20 marzo 2013 - L`Incontro News
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20 marzo 2013 - L`Incontro News
l’incontro CONERO DENTAL saldami e leghe non preziose Via Grandi, 9 60131 ANCONA Tel e Fax 071 2861660 periodico del circolo culturale filottrano snc TAGLIO TESSUTI CONFEZIONI IN GENERE CONSULENZE TECNICHE news Via G. Di Vittorio, 6 60024 Filottrano Tel. 071 7220969 www.lincontrofilottrano.it 20 marzo 2013 CN/AN1406/2010 valido dal 30/11/2010 F.G.F. N° 26 Aut. Trib. Ancona n. 17/06 Reg. periodici Trib. di Ancona - Direttore Responsabile Nicola Di Francesco - Direttore Isidoro Carancini Grafica &Impaginazione Punto&Virgola di Paola Ponzetti Jesi - Stampa Errebi Grafiche Ripesi Falconara M.ma A tutte le famiglie e agli operatori economici Una questione di dignità di Isidoro Carancini adeguata ai loro bisogni e in continuità all’attuale sede. Riteniamo doveroso arà certamente a conoscenza di tutti pertanto darvi conoscenza completa di che il nostro Circolo dovrà lasciare come si sono svolti i fatti anche perché la sede di Corso del Popolo 22 perché il nostro Circolo è frequentato da tanti la proprietà ha deciso di recuperarne ragazzi che sono i nostri figli e i nostri l’uso. La notizia vi è stata comunicata nipoti e questa decisione colpisce in anche dalla iniziativa dei ragazzi che maniera molto grave la gran parte delle hanno promosso una sottoscrizione famiglie filottranesi per le quali il norivolta al Comune di Filottrano per ot- stro Circolo rappresenta un punto di tenere un aiuto a trovare una soluzione riferimento sicuro. Niente da dire ovviamente sul diritto della proprietà di riappropriarsi di questo spazio, ma il modo con cui è stato esercitato ci offende in maniera veramente di Roberta Mazzoni profonda. La motivaziopesso pensiamo che lontane addotta nell’invitarci no dalle nostre case esistaa lasciare i locali è legata no luoghi e bellezze migliori; al disturbo arrecato dalla ci allontaniamo spinti dalla musica e dai giovani che curiosità di vedere, esplorare, frequentano il nostro Circonoscere, quando in realtà la colo, di cui sono soci, fino Busto Beltrami, ricchezza è, il più delle volte, a a tarda notte. Sappiamo e Scuola Media portata di mano. abbiamo avuto modo, in Le Marche terra di storia, di arte, di musica, varie occasioni, di chiededi cultura, di sapori ma anche sede di numere scusa ai cittadini , ma rosissimi musei; la sola provincia di Ancona abbiamo sempre ritenuto ne annovera addirittura cinquantaquattro, di di svolgere una importante varie tipologie: archeologici, storico-artistici, funzione sociale a favore demo-antropologici e scientifici. dei ragazzi di Filottrano. segue a pag. 2 > segue a pag. 2 > S La bellezza a portata di mano S Una buona Pasqua nelle considerazioni di don carlo C i facciamo gli auguri di buona Pasqua in questo tempo speciale che il buon Dio ci regala. Quando leggerete queste righe avremo probabilmente il nuovo Papa, mentre la politica facilmente si troverà ancora nelle sue secche e la fine della crisi sarà ancora stimata in mesi (speriamo non in anni). Avremo il Papa per un meccanismo forse un po’ pittoresco (la stufetta, la fumata, il latino…) ma tutto sommato semplice: un gruppo di “anziani”, cioè di saggi, richiamati da tutto il mondo, che si raccolgono, si conoscono, discutono, immaginano il futuro, ci pregano e infine scelgono uno tra loro per essere il segno dell’unità della Chiesa. BA.MA. CONSULTING snc segue a pag. Via Candia, 47/i - 60020 Ancona - Email: [email protected] - Tel. e Fax 071 2861660 Responsabile commerciale: Francesco Bastianelli Cell. 347 5786137 2> Una questione di dignità > segue dalla prima pagina > segue dalla prima pagina Questa sede che occupiamo da quattro anni e quattro mesi era un vero, indescrivibile tugurio e abbiamo dovuto intervenire con ingenti spese per renderla non solo abitabile ma molto accogliente; la documentazione allegata ai nostri bilanci può sempre dimostrare questa realtà, mentre per tutto il 2013 siamo ancora impegnati ad ammortizzare un mutuo che abbiamo acceso, grazie al Dott. Luciano Paolucci, con la Banca di Credito Cooperativo. Il nostro rapporto con la proprietà era regolato da un contratto di Comodato d’uso gratuito che scadeva il 31 dicembre 2012 e, non prevedendo un preavviso, la proprietà ci ha fatto pervenire una raccomandata il 3 gennaio ’13, con intimazione a lasciare i locali entro 20 giorni. Il locale era ad uso gratuito, sulla carta, ma in realtà è come se avessimo sempre pagato un affitto, viste le spese sostenute per poterlo utilizzare. Meritavamo un trattamento così drastico? Non sarebbe stato più corretto preavvisarci almeno tre mesi prima? Abbiamo sempre intrattenuto cordiali rapporti con la signora Lorenza Mochi Onori, moglie di Lorenzo Gasparri, delegata a trattare con noi; infatti, nel mese di aprile ’12, avevo personalmente trattato un eventuale rinnovo che lei aveva indicato possibile per altri due anni al prezzo di euro 350 mensili. Senza ulteriori comunicazioni, proposte o minacce di interruzione, abbiamo sempre ritenuto che non vi sarebbero stati problemi alla prosecuzione del rapporto. Questa decisione, improvvisa e violenta (attenuata con l’intervento dell’assessore alla Cultura Ivana Ballante che ci consente di restare fino al 20 aprile p.v.), non può essere fatta risalire unicamente alle giuste proteste di Franco Cusini, evidentemente altri interessi e altri poteri hanno provocato questa decisione che certamente non fa onore alla proprietà. Per il “disturbo lamentato” sarebbe stato sufficiente darci un drastico ultimatum: “O si smette con la musica live fino a tarda notte o diversamente ci riprendiamo i locali”. Noi filottranesi siamo gente modesta, ma orgogliosi di appartenere a questa terra e l’impegno culturale del nostro Circolo è il segno del nostro legame alla nobile tradizione di Filottrano. Noi abbiamo sempre molto rispetto degli altri ma non sempre ne siamo ricambiati e, in questa occasione, siamo stati trattati come un tempo venivano trattati i contadini dalla nobiltà del luogo. Grazie signori Gasparri, i filottranesi si ricorderanno e terranno conto della vostra signorilità. Uno che per un tale e impegnativo compito non correrà affatto ad accaparrarsi la poltrona, anche perché l’unico vitalizio che riceverà sarà quello del servizio alla Chiesa, per tutta la vita; la vicenda di Benedetto XVI non lo smentisce. Di politica non mi intendo molto. Penso solo che il gesto di Benedetto XVI ha mostrato la differenza tra una autorità-servizio e una autoritàprivilegio; e penso anche che sia un po’ triste che quasi un terzo del paese abbia dovuto votare per il “partito della protesta” per smontare (si spera!) quel meccanismo per cui, una volta raggiunto il seggio, uno cerca di starci il più a lungo e il più comodamente possibile. Ho conosciuto persone che nelle amministrazioni – dopo aver dato tutto quello che sapevano dare in competenza e impegno – volentieri cedevano il posto ad altri e tornavano (senza buonuscite particolari) ad occuparsi del loro lavoro e della loro famiglia: è il miglior metodo per avere buoni e motivati politici. Speriamo di avere presto un buon governo della Nazione. Il lavoro ancora ci manca, e questo ci consuma la speranza. Purtroppo nella nostra Filottrano uno/a “fortunato” ha vinto 300mila euro alla lotteria. Mi spiego: spero bene per lui/lei e per il suo equilibrio, ma temo che questo incentiverà ancora tanti disoccupati e cassintegrati a sciupare una parte