Fabio Squillante - Confindustria Balcani

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Fabio Squillante - Confindustria Balcani
V. Calderini 68, 00196 Roma. Redaz. Salita San Nicola da Tolentino 1b, 00187 Roma, t. 06-6991516, f. 06-69922309,
“Agenzia Nova”
copertura Forum infrastrutture Balcani
(13 novembre 2012)
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Balcani: aperto a Roma forum sulle infrastrutture nella regione
Montenegro: direttore Bers Podgorica, progetti energia motore del paese
Trasporti: sottosegretario serbo Jocic, l’Ue ha promesso 240 milioni per autostrada
Nis-Pristina
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Trasporti: sottosegretario serbo Jocic, Cina più interessata dell’Europa a costruire
nostre strade
Trasporti: viceministro bulgaro, “entro marzo finiremo ultimo lotto autostrada Tracia”
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Romania: dirigenti ministero Trasporti, “mai più errori come nel secondo ponte sul
Danubio”
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Trasporti: Bruxelles punta sui “nodi di traffico” per connettere l’Europa
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Balcani: direttore Bers Podgorica, “investitori stranieri abbiano coraggio”
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Trasporti: passano per i Balcani i ponti che collegheranno l’Europa del futuro
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Balcani: aperto a Roma forum sulle infrastrutture nella regione
Roma, 13 nov - (Agenzia Nova) - Si è aperto oggi a Roma il forum economico sulle infrastrutture
nei Balcani organizzato da Ance, l'associazione nazionali dei costruttori edili, e Confindustria
Balcani con la partnership di Unicredit. A dare il via ai lavori sono stati Paolo Buzzetti e Luigi
Salvadori, rispettivamente presidenti di Ance e Confindustria Balcani. "Nel sud est Europeo siamo
forti e rispettati. Siamo saliti su un treno, ora non dobbiamo scendere", ha detto Salvadori. "Stiamo
crescendo in un'area vicina e in crescita come i Balcani. Le infrastrutture sono un settore ancora
deficitaria per l'Europa sudorientale. Sviluppare le infrastrutture significa servire meglio le nostre
imprese, far viaggiare più velocemente le nostre merci. L'export verso l'area ha superato nel 2011
quello verso il Brasile e l'India", ha precisato Salvadori, aggiungendo che Confindustria Balcani,
oggi presente in sei paesi, si allargherà nel 2013 anche a Croazia e Albania. (Asc)
Montenegro: direttore Bers Podgorica, progetti energia motore del paese
Roma, 13 nov - (Agenzia Nova) - Il Montenegro può essere uno "hub" per l'importazione di energia
"verde" in Italia grazie a un progetto del valore di 1 miliardo di euro. Lo ha detto oggi Giulio
Moreno, direttore dell'ufficio Bers di Podgorica, durante il "Forum infrastrutture Balcani: costruire la
nuova Europa" organizzato da Ance, l'associazione nazionali dei costruttori edili, e Confindustria
Balcani con la partnership di Unicredit. "Il Montenegro è un paese dall'economia pari a circa 3,5
miliardi di euro, fatta soprattutto di turismo ed energia", ha affermato Moreno. Tramite
l'interconnessione energetica sottomarina con l'Italia, infatti, il Montenegro può esportare energia
"pulita" prodotta in Serbia e in Bosnia, ma anche stimolare la produzione da fonti rinnovabili "in
loco". "Si tratta di un progetto importante che può fungere da motore per l'economia locale", ha
affermato ancora Moreno. (Asc)
Trasporti: sottosegretario serbo Jocic, l’Ue promette 240 milioni per autostrada Nis-Pristina
Roma, 13 nov - (Agenzia Nova) - L’Unione europea ha promesso di mettere sul piatto 240 milioni
di euro per costruire un’autostrada da Nis, in Serbia, a Pristina, la capitale del Kosovo. Lo afferma
a “Nova” Miodrag Jocic, sottosegretario di Stato all’Edilizia e all’Urbanistica della Serbia a margine
del “Forum infrastrutture Balcani: costruire la Nuova Europa” organizzato a Roma
dall’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) e Confindustria Balcani con la partnership di
Unicredit. “Come ho avuto modo di apprendere durante l’incontro tra l’Alto rappresentante dell’Ue,
Cahterine Ashton, il primo ministro serbo Ivica Dacic e il rappresentante albanese del Kosovo,
Hashim Thaci, l’Unione ha promesso di dare per questo progetto circa 240 milioni di euro. Anche
se la documentazione non è ancora pronta, si tratta di un progetto cruciale per tutta la regione e
rafforzerà le relazioni con il Kosovo, che per noi è comunque parte della Serbia”, sostiene Jocic.
