Aspetti vegetazionali e tecniche a basso impatto

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Aspetti vegetazionali e tecniche a basso impatto
Città Metropolitana di Napoli
Area Pianificazione Territoriale, Urbanistica,
Sviluppo-Valorizzazione e Tutela Ambientale
Direzione Pianificazione Territoriale Urbanistica
PROGETTO ESECUTIVO 2016
Intesa Istituzionale di programma APQ "Infrastrutture per i sistemi urbani" III protocollo aggiuntivo
RESTAURO E RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE DELLA
RISERVA NATURALE STATALE "CRATERE DEGLI ASTRONI"
Ripristino della funzionalità della strada principale di percorrenza della riserva e consolidamento
del versante interno del cratere
Elaborato R5
Aspetti vegetazionali e tecniche a basso impatto
Relazione
Progettazione:
arch. Paolo Antonucci
geol. Stefano Giannino
dott. Renato Mantovani
ing. Antonio Peluso
arch. Michele Russo
dott. Fortunato Sgariglia
Consulenze:
Il Dirigente
dott. Giacomo Ariete
Il responsabile del procedimento
arch. Valeria Vanella
aspetti architettonici, storici, ambientali
arch. Vincenzo Russo
con arch. Giorgio Castiello (indagini storiche)
aspetti geologici, geotecnici, idrogeologici
geol. Paolo Maria Guarino
con geol. Antonio D'Errico (aspetti geologici)
aspetti botanici, ecologici, forestali e ingegneria naturalistica
dott. Riccardo Motti Dipartimento di Arboricoltura, Botanica, Patologia vegetale - Facoltà di Agraria - Università degli Studi di Napoli "Federico II"
con ing. Marco Esposito (interventi di ingegneria naturalistica e tecniche a basso impatto)
Indice
Premessa
1. Realizzazione di opere di mitigazione del rischio ambientale .............. pag 3
2. Il Progetto ................................................................................................... 5
A - Interventi sui versanti a monte della strada .............................................. 8
B - Interventi di consolidamento della strada – versanti di valle ................... 13
C - Interventi sulla Vegetazione
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3 . Monitoraggio preventivo
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4. Abbattimento alberi e operazioni sulla vegetazione
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PREMESSA
Il progetto “Restauro e riqualificazione ambientale della Riserva
naturale statale - Cratere degli Astroni”, indicato con il codice SU3-NA02
e finanziato nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro “Infrastrutture per
i sistemi urbani, 3° Protocollo Aggiuntivo” – Tabella 1 Infrastrutture sociali,
sottoscritto tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Regione
Campania, vede quale ente attuatore la Città Metropolitana di Napoli (exProvincia di Napoli).
Il Progetto ha come obiettivo il “Ripristino della funzionalità della
strada principale di percorrenza della Riserva naturale statale - Cratere
degli Astroni con interventi di consolidamento del versante interno del
cratere” finalizzato a garantire le attività di sorveglianza, gestione e
manutenzione della riserva.
Le ipotesi che rispondono agli obiettivi del progetto, in riferimento ai
risultati delle analisi che hanno investito diverse componenti (storiche,
paesaggistiche, geologiche, ambientali e vegetazionali, normative,
gestionali), devono necessariamente coniugare e sintetizzare le diverse
problematiche emerse.
In tale ottica le scelte progettuali sono state finalizzate alla
riconfigurazione storica della sede stradale e alla realizzazione di opere
di mitigazione del rischio, laddove attualmente insistono condizioni di
pericolosità connesse alla presenza di dissesti sia lungo la strada che lungo
le aree di versante.
Il progetto, nella redazione esecutiva 2016, rappresenta lo sviluppo di
quello approvato con Delibera di Giunta n. 912 del 14.12.2009, e sospeso nel
2010 fino al rilascio del nulla osta da parte della Regione Campania.
A seguito del suddetto nulla osta si è messo in atto un aggiornamento
di quanto predisposto nel 2009, pervenendo nel 2014 ad una riconferma
delle scelte progettuali e ad una revisione dei costi delle opere.
Prima di procedere all’approvazione del progetto 2016 si è ritenuto di
dover ulteriormente rivalutare gli elaborati di computo in relazione al tempo
intercorso ed all’attuale stato dei luoghi, in quanto:
-
l’aggiornamento tariffario al prezzario Campania 2015 porta
inevitabilmente ad un ulteriore incremento dei costi del progetto;
la complessa e veloce evoluzione morfodinamica dell’area oggetto di
intervento, resa ancor più incontrollata dall’assenza di manutenzione,
rende necessario incrementare le voci relative a:
-pulizia della vegetazione infestante dei manufatti e dei versanti,
-verifica e abbattimento di ulteriori alberi a rischio schianto, anche in
relazione alle già previste opere di disgaggio,
-pulizia dall’accumulo di detriti derivanti dalle azioni di disfacimento
naturale.
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Ciò premesso si è proceduto alla rideterminazione dei costi del
progetto addivenendo alla conclusione che potranno essere confermati gli
interventi già previsti nel Progetto Esecutivo 2009 vale a dire:
Riconfigurazione architettonica-storica dello stradello e delle relative
opere d’arte
Riconfigurazione del piazzale, dello stradello e del passeggiatoio
Ripristino della gaveta
Ripristino degli inghiottitoi e dei ponticelli
Recupero delle murature esistenti e realizzazione nuove murature
Consolidamento dei versanti a valle della strada
Interventi di ingegneria naturalistica: palificate vive doppie e piantagioni
Difesa dei versanti dai fenomeni franosi a monte della strada
Costruzione di un muro di sostegno e recupero parziale del barbacane a
ridosso del piazzale
Interventi di ingegneria naturalistica: gradonate e viminate
Operazioni preliminari di disgaggio banchi di tufo
Interventi di consolidamento dei banchi di tufo
Realizzazione delle opere di difesa passiva con barriere paramassi
(limitatamente ad alcune aree*)
Interventi sulla vegetazione nelle aree interessate dalle opere di
progetto
Abbattimento di alberi a rischio di schianto
Operazioni di rimonda del secco e alleggerimento della chioma
Operazioni di eliminazione dell’edera
Eliminazione della vegetazione arbustiva e arborea
*L’importo attuale del progetto, non consente invece la totale realizzazione
delle opere di difesa passiva con barriere paramassi come previsto dal