dei loro residui risparmi nell’acquisto di gratta e vinci, win-for-life e macchinette mangiasoldi varie che vedo anche in posti dove non le vorrei vedere. Tutto ciò forse significa che di speranza abbiamo bisogno più che di pane, ma sarebbe enormemente meglio che ognuno la trovasse in un parente o in un amico disposto a condividere che ne so, la rata del mutuo, oppure le spese mediche o quelle scolastiche dei figli o anche solo due chiacchiere la sera in casa o al circolo, anziché fissare il cervello in solitudine sui problemi o su una macchinetta. Spero che chi sta meglio sappia cogliere i più piccoli segnali che il prossimo manda; e imploro chi si trova in ristrettezze a non chiudersi in se stessi, ma a raccontare a qualcuno la propria pena. Molti stanno vivendo tutto questo con dignità. Quanto tutto questo lascerà il segno nelle giovani generazioni è difficile prevederlo. I giovani sono come quegli animali che alzano il muso per fiutare nell’aria un filo di speranza. Essi ci richiamano tutti alle nostre responsabilità, a fare ciascuno bene e con coscienza il nostro lavoro. Saranno proprio essi ad aiutarci e ad avere motivi per ripartire, fare i sacrifici necessari, non mollare. “Sacrificio” è una parola cara a noi cristiani, non per essere a tutti i costi del “partito del dolore”, ma perché qualcuno duemila anni fa ci ha insegnato che il chicco di grano muore per dare misteriosamente la vita. Accettiamo questo tempo e questa morte da cui nasce certamente la vita: noi la chiamiamo “Pasqua”. Buona Pasqua a tutti. (don Carlo Carbonetti) La bellezza a portata di mano Piccoli paesi che racchiudono nelle loro mura musei-gioiello, a volte poco noti alla stessa popolazione. E’ il caso del Museo “Beltrami” di Filottrano, allestito nel 1979 dal Conte Glauco Luchetti Gentiloni all’interno del palazzo di famiglia. In esso sono conservati reperti di inestimabile valore, appartenuti ai Pellerossa del Nord e del centro dell’America. Praticamente un unicum nelle Marche ma anche nel mondo, dal momento in cui la terra d’origine non dispone più di tali testimonianze. Attraverso lo studio di questi reperti è possibile ricostruire a livello etnografico CULTUR A Una buona Pasqua... > segue dalla prima pagina ed antropologico la storia di tribù ormai estinte. Perchè è bene ricordare, come lo stesso custode-proprietario-studioso Glauco Luchetti amava sottolineare, che gli Indiani d’America sono stati sterminati dagli uomini bianchi, mossi da smania di possesso, di potere e dalla presunzione di superiorità culturale. Intere tribù ritenute selvagge, incivili ed arretrate sono state annientate e, con loro, sono andate perdute anche le fonti materiali che consentono di ricostruirne la storia. I bianchi vincitori ci hanno fornito una lettura parziale dei fatti ed ora che è trascorso molto tempo si potrebbero rivalutare quegli spi- riti liberi, amanti della natura, della danza, dell’arte itinerante portata sul corpo, della libertà. L’auspicio è quello di rendere fruibile ed appetibile il museo affinché, soprattutto i giovani, possano apprendere la storia degli Indiani d’America non solo sui libri di scuola ma anche attraverso i manufatti, le testimonianze materiali e gli scritti di Beltrami. Aristotele diceva che “ciò che impariamo a fare, lo impariamo facendo” e allora quale miglior occasione di far conoscere la storia se non attraverso il vedere, il fare e il ricercare? {3} La storia dell’assistenza a Filottrano Il volume di Mario Filippi ripercorre la storia della generosità filottranese di Massimo Morroni I l bel volume, dovuto alla diligente fatica di Mario Filippi, ripercorre la storia della generosità che i Filottranesi hanno dimostrato nel corso dei secoli, trasmettendo ideali di solidarietà e di cura per gli anziani, e non solo, ideali che sono arrivati fino ad oggi, concretizzati nella Casa di Riposo. La Fondazione “Il Chiostro” di Filottrano l’ha voluto degnamente presentare sabato 16 febbraio presso la Sala polivalente della Casa di Riposo. Fra gli altri sono intervenuti, oltre all’autore, il sindaco Francesco Coppari, l’assessore alla cultura Ivana Ballante e il presidente della Fondazione, Franco Cusini. Il professor Gilberto Piccinini, presidente della Deputazione di Storia Patria per le Marche, ha proposto un excursus sulla storia della beneficenza e dell’assistenza a livello nazionale, mentre il dottor Massimo Morroni ha ripercorso il volume di Filippi, commentandolo ed illustrandolo con una ricca proiezioni di immagini. La storia dell’assistenza a Filottrano registra diverse confraternite, che erano associazioni umanitarie: importante quella della Madonna della Misericordia, attestata già nel Cinquecento, che, come indica il nome, si prendeva cura degli infermi e degli ammalati. Alla fine del Settecento la confraternita della Madonna della Misericordia costruì un nuovo ospedale, dove oggi si trova il Teatro Torquis. Il presidente Lorenzo Garampi, il quale fu anche gonfaloniere (il sindaco di oggi) di Filottrano, promosse istituzioni civili e sociali come l’asilo infantile, la Cassa di risparmio, un “asilo” per i cronici, e migliorò le scuole. A metà dell’Ottocento si verificò a Filottrano un’epidemia di colera che coin- volse 155 persone, delle quali ne guarirono 80 e ne morirono 75. Sono ancora conservate le relazioni di quei tristissimi momenti. Nello stesso Ottocento vanno ricordate alcune figure di benefattrici come Cecilia Fabiani, che fondò un orfanotrofio femminile intitolato a santa Cecilia, quindi Caterina Guadagni, che aprì invece un orfanotrofio maschile; e la marchesa Elisa Bourbon del Monte, che profuse il suo impegno sociale ai tanti bisognosi, intervenendo a sostegno caritativo di istituti e privati. Nel 1924 fu approvato il progetto del nuovo ospedale dell’architetto Amos Luchetti e la spesa ne fu sostenuta dalla marchesa, che lo fece intitolare alla memoria di suo figlio Giuseppe Gualtiero Gentiloni. L’inaugurazione avvenne nel 1927. All’interno fu previsto uno spazio per ricoverare i vecchi cronici. Tra le altre istituzioni sociali va ricordata l’ONMI (Opera Nazionale Maternità Infanzia), che il fascismo fece nascere CIRCOLO CULTURALE L’INCONTRO Corso del Popolo, 22 - Filottrano www.lincontrofilottrano.it - email: [email protected] Isidoro 329 9012362 - Jerry 348 5482879 nel 1929 a vantaggio delle madri e dei bambini più bisognosi. Era posta nei locali del vecchio ospedale civico (oggi Teatro Torquis) e rimase in vita fino agli anni Sessanta. Nel 1937 la Congregazione di Carità fu sostituita dall’ECA (Ente Comunale di Assistenza), che veniva nominato dal Consiglio Comunale e prestava assistenza alle famiglie povere. La sede si trovava nel palazzo del Comune. Due anni dopo si avranno gli Istituti Riuniti di Beneficenza (IRB). Essi nel 1974 fecero venire nella palazzina di Via Vittorio Veneto gli ospiti della casa di riposo, che si trovavano presso l’ospedale, e i bambini dell’asilo infantile “Umberto I”. La Casa di riposo vi rimase fino al 1980, quando traslocò nella sede attuale, mentre tutto il fabbricato sarà occupato dalla Scuola Materna “Arcobaleno”. Seguiamo ora le tappe della nuova Casa di Riposo. A metà degli anni Settanta del secolo scorso, gli amministratori decisero di ristrutturare l’ex convento ottocentesco dei Cappuccini, in periferia di Filottrano. Il progetto di ristrutturazione dell’ex convento, che rispettava la conservazione architettonica, fu approvato nel 1977 e realizzato nei due anni