L’autostrada appare particolarmente importante perché fungerà da raccordo tra il corridoio
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paneuropeo 10 e il corridoio 8, coinvolgendo quindi anche l’Albania e, in particolare, i porti adriatici
di Valona e Durazzo. Dalla città di Nis, nella Serbia sud orientale, l’autostrada arriverebbe a
Leskovac, nei pressi del confine con il Kosovo, per poi arrivare a Pristina. Da lì, l’infrastruttura
potrebbe connettersi con il corridoio 8, che collega i porti di Bari e di Brindisi, in Puglia, con
l'Albania, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom) e la Bulgaria. “La parte più interessante
riguarda proprio l’Albania. Ancora non è chiaro il modello di finanziamento che sarà utilizzato. Non
sono troppo ottimista, ma vedremo”, conclude Jocic. Secondo quanto riferito dalla stampa serba e
kosovara dopo l’incontro Dacic-Thaci-Ashton di Bruxelles, a finanziare il progetto potrebbe essere
la Banca europea per gli investimenti. (Asc)
Trasporti: sottosegretario serbo Jocic, Cina più interessata dell’Europa a costruire nostre
strade
Roma, 13 nov - (Agenzia Nova) - La Serbia ha scelto la Cina e non l’Europa per realizzare le
proprie autostrade nazionali perché le banche europee non si sono mostrate sufficientemente
interessate, al contrario di quelle cinesi. E’ quanto afferma a “Nova” Miodrag Jocic, sottosegretario
di Stato all’Edilizia e all’Urbanistica della Serbia a margine del “Forum infrastrutture Balcani:
costruire la Nuova Europa” organizzato a Roma dall’Associazione nazionale dei costruttori edili
(Ance) e Confindustria Balcani con la partnership di Unicredit. “Prima di tutto abbiamo chiesto il
denaro per le nostre autostrade nazionali alle banche dell’Europa, ma non si sono mostrate
interessate. Allo stesso tempo sono comparsi i cinesi, che hanno iniziato a costruire il cosiddetto
‘ponte cinese’ sul Danubio, nell’ambito dell’accordo bilaterale tra Serbia e Cina. C’è stato anche un
prestito a condizioni molto vantaggiose da parte delle banche cinesi che non potevamo rifiutare.
Usando lo stesso modello di finanziamento stiamo costruendo l’autostrada tra Belgrado e il confine
montenegrino, il cosiddetto corridoio 11. L’accordo prevede che le aziende cinesi siano
‘contractor’, però dall’altra parte il 50-60 per cento del lavoro sarà affidato a compagnia locali:
questo è per noi accettabile”. (Asc)
Trasporti: viceministro bulgaro, “entro marzo finiremo ultimo lotto autostrada Tracia”
Roma, 13 nov - (Agenzia Nova) - La Bulgaria intende terminare entro marzo l’ultimo lotto di 20
chilometri dell’autostrada della Tracia, l’infrastruttura che collegherà Sofia, nella parte centrale del
paese, con Burgas, sulla coste del Mar Nero. E’ quanto afferma a “Nova” Nikolina Nikolova,
viceministro bulgaro dei Lavori pubblici e dello Sviluppo Regionale, a margine del “Forum
infrastrutture Balcani: costruire la Nuova Europa” organizzato a Roma dall’Associazione nazionale
dei costruttori edili (Ance) e Confindustria Balcani con la partnership di Unicredit. “I nostri obiettivi a
breve termine nel campo delle infrastrutture sono l’autostrada di Martiza, sul corridoio paneuropeo
10, e l’ultimo lotto di 20 chilometri dell’autostrada di Trakiya, che speriamo possa essere ultimata
entro il marzo del 2013”, ha detto la Nikolova. “Ma dobbiamo terminare anche altre autostrade,
come quelle ad alta velocità, su tutti i corridoi paneuropei”, prosegue la viceministro.
