20 marzo 2013 - L`Incontro News

Transcript

20 marzo 2013 - L`Incontro News
l’incontro
CONERO
DENTAL
saldami e leghe
non preziose
Via Grandi, 9
60131 ANCONA
Tel e Fax 071 2861660
periodico del
circolo culturale
filottrano
snc
TAGLIO TESSUTI
CONFEZIONI IN GENERE
CONSULENZE TECNICHE
news
Via G. Di Vittorio, 6
60024 Filottrano
Tel. 071 7220969
www.lincontrofilottrano.it
20 marzo 2013
CN/AN1406/2010 valido dal 30/11/2010
F.G.F.
N° 26
Aut. Trib. Ancona n. 17/06 Reg. periodici Trib. di Ancona - Direttore Responsabile Nicola Di Francesco - Direttore Isidoro Carancini
Grafica &Impaginazione Punto&Virgola di Paola Ponzetti Jesi - Stampa Errebi Grafiche Ripesi Falconara M.ma
A tutte le famiglie
e agli operatori
economici
Una questione di dignità
di Isidoro Carancini
adeguata ai loro bisogni e in continuità all’attuale sede. Riteniamo doveroso
arà certamente a conoscenza di tutti pertanto darvi conoscenza completa di
che il nostro Circolo dovrà lasciare come si sono svolti i fatti anche perché
la sede di Corso del Popolo 22 perché il nostro Circolo è frequentato da tanti
la proprietà ha deciso di recuperarne ragazzi che sono i nostri figli e i nostri
l’uso. La notizia vi è stata comunicata nipoti e questa decisione colpisce in
anche dalla iniziativa dei ragazzi che maniera molto grave la gran parte delle
hanno promosso una sottoscrizione famiglie filottranesi per le quali il norivolta al Comune di Filottrano per ot- stro Circolo rappresenta un punto di
tenere un aiuto a trovare una soluzione riferimento sicuro.
Niente da dire ovviamente sul diritto della proprietà
di riappropriarsi di questo
spazio, ma il modo con cui
è stato esercitato ci offende in maniera veramente
di Roberta Mazzoni
profonda. La motivaziopesso pensiamo che lontane addotta nell’invitarci
no dalle nostre case esistaa lasciare i locali è legata
no luoghi e bellezze migliori;
al disturbo arrecato dalla
ci allontaniamo spinti dalla
musica e dai giovani che
curiosità di vedere, esplorare,
frequentano il nostro Circonoscere, quando in realtà la
colo, di cui sono soci, fino
Busto Beltrami,
ricchezza è, il più delle volte, a
a tarda notte. Sappiamo e
Scuola Media
portata di mano.
abbiamo avuto modo, in
Le Marche terra di storia, di arte, di musica,
varie occasioni, di chiededi cultura, di sapori ma anche sede di numere scusa ai cittadini , ma
rosissimi musei; la sola provincia di Ancona
abbiamo sempre ritenuto
ne annovera addirittura cinquantaquattro, di
di svolgere una importante
varie tipologie: archeologici, storico-artistici,
funzione sociale a favore
demo-antropologici e scientifici.
dei ragazzi di Filottrano.
segue a pag. 2 >
segue a pag. 2 >
S
La bellezza a
portata di mano
S
Una buona Pasqua
nelle considerazioni
di don carlo
C
i facciamo gli auguri di buona Pasqua in questo tempo speciale che
il buon Dio ci regala. Quando leggerete queste righe avremo probabilmente
il nuovo Papa, mentre la politica facilmente si troverà ancora nelle sue secche e la fine della crisi sarà ancora stimata in mesi (speriamo non in anni).
Avremo il Papa per un meccanismo
forse un po’ pittoresco (la stufetta, la
fumata, il latino…) ma tutto sommato
semplice: un gruppo di “anziani”, cioè
di saggi, richiamati da tutto il mondo,
che si raccolgono, si conoscono, discutono, immaginano il futuro, ci pregano e infine scelgono uno tra loro per
essere il segno dell’unità della Chiesa.
BA.MA. CONSULTING snc
segue a pag.
Via Candia, 47/i - 60020 Ancona - Email: [email protected] - Tel. e Fax 071 2861660
Responsabile commerciale: Francesco Bastianelli Cell. 347 5786137
2>
Una questione di dignità
> segue dalla prima pagina
> segue dalla prima pagina
Questa sede che occupiamo da quattro anni e quattro
mesi era un vero, indescrivibile tugurio e abbiamo dovuto
intervenire con ingenti spese per renderla non solo abitabile ma molto accogliente; la documentazione allegata ai nostri bilanci può sempre dimostrare questa realtà, mentre per
tutto il 2013 siamo ancora impegnati ad ammortizzare un
mutuo che abbiamo acceso, grazie al Dott. Luciano Paolucci, con la Banca di Credito Cooperativo. Il nostro rapporto
con la proprietà era regolato da un contratto di Comodato
d’uso gratuito che scadeva il 31 dicembre 2012 e, non prevedendo un preavviso, la proprietà ci ha fatto pervenire una
raccomandata il 3 gennaio ’13, con intimazione a lasciare i
locali entro 20 giorni.
Il locale era ad uso gratuito, sulla carta, ma in realtà è
come se avessimo sempre pagato un affitto, viste le spese
sostenute per poterlo utilizzare. Meritavamo un trattamento così drastico? Non sarebbe stato più corretto preavvisarci
almeno tre mesi prima? Abbiamo sempre intrattenuto cordiali rapporti con la signora Lorenza Mochi Onori, moglie
di Lorenzo Gasparri, delegata a trattare con noi; infatti, nel
mese di aprile ’12, avevo personalmente trattato un eventuale rinnovo che lei aveva indicato possibile per altri due
anni al prezzo di euro 350 mensili. Senza ulteriori comunicazioni, proposte o minacce di interruzione, abbiamo
sempre ritenuto che non vi sarebbero stati problemi alla
prosecuzione del rapporto.
Questa decisione, improvvisa e violenta (attenuata con
l’intervento dell’assessore alla Cultura Ivana Ballante che ci
consente di restare fino al 20 aprile p.v.), non può essere fatta risalire unicamente alle giuste proteste di Franco Cusini,
evidentemente altri interessi e altri poteri hanno provocato
questa decisione che certamente non fa onore alla proprietà.
Per il “disturbo lamentato” sarebbe stato sufficiente darci un
drastico ultimatum: “O si smette con la musica live fino a
tarda notte o diversamente ci riprendiamo i locali”. Noi filottranesi siamo gente modesta, ma orgogliosi di appartenere a questa terra e l’impegno culturale del nostro Circolo è il
segno del nostro legame alla nobile tradizione di Filottrano.
Noi abbiamo sempre molto rispetto degli altri ma non
sempre ne siamo ricambiati e, in questa occasione, siamo
stati trattati come un tempo venivano trattati i contadini
dalla nobiltà del luogo. Grazie signori Gasparri, i filottranesi si ricorderanno e terranno conto della vostra signorilità.
Uno che per un tale e impegnativo compito non correrà affatto ad
accaparrarsi la poltrona, anche perché l’unico vitalizio che riceverà sarà
quello del servizio alla Chiesa, per tutta la vita; la vicenda di Benedetto
XVI non lo smentisce.
Di politica non mi intendo molto. Penso solo che il gesto di Benedetto XVI ha mostrato la differenza tra una autorità-servizio e una autoritàprivilegio; e penso anche che sia un po’ triste che quasi un terzo del
paese abbia dovuto votare per il “partito della protesta” per smontare (si
spera!) quel meccanismo per cui, una volta raggiunto il seggio, uno cerca di starci il più a lungo e il più comodamente possibile. Ho conosciuto
persone che nelle amministrazioni – dopo aver dato tutto quello che
sapevano dare in competenza e impegno – volentieri cedevano il posto
ad altri e tornavano (senza buonuscite particolari) ad occuparsi del loro
lavoro e della loro famiglia: è il miglior metodo per avere buoni e motivati politici. Speriamo di avere presto un buon governo della Nazione.
