Il senso della comunità potrà liberarci dal male
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Il senso della comunità potrà liberarci dal male
LA SICILIA 40. SABATO 13 DICEMBRE 2014 RAGUSA Santa Croce E alla fine spuntarono le luminarie e un albero ALESSIA CATAUDELLA DAVIDE E VERONICA, IL PADRE E LA MADRE DI ANDREA LORIS STIVAL: CON RUOLI E RESPONSABILITÀ DIVERSE, SONO I PROTAGONISTI DELLA TRAGEDIA DI SANTA CROCE CAMERINA. Il senso della comunità potrà liberarci dal male l’analisi Partire dagli sguardi sperduti dei nostri bambini aiuta anche gli adulti ad essere ricondotti alla realtà MARIO TAMBURINO «Tu, mamma, mi dici sempre di stare attento agli estranei -osserva Leo, nove anni- ma quel bambino è stato ucciso nella sua casa, dalla sua mamma». Arditt, otto anni, alla maestra che nel pomeriggio lo aiuta a fare i compiti rivela la sua paura più profonda: «Quel bambino, forse, era molto cattivo, perché la mamma lo ha ucciso». Adesso che tutto sembra accertato, ora che nulla è sicuro, come spiegare quanto è accaduto a due passi da casa nostra ai nostri figli? Come rispondere alle loro paure anche quando ciò che dicono non termina con un punto interrogativo? Partire dai loro sguardi sperduti aiuta, paradossalmente, anche gli adulti ad essere ricondotti alla realtà. Dalle loro parole emerge, infatti, il dramma di chi si è immedesimato con gli occhi innocenti del piccolo Loris Andrea Stival e non può sporcare tutto con la morbosità untuosa capace di trasformare le domande che nascono da una tragedia in una ridda di curiosità da salotto di un reality show. Dai fatti che hanno sconvolto Santa Croce, però, continua a diffondersi un alito malsano che infetta tutto e tutti. Si tratta del soffio del sospetto che ha sfiorato quanti si sono messi alla ricerca di Loris alla notizia della sua scomparsa, i conoscenti e la città intera e che, infine, ha assunto la forma del dubbio radicale che si è insinuato nel cuore della certez- GENITORI E FIGLI. Oltre all’orrore per la tragica fine del piccolo Andrea Loris Stival e agli inquietanti risvolti che l’inchiesta porta alla luce, un altro aspetto preoccupa genitori ed educatori: come spiegare al proprio figlio o al proprio alunno che una madre può arrivare a uccidere il proprio figlio? Sul delicatissimo tema si stanno spendendo a Santa Croce psicologi ed esperti, ma l’argomento è sicuramente di rilevanza senza frontiere. za di ogni famiglia: il rapporto generativo tra madre e figlio. «Eppure ero stata attenta» racconta la mia collega, anch’essa con un bimbo piccolo. Aveva accuratamente evitato tutti i talk show e le trasmissioni che, in diretta tv, hanno cercato di saziare la brama di notizie e di particolari decisivi ed inutili dell’infanticidio per non inquietare il figlio. Ma è bastato prendere la strada sbagliata, quella solita, per ritrovarsi davanti il muro ineludibile delle sirene accese, dei flash dei fotografi, dell’assedio dei giornalisti all’apparire di quella figura di donna che veniva portata via dalla Questura di Ragusa perché l’ombra di quel male avvolgesse anche il suo Federico. «L’hanno arrestata! »; «E stata lei, la madre, lo ha ucciso proprio lei». «Ma si sono sbagliati - ha esclamato Fede con gli occhi stralunati - una mamma non fa queste cose». La sintesi di una mente di un bambino di otto anni riassume tutto il senso dell’angoscia generato da quanto successo: esiste ancora un luogo in cui la sua vita è al sicuro? Non sempre ciò che è disumano viene compiuto dall’orco delle favole che l’eroe buono uccide e cancella per sempre. In certi casi, ha il volto rassicurante della “normalità”, e per affermarlo non c’è bisogno di dare per definitivo e scontato quanto imputato a Veronica Panarello. Gli occhi dei bambini ci guardano e scuotono nel profondo anche l’ultima certezza degli adulti. L’idea della nostra IN UN ANGOLO. L’albero di Natale installato in piazza Vittorio Emanuele: quest’anno resterà in un angolo. autonomia, la presunzione di essere certi di volere sempre il bene dei nostri figli e di poterlo compiere. Ci scopriamo vulnerabili, fragili, impotenti come l’occhio delle telecamere di Santa Croce, che registrano ogni dettaglio e non vedono niente, lasciandoci con le nostre analisi vuote come