Economia sommersa - Ludwig von Mises Italia
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Economia sommersa - Ludwig von Mises Italia
L’ECONOMIA SOMMERSA di Hans Sennholz 1. Lavorare nel sommerso C’è un mondo in fibrillazione ed eclissato, dove negoziazioni e prestazioni d’opera hanno luogo senza la formalizzazione della documentazione richiesta dall’istituzione tributaria e sono compensate con la moneta più liquida esistente, difficilmente tracciabile dalla macchina burocratica dello Stato. Questo mondo si chiama “economia sommersa”, ed è antico quanto il governo. Fa parte della natura umana, che identifica l’essere umano come un individuo che seleziona tra alternative. Davanti alla prospettiva dell’operato ispettivo degli agenti fiscali, l’uomo potrebbe scegliere il mondo sommerso. Nell’antichità, la maggioranza dei governanti erano tiranni che decidevano quali dovessero essere le leggi e opprimevano i loro sudditi. Stabilivano prezzi legali ed “equi” per il lavoro e i beni. E imponevano questi prezzi discrezionalmente, ricorrendo al terrore. Le persone o pativano la degradazione o si arrischiavano a fuggire in qualunque modo e verso qualunque luogo. Molti sceglievano il mondo sommerso o emigravano, in cerca di condizioni meno soffocanti. Sfidavano gli editti delle dinastie egizie e degli imperatori romani. Sfidavano le intimazioni dei signori feudali. Incrollabile nella sua natura, l’uomo agente è costantemente influenzato dal mondo intorno a sé e costantemente reagisce alle sollecitazioni o imposizioni del mondo. Nella nostra era, l’uomo è nuovamente un suddito sotto l’occhio inquisitore del governo. Suggestionato da antiche nozioni e superstizioni, l’uomo continua a dipendere dalle prescrizioni e dai regolamenti dei governanti. Quando l’intervento della struttura governativa non lo soddisfa più o lo danneggia, egli è lento nell’abbandonare queste nozioni e superstizioni. Può aggrapparsi ad esse con irriducibile ostinazione, ma può anche evitare gli effetti nocivi trasgredendo, evadendo e fuggendo. Può scegliere la via del “mercato nero”, dove le transazioni economiche violano il controllo dei prezzi e le misure di razionamento. O può anche scendere nel mondo sommerso dove gli editti politici sono ignorati e l’esigibilità fiscale è aggirata attraverso negoziazioni verbali e pagamenti in denaro contante. L’economia del mondo sommerso deve essere distinta nettamente e inequivocabilmente dalle attività criminali di quello stesso mondo; ai funzionari governativi piace massificare. Essi sono sempre desiderosi di generalizzare, accomunando organizzazioni criminali e produttori sommersi. Sia le organizzazioni criminali sia i produttori sommersi deliberatamente violano determinate direttive di funzionamento del sistema sociale e sfidano l’autorità politica. Ma differiscono radicalmente nel ruolo sociale: il mondo sommerso ospita criminali che, dediti a corruzione, frode ed estorsione, affliggono intenzionalmente la società, ma consiste anche di cittadini che cercano rifugio dagli abusi del governo. Sono datori di lavoro e lavoratori che, offrendo servizi senza placet governativo o bolla identificativa, non informano l’autorità pubblica sui loro affari. Le attività sommerse possono essere divise in quattro categorie: - attività il cui profitto non è dichiarato all’autorità tributaria; - produzione che viola una o più disposizioni governative, quali concessioni statali o autorizzazioni, regolamentazione dei prezzi dei beni e dei servizi offerti dalle public utility, provvedimenti in materia di accertamento, legislazione relativa ai marchi, al lavoro, al sistema bancario, alla moneta, norme sull’attività agricola, controllo delle esportazioni e delle importazioni, controllo della produzione e della distribuzione di energia, etc. Evasione o non evasione delle imposte, chi contravviene a queste disposizioni, nascondendosi all’ossessione indagatrice degli ispettori governativi, è fuori legge; - attività economica esercitata da persone che beneficiano del welfare. La loro libertà di lavorare è fortemente condizionata; - attività produttiva esercitata da stranieri irregolari [1]. Anche se pagassero l’imposta sul reddito e altre tasse, una volta usciti dal mondo sommerso sarebbero espulsi dal Paese. 2. Lontano dagli Esattori Una imposta è la cessione obbligatoria di una porzione di reddito o patrimonio al governo per pagare le spese sostenute dall’amministrazione pubblica nell’offrire determinati servizi; per permettere l’attuazione del trasferimento di quote reddituali ai consumatori di imposte. Una imposta nuoce alle condizioni economiche dei produttori e, pertanto, inibisce la loro capacità di consumare e investire. Decurtando gli introiti contro gli investimenti effettuati, riduce l’utilità marginale dell’investire e aumenta l’utilità marginale dello svago: fa in modo che molti contribuenti preferiscano lo svago al lavoro. È difficile stimare quanto tale preferenza sia aumentata nel corso della crescente pressione fiscale degli ultimi anni. Milioni di anziani vanno in pensione consumando i loro risparmi e i loro giorni in cerca di divertimento. A gruppi di migliaia hanno raggiunto le pasture distensive di Florida, Arizona, California e Hawaii, dove alimentano la florida industria dell’intrattenimento e del relax e accendono la fiamma, preservandola, dei prezzi del mercato immobiliare. Come reazione al sistematico incremento della tassazione, i giovani lavoratori potrebbero voler scegliere di lavorare meno ore e di apprezzare vacanze più lunghe. Molti potrebbero voler tentare di diminuire il numero di ore lavorative settimanali da quaranta a trentacinque o perfino trenta. Altri potrebbero voler avventurarsi nella ricerca di benefici esentasse, come conti spese [2], opzioni sull’acquisto di azioni [3], club membership, privilegi sanitari e assicurativi e altre innumerevoli agevolazioni. Costoro desiderano proteggersi dall’azione dell’esattore. Negli ultimi anni milioni di lavoratori statunitensi rispettosi della legge hanno trovato riparo dal fisco agendo illegalmente: sono entrati nel mercato sommerso. Elevati tassi di interesse, inflazione in aumento e crescente diffidenza nei confronti dell’apparato governativo li hanno indotti a compiere questo passo disperato. Nessuno può sapere con certezza quanti cittadini oggi [1984], negli Stati Uniti, facciano parte del mercato sommerso. Ma sappiamo che considerevoli quantità di beni e servizi sono prodotti senza essere dichiarati alle autorità statali competenti. Sappiamo che il tasso di disoccupazione è significativamente più basso di quello pubblicato dal Ministero del Lavoro. E sappiamo che il reale tasso di risparmio è significativamente più alto di quello comunemente indicato dai dati ufficiali. La tassazione abbassa l’utilità marginale del lavoro e reprime la produzione, mentre l’economia sommersa aumenta l’utilità marginale del lavoro e incrementa la produzione. Ma si corre il rischio di essere scoperti dai funzionari governativi e di essere sanzionati dalle autorità giuridiche di diritto pubblico. Il rischio è direttamente proporzionale alla produttività del lavoratore sommerso. È dunque minimo per un lavoratore comune che sta guadagnando pochi dollari “fuori dai libri contabili” nei fine settimana. La dichiarazione dei redditi, molto probabilmente, non susciterà neppure la necessità, da parte dell’IRS [Internal Revenue Service | Agenzia delle entrate negli Stati Uniti], di controllare l’“appropriatezza” della compilazione del modello. Ma l’imprenditore che nei fine settimana avesse profitti per migliaia di dollari potrebbe essere un soggetto interessante per i controllori dell’IRS. E nel caso lavori nel mondo sommerso, sarebbe multato o arrestato. È facile prevedere l’indignazione di un giudice federale e la punizione che darebbe a un imprenditore che ha evaso imposte