- Protezione Civile Regione Campania
Transcript
- Protezione Civile Regione Campania
Regione Campania. Scuola regionale di Protezione Civile. Corso di addestramento per i tecnici del presidio territoriale Monitoraggio e sistemi di preannuncio per le frane (early warning) Prof. Ing. Gianfranco Urciuoli Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale – Università degli Studi di Napoli Federico II Napoli. Palazzo Armieri Caratteri cinematici delle frane. Classificazione di Cruden e Varnes Tipologia Estremamente rapido 5 m/s Molto rapido 3 m/min Crolli Perdita vite umane Velocità Crolli di roccia Ribaltamenti Scorrimenti Colamenti Colate Colatedidifango fango Ribaltamenti di roccia Scorr.traslativi Colate di detrito Rapido 1.8 m/h 13 m/mese Lento 1.6 m/anno Molto lento Danni a beni immobili Moderato Colate di terra Scorr.rotazionali Soliflussi 16 mm/anno Estremamente lento Le frane molto ed estremamente rapide costituiscono una minaccia per la vita umana Meccanismi e velocità (m/s) Propagazione Estremamente rapido 7 Tipo di frana Morfologia Valanghe di detrito e colate di fango, Pendio molto acclive, Fino ad colate di detrito e di materiali a grana medio-grossa 5 m/s 5 Molto rapido alcuni km ambiente montano, reticolo di drenaggio Fino a Colate di detrito e di materiali a grana medio-grossa, inciso qualche km crolli di roccia, scivolamenti in roccia, 6 -2 3 m/min 5*10 1.8 m/h 5*10-4 o alcuni hm colate di fango in terreni a grana medio-fina Rapido 5 Colate rapide di argilla, Moderato 4 13 m/mese 5*10-6 Alcuni hm ribaltamenti 3 1.6 m/anno -8 5*10 Molto lento 2 1 16 mm/anno -10 5*10 Pendio acclive o mediamente acclive Qualche hm Colate di argilla, scivolamenti traslativi di neo-formazione in terreni o alcuni dam consistenti Lento Colate di argilla, scivolamenti rotazionali di Pendio mediamente acclive neo-formazione, scivolamenti traslativi di neo-formazione o poco acclive, In argille ambiente collinare Scorrimenti rotazionali e traslativi su superfici di Pendio poco acclive Qualche dam Qualche m taglio esistenti Estremamente Scorrimenti traslativi su superfici di taglio esistenti, lento soliflussi, espansioni laterali in argilla, movimenti gravitativi profondi grossa Velocità Situazioni varie Terreno a granulometria fine Descrizione detrito di roccia o blocchi Caratteri cinematici Ammasso roccioso Classe Tabella 1. Frane e caratteri cinematici tipici (classifica di Cruden e Varnes, 1996, integrata) Estremamente rapido 5 m/s Molto rapido 3 m/min Perdita vite umane Interazione con i beni antropici Le frane molto rapide ed estremamente rapide sono dotate di ampia capacità di propagazione sul versante (I). Sono minacciati i manufatti fondati sul corpo di frana, ma anche quelli nella zona pedemontana. Rapido Moderato 13 m/mese Lento 1.6 m/anno Molto lento 16 mm/anno Estremamente lento Danni a beni immobili 1.8 m/h In questo intervallo di velocità le frane hanno caratteristiche intermedie fra i meccanismi I e II. Le frane lente e molto lente sono dotate di modesta capacità di propagazione (II). Sono minacciati i soli manufatti fondati sul corpo di frana. Danni indotti da frane di modesta velocità e mobilità Effetto degli spostamenti orizzontali sui manufatti (1) tempo andamento reale II stabilizzazione collasso spostamenti pre-rottura Sui pendii non acclivi, è agevole insediare varie forme di urbanizzazione, anche in presenza di fenomeni di instabilità. Capita infatti che vi siano: - infrastrutture (strade, acquedotti, …) che, per la loro continuità, devono necessariamente attraversare corpi di frana; - insediamenti abitativi costruiti in zone instabili, non riconosciute come tali ( ad esempio per insufficienza di studi e/o di indagini). In tale contesto morfologico le frane più diffuse sono quelle riattivate, cioè formatesi in passato (remoto o recente), ma non ancora stabilizzate per effetto degli spostamenti subiti. In genere si tratta di scorrimenti rotazionali o traslativi e colamenti che coinvolgono terreni a grana fine, soggetti a rimobilitazione con tempi di ritorno dell’ordine degli anni o della decina di anni. Anche gli spostamenti precedenti il collasso o la riattivazione possono determinare gravi danni ai manufatti fondati sul corpo di frana. I fase pre-rottura Le frane possono evolvere verso il collasso, con spostamenti crescenti, o verso la stabilizzazione naturale. Effetto degli spostamenti orizzontali sui manufatti (2) In caso di frane meteo-indotte la permeabilità regola la velocità con cui le pressioni neutre nel sottosuolo si adeguano alla condizione idraulica al contorno. La risposta è rapida nei terreni permeabili, in cui risultano critiche le piogge intense di breve durata. Frane meteo-indotte nei terreni a grana fine Effetto di piogge cumulate su mesi I terreni a grana fine, a causa della loro bassa permeabilità rispondono lentamente e con ritardo agli eventi meteorici (le pressioni neutre nel sottosuolo aumentano lentamente nel tempo) in quanto l’infiltrazione è modesta anche in periodi di piogge intense. Le rimobilitazioni di frane in terreni a grana fine avvengono essenzialmente a seguito di piogge prolungate, piuttosto che intense. Risposta cinematica lenta Possibili misure di salvaguardia per la popolazione Le velocità di spostamento sono modeste, in quanto sono conseguenza di un peggioramento delle condizioni di stabilità che a sua volta è lento. Spostamenti del piano fondale Nei pendii instabili costituiti da terreni a grana fine il danno è essenzialmente di tipo patrimoniale e riguarda i manufatti; in genere si manifestano segni premonitori (lesioni negli edifici) che consentono di abbandonare l’area in tempo utile per evitare perdite di vite umane. Responsabili dei danni funzionali e strutturali ai manufatti sono gli spostamenti differenziali del piano di posa (verticali ed orizzontali). Tali spostamenti si possono suddividere in una parte dovuta a moto rigido ed un’altra dovuta a deformazione della struttura di fondazione. Configurazione iniziale della fondazione Risposta cinematica lenta Persone Immobili Possibile evacuazione Rotazione rigida Danni funzionali Danni strutturali Rotazione rigida e deformazione Spostamenti differenziali del piano fondale struttura A fondazione wAB B Nel caso in cui il piano di posa del manufatto subisce solo spostamenti rigidi non insorgono nella fondazione, e di conseguenza nella struttura in elevazione, caratteristiche passive della sollecitazione. A wAB wdif B Sono responsabili delle caratteristiche passive della sollecitazione, e quindi dei danni sia alla fondazione che alla struttura in elevazione, gli spostamenti di natura deformativa wdif. Nel caso di cedimenti fondazionali dovuti ai carichi del manufatto l’interazione fra la distribuzione dei carichi ed i cedimenti, può condizionare (in maniera benefica) gli stessi cedimenti. Gli spostamenti imposti dalle frane, ed in generale quelli di natura areale, dovuti a cause indipendenti dal manufatto non sono condizionati dal