franco rossi
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ilan M CB 1,D ISSN 2039-0084 – Anno I – Numero 1 - Ottobre 2010 - Trimestrale – Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma ma 1, DCB Milanoo Organo Ufficiale di AMIRA Associazione Maîtres Italiani Ristoranti e Alberghi FRANCO ROSSI Professionista dell’Anno 2010 AMIRA SOMMARIO MS numero 1 – ottobre 2010 Slow Emotions L’editoriale 5 Una nuova veste e un nuovo Editore per un’AMIRA sempre più forte Raffaello Speri a cura della redazione Eppur si muove... anzi torniamo a correre! Renato Andreoletti Franco Rossi. “La cortesia non costa niente e ti regala tanto” Renato Andreoletti Grandi Brandy 18 Cardenal Mendoza. Non Plus Ultra 50 anni di invecchiamento Jaime Pinto 60 42 47 Sicilia. L’eccellenza come scelta Flavio Contino Il rito e l’eleganza Luisa Vezzano Merch Pescollderungg. Prima viene la passione Alberta Carlesso Enologia 52 Aromi. Una questione di sfumature Filvio Mattivi, Silvia Carlin In enoteca 60 La mise en table 22 SOLIDUS. Che cosa fare? Renato Andreoletti Il sommelier Il Maître 12 34 Grandi vini L’opinione 11 Signore e signori, silenzio! Alberta Carlesso Associazioni Prodotti 6 26 Metti un marchigiano in cantina Pierpaolo Rastelli 38 52 26 /2004 n. in L. 27/02 46) art. 1, DCB comma 1, Milano rghi ranti e Albe ni Risto res Italia one Maît Associazi La copertina di 0084 – Anno ISSN 2039- – Poste Trimestrale e 2010 ro 1 - Ottobr I – Nume 003 (conv. e D.L. 353/2 amento postal in abbon - Spedizione Italiane Spa Copertina: Franco Rossi Professionista dell’Anno 2010 AMIRA MS • Il Maître Sommelier Anno 1 • N. 1 Ottobre 2010 [email protected] Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione, Pubblicità: Casa editrice © tecniche nuove spa Via Eritrea, 21 - 20157 Milano - Tel. 02390901 – 023320391 - www.tecnichenuove.com I O ROSS FRAssNioCnista Direttore responsabile: Giuseppe Nardella Profe o 2010 dell’Ann AMIRA Direttore editoriale: Renato Andreoletti - Tel. 0239090343 - [email protected] Consiglio di redazione: Raffaello Speri, Carlo Hassan, Giacomo Rubini, Diodato Buonora, Cesare Lo Verde, Mario Petrucci, Claudio Recchia, Giovannangelo Pappagallo, Antonino Reginella Redazione: Maria Grazia Ventura - Tel. 0239090309 - Fax 0239090236 - [email protected] Direttore commerciale: Cesare Gnocchi - [email protected] Coordinamento stampa e pubblicità: Fabrizio Lubner (responsabile) Fabiola Galbiati - Tel. 0239090206 - Fax 0239090236 - [email protected] Maître dell’anno 2010 64 Ufficio Abbonamenti: [email protected] Luisa Branchi (responsabile) [email protected] Alessandra Caltagirone - [email protected] Domenica Sanrocco - [email protected] Tel. 0239090440 - Fax 0239090335 Continua il successo dell’AMIRA a Foggia Diodato Buonora Selezioni Campionato Mondiale Fambé 69 Si qualificano Basilio Papa e Marco Andronico Diodato Buonora Hanno collaborato: Diodato Buonora, Alberta Carlesso, Silvia Carlin, Flavio Contino, Lorenzo Demarco, Fulvio Mattivi, Jaime Pinto, Pierpaolo Rastelli, Alberto Salvadori, Elisabetta Scognamiglio, Renato Tavanti, Antonio Zambrano Pubblicità e piccoli annunci: tecniche nuove spa Milano: Via Eritrea, 21 - Tel. 0239090283-39090272 - Fax 023551535 Bologna: Via di Corticella, 181/3 - Tel. 051325511 - Fax 051324647 Vicenza: Contrà S. Caterina, 29 - Tel. 0444540233 - Fax 0444540270 [email protected] www.tecnichenuove.com Cantine d’Italia 74 Tariffe abbonamenti: Italia annuo € 30,00; Italia biennale € 50,00; Europa annuo € 60,00; Extra-Europa annuo € 80,00. Per abbonarsi a Il Maitre Sommelier è sufficiente versare l’importo sul conto corrente postale n. 394270 oppure a mezzo vaglia o assegno bancario intestati a Tecniche Nuove Spa - Via Eritrea 21 - 20157 Milano. Gli abbonamenti decorrono dal mese successivo al ricevimento del pagamento. Costo copia singola € 1,50 (presso l’editore, fiere e manifestazioni), Copia arretrata (se disponibile) € 6,50 + spese di spedizione Tenuta San Leonardo e Distillerie Marzadro Dalla parte delle radici Lorenzo Demarco, Fiduciario AMIRA Grafica disegni e impaginazione: Grafica Quadrifoglio Srl - Milano Stampa: TEP Srl - Strada Cortemaggiore - Piacenza Cene di beneficenza Organo ufficiale di: 76 AMIRA, Associazione Maitres Italiani Ristoranti e Alberghi Fondazione Exodus. Un passo verso il Paradiso Antonio Zambrano Testata associata/Associations: Attualità 78 Periodicità: Trimestrale Registrazione: n. 292 26/5/2010 Tribunale di Milano - Iscritta al ROC Registro degli Operatori di Comunicazione al n° 6419 (delibera 236/01/Cons del 30.6.01 dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) A cura di AMIRA Contenuti Il Maître Sommelier è la rivista ufficiale di AMIRA (Associazione Maîtres Italiani Ristoranti ed Alberghi) che raggruppa oltre 3000 professionisti della Sala Ristorante in Italia. AMIRA è nata nel 1955 presso il Ristorante Savini di Milano, su idea del Commendator Guido Ferniani, che ne era il direttore di sala. Attuale Presidente Nazionale di AMIRA è Raffaello Speri, che è in carica dal novembre 2004. La sede sociale è a Roma, mentre la sede operativa è a Peschiera del Garda. Il Maître Sommelier ha lo scopo di promuovere l’Eccellenza Professionale nel mondo della Sala Ristorante, uno dei principali centri di profitto dell’attività di accoglienza e ospitalità nel nostro Paese. Nello stesso tempo, la rivista vuole far emergere la nuova figura professionale del Maître Sommelier, strategica nell’ambito dell’affermazione dell’enogastronomia italiana in Italia e nel mondo. Il Maître Sommelier è il perfetto padrone di casa del ristorante italiano che accoglie tutti gli ospiti per metterli a loro agio e introdurli o seguirli nella loro Esclusiva Esperienza Emozionale legata alla cucina e alla cantina. Il Maître Sommelier è un Maestro di Educazione sia nei confronti del Galateo che nel modo migliore per degustare ciò che rappresenta la base della vita e del piacere di essere vivi: Bere e Mangiare intesi come espressione di Civiltà e Raffinatezza. Scuole alberghiere 80 7° Trofeo ‘Claudio Ventimiglia’ 74 Responsabilità: La riproduzione di illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista, nonché la loro traduzione, è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati, e la Casa Editrice non si assume responsabilità per il caso che si tratti di esemplari unici. La Casa Editrice non si assume alcuna responsabilità per i casI di eventuali errori contenuti negli articoli pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione sulla rivista. Tecniche Nuove pubblica le seguenti riviste/Tecniche Nuove publishes the following magazines: Apparecchi Elettrodomestici , Apparecchi Elettrodomestici - Componenti, Arredo e Design, Automazione Integrata, Backstage, Bagno Design, Beauty Line, Bicitech, Commercio Idrotermosanitario, Computer Music & Project Studio, Confezione, Cucina Naturale, Dermakos, Elettro, Farmacia News, Fluid Trasmissioni di Potenza, Fonderia, GEC Il Giornale del Cartolaio, Global Metalworking, Global Power Transmission, Griffe, Griffe Collection, GT Il Giornale del Termoidraulico, Hotel Domani, Il Commercio Edile, Il Dentista Moderno, Il Latte, Il Nuovo Cantiere, Il Pediatra, Il Progettista Industriale, Imbottigliamento, Impianti Solari, Imprese Agricole, Imprese Edili, Industria della Carta, Italia Grafica, Kosmetica, L’ Erborista, Laboratorio 2000, Lamiera, L’Impianto Elettrico & Domotico, Logistica, Luce e Design, Luce e Design China, Macchine Agricole, Macchine Alimentari, Macchine Edili, Macchine Utensili, Medicina Naturale, Nautech, NCF Notiziario Chimico Farmaceutico, Noleggio, Oleodinamica Pneumatica Lubrificazione, Organi di Trasmissione, Ortopedici e Sanitari, Plastix, Porte & Finestre, Progettare, Progetto Colore, RCI Riscaldamento Climatizzazione Idronica, Selezione Tessile, Serramenti + Design, Stampi Progettazione e Costruzione, Strumenti Musicali, Subfornitura News, Tecnica Calzaturiera, Tecnica Ospedaliera, Tecnologie del Filo, Tema Farmacia, Trattamenti e Finiture, Utensili & Attrezzature, VQ - Vite, Vino & Qualità, Watt Elettroforniture, ZeroSottoZero L’editoriale Nuova veste e nuovo Editore per un’AMIRA sempre più forte Raffaello Speri Presidente AMIRA Cari colleghi e cari lettori, dopo averci pensato a lungo, abbiamo fatto la scelta di cambiare il nostro usuale modo di comunicare e ci siamo collegati ad una casa editrice prestigiosa, “Tecniche Nuove”, che ha creato per noi una nuova rivista, nella quale ci sarà anche un ampio spazio dedicato alla nostra vita associativa. A questa conclusione ci ha spinto il desiderio di raggiungere veramente i principali alberghi e ristoranti italiani, affinché la nostra professionalità abbia maggior risalto e la nostra voce acquisisca il peso che si merita. La pubblicazione cartacea sarà trimestrale e la rivista sarà visibile anche sul sito web, che verrà supportato da aggiornamenti, la cui frequenza verrà dettata dalle nostre esigenze di comunicazione. Il passo è importante e conto sulla collaborazione di tutti per dotare il nuovo veicolo di comunicazione delle caratteristiche professionali necessarie a trasmettere ai nostri lettori, divenuti più numerosi, qual è veramente la nostra posizione nel mondo dell’ospitalità. La crisi del settore è evidente e non vi è più spazio per iniziative poco efficaci. Questa novità ci darà una maggiore possibilità di farci conoscere sia come Associazione che individualmente. Le opportunità, quindi, che ognuno di voi si possa promuovere saranno maggiori in quanto la diffusione delle nostre pubblicazioni aumenterà enormemente. Assieme, faticosamente, in questi anni abbiamo fatto crescere la nostra voce migliorando la professionalità dei nostri comunicati tenendo conto delle esigenze di tutti e donando informazioni preziose ai soci e ai lettori. Ora una nuova occasione di crescere ci sta dando la possibilità di far vedere ai protagonisti del nostro settore quanto siamo uniti e quanto siamo coscienti della nostra forza. Finalmente i primati che abbiamo raggiunto nei rapporti con le istituzioni e nel mondo dell’insegnamento saranno noti a tutti. Il nostro paziente sforzo quotidiano e le nostre fatiche saranno presentate nella veste che si meritano. In Italia il comparto del turismo dà lavoro a circa due milioni di persone, ma fino a oggi il peso del nostro settore, la nostra professionalità e la nostra opinione non hanno avuto il giusto risalto. Ora ci affidiamo a una casa editrice di prestigio per avere un veicolo di comunicazione altamente professionale e quindi tocca a noi farci sentire per far capire al mondo l’importanza del nostro agire quotidiano, sia offrendo ai nostri ospiti nazionali e internazionali un servizio impeccabile, sia istruendo le nuove leve che ci sostituiranno in quel magnifico lavoro che è il Maître d’Hotel e il Maître Sommelier. Quindi rimbocchiamoci le maniche e… buona lettura. ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 5 prodotti Sicurezza e igiene garantiti Naturale al quadrato I luoghi di incontro e di condivisione all’insegna della buona tavola e del buon vino sono apprezzati solo se curati nell’igiene. Fondamentale per il gestore è quindi l’aspetto pulizia, condizione irrinunciabile per avere clienti soddisfatti e affezionati. Diversey offre prodotti e servizi per la protezione del cliente e del gestore. Il pacchetto di soluzioni per la sicurezza alimentare è completo, include programmi di supporto garantiti, conformi alle normative vigenti, e contribuisce a incentivare la cultura dell’igiene e della sicurezza alimentare, con particolare attenzione all’efficienza alimentare, alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza del personale. Tra i prodotti dell’azienda ricordiamo i trattamenti igienici di sicurezza alimentare: detergenti e disinfettanti per superfici a contatto alimentare, battericidi, detersivi e sgrassanti per forno e grill, detergenti e sistemi di sicurezza per il pavimento, disinfettanti per la superficie degli alimenti, nonché servizi relativi alla formazione del personale, ai metodi di pulizia e di sanificazione e supporto tecnico specializzato. L’ultima novità Diversey nel campo della pulizia professionale è SmartDose, un sistema composto da un flacone con pompa dosante che permette di determinare l’esatta quantità di detergente concentrato. Il detergente concentrato multiuso, Suma MultiPurpose Cleaner L’olio extravergine di oliva di qualità è un ingrediente fondamentale della dieta mediterranea. Non solo aggiunge ed esalta il sapore degli alimenti, ma è il condimento con il miglior equilibrio di grassi. Nell’offerta Monini, produttore di olio extra vergine di oliva 100% italiano, spicca Bios, la cui produzione avviene nel rispetto dei principi dell’agricoltura biologica, dai terreni alle coltivazioni, dai sistemi di raccolta all’estrazione in frantoio. Bios è certificato da Icea (Istituto per la Certificazione Etica Ambientale) ed è ideale per condire a crudo pesce, carni bianche e verdure. Lo scorso 24 aprile, ad Andria in provincia di Bari, si è svolta la quattordicesima edizione del Premio Internazionale Biol, il maggior riconoscimento mondiale per l’olivicoltura biologica che pone l’Italia al centro dello scenario mondiale del settore e ha visto l’olio extra vergine d’oliva da agricoltura biologica Bios di Monini aggiudicarsi il premio per la categoria Biolblended. L’olio extravergine Bios di Monini è caratterizzato da un odore fruttato leggermente erbaceo, appena floreale e ha un sapore intenso di mandorla fresca e un poco amara. Leggero, amaro e pungente è un olio mediamente corposo che si presenta con un colore verde dai riflessi giallo oro. Monini Numero verde 800 255255 www.monini.com per la cucina, elimina ogni approssimazione e assicura un risultato di pulizia costante. L’azienda ha inoltre sviluppato in esclusiva Dify, non solo un efficace detergente per piccole lavastoviglie, lavabar e lavatazzine, ma un vero e proprio sistema di lavaggio innovativo, ottenuto dall’uso combinato di un detergente concentrato e di un sensore di controllo della concentrazione. Diversey Tel. 02 25801 www.diversey.it Maître e camerieri in passerella Nell’abbigliamento professionale, la nuova stagione Siggi Trendy per la ristorazione si gioca sull’eleganza dei capi più tradizionali e sulla varietà delle parannanze e delle casacche. Sono destinate agli operatori dei ristoranti più eleganti le camicie di pregiata fattura a mezza manica con risvolto per la donna e le giacche con revers arrotondati per l’uomo. La vasta gamma di parannanze, indicata sia per un look raffinato sia per uno stile più informale, è caratterizzata da linee semplici e asciutte e da dettagli che riescono a fare la differenza. Ne sono un esempio le parannanze con collo a revers, con bretelle a girocollo fermate da bottone sul davanti, con motivi pieghettati oppure con pettorina a finto gilet e bottoni decorati sulla parte anteriore per rendere più elegante la mise dei professionisti della ristorazione. L’offerta comprende tessuti in tinta unita ma anche stampati, con cinture e bordi in contrasto o colorati, per aggiungere un pizzico di fantasia al proprio stile. Tutti i capi assicurano una perfetta vestibilità per garantire una sensazione di massimo comfort. Per questi articoli i tessuti vanno dal poliestere/cotone al 100% poliestere. Esclusivo di Siggi Trendy è l’impiego di un particolare e innovativo tessuto (100% cotone - 170 gr/mq) a struttura nanometrica che permette di far scivolare via acqua e olio, a totale protezione anti-macchia. Oltre a essere idrorepellente, il tessuto è traspirante e dermatologicamente testato, in grado quindi di garantire un comfort totale. Il trattamento Indantrene, inoltre, garantisce l’assoluta permanenza dei colori. Siggi Group Tel. 0445 695500 www.siggigroup.it 6 prodotti Le nuove rustiche McCain ha di recente presentato la nuova patatina fritta Tradistyle. Si tratta di bastoncini dal taglio irregolare e dall’aspetto artigianale come quello delle patate fatte a mano. Portate in tavola ancora calde e fragranti, rappresentano il contorno ideale per valorizzare diversi tipi di menù grazie al colore più dorato, tipico delle patate rustiche ben cotte, preparate come vuole la tradizione. Tradistyle è un prodotto Freeze Chill, l’innovativa gamma di soluzioni di qualità in grado di risolvere il problema del poco spazio gelo. Grazie alla tecnologia della Bi-temperatura, infatti, le Tradistyle McCain possono essere conservate sia in freezer che in frigorifero (a +4°C per 4 giorni). La nuova proposta McCain rappresenta inoltre un’innovativa soluzione a cottura rapida: il prodotto, tolto dal frigorifero, cuoce in circa il 30% di tempo in meno rispetto ai bastoncini tradizionali. Grazie a un elevato residuo secco, inoltre, le Tradistyle McCain assorbono meno olio e rimangono calde e croccanti più a lungo, fino a dodici minuti dopo la cottura; la perdita di peso minima e la maggiore consistenza del prodotto assicurano un elevato rendimento per porzione. Le patate Tradistyle sono un prodotto innovativo realizzato con materie prime di origine e tracciabilità garantita e, grazie agli standard di lavorazione McCain, presentano un livello di qualità alto e costante tutto l’anno. McCain - www.mccain-foodservice.it Un aiuto prezioso dalla tecnologia Nuconga, l’innovativo software per l’ospitalità e la ristorazione sviluppato da Evols, è la soluzione ideale per il ristoratore che voglia disporre di uno strumento al tempo stesso agile e potente per la gestione della propria attività. Nuconga consente la gestione ottimale di ristoranti, bar, attività di catering e banqueting permettendo un completo e puntuale controllo di costi e ricavi, gestione degli approvvigionamenti, ordini a fornitore, scadenziario, grazie a una completa razionalizzazione di tutte le attività relative al Food & Beverage. L’applicativo rappresenta lo strumento ideale per la gestione del ristorante d’hotel in quanto perfettamente integrato con i moduli di gestione alberghiera di Nuconga. Oltre alla completa gestione delle comande e dei relativi addebiti, il software permette di creare e stampare menù multilingue, di impostare le ricette utilizzando articoli del magazzino e di effettuare lo scarico automatico di ogni articolo che compone la ricetta dal reparto di competenza. Permette inoltre di gestire al meglio tutte le fasi relative all’organizzazione di un banchetto: dall’emissione dei preventivi alla gestione delle location e del layout delle sale, all’eventuale noleggio, trasporto e montaggio delle attrezzature, all’organizzazione ottimale delle consegne, alla gestione di pagamenti, acconti e sospesi. Le funzionalità Mobile di Nuconga consentono l’accesso al sistema da remoto aumentando la produttività del personale, riducendo la possibilità di errore, automatizzando le operazioni e garantendo il costante aggiornamento in tempo reale del sistema. Con il software ristorante Nuconga è possibile ottenere il pieno controllo dei consumi della cucina, impostando le ricette utilizzando gli articoli del magazzino ed effettuare lo scarico automatico di ogni articolo che compone la ricetta dal reparto di competenza. L’applicativo permette inoltre di pianificare menù periodici per ciascun ristorante con la possibilità di verificare il costo pasto, prevedere i consumi di magazzino e generare gli ordini, con notevoli benefici a livello di pianificazione delle scorte e delle politiche di acquisto nei confronti dei fornitori. Evols - Tel. 095 7210503/0458 23211 - www.evols.it Espresso ad hoc Nate per soddisfare qualsiasi esigenza del mondo della ristorazione senza ricorrere a personale qualificato nella preparazione del caffè, le attrezzature N&W sono in grado di erogare un espresso di qualità o un cappuccino premendo semplicemente un pulsante. Tra le superautomatiche spicca il nuovo dispenser di bevande calde Kobalto. Disponibile in più versioni, offre diverse tecnologie – Espresso, Fresh Brew e Instant – sfruttando un ampio ventaglio di ingredienti come caffè in grani, caffè macinato, caffè solubile, latte liquido o solubile, cioccolato o caffè d’orzo. L’accuratezza del design e lo stile tipicamente made in Italy, le dimensioni compatte e l’interfaccia semplice e flessibile ne fanno una macchina di natura polivalente, facile da collocare in qualunque location. Le numerose configurazioni disponibili consentono di offrire fino a sedici selezioni. Grazie al gruppo espresso brevettato, alla regolazione automatica della macinatura, al sistema volumetrico di dosaggio delle quantità di caffè e alla sua estrazione secondo i parametri del miglior espresso italiano, Kobalto offre un eccellente caffè. Il gruppo espresso è disponibile in due configurazioni: la prima esalta l’espresso singolo, la seconda eroga caffè doppi di ottima qualità. Il cappuccinatore lavora in modo automatico il latte liquido, tramite l’azione combinata di vapore e aria. Premendo un tasto è possibile ottenere direttamente in tazza selezioni a base di latte liquido, come cappuccino, caffè macchiato e latte macchiato. La lancia vapore permette di scaldare e montare il latte liquido, mentre la lancia acqua calda eroga acqua calda a dose libera o predosata. Con la tecnologia Fresh Brew, il nuovo gruppo infusore Sigma Brewer permette di ottenere caffè filtrati tipici dei paesi del Nord Europa e infusi di tè di qualità, mentre la tecnologia Instant, grazie ai mixer di nuova concezione, garantisce una perfetta cremosità delle bevande. Kobalto è inoltre una macchina attenta ai consumi: il risparmio energetico è possibile tramite l’utilizzo di un sistema Energy Saving che consente di impostare lo spegnimento e la riaccensione programmata della macchina. La linea di attrezzature che N&W dedica al canale HoReCa comprende altri sei dispenser automatici per rispondere in modo adeguato a qualunque esigenza degli operatori del settore. N&W Global Vending - Tel. 035 606111 - www.nwglobalvending.it 8 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ L’opinione Eppur si muove... anzi torniamo a correre! Renato Andreoletti [email protected] Eppur si muove sembra aver sussurrato Galileo Galilei quando fu costretto, pena la tortura e il rogo, a smentirsi e a riconoscere che era il Sole a girare attorno alla Terra e non viceversa. 350 anni dopo gli hanno chiesto scusa. L’economia mondiale è ripartita dopo i duri scossoni di fine 2008 e di tutto il 2009. Ci si era illusi negli anni Novanta di poter assorbire facilmente l’avvento nel mercato mondiale di un gigante come la Cina. Bastava destinargli un ruolo marginale e avremmo avuto un miliardo e mezzo di formichine intente a lavorare per il bene di tutti. Non è andata così. La Cina ha forzato le regole e i tempi. Ha contraffatto tutto ciò che si poteva copiare e spesso lo ha immesso nei mercati occidentali tramite il contrabbando e la criminalità organizzata. Nello stesso tempo, ha assorbito la migliore tecnologia americana, ha fatto rimpatriare fior di scienziati e ricercatori e ha dato vita a uno sviluppo tecnologico e sociale incredibile per la velocità che ha assunto. Chiunque metta piede in una grande città cinese a pochi mesi di distanza, resta stupito dagli sconvolgimenti continui che ne mutano il paesaggio. La Cina ha dimostrato di non essere solo un gigante dal punto di vista demografico, è diventata anche un gigante dal punto di vista politico. Sa farsi rispettare. Sono mutati gli equilibri politici mondiali. L’Europa ne è uscita ridimensionata. Troppi europei hanno dimenticato che la ricchezza nasce dal lavoro... o dal furto della ricchezza altrui. I tempi degli imperi coloniali sono finiti. Bisogna tornare a lavorare. L’economia nel 2010 ha ripreso a marciare, un numero sempre maggiore di cinesi incomincia a spendere, a viaggiare, a consumare. Qualcosa di analogo è accaduto anche con brasiliani e indiani. La vecchia Europa, per quanto ammaccata, resta la prima meta turistica del pianeta. Tornano ad aumentare i turisti che viaggiano per diletto avendo nella mente, come mete, piazza San Marco, il campanile di Giotto, il Colosseo, Capri, Taormina, la Valle dei Templi. L’Italia è un gigante nel turismo. La sua debolezza risiede nell’opinione pubblica, che ha uno scarso senso civico, e nella politica, che spende anziché investire. Eppur si muove... anche l’Italia. Lo dimostriamo noi con il primo numero del Maître Sommelier, nato dall’incontro tra l’AMIRA, una delle associazioni professionali più prestigiose, e Tecniche Nuove, uno degli editori più importanti della stampa tecnica. Ci vuole ottimismo per dar vita a nuove riviste. Noi siamo ottimisti! ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 11 FRANCO ROSSI, TITOLARE DELL’OMONIMO RISTORANTE NEL CENTRO STORICO DI BOLOGNA, DA 25 ANNI È SINONIMO DI STILE, ELEGANZA, QUALITÀ. ISCRITTO ALL’AMIRA DAL 1969, NE È STATO FIDUCIARIO REGIONALE, PROVINCIALE E COMUNALE. QUEST’ANNO HA RICEVUTO IL PREMIO “PROFESSIONISTA DELL’ANNO 2010” DA SOLIDUS Franco Rossi, classe , ferrarese della campagna emiliana, di Bondeno, con genitori originari del mantovano, appartiene a una generazione in via di estinzione, cresciuta con l’odore della terra nelle narici, urbanizzata negli anni Sessanta, scaraventata nel mondo delle ipertecnologie del Terzo Millennio ma con la memoria viva e vissuta della miseria dei secoli passati da cui siamo fuggiti e anche dell’intensità dei valori umani e culturali che ci hanno tramandato le generazioni che ci FRANCO ROSSI “LA CORTESIA NON COSTA NIENTE E TI REGALA TANTO” RENATO ANDREOLETTI 12 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ il maître Il Ristorante Franco Rossi fu inaugurato a luglio del 1975. Il locale si trova nei pressi di piazza Maggiore, il cuore storico e culturale di Bologna le rughe del volto segnato legate a una vita intensa, colma di soddisfazioni ma colpita anche da improvvise tragedie private, la passione per la vita che ha le stesse radici della vite, che scava febbrilmente sottoterra in cerca d’acqua mentre il tronco sale verso il sole per esplodere nell’intrico di pampini, foglie, grappoli bluastri che appesantiscono la pianta fin quasi a farla crollare a terra ricolma del nettare degli dei. “Dar da mangiare ai nostri parenti significava saper cucinare come in un ristorante. Era mia nonna Angelina la grande cuoca mantovana, di Sermide, della famiglia Rossi. Nonno Giuseppe era mezzadro e affittuario e mandava avanti la fattoria che avevamo in gestione. Me ne sono andato a anni quando ho scelto di frequentare la scuola alberghiera di Pievepelago, vicino a Modena. Era una scuola professionale a convitto della durata di sei mesi.” Dopo la scuola professionale, Franco Rossi incomincia a viaggiare in giro per l’Italia e l’Europa per apprendere lingue e mestiere. Le tappe: Baveno sul Lago Maggiore, Villa d’Este a Cernobbio, Steigenberger Hotels a Baden Baden, Stoccarda e Francoforte in Germania dove ha completato le scuole medie superiori hanno preceduto. La generazione di Franco Rossi ha solide e antiche radici nella terra, com’erano quelle della gran parte degli italiani ancora nel decennio successivo alla seconda guerra mondiale quando oltre il per cento dei nostri connazionali viveva in campagna e lavorava nell’agricoltura. Mezzadri i più fortunati, braccianti o scarriolanti gli altri, era un’Italia povera alle prese con una povertà millenaria all’insegna, nel Nord e nella Val Padana, della polenta, della farina di castagne, del maiale che si allevava in casa e grazie al quale si superava l’inverno. Le radici sociali e umane affondavano in solide famiglie patriarcali perché il numero dei figli era la vera ricchezza di chi viveva in campagna e la mano d’opera se la cresceva letteralmente in casa. “Eravamo in nella famiglia di mia nonna, tra figli e nipoti” ricorda Rossi, l’eleganza dei gesti appresa nei migliori alberghi d’Europa, Franco Rossi con César Gutiérrez (a sinistra), International Area Manager della Sánchez Romate, e Piero Valdiserra, Direttore Marketing e Relazioni esterne della Fratelli Rinaldi Franco Rossi nel suo ristorante studiando tedesco alla Berlitz School. Quindi la Svizzera nel Vaudoise. “Ho sempre lavorato per splendide case” ricorda Rossi. “Imparavi il mestiere ma soprattutto a stare al mondo, imparavi a starci con impegno e stile.” Arriva il servizio militare che Franco Rossi svolge a Firenze nel corpo dei Lupi di Toscana. Dopo il militare una parentesi di vita professionale extraalberghiera nell’AGI, l’Agenzia Giornalistica Italiana, come promotore commerciale. Nel frattempo l’amore, il matrimonio, il dramma con la morte per tumore della moglie Ivonne dopo solo un anno e mezzo di vita in comune. Di quella drammatica esperienza è rimasta la figlia Michela, nata nel , che non ha praticamente conosciuto la madre. Il giorno dopo il funerale, Rossi ha un incidente in macchina che lo lascia su una sedia a rotelle per due anni. “Il nostro viaggio di nozze si è svolto a Venezia nel ” ricorda. “ Non è stato facile tornarvi quest’anno per ricevere il premio di SOLIDUS come Professionista 14 dell’Anno per AMIRA. Ero titubante. A distanza di così tanti anni, sono emozioni ancora molto forti.” ANNI DI SUCCESSI A BOLOGNA Rossi decide di fermarsi a Bologna per dare una famiglia alla figlia, che è stata allevata dai nonni. Lavora per quattro anni come dipendente, poi il salto di qualità: apre il Ristorante Franco Rossi in via Goito , a un centinaio di metri da piazza Maggiore, il cuore storico e culturale della città. È il luglio del . Il Ristorante Franco Rossi diventa uno dei punti di riferimento sia della cultura enogastronomica della città che della sua vita culturale. “Mio fratello Lino, classe , stava completando la scuola alberghiera a Bologna con indirizzo di cucina. L’ho affiancato a importanti cuochi, italiani e stranieri, affinché si affinasse, quindi gli ho dato la responsabilità della cucina. Ho coinvolto la mia seconda moglie, Gabriella, da cui mi sono successivamente separato, ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ e la mia famiglia. All’epoca ero uno dei più giovani ristoratori di Bologna: dovevo ancora compiere i anni. Tre anni prima ero stato il più giovane maître d’Italia. Ho puntato su una cucina un po’ particolare, italiana e internazionale. Erano anni difficili, con gli studenti in piazza, con l’austerity economica. In cucina abbiamo avuto sempre diversi professionisti: l’entremetier, l’uomo alle paste, l’uomo ai secondi. Ovviamente, si scambiano i ruoli. Lino è diventato un grande professionista. Curiamo i dettagli fin nel più minimo particolare, in sala come in cucina. Non usiamo per esempio la lavastoviglie per i bicchieri. Sono tutti lavati e asciugati a mano uno e per uno. Ho convinto anche i miei genitori Rina e Vito a venire a Bologna dove hanno un appartamento in periferia, con l’orto. Hanno anni ciascuno e godono ancora di ottima salute. Mia madre in cucina è eccezionale nel preparare le sfoglie, le ciambelle all’arancio, la sbrisolona alla mantovana. Non ci sono riuscito invece con il il maître mio fratello maggiore, Enzo, classe , che ha preferito tornare in campagna.” Una convinzione di Franco Rossi è che un ristoratore non può mai essere e considerarsi un’isola, un essere solo, unico. Ha bisogno di radici e tradizioni e di persone che lo aiutino a interpretarle. Ha bisogno semmai di sfide continue. “Oggi stiamo lavorando sulla patata al selenio della collina di Bologna” spiega. “Il selenio è un elemento chimico presente in piccola concentrazione nel corpo umano. Ha diverse proprietà importanti: tanto per cominciare, è un antiossidante, cioè combatte i radicali liberi, sostanze che facilitano l’invecchiamento del nostro corpo. Pare che contrasti alcune patologie cardiovascolari e contribuisca a tenere sotto controllo la pressione; aiuta anche il funzionamento della tiroide, la ghiandola che ha un ruolo importante nella gestione dello sviluppo e del metabolismo. La nuova cucina del territorio ha bisogno di fantasia e di tradizioni.” “Il segreto di un buon maître? Saper riconoscere la realtà che lo circonda e far sì che il lavoro non diventi mai un peso” è la profonda convinzione di Rossi. “La cortesia non costa niente e ti regala tanto. Lavoriamo su un palcoscenico con una grande orchestra. Dobbiamo essere dei buoni registi. Abbiamo bisogno di nuove generazioni che camminino nelle nostre orme e nello stesso tempo siano originali e creative. Dobbiamo conquistare le scuole alberghiere: ci vuole più personalità da parte degli istruttori che devono tornare a insegnare ai nostri figli. Gli insegnanti devono essere più preparati e le scuole devono tornare a essere selettive.” L’IMPORTANZA DELL’ASSOCIAZIONISMO PROFESSIONALE Franco Rossi si è iscritto all’AMIRA nel . “Non era facile iscriversi. Ricordo di essere stato aspirante socio per diversi anni. C’era una trafila professionale ben precisa da percorrere. È un’associazione di cui mi sono innamorato. Sono stato fiduciario AMIRA per anni, per l’Emilia Romagna prima, per circa anni, poi provinciale e comunale. Per sette anni sono stato presidente Ascom per i ristoratori degli istruttori per Bologna e provincia. Sono rimasto vicepresidente e consigliere in Ascom per i ristoratori. Sono molto onorato di essere stato nominato da SOLIDUS Professionista dell’Anno per conto di AMIRA. Sono soddisfazioni che confermano la bontà di ciò che hai fatto nella tua vita e nello stesso tempo sono punti di partenza per ciò che intendi realizzare in futuro.” Un altro fronte su cui si è impegnato Franco Rossi è il catering di qualità. Grazie al passaparola, Rossi ha creato una seconda società, con lo stesso nome, per organizzare pranzi e cene private, in casa come in albergo, in aziende come le banche e in istituzioni pubbliche come la Regione Emilia-Romagna. Un’altra convinzione di Rossi: “Dobbiamo restituire valore e importanza al ruolo del maître di sala. Il maître è colui che accoglie l’ospite, che organizza l’esperienza e l’emozione a tavola. È colui che instrada l’ospite, che promuove il piatto come la bottiglia di vino, che contribuisce a creare l’atmosfera con la battuta spiritosa piuttosto che con il complimento alla signora, che saluta con l’omaggio di una rosa. È colui che sa organizzare la cena a tarda sera, alla lampada per esempio. Non deve essere mai invadente. Deve essere anche il cantiniere del ristorante, professionalmente preparato. In cantina abbiamo etichette dei migliori vini italiani e di Francia, oltre a una collezione di cognac, gin, cherry, brandy della migliore qualità a partire dal Non Plus Ultra del Cardenal Mendoza, di gran lunga il numero uno dei grandi brandy spagnoli, invecchiato per ben anni.” Un altro vanto di Rossi: “Alcuni dei miei migliori collaboratori sono diventati ristoratori in proprio. Altri miei collaboratori stanno seguendo degli stage nei migliori ristoranti di Londra. Il Ristorante Franco Rossi è anche una scuola di vita. Ci frequenta il mondo.” © RIPRODUZIONE RISERVATA Da sinistra, Franco Alzetta, il Colonnello Vito Paparella, Franco Rossi (con la targa che gli è stata assegnata come Professionista dell’Anno 2010 per AMIRA) e Raffaello Speri ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Ristorante Franco Rossi Via Goito, 3 - 40126 Bologna - Tel e Fax +39 051 238818 www.ristorantefrancorossi.it [email protected] 15 grandi brandy La speciale confezione realizzata per il pregiato Cardenal Mendoza Non Plus Ultra 50ANNI JAIME PINTO DI INVECCHIAMENTO L’Italia è il secondo mercato al mondo per il brandy spagnolo. Il più famoso? Il Cardenal Mendoza della Sánchez Romate Hnos di Jerez de la Frontera, azienda fondata nel 1781. Il più pregiato? Il Non Plus Ultra, invecchiato 50 anni 18 Piero Valdiserra è il Direttore Marketing e Relazioni esterne della Fratelli Rinaldi Importatori di Bologna, www.rinaldi.biz, specializzata nell’importazione e distribuzione di prodotti alcolici. Rinaldi in particolare distribuisce in Italia i prodotti spagnoli della Sánchez Romate Hnos di Jerez de la Frontera, azienda fondata nel , che produce il brandy Cardenal Mendoza, gli sherry e gli aceti di sherry. Situata nel centro storico di Jerez de la Frontera – la città andalusa posta a cavallo fra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico – la Sánchez ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Romate Hnos produce da oltre un secolo uno dei brandy più famosi del mondo: il Cardenal Mendoza, che trae il suo nome da quel Cardinal Pedro Gonzáles de Mendoza (–) che tanto favorì Cristoforo Colombo nel suo primo viaggio di scoperta del Nuovo Mondo. Ottenuto da uve autoctone Airén e prodotto tramite una lenta distillazione in alambicchi di rame, il brandy spagnolo Cardenal Mendoza invecchia per oltre anni in botti che hanno precedentemente contenuto Sherry Oloroso e Pedro Ximenez. Di colore scuro, brillante e grandi brandy Il brandy prodotto dalla Sánchez Romate trae il suo nome da quel Cardinal Pedro Gonzáles de Mendoza che favorì Cristoforo Colombo nel suo primo viaggio alla scoperta del Nuovo Mondo luminoso, il Cardenal Mendoza ha profumo elegante, profondo, con sentori di frutta secca mirabilmente amalgamati a ricordi di rovere; al gusto è pieno, morbidissimo, con retrogusto persistente e molto equilibrato. A temperatura ambiente, è un distillato straordinario per concludere un pranzo o una cena importante, ed è accompagnamento di elezione per un grande sigaro caraibico; unito a ghiaccio e soda, può essere usato splendidamente anche nel bere miscelato. Il Cardenal Mendoza, brandy di Jerez della categoria Solera Gran Reserva, il top della produzione spagnola, è ancora prodotto in quantità limitate, esattamente come un secolo fa. Ancora oggi ogni bottiglia viene sigillata a mano prima di essere confezionata. Distribuito nei cinque continenti, il Cardenal Mendoza è Fornitore Ufficiale della Casa Reale di Spagna, della Camera dei Lord d’Inghilterra e della Città del Vaticano. Per la Sánchez Romate l’Italia è il mercato mondiale più importante dopo quello spagnolo. “Il brandy spagnolo è un brandy tendenzialmente dolce, gusto particolarmente amato dai consumatori italiani” spiega Valdiserra. “La Sánchez Romate nasce come produttore di sherry. Nel arrivò in Europa la fillossera, che distrusse l’intera viticoltura del continente. La fillossera, originaria dell’est degli Stati Uniti d’America, provocò una gravissima crisi della viticoltura europea. Ci sono voluti più di trent’anni per superarla, ricorrendo all’innesto della vite europea su quella americana. In Spagna la fillossera arrivò più tardi così negli anni Settanta e Ottanta dell’ il brandy spagnolo ebbe un grande successo approfittando nel Uno scorcio della facciata del luogo di produzione del Cardenal Mendoza grandi brandy Le origini del brandy Il brandy (italianizzato, al pari del cognac, in arzente da Gabriele d’Annunzio; tale proposta divenne obbligatoria durante il periodo fascista) è il più antico distillato di vino prodotto nel mondo, conosciuto già dal XIII secolo. La sua gradazione alcolica si aggira intorno ai 40 gradi. Oltre che dall’uva, questo superalcolico può essere distillato dal succo fermentato di altri frutti, tuttavia, salvo specifiche avvertenze, il brandy è tratto dal vino d’uva. L’etimologia della parola potrebbe derivare da un’abbreviazione dell’inglese brandywine, (a sua volta dall’olandese brandewijn, “vino bruciato”). Per alcuni invece la parola comparve per la prima volta nel Seicento in una ballata inglese che recitava: it is more fine than brandywine. Altre teorie sostengono invece la derivazione dall’antico tedesco brant (“tizzone”), voce analoga a braudr (“spada”); secondo il dizionario di Enrico Levi l’analogia tra le due parole è nel lampeggiare e vibrare propri della fiamma e della spada. Le botti vengono personalizzate a seconda dei mercati di destinazione crollo della concorrenza francese e britannica. Sánchez Romate fu tra i più lungimiranti produttori dei grandi brandy spagnoli. Dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia è diventata il secondo mercato mondiale per il brandy spagnolo, posizione che mantiene ancora oggi. Il Cardenal Mendoza rappresenta la fascia più elevata dei brandy spagnoli, chiamati anche Solera Grand Reserve, il top della produzione. L’invecchiamento medio è di anni; le due categorie superiori, il Carta Real e il Non Plus Ultra, superano i anni di invecchiamento.” CARDENAL MENDOZA NON PLUS ULTRA E CARTA REAL Negli anni ’, poco prima del bicentenario della Sánchez Romate Hermanos, si conservarono botti di Cardenal Mendoza per celebrare l’anniversario. Da questa scorta limitata nacque il Non Plus Ultra, un brandy ineguagliabile dal color mogano molto scuro, rilucente e 20 Lo speciale e scenografico metodo spagnolo per assaggiare il contenuto delle botti ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ grandi brandy Da sinistra, César Gutiérrez, International Area Manager della Sánchez Romate, e Piero Valdiserra, Direttore Marketing e Relazioni esterne della Fratelli Rinaldi contemporaneamente stimolante. Il suo aroma, chiaramente distinguibile e con tracce di uva passa essiccata e susine, ricorda il vino Oloroso invecchiato. Secco e delicato al palato, il suo gusto equilibrato, persistente e molto morbido sprigiona sfumature di noce moscata e arancia essiccata. Insomma, un autentico privilegio che racchiude in una presentazione esclusiva la storia della cantina. Nel , proiettati verso il nuovo secolo, si conservò un “reserva” di Cardenal Mendoza, che è rimasto oltre vent’anni sotto la cura e l’attenzione dei suoi sorveglianti. Oggi Carta Real si presenta come un brandy unico, dal seducente aspetto di luminoso mogano vecchio. Il suo aroma elegante di legno vecchio con tracce di dolce uva passa e susina e il gusto perfettamente rotondo, morbido e persistente, costituiscono delle caratteristiche eccezionali che il tempo è riuscito ad ammorbidire ed elevare. Si presenta in un’esclusiva bottiglia numerata e serigrafata, motivo in più per soddisfare i consumatori più esigenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il processo di restauro delle botti utilizzate per il metodo Solera ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 21 L’arredo della tavola è arte antichissima praticata presso tutte le civiltà appena lo stadio della sopravvivenza si trasforma in quello del potere e dell’egemonia rispetto al proprio territorio e ai popoli confinanti. Chi assume il potere introduce immediatamente riti di esaltazione del proprio status, e la somministrazione e il consumo del cibo lo sono fin dalla notte dei tempi. Luigi XIV (), Re Sole, colui che riuscì a conquistare il potere assoluto nella Francia a cavallo tra e , pranzava davanti alla corte, da solo e in posizione elevata. Nessuno poteva pranzare in sua presenza, nessuno poteva pranzare prima di lui, nessuno poteva sedersi in sua presenza. La forma divenne quasi più importante del contenuto, dall’arredo della tavola alla sequenza dei piatti e dei vini. Gli Italiani del Rinascimento hanno insegnato al resto del continente i primi rudimenti sia dello stile che dei contenuti. È in Italia che è stato introdotto l’uso del coltello e della forchetta a tavola, sono state le corti rinascimentali della penisola a insegnare le buone maniere a tavola e un modo di cucinare più sofisticato. È stata Caterina de’ Medici (-), andata sposa al figlio del re di Francia Francesco I, Enrico, a insegnare ai francesi a cucinare in maniera meno rozza grazie ai cuochi toscani che l’avevano accompagnata nella sua avventura in Francia. Celebri chef come Vatel (-) non sarebbero mai esistiti senza i cuochi di Caterina. IL RITO BREVE CAVALCATA ATTRAVERSO IL TEMPO PER SCOPRIRE COME È CAMBIATA LA MISE EN TABLE NEL CORSO DEI SECOLI E DEI MILLENNI E L’ELEGANZA LUISA VEZZANO Foto offerte dal Gruppo Pedersoli 22 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ la mise en table FASTOSITÀ NELL’ARREDO E CERIMONIALE Il potere si celebra innanzitutto a tavola. Lo sapevano gli Assiri, i Babilonesi, gli Egizi, i Persiani, i Greci, gli Etruschi, i Romani nell’area che fa capo al Medio Oriente e al Mare Mediterraneo, polo della civiltà a Occidente. Lo stesso vale per Cina, India, Sudest asiatico e Giappone in Oriente, e perfino per Maya, Inca e Aztechi come testimoniarono gli spagnoli che conquistarono quelle civiltà nel Nuovo Mondo. Ancora nel , quando lo zar di tutte le Russie, Pietro il Grande (-), effettuò un viaggio in Europa, lui e la sua corte scandalizzarono i loro commensali mangiando con le mani e pulendosele... sui vestiti. La fastosità dell’arredo sottolinea l’importanza di chi si siede attorno al tavolo. L’etichetta di corte arrivò a descrivere fin nel dettaglio come ciò dovesse avvenire, le precedenze nell’ordine della distribuzione dei posti, il lato da cui si deve servire, il modo e la posizione del servire. I guanti bianchi erano d’obbligo durante il servizio, il cameriere doveva restare immobile alle spalle dei commensali per essere vigile e attento alle loro necessità. Il Maître, il Direttore di Sala, era un generale che conduceva le sue truppe sul campo del ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ servizio e del rispetto della forma attraverso una disciplina rigorosa che garantiva la massima discrezione durante il servizio. Nel capolavoro cinematografico “Quel che resta del giorno”, diretto da James Ivory nel , Anthony Hopkins interpreta la parte del Maggiordomo Stivens, responsabile negli anni Trenta del della magione di Lord Darlington oltre che del servizio a tavola. La sua brigata di sala opera con efficienza e discrezione durante difficili trattative tra Inglesi e Tedeschi poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Anni dopo, quando gli chiesero che cosa si 23 la mise en table erano detti i commensali a tavola, dove si stava facendo la storia, Stivens rispose: “Non ascoltavo. Ero attento al servizio.” LA TAVOLA AI NOSTRI GIORNI In Occidente l’aristocrazia ha perso il ruolo politico e sociale che ha ricoperto per quasi anni, oggi è la borghesia a dettare le regole del bon ton. Sono regole più informali legate semmai all’efficienza pragmatica del servizio da un lato, e a un design anche dell’arredo più essenziale. Da qui l’ampia gamma di scelte, dalla tavola arredata nello stile tradizionale, ricoperta con tovaglie preziose, in damascato, a volte impreziosite ulteriormente con decorazioni e ricami utilizzate soprattutto per gli eventi pubblici (dai banchetti di nozze ai ricevimenti congressuali), alle tavole ricoperte con una sola striscia di tessuto su cui galleggiano come in un giardino feng shui giapponese alcuni oggetti: un bicchiere basso e svasato per l’acqua, una boule per il vino, un sottopiatto in cristallo, coltello e forchetta dal design sottile e slanciato. Sul tavolo a volte pende un piccolo globo luminoso che illumina il centro della tavola lasciando in penombra i commensali. L’opposto di quanto accadeva nelle corti aristocratiche e nei film hollywoodiani dove il mostrarsi in pubblico era essenziale per le classi sociali dominanti L’arredo della tavola continua a essere centrale nel rito della condivisione del cibo e varia in base alle sue finalità: colazione di lavoro, cena romantica, banchetto, serata di gala… 24 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ la mise en table Furono le corti rinascimentali della nostra penisola a insegnare le buone maniere a tavola, introducendo l’uso di coltello e forchetta e per quelle in ascesa. In passato a tavola era fondamentale esibire l’argenteria e la cristalleria per non parlare delle posate in oro delle tavole dei re ma anche delle tavole dei grandi alberghi frequentati dall’aristocrazia. Oggi prevalgono vetro e acciaio, dalle forme specializzate dei bicchieri a quelle slanciate delle posate. Chi si azzarda ad apparecchiare con l’argento rischia di non ritrovarlo più a fine servizio, le posate in oro sono in cassaforte o presso gli antiquari da diversi decenni. La mise en table, l’arredo della tavola, continua a essere centrale nel rito della condivisione del cibo, a casa quando ci si riunisce con la famiglia, con gli amici, con i parenti, nei luoghi pubblici a seconda delle finalità del rito: colazione di lavoro, cena romantica, serata di gala... In passato a tavola era fondamentale esibire l’argenteria e la cristalleria. Oggi prevalgono vetro e acciaio © RIPRODUZIONE RISERVATAv ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 25 slow emotions Joe e Michil alle 19 in punto accolgono gli ospiti che hanno aderito all’iniziativa. Il primo rito: ogni partecipante batte un triangolo d’acciaio SITUATO NEL CUORE DELLA LADINIA, A CORVARA, L’HOTEL LA PERLA CONTENDE IL PRIMATO AI MIGLIORI ALBERGHI D’EUROPA. IL SUO RISTORANTE DI PUNTA, LA STÜA DE MICHIL, SI FREGIA DELLE DUE STELLE MICHELIN. MICHIL COSTA HA LANCIATO DI RECENTE DIVERSE INIZIATIVE DI TURISMO ECOLOGICO E COMPATIBILE, COMPRESO IL MENU ETICO. L’ULTIMA PROVOCAZIONE: TUTTI IN SILENZIO PER UNA SERA AL RISTORANTE, COMPRESO IL PERSONALE SIGNORE E SIGNORI, SILENZIO! Michil Costa, classe , ladino doc di Corvara in Alta Val Badia, è un personaggio prima ancora che un originalissimo professionista dell’accoglienza e dell’ospitalità. Magro e potente come un fondista, è stato capace di scollinare i passi dolomitici del Sellaronda (passo Sella, metri, passo Pordoi, metri, passo Campolongo, metri, passo Gardena, metri) a cavallo di una bici di fine che si è fatto costruire su modello, con la grande ruota anteriore dotata di pedale fisso, e la piccola ruota posteriore senza pedali né catene. Per frenare? Piedi a terra e suola in cuoio delle scarpe per aumentare l’attrito. A 26 fine corsa, la suola della scarpa destra era da buttare... La famiglia Costa è titolare dell’Hotel La Perla di Corvara, inaugurato da Ernesto Costa nel come Villa Kostler, diventato Hotel La Perla l’anno successivo, quando venne dotato di ristorante, curato dalla madre. Bruciato due volte, nel e nel , l’albergo è rinato dalle sue ceneri come la fenice della leggenda, più bello e moderno di prima, con un rispetto del Genius Loci che contraddistingue tutta la popolazione della Ladinia, il territorio dolomitico che occupa alcune alte valli tra le province di Bolzano, Trento e Belluno. L’albergo è affiliato al ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ ALBERTA CARLESSO prestigioso consorzio dei Leading Hotels of the World; il ristorante di punta dell’hotel, la Stüa de Michil, vanta le due stelle Michelin e un approccio alla ristorazione non solo creativo ma anche etico: niente foie gras per esempio per non avallare le torture cui sono sottoposte le oche negli allevamenti che producono questa famosa leccornia della cucina francese. Niente primizie, per eliminare gli sprechi energetici e l’inquinamento che comporta produrle e trasportarle. Niente acque minerali d’importazione considerata la ricchezza di acqua di fonte e di acqua minerale imbottigliata presenti sulle montagne slow emotions dolomitiche. Omaggi e pass gratuiti per gli impianti di risalita e i mezzi pubblici per chi d’estate si fa sigillare l’automobile nel parcheggio dell’albergo impegnandosi a non utilizzarla per almeno tre giorni. “Seguiamo una piramide ben precisa” sostiene Alexander Egger, il cuoco del ristorante dell’hotel. “In cima alle nostre scelte ci sono i prodotti bio della val Badia, al secondo posto i prodotti bio della regione. Se il bio non è reperibile passiamo ai prodotti della regione. A seguire bio italiani, poi prodotti italiani, europei e così via. Evitiamo i prodotti che arrivano da oltreoceano, a meno che non provengano del commercio equo e solidale. Il caffè, la cioccolata, le banane. Sicuramente le mele bio dalla Cina non saranno mai preferite alle mele normali sudtirolesi. Sicuramente non ci saranno più i frutti di bosco d’inverno e non ci sarà nemmeno lo strudel di mele in estate – lo stoccaggio delle mele nelle celle frigorifere costa tantissima energia”. “Niente vini californiani e niente fragole che hanno subito l’inquinamento acustico delle motociclette che passano a folle velocità attraverso le valli sudtirolesi” completa Michil Costa. La famiglia Costa è anche impegnata in un’intensa attività benefica, la Costa Family Foundation for “Tibetan Children’s villages” a favore dei piccoli esuli tibetani che sono nati e cresciuti in esilio in India. Al Mahatma Gandhi invece è intitolata la Mahatma Wine, la particolarissima cantina dell’albergo che offre un viaggio multimediale attraverso la civiltà del vino all’insegna soprattutto di uno dei più prestigiosi d’Italia: il Sassicaia. I Cavalieri del Sassicaia sono coloro che si sono impegnati a proteggere e diffondere la nobiltà di questo vitigno bordolese arrivato in Italia molti anni fa e trapiantato sia sulle colline toscane di Bolgheri (dando origine al Sassicaia) che nel territorio sudtirolese di Avio (dove diventa il San Leonardo delle omonime cantine). “Il San Leonardo è un vino di taglio bordolese storicamente legato al Sassicaia perché i Guerrieri Gonzaga sono la famiglia proprietaria della cantina, gli Antinori sono parenti dei marchesi Incisa e inizialmente fu un’idea di Guerrieri Gonzaga quella di portare il cabernet L’Hotel La Perla di Corvara ammantato di neve e uno scorcio del giardino 27 La famiglia Costa con i genitori Anni ed Ernesto al centro sauvignon in Italia. Poi, insieme al marchese Incisa, vennero importate le prime barbatelle da Bordeaux. Uno le piantò a Bolgheri (Sassicaia), l’altro ad Avio (San Leonardo). Il primo ha avuto più fortuna dell’altro. Sono convinto che il San Leonardo sia, storicamente, il vino rosso più importante dell’Alto Adige” mi ha raccontato Merch Pescollderungg, il giovane sommelier ladino dell’Hotel La Perla di Corvara. “Nel fu istituito l’Ordine dei Cavalieri del Sassicaia. Superato un impegnativo esame sul vino e sul Sassicaia in maniera particolare, il marchese Antinori ha conferito Michil Costa con il suo velocipide d’epoca 28 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ slow emotions a Ernesto Costa la nomina come primo della lista. È un’associazione del tutto onorifica ovviamente.” . BOTTIGLIE, ETICHETTE IN CANTINA L’ottantenne Ernesto Costa mi ha raccontato divertito come diventò il “custode” di una delle più importanti collezioni di Sassicaia d’Italia. “Nel bruciò interamente l’albergo. Era dicembre. C’era tantissima neve all’intorno, neve che attutì il salto nel vuoto grazie al quale si salvarono molti ospiti che stavano dormendo nelle camere. Sono convinto che sia stato un atto doloso legato alle tensioni politiche di quegli anni in Sud Tirolo. C’era chi voleva creare il panico tra la popolazione Gli chef Alexander Egger e Arturo Spicocchi con la brigata di cucina dell’Hotel La Perla e far fuggire i turisti. Altri alberghi hanno subìto la stessa sorte del Perla, anche se i colpevoli non sono mai stati individuati. Ci sono stati anche due morti: due nostre segretarie che dormivano al quarto e ultimo piano dell’albergo, uccise dal fumo mentre cercavano di scendere le scale. La più giovane avrebbe dovuto partire il giorno prima. Il fratello che doveva venire a prelevarla era stato bloccato dalla neve che aveva ostruito i passi dolomitici. Il Destino… Ripartimmo da zero ricostruendo l’albergo a tempi di record. Il ristorante La Stüa de Michil (due stelle Michelin) ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 29 slow emotions bolzanino del Sassicaia, un caro amico. Intesta a me la fattura, me lo pagherai in mesi, mi disse. Fallo perché ti ritroverai con un capitale destinato a crescere nel tempo. Verità sacrosanta. Zolet mi ha posto una sola condizione: quando ho sete, vengo nella tua cantina. Ho fatto fare due chiavi d’oro per la cantina, una per me, una per Vittorio. Le abbiamo ancora entrambi. Nella nostra cantina abbiamo tutte le annate del Sassicaia dal al . Ne mancano solo due, il e il , che non sono state prodotte. Il non è ancora in listino. In cantina abbiamo complessivamente . bottiglie e etichette.” Ernesto Costa a fianco dell’albergo ha creato un garage multimediale nel quale conserva un’altra collezione unica: moticiclette, tutte funzionanti, tedesche, austriache, inglesi, italiane. Vanno da modelli anni Trenta fino agli anni Settanta del Novecento. Ci sono anche dei sidecar oltre alla bicicletta che suo padre, che gestiva l’ufficio della posta a Corvara, utilizzava per controllare lo stato dei fili tra il passo Gardena, a metri, e la località di Piccolino, frazione di San Martino in Badia a quota metri. Lo inaugurammo di nuovo nella successiva stagione invernale. Un amico imprenditore, Vittorio Zolet, mi convinse ad accompagnarlo in Fiera a Milano per distrarmi un poco. C’era anche la fiera del vino. Di assaggio in assaggio, diventammo piuttosto allegri. Finimmo nello stand del Sassicaia dove c’erano tre standiste particolarmente graziose. La più sveglia ci convinse ad acquistare cartoni di vino a testa: una verticale di cinque annate di Sassicaia. A nostra insaputa, davanti al mise un uno. Settimane dopo mi chiama Zolet: è arrivato un camion in fabbrica con cartoni di vino. Non ho posto dove metterlo. Tengo cartoni, gli altri te li regalo. Mi ritrovo con cartoni di Sassicaia ( bottiglie). Mia moglie mi ha fatto nuovo, come si dice dalle nostre parti. Mi ha aiutato il distributore La serata trascorre in chiacchiere rigorosamente silenti, trascritte in brevi motti sui foglietti che incominciano a correre veloci tra i commensali 30 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ slow emotions Una sgambata di chilometri spingendo i pedali di una bici pesante e senza cambio. Michil ha un profondo senso delle proprie radici ladine, di una popolazione autoctona che vive ai piedi delle Dolomiti da alcuni millenni e la cui lingua moderna si è formata a partire dal latino. Il contatto con la natura gli ha conferito una dimensione universale nella quale si sente accomunato con tutti coloro che amano la vita e ne difendono la dignità attraverso il rispetto attento del proprio essere e di ogni essere senziente. La sua è la religiosità della vita, non di un’ideologia o una religione specifiche. Nello stesso tempo, Michil ama il gioco perché sa che attraverso il gioco è più facile comunicare valori ed esperienze. Consente di mettersi in gioco senza la paura di sbagliare o di non essere all’altezza del proprio ruolo sociale e culturale. L’ultimo gioco immaginato da Michil si chiama: Silenzio. È il silenzio che i partecipanti si impegnano a rispettare a partire da un’ora ben precisa, le sette della sera, fino alla fine della serata, attorno alla mezzanotte. Non è il silenzio della meditazione davanti a un’alba o a un tramonto, quella è un’esperienza che va vissuta in solitudine o con poche, selezionate persone. Ricordo con orrore l’attesa dell’alba sul Monte Sinai, nell’omonima penisola arabica, in compagnia… di alcune migliaia di turisti venuti da tutto il mondo che si erano inerpicati su quell’anonima cresta la notte precedente e che attendevano il sorgere del sole assonnati e battendo i denti. Sembravamo leoni marini spiaggiati su qualche sperduta isola australe immersi nel caos della moltitudine. Altro che esperienza mistica… Improbabile infine che sia stato il luogo dove Mosè ha ricevuto le tavole dei comandamenti. Non c’erano testimoni e le creste sono desolatamente uniformi. SIGNORE E SIGNORI, SILENZIO! Alle in punto la piccola comitiva che ha aderito all’iniziativa di Michil viene accolta da Joe, la fatina bionda del Perla, compagna nel sentire oltre che nel vivere di Michil. ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 31 slow emotions Si esce dall’albergo, si attraversa il borgo e ci si ferma davanti alla Ciasa Vedla, la casa vecchia, un’antica malga del in cui è nato e cresciuto Ernesto Costa. È una tipica baita dei contadini ladini. Davanti alla Ciasa Vedla il primo rito, officiante Michil in abito di gala ladino: ogni partecipante batte un triangolo d’acciaio con un pestello di metallo. Si impegna ufficialmente al silenzio. Riceve un bloc notes con matita. È così che si comunicherà fino alla fine del gioco. La visita della Ciasa Vedla è carica di emozioni perché è rimasta intatta come quando la famiglia Costa ci viveva, tanti anni fa. Sono presenti anche Ernesto Costa e la moglie Annì. Gli oggetti e l’arredo che vi si trovano sono stati utilizzati da intere generazioni, la povertà era quella di tutte le popolazioni di montagna (anche la mia che sono della Val di Zoldo, ai piedi del gruppo dolomitico della Moiazza), la fuliggine rappresa sul legno della cucina è ormai una testimonianza fossile di vite trascorse nel lavoro, nelle gioie, nei dolori di esistenze mai banali. Moderno è il calice di prosecco con cui si celebra il tempo che scorre, moderni sono i due folletti che appaiono all’improvviso per animare la serata e lo stravagante viaggiatore che ci accompagnerà per tutto il percorso enogastronomico. Dopo la Ciasa Vedla si torna nella Stüa de Michil dove la serata prende corpo innanzitutto con un menù degno di Michil e di Arturo Spicocchi, lo chef della Stüa de Michil. La serata trascorre in chiacchiere rigorosamente silenti, trascritte in brevi motti sui foglietti che incominciano a correre veloci tra i commensali. Anche il personale che serve in tavola si attiene alla rigorosa consegna del silenzio. Ogni tanto uno scoppio trattenuto di risate per un motto particolarmente spiritoso o una scena non meno comica. È un gioco e la partecipazione è corale e intensa. Le ore scorrono, lievi. Arriva la mezzanotte e al suono del triangolo, che ognuno colpisce con lo stesso pestello di metallo dell’inizio, la serata termina ufficialmente. Per chi vuole meditare seriamente, fuori c’è la Via Lattea pronta ad accogliere ogni pensiero, ogni sospiro, ogni desiderio per incanalarli verso i luoghi più reconditi del Cosmo. Il silenzio delle Dolomiti Contesto che le Dolomiti siano silenziose. Non lo è il vento, che a volte è prepotente e arrembante quando nelle giornate ventose prende a calci le porte dei fienili e le persiane delle malghe, o quando minaccia il finimondo ruotando in vortici senza respiro durante i nubifragi più tempestosi, altre volte si diverte a sussurrare maliziosi complimenti alle giovani donne sollevando loro le gonne, accarezzandone i polpacci gentili, facendole rabbrividire sfiorandone le spalle, accarezzandone il volto. Il vento è una presenza costante, quando rimbalza sulle rocce per provarne la forza, a volte facendole precipitare in valanghe rovinose o prendendo di mira lo scalatore troppo ardito tempestandolo di pietre appuntite. Quando si insinua tra i rami degli alberi per disperdere il polline dei fiori o si accanisce sulle foglie arrugginite d’autunno per tentarle al volo. Quando compete con l’acqua che ruscella dalle rocce rotolando a sua volta da un balzo roccioso all’altro in una gara acrobatica tra chi spicca i salti più arditi. Quando sembra assopirsi nell’ora che volge al tramonto restando ogni volta immoto di fronte al miracolo dell’enrosadira delle cime rocciose, ciò che resta di un arcano regno violato da Uomini ambiziosi. Quando si insinua nella nebbia più densa per raccontare storie di fantasmi, di nani e di gnomi, del tesoro custodito da un drago, della spada infissa nella roccia, della dama precipitata nella forra, dei guerrieri che morirono sul campo di battaglia uno contro dieci per la parola data, degli orfani e delle vedove che non li videro tornare e ancora ne piangono la memoria. Quando si siede davanti al fuoco del bivacco per ricordare i tempi degli avi, le montagne che prima di salire giacevano in fondo a un mare, i duri coralli che si bagnavano in oceani tropicali, gli squali che nuotavano e cacciavano dove ora volano e cacciano l’aquila e il falco, dei primi coloni vestiti di pelli grezze con i calzari imbottiti con la paglia che arrivarono sui monti inseguendo il cervo e il capriolo, il camoscio e lo stambecco. Tornarono ancora questi piccoli, tenaci uomini nella tarda primavera quando i crocchi spuntano tra le nevi morenti, per portare al pascolo le mandrie di ovini e bovini che scendevano di nuovo al piano prima che la neve tornasse a imbiancare gli ometti di pietra posti di sentinella sui ventosi colli. Le Dolomiti non sono silenziose. I pensieri acquistano suoni, vita e spessore mentre percorri il sentiero nel bosco o ti inerpichi lungo le crode sassose verso le alte vette dentellate. Li senti i pensieri, non ti limiti a percepirli. Hanno suoni distinti e ti inseguono con passo cadenzato, a volte frenetico, altre volte rilassato. Il passo accompagna il sudore che bagna i vestiti, che inumidisce le ascelle, che infradicia l’inguine, che scende a rivoli dalla testa e dalle spalle. Il passo cadenza il suono dei pensieri, a sua volta influenzato dal ritmo delle riflessioni. È il passo gagliardo della gioventù ottimista che non conosce il dubbio e la stanchezza, quello frenetico dell’innamorato in ritardo per l’amplesso desiato, timoroso del tradimento dell’amata, quello incerto di chi ha accumulato troppe domande senza risposte certe, sempre in dubbio tra l’andare e il tornare, quello lieve di chi è in pace con se stesso e con il mondo, quello grave di chi ha preso gravi decisioni, quello cordiale di chi si sta recando da amici, quello trattenuto di chi si reca a un convivio pericoloso, quello tremolante di chi sta contemplando il tramonto della sua vita e nella penombra che si avvicina scorge i volti delle persone che gli furono care. Le Dolomiti non sono silenziose. Sono pettegole quando ti raccontano dell’amante che sostituisce il marito appena questi si reca al lavoro, sono amare quando ricordano la slavina che seppellì giovani vite restituendone i corpi solo al disgelo, sono giocherellone quando improvvisano scherzi d’acqua approfittando dei temporali estivi, sono tragiche quando restituiscono i corpi straziati dalle valanghe e dalle bombe in quella lontana guerra che tra pochi anni celebrerà il secolo di memoria, un evento che travolse intere popolazioni e cancellò la vita di centinaia di migliaia di esseri umani rei solo di parlare lingue diverse tra di loro, a volte perfino imparentati ma colpevoli di vivere a cavallo di immaginarie linee di confine stabilite da lontani burocrati o dai casi della storia. Le Dolomiti non sono silenziose. La roccia ti parla quando la scali. Rabbrividisce quando la accarezzi prima di tentare un altro appiglio più in alto sulla tua testa. Ti sorride quando ti arresti a cavallo di uno spuntone, le gambe nel vuoto, ad ammirare il panorama di vette, pascoli, boschi, fiumi, case, strade che fugge verso l’orizzonte. Urla con te per la gioia quando arrivi in cima, qualunque essa sia purché sia costata fatica e sudore. Canta il canto della vita che muove ogni essere senziente che si agita o si abbandona al sonno sotto i raggi del sole. Le Dolomiti non sono silenziose anche se il silenzio ti avvolge mentre cammini lungo i sentieri che le costeggiano o le attraversano. Loro parlano, tu ascolti… (RA) © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ La mission di SOLIDUS è rinforzare l’immagine e la professionalità di chi lavora nel turismo in Italia SOLIDUS RENATO ANDREOLETTI, Segretario SOLIDUS CHE COSA FARE? LETTERA APERTA DEL SEGRETARIO DI SOLIDUS SULLE OPPORTUNITÀ CHE QUEST’ULTIMA OFFRE S AL MONDO ALBERGHIERO ITALIANO E SOPRATTUTTO A TUTTI T COLORO CHE VI LAVORANO, I 60.000 ASSOCIATI ALLE NOVE ASSOCIAZIONI CHE FANNO PARTE DI SOLIDUS COSÌ COME I DUE MILIONI DI ITALIANI CHE OPERANO NEL TURISMO IN ITALIA. SOLIDUS HA ELABORATO UN PROGRAMMA TURISMO ITALIA PER DARE UN NUOVO SLANCIO A UN SETTORE CHE FATTURA COMPLESSIVAMENTE 150 MILIARDI DI EURO, PARI AL 10/12 PER CENTO DEL PIL NAZIONALE, E CHE POTREBBE ARRIVARE A RADDOPPIARE IL FATTURATO E L’INCIDENZA SUL PRODOTTO INTERNO LORDO 34 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ SOLIDUS non è un’associazione, neppure una superassociazione. SOLIDUS è un tavolo di confronto tra le varie associazioni che ne fanno parte, le quali mantengono la loro piena e totale autonomia culturale e associativa. SOLIDUS è il luogo dove le varie associazioni imparano a conoscersi e a frequentarsi, cosa di non poco conto in un mondo alberghiero assai frazionato dove la debolezza – sia politica che culturale – risiede proprio nell’estrema polverizzazione sia delle aziende alberghiere intese come singole unità produttive, sia delle professioni, sottoposte oltretutto a una crescente pressione sul posto di lavoro stante la grave crisi che ci ha investito e che non sembra associazioni voler passare in tempi sufficientemente rapidi. Ai direttori è chiesto di tagliare sui servizi per ridurre i costi, dimenticando non solo che dietro ai servizi ci sono fior di professionisti che rischiano di vedere decurtato il loro stipendio e messo in discussione il loro posto di lavoro oltre alla loro professionalità, ma anche e soprattutto che tagliare i servizi – riducendo il personale addetto ai vari reparti per esempio – significa incidere negativamente sulla qualità dell’ospitalità offerta riducendo di fatto la categoria dell’albergo, cosa di cui la clientela si rende immediatamente conto e sanziona non solo evitando di tornare ma anche andando sui vari Portali di prenotazione per sparare a zero sull’albergo. Chi opera in albergo a diretto contatto con la clientela – tutti coloro che fanno parte delle associazioni che aderiscono a SOLIDUS – si trova costretto tra le ganasce della Direzione e quelle della Clientela operando con sempre maggiori difficoltà professionali e minori soddisfazioni personali. È una situazione che richiede una capacità di risposta a più livelli, da parte delle singole associazioni come nel momento in cui ci incontriamo in SOLIDUS. Le associazioni fanno e faranno ciò che pensano sia meglio e non entro in argomento perché come segretario di SOLIDUS non ne ho il mandato e sono tenuto a essere superpartes. Come direttore di Hotel Domani ho la tribuna della mia rivista dalla quale discutere e dialogare, ma è anch’essa un ambito che esula del tutto da SOLIDUS. Quel che propongo invece, proprio come segretario di SOLIDUS, è di approfondire il momento di confronto e di dialogo tra tutte le associazioni sugli argomenti che possono costituire un terreno d’azione comune tra di loro. È questo lo spirito con il quale ho redatto la bozza del Programma Turismo Italia che spero le associazioni discutano al loro interno e che mi auguro costituisca il terreno di confronto per arrivare a momenti di elaborazione e di proposte comuni cui dare la massima visibilità mediatica. In questo senso gli amici di AIRA sono stati i più rapidi nell’immettere la bozza di Programma Turismo Italia nel loro sito in Internet al fine di darle la massima pubblicità e generare un dibattito tra i loro associati sull’argomento. Trovo importante la proposta di Franco Arabia, presidente di ADA, l’associazione dei direttori d’albergo, di coinvolgere il loro Centro Studi Mario Rosciale, che potrebbe elaborare ulteriormente la bozza proposta da SOLIDUS dandole maggiore spessore culturale e professionale. Spero che ciò coinvolga anche tutte le altre associazioni. Ci sono professionisti e intellettuali esterni alle associazioni, come il professor Roberto Lavarini della IULM di Milano, ma non solo, che andrebbero coinvolti per migliorare ulteriormente la nostra piattaforma programmatica e arrivare a confronti pubblici che sappiano attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul nostro settore in maniera assai meno superficiale rispetto a quanto sta accadendo. Mi riferisco per esempio all’ultima assemblea di Federalberghi, assai ben pubblicizzata sui Le Associazioni che aderiscono a SOLIDUS ADA, Associazione Direttori d’Albergo AIBES, Associazione Italiana Barman AIH, Associazione Italiana Housekeeping AIRA, Associazione Italiana Impiegati d’Albergo AIS, Associazione Italiana Sommelier AMIRA, Associazione Maître Italiani Ristoranti e Alberghi FAIPA, Federazione delle Associazioni Italiane dei Portieri d’Albergo “Le Chiavi d’Oro” FIC, Federazione Italiana Cuochi UIPA, Unione Italiana Portieri d’Albergo “Le Chiavi d’Oro mass media grazie anche all’intervento del capo del Governo e del ministro del Turismo, che pare aver delimitato i problemi del settore alla tassa di soggiorno proposta per Roma e a statistiche assai discutibili che riguardano sempre e soltanto il numero degli alberghi, i posti letto, gli arrivi e le presenze e mai i valori aggiunti generati dal turismo in Italia. Non hanno neppure sfiorato il problema del patrimonio culturale e monumentale che ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Tagliare sui servizi, e quindi sul personale, per diminuire i costi in albergo significa anche ridurre la qualità dell’ospitalità offerta in Italia costa una fortuna in stipendi – oltre milioni di euro – ma genera solo un quinto di tale cifra in incassi e ancora meno in Merchandising, parola del tutto sconosciuta ai Sovrintendenti alle Belle Arti e ai burocrati dei ministeri che lo gestiscono. SOLIDUS è solo un contenitore. Spetta alle associazioni riempirlo. Io e Franco Alzetta, il presidente di SOLIDUS, possiamo solo dare consigli, si spera buoni. Non possiamo sostituirci alle associazioni, neppure SOLIDUS. Non basta avere buone intenzioni, che pure sono indispensabili, bisogna anche avere idee chiare e proposte che possano acquistare gambe nel loro percorso. In questi nove anni abbiamo creato iniziative che sono entrate anche nella tradizione delle singole associazioni come Il Professionista dell’Anno, che ha il merito di aver segnalato professionisti autentici – perché riconosciuti tali dai loro colleghi di lavoro – e non inventati dalla televisione; la presenza alla BIT, che è diventata un momento di 35 associazioni In prima fila, Franzo Alzetta (a sinistra) e Renato Andreoletti (a destra), rispettivamente Presidente e Segretario di Solidus, con i 9 Professionisti dell’anno 2010 incontro per gli associati di tutte le associazioni e non solo delle singole associazioni come accadeva in precedenza; dibattiti e convegni che hanno aiutato a focalizzare i problemi in un mondo che sta diventando sempre più complesso e problematico. Si poteva fare di più, come sempre. Di certo non è stato poco considerando i modesti mezzi economici a disposizione e gli impegni professionali e associativi di tutti coloro che compongono il Consiglio direttivo di SOLIDUS. Vogliamo fare di più. Io e Alzetta la nostra parte l’abbiamo fatta proponendo anche la bozza del Programma Turismo Italia. Alle associazioni l’onere e l’onore di fare la loro parte, mantenendo la stima e l’amicizia tra i consiglieri che ha caratterizzato gli ultimi anni di vita di SOLIDUS. Nulla vieta, a chi non si riconoscesse più in questa filosofia di lavoro confermata anche nella lettera di Franco Arabia, di uscire da SOLIDUS, come hanno fatto gli amici di AICR. © RIPRODUZIONE RISERVATA The Wall of Fame - Il Professionista dell’Anno ADA, l’Associazione Italiana dei Direttori d’Albergo AIRA, l’Associazione Italiana degli Impiegati d’Albergo FAIPA, la Federazione delle Associazioni Italiane dei Portieri d’Albergo 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Dennis Zambon Vittorio Caminiti Varnero Ciofi Michele Guglielmo Italo Mario Mennella Francesco Guidugli Gianfrancesco Ostuni Umbro Piervisani Luciano Manunta Michela Daveggia Domenico Minichino Maurizio Chinappi Sandro Bravin Massimo Borriello Rosario Spatafora Carlo Duca Giordano Dondi Luciano Zamberlan Mauro Di Maio Giuseppe Caiozzo Roberto Trematore AIBES, l’Associazione Italiana dei Barmen AIS, Associazione Italiana Sommelier FIC, Federazione Italiana Cuochi 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Solindo Soncin Guido Angelini Umberto Caselli Camillo Bosco Andrea Francardi Domenico Costanzo Fabio Bacchi AIH, Associazione Italiana Housekeeping 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Margherita Zambuco Maria Rita Rosati Regina Perone Maria Mentino Francesca Borioni Anna Pensa Laura Diana Savino Angioletti Luca Gardini Luisito Perazzo Michele Garbuio Nicoletta Gargiulo Ivano Antonini Luca Martini AMIRA, Associazione Maître Italiani Ristoranti e Alberghi* 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Walter Rossi Claudio Recchia Carlo Hassan Ennio Stocco Giacomo Rubini Franco Rossi Gaetano Riccio Luca Tomasi Marzia Garbinelli Augusto Tombolato Fabio Tacchella Carlo Bresciani Alessandro Circiello UIPA, L’associazione delle Chiavi d’Oro 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Maurizio Luise Gabriele Garbati Federico Cavicchioli Franco Galano Silvano Rigoni Mario Torta Massimiliano Errichiello *AMIRA si è associata a SOLIDUS nel 2005. 