per un milione di dollari. I diversi gradi nel rischio spiegano le diverse intensità nel business sommerso. Milioni di operai non subordinati, imbianchini, elettricisti, idraulici, tassisti, agricoltori e altri lavoratori con minima esposizione al rischio, svolgono attività legali ma, per evitare di pagare le tasse, non comunicano una parte o la totalità del loro reddito. Migliaia di medici, avvocati, contabili, appaltatori, ristoratori e piccoli esercenti manifatturieri lavorano “fuori dai libri contabili”, nascondendo porzioni di reddito ed evadendo imposte. È invece improbabile che grandi imprenditori e corporation operino in modo sommerso. Essi sono visibili non solo all’agenzia delle entrate ma anche a quei dipendenti desiderosi di comunicare le irregolarità all’agenzia stessa. Non è facile immaginare General Motors o U.S. Steel operativi nel mondo sommerso. Evasione fiscale e business sommerso sono praticamente impossibili laddove il datore di lavoro sia obbligato a trattenere imposte e contributi previdenziali dallo stipendio. Circa due terzi delle entrate tributarie dovute all’imposta sul reddito sono trattenute dai datori di lavoro e trasmesse direttamente al Tesoro degli Stati Uniti. Gli impiegati non vedono in alcun modo questa parte reddituale, che è quindi tenuta lontana dall’evasione fiscale. Inoltre, dal momento che non costituiscono loro proprietà, i datori di lavoro sono tentati solo raramente dal trattenere le quote. La procedura della trattenuta però, se da una parte garantisce entrate sicure all’amministrazione statale, dall’altra tende ad “arruolare” un numero sempre maggiore di lavoratori nel mondo sommerso. Infatti, sebbene la procedura della trattenuta avvantaggi l’autorità, consentendole di non confidare necessariamente nella dedizione tributaria dei lavoratori, che non possono evadere, essa crea una visibile differenza tra reddito al netto delle imposte e reddito sommerso: mano a mano che la quota trattenuta aumenta, questa differenza tende a essere più accentuata, il che potrebbe indurre un numero sempre crescente di lavoratori a cercare impieghi non tassati nel mondo sommerso. Un elettricista che vede il 30–40 percento dei suoi guadagni trattenuto potrebbe elevare il suo reddito netto e migliorare il suo standard di vita lavorando autonomamente e fuori dai libri contabili [4]. L’economia sommersa è florida ovunque i contribuenti ritengano che i prelievi governativi siano esorbitanti e iniqui. Il funzionamento dell’economia sommersa non esige ricevute scritte, conti bancari e altri tipi di evidenze a dimostrazione dell’esistenza [fiscale] di un business. La realizzazione di questa economia si fa gioco della previsione popolare che vede gli Stati Uniti in direzione di una “società senza denaro contante” alimentata da carte di credito e trasferimenti bancari elettronici. Il mondo sommerso, vedendo il fiorire del denaro contante, punta invece a un’ “economia di solo denaro contante” dove gli agenti economici evitano i depositi bancari [5]. In fondo, la IRS ha accesso alla totalità dei dati registrati nelle banche e opera controlli casuali guidata dal principio assiomatico secondo cui i depositi bancari costituiscono reddito imponibile. È facile prelevare l’imposta sul reddito applicandola su tutti i conti bancari. Ed è altrettanto facile sanzionare e imporre il pagamento di interessi [more], a meno che il contribuente non sia in grado di dimostrare in modo convincente che i suoi depositi derivavano da prestiti, bonifici o altre acquisizioni lecite. All’alba dell’imposizione federale sul reddito, quando i tassi erano moderati, il meccanismo funzionava particolarmente bene per il Tesoro. Un numero ragguardevole di contribuenti adempiva i suoi obblighi tributari. Ma l’aumento della pressione fiscale, unitamente all’inflazione crescente, causò un cambiamento rilevante. L’interazione tra l’inflazione e la progressività della tassazione reddituale demotivò sempre di più il contribuente, incoraggiandolo a rifugiarsi nel mondo sommerso. L’inflazione accresce i redditi nominali, trascinando il contribuente in livelli marginali di contribuzione fiscale più elevati. Dal 1965 al 1980 il tasso tributario marginale [6] per una famiglia di quattro persone con un reddito medio è cresciuto dal 17 al 24 percento [7] [8]. Ora si sta probabilmente avvicinando al 30 percento, sebbene il reddito reale stia diminuendo costantemente. Per il reddito medio doppio il tasso tributario marginale è cresciuto dal 26 al 43 percento, e forse ora è al 50 percento nonostante la riduzione del tasso del 1981. Per evitare o limitare l’abbassamento dello standard di vita molti contribuenti si sono rifugiati parzialmente o totalmente nel mondo sommerso dove il tasso tributario effettivo è zero. Nei prossimi anni della furia inflazionistica risultante dai mostruosi deficit attuali, l’interazione tra inflazione e tassazione potrà infliggere un duro colpo all’’economia regolamentata e fiscalizzata, fortificando quella sommersa [deregolamentata e defiscalizzata]. 3. Regole e requisiti aggirati La tassazione progressiva federale e statale, in combinazione con gli elevatissimi tassi inflattivi, alimenta fortemente l’economia sommersa. Ma la ragione primaria delle iniziative commerciali sommerse non è tanto l’evasione fiscale, quanto il diritto inalienabile alla vita e alla proprietà, cioè il diritto a sostenere vita e proprietà attraverso il lavoro onesto. Il diritto alla vita e alla proprietà è un diritto fondamentale che antecede e destituisce ogni regola tesa a negarlo: precede le leggi che irrigidiscono i salari verso il basso, le leggi che regolamentano le autorizzazioni commerciali, le leggi afferenti al funzionamento delle organizzazioni sindacali e molti altri imperativi [della cosiddetta legge] che ostacolano il diritto a lavorare. È indubitabile che l’economia sommersa sia in sostanza occupazione. Quando e dove il governo causa disoccupazione, il mondo sommerso offre innumerevoli opportunità: offre lavoro a coloro che sono ufficialmente disoccupati; offre lavoro malgrado sia assediato dai funzionari governativi e dai loro portavoce nei media; funziona egregiamente nonostante sia intralciato da un sistema legale che non solo nega protezione alle parti negoziatrici, ma minaccia anche di multarli e sbatterli dentro. Le leggi sulla retribuzione minima consistono in intimazioni emanate dal governo atte a prescrivere il diritto a ricevere un compenso non inferiore a quello legalmente statuito. Se non è possibile l’ottemperanza a tali imperativi, la prestazione lavorativa non può avere luogo. Questa coercizione può però negare a milioni di persone il diritto di lavorare, che corrisponde al diritto essenziale di dedicare le proprie risorse alla conservazione della propria vita. Che cosa può fare un lavoratore che non abbia l’addestramento e l’esperienza necessarie per percepire lo stipendio minimo garantito? Se è giovane e in salute può unirsi alle forze armate; se è intelligente e operoso può cercare l’addestramento che gli permetta di percepire lo stipendio minimo garantito. Ma se non ha queste caratteristiche (giovinezza, buona salute, intelligenza e operosità) l’immobilizzazione di un minimo salariale obbliga l’aspirante lavoratore a una vita vuota sorretta dall’assistenza sociale. L’economia sommersa sospende questa pena, aprendo alla persona nuove aspettative e nuove opportunità. Molti cittadini statunitensi accedono al mercato del lavoro attraverso il mondo defiscalizzato. Da bambini possono svolgere piccoli lavori, guadagnando così qualche dollaro e imparando a essere premurosi, alacri e risoluti. Molti genitori sono dell’avviso che i bambini debbano lavorare per essere felici e in salute. Ma se lavorano, stanno probabilmente infrangendo la legge sul lavoro minorile. E se non compilano il modello tributario relativo all’imposta sul