La gioia di vivere del Palatinato

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La gioia di vivere del Palatinato
Numero speciale / 2011 – www.pfalz.de/it
Rivista del Palatinato
Un mondo di avventura e di piacere
La gioia di vivere
del Palatinato
Le feste del vino più belle
In viaggio lungo la Strada del vino
tedesca e la Foresta Palatina
Campione del mondo
dei sommelier
Del Monego sul vino del Palatinato
del Palatinato
Alla salute,Rivista
Palatinato.
1
Saluto
Cari lettori,
Markus Del Monego, esperto internazionale di vini e campione del mondo dei
sommelier, prevede un futuro luminoso
per il Palatinato in quanto regione vitivinicola. Tuttavia vorrei aggiungere che
non è solo per il vino, perché in effetti
nel Palatinato c’è molto da scoprire
anche da un punto di vista turistico.
Che vogliate esplorare questa regione
baciata dal sole in cabriolet oppure a
piedi, in primavera oppure in autunno,
questo numero speciale della Rivista
del Palatinato vi fornisce una quantità
di idee e suggerimenti per ogni stagione
e per tutti i gusti. Non mi resta quindi
che augurarvi buona lettura e buon
divertimento per la vostra prossima visita
nel Palatinato.
Dr. Detlev Janik
Palatinato: un itinerario da sogno
In cabriolet lungo la Strada del vino tedesca 4
Il vino del Palatinato scopre le sue carte
“DC Pfalz” aiuta ad orientarsi tra i vini del Palatinato9
Una botte piena di vini superlativi del Palatinato
La più grande, la più lunga, la più antica: le migliori feste del vino
del Palatinato10
Il Cammino di San Giacomo del Palatinato
Suggerimenti per deliziare il palato e per rilassarsi12
Terra palatina
I fondamenti del vino del Palatinato 18
Una regione vitivinicola dalle grandi potenzialità
Il campione del mondo dei sommelier Markus Del Monego sul Palatinato 26
Le varietà di viti del Palatinato
Un’ampia scelta ricca di personalità nei vigneti del Palatinato28
2 Rivista del Palatinato
Benvenuti nel
Palatinato!
Hamburg
Berlin
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Palatinato
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Straßburg
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Meisenheim
Obermoschel
Kirchheimbolanden
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Neuleiningen
Kusel
Grünstadt
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Kaiserslautern
Bad Dürkheim
Landstuhl
Mannheim
Deidesheim
Neustadt
an derWeinstraße
Trippstadt
Zweibrücken
Hornbach
Edenkoben
Annweiler
am Trifels
Pirmasens
Dahn
Speyer
Germersheim
Landau
Bad Bergzabern
SchweigenRechtenbach
Wörth
Karlsruhe
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Faber & Partner, Dieth & Schröder
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Rivista del Palatinato 3
Palatinato: un i
4 Rivista del Palatinato
n itinerario da sogno
G
odersi l’emozione di uno splendido
scenario naturale dall’automobile?
Non è detto che la scelta debba per forza cadere sulla Highway n. 1. Anche la “Deutsche
Weinstraße” (Strada del vino tedesca) riserva agli amanti della guida open-air vedute da
sogno e località pittoresche. La nostra redattrice è andata in ricognizione ed ha scelto per voi
l’itinerario più bello. Il suo consiglio: di giorno scalare una marcia, di sera andare al massimo.
È il modo migliore per rilassarsi.
Rivista del Palatinato 5
Ottantacinque chilometri
di piacere
Non c’era mai capitato di trovare un accordo così in fretta. Io volevo un weekend
attivo all’aria aperta, il mio partner, invece,
semplicemente rilassarsi. Normalmente
due posizioni opposte e assai difficili da
conciliare. Finché qualcuno ci ha suggerito
l’idea del tour in cabriolet in Palatinato.
Niente stress, anzi, l’esatto contrario; di
aria fresca ce n’è a volontà e il più
delle volte fa anche bel tempo, perché il
Palatinato ha più ore di sole della maggior parte delle altre regioni. Ci hanno
promesso 85 chilometri di piacere, è
questa la lunghezza esatta della Strada
del vino tedesca da Bockenheim a nord
fino a Schweigen a sud. Non ci abbiamo
pensato due volte: detto fatto!
La scoperta della lentezza
A Bockenheim scambiamo la nostra automobile con una decappottabile. Chi ha
percorso l’autostrada ai 140 all’ora qui
deve innanzi tutto scalare una marcia.
Ma s’impara presto: più piano si va e
meglio è, perché altrimenti non si riesce
a vedere niente. Ma una cosa alla volta.
Cabriolet e … via!
Per me le automobili non sono importanti, invece per il mio partner, a giudicare dal suo entusiasmo al solo parlarne,
si realizza un sogno giovanile. Benché di
solito non degni di uno sguardo le auto
che non abbiano un numero di cavalli
almeno a tre cifre, questa volta si è trattato
di amore a prima vista. Tanto più che,
come devo constatare in preda alla gelosia,
l’oggetto dei suoi sogni ha appena 26 anni
e un aspetto assolutamente impeccabile.
Non ricordo molto di tutto quello che mi
ha detto nel suo entusiasmo, soltanto
che in questo caso la maestria tradizionale di un costruttore di automobili
britannico incontra il design
italiano, coniugando così il
meglio di ciascuno, eccetera,
eccetera. Devo ammetterlo:
6 Rivista del Palatinato
Palatinato, ma anche il vino di un
vigneto d’alta qualità che, se non
fosse così presto, potremmo assaggiare nel cortile interno della
taverna Henningers Weinstube,
all’ombra di grandi alberi di fico.
un’automobile del genere è una vera
attrazione, soprattutto quando si tratta
di una Triumph Spitfire bianca. Naturalmente, in qualità di passeggeri, non si
vuole fare brutta figura. Allora mi aggiusto
un’altra ciocca di capelli sotto il foulard,
indosso gli occhiali da sole stile Audrey
Hepburn comprati apposta per l’occasione e via, si parte.
Una festa dei sensi
Muoversi in cabriolet è davvero il modo
migliore per scoprire il Palatinato. La
corrente trasporta il profumo intenso
delle foglie di castagno umide mischiato
ad un profumo aromatico di legna
bruciata. A questo si aggiunge il ronzio
leggero e discreto della Triumph Spitfire
e un autista insolitamente rilassato, che
saluta tranquillamente quando il trattore
di un viticoltore poco dopo Kirchheim
ignora la precedenza. Ed anche il leggero vibrare del volante di pelle quando
dall’asfalto si passa ad un tratto di selciato.
E naturalmente panorami a non finire,
mentre la delicata foschia mattutina si
rischiara per far posto ai colori intensi
dell’autunno appena iniziato. Per un’autrice c’è il rischio di cadere nei cliché,
ma vi giuro che è proprio così come ve
lo descrivo!
Le prime due ore passano in un lampo e
non abbiamo ancora bevuto nemmeno
un goccio di vino. Sarà perché la successione dei cartelli coi nomi delle varie
località si legge come la carta dei vini
di una cantina ben fornita: Ungstein,
Kallstadt, Leistadt … A Kallstadt scopriamo che il “Saumagen” (stomaco di
maiale ripieno) non è soltanto
un piatto tipico del
Viaggiare à la carte
Chi ritiene che in Palatinato ci sia soltanto il “Saumagen” si sbaglia di grosso.
Per dimostrarlo, basta dare un’occhiata
al menu del ristorante Freinsheimer Hof,
dove arriviamo facendo una piccola
deviazione da Kallstadt: insalata di erbe
selvatiche con petto di quaglia arrosto in
salsa di aglio orsino, strudel di patate e
porri con gallinacci saltati, formaggio di
capra tiepido gratinato con olio di asperula accompagnato da salsa di rabarbaro.
Che dire di più: meno male che abbiamo
parcheggiato l’automobile alle porte
della cittadina, perché una breve passeggiata lungo le pittoresche stradine di
Freinsheim, coi suoi edifici barocchi e la
sua cinta muraria medievale, è proprio
quello che ci vuole ora.
Forst a passo d’uomo
In realtà 85 chilometri non sono molti,
ma alla nostra velocità rilassata, se vogliamo raggiungere Schweigen in serata,
è venuto il momento di tirare dritto.
Tuttavia, dopo Bad Dürkheim, facciamo
ancora una capatina al Sektschloss
Wachenheim. Per questioni di tempo
dobbiamo rinunciare a visitare la cantina
dal soffitto a volte, in cui gli spumanti
pregiati vengono messi ad affinare in
Bockenheim
bottiglia. In compenso però, acquistiamo alcuni souvenir frizzanti da bere
più tardi nel punto vendita della cantina.
Per quanto la corrente in cabriolet sia
divertente, Forst merita di essere attraversato a passo d’uomo: edifici a graticcio,
alberi di fico, fontane, stradine lastricate…
Ci sono tutti gli ingredienti per un idillio
perfetto.
Vigneti d’alta qualità
e bugie sul vino
Oltrepassati i grandi vigneti “Ungeheuer”
e “Jesuitengarten” di Forst proseguiamo
per Deidesheim e raggiungiamo Neustadt,
il centro della Strada del vino dal punto
di vista geografico e culturale. Qui sono
soprattutto i grandi poderi coltivati a vite
a caratterizzare il paesaggio locale. Le
loro ville da sogno, costruite sul finire del
XIX secolo nello stile dell’Eclettismo
storico, risvegliano in noi immagini di
fasti antichi e desideri irrealizzabili.