comportamento della struttura. Danni indotti da frane di elevata velocità e mobilità I danni ai manufatti ed alle persone nella zona pedemontana possono derivare da: • impatto distruttivo, • invasione di spazi aperti • allagamento di piani terra e locali interrati. impatto allagamento invasione strada Politiche di gestione del territorio Interventi di stabilizzazione Rischio residuo Rischio Manutenzione del territorio Rischio livello di rischio Pianificazione e limitazioni di uso del territorio R Gestione del rischio Pianificazione di emergenza Monitoraggio/Presidio / Allerta strumenti La ricerca scientifica deve migliorare le misure di gestione del rischio, definendo modelli di previsione dei possibili scenari di evento e di danno, perché le risorse disponibili non consentono di abbattere il rischio a livelli di sicurezza sull’intero territorio mediante interventi di stabilizzazione. Prevedibilità delle frane L’innesco delle frane è sempre preceduto da fenomeni precursori (spostamenti, lesioni del piano campagna, lesioni dei manufatti); pertanto esse possono essere considerate eventi naturali prevedibili. Talvolta i precursori si apprezzano a vista e si manifestano in un tempo sufficientemente lungo da poter essere percepiti su tutto il territorio senza l’ausilio strumentale. Frane lente Altre volte i precursori sono difficilmente devono essere oggetto di monitoraggio successiva elaborazione. Ciò è possibile innesco delle frane temute sono noti precisione. apprezzabili e strumentale e se i punti di a priori con Crolli di roccia Quando i precursori sono difficilmente apprezzabili ed il punto di innesco non è noto, la previsione può essere basata sull’evoluzione della causa innescante. Colate di fango Osservazioni a vista Controllo spostamenti Piogge Per la sicurezza delle comunità minacciate, la probabilità di innesco delle frane molto ed estremamente rapide deve poter essere quantificata, in relazione ad uno o più precursori. Il Monitoraggio dei pendii Il modello geotecnico del pendio presuppone la conoscenza non solo della stratigrafia del terreno e dei parametri meccanici ed idraulici di ogni singolo strato, ma anche: • del regime delle pressioni neutre nel sottosuolo (al fine di calcolare la resistenza disponibile), • del campo degli spostamenti superficiali e profondi (al fine di delimitare i corpi di frana attiva, se presenti). I corpi di frana sono individuati e cartografati dal consulente geologo nella sua relazione, sulla base dell’interpretazione di foto aeree e osservazioni in sito, e devono essere oggetto di indagine in fase di analisi e progettazione. Il monitoraggio deve essere eseguito avendo predisposto un piano di monitoraggio in cui vengono fissate: le grandezze da rilevare, gli apparecchi di misura ed il loro posizionamento, la frequenza e la durata delle misure. Le pressioni neutre devono essere rilevate: all’interno del corpo di frana, nelle immediate vicinanze, nel substrato stabile. Gli spostamenti devono essere rilevati: all’interno del corpo di frana, nelle immediate vicinanze, a cavallo di fratture di trazione, su manufatti fondati sul corpo di frana o nelle adiacenze. Grandezze oggetto di monitoraggio e strumenti di misura Grandezza Strumenti/Metodi Spostamenti e rotazioni superficiali Stazione totale, teodolite / Metodi di rilevamento topografico Estensimetri Clinometri Pendoli Aerei dotati di camera fotografica metrica / Fotogrammetria aerea Immagini satellite LandSat / Interferometria SAR Spostamenti e rotazioni profondi Inclinometri Estensimetri in foro Strumenti a riflessione (cavi coassiali) Pendoli in foro Pressioni neutre positive Piezometri a tubo aperto, Casagrande, a corde vibranti, pneumatici Pressioni neutre negative Tensiometri, trasduttori a variazione termica Contenuto di acqua nel sottosuolo Sonde TDR (time domain reflectometry) Tensioni nel sottosuolo Celle di carico Fattori climatici Pluviometri, termometri, barometri, strumenti di rilevazione dell’evaporazione, dell’altezza dello strato di neve e della sua densità Accelerazioni sismiche Accelerometri Requisiti degli strumenti e delle misure (1) Campo di misura Fondoscala (limite superiore del campo di misura dello strumento) Errore assoluto (intervallo centrato sulla media delle misure entro il quale è statisticamente prevedibile che ricada la misura; l’ampiezza dell’intervallo dipende dalla dispersione delle misure) Risoluzione (minima variazione della grandezza misurata che lo strumento è in grado di apprezzare, ossia ultima cifra significativa della misura) Accuratezza (o esattezza) (scostamento fra media delle misure e valore vero della grandezza misurata) Precisione (o convergenza) Sensibilità (limite inferiore del campo di misura dello strumento) (rapporto fra errore assoluto e misura: dipende dalla dispersione delle misure) Misura Media delle misure Valore vero della grandezza (incognito) Requisiti degli strumenti e delle misure (2) Misure precise ed accurate Misure imprecise ed accurate Misure precise ed inaccurate Misure imprecise ed inaccurate Misura della pressione neutra nei terreni saturi. Piezometri Le pressioni neutre nel sottosuolo, costituito da terreno o roccia, possono essere misurate in modo: - diretto, con trasduttori elettrici, - indiretto, rilevando la profondità del livello d’acqua all’interno di un tubo o di un foro, rispetto al piano campagna e quindi ricavando il battente d’acqua sulla presa (altezza piezometrica) e da esso la pressione dell’acqua nella presa, assunta pari alla pressione neutra nel terreno circostante. In entrambi i casi le attrezzature, che possono presentare schemi di funzionamento semplici o piuttosto sofisticati, prendono il nome di centralina tubo profondità livello acqua cavo elettrico altezza piezometrica trasduttore piezometri. Scelto opportunamente il tipo di piezometro, in relazione al terreno ed al problema in esame, la misura della pressione neutra può ritenersi sufficientemente accurata per la valutazione delle tensioni efficaci nel sottosuolo e quindi della resistenza dei terreni e della stabilità del pendio. Elementi principali dei tubi piezometrici ed installazione opera deve essere preceduta da un accurato lavaggio del foro. tampone impermeabile riempimento tampone impermeabile filtro tratto di misura Il piezometro consiste in un tubo di pvc disposto all’interno di un foro di perforazione, sfinestrato o comunque dotato di una presa nel tratto destinato a consentire l’ingresso di acqua (tratto di misura). Lungo l’intero tratto di misura il tubo è in comunicazione idraulica col terreno circostante attraverso un filtro di materiale drenante (sabbia o ghiaia) in cui esso è collocato. Il tratto drenante deve essere isolato superiormente da un tampone impermeabile, in modo che la comunicazione idraulica fra piezometro e falda avvenga unicamente lungo il tratto di misura. I tamponi impermeabili possono essere realizzati con bentonite, argilla o altro materiale idoneo e devono essere di