seguenti. L’edificio conserva i segni del suo passato monastico, gli archi del portico, il pittoresco chiostro, ed è in ottima posizione. Il 1° giugno 1980 fu inaugurata la nuova Casa di Riposo con la partecipazione di autorità e di moltissimi cittadini, data l’importanza sociale dell’istituzione. Il nuovo stabile si aprì invece il 14 giugno 2008 alla presenza di autorità civili e religiose. Chiudiamo ringraziando Mario Filippi per il suo lavoro che permette di salvare la memoria storica di una parte importante della vita filottranese, e un plauso anche alla Fondazione “Il Chiostro” per aver promosso questa pubblicazione. GIANCARLO NICOLETTI commercio materiale da recupero Contrada S. Lorenzo, 5 - Filottrano (AN) Tel. 071 7221474 - 337 636352 - 337 646693 EVENTI {4} Filottranesi in capo al Mondo CONCLUSA LA RASSEGNA “APERITIVO D’AUTORE” L di Isidoro Carancini L o skipper Giovanni Soldini è un velista divenuto famoso soprattutto per le sue imprese di navigatore solitario. Di recente è balzato di nuovo agli onori della cronaca per avere battuto il record di percorrenza sulla rotta oceanica New York – San Francisco, la celebre “Rotta dell’oro”, che consiste nel circumnavigare l’America centro meridionale doppiando il Capo Horn. Questa volta l’impresa di Soldini non è stata in “solitaria”, ma lo skipper ha voluto con sé, sulla barca “Maserati”, un equipaggio di 8 uomini, tutti validissimi velisti. Il prestigioso traguardo è stato tagliato sotto il famoso Golden Gate Bridge di San Francisco, dopo 47 giorni di navigazione, sabato 16 febbraio. Entrati trionfalmente nella baia, e ormeggiata la “Maserati” C RO NAC A & AT T UA L I TÀ al Pier 39, Soldini e i suoi sono stati festeggiati dalle Autorità della città, dal Console italiano e dai numerosi italiani lì residenti, tra cui Federico Santarelli, figlio di Gianni, che ha avuto il piacere e l’onore di farsi fotografare con lo stesso Soldini. Non solo, Al consolato italiano c’è stata una grande festa e Federico e un suo amico sono stati invitati quali rappresentanti del Carabinieri in congedo presenti a San Francisco (per vedere la cerimonia digitare su You Tube “Fratelli d’Italia a San Francisco”). Ci fa piacere pensare che ci sono filottranesi che fanno onore alla nostra città e all’Italia. a rassegna degli incontri con gli scrittori ha avuto un discreto successo al Circoletto. Sul palco – da gennaio – si sono alternati giallisti, scrittori puri di storie e reporter. Gli aperitivi si sono svolti secondo lo schema classico dell’intervista: a domanda, l’autore risponde. Adrian Bravi ha raccontato del processo di creazione della sua scrittura, i giallisti di “Marche Noir” della loro Carboneria Letteraria che riunisce un gran numero di autori e Cesarina Trillini, in un incontro molto affollato, del suo viaggio in Iran. La formula permette di capire più a fondo la pagina scritta che diventa un tutt’uno con il vissuto dell’autore, fantasia e racconto della realtà spesso si fondono e non sempre lo stesso autore si rende conto di quello che voleva esprimere: il filtro con i lettori porta a comprensioni inedite del testo. Il gran finale è riservato a Umberto Piersanti il 24 marzo con il suo “Cupo tempo gentile”, edito da Marcos & Marcos, romanzo di formazione che racconta il ‘68 dell’autore all’Università di Urbino. José Martì e Cuba per Filottrano di Paola Ponzetti I l 1° febbraio scorso il Circolo L’Incontro ha ospitato una serata dedicata al 160° anniversario della nascita di José Martì, grande poeta ed eroe cubano. Organizzato dall’Associazione culturale Para un principe enano, l’evento ha rappresentato l’occasione per far conoscere la sua vita e le opere attraverso versi e pensieri recitati, cantati e ballati dai bambini della scuola di danza Lizballet, accompagnati poi dai coinvolgenti gruppi Los Cumbancheros e Achevere de Cuba. José Martì è stato anche politico, scrittore, filosofo, giornalista e grande pedagogo per i suoi interessanti apporti alla pedagogia cubana. L’artista Salvatore D’Addario, uno dei protagonisti della mostra itinerante “Cinque Artisti per Cuba”, ha avuto occasione di esprimere anche in questa occasione la sensibilità e CI SONO TANTI MATERASSI MA PERCHE’ NON PROVI UN MATERASSO INNOVATIVO OFFERTO DA “CENTRO NOTTE”? In fuga dall’Italia di Silvia Brunori P artono con un volo low cost, che li riporterà a casa per le prossime festività, parlano sufficientemente la nuova lingua, hanno già trovato tramite internet lavoro, appartamento e coinquilini, ricaricato la Postepay, e portato con sé smartphone e pc che li farà sentire sempre vicini a casa tramite skype e facebook. Non possono essere più diversi, apparentemente, da quei giovani emigranti abbronzati in abiti poveri e valigia di cartone, contenente la licenza elementare e tutti i risparmi, che dal transatlantico salutavano, forse per sempre, i loro cari (quelli raffigurati dal maestro Ivo Batocco di cui si è parlato nello scorso numero). Di sicuro li accomuna la speranza di un lavoro e di una vita migliore, la nostalgia per la propria casa e i propri affetti e un po’ di paura per l’ignoto che si preparano ad affrontare. Dopo Portogallo e Spagna ora accade anche in Italia. Tre paesi coinvolti duramente dalla crisi che fino al 2010 attraevano immigrati dal 2011 hanno visto ribaltato il rapporto tra flusso d’entrata e quello d’uscita. Per quanto riguarda la nostra penisola, le cifre offerte dall’Istat sono chiare: lo scorso anno sono arrivati appena 31mila stranieri mentre hanno fatto le valigie per l’estero più di 50mila italiani; la nostra terra non è più un sogno di speranza e da Paese d’immigrazione è tornata a essere Paese di emigrazione. La destinazione preferita è la Germania (oltre M l’amore per il paese centroamericano con una propria opera dedicata al poeta, che sarà esposta permanentemente presso la Scuola Giacomo Beltrami di Filottrano. L’atmosfera cubana è proseguita quindi con la degustazione di piatti tipici, musica e balli di gruppo, a cui hanno partecipato artisti, i genitori dei bambini e numerosi appassionati della cultura cubana. Con un test gratuito e senza impegno puoi trovare la soluzione personalizzata per risolvere i tuoi problemi. Ad Osimo, via Z. Cesari, 8 - Centro storico (traversa del Corso) nei giorni di giovedì, venerdì e sabato Lorella Carancini è a tua disposizione. Tel. 335 7871397. {5} 4mila trasferimenti), seguita da Svizzera (3mila) e Regno Unito (2mila). A scegliere di emigrare fuori dall’Italia sono soprattutto i cittadini del nord, prevalentemente uomini con un’istruzione media, ma sono in aumento i laureati o quelli in possesso di un’altissima specializzazione. Abbandonano la nostra penisola anche gli stranieri da anni residenti nel Bel Paese che preferiscono ritornare in patria, dove almeno hanno un appoggio, o tentare la fortuna altrove. La disoccupazione complessiva al 10% e quella giovanile al 33%, il precariato, le ristrette prospettive di crescita professionale spingono sempre più giovani tra i 25 e i 40 anni verso quei Paesi che offrono prospettive lavorative migliori, maggiore stabilità, salari più alti, meritocrazia e riconoscimento delle loro capacità. A sessant’anni dal celebre “studiate una lingua e partite” di De Gasperi, Monti ha incoraggiato una nuova mobilità giovanile proprio perché certo che l’economia italiana non sarà in grado per anni di utilizzare e di valorizzare le sue risorse. Anche la nuova emigrazione consente, infatti, di canalizzare i lavoratori in esubero e