“Che aria tiepida tira qui! Che siano i
castagni con i loro dolci frutti a contornare la mia villa, i migliori testimoni del
clima meridionale”. Più o meno in questi
termini re Ludovico I di Baviera, e non il
mio compagno di viaggio, ha espresso il
suo desiderio di stabilirsi qui. Anche lui,
circa 150 anni fa, si è arreso al fascino del
Palatinato e si è fatto costruire un castello
sopra Edenkoben: Villa Ludwigshöhe.
Oggi la si definirebbe una location da
sogno, che giustifica pienamente la nostra
piccola deviazione dalla Strada del vino.
Da lassù ci godiamo una vista da cartolina,
che anche l’espressionista Max Slevogt,
i cui quadri sono esposti all’interno di
Villa Ludwigshöhe, deve aver ammirato.
Qui tra l’altro ci hanno raccontato
della più grande bugia del Palatinato:
“Andiamo a bere un bicchierino?” Una
bugia davvero, perché poi non ci si ferma
mai ad uno solo.
Grünstadt
Freinsheim
Kallstadt
Ungstein
Bad Dürkheim
Wachenheim
Forst
Deidesheim
Neustadt
Maikammer
Edenkoben
Landau
Leinsweiler
Re Ludovico I di Baviera rinunciò a costruire un parco attorno a Villa
Ludwigshöhe, perché, parole sue, “qui mi affaccio sul più bel giardino
del mondo”.
Bad Bergzabern
Rivista del Palatinato 7
Photo: Faber und Partner, Düsseldorf
Schweigen
In dirittura d’arrivo
Anche se si chiama Strada del
vino, qui cresce semplicemente
di tutto:
mandorle, fichi, limoni e soprattutto
tantissime castagne. Per Leinsweiler ci
hanno dato un suggerimento speciale:
lasciare l’automobile al piccolo
parcheggio presso la fontana e
proseguire a piedi per la strada ripida verso lo Slevogthof
(la dimora che fu di Max
Slevogt), dove inizia il sentiero
verso la Rocca di Trifels. Qui ci
troviamo sotto un cielo di castagne
che, dopo la prima tempesta d’autunno,
saranno raccolte in sacchi e trasportate
fuori dal bosco. Purtroppo per noi è
ancora un po’ troppo presto e la maggior
parte dei frutti è ancora sugli alberi.
8 Rivista del Palatinato
Nel frattempo il viso del mio compagno di
viaggio ha preso un colorito leggermente
rosato. Stando a lui si accorda perfettamente al colore dello Schweigener Riesling
con il quale vorrebbe brindare insieme
a me per festeggiare il buon esito del
nostro tour. A mio avviso, invece, si tratta
di un errore tipico dei principianti della
guida open-air, particolarmente
insidioso nel Palatinato, viste
le oltre duemila ore di sole
all’anno. Tutto finisce a
Schweigen, e per chi vuole
sapere i dettagli al Weinstube
Jülg, più precisamente con
Riesling e zabaione al vino.
Oppure è soltanto l’inizio, dipende dal
punto di vista. Infatti, il mattino seguente,
percorriamo ancora una volta la Strada
del vino nella direzione opposta.
Tirando le somme
Per chi trova che questo
racconto sia un po’ troppo
entusiastico, ho riservato
per la fine due gocce di
amaro. La prima: dopo
un tour del genere,
l’argomento “fisico
da bikini” potete
tranquillamente considerarlo chiuso. Inoltre,
c’è da dire che la decappottabile presenta un notevole svantaggio:
nel bagagliaio c’è posto al massimo per
una cassetta di vino. Ma a questo c’è
un rimedio molto semplice: ci torneremo
più spesso
“DC PFALZ”
La capsula d’argento a garanzia del piacere
Si dice che la vita sia troppo corta per bere vino cattivo. Ma come si fa a riconoscere un buon vino?
Il Palatinato ha finalmente trovato una risposta convincente: una capsula d’argento grazie alla
quale gli amanti del vino possono riconoscere, a colpo d’occhio, che si tratta di un vino buono e
tipico di questa regione.
S
e dunque cercate vini tipici del
Palatinato, scegliendo il marchio
DC PFALZ non sbagliate mai. DC
PFALZ sta per Districtus Controllatus
PFALZ e significa “origine controllata
del Palatinato”. Questo marchio garantisce un’alta qualità costante e controllata.
Il Palatinato è così la prima zona di produzione tedesca a possedere un marchio
conforme al diritto di denominazione
romanico. Riconoscibile dalla particolarissima capsula d’argento con la dicitura
DC PFALZ, questo marchio è un aiuto
efficace per i consumatori che desiderano acquistare vini regionali tipici.
Il marchio DC Pfalz è stato creato nel
2004 quale parte integrante della strategia vitivinicola del Palatinato e i primi
vini con la capsula d’argento hanno fatto
il loro ingresso sul mercato nel 2005.
Prima di essere messi in commercio, tutti
i vini DC PFALZ sono sottoposti ad una
rigorosa analisi sensoriale, che ne garantisce la piena conformità ai parametri
stabiliti per ciascuna varietà. I degustatori sono esperti del “DLR RheinpfalzForschungsanstalt für Weinbau und
Oenologie” (Istituto di ricerca per la viticoltura e l’enologia), dei laboratori vinicoli
locali e della Camera dell’agricoltura.
Grazie alla specifica preparazione ricevuta, questi specialisti sanno riconoscere
vini bianchi dall’aroma fresco e fruttato
o vini rossi dal gusto armonico che
rispettino i requisiti richiesti. I vini DC
PFALZ devono essere tipici della regione
e secchi. Le varietà di riferimento prescelte
sono le cinque varietà tipiche: Riesling,
Dornfelder, Weißburgunder (Pinot bianco),
Grauburgunder (Pinot grigio) e Spätburgunder (Pinot nero). Questi vini, grazie
alle loro raffinate note fruttate ed alla
ricchezza aromatica, devono saper esprimere il sapore inconfondibile del Pala­
tinato. I vini DC PFALZ sono prodotti
orientati al cliente, che offrono un piacere del bere puro e semplice. Ulteriori
informazioni riguardo al marchio DC
PFALZ e alle aziende vitivinicole che
partecipano al progetto sono disponibili
sul sito: www.dcpfalz.de
Rivista del Palatinato 9
Una botte piena di vini
superlativi del Palatinato
A cosa pensa la maggior parte della gente quando sente la parola “Palatinato”? Al vino. A ciò
si è arrivati anche grazie al contributo dei suoi abitanti. Infatti, nel corso della loro tradizione
vitivinicola lunga due millenni, i palatini non hanno risparmiato i superlativi quando si è trattato di vini ed affini.
La botte da vino più grande del mondo
La festa del vino più lunga
Nel 1934 Fritz Keller, viticoltore e maestro
bottaio di Bad Dürkheim, ebbe un’idea che
ancora oggi entusiasma milioni di turisti:
fece costruire una botte la cui capacità è
pari – dico e scrivo – a 1,7 milioni di litri.
Tuttavia, dalla botte di vino più grande
del mondo non è possibile spillare nessun
bicchierino, bensì bersene uno lì dentro:
ospita infatti un ristorante. Inoltre, si
può prender parte alla più grande festa
del vino del mondo che si svolge una
volta all’anno nei dintorni, richiamando
oltre mezzo milione di visitatori. Circa
300.000 litri scorrono ogni anno nelle
gole assetate al “Dürkheimer Wurstmarkt”
(Festa del vino di Bad Dürkheim). Con
una tale quantità da record si dimentica
facilmente che il “Wurstmarkt” (letteral-
Non esiste la “Festa” con la maiuscola,
perché ciò che caratterizza il mondo delle
feste del vino nel Palatinato è la molteplicità. La gamma va dalle popolari “Feschd”
(feste) in cui circola lo “Schoppen” (ossia
il quartino, che però nel Palatinato è
mezzo litro), fino alle escursioni lungo gli
itinerari enogastronomici. Tra le feste del
Palatinato ce ne sono alcune da record,
per esempio la ”Erlebnistag Deutsche
Weinstraße” (Giornata della Strada del
vino tedesca) che si svolge l’ultima
domenica d’agosto e che, con i suoi 85
chilometri, è sicuramente una delle feste
del vino più lunghe del mondo. Poi ce ne
sono alcune di particolare interesse per il
mondo della vitivinicoltura, come la
“Deutsche Weinlesefest” (Festa della
vendemmia tedesca). Inoltre, ogni anno in
ottobre per le strade di Neustadt si snoda
il corteo di viticoltori più lungo e viene
eletta la regina del vino del Palatinato e
della Germania. Perché anche in questo
caso, come potete indovinare, gli abitanti del Palatinato sono stati dei pionieri.