altezza sufficiente ad evitare l’infiltrazione di acque superficiali dal piano campagna lungo la pareti del foro. All’atto dell’installazione del piezometro è consigliabile provvedere alla stabilizzazione delle pareti mediante una tubazione di rivestimento provvisoria che verrà estratta man mano che si inserisce nel foro (intorno al piezometro) materiale drenante. Affinché il piezometro risulti efficiente, la sua posa in Funzionamento e misure (1) Una volta eseguita l’installazione, intorno al piezometro si innesca un fenomeno idrodinamico con flusso di acqua verso il terreno o verso il piezometro a secondo che il tubo sia stato o meno riempito con acqua dall’installatore. Il fenomeno prosegue fino a quando il livello di acqua nel tubo raggiunge l’equilibrio idraulico con la falda circostante (annullamento del gradiente piezometrico). In effetti poiché le pressioni neutre nel terreno variano in funzione delle condizioni idrauliche al contorno il piezometro potrebbe trovarsi sempre o quasi sempre in fase transitoria. Ciò premesso la misura della pressione neutra non è immediata in quanto è legata al moto dell’acqua che deve affluire alla cella piezometrica, attraverso il filtro poroso. Il tempo di risposta, cioè il tempo necessario perché il piezometro raggiunga la condizione di equilibrio idraulico, dipende dalla permeabilità del terreno e dal tipo di piezometro, precisamente: • cresce al diminuire della permeabilità, • diminuisce, se si riduce la quantità di acqua da immagazzinare all’interno della cavità piezometrica. Funzionamento e misure (2) Le letture consistono nella misura della profondità del livello dell’acqua nel tubo rispetto al piano campagna; essa viene eseguita con una sonda elettrica di tipo acustico (freatimetro). Il freatimetro è un’attrezzatura costituita da un cavo che contiene un circuito elettrico aperto, che si chiude all’atto della sua immersione in acqua (per effetto delle proprietà dielettriche dell’acqua). Il suono emesso alla chiusura del suddetto circuito segnala all’operatore la presenza dell’acqua. Tipi di tubi piezometrici · · · Piezometri a tubo aperto Piezometri Casagrande Piezometri idraulici a circuito chiuso Piezometro a tubo aperto Il piezometro a tubo aperto consiste in un tubo di p.v.c., di diametro sufficiente per consentire il passaggio della sonda acustica per la misura della profondità del livello dell’acqua. Il tubo ha diametro generalmente compreso tra 0.5” e 2”, in funzione della permeabilità del terreno. Quando la permeabilità è bassa si sceglie il diametro minore fra quelli indicati. chiusino tappo di bentonite materiale di riempimento (qualsiasi) L’intercapedine tra perforazione e tubo, nel tratto sfinestrato, deve essere riempita con sabbia. Il filtro può essere disposto a tutta altezza, nel caso si abbiano ragionevoli motivi per ritenere che la falda si trovi in condizioni idrostatiche, o essere localizzato nel punto di interesse se la falda è in condizioni idrodinamiche. Si utilizza per la misura della pressione neutra in terreni uniformi permeabili (K > 10-5 cm/s). tappo di bentonite riempimento intercapedine con sabbia tratto perforato >1m 60 cm 12 m 30 cm 60 cm a) presa a tutta altezza b) presa localizzata Piezometri di Casagrande La presa è costituita da un cilindro poroso (con punta chiusa che impedisce l’ingresso di particelle solide durante l’installazione), collegato con dei tubi di p.v.c. al piano campagna. Si utilizzano due tubi per consentire il lavaggio del cilindro poroso che, durante il funzionamento, può essere parzialmente occluso dalle particelle fini trasportate dall’acqua. Il piezometro Casagrande è utilizzato per la misura della pressione neutra in terreni poco permeabili (K > 10-8 cm/s). Cella Casagrande (cilindro poroso) Tubi sfinestrati di A un piezometro a tubo aperto B Attacco tubi - cella Bentonite in palline C Legenda: A: elemento filtrante (cella di Casagrande) con pori di diametro di 20 micron, B: punta conica di resina, C: raccordo di resina, con due fori filettati da mezzo pollice per l’inserimento dei tubi piezometrici. Installazione del piezometro Casagrande (1) tubo di plastica rigido, di diametro interno 11.5 cm e giunti sigillati chiusino tappo di bentonite in palline: 5 strati di 8 cm rivestimento metallico fino a fondo foro installazione della cella e sollevamento del rivestimento materiale di riempimento (qualsiasi) tappo di bentonite in palline: 5 strati di 8 cm sabbia a granulometria controllata versata nel foro pieno di acqua cella di Casagrande, diametro 35 cm 40 cm strato di ghiaia 120 cm 60 cm 60 cm Il foro viene di solito realizzato con sistema a rotazione e diametro di 165 mm. Per un buon isolamento idraulico della cella è opportuno, oltre che realizzare il tappo di bentonite, riempire l’intercapedine fra tubi e perforazione con una miscela di cemento e bentonite (160 kg di cemento Portland tipo 30, 200 l di acqua, 5 kg di bentonite). Installazione del piezometro Casagrande (2) In alcuni casi può essere opportuno installare più piezometri in un unico foro per ridurre il numero delle perforazioni. I tratti filtranti devono essere mutuamente isolati con tappi di bentonite, in maniera tale che non via sia comunicazione idraulica fra le celle sovrapposte. Disporre di almeno due celle installate sulla stessa verticale è fondamentale per poter ottenere informazioni sulla circolazione dell’acqua nel sottosuolo, quando il regime è idrodinamico. chiusino tappo di bentonite in palline: 5 strati di 8 cm tappo di bentonite in palline: 5 strati di 8 cm sabbia a granulometria controllata versata nel foro pieno di acqua cella di Casagrande, diametro 35 cm tubo di plastica rigido, di diametro interno 11.5 cm e giunti sigillati materiale di riempimento (qualsiasi) 40 cm strato di ghiaia 120 cm 60 cm 60 cm Celle piezometriche Sono stati sviluppati piezometri (detti celle piezometriche) che misurano la pressione direttamente all’interno del foro di sondaggio tramite un trasduttore di pressione, grazie ai quali è possibile rinunciare alla comunicazione idraulica tra la cavità piezometrica e l’esterno. In tale circostanza non essendovi la necessità che l’acqua risalga all’interno del tubo piezometrico il volume di acqua invasato è molto ridotto, a vantaggio della prontezza. Esistono vari tipi di celle piezometriche che si differenziano essenzialmente a seconda del trasduttore utilizzato: pneumatici, a corda vibrante, elettrici (a strain gauges). piezometro piezometro elettrico piezometro a corda vibrante Piezometri a corda vibrante ed elettrici (1) 15-20 cm traduttore cavità I piezometri a corda vibrante e quelli elettrici consistono in un involucro stagno contenente un trasduttore, collegato con un cavo alla centralina di acquisizione, posizionata in superficie. Pertanto non è necessario che la testa del piezometro sia direttamente accessibile. Il trasduttore di pressione è alloggiato in una capsula metallica sigillata (carcassa) divisa in due parti da un diaframma