chiacchiere. Eppure è necessario cercare un significato a ciò che accade o, almeno, un modo per non anestetizzare le domande che sgorgano da quel taglio nella nostra carne provocato dalla morte del piccolo Loris affinché essa non sia stata inutile. Innanzi tutto per i suoi compagni. Il luogo di questo inizio di ricerca è la scuola. E quale significato può mai nascondersi in questo orrore che sembra chiedere solo pietà e silenzio? Solo per aprire un percorso di riflessione si potrebbe affermare, innanzitutto, che la comunità locale debba tornare a prendere coscienza della propria responsabilità sociale come luogo in cui ci si aiuta a cogliere i segni di del disagiodegli adulti e dei bambini e che non considera estraneo nessuno, neppure chi in quel contesto non è nato. In secondo luogo, quando anche il capriccio assurdo o le tenebre della folliaavessero oscurato davvero la mentedi un genitore sino a volere annichilirela cosa più cara; quando il desiderio di “fare giustizia” soffoca nell’angustia della nostra misura incapace di ridare la vita a coloro i quali è stata strappata, allora, forse, ci restano due sole alternative. O cedere al nichilismo di quella insensatezza ultima che il dolore innocente grida disperatamente (ma allora tutto è inutile, primo fra tutti il ritornare tra i banchi). Oppure, proprio in questi giorni, sorprenderci per la compagnia diun Dio fattosi bambino per mostrare, anche a Veronica Panarello anche a Davide Stival, che la Sua giustizia è un amore capace di rifare nuove le cose che sono state distrutte. A quel Dio, nel realismo della nostra infinita fragilità, possiamo ancora chiedere, piccoli e grandi, «per favore, liberaci dal Male». “ Torni luogo in cui ci si aiuta a cogliere i segni del disagio Due sole alternative cedere al nichilismo che il dolore urla ... o il conforto di un Dio fattosi bambino che rinnova ciò che distruggiamo SANTA CROCE CAMERINA. Ma chi se la sente di festeggiare il Natale? Non dopo questa tragedia. Il piccolo Andrea Loris è il pensiero fisso di tutti a Santa Croce Camerina. Nessuno ha in animo di rendere spensierate le giornate che avvicinano alla festa più bella dell’anno. Il ricordo di quanto accaduto è ancora vivo, troppo fresco perché si possa far finta di niente. Eppure, nelle ultime ore, qualche timida luce, uno scintillio colorato, è arrivato. E’ spuntato pure l’albero, in piazza Vittorio Emanuele. Un segnale. Non per la comunità degli adulti quanto per i bambini. A loro il Natale non sarà negato. Per evitare di rimanere traumatizzati. Poche luci e un albero modesto, ma significativo. Sta all’angolo, in una postazione inusuale rispetto a quella del passato. Tradizione lo vuole, infatti, al centro l’albero di Natale della piazza grande, ma non quest’anno che si piange un bimbo della comunità. Con sobrietà e compostezza, svetta proprio davanti alla chiesa madre, sul lato destro, ma non invade il prospetto del lastricato dell’agorà. A stento lo si nota perso tra il verde degli alberi di Schinus, avvolti a loro volta da piccole lucette dorate. Il Natale non poteva sparire del tutto rendendo greve l’atmosfera più di quanto non sia già. È tutto ciò a detta degli esperti che in queste settimane hanno espresso le loro opinioni circa la gestione del momento: “Non celebrare il Natale un errore pesante”. Ecco perché è stato deciso di non mortificare, comunque, la festa più attesa. E le prime luminarie sono state accese così da rendere il paese più vicino alla possibilità di fare vivere ai piccoli quella magia che, di solito, in casi come questi si respira. Lo hanno chiarito in modo inequivocabile da palazzo del Cigno i rappresentanti dell’esecutivo cittadino retto dal sindaco Franca Iurato. Anche perché, ed il caso di sottolinearlo, i bambini di Santa Croce Camerina stanno dimostrando una maturità quasi disarmante. Hanno perso un amichetto, in un modo che molti di loro probabilmente stentano a realizzare. Però sanno che Loris non c’è più, e che ha bisogno, ovunque si trovi, della loro vicinanza. E’ la stessa che è apparsa ieri nel manifesto affisso all’ingresso di tutte le scuole di Santa Croce. Di colori vivaci e sereni, tra le righe parla del vuoto che attraversa, da due settimane ormai, ogni banco. Il messaggio