Fu infatti nel 1931, durante la festa della
vendemmia, che a Neustadt nacque l’idea
di eleggere una regina del vino. Dato che
non ne esistevano in nessun altro posto,
le prime regine del vino del Palatinato
erano contemporaneamente anche regine
del vino della Germania, e Neustadt è
diventata così la sede
tradizionale dell’incoronazione.
mente mercato delle salsicce) è una delle
feste del vino più antiche del Palatinato.
Già nel XV secolo i cittadini di Bad
Dürkheim rifornivano di vino e salsicce i
pellegrini diretti alla Michelskapelle.
Questa è certamente una delle origini
dell’ospitalità tipica del Palatinato, che
oggi si riflette nella cifra record di quasi
200 feste del vino all’anno. Chi desidera
conoscere il Palatinato e i suoi abitanti
dovrebbe recarsi almeno una volta a una
di queste feste. Da marzo a novembre
non c’è un fine settimana senza una
festa del vino. Perché oltre alle feste
dei 144 comuni vitivinicoli, esistono
innumerevoli feste di singole aziende e
associazioni.
Photo: Stadt Bad Dürkheim
La botte da vino più grande del mondo ha una capacità di 1,7 milioni di litri; come
minimo, altrettanti visitatori hanno già bevuto il loro “Schoppen” al suo interno.
10 Rivista del Palatinato
Ad alcune feste del vino del
Palatinato per vedere tutto c’è
bisogno della bicicletta.
Alla Giornata della Strada del vino tedesca praticamente
tutto il Palatinato si mette in marcia.
Il vino più antico del mondo
La lista dei record in fatto di vini non
finisce qui. Nel Guinness dei primati
vitivinicoli del Palatinato figurano infatti,
tra gli altri: il vino più antico del mondo,
contenuto in una bottiglia risalente al III
secolo d.C. deposta nella tomba di un
legionario romano quale provvista per il
viaggio e che oggi si può ammirare a
Spira, nel Museo storico del Palatinato;
il più antico vigneto ancora produttivo
del mondo, risalente al 1650, che si trova
a Rhodt; la strada del vino più antica;
il primo percorso didattico sul vino, il
peso specifico del mosto più elevato che
sia mai stato misurato, pari a 326 gradi
Öchsle (che hanno fatto sì che questo
mosto non diventasse mai vino); ed
infine il più grande comune dedito alla
viticoltura, primato che da anni vede
una gara testa a testa tra Neustadt an
der Weinstraße e Landau. Ringraziando
Bacco, nonostante i numerosi successi
la qualità non è mai venuta meno.
Il Palatinato è attualmente considerato
la zona vitivinicola più innovativa della
Germania ed occupa, nei concorsi a
livello nazionale e spesso anche internazionale, una lunga fila di posizioni
vincenti. Ci si può quindi consolare
del fatto che, in Germania, la regione
attorno alla Strada del vino tedesca
si attesti per dimensione soltanto al
secondo posto
Sette feste del vino particolarmente belle del Palatinato: www.pfalz.de/it
Rivista del Palatinato 11
Benvenuti tra boschi
Sotto i piedi il terreno soffice del bosco, mentre il sole continua a fare capolino attraverso il tetto
di foglie e in prossimità un picchio batte il tempo dei vostri passi. Poi all’improvviso il bosco si dirada
e la vista si allarga sulla pianura del Reno, una distesa di vigneti e paesi dediti alla vitivinicoltura
dove vi aspetta un delizioso e rinfrescante ristoro.
12 Rivista del Palatinato
e vigneti
Il nuovo “Pfälzer Weinsteig” (Sentiero del vino
del Palatinato) è un sentiero escursionistico a
lunga distanza certificato, che promette un
piacere superlativo per tutti i sensi.
Neuleiningen
Battenberg
Kaiserslautern
Bad Dürkheim
Neustadt
an derWeinstraße
Eußerthal
Amburgo
Berlino
Francoforte
Palatinato
Monaco
Annweiler
am Trifels
Wachenheim
Deidesheim
Speyer
Edenkoben
Germersheim
Leinsweiler
Klingenmünster
Bad Bergzabern
SchweigenRechtenbach
Wissembourg
Rivista del Palatinato 13
C
on i suoi 153 chilometri abbondanti, il “Pfälzer Weinsteig” (ossia
il Sentiero del vino del Palatinato) è il più
lungo dei tre sentieri escursionistici a
lunga distanza del Palatinato, con un percorso che offre moltissime opportunità
per godersi il meglio dei boschi e dei
vigneti. In dieci tappe varie e diversificate
il sentiero conduce fino alla “Deutsches
Weintor” (la Porta del vino tedesca) che si
trova a Schweigen, l’estremità meridionale della “Pfälzer Weinstraße” (la Strada
del vino del Palatinato). Si parte da Neu­
leiningen, che non merita di essere apprezzato solo in quanto punto di partenza
del vostro tour (spesso l’entusiasmo per
l’escursione fa vedere tutto in rosa), ma che
è davvero un paese straordinariamente
grazioso. Varrebbe la pena di fermarsi
più a lungo, se non fosse che … ci sono
molte altre località incantevoli che vi
aspettano. Quindi si procede: giù fino al
Neuleininger Tal e poi su verso il paese di
Battenberg dove, dietro le ultime case, il
sentiero s’inoltra nel bosco. Anche se in
continua salita, si cammina comodamente;
il verde del bosco rinfranca e già si pregusta il piacere della pausa al locale di ristoro
nel bosco Forsthaus Lindemannsruh.
Ogni inizio contiene un incanto:
Neuleiningen, il punto di partenza
della vostra escursione, è davvero
un luogo incantevole.
palatina e gli spuntini buoni e sostanziosi
come il “Saumagen” (stomaco di maiale
ripieno), le salsicce arrostite e i “Leber­
knödel” (canederli di fegato) rendono
più difficile proseguire il cammino. State
attenti!
Discese ardite e risalite
tra cave di pietra
Non correre e concedersi una pausa:
il locale di ristoro Forsthaus Lindemannsruh
sul percorso della prima tappa.
C’è da dire che i numerosi rifugi e locali
di ristoro del “Pfälzerwald” (la Foresta
Palatina) sono il vero piatto forte di questo tour. A volte però la famosa ospitalità
Sul Peterskopf, solo un paio passi dietro
al locale, s’innalza con i suoi 40 metri
di altezza la “Bismarckturm” (Torre di
Bismarck); di lì è possibile farsi un’idea
della distanza già percorsa e di quella
ancora da percorrere. Proseguendo in
discesa si arriva alla Kriemhildenstuhl;
situata a nord delle Alpi, è la cava di pietra
romana meglio conservata ed inoltre un
punto panoramico spettacolare. Alla fine
di questa tappa avrete percorso una
distanza di 17,5 chilometri e raggiunto
Bad Dürkheim. Impossibile evitare di fermarsi a riposare in questa città termale.
La Torre di Bismarck sul Peterskopf.
14 Rivista del Palatinato
Un escursionista di qualità
merita vitto e alloggio di qualità,
per esempio a Deidesheim.
L’immagine mostra il municipio.
Dopo una rapida impressione del quartiere delle ville di Bad Dürkheim, il
secondo giorno si prosegue attraverso
castagneti (“Käschde” nella parlata locale)
e poi attraverso vecchi querceti fino ad
un’invitante area per picnic nel Poppental.
Un piccolo ruscello completa questo
pittoresco scenario. Il sentiero si snoda
lungo una dorsale, in un susseguirsi di
luoghi idilliaci, fino al cosiddetto “Balkon
der Pfalz” (Balcone del Palatinato): i ruderi
di Wachtenburg. L’osteria del castello
serve bevande rinfrescanti da godersi
assieme alla vista straordinaria sulla pianura del Reno. In salita e poi in discesa:
è proprio in quest’ordine che si cammina
fino alla Michaelskapelle (la Cappella di
San Michele), dietro alla quale il sentiero
conduce poi attraverso vigneti di prima
qualità giù fino a Deidesheim.
Il Palatinato per
escursionisti provetti
Per le due tappe che seguono è richiesta
una buona forma fisica: infatti, prima vi
aspetta il Weinbiet con i suoi 553 metri,
poi il giorno seguente si va sul Kalmit,
la cima più alta della Foresta Palatina.
A destra e a sinistra del percorso ci sono
però talmente tante vedute, fontane, locali
di ristoro, aree per picnic, monumenti
e formazioni rocciose geologicamente
interessanti che non si avverte la fatica
della salita. Beh, forse un po’ di fatica si
sente … In cambio però alla sera, una
volta arrivati a Neustadt e St. Martin,
le mete finali di questa tappa, potrete
godervi il clima mite di queste località,
dovuto alla loro posizione sotto i rilievi
della Haardt, al riparo dal vento.
Villa Ludwigshöhe, nei pressi di Edenkoben,
è l’antica residenza estiva di re Ludovico I di
Baviera. Chissà se qui il re beveva birra?
Rivista del Palatinato 15
Anche per le imprese culinarie bisogna essere in forma
Quinta tappa: alla fine di questa giornata
potrete festeggiare, perché avrete completato con successo metà del percorso
del vostro tour escursionistico! Ma prima
vi chiama il bosco: con arbusti di mirtillo
e stagni scuri, odore di muschio e grotte
misteriose. Solo da Villa Ludwigshöhe si
ritorna alla luce. Di qui infatti il sentiero
si snoda al margine del bosco sopra a
Weyher, tra la frescura ombrosa e il calore
accumulato nei vigneti, per poi sfociare
nuovamente nel bosco nella salita finale
verso il rifugio Sankt Anna Hütte.