sensibile alla pressione dell’acqua, con cui è a contatto; da un lato del diaframma c’è una piccola cavità in cui penetra acqua attraverso una piastra porosa, dall’altro lato c’è il sensore. camera idraulica diaframma filtro sensore ceramico acciaio sinterizzato materiale plastico carcassa scheda elettronica Piezometri a corda vibrante ed elettrici (2) 15-20 cm traduttore Il diaframma si deforma; l’inflessione è proporzionale alla pressione dell’acqua, per cui una volta misurata la freccia si ottiene, tramite opportuna taratura, il valore della pressione. cavità Nei piezometri a corda vibrante l’inflessione del diaframma provoca una variazione della tensione di una corda d’acciaio, tesa tra il diaframma stesso e la carcassa dello strumento; misurando la frequenza di oscillazione della corda si risale, tramite una apposita taratura, alla pressione dell’acqua. Nel piezometro elettrico viene utilizzata una griglia di fili elettrici la cui resistenza elettrica varia in funzione della deformazione meccanica alla quale sono sottoposti. Quando la pressione varia, con essa varia la resistenza del parallelo. La variazione di resistenza viene trasformata in un segnale elettrico agevolmente misurabile. pressione dell’acqua diaframma corda vibrante ponte di Wheastone Prontezza Monitoraggio delle grandezze idrauliche nei terreni parzialmente saturi Nel caso di pendii costituiti da terreni parzialmente saturi le grandezze da tenere sotto osservazione sono: la suzione, il contenuto di acqua nel sottosuolo, le piogge, la temperatura, ed eventualmente altri fattori climatici, quali la velocità del vento e la radiazione solare. Le prime due grandezze sono necessarie a descrivere le condizioni all’interno del dominio di terreno investigato, le altre sono funzionali alla valutazione delle condizioni al contorno superiore (interazione fra acqua del sottosuolo ed atmosfera). A piano campagna si instaura un complesso fenomeno di interazione fra l’umidità del sottosuolo e l’atmosfera, regolata dall’infiltrazione nei giorni di pioggia e dall’evapotraspirazione nei giorni asciutti ed in particolare soleggiati. Per la definizione quantitativa di questi fenomeni e quindi dei flussi di acqua e vapore che attraversano il piano campagna, in un senso o nell’altro, è necessario registrare le grandezze climatiche di cui si è detto, che si misurano con una stazione meteorologica. Nei terreni a granulometria da limo-argillosa a sabbiosa è possibile eseguire misure di suzione di matrice con tensiometri e di contenuto di acqua con sonde TDR. evaporazione infiltrazione suzione, contenuto di acqua Tensiometri I tensiometri commerciali sono strumenti in grado di misurare la suzione (ma non pressioni neutre positive) e sono costituiti da un tubo di plastica riempito di acqua alla cui estremità inferiore è collocata una piastra ceramica, attraverso la quale il tubo cede acqua al terreno circostante, fino al raggiungimento della condizione di equilibrio (in questa condizione la suzione nella piastra ceramica è uguale a quella nel terreno circostante). La suzione viene misurata attraverso un vacuometro posto all’estremità superiore del tubo. I tensiometri, poiché cedono acqua al terreno, tendono a desaturarsi nel giro di alcuni giorni o al più di qualche settimana, per cui devono essere accuratamente manutenuti. Ciò rappresenta un problema abbastanza rilevante perché, soprattutto quando si allestisce un sito strumentato con misura automatica dei dati, si tende a non inviare frequentemente personale sul sito. Sonda TDR Da qualche anno sono ormai diffuse le sonde TDR per la misura del contenuto d’acqua nel sottosuolo, che consistono in un gruppo di aghi metallici (di solito 3) sostenute da un supporto. Gli aghi sono attraversati da un impulso elettrico che parte da uno di essi, attraversa il terreno e ritorna attraverso gli altri, misurando la costante dielettrica del terreno, che dipende dal contenuto di acqua; ovviamente è necessario disporre di una relazione di taratura ad hoc fra contenuto di acqua del terreno e costante dielettrica. Spesso si fa riferimento ad una curva di taratura standard, ma ciò ovviamente può condurre ad errori di misura non del tutto trascurabili. Frequenza e durata delle misure Le pressioni neutre nei pendii seguono un andamento stagionale ed attingono i massimi livelli durante o al termine dei periodi più piovosi, ovvero alla fine dell’inverno o all’inizio della primavera. Per questo motivo sarebbe opportuno rilevare almeno due inverni successivi; spesso le esigenze della progettazione impongono campagne di monitoraggio più brevi. E’ inutile eseguire misure molto frequenti con intervalli più brevi del tempo di risposta, per cui la frequenza delle misure dipende dal terreno e dal tipo di piezometro. In terreni a grana fine è consigliabile eseguire misure settimanali o quindicinali nel periodo che va dall’autunno all’inizio della primavera e quindicinali o mensili nel resto dell’anno. 0,0 -2,0 -4,0 PIV sup. [3.1m] PIV inf. [12.0m] -6,0 -8,0 -10,0 -12,0 -14,0 1/6 28/11 1991 26/5 1992 22/11 21/5 17/11 1993 16/5 12/11 1994 11/5 7/11 1995 5/5 1996 1/11 30/4 27/10 1997 25/4 1998 Stabilità dei Pendii Relazione piogge - frane L’infiltrazione di acqua piovana nel sottosuolo provoca: • un aumento delle pressioni neutre in terreni saturi, con diminuzione delle tensioni effettive; • un aumento del grado di saturazione nei terreni parzialmente saturi, con diminuzione della coesione apparente. In entrambi i casi l’effetto è una diminuzione della resistenza del terreno. Nei terreni di permeabilità modesta sono più gravose le piogge durature; nei terreni di permeabilità media – elevata sono più gravose le piogge intense anche se di breve durata. Ovviamente sono possibili combinazioni intermedie che possono comunque determinare situazioni molto gravose per la resistenza del terreno e quindi per la stabilità dei pendii. I maggiori disastri sono conseguenza di piogge: • di breve durata (alcune ore), ma intense; • di media durata (alcuni giorni) che culminano in un evento più intenso. Stabilità dei Pendii Effetto delle piogge in coltri di terreno superficiali L’effetto dell’infiltrazione di acqua piovana si risente piuttosto rapidamente, attraverso i meccanismi prima descritti, negli strati più superficiali del terreno. Johnson & Sitar, 1990 0 ore 190 La figura accanto mostra come, in risposta ad un evento piovoso, l’altezza piezometrica cresce di più e più rapidamente nei punti più prossimi al p.c. Perché l’effetto della pioggia si risenta alla profondità di qualche metro è necessario un intervallo di tempo di qualche giorno. Pertanto è anche necessario eseguire elaborazioni in termini di pioggia cumulata sull’arco dei giorni e delle settimane. Stabilità dei Pendii Piogge cumulate Campbell, 1975 Piogge cumulate registrate ad alcuni pluviografi nel Sud della California, in un’area soggetta a debris flows (indicati col cerchio pieno). Sembra esistere una soglia pluviometrica