Aspetti vegetazionali e tecniche a basso impatto
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Aspetti vegetazionali e tecniche a basso impatto
Città Metropolitana di Napoli Area Pianificazione Territoriale, Urbanistica, Sviluppo-Valorizzazione e Tutela Ambientale Direzione Pianificazione Territoriale Urbanistica PROGETTO ESECUTIVO 2016 Intesa Istituzionale di programma APQ "Infrastrutture per i sistemi urbani" III protocollo aggiuntivo RESTAURO E RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE DELLA RISERVA NATURALE STATALE "CRATERE DEGLI ASTRONI" Ripristino della funzionalità della strada principale di percorrenza della riserva e consolidamento del versante interno del cratere Elaborato R5 Aspetti vegetazionali e tecniche a basso impatto Relazione Progettazione: arch. Paolo Antonucci geol. Stefano Giannino dott. Renato Mantovani ing. Antonio Peluso arch. Michele Russo dott. Fortunato Sgariglia Consulenze: Il Dirigente dott. Giacomo Ariete Il responsabile del procedimento arch. Valeria Vanella aspetti architettonici, storici, ambientali arch. Vincenzo Russo con arch. Giorgio Castiello (indagini storiche) aspetti geologici, geotecnici, idrogeologici geol. Paolo Maria Guarino con geol. Antonio D'Errico (aspetti geologici) aspetti botanici, ecologici, forestali e ingegneria naturalistica dott. Riccardo Motti Dipartimento di Arboricoltura, Botanica, Patologia vegetale - Facoltà di Agraria - Università degli Studi di Napoli "Federico II" con ing. Marco Esposito (interventi di ingegneria naturalistica e tecniche a basso impatto) Indice Premessa 1. Realizzazione di opere di mitigazione del rischio ambientale .............. pag 3 2. Il Progetto ................................................................................................... 5 A - Interventi sui versanti a monte della strada .............................................. 8 B - Interventi di consolidamento della strada – versanti di valle ................... 13 C - Interventi sulla Vegetazione 17 3 . Monitoraggio preventivo 19 4. Abbattimento alberi e operazioni sulla vegetazione 20 PREMESSA Il progetto “Restauro e riqualificazione ambientale della Riserva naturale statale - Cratere degli Astroni”, indicato con il codice SU3-NA02 e finanziato nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro “Infrastrutture per i sistemi urbani, 3° Protocollo Aggiuntivo” – Tabella 1 Infrastrutture sociali, sottoscritto tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Regione Campania, vede quale ente attuatore la Città Metropolitana di Napoli (exProvincia di Napoli). Il Progetto ha come obiettivo il “Ripristino della funzionalità della strada principale di percorrenza della Riserva naturale statale - Cratere degli Astroni con interventi di consolidamento del versante interno del cratere” finalizzato a garantire le attività di sorveglianza, gestione e manutenzione della riserva. Le ipotesi che rispondono agli obiettivi del progetto, in riferimento ai risultati delle analisi che hanno investito diverse componenti (storiche, paesaggistiche, geologiche, ambientali e vegetazionali, normative, gestionali), devono necessariamente coniugare e sintetizzare le diverse problematiche emerse. In tale ottica le scelte progettuali sono state finalizzate alla riconfigurazione storica della sede stradale e alla realizzazione di opere di mitigazione del rischio, laddove attualmente insistono condizioni di pericolosità connesse alla presenza di dissesti sia lungo la strada che lungo le aree di versante. Il progetto, nella redazione esecutiva 2016, rappresenta lo sviluppo di quello approvato con Delibera di Giunta n. 912 del 14.12.2009, e sospeso nel 2010 fino al rilascio del nulla osta da parte della Regione Campania. A seguito del suddetto nulla osta si è messo in atto un aggiornamento di quanto predisposto nel 2009, pervenendo nel 2014 ad una riconferma delle scelte progettuali e ad una revisione dei costi delle opere. Prima di procedere all’approvazione del progetto 2016 si è ritenuto di dover ulteriormente