Il lavoro ancora ci manca, e questo ci consuma la speranza. Purtroppo nella nostra Filottrano uno/a “fortunato” ha vinto 300mila euro
alla lotteria. Mi spiego: spero bene per lui/lei e per il suo equilibrio,
ma temo che questo incentiverà ancora tanti disoccupati e cassintegrati
a sciupare una parte dei loro residui risparmi nell’acquisto di gratta e
vinci, win-for-life e macchinette mangiasoldi varie che vedo anche in
posti dove non le vorrei vedere. Tutto ciò forse significa che di speranza
abbiamo bisogno più che di pane, ma sarebbe enormemente meglio
che ognuno la trovasse in un parente o in un amico disposto a condividere che ne so, la rata del mutuo, oppure le spese mediche o quelle
scolastiche dei figli o anche solo due chiacchiere la sera in casa o al
circolo, anziché fissare il cervello in solitudine sui problemi o su una
macchinetta. Spero che chi sta meglio sappia cogliere i più piccoli segnali che il prossimo manda; e imploro chi si trova in ristrettezze a non
chiudersi in se stessi, ma a raccontare a qualcuno la propria pena. Molti
stanno vivendo tutto questo con dignità.
Quanto tutto questo lascerà il segno nelle giovani generazioni è
difficile prevederlo. I giovani sono come quegli animali che alzano il
muso per fiutare nell’aria un filo di speranza. Essi ci richiamano tutti
alle nostre responsabilità, a fare ciascuno bene e con coscienza il nostro
lavoro. Saranno proprio essi ad aiutarci e ad avere motivi per ripartire,
fare i sacrifici necessari, non mollare.
“Sacrificio” è una parola cara a noi cristiani, non per essere a tutti i
costi del “partito del dolore”, ma perché qualcuno duemila anni fa ci
ha insegnato che il chicco di grano muore per dare misteriosamente la
vita. Accettiamo questo tempo e questa morte da cui nasce certamente
la vita: noi la chiamiamo “Pasqua”. Buona Pasqua a tutti.
(don Carlo Carbonetti)
La bellezza a portata di mano
Piccoli paesi che racchiudono nelle
loro mura musei-gioiello, a volte poco
noti alla stessa popolazione. E’ il caso del
Museo “Beltrami” di Filottrano, allestito
nel 1979 dal Conte Glauco Luchetti Gentiloni all’interno del palazzo di famiglia.
In esso sono conservati reperti di inestimabile valore, appartenuti ai Pellerossa
del Nord e del centro dell’America. Praticamente un unicum nelle Marche ma
anche nel mondo, dal momento in cui
la terra d’origine non dispone più di tali
testimonianze.
Attraverso lo studio di questi reperti è
possibile ricostruire a livello etnografico
CULTUR A
Una buona Pasqua...
> segue dalla prima pagina
ed antropologico la storia di tribù ormai
estinte. Perchè è bene ricordare, come
lo stesso custode-proprietario-studioso
Glauco Luchetti amava sottolineare, che
gli Indiani d’America sono stati sterminati dagli uomini bianchi, mossi da smania
di possesso, di potere e dalla presunzione
di superiorità culturale. Intere tribù ritenute selvagge, incivili ed arretrate sono
state annientate e, con loro, sono andate
perdute anche le fonti materiali che consentono di ricostruirne la storia. I bianchi
vincitori ci hanno fornito una lettura parziale dei fatti ed ora che è trascorso molto
tempo si potrebbero rivalutare quegli spi-
riti liberi, amanti della natura, della danza, dell’arte itinerante portata sul corpo,
della libertà.
L’auspicio è quello di rendere fruibile
ed appetibile il museo affinché, soprattutto i giovani, possano apprendere la
storia degli Indiani d’America non solo
sui libri di scuola ma anche attraverso i
manufatti, le testimonianze materiali e
gli scritti di Beltrami.
Aristotele diceva che “ciò che impariamo a fare, lo impariamo facendo” e allora quale miglior occasione di far conoscere la storia se non attraverso il vedere,
il fare e il ricercare?
{3}
La storia dell’assistenza
a Filottrano
Il volume di Mario Filippi ripercorre la
storia della generosità filottranese
di Massimo Morroni
I
l bel volume, dovuto alla diligente fatica di Mario Filippi, ripercorre la storia della generosità che
i Filottranesi hanno dimostrato nel
corso dei secoli, trasmettendo ideali
di solidarietà e di cura per gli anziani, e non solo, ideali che sono arrivati fino ad oggi, concretizzati nella
Casa di Riposo.
La Fondazione “Il Chiostro” di
Filottrano l’ha voluto degnamente
presentare sabato 16 febbraio presso la Sala polivalente della Casa di
Riposo. Fra gli altri sono intervenuti, oltre all’autore, il sindaco Francesco Coppari, l’assessore alla cultura
Ivana Ballante e il presidente della
Fondazione, Franco Cusini. Il professor Gilberto Piccinini, presidente
della Deputazione di Storia Patria
per le Marche, ha proposto un excursus sulla storia della beneficenza e
dell’assistenza a livello nazionale, mentre il dottor Massimo Morroni ha ripercorso il volume di Filippi, commentandolo ed illustrandolo con una ricca
proiezioni di immagini.
La storia dell’assistenza a Filottrano
registra diverse confraternite, che erano associazioni umanitarie: importante
quella della Madonna della Misericordia, attestata già nel Cinquecento, che,
come indica il nome, si prendeva cura
degli infermi e degli ammalati.
Alla fine del Settecento la confraternita della Madonna della Misericordia
costruì un nuovo ospedale, dove oggi si
trova il Teatro Torquis. Il presidente Lorenzo Garampi, il quale fu anche gonfaloniere (il sindaco di oggi) di Filottrano,
promosse istituzioni civili e sociali come
l’asilo infantile, la Cassa di risparmio, un
“asilo” per i cronici, e migliorò le scuole.
A metà dell’Ottocento si verificò a Filottrano un’epidemia di colera che coin-
volse 155 persone, delle quali ne guarirono 80 e ne morirono 75. Sono ancora
conservate le relazioni di quei tristissimi
momenti. Nello stesso Ottocento vanno
ricordate alcune figure di benefattrici
come Cecilia Fabiani, che fondò un orfanotrofio femminile intitolato a santa
Cecilia, quindi Caterina Guadagni, che
aprì invece un orfanotrofio maschile; e
la marchesa Elisa Bourbon del Monte,
che profuse il suo impegno sociale ai
tanti bisognosi, intervenendo a sostegno caritativo di istituti e privati. Nel
1924 fu approvato il progetto del nuovo
ospedale dell’architetto Amos Luchetti e
la spesa ne fu sostenuta dalla marchesa, che lo fece intitolare alla memoria di
suo figlio Giuseppe Gualtiero Gentiloni. L’inaugurazione avvenne nel 1927.
All’interno fu previsto uno spazio per
ricoverare i vecchi cronici.
Tra le altre istituzioni sociali va ricordata l’ONMI (Opera Nazionale Maternità Infanzia), che il fascismo fece nascere
CIRCOLO CULTURALE L’INCONTRO
Corso del Popolo, 22 - Filottrano
www.lincontrofilottrano.it - email: [email protected]
Isidoro 329 9012362 - Jerry 348 5482879
nel 1929 a vantaggio delle madri e
dei bambini più bisognosi. Era posta
nei locali del vecchio ospedale civico
(oggi Teatro Torquis) e rimase in vita
fino agli anni Sessanta. Nel 1937 la
Congregazione di Carità fu sostituita dall’ECA (Ente Comunale di Assistenza), che veniva nominato dal
Consiglio Comunale e prestava assistenza alle famiglie povere. La sede
si trovava nel palazzo del Comune.
Due anni dopo si avranno gli Istituti
Riuniti di Beneficenza (IRB). Essi nel
1974 fecero venire nella palazzina
di Via Vittorio Veneto gli ospiti della
casa di riposo, che si trovavano presso l’ospedale, e i bambini dell’asilo
infantile “Umberto I”. La Casa di riposo vi rimase fino al 1980, quando
traslocò nella sede attuale, mentre
tutto il fabbricato sarà occupato dalla Scuola Materna “Arcobaleno”.
Seguiamo ora le tappe della nuova Casa di Riposo. A metà degli anni
Settanta del secolo scorso, gli amministratori decisero di ristrutturare l’ex
convento ottocentesco dei Cappuccini,
in periferia di Filottrano. Il progetto di
ristrutturazione dell’ex convento, che
rispettava la conservazione architettonica, fu approvato nel 1977 e realizzato
nei due anni seguenti. L’edificio conserva i segni del suo passato monastico, gli
archi del portico, il pittoresco chiostro,
ed è in ottima posizione. Il 1° giugno
1980 fu inaugurata la nuova Casa di Riposo con la partecipazione di autorità e
di moltissimi cittadini, data l’importanza sociale dell’istituzione. Il nuovo stabile si aprì invece il 14 giugno 2008 alla
presenza di autorità civili e religiose.