Progetto Definitivo ed Esecutivo 2009.
Queste ultime, nel Progetto Esecutivo 2016 saranno previste solo nel solo
tratto iniziale della strada prospiciente al sentiero di accesso pedonale
attualmente utilizzato (settori A e B cfr elaborato R3a-b), mentre gli altri tratti,
previo idoneo finanziamento, potranno essere oggetto di ulteriore
approfondimento, allo scopo di una verifica puntuale dello stato dei luoghi e
delle loro attuali condizioni geomorfologiche, vista la complessa e veloce
evoluzione morfodinamica dei versanti oggetto di intervento e alla luce delle
opere di pulizia e di consolidamento dei versanti previsti tra gli altri interventi
di progetto.
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1. Realizzazione
di
opere
di
mitigazione
del
rischio
ambientale
La presente relazione si riferisce alla identificazione degli interventi
necessari alla stabilizzazione delle scarpate già interessate da fenomeni
franosi e localizzate a partire dal piazzale di ingresso della Riserva Naturale
degli Astroni lungo lo stradello carrabile fino al fondo del cratere. Come
rilevabile dagli elaborati di analisi, l’attuale tracciato che dal piazzale
d’ingresso conduce al fondo del cratere presenta numerosi fenomeni di
dissesto che interessano sia i versanti che la strada stessa.
Il complesso sistema di interventi, eseguiti in successivi momenti storici,
ha consentito di effettuare un accurato studio sulle tecniche utilizzate in
passato e sulla loro tenuta in relazione alle evoluzione ed alle dinamiche di
frana osservate e puntualmente registrate nel corso degli ultimi anni. I
sopralluoghi e le indagini effettuate hanno riguardato oltre ai versanti sud e
nord nell’area del piazzale, il percorso di accesso al fondo del cratere, quello
carrabile, di minore pendenza interessato, come detto, da significativi
fenomeni di dissesto.
La complessità e varietà dei fenomeni franosi che interessano i versanti
che insistono sulle aree e sui percorsi fruiti della Riserva hanno suggerito di
effettuare, preliminarmente alla scelta dell’intervento, un’indagine dettagliata
sulle forme e sulle cause dei dissesti sviluppatisi. La pendenza e l’altezza dei
versanti, la composizione e la stratigrafia del terreno, spesso molto variabile
a distanza di pochi metri, sono i fattori che maggiormente hanno inciso
sull’instabilità dei versanti, determinando lo scorrimento degli strati
superficiali ed in alcuni casi anche il distacco di blocchi monolitici di
consistenti
dimensioni
laddove
i
depositi
piroclastici
presentano
caratteristiche semilitoidi che si manifestano con un improvviso distacco con
frane da crollo.
Lo studio della stratigrafia dei terreni, la loro composizione e le
caratteristiche meccaniche, le ipotesi circa le cause che hanno determinato
l’instabilità, oltre allo studio dei precedenti interventi di consolidamento e
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contenimento dei pendii, sono gli elementi fondanti della progettazione
proposta.
Un arco temporale sufficientemente lungo, in cui sono stati realizzati
numerosi interventi, i più antichi in muratura di tufo i più recenti con le
tecniche di Ingegneria Naturalistica, ha consentito di avere un quadro definito
di metodo, dettato dalla constatazione della efficacia, della tenuta e
soprattutto della durata delle opere eseguite.
Altro importante fattore che ha guidato la scelta relativa agli interventi è il
particolare contesto in cui si interviene, un delicato ecosistema fortemente
condizionabile dalla rumorosità delle lavorazioni e delle attrezzature utilizzate
nel corso della fase di cantierizzazione, così come la necessità di lasciare
inalterata l’orografia dei luoghi.
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2. Il Progetto
Il progetto prevede un sistema combinato di azioni, da un lato il ripristino
e l’arginatura dei fronti in scorrimento con il consolidamento delle murature in
tufo esistenti e la realizzazione di interventi di Ingegneria Naturalistica,
dall’altro con opere di difesa passiva inserite sui versanti a più livelli.
Come risulta chiaro dallo studio delle sezioni dei versanti e dalle tipologie
di dissesto, saranno utilizzate tecniche diverse in condizioni differenti di
pendenza oltre che di posizione rispetto ai luoghi fruiti.
La scelta delle tecniche da adottare in riferimento alle aree interessate dai
fenomeni di instabilità è stata valutata anche in relazione al costo medio
unitario dell’intervento, alla sua riproducibilità ed alla sua maggiore o minore
compatibilità ambientale.
In sintesi è possibile individuare le seguenti macrocategorie d’intervento:
A Interventi sui versanti a monte della strada
B Interventi di consolidamento della strada - versanti a valle
C Interventi sulla vegetazione
Le scelte progettuali, come detto, interpretano esigenze di tipo
paesaggistico, naturalistico, tecnico e di sicurezza valutate sia singolarmente
che in relazione tra loro, tenendo conto del particolare contesto in cui si
inseriscono.
Come criterio generale può dirsi che gli interventi di progetto operano con
una filosofia di mitigazione del rischio mediante opere di difesa passiva e di
ingegneria naturalistica (paratie in legno, palificate vive di sottoscarpa,
barriere vegetali), lasciando tuttavia inalterate le dinamiche di evoluzione dei
versanti.
In particolare nelle aree identificate nei grafici allegati nei settori A, B, D, F
e G, l’andamento sub verticale dei versanti e la tipologia di dissesto non
consentono di intervenire in modo attivo con tecniche di consolidamento a
basso impatto se non limitatamente a piccoli fenomeni di erosione
superficiale.
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Proprio in considerazione della particolare valenza ambientale del sito,
infatti, gli interventi di progetto non mirano alla stabilizzazione dei corpi in
frana, così come puntualmente individuati nella relazione geologica
geotecnica allegata, ma realizzano un sistema combinato di opere di difesa
passiva che consentono nel pieno rispetto del contesto di intervento di
consentire la fruizione controllata del sito.
A titolo di esempio si consideri il tratto di versante identificato nei grafici
come settore G. In tale ambito si sovrappongono due diversi fenomeni
franosi entrambi incombenti sullo stradello ma di diversa natura. Un primo
fenomeno interessa i crolli rapidi ed improvvisi dovuti al distacco di prismi di