reddito, non adempiono gli obblighi fiscali. Sicuramente esiste un importo reddituale minimo non soggetto a imposizione; tuttavia, l’imposta sul lavoro autonomo, che prevede la formazione di fondi per il mantenimento dei benefici della previdenza sociale e del servizio sanitario nazionale, è applicata a redditi a partire da 400 USD per anno e da 1,13 USD al giorno. Diversi studenti delle scuole superiori e del college guadagnano più di questo. In un regime di stagnazione e declino della produzione, il mondo sommerso assolve una funzione socioeconomica essenzialmente benefica. Occupa milioni di lavoratori volenterosi, offre opportunità di apprendimento e addestramento e insegna l’importanza dell’iniziativa individuale. L’economia sommersa è una significativa valvola di sicurezza che allevia scontento e tensione in un mondo massacrato dai tumulti della politica. Durante gli anni Sessanta e Settanta il governo nazionale, in cooperazione con le amministrazioni statali, distrusse milioni di posti di lavoro, elevando artificialmente il costo del lavoro mediante cospicui incrementi del prelievo destinato a coprire le spese welfaristiche [9], tra cui imposte introdotte per contrastare la disoccupazione, delle spese di Workers’ Compensation [10], delle spese relative all’Occupational Safety and Health Act [11], etc. Queste intensificazioni fiscali causarono inevitabilmente il decremento della domanda di lavoro, provocando un aumento della disoccupazione e la decurtazione della retribuzione dei lavoratori occupati in conseguenza del trasferimento dei nuovi costi sui lavoratori stessi. Entrambi gli effetti, l’aumento della disoccupazione e la riduzione del salario netto, stimolarono fortemente il lavoro defiscalizzato. Molti giovani sono attratti dal mondo defiscalizzato perché particolarmente colpiti dalla stagnazione economica; reagiscono alla frustrazione e alla noia puntando ad attività defiscalizzate che, sebbene incostanti, garantiscono entrate. Imparano così ad apprezzare la loro nuova libertà e stile di vita, trasformano una necessità in opportunità per migliorare le loro abilità e acquisirne fino a sentirsi realizzati. Molti di questi giovani, ai margini della società regolamentata, sono imprenditori promettenti che non solo hanno un reddito intoccato dalle ritenute fiscali e dai costi artefatti, ma ottengono anche profitti di respiro imprenditoriale. Sono ovunque, in città e in campagna, e se ne contano a centinaia di migliaia. I produttori sommersi rivitalizzano l’economia dove il governo la imbriglia e umilia. In molti ambiti occupazionali le amministrazioni statali e locali richiedono il possesso di licenze o altri tipi di autorizzazione commerciale: questi requisiti sono finalizzati a favorire alcuni produttori a svantaggio di altri e benché siano imposti con la giustificazione di tutelare il consumatore, in realtà inibiscono la libertà di scelta e soffocano il benessere economico. Autorizzazioni e licenze deprimono l’offerta di beni e servizi e ne aumentano il prezzo. Persone sprovviste di licenza, notando l’incremento dei prezzi, potrebbero essere tentate di soddisfare la domanda di prezzi inferiori attraverso attività defiscalizzate. In molte città, una carenza di taxi autorizzati genera flotte di gypsy cab [taxi irregolari] per soddisfare la porzione insoddisfatta della domanda. Gli operatori privi di licenza devono nascondersi non solo dalla polizia locale, ma anche dagli esattori. Nella maggioranza delle comunità, severe legislazioni edilizie e requisiti abilitanti rendono la costruzione e la ristrutturazione di immobili estremamente costosi. Legislazioni e requisiti sono finalizzati a favorire gli artigiani dotati di licenza, in special modo quelli iscritti alle organizzazioni sindacali, a detrimento (a spese) di coloro che non sono iscritti e dell’utenza. Per evitare spese esorbitanti e salvaguardare la loro situazione finanziaria, molte persone imparano a fare da sé; può accadere che medici, avvocati, contabili, professori e business executive diventino carpentieri, elettricisti o imbianchini nelle loro abitazioni, spesso violando la normativa che impone le caratteristiche indispensabili per operare in un dato settore o che si rivolgano ad artigiani privi di licenza. Sebbene non sia possibile conoscere l’entità dell’attività defiscalizzata, essa probabilmente riguarda più della metà delle opere di ristrutturazione di locali abitativi. In caso di opere maggiormente visibili, la quota defiscalizzata è forse meno cospicua. Ad ogni modo, l’attività edilizia sommersa costituisce una parte rilevante dell’intero settore edilizio negli Stati Uniti. Le ditte individuali illegali stanno aumentando in tutto il Paese. Persone ufficialmente disoccupate o in pensione, studenti e casalinghe: per alcuni, l’insieme di competenze offerte attraverso la formazione di una ditta individuale rappresenta la loro unica occupazione, mentre per altri è un’entrata da aggiungere al reddito principale. Negli Stati Uniti, molti sono obbligati a far parte dell’economia sommersa a causa del Fair Labor Standards Act [12], che limita a 40 le ore lavorative settimanali ordinarie. Il rapporto retributivo ore ordinarie : ore straordinarie deve essere almeno 1 : 1,5. Ovviamente questa coercizione induce i datori di lavoro a non superare attività di 40 ore per i loro dipendenti, inibendo la produzione. Tuttavia ci sono lavoratori che sarebbero disposti a lavorare più di 40 ore alla settimana. Essi preferiscono più reddito a più tempo libero, più comfort per le proprie famiglie all’inattività. Desiderando lavorare per appagamento personale potrebbero decidere di entrare nell’economia defiscalizzata. Si stima che ¼ della popolazione lavorativa statunitense abbia una doppia occupazione. Alcuni dichiarano le loro entrate extra e pagano quindi un’addizionale imposta sul reddito federale, statale e locale, e ulteriori imposte ai fini “welfaristici”. Altri decidono di non dichiarare le entrate supplementari: essi lavorano nell’economia defiscalizzata. Alcune occupazioni e professioni hanno una lunga tradizione di economia sommersa. Molti insegnanti, poliziotti, vigili del fuoco e custodi lavorano anche come tutor, venditori, operai edilizi, autisti, etc. È ironico che nelle loro classi molti insegnanti trasmettano la sapienza virtuosa delle regolamentazioni governative quando nelle loro vite private bypassano le regole e lavorano al riparo dall’agenzia delle entrate. Molti poliziotti che arrestano e sanzionano chi viola le norme emanate dal governo, volte alla regolamentazione delle attività economiche, lavorano nel mondo sommerso quando non sono in servizio. È difficile stimare il numero di ore settimanali lavorate dai moonlighter [13] nelle loro occupazioni supplementari. Probabilmente lavorano da un minimo di poche ore durante i classici giorni lavorativi fino a un massimo di dieci o più ore nei fine settimana e quaranta nelle vacanze. Un’indagine condotta dalla National Education Association (NEA) nel 1981, rilevò che l’11 percento degli insegnanti era moonlighter. Nel 1971, gli insegnanti moonlighter costituivano il 6 percento. Un’indagine NEA nel Texas rilevò che quasi il 30 percento degli insegnanti dedicava una media di 12 ore settimanali a prestazioni supplementari [14]. Alcuni evitano il pagamento in contanti. Scambiano un servizio o un prodotto per un altro, benché il baratto violi le norme relative alla licenza e all’abilitazione e costituisca evasione fiscale: un concessionario automobilistico scambia un macinino per una riparazione elettrica o idraulica a casa sua; un dentista offre i suoi servizi in cambio di un lavoro di ristrutturazione o di una revisione della sua vecchia autovettura. Sebbene le organizzazioni promotrici dello scambio di prestazioni senza la componente monetaria avvisino i loro membri della necessità di ottenere licenze