in termini di piogge cumulate di 260 mm di pioggia, oltre la quale la probabilità di debris flows è elevata. Stabilità dei Pendii Soglie pluviometriche Una notevole quantità di studi svolti in varie parti del mondo hanno mostrato che le frane superficiali su pendii piuttosto acclivi, in terreni sciolti di permeabilità media elevata, si innescano durante i momenti più intensi di un evento di pioggia. Possono essere determinati valori critici, in termini di intensità e durata della pioggia, detti soglie pluviometriche, oltre i quali la probabilità di frana diventa elevata. Tali soglie possono essere determinate sito per sito sulla base della serie storica delle registrazioni di pioggia. Caine (1980) suggerì una relazione generale, valida per periodi di tempo fra 10 minuti e 10 giorni, fra l’intensità di pioggia (I, mm/ora) e la durata (D, ore) critici per l’innesco di questo tipo di frane: I = 14.8 ·D-0.4 La specializzazione della precedente relazione ai siti specifici avviene attraverso la definizione della media annuale delle precipitazioni (MAP), valore rispetto al quale si normalizzano gli eventi di pioggia del sito, ottenendo le piogge normalizzate (NSR). Cannon & Ellen, 1985 Piogge cumulate dall’inizio dell’evento Intensità di pioggia in mm/h Caine, 1980 30 25 20 Pericolo di frana 15 MAP elevato 10 5 MAP basso 0 0 5 10 15 120 Pericolo di frana 100 80 60 40 20 0 0 5 10 Durata della pioggia in ore 15 0 10 20 30 40 Cannon & Ellen costruirono due soglie, per la regione della baia di S. Francisco (in California), valide rispettivamente per siti con MAP elevati, quindi meno sensibili agli eventi pluviometrici, e per siti con MAP bassi, più sensibili. La relazione di Caine appare più prossima alla soglia inferiore di Cannon e Ellen. Correlazioni su periodi antecedenti l’evento Vengono considerati contestualmente l’intensità di pioggia e la durata su un periodo di tempo antecedente l’evento atteso. Ciò in quanto la distribuzione di piogge pregressa può oggettivamente essere un fattore predisponente per l’innesco di frane. Per esempio nei terreni parzialmente saturi la coesione apparente è una funzione del grado di saturazione: quindi l’evento meteorico intenso può intervenire su una condizione del terreno più o meno prossima alla saturazione in dipendenza delle piogge precedenti. La maggior parte delle relazioni disponibili in letteratura considera però brevi periodi di tempo precedenti l’evento atteso. Lumb (1975) propose di considerare l’intensità di pioggia nelle ultime 24 ore e le piogge cumulate sugli ultimi 15 giorni e basò su queste grandezze alcune correlazioni empiriche che usò per la zonazione del rischio di frana. Wieczoreck & Sarmiento (1988) ritrovarono che in California al raggiungimento di una pioggia cumulata di 280 mm poteva istituirsi una correlazione empirica fra intensità e durata critiche per lo sviluppo di debris flows. Brand et al. (1984) trovarono che ad Hong Kong dopo una pioggia di 200 mm in 24 h una pioggia di 70 mm/h poteva provocare condizioni critiche per la stabilità dei pendii. I Early warning: un esempio di applicazione alla Campania Early warning: un esempio di applicazione alla Campania Early warning: un esempio di applicazione alla Campania Early warning: un esempio di applicazione alla Campania Early warning: un esempio di applicazione alla Campania Early warning: un esempio di applicazione alla Campania Early warning: un esempio di applicazione alla Campania Early warning: un esempio di applicazione alla Campania Early warning: un esempio di applicazione alla Campania Early warning: un esempio di applicazione alla Campania Stabilità dei Pendii Eventi meteorici, causa di frane e dissesti Il paese più esposto ad eventi meteorici estremi è probabilmente il Giappone, ove ogni anno si registrano numerosi eventi di frane ed alluvioni con vittime. Seguono i paesi dell’America Centrale esposti a tremendi tornado (1997/98 El Niño) e gli stati Uniti d’America, ove sono frequenti le inondazioni (aprile 2003, maggio 2003, settembre 2003: uragano Isabel). Il quadro è preoccupante anche in Italia ed in particolare in Campania, dove negli ultimi anni si sono succedute gravi catastrofi, note alla pubblica opinione per gli ingenti danni che hanno provocato: nel gennaio ‘97 frane di colata rapida provocarono vittime a Pozzano ed a Nocera Inferiore sull’autostrada Napoli – Salerno e danni al patrimonio in molte decine di comuni; nel Comune di Napoli fu dichiarato lo stato di calamità; nel novembre 1997 si verificò l’alluvione del Baianese e del Vallo di Lauro; nel maggio 1998 centinaia di frane di colata rapida sconvolsero Sarno, Quindici, Bracigliano, Siano e S. Felice a Cancello, provocando 160 morti; nel dicembre 1999 Cervinara e San Martino Valle Caudina furono colpite da alluvione e frane, con alcuni morti, nel settembre 2001 si verificò un’alluvione nel comune di Napoli con frane sui rilievi collinari e sgrottamenti di cavità. La misura degli spostamenti delle frane La misura degli spostamenti è particolarmente significativa nei casi di frane attive, ma può fornire informazioni molto utili anche per frane di neo-formazione in condizioni precedenti la rottura, se si sviluppano spostamenti di natura deformativa apprezzabili a livello strumentale. La misura degli spostamenti consente di limitare superficie e volume del corpo di frana. Le tecniche e la frequenza delle misure dipendono dal problema in esame e dalla loro finalità. Gli spostamenti superficiali di una frana vengono misurati in un certo numero di punti, interni ad essa, e sono ottenuti confrontando le coordinate, rispetto ad un assegnato riferimento, rilevate in due o più campagne di misure successive. Per il rilievo degli spostamenti superficiali possono essere utilizzati: • stazioni totali, data x_x_x • teodoliti, data x_y_x • livelli (per soli spostamenti verticali), • GPS, • sistemi laser, • interferometria radar. I punti all’interno della frana devono essere materializzati con picchetti. Misura degli spostamenti di un pendio con tecniche di topografia convenzionale (1) La misura degli spostamenti di un pendio costituisce un problema di topografia piuttosto complesso, almeno nei casi in cui gli spostamenti sono tanto piccoli da poter essere confusi con gli errori di misura. Questa condizione purtroppo è frequente soprattutto in alcune fasi della vita della frana. Per eseguire misure di spostamento accurate è necessario: utilizzare uno strumento idoneo allo scopo, progettare e realizzare opportunamente una rete di picchetti interni alla frana e di punti esterni (capisaldi) non soggetti a spostamenti; le misure topografiche vengono eseguite stazionando sui capisaldi o su altri punti relazionabili ai capisaldi, individuare i punti di stazione (da cui eseguire le misure) in modo che da essi siano direttamente visibili i picchetti interni, picchetti Misura degli spostamenti di un pendio con tecniche di topografia convenzionale (2) costruire un riferimento