Il sesto giorno di escursione si va da
Burrweiler a Dernbach. Ciò significa che
per un pezzo si abbandona il margine
della Haardt, per poi riaccostarvisi a
partire da Leinsweiler, nell’ottava tappa.
Particolarità e attrazione della presente
tappa sono le numerose possibilità di
ristoro e il giro del monte Orensberg.
Dietro a Burrweiler si ritorna innanzi
tutto fino al rifugio Sankt Anna Hütte, di
lì si procede poi fino al rifugio Trifelsblick
Hütte che, come dice il nome, offre una
vista fantastica sulla Rocca di Trifels
ed inoltre sui Vosgi francesi e le loro
propaggini palatine.
La sosta successiva vi aspetta circa 5 chilometri più avanti, al locale Rambacher
Waldhaus. Di lì sono appena tre chilometri fino al rifugio Landauer Hütte,
anch’esso con servizio di ristoro e alloggio.
Dopo un giro completo dell’Orensberg,
in cui si gode di una vista eccezionale,
si arriva di nuovo proprio al rifugio
Landauer Hütte. Di qui si scende fino
al Dernbacher Haus, l’ultimo locale di
ristoro prima di Dernbach, dove troverete certamente un paio di ristoranti.
Per fortuna che a camminare si bruciano
molte calorie!
Prima di ripartire alla scoperta di boschi,
prati e castelli, ciò che caratterizza le due
tappe successive, vale la pena di visitare
la chiesa del monastero di Eußerthal,
consacrata nel 1262. Camminando nella
tranquillità di frutteti ronzanti e lungo
una sella boscosa si procede poi in direzione del comune vitivinicolo più occidentale del Palatinato: Gräfenhausen.
Lungo la discesa verso questa località
s’incontra l’area di sosta Drei Burgen Blick
che, con la sua vista su Trifels, Anebos e
Scharfenberg, inaugura la parte dell’escursione dedicata ai castelli. Dopo un pernottamento ad Annweiler, si passano uno
dopo l’altro tutti e tre questi monumenti
storici; poi il sentiero, oltrepassando i
resti di Neukastel e lo Slevogthof, vi
porta ai ruderi di Madenburg, uno dei
castelli più grandi e antichi del Palatinato.
Qui, come pure ai resti di Landeck che
seguono, avrete modo di rifocillarvi;
c’è da dire però che, dei due, Burg
Landeck offre forse il panorama più
bello. La destinazione finale del giorno è
Klingenmünster.
A tu per tu con la storia del Palatinato:
la Rocca di Trifels sopra ad Annweiler.
16 Rivista del Palatinato
Mettersi comodi e concedersi una pausa
ristoratrice: per esempio a Schweigen,
presso l’Associazione dei viticoltori della
Porta del vino tedesca.
Ve lo siete meritato!
La penultima tappa, che copre una distanza di 12 chilometri, è quasi una passeggiata e in parte sembra come un giro
in città. Si attraversano Klingenmünster e
Gleiszellen e poi, salendo moderatamente,
si raggiunge il bosco. Dopodiché si ridiscende moderatamente fino al locale di
ristoro Wappenschmiede di Pleisweiler,
punto in cui ricomincia la zona coltivata
e abitata. Il sentiero conduce attraverso
vigneti fino alla cittadina termale di Bad
Bergzabern: qui, nelle terme del Palatinato meridionale, potete per esempio
rilassarvi un po’ e prepararvi all’ultima
tappa di questo tour escursionistico.
La tappa finale ha serbo per voi tutto ciò
che contraddistingue il Sentiero del vino
del Palatinato: paesi antichi con case a
graticcio come Dörrenbach, il verde folto
dei boschi come quello che s’incontra
sulla via che porta alla Kolmerberkappelle,
(una cappella metà di pellegrinaggio),
monumenti storici come i ruderi del castello di Guttenberg, laghetti pittoreschi
come quello del Breitenborntal e, naturalmente, vigneti baciati dal sole come
quelli di Schweigen, il punto conclusivo
del Sentiero del vino del Palatinato. Siete
dunque arrivati a destinazione. Cosa c’è
di meglio ora del gustarsi un buon vino
in una delle taverne locali, ripercorrendo
mentalmente le tappe del tour appena
concluso?
Informazioni sul tour
Lunghezza: 153 chilometri.
Tappe: dieci.
Attrezzatura: lasciare nello zaino spazio
sufficiente per eventuali acquisti presso i viticoltori.
Soste e pernottamenti: strutture disponibili in
tutte le destinazioni finali delle tappe.
Attenzione: i rifugi della Foresta Palatina non
sono aperti tutti i giorni. Ulteriori informazioni sono
disponibili al sito: www.pwv.de
Il primo weekend di aprile il Palatinato vi invita
all’apertura della stagione escursionistica anche
sul Sentiero del vino. Maggiori informazioni sono
disponibili al sito: www.pfaelzer-wanderwege.de
o al numero telefonico: 06321 39160
Da qui fino alla Cappella di
San Michele, nei pressi di Deidesheim,
sono solo pochi passi.
Come arrivare: tutti i luoghi di partenza e di arrivo
delle tappe sono raggiungibili con i mezzi pubblici.
Rivista del Palatinato 17
Terra palatina
I fondamenti del v
All’origine del gusto del vino
Nel giornalismo si è soliti dire che i nomi
parlano; tuttavia, con alcuni nomi, c’è
da chiedersi piuttosto cosa nascondano.
Uno di questi è “terroir”: in molti l’hanno
già sentito nominare, in molti lo usano,
ma ognuno lo interpreta diversamente.
Sta di fatto che “terroir” ha a che fare con
il luogo in cui le viti affondano le radici,
trattandosi di un termine che deriva dal
latino “terra”, che significa terreno o suolo.
Tuttavia, chi intende risalire all’origine
del gusto del vino del Palatinato deve
prendere in considerazione – oltre al tipo
di roccia su cui crescono le viti – molti
altri fattori ambientali. Per esempio il
micro e il macroclima, la pendenza e
l’esposizione dei pendii, la capacità di
trattenere acqua del terreno e, non meno
importante, il lavoro dei viticoltori.
18 Rivista del Palatinato
Sono stati i viticoltori della Borgogna a
introdurre il concetto di “terroir”. La loro
intenzione era di mettere in risalto i loro
vigneti, coltivati da secoli e suddivisi in
piccole unità, così da prendere le distanze
delle grandi zone dei vini da tavola o dei
vini standard d’oltremare, dove la viticoltura è praticata in maniera estensiva.
Porre l’origine a garanzia della qualità e
farne uno strumento di marketing è una
questione che sta a cuore anche a molti
viticoltori del Palatinato. Infatti, anche
in questa regione la coltivazione della
vite è una pratica antica che risale ai
tempi dei romani, ed anche qui la natura
del terreno – così varia e diversificata –
riveste grande importanza, essendo una
delle ragioni della grande varietà di gusto
del vino del Palatinato. Affermare che un
Riesling è un Riesling non ha davvero
senso.
Dato che il termine francese viene spesso
abusato, alcuni viticoltori del Palatinato
preferiscono parlare di vigneto anziché di
“terroir”. Questa guida, che vuole essere
un’escursione alla scoperta dei fondamenti del gusto del vino, non si limita
soltanto alle caratteristiche del terreno,
ma illustra anche altre particolarità della
terra palatina, perché il mistero del vino è
molto di più che una questione di luogo.
vino del Palatinato
Che legame c’è tra le Alpi
e il vino del Palatinato
Sono in molti a sapere che il Palatinato
una volta faceva parte della Baviera;
pochi sanno, invece, che il vino del
Palatinato deve la sua ampia varietà di
gusto alle Alpi. Le Alpi hanno svolto un
ruolo importante fin dalla formazione
della fossa del Reno. Detto in parole
semplici, la fossa del Reno si è formata
perché le Alpi – con il loro peso – hanno
esercitato una pressione sul mantello terrestre, provocando una faglia. In seguito,
la crosta terrestre si è dilatata e le sue
zolle, sprofondando, hanno formato una
fossa che oggi va da Basilea a Magonza.
Tracce dell’innesco di questo processo,
che si è svolto in diverse fasi durante
molti milioni di anni, si possono trovare
ancora oggi nei pressi di Forst. Là, 53
milioni di anni fa, dalle crepe e dalle
spaccature della crosta terrestre uscì fuori
del magma, che ha lasciato in eredità
il Pechsteinkopf, costituito appunto da
roccia basaltica raffreddata. Quattro
milioni di anni dopo la fossa del Reno
cominciò a sprofondare; in seguito vi
penetrò il mare, che determinò sedimenti
ricchi di calcare. Seguì una lunga fase di
calma, in cui il mare gradualmente si
prosciugò. Circa cinque milioni di anni
fa è cominciato l’ultimo atto. Le Alpi si
sono sollevate diventando alte montagne
e, nel corso di questo processo, sono state
spinte settanta chilometri più a nord.