Chiudiamo ringraziando Mario Filippi
per il suo lavoro che permette di salvare
la memoria storica di una parte importante della vita filottranese, e un plauso
anche alla Fondazione “Il Chiostro” per
aver promosso questa pubblicazione.
GIANCARLO NICOLETTI
commercio materiale da recupero
Contrada S. Lorenzo, 5 - Filottrano (AN)
Tel. 071 7221474 - 337 636352 - 337 646693
EVENTI
{4}
Filottranesi in capo
al Mondo
CONCLUSA LA RASSEGNA
“APERITIVO D’AUTORE”
L
di Isidoro Carancini
L
o skipper Giovanni Soldini è un
velista divenuto famoso soprattutto per le sue imprese di navigatore solitario. Di recente è balzato
di nuovo agli onori della cronaca
per avere battuto il record di percorrenza sulla rotta oceanica New
York – San Francisco, la celebre
“Rotta dell’oro”, che consiste nel
circumnavigare l’America centro
meridionale doppiando il Capo
Horn. Questa volta l’impresa di Soldini non è stata in “solitaria”, ma
lo skipper ha voluto con sé, sulla
barca “Maserati”, un equipaggio di
8 uomini, tutti validissimi velisti.
Il prestigioso traguardo è stato tagliato sotto il famoso Golden Gate
Bridge di San Francisco, dopo 47
giorni di navigazione, sabato 16
febbraio. Entrati trionfalmente nella baia, e ormeggiata la “Maserati”
C RO NAC A & AT T UA L I TÀ
al Pier 39, Soldini e i suoi sono stati
festeggiati dalle Autorità della città,
dal Console italiano e dai numerosi
italiani lì residenti, tra cui Federico
Santarelli, figlio di Gianni, che ha
avuto il piacere e l’onore di farsi fotografare con lo stesso Soldini. Non
solo, Al consolato italiano c’è stata
una grande festa e Federico e un suo
amico sono stati invitati quali rappresentanti del Carabinieri in congedo presenti a San Francisco (per
vedere la cerimonia digitare su You
Tube “Fratelli d’Italia a San Francisco”).
Ci fa piacere pensare che ci sono
filottranesi che fanno onore alla
nostra città e all’Italia.
a rassegna degli incontri con gli scrittori
ha avuto un discreto successo al Circoletto. Sul palco – da gennaio – si sono alternati
giallisti, scrittori puri di storie e reporter. Gli
aperitivi si sono svolti secondo lo schema
classico dell’intervista: a domanda, l’autore
risponde.
Adrian Bravi ha raccontato del processo di
creazione della sua scrittura, i giallisti di “Marche Noir” della loro Carboneria Letteraria che
riunisce un gran numero di autori e Cesarina
Trillini, in un incontro molto affollato, del
suo viaggio in Iran. La formula permette di
capire più a fondo la pagina scritta che diventa un tutt’uno con il vissuto dell’autore, fantasia e racconto della realtà spesso si fondono
e non sempre lo stesso autore si rende conto
di quello che voleva esprimere: il filtro con i
lettori porta a comprensioni inedite del testo.
Il gran finale è riservato a Umberto Piersanti
il 24 marzo con il suo “Cupo tempo gentile”, edito da Marcos & Marcos, romanzo di
formazione che racconta il ‘68 dell’autore
all’Università di Urbino.
José Martì e Cuba
per Filottrano
di Paola Ponzetti
I
l 1° febbraio scorso il Circolo L’Incontro ha ospitato una serata dedicata al 160° anniversario della nascita di José Martì,
grande poeta ed eroe cubano. Organizzato
dall’Associazione culturale Para un principe
enano, l’evento ha rappresentato l’occasione
per far conoscere la sua vita e le opere attraverso versi e pensieri recitati, cantati e ballati
dai bambini della scuola di danza Lizballet,
accompagnati poi dai coinvolgenti gruppi
Los Cumbancheros e Achevere de Cuba. José
Martì è stato anche politico, scrittore, filosofo, giornalista e grande pedagogo per i suoi
interessanti apporti alla pedagogia cubana.
L’artista Salvatore D’Addario, uno dei protagonisti
della mostra itinerante “Cinque Artisti per Cuba”, ha avuto occasione di esprimere anche in questa occasione la sensibilità e
CI SONO TANTI MATERASSI MA PERCHE’
NON PROVI UN MATERASSO INNOVATIVO OFFERTO DA “CENTRO NOTTE”?
In fuga dall’Italia
di Silvia Brunori
P
artono con un volo low cost, che
li riporterà a casa per le prossime
festività, parlano sufficientemente la
nuova lingua, hanno già trovato tramite
internet lavoro, appartamento e coinquilini, ricaricato la Postepay, e portato
con sé smartphone e pc che li farà sentire sempre vicini a casa tramite skype
e facebook. Non possono essere più diversi, apparentemente, da quei giovani
emigranti abbronzati in abiti poveri e
valigia di cartone, contenente la licenza elementare e tutti i risparmi, che dal
transatlantico salutavano, forse per sempre, i loro cari (quelli raffigurati dal maestro Ivo Batocco di cui si è parlato nello
scorso numero). Di sicuro li accomuna
la speranza di un lavoro e di una vita
migliore, la nostalgia per la propria casa
e i propri affetti e un po’ di paura per
l’ignoto che si preparano ad affrontare.
Dopo Portogallo e Spagna ora accade
anche in Italia. Tre paesi coinvolti duramente dalla crisi che fino al 2010 attraevano immigrati dal 2011 hanno visto
ribaltato il rapporto tra flusso d’entrata
e quello d’uscita. Per quanto riguarda la
nostra penisola, le cifre offerte dall’Istat
sono chiare: lo scorso anno sono arrivati appena 31mila stranieri mentre hanno
fatto le valigie per l’estero più di 50mila
italiani; la nostra terra non è più un sogno
di speranza e da Paese d’immigrazione è
tornata a essere Paese di emigrazione. La
destinazione preferita è la Germania (oltre
M
l’amore per il paese centroamericano con
una propria opera dedicata al poeta, che
sarà esposta permanentemente presso la
Scuola Giacomo Beltrami di Filottrano.
L’atmosfera cubana è proseguita quindi
con la degustazione di piatti tipici, musica
e balli di gruppo, a cui hanno partecipato artisti, i genitori dei
bambini e numerosi appassionati della cultura cubana.
Con un test gratuito e senza impegno puoi trovare la
soluzione personalizzata per risolvere i tuoi problemi.
Ad Osimo, via Z. Cesari, 8 - Centro storico (traversa del
Corso) nei giorni di giovedì, venerdì e sabato Lorella
Carancini è a tua disposizione. Tel. 335 7871397.
{5}
4mila trasferimenti), seguita da
Svizzera (3mila) e Regno Unito
(2mila). A scegliere di emigrare
fuori dall’Italia sono soprattutto
i cittadini del nord, prevalentemente uomini con un’istruzione media, ma sono in aumento
i laureati o quelli in possesso di
un’altissima specializzazione.
Abbandonano la nostra penisola anche gli stranieri da
anni residenti nel Bel Paese che preferiscono ritornare in patria, dove almeno
hanno un appoggio, o tentare la fortuna
altrove. La disoccupazione complessiva
al 10% e quella giovanile al 33%, il precariato, le ristrette prospettive di crescita professionale spingono sempre più
giovani tra i 25 e i 40 anni verso quei
Paesi che offrono prospettive lavorative
migliori, maggiore stabilità, salari più
alti, meritocrazia e riconoscimento delle loro capacità.
A sessant’anni dal celebre “studiate una lingua e partite” di De Gasperi,
Monti ha incoraggiato una nuova mobilità giovanile proprio perché certo che
l’economia italiana non sarà in grado
per anni di utilizzare e di valorizzare le
sue risorse. Anche la nuova emigrazione
consente, infatti, di canalizzare i lavoratori in esubero e allentare la tensione
sociale ma la situazione, seppur parimenti grave, è diversa dal punto di vista
demografico ed economico da quella
L’attaccamento
al voto
del dopoguerra. Gli espatriati odierni,
a differenza di quelli del secolo scorso,
possiedono alti livelli professionali e
culturali e non foraggiano l’economia
italiana con le loro rimesse. Dal punto
di vista finanziario, la spesa complessiva
per la crescita e l’educazione di un giovane dalla nascita ai 25 anni è di circa
400.000 euro, un investimento completamente improduttivo se andrà a generare valore e sviluppo in altri luoghi.