roccia di dimensioni fino al metro cubo con elevata probabilità di innesco a
partire dalla sommità del costone.
Tale dissesto interessa il primo
fronte della scarpata e, come
appare evidente, determina un
grave
rischio
connesso
all’attraversamento dello stradello
in quel tratto. Il costone è ad
andamento sub verticale quasi del
tutto privo di vegetazione ed è
direttamente a picco sulla strada.
A
monte
del
banco
tufaceo
fratturato, e nello stesso settore il versante è ripido in depositi piroclastici
incoerenti ed è soggetto allo scivolamento della porzione più superficiale del
suolo con frane da scorrimento-colata. Per effetto di tale fenomeno e del
dislivello determinato dal sottostante costone, si sono verificate, anche di
recente, frane da scorrimento colata con mobilizzazione di volumi di
materiale anche maggiore di 100 mc con invasione dello stradello.
Il coesistere dei due fenomeni, la particolare geometria del versante, la
sua composizione oltre alla diversa copertura vegetale delle aree in frana
hanno indotto ad un processo progettuale complesso che ha preso in esame
tutte le possibili soluzioni in relazione al loro grado di efficacia e di
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integrazione. L’utilizzo di reti paramassi nella parte bassa del versante e di
rivestimenti in rete metallica a doppia torsione e geostuoia tridimensionale
nella parte alta avrebbe garantito l’efficacia dell’intervento in termini di
contenimento dei fronti in frana ma allo stesso tempo avrebbe richiesto
interventi di decespugliamento molto estesi e la maglia metallica a vista
lungo l’intero banco in tufo.
La filosofia d’intervento proposta, come detto, mira alla fruizione dell’area
naturale protetta nell’ottica del minor impatto possibile con l’ambiente
naturale in cui si inserisce. Nel caso specifico l’approccio metodologico
d’intervento si traduce nella realizzazione sul versante sia di barriere
paramassi in acciaio (con assorbimento fino a 2000 KJ) poste su più livelli,
che
interventi
di
Ingegneria
Naturalistica
(gradonate
e
viminate)
limitatamente alle aree in erosione superficiale con una diffusa piantagione
che costituisce una immediata protezione meccanica della corrosione ed in
una fase successiva un efficace consolidamento in profondità.
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A Interventi sui versanti a monte della strada
Come più volte ribadito la scelta degli interventi muove da una accurata
analisi delle dinamiche di frana dei versanti sia osservate che attese oltre che
da una campagna di indagini specifiche effettuate. Le opere previste infatti
possono sintetizzarsi nel modo seguente.
Operazione di disgaggio e sigillatura banchi di tufo
Preliminarmente alla fase di realizzazione dei seguenti interventi, verrà
eseguita una accurata operazione di disgaggio di materiale lapideo, in quei
tratti di versante potenzialmente interessati da fenomeni di crollo, con
conseguente interessamento della sede stradale. Successivamente, per il
controllo di fenomeni locali di instabilità di non rilevante entità, verranno
realizzate sigillature dei giunti e lesioni, attraverso l’utilizzo di soluzioni
cementizie e/o di resine.
Barriere di difesa passiva paramassi
Come indicato in premessa si è individuata la necessità di realizzare un
sistema di protezione delle mediante opere di difesa passiva.
Lo studio e l’analisi del complesso sistema di interventi realizzati tra il
1749 ed il 1750 per volontà di Carlo III di Borbone hanno consentito di
osservare oltre ad un pregevole sistema di smaltimento delle acque
meteoriche un impianto di protezione dei versanti e di sostegno della strada
fatto di contrafforti e muri di contenimento in tufo. Non a caso le aree
interessate dai fenomeni franosi più pericolosi, identificate nei grafici allegati
nei settori A, B, D, F si trovano proprio in corrispondenza delle discontinuità
rilevate nei grandi muri in tufo (con altezze che superano i 15 metri).
Come specificato nelle motivazioni in premessa nel Progetto Esecutivo
2016 saranno previste quindi, limitatamente ai settori A e B prospicienti al
sentiero di accesso pedonale attualmente utilizzato, un sistema di barriere
passive paramassi poste su più livelli, con la funzione di assorbire massi e
frane con capacità di assorbimento di 2000 KJ. (Dettagli esecutivi Elaborato
T5 e T5c).
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Pertanto si ritiene di aver individuato scelte progettuali rispettose del sito
ed in linea con gli interventi già eseguiti e risultati efficaci.
Gradonate e viminate
Le tecniche proprie dell’Ingegneria Naturalistica sono state rielaborate
proprio per tener conto del sito su cui si interviene che, nonostante le
caratteristiche di naturalità, presenta numerosi interventi dell’uomo eseguiti in
diversi momenti storici.
Le gradonate vive si realizzano mediante lo scavo di gradoni o
terrazzamenti a file parallele su pendii con messa a dimora all’interno
gradone di ramaglia di piante legnose con capacità di riproduzione vegetativa
e piante radicate e successiva copertura con materiale proveniente dalle
precedenti operazioni di scavo. La tecnica proposta ha il vantaggio di poter
essere eseguita a mano e di realizzare una radicazione profonda con effetto
di drenaggio, impedendo sia l’erosione che il movimento del terreno. Grazie
a questo intervento il deflusso dell’acqua nel suolo ed il ruscellamento
superficiale vengono rallentati.
Le gradonate saranno realizzate nei settori A, B, D, F e G in
corrispondenza di tutti i versanti interessati da consistenti dissesti e nei quali
si prevedono, limitatamente ad alcune aree (settori A e B), anche barriere di
difesa passiva. La loro azione si prevede costituisca un consolidamento
immediato del terreno con un effetto che aumenta dopo la radicazione.
Congiuntamente alle gradonate è prevista inoltre la realizzazione di
viminate, con la funzione di difesa passiva per piccoli elementi (nell’ordine
del dm3) che si distaccano dal versante. Possono prevedersi ove possibile
anche delle barriere vegetali intese come rimboschimento. Queste ultime si
realizzano con specie autoctone messe a dimora ad un interasse medio di 30
cm a costituire in breve tempo, una fitta barriera in grado di trattenere piccoli
blocchi in scivolamento. Le specie autoctone utilizzate sono:
Ruscus aculeatus