Durante questo spostamento hanno esercitato una spinta sulla fossa del Reno, che
ha provocato ulteriori faglie. Nella fossa
tettonica gli strati di terreno che erano in
profondità sono risaliti in superficie. Così
oggi i viticoltori al margine orientale
della Haardt possono compiacersi della
straordinaria varietà di rocce e di terreni.
In Palatinato la coltivazione della vite è praticata fin dai tempi dei romani. L’ampia varietà di gusto del vino palatino
è in parte dovuta alla natura varia e diversificata dei terreni di questa regione. Poter gustare un buon vino ammirando
uno splendido paesaggio è senz’altro un buon motivo per visitare il Palatinato.
Rivista del Palatinato 19
Onnipresente nei monumenti naturali e
culturali del Palatinato: l’arenaria rossa
Dalle torri di roccia del Palatinato meridionale alle artistiche porte di accesso
ai poderi dei viticoltori, dai castelli alle
chiese palatine, come per esempio il
duomo di Spira: l’arenaria rossa è onnipresente nei monumenti naturali e culturali del Palatinato. Al contempo, questa
roccia costituisce il solido fondo su cui
poggia il “Pfälzerwald” (ossia la Foresta
Palatina). L’arenaria si è formata 250
milioni di anni fa, quando fiumi primitivi depositarono i loro sedimenti in un
paesaggio altrimenti arido e desertico.
La colorazione rossa dell’arenaria variegata è dovuta agli ossidi di ferro. Laddove
l’acqua termale calda ha sciolto il ferro e
sbiancato la roccia si è formata la variante
di colore giallo. La compresenza di arenaria variegata rossa e gialla fa parte delle
particolarità geologiche del Palatinato.
I vigneti baciati dal sole, con il loro terreno di arenaria, arido e povero di sostanze
nutritive, ma che trattiene bene il calore,
offrono ai viticoltori un buon fondamento
per vini speciali di primissima qualità.
L’uva in questi vigneti matura prima,
mentre per quanto riguarda
il gusto si tratta di vini che
spiccano per la loro vivace
acidità. Della caratteristica gamma aromatica
fanno parte fragranze di
limone e pompelmo su
un fondo minerale.
20 Rivista del Palatinato
L’arenaria rossa è una presenza costante in Palatinato:
la si può ammirare nel duomo di Spira (uno dei monumenti
romanici più significativi), nei numerosi castelli, oppure in
una delle bizzarre torri di roccia come quelle qui fotografate,
che s’incontrano nella Dahner Felsenland, nel Palatinato
meridionale.
Vigneti con terreni di arenaria
si trovano per la maggior parte
al margine orientale della
Haardt, dove la Foresta
Palatina lascia gradualmente il posto al paesaggio collinare. Per praticare
la viticoltura in questi ripidi pendii
l’uomo ha dovuto innanzitutto creare
dei terrazzamenti. Essendo queste superfici viticole difficili da lavorare, molti
piccoli appezzamenti col tempo sono stati
abbandonati; nel frattempo, alcuni sono
di nuovo coltivati.
Il segreto della grande ricchezza di gusto:
le scogliere della fossa del Reno e il calcare
Tra i 20 e i 25 milioni di anni fa il Pala­
tinato non profumava né di vino né di
castagne. Al loro posto si diffondeva
nell’aria un odore di sale marino. Infatti,
durante il Miocene, nella fossa
del Reno era penetrato da sud un
mare tropicale. Poi sul fondo
marino si sono insediate le
alghe, formandovi ampie colonie. Preferendo il bordo della
fossa del Reno in cui l’acqua
era bassa, le alghe hanno dato
vita a imponenti scogliere bianche.
Queste scogliere calcaree sono cresciute
incessantemente, diventando così alte
da separare nella fossa del Reno le zone
di acqua bassa da quelle profonde.
Si sono formate delle lagune, dove poi
gradualmente l’acqua marina è evaporata.
È rimasto un fango calcareo che, come
le scogliere calcaree, si è indurito ed è
diventato calcare. Nonostante l’impres-
sione di scarsa coesione e di fragilità di
questo sedimento naturale, sul vino il
calcare ha fortunatamente un effetto
positivo: i suoi terreni caldi e basici
gli conferiscono infatti morbide note
aromatiche. I vitigni di Kallstadt, per
esempio, crescono su un terreno di
puro calcare, come il nome in
effetti suggerisce (“Kall” sta
per “Kalk” ossia calcare).
I terreni gessosi e friabili
regalano vini densi e
corposi, con magnifiche
sfumature morbide e ricche
che richiamano il mango,
la pesca, il melone ed il
caramello. Altri vigneti
palatini impiantati su terreni ricchi di
calcare sono lo Schweigener Sonnenberg,
la Kleine Kalmit nei pressi di Ilbesheim,
la Heiligenkirche a Bockenheim oppure
il Königsbacher Idig.
Una tipica immagine del Palatinato: la veduta dal vigneto Kleine Kalmit presso Ilbesheim (vicino a Landau)
mostra filari di viti e boschi a perdita d’occhio. Il Große Kalmit, che con i suoi 673 metri è il monte più alto
della Foresta Palatina, si trova nei pressi di Neustadt an der Weinstraße.
Rivista del Palatinato 21
Come il padre Reno aiuta il vino:
ghiaia e sabbia del Reno
Chi oggi passeggia per Weisenheim am
Sand non ha nulla da temere. La situazione era ben diversa alcune centinaia di
migliaia di anni fa. Nel Paleolitico non
c’erano né Riesling né Portugieser
(Portoghese), bensì le tigri dai
denti a sciabola, imponenti belve feline con
spaventosi denti canini
e 300 chili di peso. Le
prime tigri dai denti a
sciabola hanno fatto la
loro comparsa nel Palatinato già 10 milioni di anni
fa, durante la fase tropicale del
Terziario. In questa epoca geologica il
Reno primordiale e altri fiumi hanno
depositato sabbia e ghiaia nella fossa del
Reno. Anche più tardi, nei periodi glaciali del Pleistocene, il fiume Reno ha
continuato a depositare strati di sabbia e
ghiaia, mentre le tempeste formavano
dune di sabbia. Nomi di località come
Weisenheim am Sand (“Sand” significa
sabbia) sottolineano il fatto che i terreni
sabbiosi e ghiaiosi siano molto diffusi nella
regione palatina. Anche i terreni nei pressi
di Neustadt, attorno a Bad Dürkheim
e sotto Deidesheim sono caratterizzati
Dieci milioni di anni fa, nella
fase tropicale del Terziario,
le tigri coi denti a sciabola fanno
la loro comparsa in Palatinato.
da sabbia e ghiaia. In questo terreno
facilmente riscaldabile i grappoli maturano presto e i vini risultano densi e con
un’acidità leggera ed equilibrata. Grazie
ai leggeri terreni sabbiosi su cui crescono,
i Riesling dei vigneti di Deidesheim –
come per esempio l’Herrgottsacker o il
Kieselberg – sono ricchi, morbidi e vellutati
al palato. Nei Riesling spiccano sentori
di mela verde e pompelmo, nonché una
fragranza fiorita. Perfetti per accompagnare gli asparagi del Palatinato.
Il Reno ha continuamente depositato strati di sabbia e di ghiaia. Questi terreni, molto diffusi in Palatinato
(si tratta complessivamente di 52 chilometri quadrati), costituiscono il fondamento ideale per vini dall’acidità
leggera ed equilibrata. I Riesling, per esempio, si adattano benissimo agli asparagi palatini.
22 Rivista del Palatinato
Il Felsenberg, nei pressi di Herxheim am Berg
(a nord di Bad Dürkheim), offre una magnifica
vista del Berntal.
Una benefica tempesta
nel bicchiere: il löss
Sassosa, brulla e ostile alla vita, la tundra
si era estesa su ampie zone dell’Europa
centrale nei periodi glaciali del Pleistocene. Nemmeno il Palatinato godeva di
un clima confortevole. Gelide tempeste
soffiavano enormi nuvole di polvere per
centinaia di chilometri, da una
parte all’altra della regione.
Non meraviglia quindi che
i cacciatori e i raccoglitori
dell’era glaciale abbandonassero le regioni dei
fiumi e si spostassero
altrove. Molti millenni
più tardi, quando la polvere
di roccia particolarmente ricca di
calcio si era ormai depositata da tempo
sul fondo, queste tempeste di polvere
si dimostrarono una benedizione. Nel
frattempo sopra lo strato di löss, di spessore fino a 15 metri, si è formata una
coltre di piante che protegge il suolo
da un’ulteriore azione erosiva dei venti.
Il löss costituisce il terreno agricolo ideale.
I profani possono riconoscerlo dalla presenza nelle vigne di cavità sotterranee
e ripide scarpate. Questi suoli grassi e
fertili trattengono molta acqua e danno
raccolti eccellenti: la sabbia di löss, un
tempo così fastidiosa, è oggi una benedizione per l’agricoltura. Fino a pochi anni
fa nei vigneti impiantati sul löss c’erano
di preferenza varietà a bacca rossa, ma
nel frattempo si coltiva anche la varietà
Riesling. La percentuale di calcare fa sì
che l’acidità sia ben neutralizzata. I vini
di uve che crescono sul löss hanno una
struttura robusta, in cui tutti
gli aromi vengono esaltati.