arriva dagli studenti dell’istituto “Psaumide di Camarina”, dal dirigente scolastico Giovanna Campo, dal Dsga. Ma pure dai docenti, dal personale Ata, e, naturalmente, da tutti gli alunni e famiglie che piangono Loris. E’ piccolo ma significativo. Passando da quelle parti impossibile non notarlo: “Sgomento e dolore attanagliano i nostri cuori – si legge nel manifesto affisso sul muro delle scuole – la rabbia graffia le nostre anime e lacrime amare sgorgano dai nostri occhi. Seppure addolorato, però, dobbiamo guardare nel profondo del nostro cuore, in quell’angolo non offuscato dal male, per scorgervi la gioia della speranza, del ricordo e dell’amore dato e ricevuto”. E su Facebook c’è chi condanna e chi assolve Veronica NOVEMILA CONTATTI. Nella MEDIA. A due settimane dalla tragedia non si attenua l’eccezionale attenzione di tutti gli organi d’informazione sulla morte del piccolo Andrea Loris Stival. Tutti i sospetti sono per la madre, ma spunta anche una fazione «innocentista». SANTA CROCE. Quasi novemila contatti in meno di quarantotto ore. Lilkes e immagini, video e tributi. C’è tutto questo tra i post della pagina nata su Facebook “Giustizia per Andrea Loris Stival”. Che la rete avesse dedicato tutto il suo affetto al piccolo santacrocese è cosa nota. Dal primo momento, anche per cercare quel bimbo perso tra le lancette di una mattinata di scuola, si erano attivati tutti gli internauti che avevano avuto modo di apprendere della sua sparizione. Sono state ore di apprensione anche tra un profilo piuttosto che un gruppo, perché internet corre più veloce di ogni fonte ufficiale. Chi era Loris, ora che, si sa, non c’è più, lo vuole scoprire tutto il mondo di internet. Perché la triste sto- pagina «Giustizia per Andrea Loris Stival» tra tensioni, deduzioni e sfoghi ria del bambino, di otto anni appena, non può essere taciuta, perché non può e non deve ripetersi nulla di simile di qui in avanti. Tante mamme e zie, ragazze lo dicono. Si scambiano notizie, informazioni. Ogni nuovo lancio di agenzia è un post da condividere per capire come stanno andando le cose, sperando che la verità possa venire presto a galla. “Tutti increduli che una mamma possa aver ucciso il proprio figlio, ma quanti casi in precedenza, quanti ne stiamo sentendo? Ora il nostro grido è uno solo: “I Bambini non si toccano”. Lo grida la pagina web. C’è tanto tra quei click, pure le parole di Giovanni. Lui entra nel merito di elementi che ancora convincono poco i più. Lo dice lui: “Ma con il dolore che una mamma ha per la perdita di un figlio, la preoccupazione più grande era quella di consegnare delle fascette mai chieste dalle maestre? Sono perplesso”. Rosy e Milly, le amministratrici, controllano che tutto possa gestirsi con ordine nel- IL NECROLOGIO DEI BIMBI DELLA PSAUMIDE la pagina web. I dubbi sono ancora tanti e il rischio di parlare a sproposito è grosso. “Voglio essere chiara una volta per tutte – scrive Milly - questa pagina è nata per il piccolo Loris ed andrà avanti con uno slogan: “i Bambini non si toccano”. Evitiamo i finti moralisti. Chi non è d’accordo è liberissimo di abbandonare la pagina, vi ricordo che non sono stata io a chiedervi di accedere, ma voi di vostra spontanea volontà”. C’è pure chi difende Veronica Panarello a spada tratta. Una donna è incapace del male peggiore al proprio figlio. Lo dice la legge della natura. E poi c’è quel Qualcuno che ipotizza. Sente dalla tv, cerca di capire come possa essere andata. Così Anna Maria, che scrive a “ I bambini non si toccano: chi non è d’accordo non perda tempo qui muso duro, non usa mezzi termini, e ha già deciso: “Non è stato un momento. L’ha premeditato, lo conferma il fatto che abbia messo la macchina nel garage. Quindi aveva già intenzione di infierire su quel povero angioletto. Dio mio che pugnalata al cuore, come si fa?? Io ho tre figli e neanche solo il pensiero di dare uno schiaffo mi sfiora la mente piuttosto pongo fine alla mia esistenza io da sola”. Senza filtri, internet, senza bavaglio. L’umore è alto, la tensione, le impressioni, non si fermano. Saranno ancora centinaia i contatti che avranno forte il bisogno di dire la propria verità. In attesa che possa maturare l’unica, incontrovertibile, la sola. A. C.