Come si può, allora, ancora considerare l’emigrazione una soluzione e non
un problema? Come mai la politica, al
di là di qualsiasi orientamento, non si
chiede perché questi nostri giovani connazionali fuori dall’Italia riescono ad affermarsi e ad avere successo, a diventare
“qualcuno” tra sconosciuti? Come mai
non si chiede perché altrove vengono
accolti a braccia aperte? Di sicuro questa è un’immane perdita sociale, professionale, culturale ed economica che il
Paese si lascia sfuggire senza curarsene.
io padre Giuseppe, 91 anni,
votare?”. E lui, quasi offeso: “Che ti
non ha perso l’attaccamento
pare, ci vedo ancora bene e il ceralla vita, al lavoro (per quello che
vello mi funziona ancora!”. Infatti
può fare), alla famiglia, agli amici
si era ben concentrato ed aveva eseed ha mantenuto l’attaccamento al
guito tutte le operazioni in manievoto perché si sente ancora artefice
ra perfetta. Tante persone anziane
delle sorti della Nazione. Sabato,
hanno votato, anche negli ospeda23 febbraio, mi ha detto: “Alberto,
li, nelle case di cura e di riposo; io
di Alberto Giovagnini
voglio andare a votare. Ho sempre
parlo di Giuseppe perché è mio pavotato e voglio fare il mio dovere!“. Ci siamo subito orga- dre. Abbiamo anche messo la sua foto su Facebook, così ha
nizzati: io autista, Elsa assistente, Segundo badante, ma so- ricevuto i complimenti da parte di amici: “Bravo Giuseppe!”
prattutto lui pronto all’ora stabilita. Alle 16 di domenica era e da parte di parenti: ”Bravo nonnino!”.
già vestito con cappotto, cappello e sciarpa.
Ma ora voglio raccontarvi un fatto veramente straordiAl seggio n. 2 ci viene incontro l’agente di Guardia di Fi- nario: in un ospedale della nostra provincia ha votato una
nanza che apre il cancello e si prodiga per aiutarci a scendere persona ricoverata nel reparto rianimazione e i medici hane mio padre, con il carrello deambulatore, entra spedito a vo- no detto che un fatto eguale non si era mai verificato. Prentare. Le solite operazioni, poi il saluto agli amici e ai parenti diamo perciò esempio dagli anziani e da coloro che, per
che sembrano averci dato appuntamento proprio lì e siamo passione ed attaccamento al dovere, hanno una marcia in
tornati a casa. Gli ho detto: “Hai trovato bene il simbolo da più. E non solo per votare.
CULTUR A
{6}
CULTUR A
{7}
La Famiglia Agnelli, i Bourbon Del Monte e Filottrano
L
o sapevate che Filottrano ha un antico legame con la famiglia Agnelli? Luca Paolorossi mi ha sollecitato a fare una ricerca per mettere in evidenza quale legame effettivo vi sia stato
tra i Bourbon Del Monte, vissuti a Filottrano, e gli Agnelli. In
realtà risulta che Virginia Bourbon
Del Monte, sposata con Edoardo
Agnelli, e madre di Gianni e Umberto, è vissuta anche a Filottrano.
I Bourbon Del Monte furono una
delle Casate toscane più importanti
del Medioevo che successivamente
si diramò anche in Umbria e nelle
Marche. Il ramo principale si stabilì
a Firenze, mentre i marchesi Montini si stanziarono ad Ancona fin dalBourbon Del Monte:
la metà del XVII secolo. Ma per la
“Tempore, ingenio
nostra storia partiamo da Francesco
et modo”
Montino, nato a Pisa il 31/ 12 /1750
e m. il 1/ 2/ 1823. Da Francesco nacquero cinque figli: Carlo, Pietro, Virginia, Guidascanio e Giovanni. Ma il nostro interesse si soffermerà su Carlo e Giovanni.
CARLO
n. Ancona 14/1/1799 • m. 21/3/1881
n. 11/7/1815 • m. 1879
FRANCESCO
GUIDO [1° matrimonio]
n. 14/1/1830 • m. 8/5/1890
RANIERI
GUALTIERO [2° matrimonio]
n. Ancona - 9/9/1843 • m.19/3/1892
CARLO
n. 6/6/1867 • m. 25/5/1917
Palazzo Olivi: già Bourbon Del Monte Marchese Giovanni
(foto Renzo Galizia).
Lunedì 11 febbraio 2013:
di Giuseppe Zingaretti
F
iguriamoci se Lui, tedesco, non
vivesse con santo timore la necessità di assolvere al 100% l’altissimo
mandato ed ignorasse quale resistenza ad un tal fardello garantissero le
sue logore forze, le sue provate spalle! Maestro erudito, teologo insigne,
autore di opere che l’hanno segnalato al mondo per saggezza e santità,
si è sentito alfine stanco, svigorito,
inadeguato a mantenere il ritmo che
l’alto ministero esige. In tale quadro
è così maturata la difficile, non certo fiacca decisione di farsi da parte e
passar la mano.
Altro che tirarsi indietro di un imbelle o un vile rifiuto della prova per
rimandarla ad altri! E non si vede nep-
GIOVANNI
n. 19/8/1783
VIRGINIA
n. 24/5/1899 • m. 30/11/1945
n. 11/3/1841 • m. 8/4/1896
VOLUMNIA
n. 14/1/1841
ELISA
16/3/1856 - m.14/6/1945
IL PAPA SI DIMETTE
pure quale scandalo da questa dolorosa
abdicazione possa derivare, dal momento
che il caso (non il primo: san Celestino V
“lasciò” dopo soli cinque mesi) è chiaramente contemplato nel Codice di Diritto
Canonico.
Un fatto, inoltre, non può qui esser
sottaciuto: nell’attuale contesto Storico-uno scenario drammatico, gravido di
contestazioni, proposte aberranti, smarrimenti, un panorama squallido nel cui
grigiore solo il faro della Chiesa può
additare al secolo la via della salvezza-maturare in tale scenario una scelta
qual è questa, che ci ha lasciato lì per lì
confusi e quasi spaventati, non può non
aver richiesto, paradossalmente, altissimo senso di responsabilità, coraggio
non comune, profonda umiltà.
Qualche mutuatario ha ammonito:
“Non si scende dalla Croce!”… Ma
non è forse un immolarsi, questo, e
dunque un sa-li-re sulla Croce? Come
non vedervi, conoscendo il Pastore,
una risoluzione oltremodo sofferta,
carica d’angoscia e tuttavia abbracciata nel superiore interesse del bene
della Chiesa? Da tanto Pastore, cui
dunque nessun addebito può essere
mosso, la Chiesa riprenda il cammino e di Lui continui l’apostolico governo, così illuminato fin qui e ricco
di frutti.
Da ultimo, o meglio “in primis”,
chi oserà escludere l’ipotesi d’una risposta divina alle vibranti preghiere
del Servo sofferente, un “soffio” con
cui lo Spirito Santo abbia voluto finalmente fugare i pur morenti scrupoli del romano Pontefice?
Virginia andò in sposa ad Edoardo Agnelli e da
questo matrimonio nacquero Gianni ed Umberto
Agnelli. Il grado di nobiltà dei Bourbon Del Monte
di Ancona era quello di “ Marchese”; solo RANIERI
viene ricordato come “3° Principe di San Faustino,
Marchese di santa Maria, Nobile Romano e Patrizio
di Ancona e Perugia”.
Il Ramo filottranese è rappresentato dal Marchese
Giovanni che si trasferì a Filottrano nel 1831. Questa Famiglia è stata molto importante per la nostra
cittadina che, a quel tempo, era un centro importante se consideriamo che nel ‘700, quando Ancona aveva 20.000 abitanti Filottrano ne contava ben
7.000. Giovanni fu Gonfaloniere (sindaco) 186065 e il figlio Marchese Gualtiero, ricoprì lo stesso
incarico negli anni 1876-1887; la Marchesa Elisa,
sposata con Gentile Gentiloni, ha lasciato un segno
indelebile della sua generosità e del suo amore per
Filottrano con la realizzazione dell’Ospedale G.G.