rivalutare gli elaborati di computo in relazione al tempo intercorso ed all’attuale stato dei luoghi, in quanto: - l’aggiornamento tariffario al prezzario Campania 2015 porta inevitabilmente ad un ulteriore incremento dei costi del progetto; la complessa e veloce evoluzione morfodinamica dell’area oggetto di intervento, resa ancor più incontrollata dall’assenza di manutenzione, rende necessario incrementare le voci relative a: -pulizia della vegetazione infestante dei manufatti e dei versanti, -verifica e abbattimento di ulteriori alberi a rischio schianto, anche in relazione alle già previste opere di disgaggio, -pulizia dall’accumulo di detriti derivanti dalle azioni di disfacimento naturale. 1 Ciò premesso si è proceduto alla rideterminazione dei costi del progetto addivenendo alla conclusione che potranno essere confermati gli interventi già previsti nel Progetto Esecutivo 2009 vale a dire: Riconfigurazione architettonica-storica dello stradello e delle relative opere d’arte Riconfigurazione del piazzale, dello stradello e del passeggiatoio Ripristino della gaveta Ripristino degli inghiottitoi e dei ponticelli Recupero delle murature esistenti e realizzazione nuove murature Consolidamento dei versanti a valle della strada Interventi di ingegneria naturalistica: palificate vive doppie e piantagioni Difesa dei versanti dai fenomeni franosi a monte della strada Costruzione di un muro di sostegno e recupero parziale del barbacane a ridosso del piazzale Interventi di ingegneria naturalistica: gradonate e viminate Operazioni preliminari di disgaggio banchi di tufo Interventi di consolidamento dei banchi di tufo Realizzazione delle opere di difesa passiva con barriere paramassi (limitatamente ad alcune aree*) Interventi sulla vegetazione nelle aree interessate dalle opere di progetto Abbattimento di alberi a rischio di schianto Operazioni di rimonda del secco e alleggerimento della chioma Operazioni di eliminazione dell’edera Eliminazione della vegetazione arbustiva e arborea *L’importo attuale del progetto, non consente invece la totale realizzazione delle opere di difesa passiva con barriere paramassi come previsto dal Progetto Definitivo ed Esecutivo 2009. Queste ultime, nel Progetto Esecutivo 2016 saranno previste solo nel solo tratto iniziale della strada prospiciente al sentiero di accesso pedonale attualmente utilizzato (settori A e B cfr elaborato R3a-b), mentre gli altri tratti, previo idoneo finanziamento, potranno essere oggetto di ulteriore approfondimento, allo scopo di una verifica puntuale dello stato dei luoghi e delle loro attuali condizioni geomorfologiche, vista la complessa e veloce evoluzione morfodinamica dei versanti oggetto di intervento e alla luce delle opere di pulizia e di consolidamento dei versanti previsti tra gli altri interventi di progetto. 2 1. Realizzazione di opere di mitigazione del rischio ambientale La presente relazione si riferisce alla identificazione degli interventi necessari alla stabilizzazione delle scarpate già interessate da fenomeni franosi e localizzate a partire dal piazzale di ingresso della Riserva Naturale degli Astroni lungo lo stradello carrabile fino al fondo del cratere. Come rilevabile dagli elaborati di analisi, l’attuale tracciato che dal piazzale d’ingresso conduce al fondo del cratere presenta numerosi fenomeni di dissesto che interessano sia i versanti che la strada stessa. Il complesso sistema di interventi, eseguiti in successivi momenti storici, ha consentito di effettuare un accurato studio sulle tecniche utilizzate in passato e sulla loro tenuta in relazione alle evoluzione ed alle dinamiche di frana osservate e puntualmente registrate nel corso degli ultimi anni. I sopralluoghi e le indagini effettuate hanno riguardato oltre ai versanti sud e nord nell’area del piazzale, il percorso di accesso al fondo del cratere, quello carrabile, di minore pendenza interessato, come detto, da significativi fenomeni di dissesto. La complessità e varietà dei fenomeni franosi che interessano i versanti che insistono