allentare la tensione sociale ma la situazione, seppur parimenti grave, è diversa dal punto di vista demografico ed economico da quella L’attaccamento al voto del dopoguerra. Gli espatriati odierni, a differenza di quelli del secolo scorso, possiedono alti livelli professionali e culturali e non foraggiano l’economia italiana con le loro rimesse. Dal punto di vista finanziario, la spesa complessiva per la crescita e l’educazione di un giovane dalla nascita ai 25 anni è di circa 400.000 euro, un investimento completamente improduttivo se andrà a generare valore e sviluppo in altri luoghi. Come si può, allora, ancora considerare l’emigrazione una soluzione e non un problema? Come mai la politica, al di là di qualsiasi orientamento, non si chiede perché questi nostri giovani connazionali fuori dall’Italia riescono ad affermarsi e ad avere successo, a diventare “qualcuno” tra sconosciuti? Come mai non si chiede perché altrove vengono accolti a braccia aperte? Di sicuro questa è un’immane perdita sociale, professionale, culturale ed economica che il Paese si lascia sfuggire senza curarsene. io padre Giuseppe, 91 anni, votare?”. E lui, quasi offeso: “Che ti non ha perso l’attaccamento pare, ci vedo ancora bene e il ceralla vita, al lavoro (per quello che vello mi funziona ancora!”. Infatti può fare), alla famiglia, agli amici si era ben concentrato ed aveva eseed ha mantenuto l’attaccamento al guito tutte le operazioni in manievoto perché si sente ancora artefice ra perfetta. Tante persone anziane delle sorti della Nazione. Sabato, hanno votato, anche negli ospeda23 febbraio, mi ha detto: “Alberto, li, nelle case di cura e di riposo; io di Alberto Giovagnini voglio andare a votare. Ho sempre parlo di Giuseppe perché è mio pavotato e voglio fare il mio dovere!“. Ci siamo subito orga- dre. Abbiamo anche messo la sua foto su Facebook, così ha nizzati: io autista, Elsa assistente, Segundo badante, ma so- ricevuto i complimenti da parte di amici: “Bravo Giuseppe!” prattutto lui pronto all’ora stabilita. Alle 16 di domenica era e da parte di parenti: ”Bravo nonnino!”. già vestito con cappotto, cappello e sciarpa. Ma ora voglio raccontarvi un fatto veramente straordiAl seggio n. 2 ci viene incontro l’agente di Guardia di Fi- nario: in un ospedale della nostra provincia ha votato una nanza che apre il cancello e si prodiga per aiutarci a scendere persona ricoverata nel reparto rianimazione e i medici hane mio padre, con il carrello deambulatore, entra spedito a vo- no detto che un fatto eguale non si era mai verificato. Prentare. Le solite operazioni, poi il saluto agli amici e ai parenti diamo perciò esempio dagli anziani e da coloro che, per che sembrano averci dato appuntamento proprio lì e siamo passione ed attaccamento al dovere, hanno una marcia in tornati a casa. Gli ho detto: “Hai trovato bene il simbolo da più. E non solo per votare. CULTUR A {6} CULTUR A {7} La Famiglia Agnelli, i Bourbon Del Monte e Filottrano L o sapevate che Filottrano ha un antico legame con la famiglia Agnelli? Luca Paolorossi mi ha sollecitato a fare una ricerca per mettere in evidenza quale legame effettivo vi sia stato tra i Bourbon Del Monte, vissuti a Filottrano, e gli Agnelli. In realtà risulta che Virginia Bourbon Del Monte, sposata con Edoardo Agnelli, e madre di Gianni e Umberto, è vissuta anche a Filottrano. I Bourbon Del Monte furono una delle Casate toscane più importanti del Medioevo che successivamente si diramò anche in Umbria e nelle Marche. Il ramo principale si stabilì a Firenze, mentre i marchesi Montini si stanziarono ad Ancona fin dalBourbon Del Monte: la metà del XVII secolo. Ma per la “Tempore, ingenio nostra storia partiamo da Francesco et modo” Montino, nato a Pisa il 31/ 12 /1750 e m. il 1/ 2/ 1823. Da Francesco nacquero cinque figli: Carlo, Pietro, Virginia, Guidascanio e Giovanni. Ma il nostro interesse si soffermerà su Carlo e Giovanni. CARLO n. Ancona 14/1/1799 • m. 21/3/1881 n. 11/7/1815 • m. 1879 FRANCESCO GUIDO [1° matrimonio] n. 14/1/1830 • m. 8/5/1890 RANIERI GUALTIERO [2° matrimonio] n. Ancona - 9/9/1843 • m.19/3/1892 CARLO n. 6/6/1867 • m. 25/5/1917 Palazzo Olivi: già Bourbon Del Monte Marchese Giovanni (foto Renzo Galizia). Lunedì 11 febbraio 2013: di Giuseppe Zingaretti F iguriamoci se Lui, tedesco, non vivesse con santo timore la necessità di assolvere al 100% l’altissimo mandato ed ignorasse quale resistenza ad un tal fardello garantissero le sue logore forze, le sue provate spalle! Maestro erudito, teologo insigne, autore di opere che l’hanno segnalato al mondo per saggezza e santità, si è sentito alfine stanco, svigorito, inadeguato a mantenere il ritmo che l’alto ministero esige. In tale quadro è così maturata la difficile, non certo fiacca decisione di farsi da parte e passar la mano. Altro che tirarsi indietro di un imbelle o un vile rifiuto della prova per rimandarla ad altri! E non si vede nep- GIOVANNI n. 19/8/1783 VIRGINIA n. 24/5/1899 • m. 30/11/1945 n. 11/3/1841 • m. 8/4/1896 VOLUMNIA n. 14/1/1841 ELISA 16/3/1856 - m.14/6/1945 IL PAPA SI DIMETTE pure quale scandalo da questa dolorosa abdicazione possa derivare, dal momento che il caso (non il primo: san Celestino V “lasciò” dopo soli cinque mesi) è chiaramente contemplato nel Codice di Diritto Canonico. Un fatto, inoltre, non può qui esser sottaciuto: nell’attuale contesto Storico-uno scenario drammatico, gravido di contestazioni, proposte aberranti, smarrimenti, un panorama squallido nel cui grigiore solo il faro della Chiesa può additare al secolo la via della salvezza-maturare in tale scenario una scelta qual è questa, che ci ha lasciato lì per lì confusi e quasi spaventati, non può non aver richiesto, paradossalmente, altissimo senso di responsabilità, coraggio non comune, profonda umiltà. Qualche mutuatario ha ammonito: “Non si scende dalla Croce!”… Ma non è forse un immolarsi, questo, e dunque un sa-li-re sulla Croce? Come non vedervi, conoscendo il Pastore, una risoluzione oltremodo sofferta, carica d’angoscia e tuttavia abbracciata nel superiore interesse del bene della Chiesa? Da tanto Pastore, cui dunque nessun addebito può essere mosso, la Chiesa riprenda il cammino e di Lui continui l’apostolico governo, così illuminato fin qui e ricco di frutti. Da ultimo, o meglio “in primis”, chi oserà escludere l’ipotesi d’una risposta divina alle vibranti preghiere del Servo sofferente, un “soffio” con cui lo Spirito Santo abbia voluto finalmente fugare i pur morenti scrupoli del romano Pontefice? Virginia andò in sposa ad Edoardo Agnelli e da questo matrimonio nacquero Gianni ed Umberto Agnelli. Il grado di nobiltà dei Bourbon Del Monte di Ancona era quello di “ Marchese”; solo RANIERI viene ricordato come “3° Principe di San Faustino, Marchese di santa Maria, Nobile Romano e Patrizio di Ancona e Perugia”. Il Ramo filottranese è rappresentato dal Marchese Giovanni che si trasferì a Filottrano nel 1831. Questa Famiglia è stata molto importante per la nostra cittadina che, a quel tempo, era un centro importante se consideriamo che nel ‘700, quando Ancona aveva 20.000 abitanti Filottrano ne contava ben 7.000. Giovanni fu Gonfaloniere (sindaco) 186065 e il figlio Marchese Gualtiero, ricoprì lo stesso incarico negli anni 1876-1887; la Marchesa Elisa, sposata con Gentile Gentiloni, ha lasciato un segno indelebile della sua generosità e del suo amore per Filottrano con la realizzazione dell’Ospedale G.G. Gentiloni, intestato all’unico figlio Giuseppe-Gualtiero Gentiloni (1893-1923). L’impianto risale alla metà del XIX sec., epoca in cui l’edificio era adibito a Convento dei Frati Cappuccini e venne realizzato con i beni spettanti al figlio, morto giovanissimo. L’attuale sede fu realizzata nel 1927. L’altro Ramo della Famiglia, con Carlo, fratello di Giovanni, ha avuto uno spazio e un potere certamente più ampio che si espresse non solo ad Ancona ma anche a Roma e in altre parti d’Italia, tuttavia, anche se non abbiamo molte notizie sui rapporti esistenti con i parenti filottranesi, alcune proprietà ci danno una chiara indicazione di un legame forte con Filottrano. Il Palazzo “Olivi“, in via del Corso 24 (indirizzo del tempo), era la residenza della famiglia di Giovanni Bourbon Del Monte, ma l’attuale Palazzo Corallini fu acquistato dal Principe Ranieri, nonno di Virginia, Monumentale tomba dei B. Del nel 1876; questo diMonte al cimitero di Filottrano. mostra chiaramente il Via Giuseppe Di Vittorio, 9 Filottrano (AN) Palazzo Corallini: già Principe Ranieri Bourbon Del Monte (foto Renzo Galizia). forte legame esistente fra i due rami della Famiglia; negli anni ’70-’80 inoltre Gualtiero Bourbon Del Monte, Gonfaloniere della Città, doveva godere di grande prestigio anche agli occhi di Ranieri che era suo coetaneo. La Marchesa Elisa, sorella di Gualtiero, di cui abbiamo parlato sopra, sposata con Gentiloni, era andata ad abitare nel Palazzo Gentiloni, l’attuale sede della Banca di Credito Cooperativo. La residenza filottranese dei familiari del Principe Ranieri dimostra pertanto come anche questo Ramo dei Bourbon Del Monte fosse legato a Filottrano in maniera consistente e come la marchesa Virginia vi abbia certamente trascorso alcuni periodi della sua movimenAncona: Palazzo Jona già tata esistenza, in un affettuoBourbon Del Monte. so rapporto con la zia Elisa. Tel. +39 071 7223503 www.lucapaolorossi.it {8} PERSONE & PERSONAGGI ILLUSTRATORE CARTELLONISTA PUBBLICITARIO PERSONE & PERSONAGGI Armando Pomi GRANDE PERSONAGGIO FILOTTRANESE A Bozzetto per un affresco da realizzare alla volta del Salone Comunale nel 1935. {9} rmando Pomi nacque a Filottrano il 14 gennaio 1895, figlio di Giuseppe (calzolaio) e Antonia Bottegoni. Rimasto orfano in tenera età della madre, seguì il padre a Roma dove esercitava la professione di calzolaio e confezionava scarpe e pantofole per il Papa. Appena quattordicenne si portò a Milano ove frequentò la Scuola serale di pittura, ottenendo ottimi risultati. Chiamato alle armi nella 1ª Grande Guerra si distinse per il grande senso di altruismo e ardimento e sul Piave si guadagnò 3 medaglie al valor militare. Nel 1920-21 era già un apprezzato disegnatore e cartellonista pubblicitario e a Milano, dove risiedeva, grandi ditte industriali gli commissionarono diversi lavori. Lavorò per la Bayer, per la Gilera, per la Campari, per la Persil etc. Abile nel disegnare, illustrava quaderni scolastici per gli Editori Pizi e Pizio di Milano. Nel 1921 sente il desiderio di formare una propria famiglia e si sposa con Maria Valera di Milano il 5 ottobre dello stesso anno, ma rimase presto vedovo perché la moglie morì di parto dando alla luce il figlio Leonardo. Nel 1923 si congiunge in matrimonio con Rosina Carminati di Milano che gli darà due figlie, Piera (1924) e Marisa (1937). Armando Pomi è stato un grande interprete dell’arte pubblicitaria italiana, assai apprezzato e conosciuto anche oltre confine; dipingeva splendidi quadri ad olio e così anche le cartoline tanto richieste dai collezionisti. Siglava le opere così: (A. Pomi). Di tanto in tanto, in estate, veniva a Filottrano e, in questi periodi, era ricercato da vari industriali della zona come Settimio Soprani di Castelfidardo e Scandalli di Camerano che pubblicizzavano così, con il suo lavoro, le note fisarmoniche che si realizzavano nei loro stabilimenti. La diffusione del “Cinematografo” che ebbe grande espansione in Italia negli anni 1920-30, vide il nostro artista impegnato alla illustrazione di varie riviste cinematografiche. Armando Pomi, dopo la morte, che avvenne molto presto , nel 1950, cadde nell’oblio; chi scrive l’ha ricordato nel volume “Filottrano da Terra a Città”, pubblicato nel 1990 con la collaborazione dell’egregio prof. Piccinini: lo ricordai inoltre nell’altra pubblicazione del 1994, “La Storia di Filottrano a Fumetti”. Più eloquente è stata la pubblicazione del Prof. Attilio Coltorti che ricordava Il nostro Pomi in un pregiato volume, dato alla luce grazie alla sensibilità dell’Associazione Culturale “Res Humanae” di Jesi-Tip. Stampa Nuova-Azienda Grafica Jesi-2004. Anche l’Associazione Culturale Amici dell’Arte e del Collezionismo di Fermo ha voluto ricordare Armando Pomi nel volume “Cartoline d’Epoca-Illustratori Italiani“ a cura del prof. Giovanni Ciarrocchi di Fermo – Litografia COM-Capodarco di Fermo-2010. Nastrificio ESSEBI srl Via Schiavoni - Zona Industriale La Compagnia con il regista(AN) Paolo Pignero 60024 FILOTTRANO NASTRIFICIO Tel. 071 7222222 Fax 071 7220044 Email: [email protected] VIAGGI & REPORTAGE {10} di Mina Giuliodori P agode “pagodine” stupa templi monasteri statue e statue di Buddha, ma bambini ma donne ma uomini ma monaci, e usi e tradizioni e attività e paesaggi naturali… Il ricordo del nome dei siti è già precario; a volte dubbio, ma ne sono fissate le immagini da ravvivare con le foto. Siamo 19 compagni di viaggio ansiosi di toccare terra in Birmania o Myanmar dopo un volo da Roma, con scalo a Doha nel Qatar, fino a Yangon (Rangoon), ex capitale sostituita nel 2005 con Naypyidaw, e preceduta da diverse altre. All’aeroporto il nostro orologio segna già l’ora locale che anticipa di cinque ore e mezzo quella italiana. Ci accoglie sorridente e molto pacato la nostra guida Lin, che da subito si rivela cordiale, premuroso e competente; indossa una camicia a mezze maniche (la temperatura è pressoché estiva) e il longyi comunemente indossato dagli uomini, un pezzo di stoffa lungo fino alle caviglie e annodato in vita; calza ciabatte infradito e lo farà per tutto il tempo della nostra visita, aggiungendo solo una volta – a 1000-1400 m. di altitudine – i calzini con le dita. Saliamo sul pullman che ci aspetta, uno dei tanti mezzi di trasporto per spostarci da un luogo all’altro: poi ancora aerei ma di linee interne, battello, carrozze trainate da un cavallo, canoe a motore. Nel tragitto da Yangon a Bago (Pegu) abbiamo subito un assaggio delle strade delle persone dei luoghi sacri, dei mezzi di comunicazione abituali: scooter, anche con funzione di taxi, che richiedono un casco tipo elmetto, risciò trainati da biciclette, camioncini-taxi, anche pick-up, furgoncini in cui la cabina è separata dal retro, dotato di due panche e di una barra di ferro lungo il soffitto per aggrapparsi. Ed ecco il primo grande Buddha in posizione reclinata di totale rilassamento: sorriso aperto, testa appoggiata a cofanetti e cuscini. Più celebre l’immagine colossale a Yangon del Buddha di Chaukhtatgyi Paya, disteso, capo appoggiato al braccio destro e contornato da una corona di pietre preziose. Grandiosa la pagoda Shwedagon, un complesso architettonico che è centro di vita religiosa ma anche sociale: incontriamo intere famiglie intente non solo a pregare ma a fare picnic, passeggiare, far giocare i bambini, mentre vecchie grinzose fumano enormi cheroot, sigari fatti principalmente di frutta secca e poco tabacco, avvolti da una foglia sottilissima. Per visitare il sito si sale con una scala VIAGGI & REPORTAGE