Gentiloni, intestato all’unico figlio Giuseppe-Gualtiero Gentiloni (1893-1923). L’impianto risale alla
metà del XIX sec., epoca in cui l’edificio era adibito
a Convento dei Frati Cappuccini e venne realizzato
con i beni spettanti al figlio, morto giovanissimo.
L’attuale sede fu realizzata nel 1927. L’altro Ramo
della Famiglia, con Carlo, fratello di Giovanni, ha avuto uno
spazio e un potere certamente più ampio che si espresse non
solo ad Ancona ma anche a Roma e in altre
parti d’Italia, tuttavia,
anche se non abbiamo
molte notizie sui rapporti esistenti con i parenti filottranesi, alcune proprietà ci danno
una chiara indicazione
di un legame forte con
Filottrano.
Il Palazzo “Olivi“,
in via del Corso 24
(indirizzo del tempo),
era la residenza della
famiglia di Giovanni
Bourbon Del Monte,
ma l’attuale Palazzo
Corallini fu acquistato dal Principe Ranieri, nonno di Virginia,
Monumentale tomba dei B. Del
nel 1876; questo diMonte al cimitero di Filottrano.
mostra chiaramente il
Via Giuseppe Di Vittorio, 9
Filottrano (AN)
Palazzo Corallini: già Principe Ranieri Bourbon Del Monte
(foto Renzo Galizia).
forte legame esistente fra i due rami della Famiglia; negli anni
’70-’80 inoltre Gualtiero Bourbon Del Monte, Gonfaloniere
della Città, doveva godere
di grande prestigio anche
agli occhi di Ranieri che era
suo coetaneo. La Marchesa
Elisa, sorella di Gualtiero, di
cui abbiamo parlato sopra,
sposata con Gentiloni, era
andata ad abitare nel Palazzo Gentiloni, l’attuale sede
della Banca di Credito Cooperativo.
La residenza filottranese
dei familiari del Principe
Ranieri dimostra pertanto
come anche questo Ramo
dei Bourbon Del Monte fosse legato a Filottrano in maniera consistente e come la
marchesa Virginia vi abbia
certamente trascorso alcuni
periodi della sua movimenAncona: Palazzo Jona già
tata esistenza, in un affettuoBourbon Del Monte.
so rapporto con la zia Elisa.
Tel. +39 071 7223503
www.lucapaolorossi.it
{8}
PERSONE & PERSONAGGI
ILLUSTRATORE CARTELLONISTA
PUBBLICITARIO
PERSONE & PERSONAGGI
Armando Pomi
GRANDE PERSONAGGIO FILOTTRANESE
A
Bozzetto per un affresco da realizzare alla volta del Salone Comunale nel 1935.
{9}
rmando Pomi nacque a Filottrano il
14 gennaio 1895, figlio di Giuseppe
(calzolaio) e Antonia Bottegoni. Rimasto
orfano in tenera età della madre, seguì il
padre a Roma dove esercitava la professione di calzolaio e confezionava scarpe
e pantofole per il Papa. Appena quattordicenne si portò a Milano ove frequentò
la Scuola serale di pittura, ottenendo ottimi risultati. Chiamato alle armi nella
1ª Grande Guerra si distinse per il grande
senso di altruismo e ardimento e sul Piave
si guadagnò 3 medaglie al valor militare.
Nel 1920-21 era già un apprezzato disegnatore e cartellonista pubblicitario e a
Milano, dove risiedeva, grandi ditte industriali gli commissionarono diversi lavori.
Lavorò per la Bayer, per la Gilera, per la
Campari, per la Persil etc. Abile nel disegnare, illustrava quaderni scolastici per gli
Editori Pizi e Pizio di Milano.
Nel 1921 sente il desiderio di formare
una propria famiglia e si sposa con Maria
Valera di Milano il 5 ottobre dello stesso anno, ma rimase presto vedovo perché la moglie morì di parto
dando alla luce il figlio Leonardo.
Nel 1923 si congiunge in matrimonio con Rosina Carminati di Milano che gli darà due figlie, Piera
(1924) e Marisa (1937).
Armando Pomi è stato un grande interprete dell’arte pubblicitaria italiana, assai apprezzato e
conosciuto anche oltre confine;
dipingeva splendidi quadri ad
olio e così anche le cartoline tanto richieste dai collezionisti. Siglava le opere così: (A. Pomi).
Di tanto in tanto, in estate, veniva a Filottrano e, in questi periodi, era ricercato da vari industriali
della zona come Settimio Soprani di Castelfidardo e Scandalli di
Camerano che pubblicizzavano
così, con il suo lavoro, le note
fisarmoniche che si realizzavano
nei loro stabilimenti.
La diffusione del “Cinematografo”
che ebbe grande espansione in Italia
negli anni 1920-30, vide il nostro artista impegnato alla illustrazione di
varie riviste cinematografiche.
Armando Pomi, dopo la morte,
che avvenne molto presto , nel 1950,
cadde nell’oblio; chi scrive l’ha ricordato nel volume “Filottrano da Terra
a Città”, pubblicato nel 1990 con
la collaborazione dell’egregio prof.
Piccinini: lo ricordai inoltre nell’altra pubblicazione del 1994, “La Storia di Filottrano a Fumetti”.
Più eloquente è stata la pubblicazione del Prof. Attilio Coltorti
che ricordava Il nostro Pomi in
un pregiato volume, dato alla luce
grazie alla sensibilità dell’Associazione Culturale “Res Humanae” di
Jesi-Tip. Stampa Nuova-Azienda Grafica Jesi-2004. Anche l’Associazione
Culturale Amici dell’Arte e del Collezionismo di Fermo ha voluto ricordare Armando Pomi nel volume “Cartoline d’Epoca-Illustratori Italiani“ a
cura del prof. Giovanni Ciarrocchi di
Fermo – Litografia COM-Capodarco di
Fermo-2010.
Nastrificio ESSEBI srl
Via Schiavoni - Zona Industriale
La
Compagnia
con il regista(AN)
Paolo Pignero
60024
FILOTTRANO
NASTRIFICIO
Tel. 071 7222222
Fax 071 7220044
Email: [email protected]
VIAGGI & REPORTAGE
{10}
di Mina Giuliodori
P
agode “pagodine” stupa templi monasteri
statue e statue di Buddha, ma bambini ma
donne ma uomini ma monaci, e usi e tradizioni e
attività e paesaggi naturali… Il ricordo del nome
dei siti è già precario; a volte dubbio, ma ne sono
fissate le immagini da ravvivare con le foto.
Siamo 19 compagni di viaggio ansiosi di
toccare terra in Birmania o Myanmar dopo
un volo da Roma, con scalo a Doha nel Qatar,
fino a Yangon (Rangoon), ex capitale sostituita nel 2005 con Naypyidaw, e preceduta da diverse altre. All’aeroporto il nostro orologio segna già l’ora locale che anticipa di cinque ore
e mezzo quella italiana. Ci accoglie sorridente
e molto pacato la nostra guida Lin, che da subito si rivela cordiale, premuroso e competente; indossa una camicia a mezze maniche (la
temperatura è pressoché estiva) e il longyi comunemente indossato dagli uomini, un pezzo
di stoffa lungo fino alle caviglie e annodato in
vita; calza ciabatte infradito e lo farà per tutto
il tempo della nostra visita, aggiungendo solo
una volta – a 1000-1400 m. di altitudine – i
calzini con le dita.
Saliamo sul pullman che ci aspetta, uno dei
tanti mezzi di trasporto per spostarci da
un luogo all’altro: poi ancora aerei ma di
linee interne, battello, carrozze trainate da
un cavallo, canoe a motore.
Nel tragitto da Yangon a Bago (Pegu)
abbiamo subito un assaggio delle strade
delle persone dei luoghi sacri, dei mezzi
di comunicazione abituali: scooter, anche con funzione di taxi, che richiedono
un casco tipo elmetto, risciò trainati da
biciclette, camioncini-taxi, anche pick-up,
furgoncini in cui la cabina è separata dal
retro, dotato di due panche e di una barra
di ferro lungo il soffitto per aggrapparsi. Ed ecco
il primo grande Buddha in posizione reclinata di
totale rilassamento: sorriso aperto, testa appoggiata a cofanetti e cuscini. Più celebre l’immagine
colossale a Yangon del Buddha di Chaukhtatgyi
Paya, disteso, capo appoggiato al braccio destro e
contornato da una corona di pietre preziose.