sulle aree e sui percorsi fruiti della Riserva hanno suggerito di effettuare, preliminarmente alla scelta dell’intervento, un’indagine dettagliata sulle forme e sulle cause dei dissesti sviluppatisi. La pendenza e l’altezza dei versanti, la composizione e la stratigrafia del terreno, spesso molto variabile a distanza di pochi metri, sono i fattori che maggiormente hanno inciso sull’instabilità dei versanti, determinando lo scorrimento degli strati superficiali ed in alcuni casi anche il distacco di blocchi monolitici di consistenti dimensioni laddove i depositi piroclastici presentano caratteristiche semilitoidi che si manifestano con un improvviso distacco con frane da crollo. Lo studio della stratigrafia dei terreni, la loro composizione e le caratteristiche meccaniche, le ipotesi circa le cause che hanno determinato l’instabilità, oltre allo studio dei precedenti interventi di consolidamento e 3 contenimento dei pendii, sono gli elementi fondanti della progettazione proposta. Un arco temporale sufficientemente lungo, in cui sono stati realizzati numerosi interventi, i più antichi in muratura di tufo i più recenti con le tecniche di Ingegneria Naturalistica, ha consentito di avere un quadro definito di metodo, dettato dalla constatazione della efficacia, della tenuta e soprattutto della durata delle opere eseguite. Altro importante fattore che ha guidato la scelta relativa agli interventi è il particolare contesto in cui si interviene, un delicato ecosistema fortemente condizionabile dalla rumorosità delle lavorazioni e delle attrezzature utilizzate nel corso della fase di cantierizzazione, così come la necessità di lasciare inalterata l’orografia dei luoghi. 4 2. Il Progetto Il progetto prevede un sistema combinato di azioni, da un lato il ripristino e l’arginatura dei fronti in scorrimento con il consolidamento delle murature in tufo esistenti e la realizzazione di interventi di Ingegneria Naturalistica, dall’altro con opere di difesa passiva inserite sui versanti a più livelli. Come risulta chiaro dallo studio delle sezioni dei versanti e dalle tipologie di dissesto, saranno utilizzate tecniche diverse in condizioni differenti di pendenza oltre che di posizione rispetto ai luoghi fruiti. La scelta delle tecniche da adottare in riferimento alle aree interessate dai fenomeni di instabilità è stata valutata anche in relazione al costo medio unitario dell’intervento, alla sua riproducibilità ed alla sua maggiore o minore compatibilità ambientale. In sintesi è possibile individuare le seguenti macrocategorie d’intervento: A Interventi sui versanti a monte della strada B Interventi di consolidamento della strada - versanti a valle C Interventi sulla vegetazione Le scelte progettuali, come detto, interpretano esigenze di tipo paesaggistico, naturalistico, tecnico e di sicurezza valutate sia singolarmente che in relazione tra loro, tenendo conto del particolare contesto in cui si inseriscono. Come criterio generale può dirsi che gli interventi di progetto operano con una filosofia di mitigazione del rischio mediante opere di difesa passiva e di ingegneria naturalistica (paratie in legno, palificate vive di sottoscarpa, barriere vegetali), lasciando tuttavia inalterate le dinamiche di evoluzione dei versanti. In particolare nelle aree identificate nei grafici allegati nei settori A, B, D, F e G, l’andamento sub verticale dei versanti e la tipologia di dissesto non consentono di intervenire in modo attivo con tecniche di consolidamento a basso impatto se non limitatamente a piccoli fenomeni di erosione superficiale. 