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La Bulgaria, grazie alla sua posizione strategica di raccordo tra oriente e occidente, è attraversata
da ben cinque corridoi transnazionali (4, 8, 7, 9 e 10). Sono tre le imprese italiane attive nel campo
delle infrastrutture stradali e ferroviarie del paese balcanico: Astaldi, la Cooperativa muratori e
cementisti (Cmc di Ravenna) e Todini. “L’Italia può dare un contributo in quasi tutti i settori della
Bulgari: non solo infrastrutture, ma anche investimenti diretti, metalli, cementi, eccetera. C’è molta
possibilità per tutti”, sostiene la Nikolova. L’Italia, per altro, è tra i primi dieci paesi per investimenti
diretti esteri in Bulgaria. “Un altro progetto molto importante - continua la viceministro - è quello
sulla navigabilità del Danubio che abbiamo iniziato con la Romania. Intendiamo raggiungere
l’obiettivo indicato dalla Commissione europea di aumentare il traffico fluviale di almeno il 20 per
cento”.
Il Danubio funge da confine naturale tra Romania e Bulgaria ma attualmente è attraversato solo da
due ponti. Sofia sta progettando anche di realizzare una “strada panoramica” che costeggi il corso
del fiume. Il secondo ponte tra Romania e Bulgaria è stato inaugurato ufficialmente lo scorso
ottobre, anche se raggiungerà la piena attività solo nel mese di marzo. Ora, però, la Bulgaria
vorrebbe realizzare altri tre ponti attraverso il partenariato pubblico-privato. “Non ci saranno soldi
per tutti e tre i ponti, ma se cominciassimo almeno con uno non sarebbe male”, prosegue la
Nikolova. In questo senso potrebbero fare comodo i fondi Ue del periodo di programmazione 20142020. “Dobbiamo usare i fondi europei come stimolo per fare cose migliori”, conclude la
viceministro. (Asc)
Romania: dirigente ministero Trasporti, “mai più errori come nel secondo ponte sul
Danubio”
Roma, 13 nov - (Agenzia Nova) - La Romania non intende ripetere “mai più” gli errori commessi
nella realizzazione del secondo ponte di collegamento con la Bulgaria sul fiume Danubio. E’
quanto afferma a “Nova” Iuliu Bara, dirigente del ministero dei Trasporti romeno, a margine del
“Forum infrastrutture Balcani: costruire la Nuova Europa” organizzato a Roma dall’Associazione
nazionale dei costruttori edili (Ance) e Confindustria Balcani con la partnership di Unicredit. “E’
stato un incubo. Sei anni di lavoro e ritardi. Si tratta del classico esempio di mancata
cooperazione. Ancora oggi non abbiamo un ‘management’ pronto per questo nuovo ponte”,
riferisce Bara. “Non dobbiamo ripetere ciò che abbiamo fatto. I russi hanno costruito il ponte RuseGiurgiu in due anni, dal 1952 al 1954. In 24 mesi hanno progettato, costruito e reso operativa
l’infrastruttura. Questo nuovo ponte lo abbiamo fatto in otto anni: due di preparazione, otto di
costruzione”, ribadisce il funzionario romeno.
Per quanto riguarda futuri progetti a cui possono partecipare le aziende italiane, Bara riferisce che
molto dipenderà da chi lancerà i tender. “Posso dire che gli italiani sono molto attivi in Romania e
agiscono ormai come vere e proprie imprese locali. Le imprese italiane sono le benvenuti in tutti
questi progetti come ‘contractors’. Sono intermediari molto buoni, capaci di costruire ‘ponti’ tra la
madrepatria e il paese dove intendono operare. Non posso dirvi ora come ora su cosa posso
investire nello specifico: dobbiamo noi fare un inventario. Ad esempio dobbiamo scegliere se
partire con la navigabilità del Danubio o realizzare una strada panoramica. Personalmente, ritengo
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necessario un intervento di almeno 3 milioni di euro per mettere a posto gli argini del fiume
Danubio”, conclude Bara.