Grandiosa la pagoda Shwedagon, un complesso architettonico che è centro di vita religiosa ma anche sociale: incontriamo intere
famiglie intente non solo a pregare ma a fare
picnic, passeggiare, far giocare i bambini,
mentre vecchie grinzose fumano enormi cheroot, sigari fatti principalmente di frutta secca
e poco tabacco, avvolti da una foglia sottilissima. Per visitare il sito si sale con una scala
VIAGGI & REPORTAGE
Percorrendo la Birmania
mobile o con l’ascensore sulla collina: si apre
uno scenario maestoso con strutture in oro
e colori sfavillanti – stupa maggiore e stupa
minori pagodine tempietti guglie si ergono in
tutti i punti cardinali.
Un incanto, dove si potrebbe trascorrere
un’intera giornata fino al tramonto, facendo
incontri di volti sorridenti sereni incuriositi
ma con ritegno, disponibili a farsi fotografare!
E sempre, tutti, turisti compresi, a piedi scalzi,
senza neanche i calzini: questo vale per tutti
i luoghi sacri, fin dall’area di accesso esterna.
Ben presto si mette a fuoco un aspetto comune a donne, bambini, ragazzetti e qualche
giovane: le loro guance, e non solo, sono ricoperte dal thanaka, una crema cosmetica di
colore giallognolo ottenuta dalla corteccia di
un albero, e usata per le sue proprietà profumanti rinfrescanti protettive dal sole antisettiche. Su qualche viso è stesa in modo artistico
a formare disegni!
In aereo si raggiunge Bagan, per fotografare – gruppo di piccole pagode, il massiccio
santuario di Dhammayangyi… – e visitare gli
innumerevoli siti anche con raggruppamenti
di costruzioni artistiche nella città vecchia.
Una miriade! Alcune decorate all’interno con
affreschi, per esempio di vita quotidiana nel
tempio di Sulamani; la pagoda di Manuha che
ospita statue di Buddha gigantesche, sproporzionate rispetto allo spazio in cui sono collocate, soprattutto quella sdraiata.
E poi, per citarne qualche altro, Ananda Patho con il suo pinnacolo dorato; lo stupa di
Shwesandaw, salendo la lunga scalinata del
quale si ha una visione a 360° della valle di Bagan costellata di stupa – magnifica al tramonto!
SO.G.E.A.
– che prima abbiamo visitato in calesse.
Il giorno successivo, suggestivo il giro ad
Amarapura, antica capitale sulla costa orientale del fiume Irrawaddy a pochi chilometri da
Mandalay. Vi si trova il più grande monastero
del Paese, il Mahagandhayon, in cui vivono
circa 1200 monaci: viviamo l’emozione di vedere molti di essi (monaci-bambini e monaciadulti amichevoli e ospitali) mentre sfilano,
davanti ai turisti e ai birmani, di rientro dalla
loro ricerca quotidiana di elemosina, passando accanto a pentoloni di riso preparato e servito a mestoli nelle ciotole, che ogni monaco
porta con sé; altri volontari offrono confezioni di diversi generi alimentari, oggetti utili.
Le acque del lago Taungthaman, lungo il
quale numerose persone pescano, sono attraversate da un vecchio ponte pedonale tutto
in legno di teak chiamato U Bein, di straordinaria lunghezza (1,2 km), luogo di incontro
nella passeggiata di immancabili volti sorridenti e piccoli venditori, a volte un po’
invadenti ma pazienti (“dopo dopo”).
Visitiamo il territorio di Inwa, un’altra
vecchia capitale, in calesse, da cui ammiriamo la splendida campagna con
animali e lavoratori chini e intenti nella
loro raccolta, e piccole pagode qua e là;
da cui scendiamo per vedere da vicino
il Monastero in legno di Bargaya e il Palazzo antico.
Una veduta panoramica incredibile
ci si apre dalla collina di Sagaing – con
la sua particolarissima U Min Thonze,
una pagoda a forma di mezza luna che contiene parecchie statue di Buddha allineate – sui
monasteri sottostanti e sul fiume Ayeyarwaddy, e dalla collina di Mandalay. Una nota che
vale per tutto il territorio birmano: Irrawaddy
Ayeyarwaddy acque lacustri sono ovunque lavanderie a cielo aperto e anche luogo di pulizia
personale.
Il 31 dicembre, salutiamo il 2012 da Mandalay e da Mingun. Della prima, colpiscono la
Pagoda di Mahamuni per la grande statua tutta
dorata di Buddha, cui non è permesso alle donne di avvicinarsi, e per il fervore dei lavori di
restauro e di arricchimento con l’applicazione
di foglie d’oro; il monastero di Shwe Nan Daw
Kyaung, di legno lavorato; e soprattutto Kutho-
SOCIETÀ GESTIONE ELABORAZIONI AZIENDALI
Via Flaminia II, 54/f - Osimo (AN) - Tel. 071 7231846 - Fax 071 7235203
C.F. - P.I. - Num. Iscr. Reg. Imp. AN 02281000428
daw definita il più grande libro del mondo, con
le sue 729 lastre di marmo che riproducono gli
scritti di Buddha e conservate singolarmente
all’interno di altrettanti stupa. Della seconda,
si vede già dal battello, che ci trasporta lungo
il fiume Ayeyarwaddy, il moncone di pagoda
progettata come la più imponente, iniziata nel
1790 e rimasta sempre incompiuta per una
sorta di profezia funerea al re del tempo; ci
stupiamo di fronte all’enorme campana di 70
tonnellate appesa; poco distante dalla campana, saliamo sulla bellissima pagoda bianca di
Hsinbyume, molto inusuale nella struttura delle sette terrazze ondulate. Il tramonto ci coglie
sul fiume nel percorso di ritorno.
L’inizio del 2013 ci porta in tre giorni – con
un attraversamento che si snoda fiancheggiando un laghetto, attraversando coltivazioni
boschi e villaggi – a Pindaya, Kalaw, Kakku e
Lago Inle, situati a un’altitudine fra i 1000 e i
1400 m. Straordinaria la vista delle grotte calcaree di Pindaya, la pagoda rupestre di Shwe
Umin che contiene otto-diecimila statue di
Buddha – di svariate dimensioni colori materiali e in svariate posizioni – offerte da pellegrini, anche stranieri. Kakku è un vero e proprio tesoro dello Stato Shan, carico di fascino
e di mistero fino a togliere il fiato, aprendosi
allo sguardo in un magnifico insieme di stupa buddisti: migliaia di costruzioni
di varie forme e dimensioni,
allineate lungo una superficie di circa un chilometro
quadrato e circondate da
bellissimi paesaggi, in un
luogo apparentemente sconosciuto al mondo esterno.
Piccole strade tortuose che
conducono al complesso
permettono un’osservazione
da vicino della vegetazione e delle coltivazioni
della zona.
Infine, il lago Inle, veramente magico, circondato dalle verdi montagne dello Stato Shan, ha
una lunghezza di circa 22 km ed una larghezza
massima di 11 km; vi si affacciano, in un intrico
di canali, centinaia di villaggi costruiti su palafitte di legno con case di bambù intrecciato, a
volte con motivi geometrici, dove abitano e lavorano, cominciando all’alba, l’etnia degli Intha,
gli Shan, i Pa-O e altre minoranze etniche. Solcando le acque con canoe a motore, ne incontriamo in continuazione altre che sfrecciano in
direzione opposta (o nella stessa), anche molte
canoe a remi, senza distinzione di genere fra i
rematori, da una palafitta all’altra e da una parte
del villaggio all’altra, se non ci sono passerelle.
Una quotidianità tutta organizzata
sull’acqua per tutte le comuni necessità. Attrae fortemente l’attenzione in diversi punti
del lago, sia all’andata sia al ritorno, il curioso modo di remare dei pescatori intha, che,
con indosso i pantaloni, in piedi sulle barche utilizzano una gamba sola e si servono
di una rete troncoconica. Anche in questa
zona, molti monasteri e migliaia di pagode
che spiccano al sole, qualcuno dei quali è in
programma per la nostra visita, all’interno
{11}
di villaggi dove si svolgono lavori artigianali
di tessitura e oggettistica varia, e la coltivazione dei giardini e degli orti galleggianti.