5 Proprio in considerazione della particolare valenza ambientale del sito, infatti, gli interventi di progetto non mirano alla stabilizzazione dei corpi in frana, così come puntualmente individuati nella relazione geologica geotecnica allegata, ma realizzano un sistema combinato di opere di difesa passiva che consentono nel pieno rispetto del contesto di intervento di consentire la fruizione controllata del sito. A titolo di esempio si consideri il tratto di versante identificato nei grafici come settore G. In tale ambito si sovrappongono due diversi fenomeni franosi entrambi incombenti sullo stradello ma di diversa natura. Un primo fenomeno interessa i crolli rapidi ed improvvisi dovuti al distacco di prismi di roccia di dimensioni fino al metro cubo con elevata probabilità di innesco a partire dalla sommità del costone. Tale dissesto interessa il primo fronte della scarpata e, come appare evidente, determina un grave rischio connesso all’attraversamento dello stradello in quel tratto. Il costone è ad andamento sub verticale quasi del tutto privo di vegetazione ed è direttamente a picco sulla strada. A monte del banco tufaceo fratturato, e nello stesso settore il versante è ripido in depositi piroclastici incoerenti ed è soggetto allo scivolamento della porzione più superficiale del suolo con frane da scorrimento-colata. Per effetto di tale fenomeno e del dislivello determinato dal sottostante costone, si sono verificate, anche di recente, frane da scorrimento colata con mobilizzazione di volumi di materiale anche maggiore di 100 mc con invasione dello stradello. Il coesistere dei due fenomeni, la particolare geometria del versante, la sua composizione oltre alla diversa copertura vegetale delle aree in frana hanno indotto ad un processo progettuale complesso che ha preso in esame tutte le possibili soluzioni in relazione al loro grado di efficacia e di 6 integrazione. L’utilizzo di reti paramassi nella parte bassa del versante e di rivestimenti in rete metallica a doppia torsione e geostuoia tridimensionale nella parte alta avrebbe garantito l’efficacia dell’intervento in termini di contenimento dei fronti in frana ma allo stesso tempo avrebbe richiesto interventi di decespugliamento molto estesi e la maglia metallica a vista lungo l’intero banco in tufo. La filosofia d’intervento proposta, come detto, mira alla fruizione dell’area naturale protetta nell’ottica del minor impatto possibile con l’ambiente naturale in cui si inserisce. Nel caso specifico l’approccio metodologico d’intervento si traduce nella realizzazione sul versante sia di barriere paramassi in acciaio (con assorbimento fino a 2000 KJ) poste su più livelli, che interventi di Ingegneria Naturalistica (gradonate e viminate) limitatamente alle aree in erosione superficiale con una diffusa piantagione che costituisce una immediata protezione meccanica della corrosione ed in una fase successiva un efficace consolidamento in profondità. 7 A Interventi sui versanti a monte della strada Come più volte ribadito la scelta degli interventi muove da una accurata analisi delle dinamiche di frana dei versanti sia osservate che attese oltre che da una campagna di indagini specifiche effettuate. Le opere previste infatti possono sintetizzarsi nel modo seguente. Operazione di disgaggio e sigillatura banchi di tufo Preliminarmente alla fase di realizzazione dei seguenti interventi, verrà eseguita una accurata operazione di disgaggio di materiale lapideo, in quei tratti di versante potenzialmente interessati da fenomeni di crollo, con conseguente interessamento della sede stradale. Successivamente, per il controllo di fenomeni locali di instabilità di non rilevante entità, verranno realizzate sigillature dei giunti e lesioni, attraverso l’utilizzo di soluzioni cementizie e/o di resine. Barriere di difesa passiva paramassi Come indicato in premessa si è individuata la necessità di realizzare un sistema di protezione delle mediante opere di difesa passiva. Lo studio e l’analisi del complesso sistema di interventi realizzati tra il 1749 ed il 1750 per volontà di Carlo III di Borbone hanno consentito di osservare oltre ad un pregevole sistema di smaltimento delle acque meteoriche un impianto di protezione dei versanti e di sostegno della strada fatto di contrafforti e muri di contenimento in tufo. Non a caso le aree interessate dai fenomeni franosi più pericolosi, identificate nei grafici allegati nei settori A, B, D, F si trovano proprio in corrispondenza delle discontinuità rilevate nei grandi muri in tufo (con altezze che superano i 15 metri). Come specificato nelle motivazioni in premessa nel Progetto Esecutivo 2016 saranno previste quindi, limitatamente ai settori A e B prospicienti al sentiero di accesso pedonale attualmente utilizzato, un sistema di barriere passive paramassi poste su più livelli, con la funzione di assorbire massi e frane con capacità di assorbimento di 2000 KJ. (Dettagli esecutivi Elaborato T5 e T5c). 