Diabete mellito di tipo 2

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Articolo n. 4 del 22 febbraio 2011: ASL NO. Il diabete mellito di tipo 2: l’epidemia del terzo millennio
Intervista al dott. Marco Buschini, Dirigente Responsabile della Struttura di Diabetologia e Malattie
Metaboliche dell’ASL NO
La parola “diabete mellito “ è ormai entrata nel gergo comune di molti, per non dire che è ormai usata da tutti.
L’altro giorno la Signora Maria mi spiegava la sua versione della malattia: ne aveva appena avuto notizia mentre era
dal parrucchiere parlando con un’amica, che aveva fatto a sua volta una ricerca in internet (oggi utilizzato da milioni
di persone per cercare risposte ai bisogni di salute). Mi ha dato anche tutte le indicazioni terapeutiche, comprese
quelle sul trapianto di pancreas, dicendomi però in merito non saprebbe scegliere tra “quelli” di Milano o “quelli” di
Bologna. Quando ha saputo che sono un Diabetologo mi ha chiesto una conferma.
Dottor Buschini, quante persone in realtà conoscono la vera dimensione della malattia?
Sappiamo ormai che una persona è diabetica quando la sua glicemia si alza nel sangue.
La parola “diabete”, deriva dal greco e vuole dire “passare attraverso”, ciò è riferito alla grande quantità di urine,
prodotta quando la glicemia è molto alta, che passa attraverso il rene del paziente diabetico.
In questo caso lo zucchero (il glucosio rappresenta il carburante dell’organismo) si presenta alla filtrazione renale in
quantità eccessiva, non riesce ad essere trattenuto e trascina con sé un’enorme quantità di acqua, con una
conseguente disidratazione che il nostro organismo combatte aumentando la sensazione di sete.
Perché “mellito””?
“Mellito” significa “dolce come il miele” perché le urine, ricche appunto di glucosio, sono molto dolci. La scoperta risale
a circa 3000 anni fa, notando che i cani leccavano avidamente l’urina dei diabetici scompensati; di “tipo 2” la
produzione di insulina persiste da parte del pancreas.
L’insulina è prodotta dalle “cellule beta” che sono stimolate in modo automatico dall’aumento della glicemia nel
sangue.
Tutto viene mantenuto in equilibrio in modo molto delicato e veloce nella risposta: aumento della glicemia 
secrezione di insulina proporzionale  utilizzazione del glucosio in periferia  ritorno della glicemia nella norma.
E’ essenziale questo equilibrio, soprattutto per il rene e per il sistema nervoso, i quali soffrono in tempi brevi se la
glicemia è troppo alta o troppo bassa (anche la retina fa parte del sistema nervoso).
In assenza assoluta di insulina la morte sopraggiunge in pochissimo tempo.
Cosa succede nel caso del diabete di “tipo 1” e di “tipo 2”?
Nel diabete di “tipo 1” le cellule beta vengono distrutte da un meccanismo autoimmunitario e il deficit di insulina
impone una terapia iniettiva con somministrazioni multiple giornaliere. In questo caso l’ereditarietà è quasi del tutto
assente.
Nel diabete di “tipo 2”, che mostra una ereditarietà molto spiccata, le cellule beta funzionano male rispondendo poco
all’aumento della glicemia. Una caratteristica di questi pazienti è la resistenza periferica all’azione dell’insulina stessa,
esasperata dal sovrappeso e dall’aumento del grasso. Ne deriva un superlavoro a carico delle cellule beta, per cui si
arriva presto all’esaurimento funzionale e alla necessità di somministrazione insulinica.
Quindi, l’unica arma a disposizione, per ora, è cercare di risparmiare il più possibile la vita di queste cellule facendole
lavorare meno, mantenendo il “peso forma” che si ottiene con una dieta adeguata e una costante attività fisica di tipo
aerobico, un po’ come facevano i nostri nonni.
Si possono quantificare i malati diabetici?
Il numero delle persone affette da diabete è in vertiginoso aumento. Le ultime stime contano quasi il 5% della
popolazione in Italia. Nella nostra zona (Borgomanero e Arona) abbiamo circa 6000 Diabetici “registrati”, mentre un
controllo incrociato con la prescrizione di farmaci e materiali di consumo ne stima altri circa 2800 non “registrati”. A
questi vanno aggiunti tutti quelli che ancora non sanno di essere diabetici
Attualmente nel mondo i Diabetici sono 200.000.000 e ne sono previsti 300.000.000 nel 2025. In Italia saranno poco
meno di uno su dieci.