Percorrendo la Birmania mobile o con l’ascensore sulla collina: si apre uno scenario maestoso con strutture in oro e colori sfavillanti – stupa maggiore e stupa minori pagodine tempietti guglie si ergono in tutti i punti cardinali. Un incanto, dove si potrebbe trascorrere un’intera giornata fino al tramonto, facendo incontri di volti sorridenti sereni incuriositi ma con ritegno, disponibili a farsi fotografare! E sempre, tutti, turisti compresi, a piedi scalzi, senza neanche i calzini: questo vale per tutti i luoghi sacri, fin dall’area di accesso esterna. Ben presto si mette a fuoco un aspetto comune a donne, bambini, ragazzetti e qualche giovane: le loro guance, e non solo, sono ricoperte dal thanaka, una crema cosmetica di colore giallognolo ottenuta dalla corteccia di un albero, e usata per le sue proprietà profumanti rinfrescanti protettive dal sole antisettiche. Su qualche viso è stesa in modo artistico a formare disegni! In aereo si raggiunge Bagan, per fotografare – gruppo di piccole pagode, il massiccio santuario di Dhammayangyi… – e visitare gli innumerevoli siti anche con raggruppamenti di costruzioni artistiche nella città vecchia. Una miriade! Alcune decorate all’interno con affreschi, per esempio di vita quotidiana nel tempio di Sulamani; la pagoda di Manuha che ospita statue di Buddha gigantesche, sproporzionate rispetto allo spazio in cui sono collocate, soprattutto quella sdraiata. E poi, per citarne qualche altro, Ananda Patho con il suo pinnacolo dorato; lo stupa di Shwesandaw, salendo la lunga scalinata del quale si ha una visione a 360° della valle di Bagan costellata di stupa – magnifica al tramonto! SO.G.E.A. – che prima abbiamo visitato in calesse. Il giorno successivo, suggestivo il giro ad Amarapura, antica capitale sulla costa orientale del fiume Irrawaddy a pochi chilometri da Mandalay. Vi si trova il più grande monastero del Paese, il Mahagandhayon, in cui vivono circa 1200 monaci: viviamo l’emozione di vedere molti di essi (monaci-bambini e monaciadulti amichevoli e ospitali) mentre sfilano, davanti ai turisti e ai birmani, di rientro dalla loro ricerca quotidiana di elemosina, passando accanto a pentoloni di riso preparato e servito a mestoli nelle ciotole, che ogni monaco porta con sé; altri volontari offrono confezioni di diversi generi alimentari, oggetti utili. Le acque del lago Taungthaman, lungo il quale numerose persone pescano, sono attraversate da un vecchio ponte pedonale tutto in legno di teak chiamato U Bein, di straordinaria lunghezza (1,2 km), luogo di incontro nella passeggiata di immancabili volti sorridenti e piccoli venditori, a volte un po’ invadenti ma pazienti (“dopo dopo”). Visitiamo il territorio di Inwa, un’altra vecchia capitale, in calesse, da cui ammiriamo la splendida campagna con animali e lavoratori chini e intenti nella loro raccolta, e piccole pagode qua e là; da cui scendiamo per vedere da vicino il Monastero in legno di Bargaya e il Palazzo antico. Una veduta panoramica incredibile ci si apre dalla collina di Sagaing – con la sua particolarissima U Min Thonze, una pagoda a forma di mezza luna che contiene parecchie statue di Buddha allineate – sui monasteri sottostanti e sul fiume Ayeyarwaddy, e dalla collina di Mandalay. Una nota che vale per tutto il territorio birmano: Irrawaddy Ayeyarwaddy acque lacustri sono ovunque lavanderie a cielo aperto e anche luogo di pulizia personale. Il 31 dicembre, salutiamo il 2012 da Mandalay e da Mingun. Della prima, colpiscono la Pagoda di Mahamuni per la grande statua tutta dorata di Buddha, cui non è permesso alle donne di avvicinarsi, e per il fervore dei lavori di restauro e di arricchimento con l’applicazione di foglie d’oro; il monastero di Shwe Nan Daw Kyaung, di legno lavorato; e soprattutto Kutho- SOCIETÀ GESTIONE ELABORAZIONI AZIENDALI Via Flaminia II, 54/f - Osimo (AN) - Tel. 071 7231846 - Fax 071 7235203 C.F. - P.I. - Num. Iscr. Reg. Imp. AN 02281000428 daw definita il più grande libro del mondo, con le sue 729 lastre di marmo che riproducono gli scritti di Buddha e conservate singolarmente all’interno di altrettanti stupa. Della seconda, si vede già dal battello, che ci trasporta lungo il fiume Ayeyarwaddy, il moncone di pagoda progettata come la più imponente, iniziata nel 1790 e rimasta sempre incompiuta per una sorta di profezia funerea al re del tempo; ci stupiamo di fronte all’enorme campana di 70 tonnellate appesa; poco distante dalla campana, saliamo sulla bellissima pagoda bianca di Hsinbyume, molto inusuale nella struttura delle sette terrazze ondulate. Il tramonto ci coglie sul fiume nel percorso di ritorno. L’inizio del 2013 ci porta in tre giorni – con un attraversamento che si snoda fiancheggiando un laghetto, attraversando coltivazioni boschi e villaggi – a Pindaya, Kalaw, Kakku e Lago Inle, situati a un’altitudine fra i 1000 e i 1400 m. Straordinaria la vista delle grotte calcaree di Pindaya, la pagoda rupestre di Shwe Umin che contiene otto-diecimila statue di Buddha – di svariate dimensioni colori materiali e in svariate posizioni – offerte da pellegrini, anche stranieri. Kakku è un vero e proprio tesoro dello Stato Shan, carico di fascino e di mistero fino a togliere il fiato, aprendosi allo sguardo in un magnifico insieme di stupa buddisti: migliaia di costruzioni di varie forme e dimensioni, allineate lungo una superficie di circa un chilometro quadrato e circondate da bellissimi paesaggi, in un luogo apparentemente sconosciuto al mondo esterno. Piccole strade tortuose che conducono al complesso permettono un’osservazione da vicino della vegetazione e delle coltivazioni della zona. Infine, il lago Inle, veramente magico, circondato dalle verdi montagne dello Stato Shan, ha una lunghezza di circa 22 km ed una larghezza massima di 11 km; vi si affacciano, in un intrico di canali, centinaia di villaggi costruiti su palafitte di legno con case di bambù intrecciato, a volte con motivi geometrici, dove abitano e lavorano, cominciando all’alba, l’etnia degli Intha, gli Shan, i Pa-O e altre minoranze etniche. Solcando le acque con canoe a motore, ne incontriamo in continuazione altre che sfrecciano in direzione opposta (o nella stessa), anche molte canoe a remi, senza distinzione di genere fra i rematori, da una palafitta all’altra e da una parte del villaggio all’altra, se non ci sono passerelle. Una quotidianità tutta organizzata sull’acqua per tutte le comuni necessità. Attrae fortemente l’attenzione in diversi punti del lago, sia all’andata sia al ritorno, il curioso modo di remare dei pescatori intha, che, con indosso i pantaloni, in piedi sulle barche utilizzano una gamba sola e si servono di una rete troncoconica. Anche in questa zona, molti monasteri e migliaia di pagode che spiccano al sole, qualcuno dei quali è in programma per la nostra visita, all’interno {11} di villaggi dove si svolgono lavori artigianali di tessitura e oggettistica varia, e la coltivazione dei giardini e degli orti galleggianti. Dunque, anche sulle acque del lago Inle, agricoltura. Agricoltura che in Birmania impiega oltre i due terzi della popolazione, perché scarse sono le attività industriali e dei servizi; ci sono invece iniziative a carattere artigianale e commerciale diffuse in tutto il territorio. Ne abbiamo avuto prova visitando molti laboratori: per esempio, la lavorazione della lacca a Bagan, di tessuti ad Amarapura, di legno marionette arazzi foglie d’oro a Mandalay… E nei coloratissimi mercati (oltre che in