8 Pertanto si ritiene di aver individuato scelte progettuali rispettose del sito ed in linea con gli interventi già eseguiti e risultati efficaci. Gradonate e viminate Le tecniche proprie dell’Ingegneria Naturalistica sono state rielaborate proprio per tener conto del sito su cui si interviene che, nonostante le caratteristiche di naturalità, presenta numerosi interventi dell’uomo eseguiti in diversi momenti storici. Le gradonate vive si realizzano mediante lo scavo di gradoni o terrazzamenti a file parallele su pendii con messa a dimora all’interno gradone di ramaglia di piante legnose con capacità di riproduzione vegetativa e piante radicate e successiva copertura con materiale proveniente dalle precedenti operazioni di scavo. La tecnica proposta ha il vantaggio di poter essere eseguita a mano e di realizzare una radicazione profonda con effetto di drenaggio, impedendo sia l’erosione che il movimento del terreno. Grazie a questo intervento il deflusso dell’acqua nel suolo ed il ruscellamento superficiale vengono rallentati. Le gradonate saranno realizzate nei settori A, B, D, F e G in corrispondenza di tutti i versanti interessati da consistenti dissesti e nei quali si prevedono, limitatamente ad alcune aree (settori A e B), anche barriere di difesa passiva. La loro azione si prevede costituisca un consolidamento immediato del terreno con un effetto che aumenta dopo la radicazione. Congiuntamente alle gradonate è prevista inoltre la realizzazione di viminate, con la funzione di difesa passiva per piccoli elementi (nell’ordine del dm3) che si distaccano dal versante. Possono prevedersi ove possibile anche delle barriere vegetali intese come rimboschimento. Queste ultime si realizzano con specie autoctone messe a dimora ad un interasse medio di 30 cm a costituire in breve tempo, una fitta barriera in grado di trattenere piccoli blocchi in scivolamento. Le specie autoctone utilizzate sono: Ruscus aculeatus Viburno Tines Phillyrea latifolia Cytisus villosus 9 Operazioni preliminari Prima della realizzazione degli interventi relativi alle barriere paramassi e alle palificate si dovrà procedere al decespugliamento delle aree interessate, con salvaguardia dell’eventuale rinnovazione arborea ed arbustiva naturale e di tutti gli arbusti ed alberi aventi chioma di diametro maggiore di 100 cm. per i quali si procederà all’espianto ed al temporaneo reimpianto in vivaio realizzato all’interno della Riserva. Le operazioni dovranno effettuarsi durante il riposo vegetativo, preferibilmente alla fine dell’inverno prima del risveglio vegetativo, evitando lo stress del rigore invernale. Le operazioni di espianto dovranno essere precedute da una preventiva potatura della chioma con tagli di ritorno, per ridurla proporzionalmente alla riduzione dell’apparato radicale, verificandone lo stato fitosanitario insieme alla Direzione Lavori. L’espianto andrà eseguito compiendo uno scavo verticale tutto attorno alle piante, avendo cura di non strappare le radici, per creare una zolla con diametro pari a dieci volte quello del tronco, misurato a 100 cm dal colletto, con un altezza della zolla pari a 4/5 del suo diametro, la zolla dovrà essere avvolta da telo di juta o rete metallica prima di essere spostata onde evitare rotture o crepe, inoltre le radici andranno rifilate. La pianta così zollata, provvista di etichettatura sigillata e firmata dalla D.L., dovrà essere riposizionata in tempi brevissimi, nella buca di destinazione preventivamente preparata nell’area di vivaio. Queste piante dovranno essere considerate alla stregua dei nuovi