Il secondo ponte sul Danubio che collega la città bulgara di Vidin e quella romena di Calafat sarà
aperto ufficialmente nel 2013 ed è stato inaugurato lo scorso 24 ottobre. Il governo bulgaro ha già
annunciato di voler costruire almeno altri due ponti sul Danubio. Il costo dei lavori è stato stimato in
250 milioni di euro. Il ponte sul Danubio diventerà agibile nel 2013 e saranno oltre 100 mila i veicoli
che attraverseranno il ponte ogni anno. Secondo quanto dichiarato dal ministro dei Trasporti
bulgaro Ivajlo Moskovski prima dell’inaugurazione, la struttura ripagherà l’investimento effettuato
entro 12-15 anni. La partecipazione bulgara nel progetto è pari a 60 milioni di euro, mentre la
Romania ha investito una quota di 48 milioni di euro. La parte restante deriva dai fondi comunitari.
Secondo il direttore dell’Ufficio degli Affari commerciali ed economici dell’ambasciata bulgara a
Bucarest, Bronislav Denev, l’apertura del secondo ponte sul fiume Danubio porterà nuove
prospettive e opportunità commerciali tra Bulgara e Romania. Secondo il funzionario diplomatico, il
collegamento tra la città bulgara di Vidin e quella romena di Calafat garantirà la presenza di una
nuova via per il trasporto merci dall’Europa occidentale e centrale a tutti i paesi europei,
risparmiando i costi di pedaggio dei conducenti e i controlli doganali in Germania, Romania e
Bulgaria. L'altro ponte fra la Romania e Bulgaria si trova a sud-est e collega la città romena di
Giurgiu a quella bulgara di Ruse: in tutti e 500 i chilometri di frontiera fluviale sinora questo è stato
il loro unico collegamento stradale. La struttura, vecchia ormai più di 50 anni, è piuttosto
congestionata: la strada a due corsie e la linea ferroviaria non sono adeguati ai grandi volumi di
traffico fra i due paesi dell’Ue. (Asc)
Trasporti: Bruxelles punta sui “nodi di traffico” per connettere l’Europa
Roma, 13 nov - (Agenzia Nova) - Le future infrastrutture per il trasporto di merci e dei passeggeri
in Europa non saranno più incentrate sui singoli corridoi ma sui flussi e sui nodi traffico. E’ questa
la piccola “rivoluzione” che la Commissione europea sta preparando per il prossimo periodo di
programmazione 2014-2020, secondo quanto riferito a “Nova” da Cesare Bernabei, membro della
direzione Trasporti e Mobilità della Commissione europea, a margine del “Forum infrastrutture
Balcani: costruire la Nuova Europa” organizzato a Roma dall’Associazione nazionale dei costruttori
edili (Ance) e Confindustria Balcani con la partnership di UniCredit.
“L’idea è identificare gli snodi principali per i passeggeri e per le merci e da lì far partire le reti.
Milano e Torino, per esempio, sono due punti nodali importanti: bisogna pensare a quale
collegamento può esserci, quali modalità di trasporto scegliere e cercare di sviluppare in maniera
sostenibile il trasporto tra questi due nodi”, spiega Bernabei. Il progetto deve ancora essere
approvato dall’Europarlamento e dal Consiglio europeo, ma ha già incassato il sostegno Iuliu Bara,
funzionario romeno del ministero dei Trasporti: “Sono completamente d’accordo - afferma Bara a
‘Nova’ - perché così si risolverebbe il problema dei corridoi che connettono il nulla con il nulla.
Bisogna collegare i nodi principali”.
