I terrazzieri di Pozzecco - Il Progetto Integrato Cultura

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I terrazzieri di Pozzecco - Il Progetto Integrato Cultura
Arte
I terrazzieri di Pozzecco
a cura di Maristella Cescutti
Fig. 1 - Pozzecco, casa Dell’Agnola. Particolare del pavimento.
Fig. 2 - Pozzecco, Villa Savoia. Pavimentazione eseguita nel 1990.
Gribz, Quaini ecc. All’inizio del ‘900 tre sono i gruppi di
lavoratori che si dedicano al lavoro di terrazziere e che
portano la loro esperienza in giro per il mondo. Il primo
era guidato da Antonio Dell’Angela che operava a Gorizia con i figli Giovanni e Giuseppe insieme a Gelindo
e Pietro Dell’Angela, Antonio, Angelo, Enrico Iacuzzi ed
altri paesani che non sono riconoscibili in foto d’epoca.
Il secondo gruppo era quello dei Betîns con a capo Giobatta Bertolini insieme a Giacomo, Eugenio, Giuseppe,
Angelo, Sebastiano Bertolini i quali, con una grande
impresa, hanno lavorato in Boemia e Cecoslovacchia.
Gli emigranti negli Stati Uniti rappresentavano il terzo
gruppo, che comprendeva Gelindo Dell’Angela, Cesare
Bertolini ed Emilio Savoia che, insieme con Emilio Bertolini, gestiva una grande impresa specializzata nella
stesura dei pavimenti e del marmo. A Pozzecco, oltre ai
numerosi lavori nelle case, troviamo la pavimentazione
della chiesa del cimitero e il retro altare della chiesa
Scheda n° 2. 3. 4
Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli
I terrazzieri di Pozzecco
Pozzecco di Bertiolo, il cui nome ha un richiamo suggestivo alla base latina “e puteo sicco“ (dal pozzo secco) le cui origini risalgono all’età romana, è una piccola
frazione del Medio Friuli (conta oggi 500 abitanti), che
nasconde tra le pagine della sua storia un’antica tradizione artigiana: la realizzazione del cosiddetto “terrazzo alla veneziana”. In questo paesino infatti, su 200
abitazioni 40 conservano questo originale pavimento
policromatico. Come bene evidenzia la sua denominazione, il punto di partenza è Venezia, che accoglie
all’epoca della Serenissima folte schiere di lavoratori
provenienti dal Friuli dotati di grande esperienza manuale. Questo tipo di pavimento, molto ammirato, non
è stato oggetto di studi approfonditi recenti. Le sue origini risalgono alla scuola romana del mosaico. Antonio
Crovato, nella sua analisi storica, evidenzia come “la
trattatistica classica romana parla di questi pavimenti.
Infatti Vitruvio nel suo trattato “De Architectura” definisce il terrazzo opus figlinum (opera del vasaio) mentre
gli addetti ai lavori di quel tempo lo chiamavano rudus
redivivum se messo in opera solo con mattoni pesti e
calce, e rudus novum se costruito anche con scaglie di
marmo. Composto da materiali naturali, coccio pesto,
sassolini in schegge, frammenti di marmo, ciottoli che
non raggiungono la calcinazione (oggi introvabili), il
terrazzo veneziano è un esclusivo particolare architettonico degli edifici della città lagunare, costruiti tra l’XI
e il XVIII secolo. Il Palazzo Ducale conserva uno dei più
interessanti esempi di questo tipo di pavimentazione.
Maestro “terrazziere” contemporaneo è Alverio Savoia,
65 anni di Pozzecco, il cui intento è quello di ridare al
suo paese l’anima antica che affonda nella tradizione dei “terrazzieri”. L’attuale sindaco Mario Battistuta
sottolinea come in tal senso ci sia “un’idea di creare
un piano turistico del Medio Friuli nel quale rientrino il comune di Bertiolo e la frazione di Pozzecco con
la sua peculiarità artistica, il cui itinerario comprenda
Casa Donati, Savoia, Del Ponte”. È passato del tempo
infatti da quel lontano 1928 quando una squadra di
artigiani del settore partì da Pozzecco per portare la
propria esperienza in Cecoslovacchia, Ungheria, Russia e successivamente anche in America lasciando una
traccia indelebile di questa area friulana rimasta fedele nella “semina” di un “terrazzo” battuto. La comunità
di Pozzecco, nella sua tradizione, era stata impegnata
nella coltura dei campi, nell’allevamento del bestiame,
nelle forme padronali e servili, nonché nella manovalanza generica e nei mestieri specifici quali muratori,
carpentieri, fornaciai, minatori, fabbri, falegnami e appunto “terrazzieri”. Sembrano risalire alle fine del XVIII
secolo infatti le prime opere eseguite con questa tecnica. Ciò si evince da alcune lapidi esistenti nel cimitero del paese eseguite a mosaico marmoreo a tessere,
e a palladiana. Da questi lavori si può pensare che già
da allora erano attivi artigiani che facevano il lavoro
del terrazzo e della “veneziana”. Dato il costo elevato
del procedimento lavorativo, questo veniva effettuato quasi esclusivamente nelle case signorili del luogo.
