardinier ordinaire du Roi», aprendo una prospettiva verso est che sarebbe poi diventata gli ChampsElysées. Il segreto è sempre quello: non limitarsi al campo di cui si è specialisti. Infatti André aveva debuttato frequentando l’atélier del pittore Simon Vouet e quello dell’architetto François Mansart. E aveva studiato agronomia, idraulica e matematica. In un Paese come la Francia che adora la Storia, purché sia la sua, i festeggiamenti saranno all’altezza del personaggio (giusto per fare confronti e farsi del male, ricordiamo che il Comitato per le celebrazioni di Verdi, il cui bicentenario è adesso, si deve ancora insediare). Soprattutto a Versailles, dove dal 1995 sono già stati La Reggia Una veduta della reggia di Versailles immersa nel suo celebre parco CHRISTIAN MILET/EPV CHÂTEAU VERSAILLES Sotto, un ritratto di André Le Nôtre di Carlo Maratta JM MANAÏ/EPV CHÂTEAU VERSAILLES Tutta la Francia celebra il giardiniere del Re Sole Quattro secoli fa nasceva André Le Nôtre e Parigi si inorgoglisce Creò la celebre «corona verde» e Versailles fu il suo capolavoro spesi 60 milioni di euro per riportare il parco all’aspetto voluto dal Re Sole e dal suo «giardiniere», senza contare i tre che, ogni anno, costa tenerlo in ordine. Le due micidiali tempeste del 1990 e del 1999, abbattendo 11.500 piante, hanno involontariamente dato una mano. I progetti sono come il luogo: grandiosi. Il più ambizioso è il restauro del bacino e del parterre di Latona che non solo è situato al centro della Grande Prospettiva, fra il Castello e il bacino di Apollo, ma è anche la chiave di tutto il sistema idraulico del parco di Versailles, sorto, bisogna ricordarlo, in una zona talmente sabbiosa da sembrare quasi desertica. I lavori dureranno 16 mesi, saranno condotti con tecniche e materiali rigorosamente antichi e il pubblico potrà seguirli in diretta da un belvedere appositamente costruito. Il costo di questa specie di Grande Fratello del restauro sarà di otto milioni, e tante grazie al mecenate, la fondazione Philanthropia. In effetti, osserva lo scrittore e accademico di Francia Erik Orsenna, che gli ha anche dedicato una biografia, «Ritratto di un uomo felice», «oggi Le Nôtre avrebbe dei problemi di budget». Però, anche allora, furono soldi ben spesi. Tutta l’Europa si convertì ai giardini «alla francese». Luigi XIV era talmente fiero dei suoi che nel 1689 scrisse personalmente una guida alla visita. Titolo del Baedeker reale: «Manière de montrer les jardins de Versailles». Più modestamente, i suoi repubblicani successori annunciano per l’anniversario un ricco programma di lavori e mostre (compresa quella dell’italiano Giuseppe Penone, capofila dell’arte povera), animazioni e installazioni, premi e pubblicazioni. E, poiché la storia cambia più velocemente dei popoli che la vivono, si capisce subito perché l’arte di André Le Nôtre continui ad affascinare i cugini. Ordine, misura, ragione, tutto in asse con tutto il resto: per i francesi è un ideale non solo estetico, ma anche intellettuale. Un modo di pensare e di essere: la bellezza come razionalità, e viceversa. Per questo, quattrocento anni dopo, continuano a estasiarsi davanti alle ordinatissime aiuole di monsieur Le Nôtre. segue La Stampa venerdì 8 febbraio 2013 pagina 22 - 23 L’acqua Grazie a doti non comuni di ingegneria idraulica, era il suo vero e proprio cavallo di battaglia PAOLO PEJRONE I capricci reali In piena estate i fiori, che erano sempre tantissimi e splendidi, potevano essere cambiati mattina e sera Quei suoi parterres di fiera bellezza U na delle poche persone che Saint Simon stimava alla corte di Versailles era André Le Nôtre, il giardiniere del Re, che, oltre ad essere bravo e profondo conoscitore di architetture, di giardini