e autorizzazioni per avere l’abilitazione alla prestazione d’opera e l’obbligo di corrispondere all’ufficio tributario l’imposta sul reddito ricevuto nella transazione, molti ignorano questi adempimenti sistematicamente. I mercati delle pulci, negozi o fiere dove si vendono oggetti d’antiquariato, articoli domestici nuovi e usati, abbigliamento, curiosità, prosperano nella periferia dell’economia regolamentata: si sviluppano nelle comunità arretrate che scelgono di non imporre ordinanze governative animate dalla creazione di una filosofia restrittiva del commercio, atte, conseguentemente, alla normazione totale delle prestazioni d’opera e della vendita all’ingrosso e al dettaglio; fioriscono nei sobborghi delle aree metropolitane progressiste che soffrono a causa di questa legislazione e della suddetta impostazione filosofica che la informa. Le amministrazioni statali ingaggiano raid per la disinfestazione delle periferie, esigendo il pagamento delle imposte sulle vendite e sanzionando pesantemente i venditori che violano le norme in questione. Numerose massaie amministrano business redditizi fuori dalle loro case: usando garage e cortili per rivendere articoli acquistati altrove, trasformano questi luoghi in imprese proficue. Durante una bella giornata, da marzo a novembre, in una comunità rurale, possono esserci più negozi-garage e negozi-cortili che non business autorizzati. La maggior parte delle vendite viola palesemente le zonizzazioni previste dalla regolamentazione, l’obbligo di licenze e autorizzazioni e il possesso di determinati requisiti, nonché, last but not least, il versamento dell’imposta di vendita e dell’imposta sul reddito federale, statale o locale. Forse solo alcune massaie denunciano le entrate derivanti da negozi-cortili e negozi-garage. La maggioranza di esse, probabilmente, non sa neanche che la loro è un’attività sommersa. 4. Sfruttare il sistema lavorando nel sommerso Il sistema sociale delle dislocazioni è l’incarnazione di una società conflittuale in cui i beneficiari politici sono sempre più desiderosi di benefit e funzioni, mentre le vittime avversano ogni nuova imposizione fiscale. La battaglia delle dislocazioni si combatte su tutti i mezzi di comunicazione e su tutte le piattaforme educative, nonché negli ambienti legislativi, dove democraticamente la maggioranza rappresentativa delibera. Tra le conseguenze di questo atteggiamento vi è la reazione di fuga da parte delle vittime: esse diventano rifugiati nel loro stesso Paese, sgomenti, sconvolte, sempre in fuga dai pianificatori, esattori e burocrati. Cercano di avere reddito defiscalizzato, e si impegnano per ridurre il loro reddito imponibile in virtù di tutte le deduzioni possibili, per essere riconosciuti come creditori verso l’autorità tributaria, per usufruire di aliquote inferiori, per essere accolti tra le fila dei sussidiati o, semplicemente, per alleviare il fardello fiscale entrando nell’economia sommersa. I beneficiari e i loro portavoce [organizzazioni sindacali e gruppi di pressione] si danno con passione alla battaglia delle dislocazioni. Applaudono ed eleggono politici che legiferano nell’ambito della redistribuzione reddituale; ma le loro vittorie sono transitorie: la battaglia continua. In ogni sessione legislativa, a livello federale, statale o locale, il processo redistributivo deve essere alimentato da nuove appropriazioni e allocazioni di risorse e ci vogliono nuove vittime perché sia possibile concedere nuovi benefici. Nuove regolamentazioni devono essere formulate e messe in atto affinché il processo di redistribuzione reddituale possa avere luogo. La maggior parte dei programmi governativi welfaristici di redistribuzione si basa sulla somministrazione di un test finalizzato a determinare l’eleggibilità e il livello di assistenza. Se il reddito supera un dato livello i beneficiari non sono più compatibili, parzialmente o integralmente, con il programma di concessione dei benefici. L’individuazione del livello di appartenenza induce [da una parte, la macchina burocratica a sondare l’entità di redditi defiscalizzati dei singoli percettori esaminati, dall’altra] i percettori di reddito a non dichiarare la totalità delle loro entrate e a lavorare off-the-books. Il mondo sommerso comprende, pertanto, sia le vittime sia i beneficiari in uno sforzo comune teso al miglioramento delle proprie condizioni finanziarie. Durante le ultime due decadi il sistema assistenzialistico si è ingigantito, tantoché 54 milioni di cittadini statunitensi dipendono da esso per la quiescenza, il reddito per disabilità e il servizio sanitario. Il sistema assistenzialistico dispensa, a livello federale, mediamente 10.000 USD per coppia all’anno ed eroga mediamente 1.700 USD e 2.200 USD per beneficiario all’anno per Medicaid e Medicare rispettivamente [15]. I beneficiari perdono però 0,50 USD di benefici per ogni dollaro guadagnato, a meno che non abbiano 70 anni o più. Questa perdita potrebbe essere considerata, da alcuni cittadini, alla stregua di una imposta o sanzione, inducendoli a preferire l’inattività al reddito derivante da un impiego produttivo. Altri individui altamente produttivi come medici, dentisti, avvocati e executives potrebbero invece decidere, salute permettendo, di continuare a lavorare a dispetto dell’iniquità del sistema. Altri ancora potrebbero ignorare la regolamentazione e optare per il mondo sommerso, nascondendo il loro reddito in modo da non perdere i loro benefici. In realtà, sono pochi i beneficiari che dichiarano le loro entrate. Nel 1977, l’amministrazione, in virtù dei redditi dichiarati, trattenne benefici da 1,2 milioni di destinatari, cioè il 12 percento di quelli soggetti al test di eleggibilità [16]. Se il 12 percento dei beneficiari dichiara reddito e subisce notevoli riduzioni di benefici, quanti stanno dichiarando solo parzialmente o nascondendo i loro redditi integralmente? Operazioni redistributive in forma di pensioni, di sussidi alla disoccupazione, di supporto alle famiglie con bambini, di assistenza sanitaria, di coupon alimentari, et cetera, stimolano fortemente le attività off-thebooks. Sicuramente queste operazioni redistributive comprano anche entertainment e costituiscono un disincentivo al lavoro per i percipienti in grado di lavorare, ma non impediscono ai beneficiari di lavorare: esse, semplicemente, scoraggiano l’accettazione di occupazioni on-the-books. Lavoratori disoccupati ricevono un sussidio che ammonta a circa la metà della loro precedente retribuzione; mentre ricevono il sussidio, possono ottenere legalmente il 40 percento dei benefici settimanali che ottenevano attraverso un impiego a tempo pieno o parziale. Qualunque importo guadagnato oltre il 40 percento dei benefici è dedotto dai loro assegni governativi. Se desiderano continuare a possedere i requisiti per l’ottenimento dei benefici, i lavoratori disoccupati devono denunciare tutti i guadagni ottenuti durante la settimana per la quale si reclama assistenza pubblica: i guadagni includono cash, buoni pasto, buoni alloggio, gratuità, crediti contro acquisto e qualsiasi altro tipo di pagamento ricevuto in cambio di lavoro o servizio prestato [17]. Nella stravaganza delle statistiche governative, milioni di lavoratori disoccupati, percettori di sussidio, non lavorano neanche un giorno; sono ufficialmente senza lavoro, in attesa di tornare ad averne uno o in cerca di esso. Nella realtà, invece, molti lavorano, ma non denunciano il loro reddito all’autorità tributaria. Lavorano off-the-books così da non compromettere i loro assegni governativi. Esiste un mercato sommerso pronto a ricevere prestazioni da parte di persone che percepiscono il sussidio di disoccupazione. Queste persone offrono servizi quali cura del giardino, imbiancature, carpenteria, idraulica, elettricità, pulizie, lavaggi, cucina e babysitting. Sicuramente, alcuni