Viburno Tines

Phillyrea latifolia

Cytisus villosus
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Operazioni preliminari
Prima della realizzazione degli interventi relativi alle barriere paramassi
e alle palificate si dovrà procedere al decespugliamento delle aree
interessate, con salvaguardia dell’eventuale rinnovazione arborea ed
arbustiva naturale e di tutti gli arbusti ed alberi aventi chioma di diametro
maggiore di 100 cm. per i quali si procederà all’espianto ed al temporaneo
reimpianto in vivaio realizzato all’interno della Riserva.
Le operazioni dovranno effettuarsi durante il riposo vegetativo,
preferibilmente alla fine dell’inverno prima del risveglio vegetativo, evitando lo
stress del rigore invernale.
Le operazioni di espianto dovranno essere precedute da una
preventiva
potatura
della
chioma
con
tagli
di
ritorno,
per
ridurla
proporzionalmente alla riduzione dell’apparato radicale, verificandone lo stato
fitosanitario insieme alla Direzione Lavori.
L’espianto andrà eseguito compiendo uno scavo verticale tutto attorno
alle piante, avendo cura di non strappare le radici, per creare una zolla con
diametro pari a dieci volte quello del tronco, misurato a 100 cm dal colletto,
con un altezza della zolla pari a 4/5 del suo diametro, la zolla dovrà essere
avvolta da telo di juta o rete metallica prima di essere spostata onde evitare
rotture o crepe, inoltre le radici andranno rifilate.
La pianta così zollata, provvista di etichettatura sigillata e firmata dalla
D.L., dovrà essere riposizionata in tempi brevissimi, nella buca di
destinazione preventivamente preparata nell’area di vivaio.
Queste piante dovranno essere considerate alla stregua dei nuovi impianti e
seguite con maggiore cura durante tutto il cantiere onde evitare stress idrici o
altri danneggiamenti di qualsiasi genere.
Al termine della realizzazione delle barriere paramassi, l’Appaltatore
dovrà picchettare le aree di impianto, sulla base del progetto e delle
indicazioni della Direzione Lavori, segnando accuratamente la posizione
dove andranno messe a dimora i singoli alberi e arbusti isolati e il perimetro
delle piantagioni omogenee, macchie di arbusti, etc.
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Al termine della fase di picchettamento, l’Appaltatore deve ricevere
l’approvazione della Direzione Lavori, ove richiesto apportare le modifiche
volute, prima di procedere con le operazioni successive di messa a dimora
delle piante.
L’epoca per la messa a dimora delle piante viene stabilita dalla
Direzione Lavori ma, comunque, dovrà rientrare nel periodo di riposo
vegetativo, dalla fine dall’autunno all’inizio della primavera, e stabilita in base
alle specie vegetali impiegate, ai fattori climatici locali alle condizioni di
umidità del terreno; evitando i periodi di gelo. Qualche giorno prima della
messa a dimora degli alberi, l’Appaltatore dovrà preparare le buche che
dovranno essere almeno 1,5 volte le dimensioni del pane di terra da
contenere.
Nel caso di esemplari isolati o in condizioni in cui non sia stato
possibile procedere alla ripuntatura, l’Appaltatore dovrà preparare delle
buche di 100x100x50 cm smuovendo il fondo della buca per altri 5 cm.
Alcuni giorni prima della piantagione, l’Appaltatore dovrà procedere al
riempimento parziale della buca con terra e torba, predisponendo in modo
che le piante poggino la zolla su uno strato idoneo di miscuglio terra-torba
ben assestato.
Durante lo scavo, l’Appaltatore, si dovrà assicurare che le radici non si
vengano a trovare in una zona di ristagno idrico.
La messa a dimora degli alberi si dovrà eseguire con i mezzi idonei in
relazione alle dimensioni della pianta, facendo particolare attenzione che il
colletto si venga a trovare a livello del terreno anche dopo l’assestamento
dello stesso, le piante cresciute da talea devono essere piantate 5 cm più
profonde della quota che avevano in vivaio.
Gli arbusti espiantati e trapiantati in vivaio, saranno riposizionati nelle
loro aree originali mentre i nuovi arbusti da talee e da semi, provenienti dal
vivaio realizzato nella Riserva e delle specie delle specie Cytisus scoparius
subsp. Scoparius Cytisus villosus, Crataegus monogyna subsp. Monogyna,
Daphne laureola subsp. Laureola, Cornus sanguinea, Evonymus europaeus,
Rhamnus alaternus subsp. Alaternus, Ligustrum vulgare, Viburnum tinus
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subsp. Tinuso, saranno messe a dimora in varietà in modo conforme al
contesto ambientale nel quale saranno collocate e con sesto d'impianto di
3.5 pt/mq.
Al fine di mantenere la vegetazione esistente evitando di inserire
specie o genotipi estranei è necessaria la realizzazione preventiva e la
gestione temporanea per tutta la durata dei lavori di un vivaio su area
indicata dalle D.L
di dimensioni adeguate alle necessità delle opere di
rimboschimento successive alla realizzazione delle opere previste (barriere
paramassi, palificate, viminate, barriere verdi etc.), con essenze arbustive ed
arboree espiante nelle aree oggetto degli interventi e talee, reperite
tassativamente all’interno della Riserva degli Astroni, delle specie Cytisus
scoparius subsp. Scoparius Cytisus villosus, Crataegus monogyna subsp.
Monogyna, Daphne laureola subsp. Laureola, Cornus sanguinea, Evonymus
europaeus, Rhamnus alaternus subsp. Alaternus, Ligustrum vulgare,
Viburnum tinus subsp. tinuso ).
Il rimboschimento è previsto con lo scopo di realizzare ulteriori barriere
verdi, ai fini della sicurezza dei versanti, e con l’obiettivo di mitigare
percettivamente il sistema delle barriere paramassi; ove possibile in
prossimità di queste, a monte e a valle per una fascia complessiva di
larghezza media di 3 mt. e di lunghezza pari a quella della relativa barriera
paramassi,
l’insieme degli arbusti sarà orientato in modo da ottenere il
migliore risultato tecnico e paesaggistico conforme all’immediato contesto
naturale, con l’obiettivo di ridurre l’impatto percettivo delle barriere e di ridurre
potenziali interferenze con l’avifauna..
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B Interventi di consolidamento della strada - versanti a valle
Lo stradone carrabile che dal piazzale d’ingresso raggiunge il fondo del
cratere fino ad intersecare la vecchia strada, per una lunghezza di circa 1620
metri ed una larghezza media di 6, presenta una fondazione stradale
costituita da un “materasso” in pietrame calcareo, con clasti delle dimensioni
dei 2-8 cm ed uno spessore di circa 45-50 cm ed è ricoperta da uno strato di
10 cm di conglomerato bituminoso.