Questi terreni, ricchi di
sostanze nutritive, danno
vini di grande ricchezza
e persistenza, perfetti
per accompagnare i pasti.
Anche il Riesling qui ha
una pienezza maggiore e
un’acidità più equilibrata
che altrove.
Rivista del Palatinato 23
Gli aromi del vino e le loro
profonde differenziazioni
Mentre sul gusto si può anche discutere,
è scientificamente attestato che il vino
sia influenzato, in maniera determinante,
dalla roccia su cui cresce l’uva da cui
è prodotto. Un gruppo di ricerca di
Neustadt lo ha dimostrato a proposito
del Riesling. È provato infatti che un
vitigno Riesling cresciuto sul basalto
risulta più fruttato e ricco di aromi
rispetto ad uno cresciuto sull’arenaria
variegata, che vanta invece un’acidità
minerale. Al contempo, vini derivati da
uve che crescono in regioni lontanissime
tra loro, ma sullo stesso tipo di roccia,
dimostrano analogie sorprendenti. In altre
parole: il suolo da cui la pianta riceve
acqua, nutrimento e, indirettamente,
anche aria e calore influenza gli aromi
del vino molto più di altri fattori ambientali. La capacità umana di differenziare
gli odori è enorme. L’uomo è in grado
di distinguere fino a 1000 aromi, profumieri esperti addirittura fino a 4000.
Nelle cosiddette “analisi descrittive” gli
esaminatori che lavorano per i ricercatori
di Neustadt, che hanno svolto
un’intensa preparazione, devono
riconoscere ben due dozzine
di attributi olfattivi e gustativi diversi e valutarne
l’intensità per mezzo
di una scala numerica.
L’olfatto è decisivo per definire il piacere del vino. E, dato che
per nasi inesperti non è così facile riconoscere le diverse fragranze,
la ruota delle fragranze aromatiche riassume le principali sfumature
olfattive dei vini rossi e bianchi.
I loro risultati sono sorprendenti: dimostrano infatti che un Riesling assianorenano del vigneto Flonborner Feuerberg
e un Riesling palatino del vigneto Kleine
Kalmit (nei pressi di Ilbesheim) hanno
nel complesso lo stesso profumo, a condizione che alla cantina le uve vengano
subito vinificate. Questo benché i luoghi
dove crescono i rispettivi vitigni siano
a 60 chilometri di distanza l’uno
dall’altro e in due diverse zone
di produzione. L’unico
punto in comune è la
formazione rocciosa da
cui hanno tratto il
nutrimento: il calcare.
Goldberg e Gerümpel:
I nomi dei vigneti palatini
e i loro significati
Altro che parole vuote e senza senso:
i nomi dei vigneti – riportati su molte
bottiglie di vino del Palatinato – non
sono termini vaghi messe lì per caso,
bensì riferimenti precisi. Dietro di loro si
celano storie interessanti che riguardano
la dimensione, i rapporti di proprietà
o la tipologia dei terreni. Termini come
“Fuchsloch” (tana di volpe) a HochdorfAssenheim oppure “Eschbacher Hasen”
(lepre di Eschbach) dicono chiaramente
che lì determinati animali si sentivano
a loro agio. Anche le piante sono state
fonte di ispirazione per i nomi, si veda per
esempio il “Kastaniengarten” (giardino dei
castagni) a Edenkoben, il “Mandel­höhe”
(poggio dei mandorli) a Maikammer, il
“Kastanienbusch” (macchia di castagni)
a Birkweiler, oppure il “Kirschgarten”
(giardino dei ciliegi) a Erpolzheim. In
altri casi sono la topografia, il clima o le
caratteristiche del terreno a suggerire il
nome, come nel caso di “Schäwer”
(espressione dialettale di “Schiefer” ossia
ardesia) a Burrweiler o di “Kreidkeller”
(cantina di gesso) a Kallstadt. Pendii
esposti a sud vengono chiamati volentieri
“Sonnenberg” (monte sole) e terreni particolarmente fertili sono detti “Goldberg”
(montagna d’oro). Spesso i vigneti hanno
preso il nome dai loro proprietari.
Direttamente nella vigna: è questo
il modo migliore per gustare il vino
del Palatinato.
24 Rivista del Palatinato
Per esempio il “Mönchspfad” (sentiero
dei monaci) a Siebeldingen, il “Kirchenstück” (podere della chiesa) a Forst oppure
il “Pfaffengrund” (terreno del prete) a
Diedesfeld erano in passato di proprietà
ecclesiastica. Invece il nome del vigneto
“Gerümpel” (ciarpame) di Wachenheim
o anche quello del vigneto “Ungeheuer”
(mostro) di Forst risalgono presumibilmente al nome dell’antico proprietario
Grympel von Bechtolsheim, ma potrebbe
anche essere un’allusione alla natura
granulosa del terreno. Qualche volta,
tuttavia, i riferimenti non funzionano.
Infatti, chi mai oggi potrebbe ancora
accertare se l’antico proprietario del
vigneto “Dickkopp” (testa
dura) di Ellerstadt sia stato
veramente un tipo cocciuto?
E’ stato tramandato soltanto
che si chiamava Hermichin Kopp.
Gli effetti benefici della Foresta Palatina per il vino del Palatinato
Anche nel Palatinato c’è il
föhn. A dire il vero è solo
un soffio rispetto al
noto fenomeno alpino
ma, proprio per questo,
è estremamente benefico
per la viticoltura. Ed il merito
è della Foresta Palatina, perché
il crinale dei rilievi medi della
maggiore regione boschiva ininterrotta
della Germania funge da barriera contro
la pioggia. Le masse di aria umida, salendo
alle sommità dei rilievi medi, si raffreddano. In alto l’aria non solo diventa più
fredda, ma anche più rarefatta e di conseguenza può accumulare meno vapore
acqueo. L’aria deve quindi cedere acqua
ed è per questo motivo che sulla Foresta
Palatina piove. Scendendo sulla fossa
tettonica del Reno l’aria secca si scalda
di nuovo e può accumulare più acqua.
Così succede spesso che al margine
orientale della Haardt
si estenda una fascia di
sereno per effetto del
föhn, mentre più a occidente diluvia. In tal modo
la Foresta Palatina contribuisce a fare del Pala­
tinato, con le sue quasi
duemila ore di sole all’anno,
una delle regioni più calde e asciutte
della Germania. Per farla breve: si tratta
di un clima favorevole al vino. Tuttavia,
bisogna anche tener conto che ogni
vigneto ha il proprio microclima legato
a fattori morfologici. Esso è per esempio
influenzato dall’inclinazione dei pendii,
dalla loro esposizione o anche dalla vicinanza di un solco vallivo della Foresta
Palatina. Variano infatti l’intensità
dell’insolazione, la frequenza delle gelate
e il regime locale dei venti. Il microclima
ha spesso un peso più determinante per
lo sviluppo dell’uva e la tipologia dei vini
di quanto non ne abbia il macroclima.
Un paradiso per gli appassionati
di escursioni a piedi: la Foresta
Palatina è la zona boschiva continua
più estesa della Germania.
Rivista del Palatinato 25
Il Palatinato
Una regione vitivinicola dalle grandi potenzialità
Markus Del Monego è il primo e finora unico sommelier tedesco campione del mondo. Dalla
conquista del titolo nel 1998 ha ricevuto numerosi altri premi in Germania e all’estero.
In quanto illustre esperto di vini, nessuno meglio di lui è in grado di descriverci le particolarità
e i pregi dei vini del Palatinato, anche facendo un confronto a livello internazionale.
Condizioni eccezionali
per vini di primissima qualità
Il Palatinato è situato ad ovest del Reno
ed è delimitato a nord dalla regione vitivinicola Assia Renana e a sud dell’Al­sazia.
È una tipica regione di confine in cui
diversi elementi naturali e culturali si
fondono, creando qualcosa di molto speciale. Il vino del Palatinato trae vantaggio
dal terroir veramente unico della regione.
Col termine “terroir” si definiscono non
solo i fattori esterni che influiscono sui
vitigni, tra cui la natura del terreno, le
condizioni microclimatiche, il bilancio
idrico e le rispettive caratteristiche delle
varietà di vite, ma anche le peculiarità
culturali di una regione e quindi anche il
fattore umano. Tutte queste componenti
si fondono in maniera ottimale nel vino
del Palatinato, come ben evidenziano i
vini di primissima qualità della regione.
Dal fresco Riesling
al ricco Merlot
Il Palatinato offre una grande varietà di
tipologie di vini adatti a ogni momento
della vita, occasione o stagione. In occasione di un picnic estivo il fresco e
fragrante Riesling convince tanto quanto
il robusto ed elegante Spätburgunder
(Pinot nero) durante una serata di relax
davanti al caminetto. Ad accompagnare i
menu nelle leggendarie trattorie del Pala­
tinato si trovano raffinati Weißburgunder
(Pinot bianchi), corposi Grauburgunder
26 Rivista del Palatinato
Prospettive luminose: il Palatinato è una
regione vitivinicola dal grande potenziale.