Dunque, anche sulle acque del lago Inle,
agricoltura. Agricoltura che in Birmania impiega oltre i due terzi della popolazione, perché
scarse sono le attività industriali e dei servizi;
ci sono invece iniziative a carattere artigianale
e commerciale diffuse in tutto il territorio. Ne
abbiamo avuto prova visitando molti laboratori: per esempio, la lavorazione della lacca
a Bagan, di tessuti ad Amarapura, di legno
marionette arazzi foglie d’oro a Mandalay…
E nei coloratissimi mercati (oltre che in bancarelle sporadiche) con stoffe souvenir spezie;
pesce secco e cibi cotti sul posto, su fornelli da
campo con scia di fumi e odori; grande offerta di prodotti ortofrutticoli… e ceste di foglie
di betèl. Questo richiama il diffusissimo uso
da parte degli uomini di masticare la noce di
betèl per ridurla a pezzettini, avvolgerla nella
foglia con della calce e a volte del tabacco, e
masticare il tutto: una cicca che dovrebbe procurare una sensazione di piacere, servire come
vermifugo e contro la fame; ma procura anche
eccesso di salivazione che induce a sputare
spesso in terra e rende i denti di colore rosso
scuro e molto rovinati dalla calce.
I mercati sono per noi momenti e luoghi
di incontri ravvicinati con i birmani e con
appartenenti a diverse etnie, le donne Pa-O
con i turbanti a quadri colorati e annodati a
ricordare la forma di un drago, le donne Shan
con il longyi a fiori annodato sul fianco e la
caratteristica borsa di cotone… giovani vestiti all’occidentale, bambini al seguito; e per la
strada monaci con il loro abito per lo più marrone, e monache (ma in numero molto inferiore) con le loro tonache di colore rosa. Un
viavai di persone, fra cui noi turisti, scambio
di sguardi e di sorrisi, di timide (per timore
di sbagliare) formule di saluto, le uniche che
almeno io ho imparato: Mingalabar pronunciato senza ‘r’ finale (Buongiorno – per tutta la
giornata); Kyai zou ba (Grazie); Ta-ta (Ciao)
con i bambini. Chissà poi come suonavano!
E la fotocamera sempre attiva.
In conclusione, la Birmania è una terra
splendida, ma, sebbene sia potenzialmente ricca, anche di petrolio oltre che di pietre preziose, le condizioni di vita della
sua popolazione, con un reddito pro capite molto basso,
sono di grande arretratezza,
come se il tempo fosse passato molto lentamente, se
non proprio fermato, soprattutto a causa dell’isolamento
pluridecennale determinato
dalla dittatura militare, che
è formalmente finita. Ma il
processo democratico è solo
agli inizi.
EVENTI
{12}
“IL VALORE NELLE ORME DEL CUORE”
L
di Paola Ponzetti
a presentazione del volume edito dalla casa
editrice Marcelli è il pretesto per dipingere
una serata di piacevoli ma importanti riflessioni presso il Circolo L’Incontro: Maria Lampa
srotola aneddoti ed esperienze di vita tratti da
Il valore nelle orme del cuore e li condisce, seppur
intrisi di un inevitabile percorso di sofferenza,
con quella rara ironia ed intelligenza che la
contraddistingue nei suoi molteplici impegni
culturali. Da 5 anni organizza incontri con il suo Salotto Culturale ed è alla 4ª edizione il ciclo Incontriamoci tra le righe,
con la partecipazione di artisti, autori e musicisti.
In ogni caso, l’occasione è quella di avviare una dinamica
comunicativa che mette in connessione una sinapsi di argomentazioni e riflessioni, dove ogni elemento della conversazione diventa motivo per dare “valore aggiunto”, come lo
definisce lei, ad ogni azione, pensiero, motivazione della propria vita; la consapevolezza di dare un senso a ciò che si fa,
con il giusto coinvolgimento emotivo, mentale e spirituale.
La serata del 1° marzo a L’Incontro, coordinata dal presidente Isidoro Carancini, ha visto la partecipazione dell’assessore alla Cultura del Comune di Osimo Achille Ginnetti,
dell’artista Amneris Ulerigi, della scrittrice Lucilla Pavoni e
dell’arguta analisi letteraria di Mina Giuliodori. Al termine
è intervenuta anche il vicesindaco del Comune di Filottrano
Ivana Ballante a sottolineare l’importanza ed il valore indispensabile di questi incontri culturali.
Giornata della Memoria
IN RICORDO DI RITA LEVI MONTALCINI
di Gabriella Focante
I
l giorno della memoria della Shoah è
una ricorrenza internazionale istituita
per legge nel 2000 e celebrata il 27 gennaio
di ogni anno per ricordare la liberazione
del campo di concentramento di Ausckwitz
da parte delle truppe sovietiche. E’ un debito di fronte ai caduti , ma anche un impegno a che quell’orrore non si ripeta.
La sezione ANPI di Filottrano ha dedicato la ricorrenza al ricordo di Rita Levi
Montalcini scomparsa il 30 dicembre
2012 all’età di 103 anni.
Dopo il saluto della presidente Nadia
Stacchiotti, il prof. Guido Carletti ha ringraziato le varie associazioni che hanno
contribuito e collaborato alla realizzazione della giornata e il Comune di Filottrano per aver messo a disposizione la
splendida sala di palazzo Accorretti.
Il vicesindaco Ivana Ballante, a sua volta ha ringraziato e salutato i presenti, in
particolare i ragazzi, e si è complimentata
con gli organizzatori per aver scelto il ricordo di una figura femminile.
Il prof. Carletti ha iniziato la commemorazione parlando delle cosiddette ”Leggi per
la difesa della razza” promulgate in Italia il
18 settembre 1938 che hanno coinvolto Rita
Levi Montalcini in quanto di famiglia ebrea.
Successivamente Igino Mazzieri ha narrato le vicende degli altri scienziati italiani
dopo l’applicazione delle leggi razziali. Erano famosi nel mondo ed invidiati dalla comunità scientifica internazionale, ma molti
di loro erano ebrei quindi furono espulsi
dalle Università e costretti a lasciare l’Italia.
Le discipline più colpite furono Matematica, Fisica, Biologia, quindi il razzismo oltre che omicida, si rivelò anche
suicida perchè privò l’Italia dei più grandi
uomini di cultura ebrei e non, come Enrico Fermi, sposato con una donna ebrea e
Renato Dulbecco che si rifugiarono negli
Stati Uniti. Vito Volterra matematico di
Ancona fu radiato da tutte le istituzioni
perché contrario alle leggi razziali e venne ospitato dall’Accademia Pontificia.
Rita Levi Montalcini nata a Torino nel
1909, si era laureata in Medicina contro il
volere del padre e aveva iniziato la carriera
di ricercatrice. Nel 1938 espulsa dall’università, aveva allestito un piccolo laboratorio
in camera da letto, per non interrompere gli
esperimenti. Durante la guerra curava i feriti negli ospedali fiorentini e proseguiva le
sue ricerche sul sistema nervoso. Nel 1947
si trasferì all’Università di Saint Luis negli
USA dove resterà per 30 anni.
Il biologo Adriano Gonnelli spiega l’importanza delle scoperte della Montalcini.
Con lei nasce la Neurobiologia, in particolare lo studio del NGF, il” fattore di crescita
delle cellule nervose” e per questo nel 1986
le viene assegnato il premio Nobel per la
Medicina. Per la scienziata il problema è
così complesso che ogni scoperta non è un
punto di arrivo, ma una pedana di lancio
per un altro passo avanti. E’ questo l’aspetto più appassionante della ricerca in generale e di quella biologica in particolare.
La scomparsa di questa fiera donna italiana, dalla vita lunghissima, ha lasciato
un grande vuoto, ma anche una grande
eredità. Quando compì cent’anni disse
“Non conta quanto si è vissuto, ma il
messaggio che s’è dato”.
Conclude l’incontro Armando Duranti
dell’ANPI di Osimo sostenendo l’utilità
della commemorazione ed auspicando
che tali iniziative vengano estese a tutte le
scuole perchè le future generazioni non
ripetano i tragici errori del passato.
{14}
C RO NAC A & AT T UA L I TÀ
MEMORIE
Voci e messaggi
della nostra infanzia
Alla ricerca di una
palestra di vita...