36 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ il maître in cucina In questa rubrica proponiamo alcuni piatti sfiziosi realizzati con prodotti di stagione (i funghi, la zucca, i porri, le castagne, la melagrana) e alcuni suggerimenti per l’abbinamento delle pietanze con i vini Sformato di patate e porcini alle erbe Tortino di porri e fontina alla menta Ingredienti per 4 persone 500 g di patate a pasta gialla, 250-300 g di porcini (o altri funghi a piacere), 200 g di pomodori perini, 150 g di caprino fresco, 1 mazzetto piccolo di prezzemolo, 1 mazzetto piccolo di erba cipollina, 1 rametto di rosmarino, 1 rametto di timo, olio, sale Procedimento 1. Lessate le patate intere, poi pelatele e dividetele in fette spesse mezzo centimetro. Nella stessa acqua dei tuberi fate scottare i pomodori per qualche secondo, spellateli e tagliateli a dadini. 2. Pulite delicatamente i funghi e tagliateli a fette. Sfogliate e tritate finemente rosmarino, timo, prezzemolo ed erba cipollina, tranne qualche stelo di quest’ultima per decorare. 3. Oliate una pirofila capiente (lunga circa 27 cm) e adagiatevi uno strato di patate leggermente sovrapposte. Salatele, irrorate con un filo d’olio, cospargetele col caprino ridotto in fiocchetti e con metà delle erbe tritate. Coprite con le fettine di funghi, aggiungete un altro strato di fiocchetti di caprino e di erbe, i dadini di pomodori e una presa di sale. Irrorate con 3-4 cucchiai d’olio. 4. Infornate a 200 °C per 20 minuti. Lasciate intiepidire e poi servite lo sformato a fette decorate con gli steli di erba cipollina. Abbinamento Sformato goloso, ricco di sapori contrastanti, necessita di un bianco di spessore e personalità: suggeriamo un Sauvignon del Collio friulano, dall’olfatto ampio e di sicura intensità. Ingredienti per 4 persone 12 porri, 4 patate, 2 uova, 60 g di fontina, 1 mazzetto di menta, mezzo bicchiere di latte, noce moscata, olio, sale, pepe Procedimento 1. Lessate le patate con la buccia finché non entra la forchetta. Una volta tiepide pelatele e tagliatele a fette non troppo spesse. 2. Pulite i porri, tagliateli a tronchetti lunghi 3 cm e lessateli in acqua salata a bollore per 4-5 minuti. Quindi metteteli a scolare in un colino. 3. Battete le uova in una terrina insieme ai tre quarti della fontina grattugiata, al latte, a una bella macinata di noce moscata e di pepe, e ai tre quarti della menta tritata finemente. 4. Oliate una teglia da 22-24 cm di diametro, disponete sul fondo le fette di patate leggermente sovrapposte e salatele leggermente. Immergete i porri nelle uova battute, girateli con delicatezza perché il condimento si distribuisca uniformemente, poi prendete un tronchetto alla volta e disponetelo formando un motivo decorativo, alla fine versate sul tortino il poco uovo rimasto. Mescolate insieme il resto della fontina e della menta e spargetelo sulla superficie. 5. Infornate il tortino a 180 °C per 20 minuti circa, gratinate altri 2 minuti. Lasciate leggermente intiepidire e servite. Abbinamento La freschezza mentolata si troverà bene con il Petit Arvine, bianco della Valle d’Aosta ottenuto da uve omonime e dotato di un gusto finemente fruttato. 38 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ il maître in cucina Risotto di zucca con porri salvia, limone e spumante Mousse aromatica di castagne in cialde croccanti Ingredienti per 4 persone 320 g di riso superfino (di tipo arborio o carnaroli), 800 g di polpa di zucca, 10 porri, 40 g di parmigiano, 2 spicchi di limone, una ventina di foglie di salvia, 1 l di brodo vegetale, 1 bicchiere e mezzo di spumante secco, 30 g di burro, olio, sale, pepe Procedimento 1. Tagliate la zucca a fette, sistematela sulla griglia del forno e fatela asciugare a 200 °C per 10-15 minuti. Sfornatela e passatela al passaverdure. 2. Affettate per il lungo 8 porri mondati riducendoli alla dimensione di spaghetti. Friggeteli poi in una padella, possibilmente tipo wok, con poco olio. Scolateli, salateli leggermente e profumateli con 5-6 foglie di salvia tritata molto fine. 3. Tritate finemente la parte bianca dei 2 porri rimasti insieme a 7-8 foglie di salvia. A parte tritate il resto della salvia e poi gli spicchi di limone (compresa la scorza) raccogliendo il loro succo. 4. Scaldate metà del burro e 3 cucchiai d’olio in un tegame insieme al trito di porri e salvia. Aggiungete la zucca passata e fatela insaporire a fuoco minimo per qualche minuto. 5. Unite il riso, mescolatelo per 3-4 minuti bagnandolo gradualmente con un bicchiere di spumante. Quando questo sarà tutto evaporato, portate a cottura diluendo con il brodo vegetale bollente ogni volta che il riso asciuga troppo. A fine cottura, unite il resto dello spumante e del burro. Aggiungete il formaggio grattugiato, il trito di salvia e quello di limone, mescolate con cura, coprite e fate riposare 2 minuti. 6. Servite il riso aggiungendo al centro di ogni piatto una bella cucchiaiata di “spaghetti” di porri ben caldi. Abbinamento Nel Lison Pramaggiore, alle porte di Venezia, il Sauvignon ha uno spiccato accento vegetale con profumi aromatici e un gusto pieno, efficace, ideale per questo piatto. Ingredienti per 4 persone 300 g di castagne, 40 g di farina di riso, 40 g di cioccolato fondente, 2 uova, 200 ml di latte, 100 g di panna da montare, 2 cucchiai di zucchero di canna, 2 cucchiai di zucchero a velo, 1 cucchiaio abbondante di farina di frumento, 1 cucchiaio di farina di castagne, 10 semi di anice, 3 cucchiai d’olio di riso, brandy, un quarto di melagrana Procedimento 1. Incidete le castagne e tenetele nel freezer per 30 minuti. Tuffatele nell’acqua bollente e cuocetele per 20 minuti. Pelatele, mettendo da parte le 4 più belle, e passate finemente le altre al passaverdura. 2. Battete i 2 tuorli con lo zucchero di canna, incorporate la farina di riso e poi il latte (già portato a bollore insieme ai semi di anice e filtrato). Mescolate con cura, portate la crema a ebollizione e lasciatela raffreddare. 3. Amalgamate con una frusta i 2 albumi, lo zucchero a velo, l’olio, la farina di frumento e quella di castagne fino a ottenere una pastella liscia. Con un cucchiaio formate 4 tondi sottili del diametro di 12 cm direttamente in una teglia rivestita con carta da forno. Se l’avete, aiutatevi con uno stampo ad anello come nella foto. 4. Infornate i tondi a 175 °C per 5 minuti, poi con una spatola adagiateli in 4 ciotole premendo i bordi che fuoriescono sulla parte esterna. 5. Montate la panna e conservatela in frigo. Riducete in scaglie sottili il cioccolato. Sgranate la melagrana. Bagnate con poco brandy le 4 castagne. 6. Mescolate la crema all’anice con le castagne passate e la panna; spremete nelle cialde la mousse con una tasca da pasticciere. Decorate col cioccolato, la melagrana e le castagne intere. Abbinamento Servite un balloon di Cognac: il distillato francese ha la forza per reggere il gusto intenso della mousse e la classe per esaltarne le tante sfumature aromatiche. 40 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ SICILIA FLAVIO CONTINO È MAITRE SOMMELIER DEL BAGLIO DELLA LUNA DI AGRIGENTO. SCUOLA ALBERGHIERA A FAVARA, ESPERIENZE IN GIRO PER L’EUROPA TRA SVIZZERA E INGHILTERRA, QUATTRO ANNI A BORDO DI NAVI DA CROCIERA, ESPERIENZE IN ITALIA SUL LAGO DI GARDA TRA GARDONE RIVIERA E DESENZANO, FLAVIO CONTINO È ANCHE CONSULENTE PER I MIGLIORI PRODUTTORI DI VINO DELLA ZONA 42 FLAVIO CONTINO L’ECCELLENZA COME SCELTA L’enologia siciliana contemporanea inizia nel quando diventa impossibile esportare vino da taglio nel continente europeo. Arrivano bravi enologi dal Nord che aiutano i produttori siciliani a effettuare un vero e proprio salto di qualità tecnico e tecnologico. Nel si registrano i primi effetti di queste nuove scelte: Planeta immette sul mercato ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ la prima produzione di elevata qualità. Il mercato risponde con stupefacente reattività. Gli enologi sono intervenuti in maniera significativa per esempio consigliando di vendemmiare di notte certe tipologie di uva. L’eccessiva temperatura che esiste da noi di giorno tra agosto e settembre può creare un eccesso di acidità o innescare una grandi vini L’enologo Diego De Filippi e Salvatore Ajello, titolare dell’omonima azienda vitivinicola di Mazara del Vallo (TP) Il Grillo È un vitigno autoctono d’uva bianca, presenta degli acini medio grandi di colore giallo e sferici. L’impianto era tradizionalmente ad alberello, oggi è realizzato con spalliera bassa. Il raccolto è normalmente abbondante, ma non tutti i terreni sono adatti a questo vitigno che ha la particolarità di avere un grado zuccherino molto più elevato rispetto alle altre uve bianche e particolari proprietà organolettiche. Il grillo, vinificato in purezza con l’ausilio della criomacerazione, ha dato vini bianchi di grande spessore organolettico. La varietà autoctona Grillo è stata per secoli esclusiva del territorio marsalese e ha particolare importanza per la produzione del marsala del quale è uno dei più utilizzati vitigni, spesso insieme all’Insolia e al Catarratto. Caratteristica del Grillo è la sua vocazione a diventare vino di alto grado già dopo la vendemmia, superando sovente la gradazione alcolica di 15/16 C°; altra vocazione insolita per un vino bianco, quella di essere ottimo come vino invecchiato, anni, decenni, secoli. Il vino Marsala migliore viene ottenuto proprio da uve Grillo. A seconda delle zona di produzione marsalesi, ogni vino ottenuto da uve Grillo presenta caratteristiche organolettiche diverse: le aree più conclamate sono le contrade Triglia, Favarotta, Birgi, Spagnola. Uno dei cru più esclusivi è nell’isola di Mothia. fermentazione non gradita. In molti vigneti si è iniziato così a vendemmiare alle dieci di sera andando avanti fino alle sei del mattino successivo. Ciò consente di garantire ai grappoli d’uva una migliore stabilità termica prima della loro immissione in cantina per procedere alla vendemmia vera e propria. Il risultato? Un’enologia di ottimo valore che è passata attraverso la crisi di questi due ultimi anni quasi senza accorgersene, soprattutto nei confronti dei mercati internazionali. La Sicilia sta riscuotendo consensi sempre più convinti dappertutto, soprattutto durante le maggiori manifestazioni vinicole come Vinitaly. Abbiamo colpito nel segno nei confronti della concorrenza australiana, californiana, francese. Nell’ultimo decennio molte cantine hanno investito per creare più distaccamenti L’Insolia L’Insolia è il più antico vitigno autoctono siciliano e si è poi diffuso anche in altre regioni italiane e in particolare in Sardegna, Lazio e Toscana meridionale, dove è denominato Ansonica. Il vitigno è molto resistente anche in climi piuttosto siccitosi e ha una foliazione piuttosto scarsa che richiede un minor assorbimento d’acqua. Il grappolo è conico con due grappoletti ai lati e l’acino è ovoidale di un colore giallo marcato. Il suo mosto viene utilizzato per la produzione di alcuni dei più importanti vini siciliani Doc: Bianco d’Alcamo 85-100% Contea di Sclafani 85-100% Delia Nivolelli Bianco 85-100% Marsala 100% Mamertino di Milazzo 35% ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ sul territorio per poter ottenere le varie Doc, che devono essere realizzate con uve del territorio. Questi risultati sono stati conseguiti anche grazie a una buona collaborazione tra territorio, imprenditori e amministrazioni pubbliche. Cantine come Planeta, Firriato, Milazzo, Donnafugata, Pellegrino, Ajello hanno fatto scuola. Oggi anche i piccoli produttori hanno sposato la cultura della qualità garantita e certificata. I riscontri sono fantastici. Per i vini rossi, i vitigni autoctoni sono il Nero d’Avola, l’Etna Doc costituito da due vitigni, il Nerello mascarese e il Nerello cappuccio, il Nocera, che viene dalla zona del Messinese. Per i bianchi gli autoctoni per eccellenza sono il Calicante, sempre della zona dell’Etna, poi il Grillo e l’Insolia. Per i vitigni alloctoni, quelli 43 grandi vini I vini della Cantina Ajello Nerello cappuccio Il Nerello cappuccio è un vitigno coltivato alle falde dell’Etna nella provincia di Catania, e nella provincia di Messina, che concorre alla produzione dei vini Etna doc e del Faro Doc. Il Nerello cappuccio è un vitigno autoctono che cresce sulle pendici del vulcano Etna fra i 350 e i 900 s.l.m.. Esso concorre per circa il 20% alla produzione del vino Etna rosso. Il suo nome è dovuto alla particolare conformazione della pianta, coltivata ad alberello. La sua origine non è nota ma viene coltivato in loco da diverse centinaia di anni. La sua produzione è andata calando anno dopo anno e per un certo periodo se ne è temuta l’estinzione. Come il Nerello mascalese, con cui concorre alla produzione dell’Etna rosso, viene raccolto molto tardi, verso la metà del mese di ottobre. Nerello mascalese Il Nerello mascalese (niuriddu mascalisi in siciliano) è un vitigno che cresce nella zona dell’Etna in provincia di Catania, e nella zona di Capo Faro in provincia di Messina. Esso concorre per l’80% - 100% alla produzione del vino Etna Doc; per il 45% 60% alla produzione del vino Faro Doc. Vitigno autoctono delle pendici dell’Etna, la sua nascita si perde nella notte dei tempi. Viene coltivato fra i 350 e i 1000 s.l.m. nella forma ad alberello. Il suo nome è dovuto al fatto che da secoli viene coltivato nella zona del comune di Mascali su dei terreni costituiti, per gran parte, da sabbie vulcaniche. La sua uva ha una caratteristica forma oblunga e di colore rosso chiaro. Matura molto tardi e la sua vendemmia viene effettuata fra la seconda e la terza settimana di ottobre. I vini prodotti con questo vitigno sono a elevata gradazione alcolica (13-14°) e destinati a un lungo invecchiamento. I vini ottenuti dalla vinificazione di questo vitigno inoltre hanno una grande variabilità a seconda della zona di coltivazione. Il nerello mascalese, infatti, come altri vitigni nobili (nebbiolo, pinot nero), ha una notevole sensibilità all’annata e al terroir di provenienza. che si sono adattati meglio in Sicilia sono il cabernet sauvignon e il merlot (il Merlot dell’Atleta). Il barricato ha un senso quando non si eccede. Sono contrario per i bianchi, può essere importante per i rossi. Le annate migliori dell’ultimo decennio? e per i rossi dell’Abbazia Santa Anastasia. © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Il sindaco di Mazara del Vallo Nicola Cristaldi premia Salvatore Ajello il sommelier “Sono nato nel a San Cassiano, in Alta Badia, la zona ladina del Sud Tirolo” esordisce Merch Pescollderungg, il giovane sommelier dell’Hotel La Perla di Corvara. “Ho frequentato la scuola alberghiera di Merano, il Kaiserhof. In seguito ho lavorato in Austria, Germania e nell’albergo della mia famiglia, all’ingresso di San Cassiano, l’Hotel La Fradora, di categoria tre stelle. Ho incominciato a lavorare al La Perla di Corvara nel . Ho avuto la fortuna di avere Michil Costa, il titolare, come guida e maestro. Mi ha dato la possibilità di crescere ed evolvere. Mi sono occupato da subito della gestione della cantina e degli acquisti. Con Michil abbiamo creato la cantina Mahatma Wine e una società MERCH PESCOLLDERUNGG PRIMA VIENE LA PASSIONE ALBERTA CARLESSO MERCH PESCOLLDERUNGG, CLASSE 1980, DA DIECI ANNI LAVORA COME SOMMELIER ALL’HOTEL LA PERLA DI CORVARA ED È ANCHE IL RESPONSABILE DELLA FAMOSA CANTINA MAHATMA WINE DELL’HOTEL ALTOATESINO 47 il sommelier per l’export dei vini. In cantina ci sono . bottiglie e oltre . etichette. Ci siamo focalizzati su Italia, Francia, Austria e Germania, le ultime due soprattutto per i vini bianchi come il Riesling e il Veltliner. La cantina del Perla è nata in maniera assai originale: Ernesto Costa, il padre di Michil, andò a Milano in fiera assieme a un industriale amico, Vittorio Zolet. A forza di assaggiare vini, finirono vittime di tre belle standiste che gli rifilarono cartoni (loro credevano di averne comprati a testa) di vino Sassicaia spalmato su cinque anni di produzione. Zolet se ne tenne cartoni e mandò i rimanenti a Corvara con l’accordo che avrebbe potuto andare in cantina a suo piacimento. Ernesto fece forgiare due chiavi d’oro per accedere alla cantina, una per sé e l’altra per l’amico Vittorio. Anni dopo il signor Costa ha scoperto di possedere una collezione unica quanto verticale di uno dei vini più importanti e pregiati della produzione enologica italiana.” “Per essere sommelier bisogna avere una grande passione culturale per il vino” prosegue Merch. “Non ci può essere la famiglia proprietaria della cantina, gli Antinori “Sommelier non è sinonimo di un buon modo di sono parenti dei marchesi alcolista, io per esempio bevo Incisa e inizialmente fu del vivere dove non raramente. Quando esco con marchese Carlo Guerrieri amici bevo volentieri un calice di c’è un buon Gonzaga l’idea di portare il birra. Assaggio tantissimo il vino modo di bere” cabernet sauvignon in Italia. ma non lo bevo, lo sputo. Sono Poi, insieme al marchese Benjamin Franklin arrivavo ad assaggiare anche Incisa, vennero importate - vini l’anno. le prime barbatelle da Bordeaux. Uno le Succede raramente che gli ospiti richiedano piantò a Bolgheri (Sassicaia), l’altro ad Avio degustazioni verticali, di più annate dello (San Leonardo). Il primo ha avuto più fortuna stesso vino. Le chiedono soprattutto i clienti dell’altro. Sono convinto che il San Leonardo stranieri che sono veramente appassionati e sia, storicamente, il vino rosso più importante che conoscono la nostra cantina. Noi abbiamo dell’Alto Adige.” tutte le annate del Sassicaia dal al . Mancano solo due annate, il e il , che IL RUOLO DEL SOMMELIER non sono state prodotte. Il non è ancora “Il sommelier deve essere un trascinatore, in listino. Un’altra verticale che credo nessun deve riuscire a capire immediatamente ciò altro albergo possa proporre in Italia è quella che l’ospite vuole e avere sempre la risposta del San Leonardo, dell’omonima cantina. Non pronta” aggiunge Merch. “In un ristorante abbiamo la verticale completa ma disponiamo d’albergo, il ruolo del sommelier è più facile di una quindicina di annate. Credo che in che in un ristorante esterno perché una Italia non abbiamo rivali. Il San Leonardo è un volta capito lo stile dell’ospite, cosa gli piace, vino di taglio bordolese storicamente legato lo si può soddisfare molto meglio. C’è chi al Sassicaia perché i Guerrieri Gonzaga sono 48 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ non vuole essere tartassato di nozioni, chi invece vuole sapere tutto. Con Manuel nella Stua e Pio al ristorante (i due sommelier sul campo) abbiamo iniziato ad annotare le nostre esperienze con gli ospiti. Il rapporto non è sempre facile perché il cliente spesso non sa molto di vino. Ci sono ospiti che si informano sulla sua gradazione alcoolica, e se ha gradi e mezzo chiedono di scaraffarlo, quando invece non ha alcun senso farlo. Bisogna interpretare i loro desideri perché talvolta, quando chiedono un vino secco, non intendono che lo sia dal punto di vista degli zuccheri ma che non sia profumato. Ho l’impressione che l’attenzione al vino sia un po’ diminuita, mi pare che qualche anno fa ci fosse maggiore interesse e più passione. L’attenzione è scesa anche perché la qualità dei vini è generalmente aumentata. Fino a dieci anni fa in Italia solo alcune etichette erano sinonimo di qualità. Oggi il livello è talmente elevato che anche la scelta è notevolmente aumentata. Molti ospiti che una volta sceglievano grandi bottiglie oggi preferiscono bere per il piacere di farlo più che per una filosofia o per ricerca. il sommelier Alcune foto dell’originale e suggestiva cantina Mahatma Wine dell’Hotel La Perla di Corvara. A sinistra, il Tempio del Sassicaia LE TENDENZE I vini di tendenza? “Qualche tempo fa era in gran voga la Toscana, poi è stata la volta della Sicilia; adesso credo che sia il momento dell’Alto Adige. Si sta tornando un po’ indietro, dimenticando la barrique. Si torna a un prodotto meno alcolico. La tendenza è quella di bere il vino più che di assaggiarlo. Sono favorevole alla barrique se dosata adeguatamente. Se la si utilizza come a Bordeaux allora va bene. Non mi piace quando si globalizza un gusto utilizzando sempre legno nuovo. Fortunatamente si sta ritornando a un maggiore rispetto per il vitigno: si accetta che il vino cambi di anno in anno. L’Italia nella qualità media credo sia superiore ai francesi. Nelle élite invece la Francia è ancora distante anni luce, basti pensare che nel Napoleone III aveva già classificato i vini di Bordeaux, mentre il vino italiano di qualità nasce a metà degli anni Settanta del Novecento. Se si pensa al vino di altissima qualità, in Francia si parla prevalentemente di Bordeaux e di Borgogna. Anche noi abbiamo grandi vini. Sono stato a Chateau Margaux e l’enologo Paul Pontallier mi ha detto che in Italia abbiamo grandissimi vini ma ne vengono prodotte solo . bottiglie. Del Chateau Margaux se ne producono . ed è un vino di altissima qualità. Questa è la qualità nella quantità. In Italia c’è un solo vino che può competere con i grandi francesi: il Sassicaia. Ne produciamo . bottiglie. È unico però. In Francia producono . bottiglie di Margaux, . di Mouton. È questa la differenza. Può succedere che il vino scelto, una volta versato, non piaccia. Se lo abbiamo suggerito noi e all’ospite non piace, raccogliamo subito tutti i bicchieri senza entrare in discussione. Se è stato l’ospite a sceglierlo, con un po’ di cautela in più ma lo cambiamo ugualmente. Lo facciamo per la soddisfazione del cliente. La caraffa è un altro tema molto delicato: va utilizzata solo quando serve, sono contrario all’uso generalizzato. Un vino vecchio, che ha Tra gli ospiti stranieri i più interessati al vino provengono dall’Est Europa: Ucraina e Russia soprattutto. Storicamente, chi non viene da Paesi produttori di vino ha una maggiore cultura del vino. L’Inghilterra per esempio è in assoluto il Paese con più intenditori di vini”. Quali sono i consigli per chi si mette a tavola? “Bisogna capire che cosa vuole il cliente e quanto è disposto a spendere. Cerchiamo sempre di giocare sulle emozioni per riuscire a guidare l’ospite nelle scelte. Capita spesso di servire un prodotto diverso da quello che mi viene richiesto se si tratta di un cliente che conosco molto bene. Devo però essere sicurissimo di quello che sto facendo. Con un ospite che non ho mai visto non mi permetto di agire così. È fondamentale che si crei una sorta di complicità con l’ospite. Novanta bottiglie su cento di quelle che vendiamo sono quelle consigliate da noi. Non per aumentare le vendite di un particolare prodotto, ma perché è il frutto della passione e della convinzione della qualità di ciò che proponiamo. Un prodotto che non ci piace non lo teniamo nemmeno in cantina.” ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 49 il sommelier La sala dei Bordeaux e la “Cave dello Champagne” raggiunto la sua maturità, sta benissimo nel calice. Se non si apre, è il vino a essere così. Noi utilizziamo pochissimo la caraffa. Agli ospiti che per alcuni vini vecchi volevano la caraffa a tutti i costi, ho proposto una sfida: scaraffare solo mezza bottiglia e bere il vino da due calici diversi per confrontare le due versioni. Nessuno di loro chiede più di scaraffare il vino. La caraffa serve per i vini giovani; una volta si utilizzava anche per i vini bianchi, ma ora succede raramente che si senta lo zolfo. Comunque ai vini bianchi fa bene la scaraffatura e così anche ai vini giovani che tendono a essere chiusi. Per i vini vecchi la si utilizza per togliere i sedimenti, ma dopo il vino va rimesso nella bottiglia. La caraffa serve solo per dare ossigeno. Il vino vecchio è molto delicato. È come una persona anziana che non può essere tirata giù dal letto in modo brusco, si rischia di rompergli qualche osso. Ci vuole maniera, deve essere accompagnato lentamente. È vero che il vino vecchio si apre molto con la scaraffatura, e inizialmente è buono, ma assume molto velocemente toni metallici che arrivano velocemente all’ossidazione. Con la bottiglia invece il vino si apre in modo progressivo e non arriva a morire nel bicchiere. Un altro tema assai dibattuto riguarda la specializzazione dei bicchieri: una tendenza che in Italia è molto avanzata. In Francia la cultura del bicchiere non c’è ancora, anche se hanno i vini più grandi al mondo. Utilizzano ancora 50 i calici piccoli con il vetro molto spesso, che possono contenere una quantità di vino molto esigua. È una tendenza perché una volta la flute non veniva usata, c’era la coppa, poi si è passati alla flute e oggi non la vuole più nessuno. Si è passati a dei bicchieri grandi da champagne e adesso si sta ritornando, non alla flute, ma al bicchiere da vino bianco. Una bollicina nel bicchiere grande perde rapidamente l’anidride carbonica, quindi non condivido questa scelta. Il bicchiere è un elemento importantissimo e non solo un’invenzione dell’industria del settore che ha creato il bicchiere per il Riesling e per il Bordeaux. Noi utilizziamo tre calici, escludendo le bollicine: un bicchiere da bianco, un borgogna e un bordeaux. Sarebbe utile utilizzarne molti di più perché la scelta del bicchiere più adatto alla bottiglia servita, pur non essendo fondamentale, influisce tantissimo. È comunque difficile scegliere il bicchiere giusto. Non è vero che un bicchiere da pinot nero vada bene per tutti i pinot nero; a volte questo vino andrebbe tecnicamente servito in un bordolese, ma non ci si pensa minimamente a proporlo così, anche se dal punto di vista gustativo sarebbe il massimo. Ogni volta che si va a tavola bisognerebbe versare il contenuto della bottiglia in dieci calici, assaggiarli tutti e poi decidere quale sia il più adatto per il vino e per l’ospite. Così facendo però il vino finirebbe subito! Ho fatto delle degustazioni bellissime per la scelta dei bicchieri, è un’esperienza estremamente affascinante. Un tempo si usava servire un vino caro in un bicchiere grande, ed uno meno caro in un bicchiere più piccolo. Funzionava molto bene anche dal punto di vista commerciale perché spesso l’ospite che riceveva il bicchiere piccolo, vedendo il vicino di tavolo con un bicchiere ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ grande, il giorno dopo ordinava un vino più costoso per ricevere anche lui il bicchiere grande. Il bicchiere valorizza sicuramente il contenuto, ma la cultura del bicchiere va ben oltre la semplice valutazione delle sue dimensioni. Un altro aspetto delicato riguarda i consumi. Sono crollate le vendite di superalcolici. Un tempo, soprattutto in montagna, si bevevano ettolitri di superalcolici; ricordo che da bambino vedevo i camion con i cartoni di Williams, della Pircher o della Ronner che qui in zona arrivavano a tonnellate. Adesso i superalcolici non si bevono più. C’è stata la fase del rhum, dei whisky, poi con i sigari è ritornata la moda dei rhum, adesso è la volta della vodka, ma i consumi sono molto scarsi, soprattutto al ristorante. Qualcosa di più si vende al bar. Per noi è il vino a farla da padrone. Sono cambiati i costumi e la gente beve meno. Qui in casa si è sempre bevuto molto bene, ma la tendenza è comunque quella di bere meno”. Come si impara a diventare sommelier? “In tedesco si dice che è la pratica che fa il maestro. Avere passione, fortuna e la possibilità di assaggiare e discutere tanto di vino, è questa l’unica cosa che credo serva veramente. Poi è importante anche imparare a esprimersi: molti assaggiano il vino e non dicono nulla perché temono di dire ciò che pensano in quel momento. Bisogna sempre esprimersi perché, anche se ci si confronta con persone che hanno culture immense, tutti sbagliano. Mi è successo spesso di dire delle cose con un po’ di timore, che poi si sono rivelate le parole giuste dette al momento giusto. La base nozionistica bisogna assolutamente averla, è fondamentale. Poi c’è la passione.” © RIPRODUZIONE RISERVATA AROMI UNA QUESTIONE DI SFUMATURE LA PROGRESSIVA EVOLUZIONE DELLE METODICHE DI ANALISI E DELLE CONOSCENZE PERMETTE DI COMPRENDERE IN MISURA CRESCENTE LE BASI CHIMICHE DELL’ENORME DIVERSITÀ SENSORIALE DELLE UVE E DEI VINI. CON PROSPETTIVE MOLTO INCORAGGIANTI PER IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ E LA VALORIZZAZIONE DEI VINI FULVIO MATTIVI*, SILVIA CARLIN* 52 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ L’aroma delle uve e dei vini è dovuto a una miscela di sostanze volatili naturali di grande complessità, ben rilevabile da quello che è lo strumento più sofisticato a nostra disposizione: il naso. La spiegazione razionale della diversità di sfumature riscontrabili nell’aroma dei vini è stata oggetto di decenni di studi, in cui è stata prodotta una massa di conoscenze di grande interesse. A mano a mano infatti che la tecnica strumentale migliorava, passando dalle prime applicazioni della gascromatografia in colonna impaccata, enologia poi in colonna capillare e più recentemente alle tecniche combinate tra gascromatografia e spettrometria di massa, si è ampliato il numero di composti odorosi osservabili nei vini, fino a coprire diverse centinaia di molecole. La complessità è talmente elevata che si può affermare che una comprensione esaustiva dell’aroma del vino non sia stata ancora raggiunta. QUANTI E QUALI AROMI NEL VINO? I composti volatili responsabili dell’aroma del vino possono essere classificati nelle seguenti categorie: varietali, prefermentativi, fermentativi, da affinamento, esogeni. I composti volatili di rilevanza sensoriale che si trovano a più elevata concentrazione (tabella ) sono legati in maniera blanda alla varietà in quanto sono generati soprattutto nel processo di trasformazione, durante le fasi prefermentative e nelle fermentazioni, oppure si formano per evoluzione chimica e/o microbiologica durante l’affinamento del vino. Questi composti sono in larga parte comuni a tutti i vini, con qualche distinzione prevalentemente tra le tipologie di vino. Ad esempio con range di concentrazioni diverse nei vini bianchi rispetto ai vini rossi, come nel caso dell’alcol metilico. I composti volatili quantitativamente prevalenti nel vino conferiscono la nota vinosa di base, comune a tutti i vini, e possono essere in buona parte LA NOTA VINOSA Composto Origine* Concentrazione Unità di misura Descrizione alcol metilico var+fer 30-200 mg/l inodore alcoli superiori fer 150-600 mg/l dolciastra di sottofondo alcol β-feniletilico var+fer 10-100 mg/l rosa, garofano acetato di etile fer+bat 10-100 mg/l inodore o da aceto esanolo, cis/trans-3-esenoli var+pref 0.8-4 mg/l alcoolica, nocciola acetati di alcoli superiori fer 1-8 mg/l fruttato, da mela-banana esteri etilici acidi grassi fer 1-4 mg/l frutta matura, frutta tropicale acidi grassi fer 2-6 mg/l inodore (di sapone se alte concentrazioni) fer+inv 3-10 mg/l nota ‘vinosa’ fer+bat+inv 2-50 mg/l dolciastro gamma-butirrolattone + 4-idrossibutirrato di etile lattato di etile + dietilmalato vinilfenoli (vinilfenolo, vinilguaiacolo) var+fer tr.-1 mg/l dolciastra, speziata (da chiodi di garofano, birra di frumento) etilfenoli (etilefenolo, etilguaiacolo) fer+bat tr.-2 mg/l fenolo, cresolo, inchiostro composti solforati (H2S, CH3SH, CH3SCH3, CH3S-SCH3, CH3SAc, etc.) fer+tec fino a 2-4 μg/l impura-ridotta (cavolo-uova) etilcinnamato tec+fer tr.-15 μg/l fruttato da fragola, lampone (vini novelli) tec+fer+var tr.-5 μg/l speziata complessa (vini novelli) eugenolo + isoeugenolo +etilsalicilato *var=varietale, fer=fermentativo, pref=prefermentativo, inv=invecchiamento, bat=batterico, tec=tecnologia Tab. 1 - Range di concentrazione e descrittori sensoriali dei principali composti volatili presenti nei vini ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Perché studiare l’aroma del vino? L’esperienza empirica che ha portato a vinificare in maniera differenziata le diverse varietà di uva ha raggiunto nel tempo una sua perfezione relativa, e certamente ci fornisce spunti di riferimento per l’appropriata descrizione dell’aroma, di cui la ricerca tenta di individuare l’origine chimica e tecnologica. Non si tratta solo di un lavoro accademico, perché esso permette di introdurre importanti elementi di conoscenza utili per ottimizzare i processi produttivi. E in un prodotto, come il vino, che è esso stesso un’espressione della cultura. Una migliore conoscenza quindi che vuole aiutare a produrlo, nella vigna e nella cantina, ad affinarlo e infine a comunicarlo e a valorizzarlo per il suo valore intrinseco, le sue particolarità e la sua diversità, che è alla base dell’esperienza sensoriale. gestiti con le appropriate scelte di processo. La tecnologia oggi esistente e la normativa in materia enologica permettono di gestire efficacemente la variabilità qualitativa legata a questi composti, effettuando dove opportuno i necessari interventi correttivi per prevenire l’insorgenza di aromi indesiderati o indesiderate contaminazioni esogene. Questo è alla base delle odierne tecniche di produzione, necessarie per ottenere ottimi vini di qualità mercantile, piacevoli, fruttati ed esenti da difetti. In questo però la viti-enologia spesso non si differenzia molto dagli altri settori dell’industria delle bevande (es. succhi, birra). Più complessa e specifica dell’enologia è invece la gestione dei composti che costituiscono l’aroma primario del vino (tabella ). Si tratta dei composti che maggiormente determinano l’aroma varietale, conferendo sensazioni diversificate, che il consumatore evoluto comprende e ricerca. Caratteristiche peculiari che permettono al consumatore esperto di riconoscere un vino varietale di qualità elevata da un – pur piacevole e tecnologicamente corretto – vino da tavola. Caratteristiche qualitative legate 53 enologia GLI AROMI PRIMARI Origine* Concentrazione Unità di misura Descrizione monoterpenoli var tr.-500 μg/l floreale, pesca, mughetto, rosa, tiglio, citronella, etc ossidi di rosa, trans-cis var n.d.-10 μg/l da rosa (intensa il cis) var+inv n.d.-5 μg/l floreale complessa var+fer/tec fino a 0.1 μg/l da ribes nero - guava var fino a 0.15 (vino), 0.62 (uva) μg/l speziata, pepe nero 3-metossi-2-isobutilpirazina var+tec fino a 0.1 μg/l peperone, erbaceo, asparago, patata-fagiolini cotti, foglia di pomodoro nor-isoprenoidi (TDN, vitispirani, actinidoli, beta-ionone, beta-damascenone) var+inv tr.-50 μg/l petrolio, canfora, legno, tè-fieno-tabacco, violetta, frutta tropicale Composto acetato di citronellile ed eteri etilici dei monoterpenoli (geraniolo, nerolo, alfaterpineolo, linalolo) 4-mercapto-4-metil-pentan-2-one rotundone I composti solforati sono alla base di alcune note caratteristiche riscontrabili nei vini, tra cui quelle di agrumi *var=varietale, fer=fermentativo, pref=prefermentativo, inv=invecchiamento, bat=batterico, tec=tecnologia Tab. 2 - Range di concentrazione e descrittori sensoriali dei principali aromi primari dei vini indissolubilmente alla composizione della materia prima, dipendenti dal vitigno e dalla sua interazione con l’ambiente e le tecniche colturali, oltre che naturalmente alla corretta vinificazione. Stiamo parlando di quegli aspetti della qualità che sono governati dai due cardini su cui si basano le piramidi della qualità nella vitienologia: varietà e territorio. QUANDO L’UVA FA LA DIFFERENZA Gli aromi primari delle uve e dei vini possono essere ricondotti principalmente alle seguenti classi: monoterpeni, metossipirazine, composti solforati varietali, rotundone, nor-isoprenoidi, aromi primari delle varietà ibride. In questa sintesi passeremo in rassegna soprattutto le prime cinque classi, che sono tra le più rilevanti per la caratterizzazione dei vini prodotti dalla vite europea. I monoterpeni e l’aroma floreale-moscato Questa classe di composti caratterizza le uve e i vini definiti aromatici, come i Moscati, il Riesling e il Traminer aromatico, ai quali conferisce le tipiche note floreali. I terpeni hanno una soglia di percezione variabile in base alla struttura chimica. Quelli più determinanti per l’aroma dell’uva sono i terpeni con una funzione alcolica, in particolare linalolo, nerolo, geraniolo e in misura minore anche citronellolo, ho-trienolo ed alfa-terpineolo. Durante la maturazione della bacca questi composti 54 vengono sintetizzati e stoccati prevalentemente nella buccia delle bacche, in forma libera o legata al glucosio (da solo o combinato a un secondo zucchero: ramnosio, apiosio, arabinosio) e a concentrazioni molto variabili, fino a qualche centinaio di µg/kg di uva (tabella ). Le forme legate possono in alcuni casi essere di molto superiori alle forme libere, come nel caso del Traminer aromatico e del Goldtraminer. Solo le forme libere dei terpeni sono odorose, ma in certe condizioni di vinificazione una parte delle forme legate possono essere rilasciate, permettendo talvolta di ottenere note floreali da uve solitamente considerate neutre. Questa classe di aromi è la più estesamente studiata e vanno segnalate alcune recenti scoperte di particolare rilievo. I terpeni derivano da una via biosintetica specifica attraverso un precursore comune generato nella condensazione tra isopentenil-difosfato e dimetil-allil-difosfato. Doligez e collaboratori hanno studiato le basi genetiche che regolano la biosintesi dei terpeni, in particolar modo di linalolo, nerolo e geraniolo, analizzando una popolazione F segregante, ottenuta da un incrocio tra una varietà neutra e un Moscato d’Amburgo. Questo studio ha portato all’individuazione di tre regioni genomiche (quantitative trait loci, QTLs) coinvolte nella biosintesi dei terpeni, situate all’interno dei cromosomi , , e . Una ricerca recentemente conclusa ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ presso la Fondazione Edmund Mach,, sotto il coordinamento di Stella Grando, ha permesso di individuare, grazie a un approccio di genetica statistica applicata allo studio di due diverse popolazioni di incrocio, le regioni del genoma di vite maggiormente responsabili del controllo genetico del carattere moscato. Il contenuto dei monoterpeni in entrambe le popolazioni studiate appare determinato in misura elevata, fino al % secondo le annate, a un segmento del cromosoma di vite. Ciò conferma che oltre ai fattori ambientali, è soprattutto un fattore genetico localizzato in quella regione genomica a controllare l’accumulo dei composti responsabili della sensazione aromatica. Tale effetto è legato alla codifica in questo tratto cromosomico di una forma dell’enzima -deoxy-D-xylulose -phosphate synthase (DXS) che gioca un ruolo cruciale per la traslocazione dei composti responsabili dell’aroma moscato. Grazie al successo di questo progetto sono già disponibili presso i laboratori FEM i marcatori del Dna applicabili alla selezione precoce dei semenzali in programmi di miglioramento genetico per le qualità aromatiche di varietà da vino o da tavola. Le metossipirazine e l’odore erbaceo-vegetale Le metossipirazine del vino sono composti eterociclici azotati, con forte sentore olfattivo da peperone verde, asparago, patata cotta, fagiolini cotti, con toni terrosi. Associabili al frutto non maturo, risultano spesso poco gradite al consumatore. La più importante è la -isobutil--metossipirazina (IBMP). Secondo alcuni autori talvolta anche la -isopropil-metossipirazina (IPMP) può essere la principale. Le metossipirazine sono presenti in quantità rilevanti in alcune varietà francesi (Sauvignon blanc, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Carmenère etc.), in tracce in altre varietà. IBMP è contenuta a concentrazioni tra , e ng/L in Sauvignon blanc e Cabernet Sauvignon, a concentrazioni ancora maggiori nel Carmenère. È inoltre presente a concentrazioni fino a ng/L nel Sauvignon blanc, nel quale determina la nota vegetale varietale. È stato suggerito che la luce ne promuova la sintesi nelle bacche immature e la degradazione in quelle mature, così come è stato ipotizzato che l’esposizione diretta del grappolo ne inibisca la biosintesi durante la fase di accumulo. La concentrazione di IBMP nel Sauvignon blanc diminuisce durante la maturazione, in maniera diversa in funzione delle condizioni climatiche. Se il clima è freddo durante la maturazione, la diminuzione è minore. La possibilità di ridurre la nota erbacea, massima all’invaiatura, fino a livelli accettabili per il vino, è quindi associata alle condizioni in cui avviene la maturazione, con un importante ruolo dell’ambiente (vini più erbacei nelle regioni fredde) e delle pratiche colturali (utili quelle volte ad accelerare la maturazione). I composti solforati varietali e l’aroma di agrume-frutta tropicale I tioalcoli (mercaptani) sono importanti componenti dell’aroma di diversi frutti (pompelmo, ribes nero, passiflora, guava). Sono fondamentali per l’aroma del Sauvignon blanc e di diverse altre varietà. I mercaptani varietali conferiscono una nota fruttata gradevole, che ricorda in particolare la ginestra, il pompelmo e il frutto della passiflora. I più studiati sono il -mercapto--metil-pentan--one (MMP, con nota da ginestra), -mercapto--metilpentan--olo (limone, pompelmo, frutto della passione), -mercapto--metil-butanolo (porro cotto), -mercapto-esanolo (ME) pompelmo, frutto di passiflora, limone) e -mercapto- Sarà aromatica o no? Gli studi come quello descritto in relazione alla determinazione genetica del carattere moscato, oltre a fare luce sul controllo genetico dell’accumulo di questi aromi, hanno fornito informazioni e strumenti utili per l’attività di selezione delle nuove varietà: note le regioni del genoma che presiedono alla sintesi dei composti sopra citati e i marcatori molecolari a esse associate, è possibile predire, in una fase di sviluppo molto precoce della pianta e con test dal costo accessibile, quali saranno le caratteristiche aromatiche dell’uva, grazie a una rapida analisi del Dna. Riducendo così drasticamente i tempi necessari per l’ottenimento di nuove varietà aromatiche. ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ esanolo acetato (MEA, pompelmo, frutto della passione). Il MMP è un aroma che in soluzione modello presenta una soglia incredibilmente bassa, inferiore a ng/l. Il -mercapto-metilpentanone, il -mercaptoesanolo ed il -mercaptoesanolo acetato (quest’ultimo solo nei vini giovani) sono fondamentali per l’aroma del Sauvignon blanc. Il -mercapto-metilpentanone e il -mercaptoesanolo sono aromi fondamentali anche per altri vini quali il Traminer aromatico e i Moscati e Riesling alsaziani, e sono considerati importanti anche per altre varietà bianche (Petit Manseng, Grand Manseng, Arvine, Colombard, Chenin blanc, Scheurebe) e per i vini rosati e rossi prodotti con le varietà bordolesi. Sono stati segnalati anche in estratti da lieviti secchi S. cerevisiae. I tre composti solforati tipici del Sauvignon 55 enologia Anche la saliva ha il suo ruolo È interessante osservare come le note aromatiche tipicamente determinate dai composti solforati possano essere percepite anche in presenza dei soli precursori non volatili, ad esempio assaggiando l’uva di Sauvignon Blanc: si parla in tal caso di effetto retroaromatico, che corrisponde a una percezione ritardata dell’odore per via retronasale. La liberazione di composti altamente odorosi dai tioeteri (olfattivamente inattivi) è in effetti un fenomeno tipico di diversi vegetali: S-3-(1-esanol)L-cisteina in 3-sulfanilesanolo nell’uva (fermentazione); S-1-propil-L-cisteina in 1-propantiolo nella cipolla (enzimi della pianta); S-2-eptil-L-cisteina nel peperone in 2-eptanetiolo (microflora salivare). Nella bocca, questi composti vengono trasformati in tioli volatili dalla microflora presente nella saliva. Il ritardo della percezione olfattiva è di 20-30 secondi, la percezione persiste per 3 minuti. La flora anaerobica (es. Fusobacterium nucleatum) presente nella saliva aggiunge quindi un’altra dimensione alla percezione degli odori. blanc esistono nel mosto in forma legata come tioeteri della cisteina e vengono liberati in parte con formazione dei mercaptani liberi durante la fermentazione alcolica. Il -mercapto-esanolo è stato suggerito essere presente nella buccia e nel mosto in forma coniugata con il glutatione, che per idrolisi enzimatica può trasformarsi nel coniugato con la cisteina. La liberazione del -mercapto--metilpentanone nel Sauvignon blanc dai suoi precursori (tioeteri) è promossa per via chimica dall’acido ascorbico. Altri fattori importanti sono la presenza di rame (deve essere inferiore a , mg/L nel mosto), il ceppo di lievito che compie la fermentazione e il grado di protezione dall’ossigeno, dato che i tioli reagiscono preferenzialmente con i chinoni generati dalla ossidazione dei polifenoli. I precursori del -mercapto--metilpentanone nel Sauvignon sono incrementati del % dalla macerazione, specie se a bassa temperatura. È verosimile che essi siano in buona parte localizzati nella buccia. A causa delle difficoltà e dei costi di analisi di questi aromi altamente reattivi e presenti a concentrazioni al limite della tecnica analitica, i dati quantitativi sulla loro presenza nelle uve sono al momento limitati. È importante notare come il diffondersi delle pratiche di vinificazione in riduzione estrema, con uso di acido ascorbico, in atmosfera inerte e con uve a basso contenuto di rame, abbia chiaramente evidenziato come questa classe di composti siano frequentemente riscontrabili nei vini, tanto da farli ritenere semi-ubiquitari nelle uve. È sempre più frequente osservare 56 note ascrivibili a questa classe di composti nei vini delle più diverse varietà (es. Traminer aromatico, Müller-Thurgau etc). La tecnologia di vinificazione è necessaria in questo caso per esprimere nel vino un carattere intrinseco, presente nelle uve. Tra il pepe e il vino: il rotundone Un singolo composto appartenente alla classe dei sesquiterpeni, denominato (-)-rotundone, è stato proposto essere il responsabile della tipica nota speziata da pepe, caratteristica in particolare della varietà Shiraz (sinonimo di Syrah, Hermitage). La sua recente scoperta ha permesso di formulare un’ipotesi plausibile per intepretare la nota olfattiva sia del pepe nero che del vino Shiraz. Si tratta di un composto con una bassissima soglia olfattiva, pari a ng/L in acqua e a ng/L nel vino rosso per il % dei membri del panel. È stato osservato però che il % degli assaggiatori non è sensibile neanche a microgrammi/L. Questa enorme variabilità individuale, con la presenza di un ampio numero di persone poco sensibili al suo aroma, fornisce un’eccellente spiegazione all’abitudine di mettere il pepe in tavola, permettendo così a ciascuno di dosarlo in funzione delle proprie preferenze… e del proprio naso, evidentemente. Lo studio di Wood e colleghi sull’aroma dello Shiraz ha permesso di verificare che il rapporto tra concentrazione e valore soglia del rotundone nel pepe è di . a .. Questo dimostra che il rotundone è di gran lunga il principale aroma del pepe ed è perlomeno interessante osservare che sia stato scoperto studiando il vino Shiraz! Fino a questo ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ lavoro recente infatti, si riteneva erroneamente che l’aroma del pepe fosse dovuto all’insieme di un largo numero di terpeni, sesquiterpeni e altri composti odorosi massicciamente presenti nella bacca. Il rotundone è diffuso in molte spezie, tra le quali in particolare nella maggiorana e nel rosmarino, oltre che nella pianta infestante Cyperus rotundus, nella quale era stato inizialmente scoperto. I C-nor-isoprenoidi e le note evolutive I nor-isoprenoidi sono aromi che possono derivare dalla degradazione ossidativa dei caroteni (terpeni con atomi di carbonio) portando alla formazione di nor-isoprenoidi con catena a , , o atomi di carbonio. Nel vino troviamo i C-nor-isoprenoidi. In base alla loro struttura vengono classificati come megastigmani (beta-damascenone, beta-ionone) o non megastigmani (trimetildiidronaftalene o TDN, actinidioli, vitispirani). I Cnor-isoprenoidi del vino sono presenti principalmente come (multipli) precursori non volatili, ossia monoglucosidi (resistenti all’idrolisi), e come carotenoidi; nel tempo i loro precursori subiscono riarrangiamenti chimici nell’ambiente acido del vino che possono produrre composti altamente aromatici, quali in particolare il β-damascenone, il TDN e i vitispirani. I C-nor-isoprenoidi ora richiamati contribuiscono significativamente all’aroma dei vini, specie nel caso dei vini invecchiati, e per alcune varietà, quali Riesling, Semillon, Traminer aromatico, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Sauvignon blanc. Molto ricchi di precursori di nor-isoprenoidi sono i vini Chardonnay base spumante. Con la loro evoluzione durante il lungo affinamento contribuiscono positivamente alle note evolutive caratteristiche da tè, fieno, legno e noce di cocco, ben presenti nelle riserve di maggior pregio. Il TDN al contrario conferisce una nota da petrolio e cherosene che è tendenzialmente ben poco apprezzata, rilevabile in concentrazioni particolarmente elevate nel Riesling Renano. Il TDN nel Riesling Renano prodotto in Sudafrica è mediamente molto più elevato rispetto alle zone a clima freddo Italia e Germania. Il contenuto potenziale di TDN nel Riesling Renano prodotto in Sudafrica è più elevato nei grappoli esposti alla luce diretta rispetto a quelli naturalmente ombreggiati della stessa pianta. Lo stesso vale per i vini da essi ottenuti, mentre il betadamascenone non appare influenzato dalla disponibilità di luce diretta. In questa condizione quindi, un’esposizione eccessiva dei grappoli può essere poco favorevole per l’espressione della qualità del