di questi lavoratori denunceranno le loro entrate all’Office of Employment Security, subendo riduzioni dei benefici welfaristici; ma molti si asterranno dal denunciare le loro entrate, né informeranno l’IRS sulla reale entità dei loro redditi: preferiranno rimanere nell’economia defiscalizzata. Gli slum metropolitani sono i centri della redistribuzione e le roccaforti del mondo sommerso. Qui vivono lavoratori immigrati provenienti da altri Paesi o dalle parti rurali degli Stati Uniti. Qui vivono i neri del sud rurale e altre minoranze come messicani, portoricani e orientali. La legislazione occupazionale e la regolamentazione economica rendono tutte queste persone inutili e difficilmente assumibili. L’economia sommersa li accoglie con molte opportunità lavorative e imprenditoriali. Gli slum (bassifondi) metropolitani sono aree dove la normazione, la regolamentazione e la tassazione hanno reso legalmente impossibile la produzione; la legge della retribuzione minima proibisce l’occupazione alla maggior parte degli abitanti. Tale legislazione, conferendo immunità e privilegi alle organizzazioni sindacali, nega l’accesso al mercato del lavoro anche ai lavoratori specializzati. Licenze e autorizzazioni negano a queste persone il diritto di avviare qualunque attività; le ordinanze relative alla pianificazione territoriale impediscono la realizzazione di impianti produttivi; i controlli sugli affitti e le ordinanze sulle costruzioni edilizie vietano l’edificazione di nuovi immobili e la manutenzione di quelli vecchi; l’imposizione fiscale requisitoria trasforma asset in liability, obbligando molti proprietari ad abbandonare le loro proprietà. La situazione degli slum è ulteriormente aggravata dall’incapacità politica di distinguere l’attività sommersa promettente, che tende a migliorare gli slum, dalla delinquenza giovanile generalmente associata a questo ambiente: i costi municipali di polizia sono significativamente più elevati nei bassifondi che non in altri quartieri. Ma è difficile determinare se la funzione poliziesca sia principalmente diretta all’epurazione dell’attività economica defiscalizzata o all’eliminazione del crimine contro le persone e la proprietà. Poiché il governo non opera questo importante discrimine, non sorprende come molti giovani delinquenti non separino i due fenomeni, muovendosi così con disinvoltura da un’attività all’altra. Se non fosse per la produzione defiscalizzata, non ci sarebbe impresa nei bassifondi metropolitani: la defiscalizzazione nasce dalla natura umana, a dispetto di tutti gli impedimenti dell’autorità politica. Può anche generare attività commerciali strutturate come partnership e cooperative organizzate attraverso l’attuazione di regole sociali. Imprenditori di successo possono diventare datori di lavoro interessati ai bassifondi, offrendo occupazione e retribuzione a coloro che, per legge, non possono averle. Per i datori di lavoro sommersi il rischio di essere individuati e la severità delle pene sono probabilmente molto più significativi che non per i lavoratori dello stesso mondo: i primi devono considerare sia il rischio assunto in relazione ai vantaggi, che a loro giudizio costituirebbero una compensazione, sia la loro soddisfazione derivabile dall’offerta di un reddito a quanti, per legge, senza di loro, non avrebbero occupazione né reddito. A fronte di milioni di persone abili al lavoro ufficialmente disoccupate, ci sono innumerevoli opportunità per imprenditori competenti, disposti a dimenticare le regolamentazioni all’origine della disoccupazione. Infatti, quale esigenza è più profonda che quella di servirsi e rendere attivi lavoratori inoccupati in modo che rendano servizi utili in cambio di uno stipendio. Questi imprenditori, ignorando la legislazione sul salario minimo, pagano un compenso in cambio dell’apporto produttivo del salariato; compensi non solo intoccati dall’imposizione sul lavoro consistente nel versamento, da parte del datore, dei contributi assistenzialistici, delle imposte federali e statali per la disoccupazione e dei premi assicurativi, ma anche non amputati dalla ritenuta a opera del sostituto d’imposta. La retribuzione defiscalizzata è, pertanto, spesso più elevata di quella corrisposta nel mercato regolamentato. 5. Ad opera di stranieri irregolari Pochi, negli Stati Uniti, sanno apprezzare pienamente il valore del contributo offerto dagli stranieri irregolari al benessere economico. Milioni di stranieri irregolari lavorano negli agrumeti di Florida, California, Arizona e Texas, nei frutteti di Oregon e Washington, nei vigneti californiani e degli stati sudorientali, nelle fattorie e nelle tenute di Colorado, Wyoming e Idaho, in ristoranti, motel e hotel a New York, Chicago e Houston, e in innumerevoli altre imprese in tutto il Paese. Nessuno può sapere quanti siano. Cinque, dieci o venti milioni. Quello che sappiamo è che tutti hanno deciso di entrare negli Stati Uniti violando le leggi del Paese: sappiamo che, a dispetto di tutte le leggi e regolamentazioni, si guadagnano da vivere contribuendo alla nostra economia. Molti di loro lavorano nel sommerso. Mai come negli ultimi anni sono entrati illegalmente così tanti stranieri negli Stati Uniti. Sono stati necessari gli operati di due importanti governi per creare una migrazione di massa. Il governo messicano ha violentato e impoverito la sua popolazione, obbligando milioni di persone a oltrepassare il confine; il governo statunitense ha cercato di frenare l’ondata, rendendola illegale. L’amministrazione guidata da López Portillo [18] devastò intenzionalmente l’economia messicana. Distrusse il peso, confiscò le banche e i risparmi dei cittadini, dilapidò miliardi di dollari nella nazionalizzazione di industrie e generò una disoccupazione di massa. Rovinando l’economia messicana, l’amministrazione causò l’esodo di milioni di poveri in cerca di cambiamento. 6. Stimare la disoccupazione nel mondo sommerso L’economia sommersa rappresenta, probabilmente, la sfida più importante e pericolosa per tutti i pianificatori e regolatori di Stato. Essa sfida l’autorità e il controllo, sfugge gli obblighi tributari, trae in inganno pianificatori nelle loro deliberazioni in ambito fiscale e monetario ed è un fattore distorsivo nelle politiche relative al lavoro, alla casa, all’assistenza e all’industria. Il governo vorrebbe distruggere l’economia sommersa con ogni mezzo. Nei sistemi totalitari i lavoratori sommersi rischiano la fustigazione, l’impiccagione, la decapitazione, l’asfissia per gas o la fucilazione. Negli Stati Uniti, possono essere sanzionati e imprigionati. Molti disegni di legge sono stati presentati con l’obiettivo di eliminare l’attività sommersa: essi proponevano la punizione dei datori di lavoro per l’assunzione di stranieri irregolari, l’espulsione dalle liste dei beneficiari welfaristici e il ritiro delle note da 100 USD dalla circolazione. In una società senza pianificatori e regolatori, non ci sarebbero né l’economia regolamentata né quella defiscalizzata. Tutta l’attività produttiva sarebbe libera. La maggior parte delle analisi dell’economia sommersa indica le perdite da parte dell’agenzia delle entrate a livello federale e a livello statale. L’IRS stima di perdere, approssimativamente, 100 miliardi USD per anno: cerca, disperatamente, sempre più potere, in modo da accrescere le entrate, perseguire gli evasori e infliggere sanzioni onerose e pene inflessibili. Ma nonostante l’intimidazione e la coercizione, l’economia defiscalizzata non cessa di espandersi come se fosse animata dalle stesse forze che vogliono sopprimerla. Una riflessione lucida sull’economia sommersa getta dubbi non trascurabili non solo sulle statistiche ufficiali, ma anche sulle politiche implementate dall’autorità. Il tasso di disoccupazione è probabilmente l’indicatore economico più sensibile in ambito politico. Scuote