Esempi si trovano nella Case Vau, Scatulin, Da Ponte,
Arte
a Timau o il bianco di Carrara si incontra con la Pietra
d’Istria o il Rosa d’Asiago, Alverio Savoia racconta le
sue esperienze e i suoi successi ottenuti in ogni parte
del pianeta. Seguito sempre dalla sua grande passione verso la tecnica tradizionale della “Veneziana”, Savoia si avvale della sua collaudata maestria e del suo
consolidato estro artistico uniti da una approfondita
conoscenza del disegno per lasciare il segno della sua
esperienza in tutto il mondo.
Bibliografia
Fig. 3 - Pozzecco, Villa Scatulin. Pavimento alla veneziana.
• A. Crovato, Pavimenti alla veneziana, Venezia 1989
• C. Furlan (a cura di), Bernardino Partenio e
l’Accademia di Spilimbergo 1538-1543, vol. II Il
restauro, Comune di Spilimbergo, 2001
• G. B. Passone, Pozzecco… spigolature nel passato della
Comunità, 1980
Per ricercare e approfondire
I terrazzieri di Pozzecco
Fig. 4 - Pozzecco, Villa Sioni. Particolare di un ornato.
parrocchiale eseguiti agli inizi del Novecento dall’artigiano Luigi Dell’Angela. Nel decennio ’50-’60 l’uso comune delle piastrelle sostituisce quasi completamente
l’utilizzo del ”terrazzo”. Negli anni ’80 si recupera la
tradizione del pavimento in graniglia alla veneziana.
Si eseguono pavimenti con materiali marmorei grossi
come nel XVIII e XIX secolo ma sfruttando tecnologie e
attrezzature moderne, come ad esempio la levigatrice
e il legante cementizio. L’uso della calce che rendeva “il
lavoro più facile e più bello”, ora non è più concepibile
in quanto trovare “calce vecchia e buona” è impossibile. Tra i lavori moderni, rilevanti sono quelli eseguiti
nelle abitazioni di Paolo Toneatto e Adriano Dell’Angela, con disegno a sfumature a tutto campo. Seguono
ancora oggi questa antica tradizione Roberto Bertolini
e Denis Savoia, figlio di Alverio. Avvolto nell’atmosfera
magica della sua bottega di Pozzecco, da una miriade
di frammenti di pietre, dove il grigio carnico estratto
• Realizzare un “mosaico polimaterico”. Con carte colorate,
colla e forbici si possono realizzare mosaici di grande effetto.
Possono essere inoltre usati altri materiali, quali la ghiaia,
sassi (meglio se un po’piatti), conchiglie di varie dimensioni,
cortecce di alberi, bottoni, rondelle metalliche, frammenti
vari. Sempre per un mosaico polimaterico, si possono usare
i chicchi di grano, mais, caffè, semi di girasole, fagioli,
lenticchie, riso, paste di grano duro di piccolo formato
unendoli tra loro su un disegno preliminare realizzato su un
supporto dove vengono indicate le tinte da impiegare, che
devono essere segnalate con un colore preciso. Si può fare
questo lavoro prendendo spunto dal lavoro dei terrazzieri di
Pozzecco, soprattutto in quelli che si riferiscono all’“ornato”.
• Realizzare un mosaico con tessere di dash o creta. Si stende
un foglio di 4 mm di spessore, con una stecca o squadra o
un taglierino si incide il foglio morbido creando una maglia
quadrata di 1 cm di lato. Si lascia asciugare il foglio e, con
il colore a tempera o l’acrilico, si colorano a piacere le varie
tessere. Infine si separano e, attraverso un collante, vengono
applicate sul supporto. Si possono quindi realizzare mosaici
semplici con risultati divertenti.
Scheda n° 2. 3. 4
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