vino. Aromi varietali da uve ibride La crescente diffusione di incroci da uve ibride, giustificata dalla maggiore resistenza rispetto alla vite europea verso patogeni gravi quali in particolare peronospora, oidio e botrite, rende sempre più attuale un’attenta valutazione degli aromi particolari, generalmente poco apprezzati dal consumatore, caratteristici di altre specie di vite o di ibridi produttori di prima generazione. Le varietà ibride (con V. labrusca, V. rotundifolia etc.) sono caratterizzate dalla presenza in concentrazioni superiori rispetto alla V. vinifera di alcuni aromi molto marcanti, che conferiscono loro il tipico sentore da ibrido o foxy. L’antranilato di metile e i tioli (-mercapto-propionato di etile, -mercapto-propionato di etile) sono tipici della varietà Concord (V. labrusca). Altra sostanza di impatto elevato è il -amino-acetofenone, che conferisce una nota da ibrido, miele e naftalina, altamente indesiderabile e associata al difetto noto come UTA (nota da invecchiamento atipico). Il furaneolo e il metilfuraneolo sono stati identificati sia nell’uva sia nel vino di specie americane (V. labrusca) e in ibridi interspecifici (Castor) dove era rilevabile la nota di fragola. L’identificazione di questo aroma aveva permesso di scoprire che un genitore del Castor (Vi ) non era derivato da autoimpollinazione di Oberlin (V. vinifera), ma da impollinazione incontrollata con V. labrusca. Con la progressiva sperimentazione e reintroduzione di varietà ibride, è bene ricordare questi problemi, perché potranno tornare di attualità. LE PROSPETTIVE DI SVILUPPO Sono in corso numerosi studi – come nel caso di successo sopra richiamato dei terpeni – finalizzati a comprendere il meccanismo di regolazione della biosintesi degli aromi primari, fornendo gli elementi indispensabili per progettare l’introduzione dei caratteri desiderati nei futuri incroci per uva sia da tavola sia da vino. L’evoluzione nello studio della composizione delle uve e dei vini si sta spostando verso metodiche che permettano un approccio di sistema. Si cerca di avvicinarsi quanto più possibile a un’analisi contemporanea – idealmente di tutti – i composti aromatici presenti nella matrice. Questo permette di meglio affrontare le dinamiche metaboliche, che nella maggior parte dei casi sono complesse e in parte legate a meccanismi ancora non noti, non affrontabili con ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ le tecniche convenzionali. Si tratta di una nuova branca della scienza, denominata metabolomica, che richiede l’interazione tra alcune tecniche analitiche strumentali di frontiera, basate sull’uso di spettrometri di massa ad alta risoluzione e accuratezza, o spettrometri a risonanza magnetica nucleare (da soli o interfacciati a strumenti separativi). L’uso congiunto di queste tecniche strumentali e di particolari programmi di deconvoluzione dei dati permette di ampliare in maniera enorme il numero di metaboliti studiabili contemporaneamente, rispetto a un approccio di tipo convenzionale. Entrambe le tecniche, convenzionale e metabolomica, possono in realtà coesistere, in quanto i due approcci sono complementari piuttosto che alternativi. Un punto a favore della metabolomica è che intrinsecamente essa punta a dare un quadro complessivo dell’insieme dei composti espressi, nella direzione di fornire un quadro il più possibile esaustivo del prodotto, e può facilitare l’individuazione dei biomarker legati a ogni singolo passaggio del processo di produzione, evidenziando i punti critici per il trasferimento delle conoscenze nel prodotto finito. © RIPRODUZIONE RISERVATA *Centro Ricerca ed Innovazione Fondazione Edmund Mach, Area Alimentazione San Michele all’Adige (TN) 57 in libreria A tavola con il diabete Barbara Asprea, Giuseppe Capano, Simona Salò Tecniche Nuove, Milano Tipica malattia del benessere, il diabete, soprattutto quello di tipo 2 che sopraggiunge in età adulta, sta assumendo proporzioni epidemiche nei paesi occidentali e in Italia colpisce oltre 3 milioni di persone. L’approccio dietetico a questa malattia è molto cambiato negli anni, e gli studi sull’impatto che i diversi alimenti hanno sulla glicemia hanno fornito preziose indicazioni sullo stile alimentare che aiuta i diabetici a mantenere sotto controllo gli zuccheri nel sangue. Si tratta in ogni caso di un tipo di alimentazione che è adatto anche per tutti coloro che presentano valori glicemici elevati. Gli autori sono rispettivamente un medico, una dietista e un cuoco, i quali, ciascuno dal proprio punto di vista, concorrono a offrire la documentazione più aggiornata, i consigli migliori e le ricette più gustose per non mortificare il palato e il gusto, mantenendo una dieta salutare. La golosità del titolo si ritrova in tutte le pagine, ma in particolare nel capitolo dedicato ai dolci, nella quale lo chef dichiara apertamente il suo debole per il cioccolato: difficile resistere e non lasciarsi coccolare nella dolce tentazione. Miele dolce miele Pietrangela Locatelli Montefiori Agriturismo Edizioni, Milano Atlante mondiale dei vini Le api, con la loro produzione di miele e altre sostanze benefiche, sono tra gli alleati della nostra salute più a rischio a causa dell’inquinamento ambientale. Conoscerli e apprezzarne le virtù può aiutarci a incentivarne la tutela. Questo libriccino spiega in parole semplici e con l’ausilio di numerosi disegni tutti i segreti dell’apicoltura e soprattutto i benefici ottenuti dai prodotti delle api: la propoli, disinfettante e cicatrizzante, la pappa reale e il polline, preziosi ricostituenti. Segue un goloso ricettario, con dolci, tisane e anche preparazioni cosmetiche. Formaggi d’Italia Cucina vegetariana golosa Antonio Scaccio Tecniche Nuove, Milano La cucina vegetariana per Antonio Scaccio rappresenta un’evoluzione della sua ricerca verso una cucina che rispetti l’ambiente, contribuisca alla salvaguardia della natura e tenga nel giusto conto sia l’equilibrio nutrizionale sia il piacere del palato. I suoi piatti hanno intensi colori e sapori e sono frutto dell’esperienza e della cultura acquisite nel tempo, con un chiaro omaggio alla terra natia, la Sicilia. Il lettore troverà quindi interessanti rivisitazioni di caponate, cassate anche salate, arancini e altri piatti della tradizione isolana; non mancano in ogni caso ricette che si rifanno ad altre tradizioni culinarie. 58 zione e le caratteristiche organolettiche. Seguono gli indirizzi dei migliori produttori. Nella prima parte del libro, una serie di capitoli introduce l’argomento “formaggi” illustrando i diversi metodi produttivi (l’artigianale e l’industriale), fornendo una classificazione delle varie tipologie, consigliando il miglior modo per acquistarli, conservarli e degustarli, fornendo un glossario delle parole-chiave dell’arte casearia. Roberto Rubino, Piero Sardo, Angelo Surrusca Slow Food Editore, Bra (CN) A dieci anni dalla prima edizione – fu il primo di una serie di volumi che Slow Food ha dedicato alle produzioni artigianali del nostro Paese – torna in libreria, in una versione arricchita e rinnovata, Formaggi d’Italia. La guida si lega al progetto dell’Arca e dei Presìdi con il quale Slow Food si pone l’obiettivo di tutelare e rilanciare i prodotti tradizionali a rischio di estinzione. Nella nuova edizione sono repertoriati e descritti 296 formaggi; di ognuno una scheda, illustrata con fotografie originali a colori, racconta, con linguaggio chiaro e tecnicamente puntuale, la storia, il modo di produ- ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Hugh Johnson, Jancis Robinson Mondadori Editore, Milano L’Atlante mondiale dei vini è giunto alla quinta edizione. Nella versione rivista e ampliata, il testo guida con intento didattico e non solo descrittivo alla scoperta dei diversi vini europei, americani, asiatici, africani, dell’Australia e della Nuova Zelanda, facendo una panoramica esaustiva sulla produzione mondiale. È un atlante illustrato, con un linguaggio semplice e informazioni chiare che ne fanno uno strumento utile sia per esperti sia per semplici appassionati. Il volume è arricchito con illustrazioni, cartine, un glossario e indici analitici che ne rendono agile la consultazione. I magnifici 20 Marco Bianchi Ponte alle Grazie, Milano Da un autore, Marco Bianchi, con una forte formazione scientifica - la ricerca sul cancro -, ecco un libro che fa riflettere con semplicità sul rapporto inscindibile tra salute e nutrizione corretta. Suddiviso per alimenti, il testo presenta 20 ingredienti che non dovrebbero mai mancare a tavola per i loro effetti preventivi: largo spazio ai cereali e ai legumi, anche a semi meno conosciuti come la quinoa, ad aglio e cipolla, e alle alghe per il loro sostegno prezioso alla tiroide. Numerose ricette gustose e consigli su come sfruttare al meglio questi alleati della salute. in enoteca Metti un marchigiano in cantina Da quasi un secolo la famiglia Bucci gestisce un’enorme azienda agricola nelle Marche dando vita a pregiati vini. Il segreto? L’unione tra cultura e pratica agricola, il rinnovamento continuo nel rispetto della secolare tradizione vinicola e, da dieci anni, la conversione al biologico PIERPAOLO RASTELLI, ENOGASTRONOMO, FOTO LUIGI TRASATTI Sin dall’adolescenza Ampelio Bucci si è occupato dell’ampia tenuta marchigiana di famiglia. Unico figlio maschio di una numerosa “covata” femminile, ha retto sulle sue spalle l’onere di condurre ben 400 ettari di terreni su diversi fronti: cerealicolo, semi oleosi, produzione di barbabietole e tabacco, legumi, bachicoltura, olivi e vigne. Classe 1936, ha vissuto sulla propria pelle il mutamento delle condizioni sociali - dal latifondo alla conduzione diretta, dalla mezzadria alla trasformazione in azienda agricola moderna - così come l’abbandono di alcune colture, come i bachi da seta e il tabacco. Professore all’Università di Milano, dove risiede da sempre, Ampelio si divide tra le Marche e la città, coprendo in auto la distanza tra esse e non più in treno come negli anni ‘50. La sua è da allora una vita intensa e faticosa. La stessa fatica richiamata dalla variegata raccolta di utensili agricoli, collezionati ed esposti a mo’ di museo in alcune stanze della vasta casa padronale. Bottiglie per intenditori Tutto questo duro lavoro ha prodotto risultati importanti. Il primo dei quali è un vino, il Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva Villa Bucci, riconosciuto come modello di equilibrio, eleganza e longevità, uno dei migliori bianchi italiani. La famiglia Bucci ha costruito la propria cantina nella prima metà del 1900 ma la famosa Riserva vede la luce solo nel 1983. Differentemente da tutti gli altri vini, la vinificazione è condotta con l’uso di botti di grande volume, scegliendo le uve migliori provenienti da diversi appezzamenti sparsi tra Montecarotto e Serra de’ Conti, in totale una trentina di ettari vitati nell’areale più classico per la coltivazione del verdicchio. Alte acidità naturali, corpo pieno ricco di estratti e una vinificazione accurata creano negli anni un piccolo gioiello che ancor oggi viene prodotto solo nelle annate migliori. Collezionisti e appassionati si contendono bottiglie del millesimo 1988, ancora perfettamente bevibili ma sempre più rare da reperire. La produzione gli affianca un Verdicchio d’annata, il Classico Superiore, che ripropone in chiave appena più semplice tutta la classe della versione Riserva. Infine, dalle vigne di Ostra Vetere si ottengono il montepulciano e il sangiovese che poi diverranno il Rosso Piceno Pongelli, gusto sottile dai leggiadri aromi fruttati, e il raro Villa Bucci Rosso, messo in commercio solo quando l’annata riesce a conferire giusto spessore e un nerbo saldo. Azienda Bucci Via Cona 30, Ostra Vetere (AN) Tel. 071964179 www.villabucci.com ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ in enoteca Per questa rubrica abbiamo selezionato altre quattro etichette che fanno parte del vasto e diversificato patrimonio enologico italiano, due Chianti d’eccellenza e due bianchi, perfetti con il pesce Chianti Classico DOCG 2007 Frascati Superiore - Racemo Doc 2008 Caratteristiche Caratteristiche Si tratta del Chianti d’annata della piccola azienda di Gabriele Buondonno, caratterizzato da un intenso, varietale olfatto di fiori e un palato tonico e agile, un po’ tannico ma sempre intenso e scorrevole. Pian piano il Frascati si sta affrancando dalla produzione massiva dove lo hanno confinato ai margini della qualità. Il Racemo ha profumi eleganti, seguiti da un palato invitante ed equilibrato nella gradazione alcolica. Ama i sapori rustici Ideale con il pesce La sua struttura equilibrata ne facilita l’accostamento a piatti semplici: pappa al pomodoro, zuppa di cavolo nero, fagioli al fiasco, minestre di legumi, funghi freschi alla brace. Provatelo con sogliola al vapore, sauté di molluschi, spaghetti con scampetti e zucchine. Accompagna bene formaggi freschi come marzolina, mozzarella o pecorino giovane. Prezzo in enoteca: 6 euro Dove trovarlo BUONDONNO Località La Piazza, 37 53011 Castellina in Chianti (SI) Tel. 0577749754 www.buondonno.com Dove trovarlo L’OLIVELLA Via Colle Pisano, 5 00044 Frascati (RM) Tel. 069424527 www.olivella.it Chianti Colli Senesi DOC 2006 Colline Novaresi Bianco - Luminae Doc 2008 Caratteristiche Caratteristiche Possente Chianti dal fascino antico, con profumi profondi, ricchi di sfumature di petali di fiori secchi, sottobosco, accenni di terra umida e liquirizia. Al palato è generoso, alcolico, dotato di gran struttura e persistenza finale. Si ottiene da un tradizionale vitigno piemontese a bacca bianca: l’erbaluce. Profumato di pesca e frutta matura, ha un palato fragrante, polposo ma non pesante, gustoso pur non troppo complesso. Con pesce e primi vegetariani Con i piatti del territorio Carabaccia, tagliatelle con ragù di funghi porcini, ribollita toscana. Tra i formaggi predilige i più elaborati: pecorino stagionato di Pienza, formaggio di fossa, parmigiano reggiano. Si abbina facilmente al pesce, in particolare a quello d’acqua dolce (trota, coregone, luccio) cotto al forno. Ottimo su primi piatti a carattere vegetariano e su formaggi non stagionati, tipo il Bra tenero, Raschera, tomino. Prezzo in enoteca: 7 euro Dove trovarlo Dove trovarlo PACINA Località Pacina 53019 Castelnuovo Berardenga (SI) Tel. 0577352040 www.pacina.it BIANCHI Via Roma, 37 28070 Sizzano (NO) Tel. 0321810004 www.cantinabianchi.it ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 61 Associazione Maître Italiani Ristoranti e Alberghi Ufficio di Presidenza: Lungolago Garibaldi, 9 37019 Peschiera del Garda (VR) Tel. 045 6401110 Fax 045 2377827 [email protected] www.amira.it Sede legale e segreteria: Via G.B. Sammartini, 35 20125 Milano Tel./Fax 02 49458768 Ristorazione & Ospitalità Concorsi Semifinali e finale nazionali del Maître dell’Anno 2010 Selezione italiana del Campionato Mondiale Flambé Cantine d’Italia Tenuta San Leonardo e Distillerie Marzadro semifinali e finale nazionali maître dell’anno 2010 La premiazione dei primi tre classificati: da sinistra, Basilio Papa (vincitore), Antonino Forte (secondo) e, in basso, Giulio Bonora (terzo) Continua il successo dell’AMIRA a Foggia Diodato Buonora Un’associazione, una città, un albergo, un ristorante e due amici. Questi gli ingredienti della ricetta che ha dato un grande successo alle semifinali e finale nazionali del concorso Maître dell’Anno 2010. Basilio Papa si è aggiudicato il titolo 64 Spiegando la ricetta si evince che l’associazione è l’AMIRA, la città è Foggia, l’albergo è la “Villa dei Gourmets”, il ristorante è la “Nuova Mangiatoia” e i due amici sono Antonio Basta e Mario Ficarelli, rispettivamente titolari delle due strutture che hanno ospitato la kermesse gastronomica. Chi frequenta assiduamente l’AMIRA sa che i due sono degli amirini veraci. Il primo è da diversi anni il Fiduciario della sezione Capitanata, mentre il secondo è Gran Maestro della Ristorazione, dopo aver fatto parte, a più riprese, del Consiglio Nazionale dell’associazione. Sono stati 26 i maître provenienti da ogni parte d’Italia (qual- ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ cuno anche dall’estero) che hanno raggiunto Foggia per contendersi l’ambito titolo di “Maître dell’Anno”. La manifestazione, che generalmente consisteva nell’elaborazione di un piatto alla lampada, quest’anno è stata arricchita da una prova di trancio di frutta. Infatti, i partecipanti che hanno dovuto preparare una ricetta flambé a base di frutta, prima di elaborare la loro specialità, hanno dovuto tagliare e sezionare la frutta sotto gli occhi attenti della giuria. In aggiunta, per dare un tocco di originalità al piatto, tutti i concorrenti hanno dovuto mettere tra i loro ingredienti l’aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia. Il regolamento Come lo scorso anno, ci si è attenuti scrupolosamente al nuovo regolamento del concorso stilato dal Cancelliere dell’Ordine dei Gran Maestri della Ristorazione, Valerio Beltrami, in collaborazione con Raffaello Speri, Presidente Nazionale dell’AMIRA. Ricordiamo nei punti salienti il nuovo regolamento: i concorrenti hanno l’obbligo di partecipare in smoking; possono utilizzare una sola lampada; i piatti e i bicchieri per il servizio devono essere uguali per tutti; non è permesso l’utilizzo di attrezzi da cucina; le guarnizioni autorizzate devono essere commestibili. Inoltre, la giuria deve essere composta da un Gran Maestro della ristorazione che deve valutare la tecnica professionale ed il gusto; un esperto del vino per l’abbinamento cibo-vino, la stappatura e l’esame organolettico; un esperto di gastronomia (o uno chef) per il gusto e la presentazione del piatto; due persone tra giornalisti, politici o altro, che devono giudicare unicamente il gusto del piatto. Ecco il riassunto di questa tre giorni (dal 24 al 26 maggio) in terra di Daunia. Ricordiamo che la Daunia è una subregione geografico-culturale della Puglia, nota anche col nome di Capitanata. Coincide con la parte settentrionale della regione pugliese, comprendendo il Tavoliere delle Puglie, il Gargano e il Subappennino Dauno. Anticamente, insieme alla Peucezia e alla Messapia, costituiva la Japigia o Apulia. L’appuntamento era per tutti i parteci- panti all’Hotel Villa dei Gourmets di Foggia, albergo gestito dalla famiglia Basta, nato nel 1994 e ristrutturato nel 2004. È una struttura ottimale per chi preferisce un soggiorno tranquillo in una zona silenziosa e non trafficata ma, nello stesso tempo, che dia la possibilità di accedere al centro della città in meno di 5 minuti. L’albergo offre 26 camere tra singole, doppie, triple e mini appartamentini, il tutto arredato in stile moderno e completo di comfort e servizi. L’hotel dispone anche di spazi per organizzare meeting e congressi fino ad un massimo di 180 persone. Dopo i saluti di rito, per la cena di benvenuto si è passa- ti, a poco meno di cento metri, al ristorante “La Nuova Mangiatoia” di Mario Ficarelli. Il ristorante, molto accogliente, è in stile rustico. Ha sale adatte per piccole cerimonie ed è uno dei punti d’incontro per la gente del posto. Qui troviamo anche Mina, moglie di Mario, che, oltre ad essere la delegata nazionale delle Amirine, è famosa per i suoi dolci, tanto che ha raggruppato tutte le ricette in un appetitoso volume. A fine serata si è effettuato il sorteggio per la partecipazione alla gara. I concorrenti sono stati raggruppati in due semifinali, una per i vincitori delle gare di sezione per il Centro Nord ed una per quelle del I primi tre classificati 1° Basilio Papa 2° Antonino Forte 3° Giulio Bonora Basilio Papa, Anonino Forte e Giulio Bonora all’opera durante la gara ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 65 semifinali e finale nazionali maître dell’anno 2010 Gianni Cassanelli (Trento) Angelo Daino (Palermo) Michele Girardi (Paestum) Rodolfo Introzzi (Ticino) Centro Sud. Quest’anno, a differenza degli anni precedenti, si è dovuto svolgere il tutto con una certa celerità. Si è voluto dare spazio ai vincitori per poter partecipare alle selezioni nazionali del “IV° Flambé World Championship” che si terrà il prossimo ottobre a Grado. Difatti, alle selezioni mondiali potranno accedere i primi tre classificati del concorso nazionale degli ultimi 5 anni. Ogni piatto doveva essere eseguito usando l’aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia. Le semifinali Siamo al 25 maggio, il giorno delle semifinali che si sono svolte in due eleganti sale diverse dell’Hotel Villa dei Gourmets. Quella del Centro Nord si è svolta al piano di sotto ed ha visto la parte- Enrico Tiraboschi (Bergamo) 66 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ cipazione di 12 concorrenti: Livio Leo (sezione Trieste-Gorizia) con “Melangè di frutta all’aceto balsamico di Reggio Emilia” e un passito di Pantelleria; Giancarlo Cangini (sezione Bologna) con “La pera nel bosco” e “El Caliè”, un mosto d’uva parzialmente fermentato ottenuto con il moscato bianco di Canelli; Basilio Papa (sezione Ravenna) con “Pere melone allo zafferano con pepe di Sechnon e gelato allo squaquerone” abbinate al Dindarello, moscato vendemmia tardiva dell’azienda Maculan; Gianni Cassanelli (sezione Trento) con “Cappuccino frà Dolcino” e Re Teodorico, Recioto della Valpolicella di Montresor; Leonigio Vergaro (sezione Sanremo) con “Cocotte di frutta al cocco con frutta al balsamico, fiocchi di yogurt Greco e perle nere” insieme a un Brachetto di Forteto della Luja; Giro Giuliano (sezione Venezia) con “Sinfonia d’aromi” e un moscato passito Monbrusato; Rodolfo Introzzi (sezione Ticino) con “Lasagnetta di mela profumata alla fava Tonka con frutti di bosco all’aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia” e il Praepositus Moscato Rosa dell’Abbazia di Novacella; Paolo Francesco Ciaramitaro (sezione Verbania) con “La banana immersa nel verde” e il moscato passito “la Bella Estate”, Piemonte Doc delle cantine Barolo; Giovanni Brescia (sezione Verona) con “Sinfonia d’arancia e frutti di bosco su note di balsamico” e il passito “La Rosa” dell’azienda La Cavalchina; Giuseppe Lombardo (sezione Milano) con “Pandora Fruit” e il Moscato d’Asti di Fontanafredda; Enrico Tiraboschi (sezione Bergamo) con “Ananas in veste di sfoglia con balsamo degli angeli” e il passito Eretico dell’azienda Cantrina; Calogero Pullara (sezione Ginevra) con “Perla del Lemano” e un moscato rosa dell’Alto Adige. A giudicare le performance di questi maître c’erano Mario Ficarelli (Gran Maestro della Ristorazione) come presidente di giuria; Diodato Buonora (Gran Maestro della Ristorazione e Vice Presidente Nazionale AMIRA) come esperto del vino; Rosario Magrì (Gran Maestro della Ristorazione e Vice Cancelliere dell’ordine dei Maestri della Ristorazione) come esperto gastronomo; Giovannangelo Pappagallo (Gran Maestro della Ristorazione e Vice Presidente Nazionale aggiunto) e Rosetta Crispino in qualità di “clienti” che hanno valutato unicamente il gusto. Contemporaneamente al piano di sopra si sono ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ sfidati i 14 partecipanti del “Centro Sud”. Eccoli: Gaetano Spagnolo (sezione Calabria) con “Dolce tramonto” e il vino Mantonico bianco passito dell’azienda Tripodi; Gino Alessandrello (sezione Ragusa) con “Millefoglie di mele con gelato alla ricotta” e il Ben Rye, il famoso passito di Donnafugata; Angelo Daino (sezione Palermo) con “Arance arance arancina” con ancora il Ben Rye; Vito Caputo (sezione Basilicata) con “Quenelles di ricotta al croccante di noci e pere Conference caramellate” e un moscato di Trani; Luigi Lamonaca (sezione Roma) con “Ananas flambè in salsa di fragoline di bosco aromatizzate al balsamico” e lo Chambave moscato passito La Crotta di Vegneron; Alessandro Prota (sezione Firenze) con “Millefoglie tropicale” e il vermouth bianco di Prato; Antonino Forte (sezione Abruzzo e Molise) con “Ananas flambé al profumo di balsamico con spuma di vaniglia e foglia d’oro” e il vino Dulce Calicis; Massimo Paccagnin (sezione Montecatini) con “Fantasia di frutta” e un Moscato rosa; Lucio Salvatore Fattore (sezione Napoli) con “New star di zio Jack” e il Muffato della Sala di Antinori; Michele Staveley Girardi Falcone (sezione Paestum) con “Flambè 67 semifinali e finale nazionali maître dell’anno 2010 La giuria che ha valutato le performance dei maître durante la finale del 26 maggio, presieduta da Raffaello Speri (Presidente Nazionale AMIRA) d’ananas con piramide di fragole aromatizzate al balsamico di Reggio Emilia” e il Nyx, lo spumante moscato cilentano della Casa Vinicola Cuomo – I Vini del Cavaliere di Paestum; Michele Giorno (sezione Cosenza – Sila) con “Insalata di agrumi con frutta secca” e il moscato passito di Saracena delle cantine Viola; Massimiliano Martino (sezione Toscana Mare) con “Tartare di frutta” e il vino Aleatico dell’Elba di Mola; Giulio Bonora (sezione Sardegna) con “Nuvole d’ananas”; Bonifacio Zaza (sezione Bari) con “Pere caramellate al primitivo dolce e gelato fior di latte al profumo di balsamico” e un primitivo dolce Malicchia Mapicchia delle Cantine Barsento. La giuria di questa semifinale era composta da Claudio Recchia (Gran Maestro della Ristorazione e Vice Presidente Nazionale aggiunto) come presidente di