Come rilevabile dall’analisi del quadro fessurativo e dal confronto con le
prove penetrometriche eseguite in sito, si osserva un cedimento dei volumi di
riporto per uno sviluppo lineare di circa trecento metri.
Nel progetto originario della strada in argomento risalente alla metà
dell’’800 si ipotizzava di contenere il volume di rinterro mediante murature di
contenimento in tufo. Tali opere, probabilmente per un dimensionamento non
idoneo a sostenere i carichi di esercizio cui è stata sottoposta negli anni
successivi (basti pensare al grande traffico di mezzi pesanti e cingolati
durante la seconda guerra mondiale), sono state oggetto di crolli diffusi che
ne hanno fatto, quasi del tutto, perdere traccia.
Le profonde lesioni sul manto d’asfalto
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Lo scivolamento del volume di rinterro è sicuramente un problema che
interessa lo stradone carrabile da molti anni, i saggi effettuati infatti hanno
rilevato più interventi di “ricarica” effettuati negli anni mediante operazioni di
rinterro che, come appare evidente, non hanno arrestato il fenomeno.
Il progetto prevede l’utilizzo di consolidate tecniche di ingegneria
naturalistica, mediante la realizzazione di palificate vive doppie di
sottoscarpa (tipo Vesuvio) su una o più file di terrazzamento in relazione al
volume di riporto da contenere, così come rilevato dai sondaggi effettuati
sulla strada (cfr. Elaborato R3 - Relazione geologica – Dettagli esecutivi
Elaborato T5a). La geometria delle palificate, determinata dalla disposizione,
dalla lunghezza e dalla inclinazione dei pali, è stata progettata proprio per
consentire un idoneo approfondimento dell’opera di sostegno nella sezione
stabile del versante. L’intervento proposto, che come detto si differenzia a
seconda della geometria e delle caratteristiche del versante, consta
nell’utilizzo di una palificata doppia realizzata con una struttura in legname
tondo costituito da un’incastellatura di tronchi a formare camere frontali nelle
quali vengono inserite le fascine. Tale opera, addossata alla sponda in
scivolamento ne costituisce un rapido e duraturo consolidamento e
costituisce una valida alternativa al contenimento realizzato con la muratura.
palificata viva doppia (Vesuvio) di sottoscarpa
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L’intervento rappresenta lo strumento operativo per il raggiungimento
dell’obiettivo di una manutenzione diffusa del territorio ad elevata
compatibilità
ambientale,
nell’ottica
della
prevenzione
del
rischio
idrogeologico. La tecnica adoperata infatti comporta un minore impatto
ambientale delle opere, la riqualificazione paesaggistica ed ambientale delle
aree in erosione, l’aumento della biodiversità del territorio.
A completamento dei suddetti interventi si prevede una diffusa
piantagione che costituisce una immediata protezione meccanica della
corrosione ed in una fase successiva un efficace consolidamento in
profondità. Inoltre si prevedono limitate opere di consolidamento delle
murature di contenimento in tufo danneggiate ed in pericolo di ulteriori crolli.
Palificata viva doppia
In corrispondenza della strada, si è previsto un intervento di palificata
doppia in tondami di castagno  20 cm posti alternativamente in senso
longitudinale e trasversale ( l = 1,50 m ) a formare un castello in legname e
fissati tra loro con chiodi o tondini  14 mm; la palificata andrà interrata con
una pendenza di 10° - 15° verso monte ed il fronte avrà una pendenza di 20°
- 30° per garantire la crescita delle piante; l’intera struttura verrà riempita con
l’inerte ricavato dallo scavo e negli interstizi tra i tondami orizzontali verranno
collocate talee legnose di Cytisus villosus o di Coronilla emerus, o ad altre
specie autoctone e già presenti in sito adatte alla riproduzione vegetativa, in
misura di 10 a ml per ciascuna fila di tronchi longitudinali, nonché piante
radicate di specie arbustive pioniere. Rami e piante dovranno sporgere per
0,10 – 0,25 m dalla palificata ed arrivare nella parte posteriore sino al terreno
naturale.
L’intervento dovrà seguire la seguente modalità operativa. (Dettagli
esecutivi Elaborato T5a)
Si realizza il piano di posa con una contropendenza verso monte stabilita
in sede di calcolo di stabilità. Si procede alla posa della prima fila di legname
in senso parallelo alla pendice (corrente), curando il posizionamento in bolla
durante la posa del tondame si realizzano i collegamenti tra un legno ed il
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successivo realizzando gli incastri ed i fissaggi con tondino in ferro. Il
montaggio prosegue con la posa del successivo ordine di tondame da
posizionarsi in senso ortogonale alla prima fila ed alla pendice(traverso):
questi legni avranno lunghezza variabile da 1,5 a 3,00 m. Si procede quindi
al fissaggio dei legni con fila sottostante sempre tramite tondino in ferro.
Piantagioni
La piantagione garantisce una protezione meccanica della corrosione e in
una fase successiva, grazie alla formazione di un fitto reticolo di radici con
vegetazione cespugliosa rigogliosa elastica e duratura, costituisce un
efficace consolidamento in profondità. Il consolidamento delle scarpate ha
così un effetto visuale di grande valore paesaggistico legato al rapido
sviluppo della vegetazione che minimizza l’impatto dell’intervento sin dalla
fase iniziale.
Tutti gli interventi di Ingegneria Naturalistica richiedono una fase successiva
di osservazione mediante una accurata raccolta dei dati sulle opere
realizzate, ed in particolare lo stato di attecchimento e di sviluppo
vegetazionale oltre allo stato delle opere in relazione alle azioni misurate.
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C Interventi sulla vegetazione
In considerazione degli interventi di restauro e riqualificazione che
andranno ad effettuarsi all’interno del cratere degli Astroni si sono rese
indispensabili diverse tipologie di indagine allo scopo di guidare gli interventi
e di prevedere gli impatti che questi possono avere sugli ambienti naturali.
Ciò anche in base alla Direttiva 92/43/CEE, secondo la quale ogni intervento
gestionale o alterazione strutturale in un Sito di Importanza Comunitario
(SIC) richiede opportuna analisi preliminare volta a stabilire il potenziale
impatto su fauna e flora incluse negli Allegati II, IV della suddetta Direttiva. La
Riserva Naturale Orientata “Cratere degli Astroni” rientra infatti nell’elenco
dei SIC individuati nella Regione Campania (IT8030007).
Le indagini effettuate sono state le seguenti:

analisi della stabilità degli alberi con la metodologia della VTA;

aspetti floristici relativi all’intera area di studio;

analisi fitocenotiche relative ai principali tipi vegetazionali presenti
nell’area di studio con il metodo di studio classico della fitosociologia;

analisi della teriofauna
La prescrizione di tali indagini si è resa necessaria in quanto le
conoscenze floristiche, vegetazionali e teriologiche erano, al momento
dell’assegnazione
dell’incarico,
assolutamente
insufficienti,
mentre
mancavano i dati necessari alla messa in sicurezza delle alberature
prospicienti
il
viale
carrabile.
Mancavano
inoltre
dati
relativi
alla
chirotterofauna che negli Astroni è l’unica protetta ai sensi del D.P.R. 357/97.
Le indagini naturalistiche relative alla flora e vegetazione hanno
riguardato:

redazione di un elenco floristico delle specie attualmente presenti e
valutazione critica delle attuali condizioni attraverso l’analisi delle
forme biologiche e dei corotipi (elaborato esecutivo R4)

redazione della carta fisionomico-strutturale della vegetazione in
scala 1:5000 corredata delle definizioni dei tipi di vegetazione
individuati (elaborato esecutivo R4a)
17

censimento e schedatura degli alberi a rischio alla data del
24/09/2007 (elaborato esecutivo R4)