impianti e seguite con maggiore cura durante tutto il cantiere onde evitare stress idrici o altri danneggiamenti di qualsiasi genere. Al termine della realizzazione delle barriere paramassi, l’Appaltatore dovrà picchettare le aree di impianto, sulla base del progetto e delle indicazioni della Direzione Lavori, segnando accuratamente la posizione dove andranno messe a dimora i singoli alberi e arbusti isolati e il perimetro delle piantagioni omogenee, macchie di arbusti, etc. 10 Al termine della fase di picchettamento, l’Appaltatore deve ricevere l’approvazione della Direzione Lavori, ove richiesto apportare le modifiche volute, prima di procedere con le operazioni successive di messa a dimora delle piante. L’epoca per la messa a dimora delle piante viene stabilita dalla Direzione Lavori ma, comunque, dovrà rientrare nel periodo di riposo vegetativo, dalla fine dall’autunno all’inizio della primavera, e stabilita in base alle specie vegetali impiegate, ai fattori climatici locali alle condizioni di umidità del terreno; evitando i periodi di gelo. Qualche giorno prima della messa a dimora degli alberi, l’Appaltatore dovrà preparare le buche che dovranno essere almeno 1,5 volte le dimensioni del pane di terra da contenere. Nel caso di esemplari isolati o in condizioni in cui non sia stato possibile procedere alla ripuntatura, l’Appaltatore dovrà preparare delle buche di 100x100x50 cm smuovendo il fondo della buca per altri 5 cm. Alcuni giorni prima della piantagione, l’Appaltatore dovrà procedere al riempimento parziale della buca con terra e torba, predisponendo in modo che le piante poggino la zolla su uno strato idoneo di miscuglio terra-torba ben assestato. Durante lo scavo, l’Appaltatore, si dovrà assicurare che le radici non si vengano a trovare in una zona di ristagno idrico. La messa a dimora degli alberi si dovrà eseguire con i mezzi idonei in relazione alle dimensioni della pianta, facendo particolare attenzione che il colletto si venga a trovare a livello del terreno anche dopo l’assestamento dello stesso, le piante cresciute da talea devono essere piantate 5 cm più profonde della quota che avevano in vivaio. Gli arbusti espiantati e trapiantati in vivaio, saranno riposizionati nelle loro aree originali mentre i nuovi arbusti da talee e da semi, provenienti dal vivaio realizzato nella Riserva e delle specie delle specie Cytisus scoparius subsp. Scoparius Cytisus villosus, Crataegus monogyna subsp. Monogyna, Daphne laureola subsp. Laureola, Cornus sanguinea, Evonymus europaeus, Rhamnus alaternus subsp. Alaternus, Ligustrum vulgare, Viburnum tinus 11 subsp. Tinuso, saranno messe a dimora in varietà in modo conforme al contesto ambientale nel quale saranno collocate e con sesto d'impianto di 3.5 pt/mq. Al fine di mantenere la vegetazione esistente evitando di inserire specie o genotipi estranei è necessaria la realizzazione preventiva e la gestione temporanea per tutta la durata dei lavori di un vivaio su area indicata dalle D.L di dimensioni adeguate alle necessità delle opere di rimboschimento successive alla realizzazione delle opere previste (barriere paramassi, palificate, viminate, barriere verdi etc.), con essenze arbustive ed arboree espiante nelle aree oggetto degli interventi e talee, reperite tassativamente all’interno della Riserva degli Astroni, delle specie Cytisus scoparius subsp. Scoparius Cytisus villosus, Crataegus monogyna subsp. Monogyna, Daphne laureola subsp. Laureola, Cornus sanguinea, Evonymus europaeus, Rhamnus alaternus subsp. Alaternus, Ligustrum vulgare, Viburnum tinus subsp. tinuso ). Il rimboschimento è previsto con lo scopo di realizzare ulteriori barriere verdi, ai fini della sicurezza dei versanti, e con l’obiettivo di mitigare percettivamente il sistema delle barriere paramassi; ove possibile in prossimità di queste, a monte e a valle per una fascia complessiva di larghezza media di 3 mt. e di lunghezza pari a quella della relativa barriera paramassi, l’insieme degli arbusti sarà orientato in modo da ottenere il migliore risultato tecnico e paesaggistico conforme all’immediato contesto naturale, con l’obiettivo di ridurre l’impatto percettivo delle barriere e di ridurre potenziali interferenze con l’avifauna.. 