locale, costituito da uno dei punti di stazione e da elementi posti in lontananza (chiese, campanili, torri) ben visibili dai punti di stazione e facilmente individuabili sulla cartografia aerofotogrammetrica (*), materializzare opportunamente il punto di stazione dello strumento ed i picchetti in modo che non vi siano errori di posizionamento dello strumento di misura e del prisma nelle varie campagne di misura successive. (*) Il riferimento relativo allacciato alla cartografia IGM, agli operatori le coordinate di noti disposti sul territorio in siti zone circostanti. può essere che fornisce alcuni punti visibili dalle base per il centramento forzato pilastrino di c.c.a. Gli strumenti topografici (1) Tradizionalmente le misure di spostamento si eseguivano usando come strumento di misura il teodolite; l’operatore eseguiva le misure da un punto fisso mentre un canneggiatore si spostava sui picchetti posizionando su ciascuno di essi una stadia graduata. La misura era ottica. Attualmente lo strumento più utilizzato è la stazione totale, costituita da un distanziometro ed un teodolite, contenuti all’interno di un unico strumento. La misura della distanza è elettronica, quella degli angoli è ottica. Il canneggiatore posiziona su ciascun picchetto un prisma che intercetta e riflette il segnale del distanziometro. L’errore della misura consta di una parte fissa ( 25 mm) e di una parte proporzionale alla distanza di misura D [25 ppm x D (mm)]. prisma Gli strumenti topografici (2) Qualora non si riescano a trovare punti fissi nell’intorno della frana, al più a 3 km da essa, è opportuno ricorrere a misure GPS. Il GPS può misurare spostamenti con velocità dell’ordine del cm/anno anche in zone ove non è agevole ritrovare punti fissi per allacciare le misure topografiche convenzionali. Infatti è possibile riferire le misure a punti posti a decine di km dalla frana. Il sistema è costituito da due antenne che si posizionano a terra, una sul punto di cui si vuole conoscere lo spostamento, l’altra sul riferimento fisso. Tali antenne devono intercettare 4 o più satelliti. L’errore dovuto allo strumento sarebbe minore del cm, ma di solito gli errori di posizionamento dello strumento accrescono l’errore della misura. Tecniche topografiche L’errore di misura cresce con la distanza dalla quale si eseguono le misure topografiche e può essere contenuto nell’ambito del cm se non si eccedono i 500 m. Per la precisione e l’accuratezza della misura è rilevante la buona realizzazione materiale della rete topografica. Usualmente, individuati i punti fissi, si costruisce su ciascuno di essi, o almeno su uno di essi, un pilastrino di c.c.a., ben fondato, con un centratore metallico annegato nella base superiore che permette il posizionamento dello strumento. I picchetti possono essere materializzati con tubi di calcestruzzo, dotati in testa di centratore metallico per l’asta del prisma, ancorati per almeno 5070 cm nel terreno. All’esterno della frana, in zona stabile, vengono posti in opera i capisaldi, che fungono da riferimento fisso. La tecnica rappresentata in figura è quella della triangolazione. La triangolazione consente di ottenere misure caratterizzate da elevatissime precisioni (fino a 0.6 mm). E’ utile altresì rilevare la posizione degli elementi morfologici della frana: scarpe, fratture di trazione, zone di depressione, limiti di frana. picchetti limite di frana capisaldi La compensazione degli errori Rappresentazione degli spostamenti La compensazione degli errori è funzione delle tecniche di rilievo [1) triangolazione, 2) triangolaterazione, 3) trilaterazione]; grazie alla compensazione è possibile ottenere errori minori del cm. Per ciascun intervallo di misura si rappresenta un vettore che esprime l’intensità, la direzione ed il verso dello spostamento. A ciascun picchetto è associata una serie di vettori che indica gli spostamenti subiti dal picchetto stesso nei vari intervalli di tempo. Azimut (°) Punto A data Spostamenti Azimut (°) Punto B data Azimut Spostamenti Spostamenti cumulati (piedi) Azimut Spostamenti cumulati (piedi) La direzione degli spostamenti Quando gli spostamenti misurati sono dell’ordine del cm, per controllare che essi non siano frutto di errori di misura è opportuno eseguire controlli sull’azimut (che è l’orientazione planimetrica dello spostamento rispetto ad un punto cardinale, di solito il Nord). La variabilità dell’azimut nelle campagne di misura successive è un segno di scarsa precisione delle misure. Nelle figure accanto sono riportati due casi: nel primo l’azimut si mantiene costante, nel secondo è molto variabile. L’entità degli spostamenti conferma che nel secondo caso si tratta probabilmente di errori di misura. L’azimut dovrebbe indicare una direzione di spostamento pressoché coincidente con la linea di massima pendenza intorno al picchetto battuto. Altre misure di spostamenti in superficie Estensimetri (precisione fino a 0.01 mm per valori del fondo scala di 50100 mm) Si tratta di trasduttori che si applicano su manufatti fondati sul corpo di frana per misurare localmente lo spostamento relativo fra due punti. Gli estensimetri si posizionano di frequente a cavallo di lesioni e fratture per tenere sotto controllo la distanza fra i due lembi della discontinuità. In aria Sommergibile Accuratezza ed affidabilità delle misure (1) Tipologia distanza (m) accuratezza (mm) affidabilità Livellazioni ottiche variabile 2÷5 mm/km (vert.) eccellente (la misura è semplice e veloce, richiede la scelta di opportuni punti di riferimento esterni alla frana) Livellazioni ottiche di precisione variabile variabile 2÷5 mm/km (vert.) 0.2÷1 mm/km (vert.) eccellente eccellente Distanziometro da 20 a 3000 m 1.5 mm+1.5÷5 p.p.m. buona (la misura è precisa e rapida anche sulle lunghe distanze, l’accuratezza può però essere influenzata dalle condizioni atmosferiche) Stazione totale da 1.5 m a 3000 m eccellente Triangolazione max 1000 m 5÷ 10 mm Trilaterazione 5÷ 10 mm (la misura è precisa e rapida; il lavoro computazionale è ridotto rispetto alle tecniche ottiche; l’accuratezza può però essere influenzata dalle condizioni atmosferiche) Accuratezza ed affidabilità delle misure (2) Tipologia distanza (m) accuratezza (mm) affidabilità GPS fino a 40 km 1 mm + 1÷2 p.p.m. eccellente (Global Positioning System; è necessario disporre di almeno 2 ricevitori che intercettano 4 o più satelliti; ciascuna antenna deve rimanere in posizione da 45 a 60 minuti) Estensimetri dai cm alle decine di m 0.3 mm Fotogrammetria Terrestre Aerea alcune centinaia di m variabile 20 mm da 100 m 100 mm eccellente Spostamenti profondi La misura degli spostamenti profondi è uno degli aspetti fondamentali del monitoraggio delle frane attive in quanto consente di localizzare la posizione della superficie di scorrimento e delle zone maggiormente soggette a deformazioni di taglio. Le sonde utili per la misura degli spostamenti profondi si possono classificare in mobili, usate manualmente