localizzazione preliminare in cartografia degli alberi a rischio alla data
del 24/09/2007 (elaborato esecutivo R5.a)
Le analisi floristiche hanno evidenziato la presenza all’interno del Cratere
degli Astroni di 372 entità, fra cui 6 endemiche italiane, e 5 che figurano nelle
liste di protezione della flora italiana.
Le indagini vegetazionali hanno portato all’individuazione di 11
tipologie di cenosi vegetali per le quali sono state messe in evidenza la
fisionomia l’indicazione delle specie dominanti o rappresentative nonché
dei valori di copertura dei vari strati di vegetazione (erbaceo, arbustivo,
arboreo), livello di evoluzione e, ove individuabili, le presumibili tendenze
evolutive verso altri tipi di vegetazione,presenza di eventuali fitopatie o
attacchi parassitari o di precarie condizioni di conservazione della
vegetazione.
Le analisi chirettorologiche hanno portato all’identificazione di sette
specie di cui alcune rappresentate da popolazioni di buona numerosità.
Dalle analisi teriologiche si evince che, mentre gli interventi di
sistemazione della strada d’accesso non avranno alcun impatto rilevante
sulle popolazioni di chirotteri presenti, si raccomanda fortemente invece di
porre la massima attenzione, in successive ristrutturazioni, alla presenza di
chirotteri negli edifici.
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3. Monitoraggio preventivo
Considerato che la valutazione degli alberi a rischio, eseguita nel mese di
settembre 2007, deve essere rivista dato che nel frattempo possono essere
variate le condizioni fitosanitarie delle piante e le condizioni di stabilità del
versante (vedi frane verificatesi nel mese di agosto 2009), in fase esecutiva
dovrà essere eseguito un ulteriore preventivo monitoraggio, da effettuarsi
con tecnici specializzati (anche attraverso operazioni di tree climbing) per
l’individuazione delle essenze arboree da eliminare. Tale operazione dovrà
effettuarsi su tutti gli orli di scarpata e per le essenze arboree che insistono
sui versanti ad inclinazione > di 30° e che abbiano a loro volta inclinazione >
= a 30° o siano individui sui quali sia presente Hedera helix in misura tale da
determinare un considerevole appesantimento della pianta.
Il monitoraggio dovrà realizzarsi attraverso verifiche statiche, visive e
strumentali attuate mediante l’applicazione del metodo VTA (Visual Tree
Assessment),
secondo
il
protocollo
ISA
(International
Society
of
Arboricolture) con verifica visiva dei sintomi e dei danni esterni, valutazione
tecnica dei sintomi e dei danni in rapporto alla stabilità dell’albero,
valutazione del grado di inclinazione della pianta, valutazione delle condizioni
di esposizione dell’apparato radicale e della capacità di ancoraggio residua,
inoltre dovranno effettuarsi misurazioni strumentali necessarie e sufficienti
per verificare la stabilità dell’albero in modo preciso ed esauriente attraverso
l’utilizzo, a discrezione del tecnico valutatore,
di martello ad impulso
elettronico, dendrodensimetro, frattometro etc.
Le fasi del monitoraggio dovranno essere documentate fotograficamente
mentre le conclusioni dovranno essere riportate con perizia tecnica, a firma
di tecnico abilitato, descrittiva dei risultati della verifica e degli interventi
consigliati.
E’ previsto come evidenziato nel computo metrico il monitoraggio di 200
essenze arboree.
Si precisa che comunque tale stima è indicativa e soggetta alle
valutazioni della Direzione dei Lavori in sede esecutiva.
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4. Abbattimento alberi e operazioni sulla vegetazione
Sulla base della perizia giurata redatta in seguito alle operazioni di
monitoraggio, si procederà al taglio delle essenze arboree individuate, dopo
preventiva approvazione della Direzione della Riserva e autorizzazione dei
preposti organi individuati dalla normativa vigente (Corpo Forestale, Stapa
Cetica Regionale, etc.). Il 30% del legname morto, con preferenza per i
tronchi di maggiori dimensioni e di essenze diverse dal castagno, dovranno
essere lasciate in loco per esigenze naturalistiche.
Come evidenziato nel computo metrico è previsto l’abbattimento di 200
individui arborei.
Si precisa che comunque tale stima è indicativa e soggetta alle
valutazioni della Direzione dei Lavori in sede esecutiva.
A cura della D.L. sarà computato preventivamente il valore di
macchiatico delle piante da abbattere. Al valore stimato si applicherà
eventualmente un coefficiente di riduzione del volume in relazione alle
condizioni fitosanitarie, nel caso in cui gli esemplari mostrassero evidenti
segni di deperienza a carico del fusto.
Nelle fasi di abbattimento di alberi l’Appaltatore dovrà localizzare le
piante da eliminare, contrassegnandole con apposito marchio (segno di
vernice visibile) sul tronco, in seguito, con la Direzione Lavori, verranno
controllate le piante individuate e solo dopo ulteriore approvazione della D.L.,
si potrà procedere agli abbattimenti.
L’epoca di abbattimento potrà avvenire in qualunque periodo
dell’anno, tranne nei mesi compresi tra marzo e luglio, per salvaguardare
l’avifauna; solo le piante giudicate pericolose dalla Direzione Lavori andranno
abbattute nel più breve tempo possibile, comunque l’Appaltatore stesso
dovrà far notare alla direzioni lavori le piante sospette di instabilità o portatrici
di patologie gravi e contagiose.
Gli abbattimenti dovranno essere eseguiti in modo che la caduta della
pianta non provochi danni a persone, cose, manufatti o vegetazione
sottostante. Nel caso si debbano abbattere piante di notevoli dimensioni
queste dovranno essere preventivamente sbroccate (eliminate le branche
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primarie e secondarie) e poi abbattute facendo in modo che i rami più grossi
ed il tronco vengano guidati al suolo delicatamente con l’ausilio di opportune
attrezzature (funi, carrucole, piattaforme aeree o gru), onde evitare schianti e
il costipamento del suolo.
Nel caso di abbattimento di arbusti l’Appaltatore, sulla base del
progetto e degli elaborati a sua disposizione, dovrà localizzare le piante da
eliminare, contrassegnandole con apposito marchio (nastro segnaletico ben
ancorato) sul fusto, in seguito con la Direzione Lavori verranno controllate le
piante individuate e solo dopo approvazione, si potrà procedere agli
abbattimenti, in seguito all’abbattimento di alberi o arbusti la Direzione
Lavori, sua discrezione, potrà richiedere che le ceppaie restino nel suolo, in
questo caso il fusto dovrà essere tagliato a livello del terreno.
Al termine delle operazioni, se necessario, dovrà essere ripristinata la
morfologia del terreno anche con riporti di suolo, inoltre dovranno essere
allontanati tutti i residui della vegetazione.
Nel computo metrico è prevista la biotriturazione del materiale raccolto
da realizzarsi su area individuata su indicazione della Direzione della
Riserva, di circa 200 mq, con trasporto e spargimento del materiale ottenuto
nelle stesse aree dove sono stati effettuati i tagli.
E’ previsto inoltre la fornitura di un Biotrituratore e decespugliatore
trincia monorotori.
Nel caso la pianta da abbattere sia colpita da patologie di facile
propagazione occorre seguire alcune precauzioni igienico sanitarie: il periodo
di intervento è in relazione al momento in cui il patogeno è meno portato alla
propagazione, andranno eliminate anche tutte le radici principali, fino a dove
la Direzione Lavori riterrà opportuno, tutto il materiale ottenuto dalle
operazioni di abbattimento dovrà essere immediatamente eliminato.
Nel caso si debbano abbattere piante colpite dal cancro colorato del
platano, occorre rispettare le disposizioni del DM 17 aprile 1998 “Disposizioni
sulla lotta obbligatoria contro il cancro colorato del platano (Ceratocystis
fimbriata)”. Nel caso si debbano abbattere piante colpite dal colpo di fuoco
batterico occorre rispettare le disposizioni del DM 27 marzo 1996 “Lotta
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obbligatoria contro il colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora) nel territorio
della Repubblica”.
Nel caso si debbano abbattere piante colpite dal virus della violatura
delle drupacee occorre rispettare le disposizioni del DM 29 novembre 1996
“Lotta obbligatoria contro il virus della violatura delle drupacee (Sharka)”.
Se, a giudizio della Direzione Lavori, vi fosse la necessità di transitare
con dei veicoli ad una distanza inferiore alla proiezione della chioma integra
aumentata di 1 m, e non vi siano strade pavimentate, il terreno deve essere
ricoperto uniformemente con uno strato di materiale drenante (esempio
sabbia) con uno spessore minimo di 20 cm, sul quale andranno fissate tavole
in legno. Al termine del transito dei veicoli si deve rimuovere al più presto
tutto il materiale protettivo e deve essere eseguita un leggera scarificatura
manuale del suolo, avendo cura di non ledere le radici.
Gli interventi di abbattimento possono essere effettuati, da personale
specializzato, a mezzo taglio di indirizzamento e schianto al suolo dell’intero
fusto che successivamente verrà ridotto e trasportato a discarica idonea.
Per il taglio si prescrivono le seguenti misure:

valutazione dell’altezza, dell’inclinazione e del baricentro onde
calcolare il percorso di caduta e l’eventualità di rimbalzi e/o
rotolamenti;

valutazione dell’ampiezza della chioma per calcolare l’area di impegno
e l’area di sicurezza al suolo e/o la possibilità di incastro in altre piante
durante la caduta;

valutazione della presenza di anomalie del legno, carie o altre
patologie che possano alterare la direzione di caduta.
Durante il taglio si osserveranno tutte le norme di sicurezza e cioè:

presenza sul luogo dei soli operatori addetti al taglio;

isolamento di un’area di 45° per lato di caduta della pianta e di
lunghezza doppia rispetto al fusto e chioma;
22

predisposizione di vie di fuga per l’operatore addetto alla motosega,
onde evitare che lo stesso possa essere colpito da rimbalzi o
rotolamenti;

ripulitura
dell’area
di
operazione
dell’addetto
alla
motosega,
eliminando ostacoli o possibilità di inciampo e scivolamento dello
stesso.

tutti gli operatori saranno muniti dell’equipaggiamento prescritto per
tali cantieri (casco, visiera, scarpe antinfortuni, ecc.)
Nelle operazioni di sramatura a mezzo roncola o motosega, successive
alla caduta dell’albero verranno rispettate le elementari norme di sicurezza
ed in particolare valutare la situazione cercando di localizzare i rami il cui
taglio potrebbe provocare movimenti del tronco, colpi di frusta dei rami stessi
o altre situazioni di pericolo.
Per la depezzatura a mezzo motosega verranno rispettate le norme di
sicurezza come al punto precedente tenendo conto in particolare dei rischi
connessi alla presenza di parti in trazione e/o di rotolamento del tronco in
seguito all’ eliminazione di una parte di esso.
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Le operazioni di rimonda del secco verranno effettuate con gli attrezzi
ritenuti idonei dall’operatore (segacci, motosega) con l’ausilio di cestelli
elevatori o in tree climbing. Gli operatori osserveranno le norme di sicurezza
relative alle tipologie di intervento prescelte.
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La rimonda dall’edera verrà effettuata a mezzo di taglio basale delle
ceppaie de e/o delle liane presenti sul fusto; ove possibile si procederà al
distacco delle liane fino ad altezza raggiungibile senza l’ausilio di mezzi di
sollevamento.
Tutti i necessari interventi di ripristino e di arginatura dei fronti in
scorrimento verranno effettuati nel massimo rispetto della vegetazione
spontanea. Tutte le opere saranno progettate in modo da ridurre il più
possibile l’inteferenza con le specie spontanee, dove ciò non sarà possibile
per evidenti ragione pratiche si attueranno procedure tali da ridurre l’impatto
dei manufatti sul contesto naturale. Va comunque specificato che, visto il
notevole livello di naturalità dell’area, l’eliminazione forzata di qualche
individuo di fanerofita non comporterà sostanziali danni in quanto l’ambiente
è perfettamente in grado, in tempi relativamente brevi, di ricostituire il
precedente stato di naturalità.
Per
quanto
riguarda
la
vegetazione
arbustiva
si
procederà
fondamentalmente a tre tipi di azioni:
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
espianto
mediante
zollatura
e
conservazione
in
vaso
con
riposizionamento in loco al termine dei lavori di posizionamento di
palificate vive doppie di sottoscarpa su una o più file di terrazzamento;

eliminazione e reimpianto di individui per i quali non è possibile
effettuare la procedura precedente;
Per quanto riguarda la vegetazione arborea, non è possibile effettuare
interventi di tipo conservativo, si provvederà dunque all’eliminazione degli
individui che fossero direttamente riguardati dai manufatti. Così come si
procederà necessariamente all’eliminazione degli individui arborei cresciuti
nei muri di tufo, qualora si proceda ala restauro conservativo degli stessi.
In linea di principio si cercherà di non introdurre nella vegetazione degli
Astroni specie provenienti da vivai allo scopo di evitare l’impatto da
inquinamento genetico che ne discenderebbe. Le piantine e le talee saranno
prodotte in apposito vivaio temporaneo (vedi analisi prezzi e computo
metrico) realizzato in loco a cura della Ditta.
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