(Pinot grigi) e anche Riesling ben strutturati, questi ultimi classificati tra i
“Große Gewächse” (grandi cru). Accanto
a loro il Dornfelder dal colore rosso
intenso, il Gewürztraminer (Traminer
aromatico) o lo Scheurebe dal profumo
fruttato rompono la monotonia nella
scelta quotidiana del vino. Inoltre, i viticoltori che amano sperimentare sorprendono con vini di alta qualità che
s’immaginerebbero piuttosto in Francia
o in Italia. Le varietà di viti selezionate a
tale scopo traggono vantaggio dal clima
quasi mediterraneo del Palatinato, in cui
crescono persino i fichi. Di questa categoria fanno parte i freschi Sauvignon,
i Cabernet Sauvignon dalle caratteristiche note tanniche e i ricchi Merlot.
Le possibilità di sviluppo in questo
ambito sono davvero illimitate. Il barrique francese, la botte classica o la cisterna di acciaio ampliano il panorama vitivinicolo del Palatinato. Gli amanti dei
sapori dolci trovano ciò che fa per loro
non solo nelle pasticcerie degli eccellenti
ristoranti, ma anche dai viticoltori che,
spremendo uve da vendemmie o acidi
selezionati, producono vini ricchi di note
fruttate o dal sapore intenso, nonché rare
specialità quali i vini passiti e il vino del
ghiaccio, in cui si realizza un affascinante
equilibrio tra dolce e aspro.
Orientamento per
gli amanti del vino
L’ampia varietà di viti, tipologie di vini e
tendenze di gusto sono il risultato di una
politica di qualità verso i vini pregiati del
Palatinato che, da quasi un ventennio,
viene messa coerentemente in pratica da
viticoltori altamente motivati e pieni di
idee. Per evitare che questa ampia varietà
sia fonte di confusione per i consumatori
di vino, il Palatinato si presenta con nuovi
concetti, in veste di regione fortemente
innovativa. Concetti quali il “Großes
Gewächs” (grande cru) o il “DC Pfalz”
(origine controllata del Palatinato) hanno
svolto in tal senso un ruolo significativo,
costituendo inoltre un’utile integrazione
alle tradizionali categorie di classificazione dei vini di alta qualità.
I grandi cru si collocano al vertice della
piramide della qualità nell’ambito dei
vini secchi e hanno annunciato un revival
dei vigneti classici di qualità superiore.
I requisiti richiesti ai vini che possono
fregiarsi del titolo di “Großes Gewächs”
sono estremamente elevati. Per la loro
produzione possono essere impiegate
solo le varietà classiche come Riesling,
Pinot bianco, Pinot grigio e Pinot nero.
Rese più basse e grande maturazione
fisiologica dei grappoli portano a vini di
grande consistenza e profondità, che caratterizzano perfettamente il loro terroir e
non temono il confronto a livello internazionale. Con “DC Pfalz” il Palatinato
ha fornito un’ulteriore indicazione per
orientarsi. La dicitura “Districtus Controllatus Pfalz” viene accordata ai vini
secchi dei tre tipi di Pinot e delle varietà
Riesling e Dornfelder. Questi vini, prodotti nel rispetto di criteri qualitativi
elevati, esprimono pienamente la purezza
di carattere tipica della singola varietà di
vite utilizzata, che ne definisce la tipologia. Per garantire una buona qualità di
base, tutti i vini sono sottoposti ad un
controllo rigoroso, in cui la qualità viene
misurata in rapporto a determinati parametri fissi che riguardano l’aroma e il
gusto. Grazie a “DC Pfalz” il piacere
“puro” è facilmente individuabile. Indubbiamente il Palatinato è una regione
innovativa, esigente in fatto di qualità
e con una lunga tradizione alle spalle.
Salvaguardare questa tradizione anche per
il futuro è un impegno che il Palatinato
ha fatto suo da sempre. Alla salute …
del Palatinato!
Maggiori informazioni sui vini del Palatinato sono disponibili al sito: www.pfalz.de/it
In attesa di vincere il prossimo
premio, il vino del Palatinato
invecchia in botti come queste.
Rivista del Palatinato 27
Le varietà di viti
del Palatinato
Un’ampia scelta ricca
di personalità nei vigneti
del Palatinato
Nel Palatinato, la maggiore regione vitivinicola ininterrotta della Germania, sono
ammesse 45 varietà di viti a bacca bianca e
22 a bacca rossa. Tra queste, vi sono specialità regionali come le varietà St. Laurent e
Muskateller (moscato), varietà internazionali
di moda come Chardonnay e Merlot, nonché
nuove specie come la varietà Regent. Grazie
alla loro gamma aromatica, i vini prodotti da
queste uve regalano un’infinità di esperienze
del gusto, andando ad arricchire il panorama
dei piaceri del Palatinato, che si presenta
infatti ben assortito ed in grado di accontentare tutti i gusti.
Un numero ristretto di vitigni standard
occupa quasi due terzi della superficie coltivata a vite della regione. In testa c’è il
Riesling, ormai indiscusso numero uno nelle
vigne palatine. Ma in testa al catalogo degli
amanti del vino del Palatinato si trovano
anche il Müller Thurgau o Rivaner, il Kerner
e il Silvaner, mentre il Weißburgunder
(Pinot bianco) e il Grauburgunder (Pinot
grigio) acquisiscono di anno in anno sempre
più importanza. Oltre un terzo delle viti del
Palatinato sono a bacca rossa; tra i vini rossi
il primato spetta a Dornfelder, Portugieser
(Portoghese) e Spätburgunder (Pinot nero).
Tuttavia, non mancano nicchie per varietà
speciali. Le dodici fondamentali varietà di
viti del Palatinato presentate in questo
articolo sono state scelte a rappresentarne
molte altre. Tutte quante invitano a compiere un viaggio alla scoperta delle cantine
e dei vigneti di questa regione.
28 Rivista del Palatinato
Riesling
Un rubacuori di razza, con un aroma fruttato agli agrumi
ed un’acidità pronunciata. Un vero jolly, che non può quasi
mai mancare quando si tratta di trasformare un vino in
spumante, e che è inoltre perfetto per vini da vendemmie
selezionate o vini del ghiaccio. Nella maggior parte dei
casi il Riesling del Palatinato si presenta discreto in fatto
di acidità. Un “re dei vini bianchi” non deve certo fare
sfoggio: primo, perché ormai da secoli ha stabilito nella
Mittelhaardt (precisamente in località quali Deidesheim,
Forst e Wachenheim) una della sue roccheforti tedesche;
secondo, perché nel Palatinato negli ultimi anni ha fatto
strage di cuori. Dal 1995 questa preziosissima varietà
tedesca di vino bianco regna sovrana nella statistica delle
superfici coltivate a vite (quasi il 22,5 %), regalando agli
amanti del vino esperienze del gusto principesche e al
Palatinato premi a non finire.
Müller Thurgau o Rivaner
Qui da noi fa parte dei vini “fermi”, quelli che non fanno
troppo clamore per la loro qualità. Insomma, un tipo solido
e ben strutturato con genitori di tutto rispetto (Riesling e
Madeleine royale, una varietà di uva da tavola), come del
resto il suo creatore a cui deve il nome: il Professor Müller
del cantone svizzero Thurgau. Nel Palatinato è la seconda
varietà più diffusa dopo il Riesling e la sua moderna
variante secca, nota col nome di Rivaner, sta conoscendo
un revival. Non c’è da stupirsi, perché il Müller Thurgau
nonché Rivaner seduce con le sue delicate sfumature di noce
e di noce moscata e, grazie alla moderata acidità, si sposa
a meraviglia con piatti leggeri quali il pesce. Un bocciolo precoce che gli ammiratori (o ammiratrici) devono
gustare giovane.
Silvaner
Kerner
Un giovane in carriera, sicuro di sé e proveniente dalla
famiglia Riesling (un incrocio tra Blauer Trollinger e
Riesling bianco), che ha preso molto dal padre per quanto
riguarda il gusto e l’acidità. Col suo carattere fresco e riccamente speziato ha fatto grandi conquiste tra gli amanti del
vino e cresce all’incirca sul 5 % della superficie coltivata a
vite del Palatinato. Il Kerner si aggiudica le simpatie dei
gourmet come accompagnatore discreto di molti antipasti
o anche di carni bianche. Il simpatico ragazzo della porta
accanto, che preferisce rimanere discretamente nell’ombra,
sarebbe piaciuto anche a Justinus Kerner, poeta e medico
di Weinsberg scomparso nel 1862.
Sino ad alcuni decenni fa
l’uomo venuto dall’Est dava
tono alle vigne multiculturali
del Palatinato. Ora non più;
tuttavia, grazie alla sua leggerezza, il Silvaner è ancora
apprezzato da molti (occupa
quasi il 4 % della superficie
viticola). Per contro, quasi nessuno parla più della sua strana
origine. Pare, infatti, che questo vitigno selvatico sia originario della Caucasia, qualcuno
mormora addirittura che provenga dalla Transilvania (dove
anche i vampiri sono di casa, a quanto si dice). Ma niente
paura: chi si lascia catturare dalla leggera acidità di questo
tipo riservato e dal carattere neutro non se ne pentirà;
anzi, accompagnandolo a molti piatti leggeri, si leccherà
i baffi per l’entusiasmo.