l’opinione pubblica e influenza le linee di condotta del governo. Ma questo indicatore è basato su prospettive e assunti irrealistici: l’Ufficio Demografico [19] effettua mensilmente sondaggi demodoxalogici, intervistando 56.000 nuclei familiari al fine di determinare il tasso di disoccupazione. Se un individuo afferma di essere un impiegato o di avere una propria attività, egli è considerato occupato. Se afferma di essere in cerca di occupazione, è considerato disoccupato. Nel sondaggio del maggio 1983, 5.656 individui, cioè il 10 percento del campione, aveva dichiarato di essere disoccupato. Per l’Ufficio Demografico questa cifra equivaleva a 11,2 milioni di disoccupati su 110,8 milioni di lavoratori, cioè il 10,1 percento. I lavoratori sommersi forniscono informazioni veritiere all’Ufficio Demografico? In caso di risposta negativa, i dati relativi al tasso di disoccupazione sono fasulli. Una risposta non veritiera da parte anche solo dell’1 percento del campione di 56.000 individui dilaterebbe il tasso nazionale dell’1 percento (1,1 milioni). Una risposta non veritiera da parte del 10,1 percento metterebbe in dubbio l’intera entità: poiché nessuno può conoscere il tasso di non veridicità, nessuno può conoscere il tasso di disoccupazione. Il governo degli Stati Uniti, che fino al 1965 aveva attuato il Programma Bracero, permettendo l’occupazione di 4,8 milioni di braccianti agricoli messicani, chiuse le frontiere nel momento di maggior bisogno da parte dei messicani. L’Immigration and Nationality Act del 1965 prevedeva controlli burocratici a protezione dei lavoratori statunitensi. Conferiva al Ministro del Lavoro [20] l’autorizzazione a verificare, prima dell’emissione di un visto, che vi fosse carenza effettiva di manodopera nativa e che l’occupazione di uno straniero non avesse effetti negativi sulla retribuzione e sulle condizioni di impiego dei lavoratori autoctoni. Ovviamente il Ministro del Lavoro non ha mai emesso alcuna certificazione per gli operai industriali e agricoli. Ha invece accolto migliaia di professionisti, artisti e scienziati. Molti stranieri irregolari vedono nell’economia defiscalizzata la soluzione più appropriata. Per minimizzare il pericolo di individuazione ed espulsione essi si nascondono all’autorità. Il mondo sommerso offre lo scudo dell’anonimità, lo scudo migliore. Dato il timore di essere accusati di assunzione illegale ed evasione fiscale, molti datori di lavoro obbligano i lavoratori irregolari a pagare l’imposta sul reddito e i contributi welfaristici. Usciti dall’economia defiscalizzata, questi lavoratori devono comunque continuare a nascondersi all’autorità preposta al controllo dell’immigrazione. Il tasso di intercettazione di stranieri irregolari che emergono dall’economia defiscalizzata è decisamente più elevato del tasso di intercettazione di stranieri che rimangono off the books. Probabilmente il tasso cresce in diretta proporzione agli stranieri che emergono e rivendicano i diritti welfaristici dei residenti. Lo straniero irregolare che rivendica il sussidio di disoccupazione o l’assistenza pubblica o che manda i propri figli, stranieri, alla scuola pubblica, compromette il proprio anonimato, permettendo all’autorità di intercettarlo. Conseguentemente, la maggior parte degli stranieri irregolari ritiene che il mondo sommerso sia la soluzione migliore. Ma se i datori di lavoro li costringono a emergere attraverso la prassi del sostituto di imposta, gli stranieri irregolari tendono a stare alla larga dalle entitlements agency [21] che, in fin dei conti, sono istituzioni di carattere governativo. Milioni di stranieri irregolari hanno dilatato l’economia defiscalizzata. Anche se soltanto ½ o ¼ lavorassero off the books, il numero sarebbe notevole; motiva l’operato di leader sindacali e dei loro portavoce parlamentari che sono sempre bramosi di additare gli untori per la disoccupazione che essi stessi, invece, creano e alimentano. Imporrebbero sanzioni severe su quei datori di lavoro che assumono stranieri irregolari, introdurrebbero carte di identità nazionali, emetterebbero permessi di lavoro siglati dal governo e rimpatrierebbero tutti gli stranieri irregolari che dovessero intercettare. Altri politici, non simpatizzanti con l’economia defiscalizzata, rappresentando questa un’azione sistematica di smantellamento della loro struttura di controllo, tendono a offrire la naturalizzazione statunitense agli stranieri irregolari. Ma questi politici ignorano bellamente i perniciosi effetti della legislazione federale in materia occupazionale. Offrire la naturalizzazione significa non solo assoggettare gli stranieri alla disposizione sulla retribuzione minima e alla normazione del mercato del lavoro, fattori all’origine della disoccupazione di massa, ma anche autorizzare queste persone naturalizzate a prendere parte alla distribuzione delle rivendicazioni che paralizzano l’economia regolamentata [fiscalizzata]. Nel breve periodo, l’implementazione della naturalizzazione addizionerebbe 5–6 milioni di lavoratori ai registri di collocamento e assistenzialistici, indurrebbe milioni di persone percipienti dei frutti finanziari generati dai lavoratori naturalizzati a raggiungere i loro parenti negli Stati Uniti e innescare un’ondata di nuovi stranieri irregolari. E a dispiacere di questi promotori della regolamentazione economica, il mondo sommerso sarebbe energizzato non solo dai neocittadini fruitori del sussidio di disoccupazione e dell’assistenza pubblica, ma anche da milioni di neo irregolari. Immediatamente dopo l’implementazione del sistema di naturalizzazione, metà dei disoccupati ufficiali percepisce il sussidio. Perché queste persone non avanzano i loro diritti? Hanno esaurito le loro rivendicazioni che allo stato attuale ammontano a 55 settimane di benefici [22]? È probabile che l’assistenza pubblica o privata siano entrate nella loro vita o che lavorino off the books, ma quando l’ufficio demografico li contatta, dichiarano di essere in cerca di lavoro. Se innumerevoli individui percettori di sussidi stanno anche lavorando nell’economia defiscalizzata, non è irragionevole supporre che molti dei 5–6 milioni di disoccupati senza sussidio stiano lavorando insieme a lavoratori sussidiati. Il loro bisogno di reddito è suscettibile di essere legittimamente e umanamente irrinunciabile tanto quanto il bisogno di coloro che hanno accesso ai benefici. Il mercato del lavoro offre copiose opportunità fuori dalla mano normatrice del governo. È probabile che molti di coloro che dichiarano all’Ufficio Demografico di essere lavoratori autonomi stiano operando nel mondo sommerso. Questo risulta da uno studio dell’IRS che mostra come il 47 percento dei lavoratori classificati come “contractor indipendenti” non denunciassero alcun reddito e come il 22 percento dei contractor indipendenti categorizzati quali “professionisti” facessero altrettanto [23]. Se così tanti, secondo questo studio, si astenevano dal dichiarare i loro redditi integralmente, quanti decidevano di astenersi dal dichiarare la maggior parte o, semplicemente, parte del loro reddito [24]? Non ci sono dubbi. L’economia defiscalizzata è in grado di offrire un’occupazione permanente a milioni di individui. Questi milioni di individui si conformano spontaneamente all’adagio secondo il quale chiunque sia disposto a lavorare trova necessariamente un’occupazione. Questo adagio è identificato con il principio fondamentale dell’economia di mercato: milioni di stranieri irregolari, animati da tale principio, hanno successo; e stimolano così altri stranieri a fare altrettanto. Nell’economia sommersa i lavoratori stranieri cooperano con milioni di lavoratori nativi o naturalizzati che sistematicamente o irregolarmente, a tempo pieno o a tempo parziale, offrono prestazioni e percepiscono redditi defiscalizzati. È ozioso abbandonarsi a