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Dei 50 miliardi di euro chiesti dall'esecutivo comunitario per lo sviluppo della “Connecting Europe
Facility”, tuttavia, sembra che paesi membri siano disposti a metterne a disposizione solo 30. In
tempi di crisi, dunque, la parola d’ordine è razionalizzare. In questo senso possono svolgere un
ruolo importante le macroregioni come quella del Danubio, avviata l’anno scorso. “Non sono dei
soldi in più che vengono messi nella regione ma si cerca di coordinare meglio le attività di sviluppo
della regione stressa”, conclude Bernabei. (Asc)
Balcani: direttore Bers Podgorica, “investitori stranieri abbiano coraggio”
Roma, 13 nov - (Agenzia Nova) - Gli investitori stranieri dovrebbero farsi coraggio e investire nei
Balcani in un momento difficile ma sempre ricco di opportunità. E’ quanto afferma a “Nova” Giulio
Moreno, direttore della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) di Podgorica, in
Montenegro, a margine del “Forum infrastrutture Balcani: costruire la Nuova Europa” organizzato a
Roma dall’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) e Confindustria Balcani con la
partnership di Unicredit. “Le banche commerciali presenti nella regione non godono di liquidità
infinita, ma dire che manchi la liquidità non corretto: ciò che davvero manca sono progetti
interessanti e la voglia da parte degli investitori stranieri di investire nella regione”, afferma
Moreno, dicendosi tuttavia ottimista per il futuro. “Credo che tutto questo possa cambiare
rapidamente, anche perché ci sono delle ottime possibilità da seguire: ci vuole un po’ di coraggio
ad investire oggi, ma è anche vero che è il momento delle opportunità”, conclude il direttore della
Bers a Podgorica. (Asc)
Trasporti: passano per i Balcani i ponti che collegheranno l’Europa del futuro
Roma, 13 nov - (Agenzia Nova) - La collaborazione tra il settore pubblico e privato, con il supporto
di nuovi strumenti finanziari come i “project bond”, degli istituti di credito e dei fondi dell’Unione
europea, rappresentano la chiave per realizzare i ponti della nuova Europa. E’ quanto emerge dal
“Forum infrastrutture Balcani: costruire la Nuova Europa” organizzato a Roma dall’Associazione
nazionale dei costruttori edili (Ance) e Confindustria Balcani con la partnership di UniCredit. Dei 50
miliardi di euro chiesti dalla Commissione europea per lo sviluppo della “Connection Europe
Facility” sembra che paesi membri siano disposti a metterne a disposizione solo 30. Ed è qui che
entrano in gioco strumenti finanziari come i “project bond”. Come spiegato da Antonio Cancian,
europarlamentare membro della commissione per il Trasporto e il Turismo, si tratta di “garanzie
per chi va a debito”.
I project bond sono nello specifico emissioni obbligazionarie finalizzate alla realizzazione di un
progetto e rappresentano uno strumento particolarmente adatto a coinvolgere capitali privati nel
finanziamento di opere infrastrutturali, soprattutto in una fase di crisi in cui le tradizionali fonti di
finanziamento non sono in grado di assicurare le risorse necessarie. Secondo Giulio Moreno,
direttore della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) di Podgorica, gli investitori
stranieri dovrebbero farsi coraggio e investire nei Balcani in un momento difficile ma sempre ricco
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di opportunità. “Le banche commerciali presenti nella regione non godono di liquidità infinita, ma
dire che manchi la liquidità non corretto: ciò che davvero manca sono progetti interessanti e la
voglia da parte degli investitori stranieri di investire nella regione”, ha affermato Moreno, dicendosi
tuttavia ottimista per il futuro: “Credo che tutto questo possa cambiare rapidamente anche perché
ci sono delle ottime possibilità da seguire: ci vuole un po’ di coraggio ad investire oggi, ma è anche
vero che è il momento delle opportunità”.
La Commissione europea, da parte sua, intende “ripensare” le infrastrutture per il trasporto di
merci e dei passeggeri in Europa, incentrandole non più sui singoli corridoi ma sui flussi e sui nodi
traffico. Secondo quanto riferito a “Nova” da Cesare Bernabei, membro della direzione Trasporti e
Mobilità della Commissione europea, “l’idea è quella di identificare gli snodi principali per i
passeggeri e per le merci e da lì far partire le reti. Milano e Torino, per esempio, sono due punti
nodali importanti: bisogna pensare a quale collegamento può esserci, quali modalità di trasporto
scegliere e cercare di sviluppare in maniera sostenibile il trasporto tra questi due nodi”.
Il progetto, tuttavia, deve ancora essere approvato in maniera ufficiale, ma ha già incassato il
sostegno Iuliu Bara, funzionario romeno del ministero dei trasporti: “Sono completamente
d’accordo - ha affermato Bara a ‘Nova’ - perché così si risolverebbe il problema dei corridoi che
connettono il nulla con il nulla. Bisogna collegare i nodi principali”. La Romania, ha proseguito
Bara, non intende ripetere “mai più” gli errori commessi nella realizzazione del secondo ponte di
collegamento con la Bulgaria sul fiume Danubio. “E’ stato un incubo. Sei anni di lavoro e ritardi. Si
tratta del classico esempio di mancata cooperazione. Ancora oggi non abbiamo un ‘managment’
pronto per questo nuovo ponte”, riferisce Bara.
