LA CARITA` E LA MISERICORDIA NON APPARTENGONO AL

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LA CARITA` E LA MISERICORDIA NON APPARTENGONO AL
Associazione Gabbie Vuote Onlus Firenze
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LA CARITA' E LA MISERICORDIA NON APPARTENGONO AL CIRCO
Lettera inviata al Papa, al Vaticano, alla Chiesa Cattolica, alla Diocesi di
Firenze, a Famiglia Cristiana, a Radio Maria, all’associazione Cattolici
Vegetariani, alla Fondazione Sorella Natura e a vari quotidiani
Gentile Papa Francesco
il nome che lei porta abbraccia il santo amato da tutte le religione, forse il solo che abbia
conquistato il cuore di ogni umano anche di diversa fede.
S.Francesco comprendeva nel suo amore e nella sua compassione tutti gli esseri viventi quindi
anche gli animali che chiamava fratelli.
Lui sapeva che gli animali soffrono e che provocare sofferenza è crudele, non certo
misericordioso.
Già nel 1700 il filosofo Jeremy Betham diceva: "Non chiederti se possono ragionare nè se
possono parlare ma, possono soffrire? I muti non parlano, i cerebrolesi non ragionano, eppure
soffrono.
E questo vorremmo lei si domandasse. Possono soffrire gli animali? Sì, possono soffrire tanto.
Anche gli animali di quello spettacolo circense che lei ha offerto come svago ai numerosi
poveri e persone in difficoltà che popolano la Capitale.
Non ci meravigliamo delle varie interpretazioni buoniste e osannanti di uno spettacolo che
mostra soltanto la maschera che serve agli umani per essere accettato.
Ma chi analizza, pensa, riflette con rigore e ragiona può farsi altre domande e rispondersi con la
verità.
Alla stregua dello schiavismo quando i signori bianchi ne rifiutavano l'abolizione perchè
altrimenti avrebbero perso il lavoro nelle fabbriche di fruste e catene, così il circo vive della
sofferenza di chi non può reagire perchè incatenato, imprigionato, schiavizzato.
Rifiutando ciò che sembra e guardando ciò che è, si arriva alla verità
http://www.youtube.com/watch?v=yRcxugNqhGY .
Infatti, si dice che il circo è magico.
Sì, lo può essere quando la magia non abbraccia la crudeltà e lo sfruttamento.
Si dice che il circo è uno spettacolo.
Sì, quando non usa la violenza e la sopraffazione su esseri prigionieri, incatenati, asserviti.
Altrimenti è camera di tortura.
Si dice che il circo ha una funzione sociale, ricreativa e "pedagogica" ma oltre 600 psicologi
hanno firmato un documento nel quale si esprime "…motivata preoccupazione rispetto alle
conseguenze sul piano pedagogico, formativo, psicologico della frequentazione dei bambini di
zoo, circhi, sagre in cui vengono impiegati animali. Queste realtà infatti comportano che gli
animali siano privati della libertà, mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose
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dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie. Tali
contesti, lungi dal permettere ed incentivare la conoscenza per la realtà animale, sono veicolo
ad una educazione di non rispetto per gli esseri viventi, inducono al disconoscimento dei
messaggi di sofferenza, ostacolano lo sviluppo del’empatia che è fondamentale momento di
formazione e di crescita, in quanto sollecitano una risposta incongrua divertita e allegra, alla
pena, al disagio, all’ingiustizia...."
Come può quindi uno spettacolo basato sulla crudeltà e la violenza, sulla sopraffazione del più
forte sul più debole, avere un rilievo pedagogico positivo? Come può educare alla tolleranza,
al rispetto, alla solidarietà?
I circensi sostengono di amare i loro animali, perchè diversamente gli animali non potrebbero
esibirsi ma dimenticano di dire che, molto prima di quell'esibizione, gli animali (sia nati in
cattività che prelevati dalla natura) sono stati "spezzati" con una doma feroce, piegati con la
paura (sindrome di Stoccolma - condizione psicologica nella quale la vittima mostra sentimenti
positivi verso il suo sequestratore ma che, proprio perchè sindrome, non è certo un indicatore di
benessere - Ricerca dell'equipe di studiosi della facoltà di Scienze biologiche dell’Università di
Bristol).
I circensi sostengono che i loro animali stanno bene perchè li curano e li nutrono ma anche gli
ergastolani vengono curati e nutriti mentre anelano alla libertà.
Dietro le quinte di quel mondo chiuso, recitano le fruste, i pungoli, gli uncini, i tiranti, le scosse
elettriche e tanto immenso dolore.
Nel circo gli animali sono schiavi e i bambini mezzi, ambedue strumenti da manipolare e
sfruttare.
Quindi gentile Papa, la invitiamo a conoscere il circo dietro le quinte, nei processi per
maltrattamento di animali, nel trattamento loro riservato, alle catene, ai metodi di
addestramento, alla loro prigionia in gabbie anguste anzichè alla libertà della foresta o della
savana per cui sono stati "creati".
Se il "creato" che dobbiamo rispettare è quello de circo, credo che sia a tutti chiara la
contraddizione.
La invitiamo a pensare gli animali quali esseri viventi, nostri fratelli minori e che, pur non
riconoscendo loro l'anima (d'altra parte alle donne è stata riconosciuta dopo molti secoli) ne
venga rispettata la vita su questa terra.
Le chiediamo di rifiutare le torture sugli animali.
Grazie.
Firenze, 15 gennaio 2016
Mariangela Corrieri
Associazione Gabbie Vuote Onlus – Firenze
Membro del CAART
(Coordinamento Associazioni Animaliste Regione Toscana)
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