e di piante, «sapeva stare al suo posto». Cosa ben difficile in quel mondo surreale dove onori e disonori, favori e sfavori erano il pane quotidiano. Il Re Sole ed il suo giardiniere «collaborarono» con reciproca devozione (e con soddisfazioni grandissime) per oltre cinquant’anni: i loro progetti realizzati e conseguiti parlano con forza ancora ora, dopo più di tre secoli e mezzo. André Le Nôtre nacque a Parigi quattrocento anni fa, il 12 marzo 1613, figlio del giardiniere Jean, pure lui (pare) figlio d’arte. O meglio di mestiere, e quello del giardiniere era già allora un mestiere difficile e faticoso, irto di fatiche e di confronti continui. Mestiere che fonda il suo dialogo sulla Un’arte che faceva impazzire i sovrani del tempo così prestò la sua opera nelle corti di tutta Europa me confessò in una lettera al duca di Portland, il grande parco di Chantilly, difficile ed articolato giardino fatto con grandissimo mestiere (felice frutto di una intuitiva ed ardita soluzione…). La notorietà nacque con il geniale (e costosissimo) intervento a Vaux-leVicomte, dove con grandissima maestria ed originalità fece diventare magico uno spazio scialbo e poco interessante, esaltandone le meravigliose ed abbondantissime acque e riuscendo a nasconderne alla vista delle parti, quasi fossero estrapolate dal contesto e dalla stessa realtà. Di fronte a tanti ed impressionati spettacoli il suo aiuto fu richiesto da quasi tutti i sovrani del tempo e generosamente si prodigò approfittando di eccellenti allievi, nel diffondere la sua arte per tutta l’Europa. Nel quadro di Carlo Maratta, quello più noto del grande giardiniere, si può notare la tranquillità di una eleganza tutta speciale: umile figlio d’arte fu insignito dell’Ordine di Saint Michel, ordine che involveva la scelta ed il diritto ad uno stemma. Fu definito da tre lumache IL SUO CAPOLAVORO VAUX-LE-VICOMTE Il parco di Chantilly, frutto di una intuitiva ed ardita soluzione Qui rese magico uno spazio scialbo esaltandone le acque quantità e sulla varietà di coincoronate da un cavolo e sottolineate da una vanga: un palese noscenze, ma soprattutto sulle esperienze: la bellezza effimessaggio che la dice lunga… mera, il capriccio, lo stupore, Nel rivedere i progetti, gli la soddisfazione dei sensi (dalschizzi, le tavole che riproducono piante e vedute dei suoi fala vista all’olfatto), la speranza mosi giardini, si può notare coe l’attesa, la meteorologia, il me l’acqua (frequente e lussuoclima, il tempo erano le comsissima per via delle tubature ponenti di una professione portata allo zenith. André Le pure loro costose e fragili), fosse la vera «pièce de resistence» Nôtre, essendo il giardiniere del re Sole, doveva per forza dei suoi giardini. Dettata, imposta e sorretta con gallica «panaesibire il massimo: i «parterche» dalle magre circostanze, res» dei quali era l’incontral’inventiva idraulica e giardistato autore e promotore (e Uno scorcio del celebre parco di Versailles progettato da André Le Nôtre THOMAS GARNIER/EPV CHÂTEAU VERSAILLES niera di Le Notre produsse il che pare non amasse per nienmeglio: la grande semplicità delle idee, desideri del sovrano aveva la preceden- dino, la portantina del giardiniere venite, definendoli posti per balie e per seppure avvolte dallo sfavillante za su tutto: le discussioni e le confiden- va accostata a quella del sovrano per bambini), esibivano salute e bellezza. splendore barocco, può ancora, sia per ze del re, a suo modo «raffinato giardi- meglio commentare e raccontare. I fiori nella brutta e nella bella stagioanni niere», con il suo espertissimo consul’anno metodo che per gusto, dar delle imporNato a Parigi e morto a Parigi a 87 ne dovevano esser sempre tantissimi in cui Le Nôtre lente, erano motivi