per le misure in foro, e fisse, collocate in maniera stabile all’interno del foro. Le sonde mobili, in quanto recuperabili, sono sofisticate e costose e consentono misure di elevata precisione eseguite a passo ridotto lungo una verticale. Tali sonde però non riescono ad attraversare il foro di alloggiamento quando questo è fortemente deformato e quindi non possono essere utilizzate quando gli spostamenti sono rilevanti. I trasduttori fissi (elettrolivelle) non sono di norma recuperabili, sono meno precisi della sonda mobile ed anche se piuttosto economici non possono essere utilizzati in grande quantità lungo la verticale di misura, per cui forniscono profili inclinometrici discontinui. Presentano però due importanti vantaggi: i) continuano a funzionare anche in presenza di spostamenti rilevanti, ii) le misure possono essere facilmente automatizzate. Gli strumenti per la misura degli spostamenti profondi Gli strumenti attualmente disponibili per la misura degli spostamenti profondi sono: 1. la sonda inclinometrica (mobile), 2. gli inclinometri fissi (elettrolivelle), 3.gli estensimetri (fissi, collocati in foro). La sonda inclinometrica e gli inclinometri fissi misurano l’inclinazione del foro in cui sono inseriti (che deve necessariamente essere verticale o sub-verticale). Essi forniscono spostamenti orizzontali o sub-orizzontali, ovvero ortogonali all’asse del foro di misura. Esistono strumenti analoghi (chain-deflectometer) che possono essere indifferentemente utilizzati in fori orizzontali o verticali, ma sono meno precisi. Gli estensimetri misurano spostamenti nella direzione dell’asse del foro di misura. La sonda Trivec misura spostamenti in direzione sia ortogonale sia parallela all’asse del foro di misura (necessariamente verticale). La ricerca sta anche sviluppando tecniche basate sull’uso di fibre ottiche per la misura degli spostamenti profondi. Attrezzatura per misure inclinometriche cavo falsa sonda centralina cavo sonda falsa sonda I tubi inclinometrici La sonda viene calata all’interno di un foro attrezzato con una canna inclinometrica, ovvero un tubo di alluminio o pvc in cui sono ricavate due coppie di guide verticali che consentono alla sonda, dotata di apposite ruote che si innestano nelle guide, di essere agevolmente movimentata lungo il tubo. La sonda si dispone secondo l’asse del foro e misura l’inclinazione e l’azimut del tubo inclinometrico. Tale misura deve essere eseguita a varie profondità nel corpo di frana ed al di sotto di esso, in modo da poter risalire al profilo degli spostamenti inclinometrici. Usualmente le misure vengono eseguite con passo pari a 1.0 o 0.5 m. La canna inclinometrica è cementata alle pareti del foro. cementazione del foro alluminio guide guide pvc Sonda inclinometrica La sonda inclinometrica è costituita da un tubo di acciaio all’interno del quale alloggiano due servo-accelerometri montati ortogonalmente l’uno all’altro. I servoaccelerometri contengono ciascuno un pendolo che si dispone lungo la verticale, consentendo la misura dell’inclinazione della sonda (rispetto alla verticale) nel piano di oscillazione di ciascun pendolo. Si ottengono così due angoli, misurati in due piani ortogonali (x e y) con la precisione di ± 0.05 mm/m, che consentono di definire lo spostamento spaziale della sonda attraverso: l’inclinazione nel piano del massimo spostamento (), l’azimut (), ovvero l’angolo fra il vettore del massimo spostamento ed un punto cardinale. N y N x x y Tecniche di misura La sonda misura l’inclinazione del tubo inclinometrico rispetto alla verticale, ma il tubo potrebbe essere non del tutto verticale per difetto di installazione, pertanto la rotazione va riferita alla prima misura detta “lettura di zero”. Per ottenere la rotazione impressa alla tubazione dallo spostamento del corpo di frana ad ogni misura va sottratta la lettura di zero. Ciò premesso, considerata l’elevata precisione dello strumento, è importante che la sonda venga posizionata ogni volta nella maniera più prossima possibile a quella che fu utilizzata durante la lettura di zero. A tal fine durante le operazioni di misura si usa collocare alla testa della canna inclinometrica uno spezzone di tubo di diametro leggermente maggiore di quello installato in sito in modo che si incastri in una posizione fissa. Tale spezzone regge la puleggia che regola la discesa della sonda inclinometrica. La sonda va calata sempre all’interno della stessa guida e tenuta per circa 15 a fondo foro in modo che la sua temperatura si equalizzi con quella del foro; quindi si eseguono le letture man mano che la sonda viene estratta. Prima di ogni lettura bisogna attendere che si esauriscano le oscillazioni della sonda, dovute al sollevamento della stessa. Le misure si ripetono dopo aver ruotato la sonda di 180° ed averla reinserita nella stessa guida. Elaborazione delle misure La centralina fornisce i due angoli di rotazione x e y del tubo alle varie profondità a cui è stata eseguita la misura. Moltiplicando i seni di tali angoli per il passo con cui è stata eseguita la misura si ottengono gli spostamenti parziali dei vari tratti del tubo; questi si sommano a partire dalla base del tubo inclinometrico, ottenendo gli spostamenti sx ed sy rispettivamente nei due piani x ed y. puleggia cavo spostamento totale spostamento sonda foro giunto tubo cementazione distanza fra le misure tubo ruote profilo iniziale Ad ogni profondità i due spostamenti sx ed sy vengono composti vettorialmente, ottenendo il modulo dello spostamento ed il suo azimut. Esempio di profili inclinometrici Un esempio di profilo inclinometrico che mette bene in evidenza la superficie di scorrimento. Si osservi l’evoluzione degli spostamenti nel tempo, nell’arco di sette anni di misure. Possibili errori Quando la canna inclinometrica viene posta in opera all’interno del foro bisogna porre particolare attenzione alla cementazione della stessa alle pareti del foro. Infatti il tubo deve essere assolutamente solidale al terreno circostante in modo da seguirne fedelmente gli spostamenti: in tal modo la misura restituisce gli spostamenti del corpo di frana. Contrariamente, se il complesso tubo – cementazione è molto più rigido del terreno asportato, il profilo degli spostamenti misurati può essere significativamente diverso da quello del terreno circostante. Estensimetri in foro Gli estensimetri collocati in foro consentono il rilievo degli spostamenti lungo l’asse del foro, all’interno del corpo di frana. sensore centratori Un tipo tradizionale di estensimetro da foro è quello a filo o a barra: gli spostamenti misurati meccanicamente sulla base di misura dell’estensimetro vengono riportati in superficie attraverso un filo o una barra; in superficie viene eseguita la misura di spostamento attraverso un trasduttore. Attualmente vengono utilizzati frequentemente gli estensimetri a corda vibrante, ovvero dei sensori applicati al tubo di rivestimento del foro tramite collanti, rivetti o saldature