“Un progetto molto importante - ha detto il viceministro - è quello sulla navigabilità del Danubio che
abbiamo iniziato con la Romania. Intendiamo raggiungere l’obiettivo indicato dalla Commissione
europea di aumentare il traffico fluviale di almeno il 20 per cento”. Sofia sta progettando anche di
realizzare una “strada panoramica” che costeggi il corso del fiume. Il secondo ponte tra Romania e
Bulgaria è stato inaugurato ufficialmente lo scorso ottobre, anche se raggiugerà la piena attività
solo nel mese di marzo. Ora, però, la Bulgaria vorrebbe realizzare altri tre ponti attraverso il
partenariato pubblico-privato. “Non ci saranno soldi per tutti e tre i ponti, ma se cominciassimo
almeno con uno non sarebbe male”, ha detto la Nikolova.
La Serbia ha scelto la Cina e non l’Europa per realizzare le proprie autostrade nazionali perché le
banche europee non si sono mostrate sufficientemente interessate, al contrario di quelle cinesi.
Come ha spiegato a “Nova” Miodrag Jocic, sottosegretario di Stato all’Edilizia e all’Urbanistica
della Serbia, i cinesi hanno semplicemente offerto un prestito a condizioni talmente favorevoli da
non poter essere rifiutato: “Prima di tutto abbiamo chiesto il denaro per le nostre autostrade
nazionali alle banche dell’Europa, ma non si sono mostrate interessate. Allo stesso tempo sono
comparsi i cinesi, che hanno iniziato a costruire il cosiddetto ‘ponte cinese’ sul Danubio, nell’ambito
dell’accordo bilaterale tra Serbia e Cina. C’è stato anche un prestito a condizioni molto
vantaggiose da parte delle banche cinesi che non potevamo rifiutare".
“Non dobbiamo ripetere ciò che abbiamo fatto. I russi hanno costruito il ponte Ruse-Giurgiu in due
anni, dal 1952 al 1954. In 24 mesi hanno progettato, costruito e reso operativa l’infrastruttura.
Questo nuovo ponte lo abbiamo fatto in otto anni: due di preparazione, otto di costruzione”, ha
ribadito il funzionario. Per quanto riguarda futuri progetti a cui possono partecipare le aziende
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italiane, Bara ha detto che molto dipenderà da chi lancerà i tender. “Posso dire che gli italiani sono
molto attivi in Romania e agiscono ormai come vere e proprie imprese locali. Le imprese italiane
sono le benvenuti in tutti questi progetti come ‘contractors’. Sono intermediari molto buoni, capaci
di costruire ‘ponti’ tra la madrepatria e il paese dove intendono operare".
"Non posso dirvi ora come ora su cosa posso investire nello specifico", ha concluso il
sottosegretario romeno, "dobbiamo noi fare un inventario. Ad esempio dobbiamo scegliere se
partire con la navigabilità del Danubio o realizzare una strada panoramica. Personalmente ritengo
necessario un intervento di almeno 3 milioni di euro per mettere a posto gli argini del Danubio”. Il
fiume funge da confine naturale tra Romania e Bulgaria, ma attualmente è attraversato solo da due
ponti. Ed è proprio sullo sviluppo del corso d’acqua che le autorità bulgare vogliono puntare per il
futuro, come riferito a “Nova” da Nikolina Nikolova, viceministro bulgaro dei Lavori pubblici e dello
Sviluppo Regionale.
La Bulgaria, peraltro, intende terminare entro il prossimo marzo l’ultimo lotto di venti chilometri
dell’autostrada di Tracia, l’infrastruttura che collegherà Sofia, nella parte centrale del paese, con
Burgas, sulla coste del Mar Nero. “I nostri obiettivi a breve termine nel campo di infrastruttura sono
l’autostrada di Martiza, sul corridoio paneuropeo 10, e l’ultimo lotto di 20 chilometri dell’autostrada
di Trakiya, che speriamo possa essere ultimata entro il marzo del 2013”, ha detto la Nikolova,
aggiungendo che “dobbiamo terminare anche altre autostrade, come quelle ad alta velocità, su tutti
i corridoi paneuropei”.