giuria; Mario Petrucci (Gran Maestro della Ristorazione e Segretario Nazionale AMIRA) come esperto del vino; Nicola Russo (Chef di cucina) come esperto gastronomo; Antonino Guarracino (Gran Maestro della Ristorazione) e Mina Ficarelli (Delegata nazionale delle amirine) in qualità di “clienti” che hanno valutato unicamente il gusto. Le due gare sono durate praticamente un’intera giornata e sono state intervallate da un eccezionale buffet di prodotti tipici pugliesi preparato dai validi chef dell’Hotel Villa dei Gourmets. Dopo una breve riunione da parte di tutti i giurati, arriva l’atteso verdetto. Nella finale che si disputerà l’indomani vanno i maître: Michele Girardi (Paestum), An- 68 La consegna dell’attestato di Gran Maestro della Ristorazione ad Antonio Basta da parte del Presidente di AMIRA, Raffaello Speri gelo Daino (Palermo), Antonino Forte (Abruzzo e Molise) e Giulio Bonora (Sardegna) per la semifinale del centro-sud; Basilio Papa (Ravenna Lidi), Gianni Cassanelli (Trento), Rodolfo Introzzi (Ticino) ed Enrico Tiraboschi (Bergamo) per quella del centro-nord. A dir il vero qualche deluso c’è stato, ma sappiamo bene che la finalissima è solo per 8 partecipanti. Dopo questa lunga giornata, tutti a cena alla “Nuova Mangiatoia”. Successivamente è stato effettuato il sorteggio della gara e sono stati approntati gli ultimi dettagli della manifestazione. La finalissima 26 maggio, è il giorno finalissima, i piatti da preparare sono gli stessi. il luogo è sempre l’Hotel Hanno partecipato alla finale Centro-Sud Giulio Bonora (Sardegna) Angelo Daino (Palermo) Antonino Forte (Abruzzo e Molise) Michele Girardi (Paestum) Centro-Nord Gianni Cassanelli (Trento) Rodolfo Introzzi (Ticino) Basilio Papa (Ravenna Lidi) Enrico Tiraboschi (Bergamo) ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Villa dei Gourmets. Con la collaborazione del Centro Renoir di Taranto è cambiata la scenografia. I partecipanti sono visibilmente tesi ed emozionati. La posta in gioco è alta. I primi tre avranno la possibilità di partecipare alle selezioni per il mondiale. Alla fine tutti si augurano che vinca il migliore. Così è stato. Dopo la gara ed il Gran Buffet offerto dai coniugi Basta, titolari dell’albergo, la giuria composta da Raffaello Speri (Presidente Nazionale AMIRA) in qualità di presidente, Valerio Beltrami (Cancelliere dell’Ordine dei Maestri della Ristorazione) come esperto ai vini; Pietro Martinelli (past presidente della F.I.C. Gargano) come esperto gastronomo, Ernesto Tardivo (capo redattore della Gazzetta del Mezzogiorno) e Micky De Finis (editorialista) in qualità di “clienti” che hanno valutato unicamente il gusto, ha comunicato il verdetto: 1° Basilio Papa, 2° Antonino Forte e 3° Giulio Bonora. Gli altri tutti ex aequo al 4° posto. Niente da dire. Anche per i numerosi presenti la giuria è stata attenta ed ha giudicato in modo esemplare eleggendo Basilio Papa, quello che ha meritato di più, “Maître dell’Anno 2010”. Bravo e Complimenti. Per la cronaca il Presidente Speri ed il cancelliere Beltrami, a fine giornata, hanno nominato meritatamente il fiduciario Antonio Basta Gran Maestro della Ristorazione per la sua professionalità e per l’attaccamento, da tanto tempo, all’Associazione. Dalla prossima manifestazione l’AMIRA potrà fregiarsi di un nuovo maître che indossa l’ambito collare dell’Ordine. selezione italiana campionato mondiale flambé Si qualificano Basilio Papa e Marco Andronico I due maître che rappresenteranno l’Italia al “IV Flambé World Championship”: da sinistra, Basilio Papa (Ravenna Lidi) e Marco Andronico (Roma) I candidati a questa selezione sono scaturiti prendendo i primi tre classificati del concorso nazionale “Maître dell’Anno” degli ultimi cinque anni. Una buona scelta svolgere la manifestazione in Abruzzo che è da sempre una regione ospitale, piena di bellezze naturali e di tante cose buone. Atessa è una fiorente cittadina nella Val Di Sangro in provincia di Chieti che si sviluppò all’epoca della caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Ebbe origine dalla fusione di due nuclei, Ate e Tixa, originariamente separati da un vallone e protetti da mura di cinta di cui oggi non resta nulla. Secondo una leggenda locale, il vallone era abitato da un drago che terrorizzava la popolazione, ma con l’arrivo del vescovo San Leucio, i due territori (Ate e Tixa) furono liberati dal mostro e si unirono così in un’unica realtà abitativa. Anche il nome si unì diventando Atixa, che successivamente si trasformò in Atessa. In questa località, ricca di un fascino particolare, siamo stati all’Hotel La Masseria dal Gran Maestro della Ristorazione Carlo Lusi. L’AMIRA non si ferma mai. Due settimane prima i vertici dell’associazione erano a Foggia per le semifinali e la finale nazionali del concorso “Maître dell’Anno 2010”, ora sono ad Atessa, in Abruzzo, per la selezione italiana del “Campionato Mondiale Flambé” che si terrà a Grado il prossimo ottobre dal 17 al 21 Diodato Buonora ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ I partecipanti alla selezione Marco Andronico (sezione Roma) Giulio Bonora (sezione Sardegna) Giovanni Brescia (sezione Verona) Maurizio Calabrese (sezione Paestum) Marino Damonti (sezione Brescia) Antonino Forte (sezione Abruzzo e Molise) Simon Khalil (sezione Bari) Piero Laratta (sezione Cosenza-Sila) Basilio Papa (sezione Ravenna Lidi) Michele Policelli (sezione Capitanata) Arianna Ranocchia (sezione Toscana Mare) Giuseppe Salemi (sezione Lugano Ticino) Antonino Scarpinato (sezione Palermo) 69 Basilio Papa e Marco Andronico all’opera durante la gara e i piatti con cui si sono qualificati per la finale del Campionato Mondiale Flambé Un bell’albergo, curato nei minimi particolari, con un’impronta professionale e ospitale come è raro vedere. Il locale, che è a conduzione familiare, è noto per la buona cucina tipica abruzzese, per l’ampia scelta dei menu, per le sale belle e capienti e, soprattutto, per avere del personale esperto e qualificato. Sono in tanti i soci AMIRA presenti ad Atessa e, vista la breve distanza dall’autostrada Bari-Bologna, si sono ripromessi che, ogni qualvolta passeranno da queste parti, sarà d’obbligo una sosta gastronomica dall’amico Lusi, che in quest’occasione ha stupito tutti per la sua ospitalità e per la qualità della cucina. Torniamo all’AMIRA. L’appuntamento era per il 70 La giuria Raffaello Speri (Presidente nazionale AMIRA) Carlo Hassan (Vice Presidente nazionale Vicario AMIRA) Diodato Buonora (Vice Presidente nazionale AMIRA) Claudio Recchia (Vice Presidente nazionale aggiunto AMIRA) Avv. Giuseppe Vaccaro (enogastronomo e socio onorario AMIRA) ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 7 giugno a cena, mentre per i membri di giunta l’incontro era anticipato alle 15 per una riunione. In un clima calmo e disteso sono state prese delle importanti decisioni per il prosieguo dell’associazione. Subito dopo la cena il cancelliere Beltrami ha convocato tutti i partecipanti alla selezione mondiale che da un ricco paniere hanno dovuto scegliere gli ingredienti per la loro ricetta flambé (o un antipasto o un primo, o un secondo) e in circa mezz’ora hanno dovuto consegnare la ricetta correttamente scritta con l’abbinamento di un vino abruzzese. L’esecuzione di ogni piatto doveva avere quale ingrediente l’aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia. Da sinistra, i Vice Presidenti Aggiunti AMIRA Giovannangelo Pappagallo e Claudio Recchia, il Cancelliere O.G.M.R. Valerio Beltrami, Il Presidente Raffaello Speri, il socio avv. Giuseppe Vaccaro, Il Vice Presidente Vicario Carlo Hassan e il Vice Presidente Diodato Buonora Antonino Forte (sezione Abruzzo) Simon Khalil (sezione Bari) ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 71 selezione italiana campionato mondiale flambé I maître e le proposte in gara Il giorno dopo di buon’ora si è dato inizio alla gara. Questi i partecipanti con le relative ricette: Antonino Forte (sezione Abruzzo e Molise) con il “Filetto di orata su purea di patate con bastoncini di verdure e lamelle di tartufo al miele” insieme al vino Pecorino di Zaccagnini; Giulio Bonora (sezione Sardegna) con i “Filetti d’orata ubriaca” e un Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo; Basilio Papa (sezione Ravenna Lidi) con i “Maccheroncini alla chitarra alla carbonara di pesce” e il Pecorino 2007 di Cavolich; Arianna Ranocchia (sezione Toscana Mare) con il “Con- trofiletto di maiale glassato al miele e aceto balsamico” e il Montepulciano d’Abruzzo; Marino Damonti (sezione Brescia) con i “Tagliolini ultima spiaggia” e un Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo; Maurizio Calabrese (sezione Paestum) con i “Tocchetti di manzo con crema di carciofi e balsamico” ed il Montepulciano d’Abruzzo Terra d’Aligi; Giuseppe Salemi con le “Costolette d’agnello al balsamico di Reggio Emilia, concassé di pomodoro e farro” ed il Montepulciano d’Abruzzo; Marco Andronico (sezione Roma) con il “Trancio di manzo al tartufo e carciofi su specchio di crema di lenticchie” e il Montepul- ciano d’Abruzzo; Michele Policelli con gli “Involtini di orata ai profumi del Mediterrraneo” ed il Cerasuolo d’Abruzzo; Giovanni Brescia (sezione Verona) con i “Cavatelli mondiali” ed il Cerasuolo d’Abruzzo; Piero Laratta (sezione Cosenza-Sila) con la “Fantasia mediterranea” ed il Montepulciano d’Abruzzo Terra d’Aligi; Simon Khalil (sezione Bari) con le “Costolette d’agnello su crostone di patate allo zafferano e crudaiola mediterranea all’aceto balsamico” ed il Cerasuolo Terra d’Aligi; Antonino Scarpinato (sezione Palermo) con i “Maccheroni alla chitarra con polpa di salsiccia, ricotta e salvia profumati al Marino Damonti (sezione Brescia) Michele Policelli (sezione Capitanata) Pietro Laratta (sezione Cosenza) Giuseppe Salemi (sezione Lugano Ticino) 72 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Maurizio Calabrese (sezione Paestum) Antonino Scarpinato (sezione Palermo) Giulio Bonora (sezione Sardegna) Arianna Ranocchia (sezione Toscana Mare) tartufo” e ancora il Montepulciano d’Abruzzo. La giuria che ha dovuto valutare i partecipanti era composta da Raffaello Speri (Presidente nazionale AMIRA), Carlo Hassan (Vice Presidente nazionale Vicario), Diodato Buonora (Vice Presidente nazionale), Claudio Recchia (Vice Presidente nazionale aggiunto) e Giuseppe Vaccaro (avvocato da sempre amico dell’associazione). Al termine della gara, che è stata intervallata da un sontuoso buffet, questo il verdetto dei giurati: a rappresentare l’Italia al “IV Flambé World Championship” saranno i soci Basilio Papa (Ravenna Lidi) e Marco Andronico (Roma). Come prima riserva, nel caso uno dei qualificati dovesse dare forfait, c’è Michele Policelli (Capitanata) e come seconda riserva c’è Antonino Scarpinato (Palermo). Con questo verdetto, condiviso e accettato da tutti i presenti, l’Italia a questo mondiale farà sicuramente la sua bella figura anche perché saranno in molti i soci AMIRA che tiferanno per i nostri “Nazionali”. Giovanni Brescia (sezione Verona) ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 73 cantine d’italia Tenuta San Leonardo e Distillerie Marzadro Dalla parte delle radici Lorenzo Demarco, Fiduciario AMIRA Il gruppo della Sezione Veneto-Colli Euganei di AMIRA Il tempo, una buona terra, una passione per le cose ben fatte, una professionalità a tutto tondo è il segreto dei grandi vignaioli d’Italia. AMIRA ne ha visitati due: la Tenuta San Leonardo in Alto Adige e la Distilleria Marzadro in Trentino 74 Il primo giugno una splendida giornata di sole ha fatto da cornice a una visita informativa e professionale organizzata dalla sezione Veneto C.E. alla “Tenuta San Leonardo” in Sarnis di Borghetto all’Adige, posto sulla riva destra del maestoso fiume che scorre tra distese di stupendi vigneti. Con la sua chiesa dedicata al culto di San Leonardo, introdotto dalla Francia attorno al VI Secolo, presenta testimonianze di coltivazione della vite già per il periodo altomedievale. Nel 1215 si attesta poi con chiarezza il toponimo San Leonardo, allorquando attorno a quell’antico luogo di devozione nacquero un monastero e un ospizio dell’Ordine dei Frati Crociferi, contornato da ampie estensioni di campi e boschi. Ed è al- ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ lora che il vigneto diviene parte integrante della storia di San Leonardo. I vini della Tenuta sono di antichissima origine, affondano le radici nelle esperienze dei padri crociferi che già nel 900 d.C vi coltivano la vigna. La cantina ha essa pure vita secolare avendo iniziato la sua attività nel 1770 con il passaggio per eredità alla famiglia degli attuali proprietari. Il Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga ne è il discendente e il continuatore. L’azienda si sviluppa su di un’estensione di 300 ettari di cui più di 24 coltivati a vigneto. Il tipo di impianto fonde in un bellissimo giardino vitato la tradizione della pergola trentina con i più tradizionali filari a guyot e cordone speronato. I vigneti sono collocati a un’altezza di 150 metri Una foto ricordo dei soci della Sezione Veneto-Colli Euganei di AMIRA con il Fiduciario Lorenzo Demarco e il GMR Bruno Bellotti Il Fiduciario AMIRA Lorenzo Demarco con alcuni Soci della Distilleria Marzadro. Nella foto in basso, uno scorcio dell’azienda ubicata in un vasto complesso in pietra, legno e vetro, immerso nel verde dei vigneti nel cuore della Vallagarina (TN) s.l.m. in posizione collinare; i terreni molto sciolti, sia ghiaiosi che sabbiosi, piuttosto asciutti con acidità ph decisamente neutra, sono ideali per una produzione di vini di straordinaria eleganza. La Distilleria Marzadro Continuando lungo l’Adige arriviamo a Nogaredo che si trova sul lato sinistro del grande fiume, a nord di Rovereto, nel cuore della Vallagarina. Là si scorge la Distilleria Marzadro, un vasto e arioso complesso fatto di pietra, legno e vetro che si esprime con la sua armoniosa architettura immersa in una terra suggestiva solcata nel verde dei vigneti “allevati” con cura ancestrale che si arrampicano verso le pendici dei monti partendo dal fondovalle punteggiato da alberi da frutto. Un inizio pionieristico fatto di tenacia, caparbietà e molte promesse nel tempo mantenute da Attilio Marzadro con la sorella Sabina che sono i protagonisti di questa storia dal lontano 1949. Hanno saputo coltivare al meglio la loro terra per ottenere dai vitigni le vinacce più idonee alla distillazione delle Grappe, facendo propria un’arte secolare. La famiglia Marzadro oggi allargata a tre generazioni ha conservato intatto il patrimonio di tradizioni con grande impegno e professionalità, nell’ottica di un’innovazione costante e del mantenimento di antiche tradizioni. Marzadro si pone come un’azienda dinamica in continuo aggiornamento ed evoluzione per operare al massimo delle potenzialità relative alla salubrità ambientale nell’assoluto rispetto rivolto alla qualità delle materie prime ed ai sistemi di lavorazione. L’AMIRA-Veneto ringrazia vivamente le aziende ospitanti e il ristorante “Casa del Vino” di Isera (TN), il quale ha ospitato l’intero gruppo con una colazione di prodotti del territorio. MS NUMERO UNO - OTTOBRE 2MILA10 75 cene di beneficenza Fondazione Exodus Un passo verso il Paradiso La serata è stata all’insegna della festa, ma soprattutto della solidarietà nei confronti dell’operato instancabile di don Mazzi e della sua Fondazione; infatti sono stati messi all’asta svariati oggetti, tra cui maglie di importanti squadre e premi offerti da alcuni sponsor. I generosi contributi degli ospiti, incentivati dal simpaticissimo Roberto Da Crema detto Baffo, serviranno alla comunità per completare i vari progetti che sono in cantiere. Quest’anno abbiamo notato con grande soddisfazione che, con una parte del ricavato della cena dello scorso anno, sono riusciti ad ampliare la sala mensa e a realizzare la nuova cucina molto funzionale. Dagli anni 2000 nuovi progetti sono stati sviluppati dalla Fondazione, non solo per quanto riguarda il recupero di giovani tossicodipendenti e di carcerati, ma anche nel campo della prevenzione e dell’educazione. Non è più sufficiente svolgere soltanto un accurato lavoro di recupero, ma ci si è resi conto della necessità di un’esemplare azione preventiva. A partire dai primi anni 2000 comincia anche ad essere significativa la presenza di Exodus con progetti educativi all’estero (Madagascar, Patagonia, Bolivia, Honduras…). Ero un balordo e tale resto. Sono un Pierino e voglio andare in Paradiso a fare il resto del casino che non ho fatto in terra. (Don Mazzi) Anche quest’anno la Fondazione Exodus, nella persona di don Antonio Mazzi, ha chiesto all’associazione dei Maître AMIRA di Milano di organizzare la consueta cena di beneficenza, che si è svolta lo scorso 12 maggio presso la sede della Fondazione al Parco Lambro. Come sempre vi hanno partecipato personaggi dello spettacolo e della Milano bene per raccogliere fondi a favore degli assistiti dalla Fondazione, affinché possa continuare il viaggio cominciato all’inizio degli anni ’80 Antonio Zambrano Don Mazzi con il Presidente di AMIRA Raffaello Speri 76 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Don Mazzi tra alcuni esponenti della Sezione AMIRA di Milano, Giucas Casella e gli studenti dell’Istituto Alberghiero del Collegio Ballerini Tra gli invitati numerose personalità del mondo dello spettacolo, ma anche personaggi politici di Milano, a cui è stato rivolto un pressante appello affinché l’adiacente “Capanna dello zio Tom” all’interno del Parco Lambro venga affidata ad Exodus, così da poter dare vita a un grande progetto per gli adolescenti “normali”, come ha precisato don Mazzi che (sue testuali parole) vuole diventare il nuovo Don Bosco. Ci auguriamo che il Sindaco Moratti accolga questo appello in fretta, affinché Don Antonio possa realizzare questo ennesimo progetto. Per la perfetta riuscita della serata, oltre all’aiuto avuto dai miei amici e soci dell’associazione dei Maître Mario Petrucci, Vito Santoro, Antonio Di Ciano, Giuseppe Romano, Giuseppe Lombardo e l’instancabile Claudio Fallanca, mi sono avvalso anche dell’impeccabile collaborazione dello chef Giovanni Guadagno, Presidente dell’Associazione Cuochi Brianza, e del segretario Alberto Somaschini, che hanno rappresentato anche il Collegio Ballerini, nonché del prezioso aiuto dei ragazzi delle Terze classi dell’Istituto alberghiero di Cucina e Sala bar. Decisivo il contributo degli sponsor, grazie ai quali abbiamo potuto preparare un eccellente menu abbinato ad ottimi vini. A tutti i sentiti complimenti di don Mazzi, grazie al quale abbiamo fatto un ulteriore passo verso il Paradiso. In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare. (Don Bosco) Il Fiduciario della sezione AMIRA di Milano, Antonio Zambrano, e i cuochi della serata assistono al taglio della torta da parte di Don Mazzi ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 77 attualità IV Flambé World Championship, Grado – Trieste 2010 Il celiaco e l’alimentazione fuori casa Alberto Salvadori, Alessio Gallori Una grande partecipazione di pubblico e molto interesse ha riscosso il convegno “Il celiaco e l’alimentazione fuori casa”, organizzato il 1° luglio scorso presso il Centro Congressi Palaffari di Firenze, in collaborazione con AIC - Associazione italiana celiachia. I relatori: Giuseppe Giura (vicepresidente AIC Toscana), Gabriella Iacono (manager GEMEAZ), Aldo Cursano (presidente FIPE Confcommercio Toscana), Alberto Salvadori (vicepresidente nazionale AMIRA) e Alessio Gallori (FIEPET Confesercenti Toscana). L’associazione AIC calcola che in Italia ci siano circa 400.00 persone celiache e che ogni anno ci sia un aumento del 10%. Il dovere di tutto il comparto della ristorazione e dell’hotellerie è di conoscere questa disfunzione alimentare e dare un servizio all’utente in sicurezza e in qualità. La legislazione nazionale, e quella regionale toscana in particolare, sono ancora da perfezionare anche se con il decreto Veronesi dell’8.06.2001 e con la delibera regione Toscana n. 1036 l’assistenza e la normativa sull’alimentazione è molto migliorata. È un dato di fatto che a livello di opinione pubblica e nel settore della ristorazione è notevolmente aumentata l’attenzione e la disponibilità a soddisfare le esigenze legate a questo particolare tipo di alimentazione. La proposta dell’AMIRA nazionale, nella persona di Alberto Salvadori, è stata molto apprezzata ed è molto chiara: l’associazione chiede all’AIC l’organizzazione di corsi di formazione professionale che si possano organizzare in tutte le sezioni del territorio italiano e in quelle presenti all’estero. I maître sono consapevoli che questo cliente ha la stessa importanza a tavola di tutti gli altri. L’AMIRA esprime un ringraziamento particolare all’AIC perché per la prima volta è stata chiamata a discutere di questo problema. 78 Ambasciatore dell’ospitalità e del turismo, la figura del Maître si incontra nella storia delle antiche Corti d’Europa come responsabile del benessere di Signori, conti e baroni per i quali prestava servizio, assicurandosi anche del buon andamento della cucina. All’epoca chiamato Ciambellano di Corte, da fine ’800, nel corso della modernizzazione del mondo alberghiero, assunse il titolo di Maìtre, affinando le proprie conoscenze e diventando il fondamentale elemento di congiunzione tra lo chef di cucina ed il cliente. La IV Competizione Mondiale “Flambé World Championship” ideata dall’Associazione AMIRA ed ospitata a Trieste e Grado, suggestive città di mare del Friuli Venezia Giulia, ha voluto valorizzare tale figura che, inserita nel contesto della ricezione alberghiera e della ristorazione nazionale, esalta l’impresa turistica ed enogastronomica del territorio in cui opera. La Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, che fin dalla sua istituzione contribuisce allo sviluppo di un’offerta turistica integrata nel più ampio scenario isontino e regionale in grado di operare in maniera significativa al potenziamento imprenditoriale del territorio, partecipa con favore alla realizzazione di questa manifestazione, auspicando che essa possa rappresentare un’efficacie vetrina internazionale sulle molteplici raffinatezze enogastronomiche e sulle suggestive bellezze paesaggistiche della nostra regione. Avv. Franco Obizzi, Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia come F&B a Ischia, in uno degli alberghi più prestigiosi in Italia. Ma il richiamo della Toscana era troppo forte e trovò un’alChi scrive purtroppo non ha niente di tra collocazione di prestigio a Punta Ala certo per poter dare date e nomi sicuri, dove lavorò per alcuni stagioni. Desidero ma ha dovuto scavare nei cassetti della aprire una piccola parentesi per ricordare memoria per quello che ha sentito dire la moglie Dora (amirina) che pur di starnegli anni passati, per cui mi scuso se ho gli vicino, sia a Ischia che a Punta Ala, si omesso alcuni fatti. Nel 1955, presso il ri- Umberto Di Cicco fece assumere negli stessi alberghi come storante Savini di Milano, per merito di un grupdispensiera. Purtroppo per un incidente domestipo di maître prende vita l’Associazione AMIRA, e co lasciò Umberto nello sconforto più profondo. dopo poco nasce anche la Sezione di Firenze che Come amirino Umberto è stato presente fino alla rappresentava tutta la Toscana. fine. Venti giorni prima di lasciarci mi chiamò al La sede della Sezione era il “Giubbe Rosse”, locale telefono – lo faceva spesso – per dirmi di portargli prestigioso ai quei tempi, dove oltre all’AMIRA si la tessera. Gliela consegnai dopo qualche giorno. riunivano gli intellettuali dell’epoca. Umberto ci ha lasciato con la sua tessera sul coIl merito di questa nuova realtà associativa fu di modino, e il suo collare di Grande Maestro lo ha un numero di personaggi che lavoravano in preportato con sé. Questo attaccamento fino alla stigiosi alberghi e ristoranti della città; ne ricordo fine per la “sua AMIRA” dovrebbe essere un incialcuni: Francalacci, i fratelli Peduzzi, Lachin, Corvatamento per tutti noi e dovremmo farne tesoro. roli, Lami, e tra questi anche il giovane Di Cicco, Ciao grande amico, Firenze e l’AMIRA tutta ti riche dopo varie esperienze all’estero approdò sulcordano con affetto per tutto quello che hai sapule rive dell’Arno. L’amico Umberto era di origine to trasmetterci. Abruzzese, esattamente di Villa S. Maria, cittadina L’amico di sempre, il Viaggiatore. che ha dato i natali a grandi cuochi e bravissimi maître; ed anche se Firenze lo aveva adottato, il riIl G.M.R. Nicola Mele cordo per le sue origini è sempre stato molto forte. festeggia 90 anni A Firenze aveva lavorato all’Excelsior come seconPinuccio D’Elia do maître con l’allora proprietà Graft albergatori Il 6 Febbraio scorso il G.M.R. Mele Nicola della seSvizzeri, che poi cedettero l’hotel alla Compagnia zione AMIRA Puglia – Bari ha raggiunto e superaCIGA. Umberto dall’Excelsior passò al Gran Hotel to un traguardo prestigioso ed invidiabile: 90 anni! come Primo e fu un passo importante per lui sotIscritto all’AMIRA con la tessera n. 626 insieme al to il profilo professionale. Di lì a poco la proprietà compianto Peppino Lagrasta e all’attuale revisore decise di chiudere, ma l’amico con