Introduzione generale La programmazione delle

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Introduzione generale La programmazione delle
La coltivazione dei piccoli frutti in agricoltura biologica
Introduzione generale
A chi li venderò il mio prodotto?
La programmazione delle fasi di
commercializzazione
L’aspetto commerciale diventa centrale perché, in funzione del mercato di riferimento,
occorre strutturare gli impianti e scegliere superfici da impiegare e da destinare alle
rispettive tipologie di colture, oltre alle varietà e ai relativi sesti d’impianto.
Qual è la prima discriminante? Sicuramente i quantitativi che teoricamente produrremo.
Chiaramente questi si valutano in funzione della tipologia di terreno e alle superfici
disponibili.
Oggi è necessario, per ottenere risultati soddisfacenti nella commercializzazione, poter
disporre di almeno tre dei quattro prodotti principali. Se volessimo pensare ad un paniere
ideale si potrebbe ripartire la produzione approssimativamente nelle seguenti percentuali:
40% lampone rosso
30% mirtillo gigante americano
20% mora
10% ribes rosso/bianco
Questo criterio non vale solo per la grande distribuzione o per i grossisti medio-grandi, ma
anche per clientela al dettaglio come ristoranti e pasticcerie che, quando acquistano frutti di
bosco per proporli alla propria clientela, pensano in gran parte al misto bosco, combinando
insieme sapori e colori. Inoltre molte tipologie di clientela hanno la necessità di ricevere
quotidianamente la merce.
Per poter sostenere queste richieste è necessario:
- aver organizzato una filiera competitiva: una superficie coltivata adeguata ( oltre i 10.000
mq ) non basta;
- fare opportune scelte varietali che assicurino, attraverso una maturazione a scalare,
prodotto tutti i giorni (per i lamponi per esempio la presenza sia di varietà unifere che di
varietà rifiorenti; per i mirtilli varietà precoci, medio-tardive e tardive)
- avere contatti sicuri per la vendita (la velocità di commercializzazione è fondamentale,
infatti entro massimo di due giorni i lamponi vanno venduti e una settimana per gli altri
prodotti);
- pensare ad una logistica adeguata (celle frigo, camion frigo);
- reperire personale capace e in numero sufficiente per coprire le fasi fondamentali della
filiera: raccolta (che avviene manualmente) confezionamento (in gran parte manuale),
consegne.
Siamo di fronte ad un’azienda di media struttura capace di adeguarsi al mercato e di poter
sostenere anche fluttuazioni di vendita.
Fino a 5000/8000 mq, possiamo definire la coltura di tipo familiare. Cambia completamente
il criterio di commercializzazione, la tipologia di clienti, e di conseguenza il carico di
personale oltre che sesti di impianto e le varietà scelte.
Bisogna comunque programmare la fase di commercializzazione perché ci possono essere
picchi produttivi con la difficoltà conseguente della gestione della frutta.
A tal proposito, spesso, anche nelle piccole-medie aziende alla vendita del fresco, viene
affiancata anche la produzione di trasformati che consentono di valorizzare anche il
prodotto invenduto o l’eccesso di frutta nei periodi di carico produttivo.
Completamente diversa è invece la gestione di un impianto pensato principalmente per la
produzione di frutta da destinare alla produzione di trasformati: succhi, confetture, gelatine
etc.
La scelta dell’impianto, la tipologia di varietà con i conseguenti carichi produttivi, verranno
decisi in base alla caratteristica dell’impianto (laboratorio) di trasformazione e alla
disponibilità di personale. Ad esempio in un impianto di questo tipo, che non ha come
priorità la commercializzazione del prodotto fresco, ha senso impiantare soluzioni varietali
non con maturazione a scalare ma con maturazione della frutta concentrata in un periodo
medio breve. Inoltre su impianti estesi diventa opportuna la raccolta meccanizzata.