che misurano l’estensione del tratto di tubo e trasmettono in superficie un segnale di frequenza che viene registrato da una centralina. Acquisizione automatica delle misure Le pressioni neutre e gli spostamenti profondi possono essere misurati automaticamente, registrati ed eventualmente trasmessi ad un centro di acquisizione dati. trasduttori I sensori (strain gauges o a corda vibrante) sono collegati ad uno scanner a più canali che consente alla centralina di inviare e ricevere segnali da ciascuno di essi. La centralina è un computer su cui viene installato il software per l’esecuzione e la registrazione delle misure. scanner L’acquisizione automatica può essere utilizzata per realizzare sistemi di allarme; in questo caso devono essere fissati valori di soglia delle grandezze misurate in corrispondenza delle quali far scattare i centralina provvedimenti di emergenza. Stabilità dei Pendii - Prof. ing. Gianfranco Urciuoli Spostamenti precedenti il collasso Il collasso viene inteso come un fenomeno catastrofico. In termini meccanici esso corrisponde ad una fase in cui il corpo di frana, essendo soggetto a forze motrici maggiori di quelle resistenti, si mobilita lungo una superficie, continua ed emergente sul pendio, assumendo rapidamente valori rilevanti di velocità ed accelerazione che conferiscono un forte potenziale distruttivo alla massa in moto. collasso fase precedente il collasso In generale già nella fase precedente il collasso il corpo di frana è soggetto a spostamenti di natura deformativa ed eventualmente a scorrimenti lungo la superficie di rottura, anche se formata solo parzialmente e non ancora emergente sul pendio o non ancora completamente riattivata. zona stabile zona attiva Stabilità dei Pendii - Prof. ing. Gianfranco Urciuoli La previsione del collasso Esistono sostanzialmente due strategie di previsione dell’istante di collasso, basate rispettivamente sul controllo: - degli spostamenti, se essi sono apprezzabili con rilievi topografici ed inclinometrici già prima del collasso e se il corpo di frana è riconoscibile sulla base di evidenze morfologiche, - del fattore innescante, quando si ritiene che, per il tipo di frana ed i terreni coinvolti, l’evento avvenga senza significativi segni premonitori tali da consentire l’evacuazione in tempo utile delle zone frequentate. La gestione della sicurezza del pendio viene esercitata mediante un piano di controlli e il fattore controllato (gli spostamenti superficiali e/o profondi o la pioggia,…..) vengono assunti come indicatori delle condizioni di sicurezza del pendio. Stabilità dei Pendii - Prof. ing. Gianfranco Urciuoli Metodi di previsione del collasso basati sulla misura degli spostamenti tempo Esistono in letteratura procedure di estrapolazione dei cinematismi osservati, utili per previsioni sul breve periodo, cioè in un intervallo di tempo in cui le condizioni al contorno ed i fattori che regolano il movimento si mantengono pressoché invariati. Nella realtà non è detto che ciò accada; le condizioni al contorno possono variare nel tempo e con esse il comportamento cinematico del pendio. I modelli empirici di previsione (Saito, 1965; Voight, 1988) prevedono la velocità di spostamento futura estrapolando (secondo varie funzioni) i dati pregressi. andamento reale II I Stabilità dei Pendii - Prof. ing. Gianfranco Urciuoli Metodi di previsione del collasso basati sulla misura degli spostamenti tempo I dati sperimentali, interpretati secondo una curva del tipo I, forniscono il tempo di collasso “tc”. andamento reale II tc Saito 1/v I curva del tipo I tc tempo Stabilità dei Pendii - Prof. ing. Gianfranco Urciuoli Metodi di previsione del collasso basati sulla misura degli spostamenti Con l’uso dei metodi empirici (del tipo Saito) non si tiene conto della possibile variazione di fattori esterni, quali le condizioni idrauliche al contorno, l’evoluzione della geometria del corpo di frana, etc. che possono modificarne l’evoluzione cinematica. Pertanto i suddetti metodi di estrapolazione non sono idonei a prevedere la possibile stabilizzazione naturale della frana secondo una curva del tipo II. La fase del tipo II può precedere la fase del tipo I, cioè costituire un momento di vita di una frana. Una frana con comportamento cinematico del tipo I viene definita “accelerata” del tipo II “ stazionaria”. Stabilità dei Pendii - Prof. ing. Gianfranco Urciuoli Metodi di previsione del collasso basati sulla misura degli spostamenti E’ essenziale individuare quando nella vita di una frana accelerata (I) si è raggiunta una condizione di “non ritorno”, ovvero una condizione in cui il raggiungimento del collasso è ormai assai probabile. Dall’esame di alcuni casi sperimentali è risultato che la soglia può essere fissata in corrispondenza di un valore dell’accelerazione di 1 mm/giorno², ovvero 1.410-14g, con g accelerazione di gravità, misurata su base temporale > 7 giorni. I pendii che evolvono verso la rottura possono comunque attraversare fasi di vita stazionarie (II) in cui è impossibile prevedere se e quando il movimento diventerà accelerato (I). Solo al superamento della soglia di accelerazione di 1 mm/g² l’evoluzione verso il collasso può ritenersi statisticamente molto probabile (nel senso che è avvenuta nella stragrande maggioranza dei casi osservati). Il collasso è tanto più prossimo quanto maggiore è l’accelerazione. Stabilità dei Pendii - Prof. ing. Gianfranco Urciuoli Correlazione empirica fra accelerazione corrente e tempo al collasso Sites 1.E+00 1g Agoyama Ooigawa 1.E-01 Accelerazione, mm/g2 2 ore 5g Kagemori 10 ore 1.E-02 Tuveras 2.2g 27 g Hogarth Iida 1.E-03 Chuquicamata Abbotsford 1.E-04 Val Pola S. Barbara 1.E-05 1.E-06 100 Saint Jean Vajont 10 1 Tempo a rottura, giorni 0.1 Stabilità dei Pendii - Prof. ing. Gianfranco Urciuoli Analisi elastoplastica di un pendio indefinito X a Displacements: SX SY x Hw ’xx = C’yy y H yy Y xx xy Spostamento orizzontale a p.c., Sx (cm) Water flow a) 6 4 Co = 0.8 2 Co = 1.1; Co = 1.37 0 1.2 1.1 Coefficiente di sicurezza, FS 1 1 0.5 0 b) 2 Co =1.37 0 6 8 FS= 1.01 Co = 0.8 Co =1.1 4 Y/H 1 0.5 0 0 FS = 1.08 c) 2 4 6 8 Co = 0.8 FS=1.01 (cm) Spostamenti calcolati lungo lo spessore del corpo di frana Y/H (cm) Stabilità dei Pendii - Prof. ing. Gianfranco Urciuoli Stabilità dei Pendii - Prof. ing. Gianfranco Urciuoli 70 H=6 m 0 60 50 Sx = aH2 5 R2 =1 40 H (m) Spostamenti orizzontali, Sx (cm) Spostamenti del p.c. in funzione dello spessore della frana 30 20 9m 12 m 18 m 10 15 10 a) b) 0 20 0 5 10 Spessore frana , H (m) 15 20 0 0.05 0.1 0.15 Deformazione di taglio , xy Stabilità dei Pendii - Prof. ing. Gianfranco Urciuoli Comportamento cinematico prima del collasso 0.12 a) 0.12 t = 1.2giorni b) t = 3 giorni 0.01 0.01 1.04 Rottura locale 0.08 0.005 a = 10-3 m/d2 FS 1.02 0 0 1.04 1 1.2 1.02 1 accelerazione, a 0.04 spostamenti, sx 0.04 spostamenti, sx Rottura locale accelerazione, a 1.25 0.08 0.005 a = 10-3 m/d2 1.15 1.1 FS 1.05 0 1 0 1.25 1.2 1.15 1.1 FS 1.05 1