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Crac Epolis, chiusa inchiesta, 20 indagati, c’è anche
Grauso
24 Giugno 2014 ore 17:40
Autore: redazione cagliaripad,
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Categoria:
Notizie / Cagliari
URL della pagina:
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Data scaricamento: 30 Settembre 2016 ore 02:14
La Procura ha chiuso contemporaneamente le inchieste per bancarotta legate al fallimento dei giornali del gruppo fallito con un buco accertato di quasi 15 milioni
di euro e decine di giornalisti in cassa integrazione
La Procura di Cagliari ha chiuso contemporaneamente le inchieste per bancarotta legate al fallimento
dei giornali del gruppo Epolis e al crac della concessionaria pubblicitaria Publiepolis. Venti gli indagati
che, in queste ore, stanno ricevendo gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari firmati dal pm
Giangiacomo Pilia. Tra questi anche l'editore Nicola Grauso. Il gruppo era fallito con un buco accertato
di quasi 15 milioni di euro e decine di giornalisti in cassa integrazione. Nell'ambito della prima inchiesta sulla bancarotta di Publiepolis, all'inizio del mese erano stati arrestati
dalla Guardia di Finanza i vertici della società di pubblicità, Alberto Rigotti, Sara Cipollini e Vincenzo
Maria Greco.
Oltre ai tre, risultano indagati per il crac della Plubliepolis anche Francesco Ruscigno, 55 anni di
Aversa, Alessandro Valentino (42 anni di Barletta), Carlo Momigliano (61 anni di Milano), Franco
Manconi (68 anni di Cagliari), Giuseppe Virga (66 anni di Roma), Mauro Marciano (57 anni di Roma),
Stefano Gobbi (romano di 47 anni), Francesco Raia (66 anni di Iglesias), Michela Veronica Crescenti
(45 anni di Ospedaletto), John Gaethe Visendi (milanese di 50 anni), Anna Babatecola (48 anni di
Calvenzano), le sorelle Rosalba e Rosanna Chielli (53 e 43 anni di Prato), Marco Pesatori (62 anni di
Milano) e Luisella Garau (71 anni di Villanovafranca, amministratore unico di Epolis dal 2005 al 2007).
Oltre questi, spicca anche l'editore Nicola Grauso (65 anni di Cagliari). Il quotidiano freepress Epolis
era fallito con un buco accertato di quasi 15 milioni di euro e decine di giornalisti in cassa integrazione.
La società PubliEpolis, invece, era fallita nel 2011.
Secondo le indagini, il fallimento della PubliEpolis era stato una conseguenza di una gestione che
aveva lo scopo "di favorire, senza alcun giustificato motivo, alcuni creditori in danno di altri". Dal 2007 al
2010 - sempre secondo quanto emerso dagli accertamenti della Guardia di finanza - sono stati usati
beni della PubliEpolis per pagare i creditori della sua capogruppo, la "Epolis", senza alcuna tutela per la
par condicio dei crediti, per un valore complessivo di quasi 15 milioni di euro, il tutto con artifici contabili
e bancari.
Secondo le accuse all'origine dei fallimenti delle due società ci sarebbero distrazioni di ingenti quantità
di denaro: i soldi e le attrezzature delle società venivano destinate ad uso di alcuni degli indagati.
Secondo la Procura e la Guardia di Finanza che ha effettuato le indagini sarebbero state prelevate
dalle casse della società o con carte prepagate o bonifici migliaia di euro poi usati per le finalità più
svariate (alberghi, viaggi, soggiorni, palestre esclusive).
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