I giovani del Circolo Culturale L’Incontro
M
olti cittadini saranno già venuti a
conoscenza dell’imminente chiusura della sede del Circolo culturale l’Incontro. La prima parte di questo articolo ha lo scopo di portare a conoscenza
questa vicenda e fornire delle lucidazioni. La seconda, quello di sensibilizzare
l’Amministrazione e la cittadinanza verso quello che noi riteniamo essere un
diritto. Il Circolo l’Incontro, con sede in
Corso del Popolo, ha avuto la fortuna di
poter usufruire di questi locali grazie ad
un contratto di comodato gratuito con
scadenza in data 31.12.2012.
Gli ottimi rapporti che sono sempre
corsi tra il proprietario dei locali e il presidente del Circolo hanno fatto sì, che
seppur verbalmente, i proprietari avessero al tempo espresso l’intenzione di
poter proseguire il rapporto anche dopo
la scadenza del contratto. Nel marzo del
2012 il Circolo Culturale l’Incontro cambia gestione. I soci sono protagonisti di
una nuova stagione, incentrata su numerose attività culturali quali cineforum,
corsi di fotografia, presentazione di libri,
concerti live e quant’altro (sempre e comunque in linea con l’art. 2 del contratto
di comodato). Nel giorno 30 dicembre
alle ore 3, la moglie del proprietario si
presenta al Circolo per un sopralluogo.
Il 2 gennaio arriva una lettera in cui si
dichiara che, non solo il contratto non
verrà rinnovato, ma si richiede l’immediata restituzione dei locali in oggetto.
Lungi dal voler discutere sulla facoltà
legale di non rinnovare un
contratto su locali di proprietà, quello che a molti non è
piaciuto è stata l’interruzione
così repentina dei rapporti,
deficitaria anche della possibilità di un reale confronto
nell’intento di trovare un
compromesso. Ed è stata
proprio questa incomprensione la causa di impulsivi atteggiamenti da
parte di qualche socio e
ce ne scusiamo. È innegabile, dati i 300 tesserati,
e anche grazie ad una buona gestione come quella a cui abbiamo assistito
negli ultimi mesi, che il Circolo svolga
un’importante funzione sociale a favore
della Città. Quello che vorremmo è che
tutti riflettessero su ciò che significa vivere Filottrano per i giovani. Per chi non è
attratto da attività sportive e associazioni
cattoliche giovanili, risulta particolarmente difficile trovare un luogo e uno
spazio che sia culturalmente stimolante
e offra la possibilità di espressione e aggregazione.
Noi consideriamo un diritto poter vivere appieno il nostro paese e i suoi luoghi di socializzazione culturale. Perché
dovremmo prendere la macchina per
soddisfare una richiesta sacrosanta di
partecipazione, che può essere promossa nel nostro territorio comunale?
La CULTURA è il motore trainante e
di Rossana Giorgetti Pesaro
C
il collante di una
società; anche di una comunità, come la
nostra, sempre più frantumata e povera
di legami sociali. I giovani vogliono partecipare e promuovere protagonismo. In
questo modo li rendiamo sempre più soli
e internet dipendenti. La politica locale
ha disatteso completamente questo essenziale compito di sostegno alla solidarietà, ruolo a cui si è sostituito il privato.
Ciò che chiediamo oggi all’amministrazione è che si faccia carico di quello che è
un evidente disagio che affligge la nostra
Città e faccia in modo che luoghi come
questi, i quali offrono ai giovani uno spazio dove poter crescere anche mentalmente e culturalmente, non vadano persi.
Se non ci prendiamo cura dei nostri
figli e dei nostri giovani, quale futuro ci
attende?
’è chi porta a passeggio il
bambino, chi il cane, chi… il
telefonino! Questo apparecchio,
considerato oggi indispensabile, è
diventato uno status symbol! I proprietari sono di tutti i sessi, di tutte le età e condizione sociale e si
incontrano dovunque:per la via, al
teatro, al cinema e persino in chiesa. Puoi vedere questi patiti con
l’apparecchio incollato all’orecchio mentre guidano la macchina,
durante le sedute in Parlamento,
nei congressi e raduni vari. Oggi,
quelli che lo possiedono sono “in”
tutti gli altri sono “out”. Debbo
però ammettere che questo “coso”
è divenuto indispensabile e utilissimo, in determinati casi può salvare la vita. C’è però una categoria
di persone, i cosiddetti “telefonino
dipendenti” che sono talmente assorti nella loro conversazione o nel
compito di inviare sms, che non si
accorgono che intorno a loro c’è in
mondo che è fatto di persone, di suoni
e messaggi che aspettano solo di essere
recepiti.
La società è divenuta multietnica e
multimediale, ma un tempo per incontrare gli amici bastava emettere un fischio convenzionale per riconoscerli tra
cento persone, Quando il tuo ragazzo
passava sotto le tue finestre fischiava un
motivetto prestabilito per comunicarti
che ti aspettava a Piazza Nuova. Il cellulare ha ucciso la fantasia e l’inventiva:
volete mettere la poesia della comunicazione epistolare? Cosa c’era di più
bello del momento in cui stilavi una
lettera per il tuo “amato bene“? E la trepidazione dell’attesa della sua risposta?
Quando finalmente la ricevevi, stringevi
in mano quel foglio come fosse un tesoro, lo leggevi la prima volta senza capire
nulla, poi ne gustavi il senso soltanto
CS
CONFART_PP_730_Agugliano_O.indd 2
{15}
19/03/13 12.36
dopo averlo letto e riletto tre o quattro
volte! C’erano anche i bigliettini scambiati sui banchi del ginnasio… li trovavi
nella tasca del tuo grembiule nero appeso nel corridoio della scuola. Non erano
certo firmati, qualche volta riportavano
una frase emblematica come: ”Amor che
a nullo amato amar perdona”oppure ”Al
cor gentil repara sempre amore” Il più delle volte però avevano impresso un cuore
rosso,trafitto da una freccia. Ti domandavi chi fosse l’autore di tale “sforzo
poetico” e ne cercavi inutilmente la risposta negli occhi dei tuoi compagni di
classe.
Tra amiche, invece, non c’era nemmeno il bisogno di parlare, si comunicava
con le lettere mute o con gesti prestabiliti. Talvolta si usava un frasario cifrato,
bastava aggiungere “PA” ad ogni sillaba.
La frase “Esci stasera?” si trasformava
SABATINI
COSTRUZIONI
così: ”ePAscipa, staPAsePAraPa?”.
Chi non ne aveva la chiave non
riusciva a decifrarne il senso. Altri
messaggi arrivavano via etere, succedeva qualche volta di svegliarsi nel cuore della notte al suono
della fisarmonica: era la serenata
di un ammiratore che attendeva
un riscontro. Una volta bastavano
le campane per comunicarti “gioia o tristezza”. Ogni parrocchia
aveva la sua voce e quel suono ti
invitava alla preghiera e ti infondeva serenità,o invece ti avvisava
di un pericolo incombente! Oggi
le campane hanno tutte la stessa
voce metallica e anonima. Altre
voci si sono spente ma sono ancora
impresse nella memoria: il suono
rauco della trombetta dello “scopino”, la voce stentorea del “portalettere” che ti chiamava dalla strada,
il rumore delle ruote del “biroccio”
che sobbalzava sul pavé della vecchia Osimo e la voce del “birocciaio
“ che spronava i suoi buoi, grida
ndo”Biancolì”,”Cammurà,”ahoò!!”
E ancora lo schioccare della frusta, il
richiamo dell’arrotino e il rumore metallico del bigoncio di zinco del “lattarolo” che passava casa per casa, il mattino
all’alba. Non mancavano i messaggi olfattivi: l’odore dell’inchiostro dal banco
delle Elementari, quello del quaderno
nuovo dalla copertina nera, l’odore del
pane appena uscito dal forno a legna ,
quello delle pesche raccolte dall’albero,
quello del mosto durante la vendemmia
e il profumo di spighetta delle lenzuola
pulite , portate dalla lavandaia.
La mia generazione possiede un
tesoro,fatto di tante sensazioni ed emozioni che sono cresciute con noi e fanno parte
della mia vita e di quella dei miei coetanei.
Questo “Tesoro“ va difeso con la memoria e non può essere sostituito da
nessun “apparecchio”, sia pure il più
tecnologico.
SABATINI COSTRUZIONI SRL
VIA MEDIANA SUPERIORE, 1/A
63085 MALTIGNANO (AP)
TEL. E FAX 0736 403850
P.IVA E C.F. 01790970444