speculazioni intorno alla portata e alle dimensioni dell’economia irregolare. Nonostante i numerosi tentativi di economisti autorevoli quali Peter M. Gutmann [25], Stephen M. Goldfeld [26], Edgar L. Feige [27] e Vito Tanzi [28], tesi alla “misurazione” dell’economia non regolamentata, quella che ci viene proposta non è che una fisionomia inevitabilmente inadeguata dell’economia sommersa. Malgrado questa inadeguatezza, però, osservazione e riflessione ci inducono a ritenere che l’attività non trasmessa, non ottemperante alla normativa e non fiscalizzata sia causalmente connessa con i provvedimenti obbligatori integrati nella coercizione di comunicazione all’autorità tributaria in materia di business, con l’applicazione di restrizioni al commercio e con l’imposizione fiscale espropriatrice. Le pressioni esercitate dalla tassazione e dal timore di espropriazione obbligano l’individuo a cessare l’attività avviata o a rifugiarsi nel mondo sommerso. Sappiamo anche che l’attuale avanzamento, in direzione di un controllo governativo totale, determina la fioritura della defiscalizzazione. La stagnazione e il deperimento dell’economia regolamentata si accompagnano, di necessità, a una costante intensificazione di quella irregolare. Hans Sennholz – The Underground Economy Traduzione di Stefano Musumeci Note del traduttore: [1] T1 illegal aliens. Un illegal alien è un forestiero senza visto o con visto scaduto in un Paese che richiede il permesso ufficiale a soggiornarvi, o nel caso il Paese in cui si trova non necessiti di tale autorizzazione, un forestiero che ha superato il periodo consentito di soggiorno. Libey [2] T1 expense accounts. Il dipendente riporta all’ufficio amministrativo dell’impresa per cui lavora le ricevute di acquisti da lui effettuati. Questi acquisti devono essere documentati in modo che siano riconoscibili come afferenti al lavoro e non spese personali del dipendente. Gli importi del conto spese consistono in denaro fornito al dipendente e che non fa parte del reddito imponibile del dipendente. Ad ogni modo, la documentazione richiesta per l’annoveramento dell’importo dell’acquisto in un conto spese è generalmente soggetta a un margine di interpretazione direttamente proporzionale al grado di deducibilità dall’imponibile dell’azienda e direttamente proporzionale alla difficoltà di separarla dalle spese personali del dipendente. Più quella spesa è deducibile dall’imponibile societario ed è difficile separarla dalle spese personali del dipendente, più è soggetta a un margine di interpretazione. Ad esempio, il carburante concesso al dipendente per motivi di lavoro potrebbe essere parte del conto spese anche se quel carburante è usato per motivi personali come l’acquisto di prodotti alimentari. Potendo ammettere che la vita del dipendente dipende dal suo lavoro, potendo ammettere che è difficile separare il carburante aziendale da quello personale e vigendo il “diritto” dell’imprenditore di dedurre la totalità della spesa per il carburante, ad esempio in caso di car leasing, la spesa per il carburante sarà sempre compensata da un rimborso totale con il risultato che il prezzo del carburante è pagato dai contribuenti e che l’autorità fiscale sta avvantaggiando il business del car leasing. Libey [3] T1 stock purchase options. Il dipendente aziendale è autorizzato mediante l’adesione a una proposta aziendale mirante alla ricomposizione della sua retribuzione ad acquistare azioni societarie a un prezzo scontato rispetto al prezzo di mercato. Queste acquisizioni godono di evidenti benefici fiscali. Ad esempio, una volta esercitata l’opzione, in caso di apprezzamento dell’azienda il reddito monetario derivante si materializza senza mai essere stato tassato nel corso della sua evoluzione. Libey [4] T1 off the books. L’espressione fuori dai libri contabili, usata anche in precedenza, necessita di una chiarificazione in quanto senza opportune riflessioni sembra che la contabilità sia una procedura specifica unicamente di attività adeguatamente fiscalizzate, cioè soggette alla sistematicità del prelievo fiscale in accordo con le regolamentazioni tributarie applicate in un sistema sociale. Tuttavia, fermarsi alla superficie provoca l’idea fallace e distruttiva in termini di prosperità che fisco e contabilità siano due nozioni e funzioni indissolubilmente legate. La verità è che il calcolo delle entrate e delle uscite è strutturalmente ineludibile nello svolgimento di qualsiasi attività. L’economia sommersa evidentemente ha una contabilità, ma è una contabilità defiscalizzata, cioè che non integra i prelievi tributari. Sono dell’avviso che questa delucidazione sia indispensabile in quanto non provvedere a specificare la necessità strutturale della contabilità in qualunque situazione commerciale rischia di presentare al lettore la legittimità contabile solo quando e se la contabilità presenti la componente tributaria. La superfluità della componente fiscale per la legittimazione di una relazione commerciale deve naturalmente valere anche per la contrattazione. L’accordo tra le parti vale non in virtù della presenza della componente tributaria nella negoziazione, ma indipendentemente da essa. Un accordo economico, che prevede cioè lo scambio di prestazioni, è tale in quanto le parti in gioco accettano le condizioni di cooperazione elaborate da loro medesime. Il fatto che successivamente una parte tradisca le condizioni e si faccia forte della riluttanza o impossibilità dell’altra parte di rivolgersi all’apparato della giustizia perché la giustizia vede come un crimine l’assenza della componente fiscale nell’accordo economico, non significa che un accordo debba essere riconosciuto tale solo in quanto preveda la conformità con le norme tributarie. Un accordo economico è tale semplicemente in virtù dell’accettazione dei termini da parte degli agenti in gioco. L’osservazione di Sennholz riguardante l’inesistenza o indesiderabilità di «ricevute scritte» (written receipts) nell’economia sommersa non può riferirsi alla refrattarietà della relazione negoziale e della cooperazione. La ricevuta è semplicemente una nota che attesta la stipulazione di un accordo tra due parti. È importante aggiungere che la criminalizzazione di relazioni non rispondenti alla normazione fiscale può costituire un danno perché potrebbe indurre alcuni individui a non adempiere agli obblighi contrattuali in quanto la parte lesa sarebbe restìa a rivolgersi all’apparato della giustizia. Tuttavia, una compensazione di questa situazione indesiderabile è rappresentata dal fatto che il rischio di danneggiamento o distruzione della reputazione della parte disonesta contrasta la tentazione di non adempiere l’obbligazione. Libey [5] Occorre una puntualizzazione sul significato di denaro contante (cash). L’espressione indica un mezzo di scambio totalmente liquido, pronto a essere dato in cambio del bene ricevuto. La liquidità denota un’immediata accessibilità al mezzo di scambio e quindi la possibilità di acquisire all’istante i beni desiderati. Nella parafrasi più spontanea e popolare cash sono le banconote, in quanto le banconote rappresentano moneta che l’utilizzatore può ottenere senza dover ricorrere alla vendita di asset particolarmente illiquidi. Noi però preferiamo riferirci alla definizione finanziaria che identifica la moneta cash con moneta liquida. Anche un conto corrente (checking account o current account) è decisamente liquido fino a che permette l’esecuzione di trasferimenti di importi e fino a che il ricevente, confidando nell’accettazione delle unità di moneta scritturale da parte degli altri agenti economici e nella certezza di poterle trasformare istantaneamente in banconote da utilizzare nelle piccole transazioni della quotidianità, non ha motivo di rifiutarle. Dal mio punto di vista, la necessità di evitare conti bancari, sebbene garantiscano la