tutto il suo badei conti Alberto Di Girolamo, egli rappresentava gaglio professionale e il coraggio tipico abruzzese negli anni 70 l’AMIRA in Puglia. non si perse d’animo e per due stagioni lavorò Chi vi scrive conserva del Professor Mele tanti bei Firenze ricorda Umberto, Tessera N° 280 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Convocazione assemblea ordinaria dei soci AMIRA ricordi. Si proprio Professor Mele, perché è stato il mio primo docente di sala-bar presso l’Istituto Alberghiero di Castellana Grotte negli anni 72/75. Un docente molto preparato, maître encomiabile dall’indiscusso carisma. È stato, insieme al preside Avv. Michele Lovascio, all’indimenticabile chef di cucina Angelo Consoli, la colonna portante dell’Istituto Alberghiero di Castellana Grotte, fiore all’occhiello della Regione Puglia, a conferma di tutti i personaggi che a quei tempi lo stesso Istituto “sfornava”. Ultimamente la sua presenza in AMIRA è stata saltuaria a causa di un ginocchio che fa’ i capricci, ma ho la certezza che tutti coloro che hanno avuto l’opportunità di conoscerlo ne sono rimasti positivamente colpiti, a conferma dei saluti che in tutte le occasioni dei nostri incontri associativi essi mi formulano, con preghiera di trasferirli al caro professore. Potrei continuare a parlare a lungo di Mele, in quanto gli episodi che mi saltano alla mente sono tanti, ma visto che non è stato solamente il mio professore, abbiamo pensato bene di organizzare per lui e la sua cara signora Angela una bellissima serata. Insieme ad una buona parte del corpo docenti dell’Istituto Alberghiero di Castellana Grotte tra cui Pasquale Simone, Mario Convertini, Emilio Lovece, Simone Bramante, Nico Giliberti, Antonio Magistà, Giovanni Camastra, Mino Maggi e tanti altri, alla presenza di parecchi soci della Sezione di Bari, tra cui il Vice Presidente aggiunto Giovannangelo Pappagallo, e di diversi suoi ex alunni venuti per l’occasione anche da fuori Regione, si è svolta una serata conviviale in un ristorante alle Grotte di Castellana (chi ha partecipato al Congresso conosce il posto) nella quale il professore, in compagnia della sua signora, anche lei novantenne, è stato il protagonista assoluto. Un bellissimo discorso introduttivo è stato fatto dal Preside Avv. Lovascio, seguito poi da un intervento del sottoscritto a nome e in rappresentanza di tutti i soci AMIRA e infine ha preso la parola il festeggiato, che ha voluto augurare a tutti i presenti il raggiungimento “minimo” dei 90 anni. Successivamente, si è proIl festeggiato Nicola Mele (in piedi, quarto da sinistra) con i soci della Sezione Puglia - Bari di AMIRA L’Assemblea dei Soci è convocata in prima convocazione il 30 Novembre alle ore 08,00 presso la Sede Sociale in Via Sammartini, 35 Milano e qualora si rendesse necessario in seconda convocazione Mercoledì 1 dicembre alle ore 12,00 stesso luogo, con il seguente ORDINE DEL GIORNO 1 Lettura e approvazione verbale seduta precedente 2 Comunicazioni del Presidente e della Giunta 3 Ratifiche atti del Presidente e della Giunta 4 Approvazione Bilancio Consuntivo 2009/2010 e preventivo 2010/2011 5 Varie ed eventuali Milano, 11 ottobre 2010 Raffaello Speri, Presidente ceduto alla consegna di una penna stilografica, di un piatto in argento fatto coniare per l’occasione, e di una mini-lampada AMIRA quale segno di alta professionalità: poi foto, foto, foto e foto ancora. Augurando al carissimo Prof. Mele e alla sua cara signora Angela tanti altri giorni sereni e felici e ringraziandolo di tutto quello che ha fatto per noi, rinnovo l’esortazione a tutti i colleghi dell’Amira di non dimenticarlo mai, e quindi vada la giusta e meritata riconoscenza a personaggi come il G.M.R. Nicola Mele, maestro ed esempio di vita. AMIRA a sostegno di “Myriam per i poveri” Gianfranco Tavanti È sempre bello e importante poter fare qualche cosa per aiutare le persone meno fortunate, in un mondo dove ormai ognuno guarda solo ai propri interessi, pensare che ci sono persone che non hanno nulla da mangiare non solo nei paesi africani ma anche a casa nostra. é avvilente guardare in televisione i dibattiti dei politici che si comportano non proprio da “gentleman” parlando, anzi gridando, nello stesso momento per dimostrare cosa non si sa: loro guadagnano tanto, mentre ci sono persone che cercano fra la spazzatura. Nonostante il caldo ci siamo dati appuntamento presso la villa dell’architetto Mariani per la quarta cena ove raccogliere fondi per l’Associazione “Myriam per i poveri”, ad accogliere gli ospiti, sempre sensibili a questo tipo di manifestazione, lo stesso padrone di casa. Mentre il signor Barbieri, barman Aibes, preparava colorati aperitivi, i maître AMIRA Gianfranco Tavanti, Antonio Trucchi e Antonino Guarracino preparavano un flambé di “Spiedini di carne e di gamberi” da accompagnare all’ape- ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Da sinistra, Gianfranco Tavanti, Antonio Trucchi e Antonino Guarracino ritivo. Scenario bellissimo, spettacolare, l’amico Gianfranco che fa volontariato ogni venerdì questa volta non ha voluto preparare un dessert ma si è dedicato agli “stuzzichini”. Gli amici chef, anche loro volontari, hanno preparato pennette con zucchine e gamberi, salmone in bellavista e ananas con gelato. Si è raccolto una bella somma grazie sempre alle persone che sono disponibili a dare per una giusta causa. A fine serata un grazie da parte dell’architetto Mariani all’AMIRA sempre disponibile. Salvatore Manca insignito del titolo di “sabreur” 38 anni, maitre dell’Hotel Imperiale di Marina di Nova Siri (MT), 18 anni di esperienza professionale nella ristorazione alle spalle, Salvatore Manca lo scorso agosto ha ricevuto l’onorificenza di “sabreur” (sciabolatore) al Grand Hotel Villa Politi di Siracusa. Si tratta di un titolo ambito per gli addetti al settore perché segna il raggiungimento dei vertici della professione nel flambage, ovvero nel modo di preparare e offrire piatti flambé, e nell’arte di “sciabolare” le bottiglie di champagne (o di buon spumante italiano) secondo un’antica tradizione di origine francese: dopo aver tolto la carta dorata e la gabbietta metallica che trattengono il tappo, si individuano le linee di sutura sul vetro e, con un colpo deciso dell’arma, si tronca di netto il collo della bottiglia. La pressione interna delle bollicine spinge via col tappo ogni eventuale scheggia di vetro e lo champagne o spumante è pronto per essere degustato con lo stile e l’ele- Salvatore Manca la cerimonia ganza dei veri cerimonieri. Un gesto durante di investitura guerriero altamente spettacolare. Il riconoscimento è stato assegnato a Salvatore Manca nel corso della suggestiva cerimonia della “intronizzazione” organizzata dalla Confraternita della Sciabola d’oro, associazione diffusa a livello internazionale, con sede centrale in Francia. 79 scuole alberghiere 7° Trofeo “Claudio Ventimiglia” Anche se l’evento organizzato dall’Istituto d’Istruzione Superiore Secondario “Giancardi-Galilei-Aicardi” di Alassio è ormai alla settima edizione, è sempre affascinante vedere gli allievi delle diverse scuole cimentarsi nelle prove di intaglio e flambè di frutta e preparazione di un cocktail Quest’anno hanno partecipato gli Ipssar di: Stresa, Firenze, Dronero, Castelfranco Veneto, Catania, Lentini e la vicina Arma di Taggia. Otto i concorrenti che nella giornata del 21 aprile si sono dati appuntamento presso la Biblioteca Civica sul lungomare della sorridente Alassio. Facevano parte della giuria il Gran Maestro Antonino Guarracino, quale presidente, Paolo Pastorello (Direttore alla Ristorazione dell’Hotel de Paris a Montecarlo), Fausto Carrara (Esperto AIS) e Leonardo Nappi (Chef FIC), per la parte degustativa la professoressa Marinella Trifoglio ex direttrice del su citato Istituto. Il primo posto per il concorso di bar è stato assegnato a Gloria Ozenda dell’Ipssar Eleonora Ruffini di Arma di Taggia, seconda classificata Francesca Trevisol di Castelfranco Veneto e terzo Rosario Primitelli di Lentini. Per il flambè la vittoria è andata ad Andrea Marchin di Castelfranco Veneto, seconda piazza a Nicol Checchi del Ruffini di Arma di Taggia e terza Rosa Bertolino del Wojtila di Catania. Quindi in base ai piazzamenti il 7° Trofeo Claudio Ventimiglia 2010 se lo è aggiudicato l’Ipssar Maffioli di Castelfranco Veneto. Alla cena di gala erano presenti i massimi esponenti delle categorie e istituzionali; il sindaco Marco Melgrati ha avuto parole di elogio per l’organizzazione del prof. Paolo Madonia, socio AMIRA; ha partecipato alla serata Marco Sarlo, ex allievo e attuale direttore del mitico Royal di Sanremo. Grande festa di tutti i partecipanti in un fraterno abbraccio e un arrivederci alla... ottava edizione che sarà sponsorizzata dal Ministero dell’Istruzione. Il servizio alla cena di gala è stato opera degli allievi di terza diretti dal prof. Sandro Genesio anche lui socio AMIRA. 80 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Da sinistra, il Fiduciario AMIRA della Sezione Sanremo Antonino Guarracino, Nicol Checchi, seconda classificata per il flambè, Gianfranco Tavanti, Probiviro e socio AMIRA della Sezione Sanremo Il Socio AMIRA Paolo Madonia, professore dell’Ipssar “Giancardi-Galilei-Aicardi” di Alassio Associazione Maîtres Italiani Ristoranti e Alberghi Ufficio di Presidenza: Lungolago Garibaldi, 9 - 37019 Peschiera del Garda (VR) Tel. 045 6401110 - Fax 045 2377827 - [email protected] – www.amira.it Sede legale, segreteria e AMIRA Education Scarl: Via G.B. Sammartini, 35 - 20125 Milano - Tel./Fax 02 49458768 Il Direttivo Giunta Esecutiva Presidente Raffaello Speri Past Chancellor Bruno Bellotti Mario Petrucci Vicepresidente-Vicario Carlo Hassan Vicepresidente Giacomo Rubini Vicepresidente Onorario Alberto Salvadori Vicepresidente Diodato Buonora Probiviri Tesoriere Cesare Lo Verde Segretario Mario Petrucci Antonino Carneri Gianfranco Tavanti Salvatore Sturiale (Supplente) Mario Chiaramonte Membri di Giunta (vicepresidenti aggiunti) Alessio Gallori Giovannangelo Pappagallo Claudio Recchia Antonino Reginella Revisori dei Conti Alberto Di Girolamo Marcellino Giuliano Monte Antonio Rotondaro (Supplente) Attilio Parizzi Delegata Amirine Mina Franchini Delegato Sezioni Estere Umberto Guadagnin Cancelliere Ordine Grandi Maestri della Ristorazione Valerio Beltrami Vice Cancelliere O.G.M.R. Rosario Magrì Sezioni e Fiduciari Abruzzo - Molise Agrigento Arezzo Bari Basilicata Bergamo Bologna Calabria Capitanata Capri Chianciano Cosenza Sila Cuneo Prov. Granda Firenze Genova - Tigullio Grosseto Ischia Marche Milano - Laghi Montecatini Napoli Paestum Palermo Ragusa - SR Barocca Fantini Alvaro Vaccarella Francesco Zurli Luciano D’Elia Giuseppe Magno Giuseppe Parimbelli Claudio Terenzio Sportelli Giuseppe Raniti Fausto Basta Antonio Viva Giuseppe Mazzieri Alessio Talarico Biagio Prato Mauro De Cicco Bruno Romagnolo Davide Brandi Adriano Pilato Vincenzo Romanazzi Nicola Zambrano Antonio Luchi Dante Di Napoli Giuseppe Grippo Francesco Di Cristina Mario Guzzardi Vito 085 816484 0922 815977 329 5932832 080 4911176 0835 973022 338 2230665 338 5219849 334 3609041 0881 632815 081 8372384 346 0114356 0984 999231 0171 631475 335 8129481 333 6569542 339 2236047 339 4764668 339 1343953 349 7814382 329 2284476 081 7523178 339 5237406 338 7623607 0932 228944 Ravenna Lidi Roma Lazio Romagna Sanremo Sardegna Sicilia Orientale Sorrento Torino Toscana Mare Trento - Bolzano Treviso - Cadore Baita Trieste - Gorizia Udine Veneto Colli Euganei Venezia Verbania Verona - BS - MN Ginevra Jersey Londra Lugano Montecarlo Zurigo Delegazione Venezuela Rabbino Giuseppe Armiento Gianni Amati Giuseppe Guarracino Antonino Arras Giacomino Lo Verde Rosario Scarpato Antonino Biondi Sante Sorrentino Sebastiano Mangiacapra Franco Loretto Mario Patruno Gianluca Labriola Giovanni Demarco Lorenzo Buttani Uber Abramo Valentini Omar Rubes Graziano Giuseppe Mongelli Nicola Marzana Maurizio Supino Carmelo Ticino Coppini Franco Rossi Carlo Pulizzi Adriano Mariotti Rolando 339 8748342 338 7184927 0541 738028 333 2094743 339 2160171 335 8443954 081 8073666 320 8309058 0584 391460 0464 532196 338 7634537 331 3497289 339 1527918 339 6170657 349 8385523 347 4657190 339 7118903 0041 (0)44 3158086 0044 (0)1534741049 0044 (0)2089300720 0041 (0)79 4193265 0033 (0)680866904 0041 (0)44 4820306 0058 (0)212 4936854 Filo diretto con AMIRA • Chiamando il numero telefonico 045 6401110 dalle ore 9,00 alle ore 12,00 dal lunedì al venerdì • Inviando una e-mail all’indirizzo [email protected] • Inoltrando un fax al numero 045 2377827 Fondo di solidarietà AMIRA al 30/09/2010 somma attuale € 2.801,49 locali del cravattino d’oro ABRUZZO Ristorante La Vecchia Silvi www.ristorantevecchiasilvi.com [email protected] Via Circonvallazione Borcale snc - 64028 Silvi Alta (TE) Tel. 085 930141 Fax 085 9353880 Ristorante Hotel La Masseria www.lamasseria.eu - [email protected] Via Piazzano di Atessa - 66040 Atessa (CH) Tel. 0872 897794 Fax 0872 897336 BASILICATA Ristorante Il Convivio - c/o Palace Hotel www.palacehotel-matera.it - [email protected] Piazza Michele Bianco 1 - 75100 Matera (MT) Tel. 0835 330598 CALABRIA Ristorante Hotel San Giovanni www.hotelristorantesangiovanni.it [email protected] Via Svincolo Autostrada, 8 - 88040 Falerna (CZ) Tel. 0968 93016 Fax 0968 93062 CAMPANIA Ristorante L’Arcadia www.arcadiaristorante.it - [email protected] Via Cuccaro 21 - 80010 Quarto (NA) Tel./Fax 081 5873802 Ristorante Villa Signorini www.villasignorini.it - [email protected] Via Roma, 41/45 - 80056 Ercolano (NA) Tel. 081 7776423 Fax 081 7390116 Ristorante Il Giubileo www.ristorantegiubileo.it - [email protected] Via Napoli, 12 - 80078 Pozzuoli (NA) - Tel. Fax 081 7626161 Ristorante Villa Lucrezio www.villalucrezio.it - [email protected] Via Lucrezio Caro 40 - 80123 Napoli Tel. 081 5752013 Fax 081 5750333 Ristorante Grancaffè Gambrinus www.caffegambrinus.com Piazza Trieste e Trento - 80132 Napoli - Tel. 081 417582 Ristorante Zio Jack [email protected] Via Palepoli 6 - 80132 Napoli - Tel. 081 2405151 Ristorante La Sosta [email protected] Via Costiera 6 - 84010 Vietri sul Mare (SA) - Tel. 089 211790 Ristorante Albergo della Regina Isabella www.reginaisabella.it - [email protected] Piazza Santa Restituta 1 - 80076 Lacco Ameno - Ischia (NA) Tel.081 994322 Fax 081 900190 Ristorante Hotel Esplanade www.hotelesplanade.com - [email protected] Via Poseidonia - 84063 Paestum (SA) Tel.0828 851043 Fax 0828 851600 Taverna 191 [email protected] Via Nazionale delle Puglie, 191 - 80030 San Vitagliano (NA) Tel.081 8445235 82 EMILIA ROMAGNA Ristorante Albergo Tre Galletti www.tregalletti.com - [email protected] Via Ziano di Sotto 18 - 40037 Sasso Marconi (BO) Tel. 051 841128 Fax 051 6790146 Ristorante Franco Rossi Via Goito 3 - 40121 Bologna - Tel./Fax 051 238818 Ristorante Cesarina www.ristorantecesarina.it - [email protected] Via Santo Stefano 19/b - 40121 Bologna - Tel. 051 232037 Ristorante Cesoia www.ristorantecesoia.it - [email protected] Via Massarenti 90 - 40138 Bologna Tel. 051 342854 Fax 051 340942 Clarion Hotel Admiral Palace www.kale.net - [email protected] Viale G. Pascoli 145 - 47900 Rimini Tel. 0541 392239 Fax 0541 389562 Ristorante La Locanda della Luna Via Flaminia 81 - 47038 Riccione (RN) Tel. 0541 640555 Ristorante Hotel Aurelia www.selecthotels.it - [email protected] Viale 2 Giugno 34 - 48015 Milano Marittima (RA) Tel. 0544 975451 Fax 0544 972773 Ristorante Pizzeria Tonino www.pizzeriatonino.com - [email protected] Via Cairoli 16 - 40121 Bologna Tel. 051 5882700 - Fax 051 5882701 Ristorante Garganelli www.savoia.it - [email protected] Via del Pilastro 2/3 - 40127 Bologna - Tel. 051 3767766 Ristorante Hotel Antea www.pinarella-hotel.it - [email protected] Viale Italia, 286 - 48015 Pinarella (RA) Tel. 0544 988 296 FRIULI VENEZIA GIULIA Ristorante De Bontempo Riva N. Sauro 10 - 34015 Muggia (TS) - Tel. 040 9278109 Ristorante Grand Hotel Astoria www.hotelastoria.it - [email protected] Largo Grisogono 3 - 34073 Grado (GO) Tel. 0431 83550 Fax 0431 83355 LIGURIA Ristorante Mira www.hotelmira.com - [email protected] Viale delle Rimembranze 15 - 16039 Sestri Levante (GE) Tel. 0185 41576 - 0185 459404 - Fax 0185 45435 Ristorante L’Amor Di Vino www.lamordivino.com - [email protected] Via Torino 8 - 17053 Laigueglia (SV) - Tel. 0182 480083 Ristorante Castellaro Golf Resort www.castellarogolf.it - [email protected] Strada per i piani, 1 - 18011 Castellaro (IM) Tel. 0184/054100 - fax. 0184/054151 Ristorante Punta Mare www.puntamare.it - [email protected] Via Lungomare 3 - 18011 Arma di Taggia (IM) Tel./Fax 0184 43510 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ Ristorante Regina Margherita www.ristorantereginaargherita.com [email protected] Piazza Eroi della Libertà 22 - 18012 Bordighera (IM) Tel. 0184 998180 - Fax 0184 998181 LOMBARDIA Ristorante Calabrone www.calabrone.it – [email protected] Piazza Erculea 9 - 20122 Milano Tel. 02 86451654 - 02.8651989 - Fax 02.8690261 MARCHE Ristorante Tenuta Il Giogo www.ilgiogo.it - [email protected] Via Fonti 6 - 60010 Monterado (AN) Tel. 071 7957818 Fax 071 7958713 PIEMONTE Ristorante San Marco www.sanmarcoalbergo.com [email protected] Via San Francesco di Sales - 10022 Carmagnola (TO) Tel. 011 9626953 Fax 011 9715938 Ristorante Biglia Vicolo dell’Oro 22 - 28845 Domodossola (VB) Tel./Fax 0324 248534 Ristorante Grappolo d’Uva www.ossola.com Via Provinciale 63/65 - 28855 Masera (VB) Tel./Fax 0326 232875 PUGLIA Ristorante La Nuova Mangiatoia Viale Virgilio 2 - 71100 Foggia Tel. 0881 634457 Osteria Il Postaccio www.ilpostaccio.it - [email protected] Via Belgrado 31 - 70220 Altamura (BA) Tel. 080 3111914 Ristorante Bistrot Molfetta [email protected] Corso Dante Alighieri - 70056 Molfetta (BA) Tel. 080 3975812 Osteria Calvi [email protected] Via IV novembre, 30/c – 70022 Altamura (BA) Tel. 080/3142942 Gallo Restaurant www.gallorestaurant.it - [email protected] Via Statuti Marittimi, 48/50 – 70059 Trani (BA) Tel./Fax 0883/487255 SARDEGNA Ristorante Riva Azzurra web.tiscali.it/ristrivaazzurra Località La Banchina - 07021 Aezachena (SS) Tel. 0789 892032 Ristorante Belvedere www.ristorantegastronomiabelvedere.com Località Farina - 07021 Porto Cervo (OT) - Tel. 0789 96501 SICILIA Ristorante Hotel Moderno www.hotelmodernoerice.it [email protected] Via Vittorio Emanuele 67 - 91016 Erice (TP) Tel. 0923 869300 Fax 0923 869139 Ristorante Castello Chiaramonte www.castellochiaramonte.it Via Circonvallazione, 44 - 92010 Siculiana (AG) Tel. 0922 815554 Fax 0922 818528 Caffé Letterario La Galleria www.lagalleriacefalu.it - [email protected] Via Mandralisca 23 e Via XXV Novembre 22/24 90015 Cefalù (PA) - Tel./Fax 0921 420211 Ristorante Agriturismo Monticelli www.agriturismomonticelli.it - [email protected] Contrada Monticelli - 93014 Mussomeli (CL) Tel. 0934 963082 TOSCANA Ristorante Celestino www.ristorantecelestino.it [email protected] Piazza S. Felicita 4/R - 50125 Firenze Tel. 055 2396574 Fax 055 292185 Ristorante Agriturismo Le Contrade ww.toscana4dreaming.com [email protected] Via Leonardo Da Vinci 18 - 53013 Gaiole in Chianti (SI) Tel. 0577 749504 Fax 0577 749093 Ristorante La Peghera di Baccio [email protected] Viale XX Settembre 23 - 53017 Radda in Chianti (SI) Tel. 0577 739008 Fax 0577 541133 Ristorante Grifondoro [email protected] Via Duccio di Boninsegna 13 - 53036 Poggibonsi (SI) Tel. 0577 980796 Fax 0577 980796 Ristorante La Perla del Chianti www.ristorantelaperladelchianti.it [email protected] Via Senese 287 - Loc. “Calcinaia” - 53036 Poggibonsi (SI) Tel. 0577 938608 Fax 0577 938608 Ristorante La Barca www.rphotels.com - [email protected] Via Ponte dei Bari, 5 - 51016 Montecatini Terme (PT) Tel. 0572 911089 Fax 0572 902785 Ristorante Tre Porte [email protected] Via Trento e Trieste 4/6/8- 53011 Castellina in Chianti (SI) Tel. 0577.741163 TRENTINO ALTO ADIGE Ristorante Hotel Helm www.helmhotel.com - [email protected] Via Bolzano 2 - 39038 Versciaco - San Candido (BZ) Tel. 0474 910042 Fax 0474 910064 Ristorante Hotel Rancolin www.hotelrancolin.it - [email protected] Strada De Moene 31 - 38035 Moena (TN) Tel. 0462 573115 VENETO Antica Trattoria Due Spade www.duespade.com - [email protected] Via Roma 5 - 36066 Sandrigo (VI) Tel. 0444 652948 Fax 0444 758182 Ristorante Hotel Al Fiore www.hotelalfiore.it Lungolago Garibaldi 9 - 37019 Peschiera del Garda (VR) Tel. 045 7550113 Fax 045 7550959 Ristorante Ambassador www.ristoranteambassador.it info@ ristoranteambassador.it Piazza Castello, 13 - 37056 Salizzole (VR) - Tel. 045 7100815 Ristorante Vecia Cavana www.veciacavana.it - [email protected] Rio Terà SS. Apostoli 4624 - 30101 Venezia Tel. 041-5287106 Ristorante Vip Club www.vipclubcortina.com - [email protected] Corso Italia 207 - 32043 - Cortina D’Ampezzo (BL) Tel. 0436 3221 JERSEY La Capannina Restaurant www.jerseyhols.com 65/67 Halkett place St Helier JE 4WG Jersey Channel Island Tel. 0044 01537 734602 LONDRA Nolita Restaurant-Bar www.nolitarestaurant.co.uk [email protected]. Great North RoadHertfordshire AL6 6NA Tel. 01707644858 Fax 01707644859 Little Italy Restaurant-Bar [email protected] 21 Frith Street, Soho, London W1D 4RN Tel. 020 7734 4737 Fax 020 7734 1777 MONTECARLO Restaurant La Piazza 9 Rue Du Portier 98000 Monaco - Principato di Monaco Tel. 93504700 SLOVENIA Ristorante Calypso www.hit.si HIT, D.D. Nova Gorica - Depilnova 7/A 5000 Nova Gorica - Slovenia Tel. +386 5 3363135 Fax +386 5 3028885 SVIZZERA Ristorante San Grato www.gastrolugano.ch Via Parco Botanico - CH 6914 Carona - Svizzera Tel. 0044 91 6497021 Ristorante Il Faro www.ilfaro.ch Wangenstrasse 59 - CH 8006 Dubendorf - Svizzera Tel. 0041 448021102 Savoy Bauer En Ville www.savoy-baurenville.ch Poststrasse 12 - CH 8022 Zurigo - Svizzera Tel. 0041 0 44 2152525 Fax 0041 0 44 2152500 Ristorante Chiantiquelle www.casaferlin.ch Sillerstrasse 3 - CH 8700 Kusnacht - Svizzera Tel. 044 3623509 Fax 044 3623534 Ristorante Sinfonia [email protected] Bahnhofstrasse 29 - CH 8703 Erlenbach - Svizzera Tel. 0044 9100402 Fax 0044 9103762 Ristorante Accademia del Gusto www.accademiadelgusto.ch [email protected] Rotwandstrasse 62 – 8004 Zurigo – Svizzera Tel. 0041 44 2416243 – Fax 041 44 2414207 RISTORANTI PIZZERIA MOLINO • www.molino.ch Ristorante Pizzeria Molino - Marktgasse 45 - 8400 Winterthur - Tel. 052 213 02 27 - Fax 052 214 03 15 Ristorante Pizzeria Molino - Einkaufszentrum Glatt - 8301 Glattzentrum - Tel. 044 830 65 36 - Fax 044 830 63 36 Ristorante Pizzeria Molino - Waisenhausplatz 13 - 3011 Bern - Tel. 031 311 21 71 - Fax 031 311 63 43 Ristorante Pizzeria Molino - Badenerstrasse 21 - 8953 Dietikon - Tel. 044 740 14 18 - Fax 044 740 76 94 Ristorante Pizzeria Molino - Poststrasse 20 - 8610 Uster - Tel. 044 940 18 48 - Fax 044 941 19 48 Ristorante Pizzeria Molino - Stauffacherstrasse 31 - 8004 Zürich - Tel. 044 240 20 40 - Fax 044 240 11 40 Ristorante Pizzeria Molino - Limmatquai 16 - 8001 Zürich - Tel. 044 261 01 17 - Fax 044 261 01 20 Ristorante Pizzeria Molino - 106, rue de Genève - 1226 Thônex - Tel. 022 860 88 88 - Fax 022 860 88 80 Ristorante Pizzeria Molino - Rue de Lausanne 93 - 1700 Fribourg - Tel. 026 322 30 65 - Fax 026 322 04 21 Ristorante Pizzeria Molino - Place du Molard 7 - 1204 Genève - Tel. 022 310 99 88 - Fax 022 310 99 86 Ristorante Pizzeria Molino - Place du Marché 6 - 1820 Montreux - Tel. 021 965 13 34 - Fax 021 965 13 38 Ristorante Pizzeria Molino - Bohl 1 - 9000 St. Gallen - Tel. 071 223 45 03 - Fax 071 223 45 37 Ristorante Pizzeria Molino - La Praille, Centre Commercial & de Loisirs - 1227 Carouge - Tel. 022 307 84 44 - Fax 022 307 84 45 Ristorante Frascati - Bellerivestrasse 2 - 8008 Zürich - Tel. 043 443 06 06 - Fax 043 443 06 08 Ristorante Le Lacustre - 5, Quai Général-Guisan - 1204 Genève - Tel. 022 317 40 00 - Fax 022 317 40 01 Ristorante Pizzeria Molino - Bahnhofstrasse 52 - 3920 Zermatt - Tel. 027 966 81 81 - Fax 027 966 81 80 Ristorante Pizzeria Molino - 45, Rue du Simplon - 1800 Vevey - Tel. 021 925 95 45 - Fax 021 925 95 46 ■ MS NUMERO UNO OTTOBRE DUEMILADIECI ■ 83 2mila10 2 Come Ordinare: 02 390 90 335 (abbonamenti) 02 390 90 373 (libri) [email protected] [email protected] www.tecnichenuove.com www.tilibri.com per posta elettronica via internet Cognome Nome Ditta Indirizzo Città Prov. SCRIVERE IN STAMPATELLO CAP Nazione Telefono / Telefax / e-mail Attività Settore Codice Fiscale P.Iva Desidero abbonarmi per un anno, dal primo numero raggiungibile, alle seguenti riviste: Numeri/anno Annuale Italia Hotel Domani 11 48,00 Il MaÎtre Sommelier 4 30,00 Indicare con una x la rivista scelta Pagamento: Ho effettuato il versamento sul Vs. C/C postale N° 394270 intestato a Tecniche Nuove S.p.A. (allego fotocopia) Allego Assegno Bancario (spedire in busta chiusa) Addebitate sulla mia carta di credito N. Data / / Scad. Firma Vogliate inviarmi i seguenti libri editi da Tecniche Nuove alle condizioni sotto riportate: N. Copie Codice Titolo Prezzo Allego Assegno Bancario (spedire in busta chiusa)* Bonifico bancario su IBAN IT59 K03 2260 1601 0000 3010 0247* Contrassegno + 6 euro di Spese di Spedizione *+ 3 euro di Spese di Spedizione Addebitate sulla mia carta di credito* N. Data chi si aggiorna vale di più / / Firma Scad. 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