12 B Interventi di consolidamento della strada - versanti a valle Lo stradone carrabile che dal piazzale d’ingresso raggiunge il fondo del cratere fino ad intersecare la vecchia strada, per una lunghezza di circa 1620 metri ed una larghezza media di 6, presenta una fondazione stradale costituita da un “materasso” in pietrame calcareo, con clasti delle dimensioni dei 2-8 cm ed uno spessore di circa 45-50 cm ed è ricoperta da uno strato di 10 cm di conglomerato bituminoso. Come rilevabile dall’analisi del quadro fessurativo e dal confronto con le prove penetrometriche eseguite in sito, si osserva un cedimento dei volumi di riporto per uno sviluppo lineare di circa trecento metri. Nel progetto originario della strada in argomento risalente alla metà dell’’800 si ipotizzava di contenere il volume di rinterro mediante murature di contenimento in tufo. Tali opere, probabilmente per un dimensionamento non idoneo a sostenere i carichi di esercizio cui è stata sottoposta negli anni successivi (basti pensare al grande traffico di mezzi pesanti e cingolati durante la seconda guerra mondiale), sono state oggetto di crolli diffusi che ne hanno fatto, quasi del tutto, perdere traccia. Le profonde lesioni sul manto d’asfalto 13 Lo scivolamento del volume di rinterro è sicuramente un problema che interessa lo stradone carrabile da molti anni, i saggi effettuati infatti hanno rilevato più interventi di “ricarica” effettuati negli anni mediante operazioni di rinterro che, come appare evidente, non hanno arrestato il fenomeno. Il progetto prevede l’utilizzo di consolidate tecniche di ingegneria naturalistica, mediante la realizzazione di palificate vive doppie di sottoscarpa (tipo Vesuvio) su una o più file di terrazzamento in relazione al volume di riporto da contenere, così come rilevato dai sondaggi effettuati sulla strada (cfr. Elaborato R3 - Relazione geologica – Dettagli esecutivi Elaborato T5a). La geometria delle palificate, determinata dalla disposizione, dalla lunghezza e dalla inclinazione dei pali, è stata progettata proprio per consentire un idoneo approfondimento dell’opera di sostegno nella sezione stabile del versante. L’intervento proposto, che come detto si differenzia a seconda della geometria e delle caratteristiche del versante, consta nell’utilizzo di una palificata doppia realizzata con una struttura in legname tondo costituito da un’incastellatura di tronchi a formare camere frontali nelle quali vengono inserite le fascine. Tale opera, addossata alla sponda in scivolamento ne costituisce un rapido e duraturo consolidamento e costituisce una valida alternativa al contenimento realizzato con la muratura. palificata viva doppia (Vesuvio) di sottoscarpa 14 L’intervento rappresenta lo strumento operativo per il raggiungimento dell’obiettivo di una manutenzione diffusa del territorio ad elevata compatibilità ambientale, nell’ottica della prevenzione del rischio idrogeologico. La tecnica adoperata infatti comporta un minore impatto ambientale delle opere, la riqualificazione paesaggistica ed ambientale delle aree in erosione, l’aumento della biodiversità del territorio. A completamento dei suddetti interventi si prevede una diffusa piantagione che costituisce una immediata protezione meccanica della corrosione ed in una fase successiva un efficace consolidamento in profondità. Inoltre si prevedono limitate opere di consolidamento delle murature di contenimento in tufo danneggiate ed in pericolo di ulteriori crolli. Palificata viva doppia In corrispondenza della strada, si è previsto un intervento di palificata doppia in tondami di castagno 20 cm posti alternativamente in senso longitudinale e trasversale ( l = 1,50 m ) a formare un castello in legname e fissati tra loro con chiodi o tondini 14 mm; la palificata andrà interrata con una pendenza di 10° - 15° verso monte ed il fronte avrà