di profonde gelosie. anni, André Le Nôtre era (ed è) il più in cui iniziò a tanti ed attuali lezioni ai nostri (inedu(e bellissimi), tanto che in piena estafu giardiniere Il colmo veniva toccato quando su ri- noto giardiniere di tutti i tempi: tra le lavorare al parco cati) presuntuosi amministratori. E, te potevano essere cambiati mattina del re Luigi XIV chiesta del re, in avanzata età, durante sue opere più di Versailles, di Fontainedel Castello spesso, perché no?, ai loro velleitari e e sera: niente di più lussuoso ed effidi Francia di Racconigi grossolani consulenti. le periodiche e frequenti visite al giar- bleau o di Vaux- le-Vicomte preferì, comero! La botanica arrendevolezza ai 55 1681 Il cercatore di alberi E a Torino e Racconigi progetti per corrispondenza TIZIANO FRATUS Grugliasco rugl rugliasco gliasc ia asco co Q uando penso alla Francia del 600 mi vengono in mente i parrucconi che indossavano in pubblico i nobili e coloro che alla nobiltà, di tasca più che d’animo, tendevano come polvere di magnetite al Nord. André Le Nôtre fu protagonista di quel mondo, amico personale del Re Sole e giardiniere del re per oltre mezzo secolo. Fu considerato un maestro nella concezione formale di addomesticazione della natura, disegnando giardini geometrici, con viali e giochi d’acqua rispondenti alla grandezza di spirito dei conti e marchesi, in un’epoca in cui parchi e giardini rivestivano un’importanza strategica, concorrendo a definire la grandezza di un Paese e la lungimiranza dei rispettivi sovrani, come ben stavano capendo in Russia Pietro I e Caterina II. Mi immagino Le Nôtre durante le sue giornate di studio e di disegno, come il pittore del film di Peter Greenaway «I misteri del giardino di Compton House», circondato da cagnolini saltellanti, matrone e giovani con lo sguardo lungo e malizioso, cir- Giardini Reali TORINO I Giardini Reali Moncalieri Trofarello Villastellone Carmagnola Giardini Reali RACCONIGI Le prime notizie di quelli che a Torino venivano chiamati giardini ducali (qui a destra) risalgono al 1570: il progetto venne realizzato da Le Nôtre a distanza, basandosi sui disegni di Giovanni Tommaso Borgonio Centimetri LA STAMPA colare vano e pomposo di mancati protagonisti della vita cortigiana. Lo stesso tono replicato da Greenaway nelle videoinstallazioni in mostra alla Reggia di Venaria, la più francese delle residenze sabaude. Le Nôtre lavorò due volte per i Savoia. Dapprima su incarico di Emanuele Filiberto, nel 1669-1670, per il progetto di ridefinizione del parco del castello di Racconigi, contemporanea- mente ai lavori di ampliamento dell’edificio ad opera di Guarino Guarini. La sistemazione sarà poi stravolta da altri architetti che si susseguirono dalla fine del 700, e fra questi il più gettonato dei paesaggistici, il tedesco Saverio Kurten (a cui si devono 14 progetti fra i quali Aglié, Pollenzo, il Torrione, Pralormo, Santena) e i fratelli Roda. Il secondo progetto riguarda una nuova disposizione dei giardini ducali (oggi li chiamiamo reali) di Torino, esistenti già dal 1570. Il progetto venne realizzato a distanza, basandosi sulle planimetrie di Giovanni Tommaso Borgonio, ingegnere e coordinatore del Theatrum Statuum Sabaudiae e della Carta generale de’ Stati di S.A.R. (1690), il google maps dell’epoca. L’impianto, mantenuto nei successivi interventi, mostra siepi geometriche, una fontana circolare e alberature, anche se pare che i platani siano stati introdotti in epoca napoleonica. Fu infatti Bonaparte a decidere l’abbattimento dei bastioni nel 1800, avviando l’esplosione formale della città che iniziò a «coltivare» i vialoni e a pensare a spazi verdi per i cittadini. Ma ci vorrà ancora mezzo secolo prima che s’inizino i lavori al Valentino.