Il paese balcanico, grazie alla sua posizione strategica di raccordo tra oriente e occidente, è
attraversato da ben cinque corridoi transnazionali (4, 8, 7, 9 e 10). Sono tre le imprese italiane
attive nel campo delle infrastrutture stradali e ferroviarie del paese balcanico: Astaldi, la
Cooperativa muratori e cementisti (Cmc di Ravenna) e Todini. “L’Italia può dare un contributo in
quasi tutti i settori della Bulgari: non solo infrastrutture, ma anche investimenti diretti, metalli,
cementi, eccetera. C’è molta possibilità per tutti”, sostiene la Nikolova. L’Italia, per altro, è tra i
primi dieci paesi per investimenti diretti esteri della Bulgaria.
Usando lo stesso modello di finanziamento "stiamo costruendo l’autostrada tra Belgrado e il
confine montenegrino, il cosiddetto corridoio 11. L’accordo prevede che le aziende cinesi siano
‘contractor’, però dall’altra parte il 50-60 per cento del lavoro sarà affidato a compagnia locali:
questo è per noi accettabile”, ha detto Jocic. L’Unione europea ha comunque promesso di mettere
sul piatto 240 milioni di euro per costruire un’autostrada da Nis, in Serbia, a Pristina, la capitale del
Kosovo. Afferma ancora Miodrag Jocic: “Come ho avuto modo di apprendere durante l’incontro tra
l’Alto rappresentante dell’Ue, Cahterine Ashton, il primo ministro serbo Ivica Dacic e il
rappresentante albanese del Kosovo, Hashim Thaci, l’Unione ha promesso di dare per questo
progetto circa 240 milioni di euro".
Anche se la documentazione non è ancora pronta, "si tratta di un progetto cruciale per tutta la
regione e rafforzerà le relazioni con il Kosovo, che per noi è comunque parte della Serbia”, ha
sottolineato Jocic. L’autostrada appare particolarmente importante perché fungerà da raccordo tra
il corridoio paneuropeo 10 e il corridoio 8, coinvolgendo quindi anche l’Albania e, in particolare, i
porti adriatici di Valona e Durazzo. “La parte più interessante riguarda proprio l’Albania. Ancora
non è chiaro il modello di finanziamento che sarà utilizzato. Non sono troppo ottimista, ma
vedremo”, ha concluso Jocic.
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A dare il via ai lavori della giornata di oggi sono stati Paolo Buzzetti e Luigi Salvadori,
rispettivamente presidenti di Ance e Confindustria Balcani. "Nel sud est Europeo siamo forti e
rispettati. Siamo saliti su un treno, ora non dobbiamo scendere", ha detto Salvadori. "Stiamo
crescendo in un'area vicina e in crescita come i Balcani. Le infrastrutture sono un'area ancora
deficitaria per l'Europa sudorientale. Sviluppare le infrastrutture significa servire meglio le nostre
imprese, far viaggiare più velocemente le nostre merci. L'export verso questa zona ha superato nel
2011 quello verso il Brasile e l'India", ha precisato Salvadori, aggiungendo che Confindustria
Balcani, oggi presente in sei paesi (Bosnia, Bulgaria, ex Repubblica jugoslava di Macedonia,
Moldova, Romania e Serbia), si allargherà nel 2013 anche a Croazia e Albania.
Va infine aperta una parentesi speciale per il Montenegro: il piccolo paese balcanico, grande
quanto una regione Italiana, fa del turismo, dell’energia e delle infrastrutture i punti di forza del suo
prodotto interno lordo pari a circa 3,5 miliardi di euro. Come spiegato da Giulio Moreno, direttore
dell'ufficio Bers di Podgorica, il giovane paese balcanico, indipendente solo dal 2006, si sta
imponendo sempre più come "hub" per l'importazione di energia "verde" in Italia grazie a un
progetto del valore di 1 miliardo di euro. Tramite l'interconnessione energetica sottomarina con
l'Italia che realizzerà Terna, infatti, il Montenegro potrà esportare energia "pulita" prodotta in Serbia
e in Bosnia, ma anche stimolare la produzione da fonti rinnovabili "in loco". "Si tratta di un progetto
importante che può fungere da motore per l'economia locale", ha affermato ancora Moreno. La
parte del cavo sul territorio montenegrino sarà finanziata proprio dalla Bers. (Asc)
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