bancarelle sporadiche) con stoffe souvenir spezie; pesce secco e cibi cotti sul posto, su fornelli da campo con scia di fumi e odori; grande offerta di prodotti ortofrutticoli… e ceste di foglie di betèl. Questo richiama il diffusissimo uso da parte degli uomini di masticare la noce di betèl per ridurla a pezzettini, avvolgerla nella foglia con della calce e a volte del tabacco, e masticare il tutto: una cicca che dovrebbe procurare una sensazione di piacere, servire come vermifugo e contro la fame; ma procura anche eccesso di salivazione che induce a sputare spesso in terra e rende i denti di colore rosso scuro e molto rovinati dalla calce. I mercati sono per noi momenti e luoghi di incontri ravvicinati con i birmani e con appartenenti a diverse etnie, le donne Pa-O con i turbanti a quadri colorati e annodati a ricordare la forma di un drago, le donne Shan con il longyi a fiori annodato sul fianco e la caratteristica borsa di cotone… giovani vestiti all’occidentale, bambini al seguito; e per la strada monaci con il loro abito per lo più marrone, e monache (ma in numero molto inferiore) con le loro tonache di colore rosa. Un viavai di persone, fra cui noi turisti, scambio di sguardi e di sorrisi, di timide (per timore di sbagliare) formule di saluto, le uniche che almeno io ho imparato: Mingalabar pronunciato senza ‘r’ finale (Buongiorno – per tutta la giornata); Kyai zou ba (Grazie); Ta-ta (Ciao) con i bambini. Chissà poi come suonavano! E la fotocamera sempre attiva. In conclusione, la Birmania è una terra splendida, ma, sebbene sia potenzialmente ricca, anche di petrolio oltre che di pietre preziose, le condizioni di vita della sua popolazione, con un reddito pro capite molto basso, sono di grande arretratezza, come se il tempo fosse passato molto lentamente, se non proprio fermato, soprattutto a causa dell’isolamento pluridecennale determinato dalla dittatura militare, che è formalmente finita. Ma il processo democratico è solo agli inizi. EVENTI {12} “IL VALORE NELLE ORME DEL CUORE” L di Paola Ponzetti a presentazione del volume edito dalla casa editrice Marcelli è il pretesto per dipingere una serata di piacevoli ma importanti riflessioni presso il Circolo L’Incontro: Maria Lampa srotola aneddoti ed esperienze di vita tratti da Il valore nelle orme del cuore e li condisce, seppur intrisi di un inevitabile percorso di sofferenza, con quella rara ironia ed intelligenza che la contraddistingue nei suoi molteplici impegni culturali. Da 5 anni organizza incontri con il suo Salotto Culturale ed è alla 4ª edizione il ciclo Incontriamoci tra le righe, con la partecipazione di artisti, autori e musicisti. In ogni caso, l’occasione è quella di avviare una dinamica comunicativa che mette in connessione una sinapsi di argomentazioni e riflessioni, dove ogni elemento della conversazione diventa motivo per dare “valore aggiunto”, come lo definisce lei, ad ogni azione, pensiero, motivazione della propria vita; la consapevolezza di dare un senso a ciò che si fa, con il giusto coinvolgimento emotivo, mentale e spirituale. La serata del 1° marzo a L’Incontro, coordinata dal presidente Isidoro Carancini, ha visto la partecipazione dell’assessore alla Cultura del Comune di Osimo Achille Ginnetti, dell’artista Amneris Ulerigi, della scrittrice Lucilla Pavoni e dell’arguta analisi letteraria di Mina Giuliodori. Al termine è intervenuta anche il vicesindaco del Comune di Filottrano Ivana Ballante a sottolineare l’importanza ed il valore indispensabile di questi incontri culturali. Giornata della Memoria IN RICORDO DI RITA LEVI MONTALCINI di Gabriella Focante I l giorno della memoria della Shoah è una ricorrenza internazionale istituita per legge nel 2000 e celebrata il 27 gennaio di ogni anno per ricordare la liberazione del campo di concentramento di Ausckwitz da parte delle truppe sovietiche. E’ un debito di fronte ai caduti , ma anche un impegno a che quell’orrore non si ripeta. La sezione ANPI di Filottrano ha dedicato la ricorrenza al ricordo di Rita Levi Montalcini scomparsa il 30 dicembre 2012 all’età di 103 anni. Dopo il saluto della presidente Nadia Stacchiotti, il prof. Guido Carletti ha ringraziato le varie associazioni che hanno contribuito e collaborato alla realizzazione della giornata e il Comune di Filottrano per aver messo a disposizione la splendida sala di palazzo Accorretti. Il vicesindaco Ivana Ballante, a sua volta ha ringraziato e salutato i presenti, in particolare i ragazzi, e si è complimentata con gli organizzatori per aver scelto il ricordo di una figura femminile. Il prof. Carletti ha iniziato la commemorazione parlando delle cosiddette ”Leggi per la difesa della razza” promulgate in Italia il 18 settembre 1938 che hanno coinvolto Rita Levi Montalcini in quanto di famiglia ebrea. Successivamente Igino Mazzieri ha narrato le vicende degli altri scienziati italiani dopo l’applicazione delle leggi razziali. Erano famosi nel mondo ed invidiati dalla comunità scientifica internazionale, ma molti di loro erano ebrei quindi furono espulsi dalle Università e costretti a lasciare l’Italia. Le discipline più colpite furono Matematica, Fisica, Biologia, quindi il razzismo oltre che omicida, si rivelò anche suicida perchè privò l’Italia dei più grandi uomini di cultura ebrei e non, come Enrico Fermi, sposato con una donna ebrea e Renato Dulbecco che si rifugiarono negli Stati Uniti. Vito Volterra matematico di Ancona fu radiato da tutte le istituzioni perché contrario alle leggi razziali e venne ospitato dall’Accademia Pontificia. Rita Levi Montalcini nata a Torino nel 1909, si era laureata in Medicina contro il volere del padre e aveva iniziato la carriera di ricercatrice. Nel 1938 espulsa dall’università, aveva allestito un piccolo laboratorio in camera da letto, per non interrompere gli esperimenti. Durante la guerra curava i feriti negli ospedali fiorentini e proseguiva le sue ricerche sul sistema nervoso. Nel 1947 si trasferì all’Università di Saint Luis negli USA dove resterà per 30 anni. Il biologo Adriano Gonnelli spiega l’importanza delle scoperte della Montalcini. Con lei nasce la Neurobiologia, in particolare lo studio del NGF, il” fattore di crescita delle cellule nervose” e per questo nel 1986 le viene assegnato il premio Nobel per la Medicina. Per la scienziata il problema è così complesso che ogni scoperta non è un punto di arrivo, ma una pedana di lancio per un altro passo avanti. E’ questo l’aspetto più appassionante della ricerca in generale e di quella biologica in particolare. La scomparsa di questa fiera donna italiana, dalla vita lunghissima, ha lasciato un grande vuoto, ma anche una grande eredità. Quando compì cent’anni disse “Non conta quanto si è vissuto, ma il messaggio che s’è dato”. Conclude l’incontro Armando Duranti dell’ANPI di Osimo sostenendo l’utilità della commemorazione ed auspicando che tali iniziative vengano estese a tutte le scuole perchè le future generazioni non ripetano i tragici errori del passato. {14} C RO NAC A & AT T UA L I TÀ MEMORIE Voci e messaggi della nostra infanzia Alla ricerca di una palestra di vita... I giovani del Circolo Culturale L’Incontro M olti cittadini saranno già venuti a conoscenza dell’imminente chiusura della sede del Circolo culturale l’Incontro. La prima parte di questo articolo ha lo scopo di portare a conoscenza questa vicenda e fornire delle lucidazioni. La seconda, quello di sensibilizzare l’Amministrazione e la cittadinanza verso quello che noi riteniamo