Rivista del Palatinato 29
Morio Muskat
Scheurebe
Naturalmente nel mondo
delle viti è tutto più
facile: basta una
mamma Silvaner e
un padre Riesling
perché al discendente si spalanchi
davanti la superficie
viticola. Nel Palatinato
nel frattempo si tratta del 2 %, ma
la carriera di questo vino, avviata nel dopoguerra,
ha ora preso un’altra piega. Eppure il suo creatore Georg
Scheu era pieno di apprezzamenti per la sua scoperta,
e ne lodava il bouquet ancora più intenso del Riesling e
la ricchezza di corpo. Sia come vino secco (per esempio
abbinato a carni bianche), che come vino da vendemmie
selezionate, acini selezionati o vino del ghiaccio, la varietà
Scheurebe seduce bocca e naso: per i suoi aromi di pesca,
la fragranza di rosa o il bouquet di ribes nero. Un piacere
intenso, da gustare per esempio nel Palatinato.
L’unico autentico palatino in questa squadra
dei dodici è in qualche
modo “degenerato”: infatti, la nota
speziata di noce moscata non è propria
di nessuno dei suoi presunti genitori
(Silvaner e Weißburgunder, ossia Pinot
bianco). Questa varietà è il risultato di
un incrocio effettuato negli anni Venti
da Peter Morio al Lehr- und Forschungs­
anstalt di Neustadt e al Geilweilerhof
nei pressi di Siebeldingen (due istituti
di ricerca che si occupano di viticoltura).
Tuttavia, tale “degenerazione” non ha pregiudicato la
carriera del figlio (si tratta pur sempre di quasi l’1,5 % della
superficie viticola). Grazie al tipico bouquet profumato, il
Morio Muskat si presenta come vino aromatico da vendemmie tardive, vino da tavola oppure come accompagnatore
di piatti saporiti. Tuttalpiù potrebbe essere invidioso
di lui il Muskateller (Moscato):
ma la prova di una possibile
parentela tra questo classico
e il figlioccio di Morio
ancora manca …
Grauburgunder o Ruländer
Weißburgunder
Ancora un discreto factotum del territorio viticolo palatino,
che fa bella figura con quasi tutti i piatti (di preferenza con
pesce e carni bianche) e che tra l’altro è adattissimo come
vino di base per gli spumanti. In qualità di capostipite di
una classica famiglia di vini intrattiene naturalmente molte
buone relazioni e come Pinot blanc (ossia Pinot bianco)
gode di fama eccellente anche a livello internazionale.
Unica nota amara per gli amanti del Pinot bianco del Pala­
tinato: con il 3,5 % della superficie viticola la sua quota tra
Bockenheim e Schweigen non è eccessivamente elevata.
Tuttavia sta diventando molto popolare e la sua qualità
convince: nei concorsi i cru del Palatinato ottengono infatti
eccellenti risultati.
30 Rivista del Palatinato
Porta il nome di un ragazzo del Palatinato ma fa parte della
gloriosa famiglia dei Burgunder (Pinot); purtroppo però,
presenta una personalità dissociata. Il farmacista Johann
Seeger Ruland trovò nel 1711 la varietà selvatica, ma oggi
di questa hanno memoria solo i vini Pinot gris amabili,
che appunto si chiamano Ruländer, mentre il nome della
variante secca è Grauburgunder (Pinot grigio). Chi proviene
da condizioni così difficili deve per forza sviluppare carattere:
ciò è vero per i tipi dolci nobili, così ricchi di corpo, che
fanno una figura eccellente come aperitivo o vino da
dessert; ed è vero anche per le eleganti varianti secche, che
ben si sposano con gli arrosti. Il Grauburgunder è così: un
trasformista dalla leggera acidità e con una piccola ma
fedele comunità di ammiratori palatini (oltre il 4 % della
superficie coltivata a vite).
Portugieser
Gewürztraminer
Potrebbe vantarsi dei suoi successi
e contatti questo vecchio marinaio
che ha viaggiato molto: chi infatti può nominare Plinio o
il Principe elettore del Palatinato quali suoi testimoni
chiave? Chi può far riferimento al fatto che i suoi pari si
trovano nel vigneto più antico del Palatinato, il Traminer
Weinberg di Rhodt unter der Rietburg? Tanta tradizione
impone degli obblighi: per questo il Gewürztraminer
(Traminer aromatico), con il suo aroma speziato e il suo
ricco bouquet, dimostra carattere non solo quale dolce
nobile bevuto come aperitivo o vino da dessert, ma anche
nella versione secca, quando è in grado di trasformare certi
arrosti in un’esperienza del gusto. Non ha mai dato importanza al plauso delle masse, perché per un rappresentante
dell’antica nobiltà come lui l’1,5 % della superficie viticola
del Palatinato è semplicemente “adeguata al proprio rango”.
Dornfelder
Una storia di successo esemplare: arriva
un avvenente giovane
meridionale dal colorito rosso profondo, classe
– o meglio: annata – 1956,
e subito il mondo vitivinicolo si getta ai suoi piedi. Così
succede nel Palatinato dall’inizio
degli anni Novanta. I genitori (varietà
Helfensteiner e Heroldrebe) non contano molto sul mercato
vinicolo, in compenso il giovincello, pensato in origine come
vino da taglio per conferire colore, comincia improvvisamente
una carriera da solista. Un vino rosso vellutato, corposo e
dal carattere deciso, che si sposa a meraviglia con gli arrosti
e i formaggi aromatici e che inoltre, quando necessario,
s’impreziosisce con note di barrique. Frattanto, quasi il
14% delle superfici viticole sono coltivate con Dornfelder,
che è così la varietà a bacca rossa maggiormente diffusa nel
Palatinato. Non resta che augurarsi che la fortuna continui
a sorridere a questo giovane conquistatore di vette.
Con un uomo di mondo
leggero e dal sorso facile
come lui, le feste del vino
del Palatinato sono un vero
divertimento: si ordina un
rosato Portugieser (Portoghese)
e ci si abbandona al piacere.
Arrivato nel Palatinato nel 1860,
il Portoghese si è assicurato, con
quasi il 10 %, un posto fisso tra le
varietà a bacca rossa, soprattutto perché sono in particolare
i giovani ad amare le sue maniere semplici: gusto neutro,
acidità moderata e bouquet leggero. Ma attenzione a non
sottovalutare questo immigrato proveniente dall’Est, che
non ha nulla a che fare col Portogallo. Infatti, può sempre
capitare di imbattersi in un rosso Portoghese con una
leggera nota di Pinot che ingentilisce, per esempio, un
piatto di cacciagione.
Spätburgunder
A confronto con altri giovani colleghi che formano la
frazione dei vini rossi, lo Spätburgunder è il principe dei
rossi del Palatinato, potendo vantare raccomandazioni
di prim’ordine, un’esperienza secolare e un’ottima ascendenza: la famiglia dei Burgunder (Pinot). Uno
come lui non cerca il successo rapido, bensì
convince con una prolungata maturazione
in botte. Allora diventa più morbido e
gli aromi fruttati, come per
esempio quello di mora,
si esaltano; lo stesso
vale per l’invecchiamento in barrique, che
gli conferisce ulteriori
raffinate sfumature. È
perfetto per ingentilire
arrosti saporiti e piatti
di cacciagione. Naturalmente, una percentuale
di Spätburgunder (ossia
Pinot nero) pari al 7 %
circa non è molto per
il Palatinato, ma è in
aumento e gli specialisti sono stupiti: nelle
degustazioni di vini
rossi tedeschi i Pinot
neri del Palatinato, che dal 2003
possono portare anche il nome Pinot
noir, sono al primo posto.
Rivista del Palatinato 31
Große Weine
statt di
großer
Worte:
Socosì
könnte
man die descrivere
Pfälzer und
Festedelbeschreiben
Grandi
vini invece
grandi
parole:
si potrebbero
gli ihre
abitanti
Palatinato.
undfeste.
Teller,
Bank
und Becher
– mehr
braucht
manStrada
an derdelDeutschen
Weinstraße
eTisch
le loro
Tavoli
e piatti,
panche
e bicchieri,
sulla
vino tedesca
non c’è
nicht,
um
kleine
Winzerdörfer
in
ein
großes
Hallo
zu
verwandeln.
Dazu
gibt’s
natürlich
bisogno d’altro per trasformare piccoli paesini dediti alla viticoltura in un grande evento.
feinste Pfälzeralla
Weine
und dei
einevini
Einladung:
See del
youPalatinato.
beim Schoppen.
Demnächst?
Naturalmente
presenza
più raffinati
Allora formuliamo
un
Pfalzwein
e.
V
.,
Postfach
10
10
02,
67410
Neustadt/Weinstr.
www.zum-wohl-die-pfalz.de
➤
➤
invito: arrivederci al prossimo quartino, o meglio, al prossimo “Schoppen”!
➤ Pfalzwein e.V., Casella postale 10 10 02, 67410 Neustadt/Weinstr. ➤ www.pfalz.de/it
„Get together“
Perché qui ritrovarsi insieme
heißt hier immer noch
significa sempre e ancora festa del vino.
Deutsche Weinwerbe GmbH, Pfälzer Wein, 55007 Mainz
Weinfest.
Alla
Zum salute,
Wohl. Palatinato.
Die Pfalz.