funzionalità sopradescritta, si presenta solo quando le istituzioni bancarie – come Sennholz specifica a conclusione del paragrafo—sono attori conniventi con l’organizzazione statale e quindi collaborano con le autorità fiscali rivelando informazioni sui loro clienti. Se le banche non costituiscono un canale di comunicazione con l’agenzia delle entrate e se non deludono il meccanismo di spostamento di unità monetarie scritturali tra conti e la loro trasformazione in banconote, non c’è ragione di evitarle. L’espressione cash only economy è inappropriata perché cash è il denaro liquido, pronto nel corso di una transazione. È irrilevante che la funzione liquida offerta da un conto bancario sia soggetta alla disparità tra depositi effettivi e unità monetarie create (il cosiddetto dispositivo della riserva frazionaria). Quello che conta è l’identificazione di un dato strumento monetario con la possibilità di essere utilizzato ex tempore, senza bisogno di procedere all’attuazione di scambi finalizzati alla conversione di uno strumento illiquido in uno liquido. Sarebbe più corretto dire che, in conseguenza della continua costruzione di una complicità tra banche e stato, gli agenti economici preferiscono non usare il denaro creato dalle banche perché le operazioni eseguite con tale denaro sono altamente suscettibili di essere controllate illecitamente e discrezionalmente dall’istituzione tributaria. Libey [6] Illustriamo il significato di tasso tributario marginale (marginal tax rate) attraverso un’esemplificazione di calcolo degli obblighi tributari nel 2011 da parte di un agente economico il cui reddito annuale ammonta a 90 000 USD. Innanzitutto occorre visualizzare la discretizzazione o schematizzazione della progressività dell’anno considerato, cioè la divisione in coefficienti di tassazione o categorie fiscali (tax bracket) o tassi tributari legali (statutory tax rate) a seconda dell’entità reddituale imponibile (taxable income) specifica di quell’anno. Fonte. Tax Foundation | U.S. Federal Individual Income Tax Rates History, 1913–2011 (Nominal and Inflation-Adjusted Brackets) | US–DC 2011. La categoria fiscale dell’agente economico è determinata dal tasso tributario marginale, cioè il tasso tributario applicato all’ultimo dollaro del suo reddito tassabile. Nel caso di un agente economico con un reddito tassabile di 90.000 USD il novantamillesimo dollaro sarà tassato al 28 percento. È importante notare che il quarantamillesimo dollaro è tassato al 25 percento, non al 28 percento. (8500 . 0,1) + [(34.500 – 8.500) . 0,15] + [(83.600 – 34.500) . 0,25] + [(90000 – 83600) . 0,28] = = 850 + (26.000 . 0,15) + (49.100 . 0,25) + (6.400 . 0,28) = = 850 + 3.900 + 12.275 + 1.792 = = 18.817 L’ imposta versata da un agente economico con reddito di 90 000 USD, nel regime di discretizzazione sopra visualizzato, ammonterà a 18817 USD. Concludiamo con la spiegazione del tasso tributario effettivo. Il tasso tributario effettivo (effective tax rate) è l’ammontare reale di tasse in relazione al reddito totale percepito in un dato periodo, ad esempio un anno. Il tasso tributario effettivo (etr) si ottiene attraverso la seguente proporzione. Tasse versate : Reddito imponibile = etr : Unità corrispondente al reddito imponibile Nel nostro caso: 18.817 : 90.000 = etr : 1 etr = 18817 / 90000 = 0,20907 Il tasso tributario effettivo è 20,907 percento. Il tasso tributario effettivo e il tasso tributario marginale sono uguali solo nel caso in cui il reddito non superi la categoria fiscale minima. Quando il reddito supera la categoria fiscale minima, il tasso tributario effettivo è sempre più basso del tasso tributario marginale. Libey [7] Barry Molefsky | America’s Undergound Economy (L’economia sommersa negli Stati Uniti). Nella collezione di 6 volumi: Fund for Public Policy Research | Studies in Taxation, Public Finance and Related Subjects: A Compendium (Studi in materia di fisco, finanza pubblica e ambiti correlati) | US–DC 1982. [8] Riportiamo la discretizzazione tributaria del 1980 concernente coniugi dichiaranti congiuntamente. L’amministrazione in carica era quella di Jimmy Carter, Presidente dal 20 gennaio 1977 al 20 gennaio 1981. Tra parentesi tonde abbiamo la rettificazione al livello di inflazione ufficiale del 2011. Fonte. Tax Foundation | U.S. Federal Individual Income Tax Rates History, 1913–2011 (Nominal and Inflation Adjusted Brackets) | US–DC 2011. Libey [9] T1 Social Security levies. Libey [10] Workers’ Compensation è un programma assicurativo regolamentato, pagato interamente dal datore di lavoro in cambio di una deresponsabilizzazione nel caso il dipendente abbia un infortunio nell’ambiente di lavoro. Equivale pertanto a un no – fault system, cioè un sistema in cui, in caso di infortunio o malattia del dipendente, il pagamento di un premio, da parte del datore di lavoro, tutela il dipendente risarcendolo e simultaneamente deresponsabilizza il datore stesso. La Workers’ Compensation Commission è il comitato di arbitrato statale preposto a garantire un trattamento equo al lavoratore in caso di infortunio o malattia. Questa istituzione assicurativa, regolamentata negli Stati Uniti dalle diverse giurisdizioni statali, corrisponde in Italia all’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL). Libey [11] L’Occupational Safety and Health Act è stato emanato dal Presidente Richard Nixon il 29 dicembre 1970. [12] Il Fair Labor Standards Act, emanato nel 1938, limitava il numero di ore lavorative settimanali a 44, una retribuzione minima nazionale e garantiva in alcune occupazioni il sistema time-and-a-half per le ore straordinarie. Libey [13] Il moonlighter è colui che dichiara all’autorità tributaria solo una parte del suo reddito. La descrizione perfetta è quella del lavoratore che, fuori dall’occupazione principale il cui reddito è regolarmente noto all’agenzia delle entrate, dedica tempo a occupazioni supplementari defiscalizzate, cioè non note alla suddetta agenzia. Libey [14] The Wall Street Journal | 5 aprile 1983 | p. 1. [15] Budget of the United States Government | Fiscal Year 1984 | pp. 3–5. [16] Barbara A. Lingg | Beneficiaries Affected by the Annual Earnings Test in 1977 | In Social Security Bulletin | dicembre 1980 | p. 4. [17] Commonwealth of Pennsylvania | Department of Labor and Industry | Office of Employment Security | Pennsylvania Unemployment Compensation Handbook | p. 8. [18] José López Portillo y Pacheco (1920–2004) fu Presidente del Messico dall’1 dicembre 1976 al 30 novembre 1982. Libey [19] T1 Bureau of the Census. Libey [20] T1 Secretary of Labor. Libey [21] Una entitlements agency è un ufficio che offre servizi di investigazione sulla legittimità di esercizio di un dato diritto da parte di un cittadino. Nel caso di un tax rebate service, la missione è quella di assistere un contribuente nella sua richiesta di rimborso fiscale in conformità con le norme vigenti. Libey [22] Budget of the United States Government | 1984 | pp. 5–120. [23] Budget of the United States Government | 1984 | pp. 5–120. [24] U.S. Congress | Joint Committee on Taxation | Proposals Relating to Independent Contractors | Committee Print | 13 luglio 1979 | p. 20. [25] Peter M. Gutmann | Are the Unemployed, Unemployed? | In Financial Analysts Journal | vol. XXXIV | settembre-ottobre 1978 | pp. 26–29; The Grand Unemployment Illusion | In The Journal of the Institute for Socioeconomic Studies | vol. IV | estate 1979 | pp. 20–29; Latest Notes from the Subterranean Economy | In Business and Society Review | estate 1980 | pp. 15–30. [26] Stephen M. Goldfeld | The Case of the Missing Money | In Brookings Papers on Economic Activity| no. 3 | 1976 | pp. 683–739. [27] Edgar L. Feige | The Irregular Economy: Its Size and Macroeconomic Implications | US–WI 1979. [28] Vito Tanzi (curato da) | The Underground Economy in the U.S. and Abroad | US–MA 1982.