essere un diritto. Il Circolo l’Incontro, con sede in Corso del Popolo, ha avuto la fortuna di poter usufruire di questi locali grazie ad un contratto di comodato gratuito con scadenza in data 31.12.2012. Gli ottimi rapporti che sono sempre corsi tra il proprietario dei locali e il presidente del Circolo hanno fatto sì, che seppur verbalmente, i proprietari avessero al tempo espresso l’intenzione di poter proseguire il rapporto anche dopo la scadenza del contratto. Nel marzo del 2012 il Circolo Culturale l’Incontro cambia gestione. I soci sono protagonisti di una nuova stagione, incentrata su numerose attività culturali quali cineforum, corsi di fotografia, presentazione di libri, concerti live e quant’altro (sempre e comunque in linea con l’art. 2 del contratto di comodato). Nel giorno 30 dicembre alle ore 3, la moglie del proprietario si presenta al Circolo per un sopralluogo. Il 2 gennaio arriva una lettera in cui si dichiara che, non solo il contratto non verrà rinnovato, ma si richiede l’immediata restituzione dei locali in oggetto. Lungi dal voler discutere sulla facoltà legale di non rinnovare un contratto su locali di proprietà, quello che a molti non è piaciuto è stata l’interruzione così repentina dei rapporti, deficitaria anche della possibilità di un reale confronto nell’intento di trovare un compromesso. Ed è stata proprio questa incomprensione la causa di impulsivi atteggiamenti da parte di qualche socio e ce ne scusiamo. È innegabile, dati i 300 tesserati, e anche grazie ad una buona gestione come quella a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi, che il Circolo svolga un’importante funzione sociale a favore della Città. Quello che vorremmo è che tutti riflettessero su ciò che significa vivere Filottrano per i giovani. Per chi non è attratto da attività sportive e associazioni cattoliche giovanili, risulta particolarmente difficile trovare un luogo e uno spazio che sia culturalmente stimolante e offra la possibilità di espressione e aggregazione. Noi consideriamo un diritto poter vivere appieno il nostro paese e i suoi luoghi di socializzazione culturale. Perché dovremmo prendere la macchina per soddisfare una richiesta sacrosanta di partecipazione, che può essere promossa nel nostro territorio comunale? La CULTURA è il motore trainante e di Rossana Giorgetti Pesaro C il collante di una società; anche di una comunità, come la nostra, sempre più frantumata e povera di legami sociali. I giovani vogliono partecipare e promuovere protagonismo. In questo modo li rendiamo sempre più soli e internet dipendenti. La politica locale ha disatteso completamente questo essenziale compito di sostegno alla solidarietà, ruolo a cui si è sostituito il privato. Ciò che chiediamo oggi all’amministrazione è che si faccia carico di quello che è un evidente disagio che affligge la nostra Città e faccia in modo che luoghi come questi, i quali offrono ai giovani uno spazio dove poter crescere anche mentalmente e culturalmente, non vadano persi. Se non ci prendiamo cura dei nostri figli e dei nostri giovani, quale futuro ci attende? ’è chi porta a passeggio il bambino, chi il cane, chi… il telefonino! Questo apparecchio, considerato oggi indispensabile, è diventato uno status symbol! I proprietari sono di tutti i sessi, di tutte le età e condizione sociale e si incontrano dovunque:per la via, al teatro, al cinema e persino in chiesa. Puoi vedere questi patiti con l’apparecchio incollato all’orecchio mentre guidano la macchina, durante le sedute in Parlamento, nei congressi e raduni vari. Oggi, quelli che lo possiedono sono “in” tutti gli altri sono “out”. Debbo però ammettere che questo “coso” è divenuto indispensabile e utilissimo, in determinati casi può salvare la vita. C’è però una categoria di persone, i cosiddetti “telefonino dipendenti” che sono talmente assorti nella loro conversazione o nel compito di inviare sms, che non si accorgono che intorno a loro c’è in mondo che è fatto di persone, di suoni e messaggi che aspettano solo di essere recepiti. La società è divenuta multietnica e multimediale, ma un tempo per incontrare gli amici bastava emettere un fischio convenzionale per riconoscerli tra cento persone, Quando il tuo ragazzo passava sotto le tue finestre fischiava un motivetto prestabilito per comunicarti che ti aspettava a Piazza Nuova. Il cellulare ha ucciso la fantasia e l’inventiva: volete mettere la poesia della comunicazione epistolare? Cosa c’era di più bello del momento in cui stilavi una lettera per il tuo “amato bene“? E la trepidazione dell’attesa della sua risposta? Quando finalmente la ricevevi, stringevi in mano quel foglio come fosse un tesoro, lo leggevi la prima volta senza capire nulla, poi ne gustavi il senso soltanto CS CONFART_PP_730_Agugliano_O.indd 2 {15} 19/03/13 12.36 dopo averlo letto e riletto tre o quattro volte! C’erano anche i bigliettini scambiati sui banchi del ginnasio… li trovavi nella tasca del tuo grembiule nero appeso nel corridoio della scuola. Non erano certo firmati, qualche volta riportavano una frase emblematica come: ”Amor che a nullo amato amar perdona”oppure ”Al cor gentil repara sempre amore” Il più delle volte però avevano impresso un cuore rosso,trafitto da una freccia. Ti domandavi chi fosse l’autore di tale “sforzo poetico” e ne cercavi inutilmente la risposta negli occhi dei tuoi compagni di classe. Tra amiche, invece, non c’era nemmeno il bisogno di parlare, si comunicava con le lettere mute o con gesti prestabiliti. Talvolta si usava un frasario cifrato, bastava aggiungere “PA” ad ogni sillaba. La frase “Esci stasera?” si trasformava SABATINI COSTRUZIONI così: ”ePAscipa, staPAsePAraPa?”. Chi non ne aveva la chiave non riusciva a decifrarne il senso. Altri messaggi arrivavano via etere, succedeva qualche volta di svegliarsi nel cuore della notte al suono della fisarmonica: era la serenata di un ammiratore che attendeva un riscontro. Una volta bastavano le campane per comunicarti “gioia o tristezza”. Ogni parrocchia aveva la sua voce e quel suono ti invitava alla preghiera e ti infondeva serenità,o invece ti avvisava di un pericolo incombente! Oggi le campane hanno tutte la stessa voce metallica e anonima. Altre voci si sono spente ma sono ancora impresse nella memoria: il suono rauco della trombetta dello “scopino”, la voce stentorea del “portalettere” che ti chiamava dalla strada, il rumore delle ruote del “biroccio” che sobbalzava sul pavé della vecchia Osimo e la voce del “birocciaio “ che spronava i suoi buoi, grida ndo”Biancolì”,”Cammurà,”ahoò!!” E ancora lo schioccare della frusta, il richiamo dell’arrotino e il rumore metallico del bigoncio di zinco del “lattarolo” che passava casa per casa, il mattino all’alba. Non mancavano i messaggi olfattivi: l’odore dell’inchiostro dal banco delle Elementari, quello del quaderno nuovo dalla copertina nera, l’odore del pane appena uscito dal forno a legna , quello delle pesche raccolte dall’albero, quello del mosto durante la vendemmia e il profumo di spighetta delle lenzuola pulite , portate dalla lavandaia. La mia generazione possiede un tesoro,fatto di tante sensazioni ed emozioni che sono cresciute con noi e fanno parte della mia vita e di quella dei miei coetanei. Questo “Tesoro“ va difeso con la memoria e non può essere sostituito da nessun “apparecchio”, sia pure il più tecnologico. SABATINI COSTRUZIONI SRL VIA MEDIANA SUPERIORE, 1/A 63085 MALTIGNANO (AP) TEL. E FAX 0736 403850 P.IVA E C.F. 01790970444