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L’epidemia di Diabete in Italia
Milioni di pazienti
Proiezioni per l’epidemia diabetica
1995–2010
6
4
26.5
32.9
24%
4,8
5
14.2
17.5
23%
3,5
3,4
3,3
84.5
132.3
57%
3
9.4
14.1
50%
2
1
15.6
22.5
44%
0
1995
1997
2000
2025
1.0
1.3
33%
Nel mondo
2000 = 151 million
2010 = 221 million
2025 = 300 million
Quanta consapevolezza c’è da parte delle persone in merito a questa malattia?
Effettivamente uno potrebbe dire: “che problema c’è. Abbiamo un’ottima assistenza sanitaria, abbiamo i nuovi
farmaci. La glicemia possiamo quindi controllarla senza rinunciare al benessere che la nostra società economicamente
evoluta offre. Ci hanno già dovuto rinunciare i nostri genitori…”
Il problema è che fare la dieta e non essere “pigri” sembra essere per molti la cosa più difficile del mondo e se la
glicemia si alza, in fondo, non provoca dolore, al massimo si è costretti ad usare il bagno una o due volte di più.
Non dimentichiamo che l’iperglicemia cronica produce complicanze soprattutto cardiovascolari con arteriosclerosi
molto precoce rispetto alla norma (infarto miocardico, ictus, arteriopatia obliterante agli arti inferiori), renali
(insufficienza renale fino alla dialisi), retiniche (fino alla cecità), neuromuscolari (neuropatia diabetica, talvolta con
dolori atroci e difficili da controllare).
Circa la metà dei pazienti dializzati o ricoverati in Unità Coronarica sono diabetici. Il Diabete è in assoluto la causa più
importante di cecità nel mondo. Sono in aumento le amputazioni degli arti inferiori per vasculopatia diabetica, ecc.
Solo per il fatto di essere affetto da diabete mellito il rischio di un evento cardiovascolare si moltiplica per 4 volte e se
la glicemia non è controllata le cifre aumentano. Gli ultimi studi hanno però anche dimostrato una riduzione netta
delle complicanze, a tutti i livelli, nei malati che mantenevano un buon controllo metabolico.
Bisogna considerare il diabete una “condizione” che diventa “malattia” quando compaiono le complicanze; la persona
diabetica potrebbe essere considerata geneticamente “più sfortunata” di altre, che dovrà fare un po’ più di fatica di
altre per mantenere un equilibrio metabolico, ma che si deve essere considerata che la posta in gioco è molto alta.
L’altro obiettivo è fare la diagnosi il più precocemente possibile. Generalmente alla Struttura di Diabetologia arrivano
pazienti con la glicemia ormai molto alta, scoperta in genere per la comparsa di sintomi come bere e urinare molto.
Gli studi hanno ormai confermato che l’alterazione glicemica inizia circa 8-10 anni prima. In sintesi noi perdiamo circa
8 anni, in media, di controllo sulla progressione delle complicanze, soprattutto cardiovascolari.
DMT2 una malattia progressiva
La storia naturale del DMT2
Glicemia
post
prandiale
Glicemia
Glicemia a
digiuno
126 mg/dL
Insulin resistance
Funzione -cellulare
Insulin secretion
Il medico superiore previene le malattie;
20
10
0
10
20
Anni con Diabete
30
Il medico mediocre cura le malattie incombenti;
Il medico inferiore tratta le malattie completamente manifeste
Neijin di Huang Di
Adapted from International Diabetes Center (IDC). Minneapolis, Minnesota.
(Canone di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo – 2695-2589 a.C.)
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Quale consiglio dare ai nostri lettori?
E’ fondamentale prendere coscienza del problema, mettere in atto misure di prevenzione, non ignorare ad esempio
una glicemia a digiuno di poco sopra i 110 mg/dl, specie in presenza di familiarità per diabete, sovrappeso e
sedentarietà per garantire alle persone una buona qualità di vita.
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