una pendenza di 20° - 30° per garantire la crescita delle piante; l’intera struttura verrà riempita con l’inerte ricavato dallo scavo e negli interstizi tra i tondami orizzontali verranno collocate talee legnose di Cytisus villosus o di Coronilla emerus, o ad altre specie autoctone e già presenti in sito adatte alla riproduzione vegetativa, in misura di 10 a ml per ciascuna fila di tronchi longitudinali, nonché piante radicate di specie arbustive pioniere. Rami e piante dovranno sporgere per 0,10 – 0,25 m dalla palificata ed arrivare nella parte posteriore sino al terreno naturale. L’intervento dovrà seguire la seguente modalità operativa. (Dettagli esecutivi Elaborato T5a) Si realizza il piano di posa con una contropendenza verso monte stabilita in sede di calcolo di stabilità. Si procede alla posa della prima fila di legname in senso parallelo alla pendice (corrente), curando il posizionamento in bolla durante la posa del tondame si realizzano i collegamenti tra un legno ed il 15 successivo realizzando gli incastri ed i fissaggi con tondino in ferro. Il montaggio prosegue con la posa del successivo ordine di tondame da posizionarsi in senso ortogonale alla prima fila ed alla pendice(traverso): questi legni avranno lunghezza variabile da 1,5 a 3,00 m. Si procede quindi al fissaggio dei legni con fila sottostante sempre tramite tondino in ferro. Piantagioni La piantagione garantisce una protezione meccanica della corrosione e in una fase successiva, grazie alla formazione di un fitto reticolo di radici con vegetazione cespugliosa rigogliosa elastica e duratura, costituisce un efficace consolidamento in profondità. Il consolidamento delle scarpate ha così un effetto visuale di grande valore paesaggistico legato al rapido sviluppo della vegetazione che minimizza l’impatto dell’intervento sin dalla fase iniziale. Tutti gli interventi di Ingegneria Naturalistica richiedono una fase successiva di osservazione mediante una accurata raccolta dei dati sulle opere realizzate, ed in particolare lo stato di attecchimento e di sviluppo vegetazionale oltre allo stato delle opere in relazione alle azioni misurate. 16 C Interventi sulla vegetazione In considerazione degli interventi di restauro e riqualificazione che andranno ad effettuarsi all’interno del cratere degli Astroni si sono rese indispensabili diverse tipologie di indagine allo scopo di guidare gli interventi e di prevedere gli impatti che questi possono avere sugli ambienti naturali. Ciò anche in base alla Direttiva 92/43/CEE, secondo la quale ogni intervento gestionale o alterazione strutturale in un Sito di Importanza Comunitario (SIC) richiede opportuna analisi preliminare volta a stabilire il potenziale impatto su fauna e flora incluse negli Allegati II, IV della suddetta Direttiva. La Riserva Naturale Orientata “Cratere degli Astroni” rientra infatti nell’elenco dei SIC individuati nella Regione Campania (IT8030007). Le indagini effettuate sono state le seguenti: analisi della stabilità degli alberi con la metodologia della VTA; aspetti floristici relativi all’intera area di studio; analisi fitocenotiche relative ai principali tipi vegetazionali presenti nell’area di studio con il metodo di studio classico della fitosociologia; analisi della teriofauna La prescrizione di tali indagini si è resa necessaria in quanto le conoscenze floristiche, vegetazionali e teriologiche erano, al momento dell’assegnazione dell’incarico, assolutamente insufficienti, mentre mancavano i dati necessari alla messa in sicurezza delle alberature prospicienti il viale carrabile. Mancavano inoltre dati relativi alla chirotterofauna che negli Astroni è l’unica protetta ai sensi del D.P.R. 357/97. Le indagini naturalistiche relative alla flora e vegetazione hanno riguardato: redazione di un elenco floristico delle specie attualmente presenti e valutazione critica delle attuali condizioni attraverso l’analisi delle forme biologiche e dei corotipi (elaborato esecutivo R4) redazione della carta fisionomico-strutturale della vegetazione in scala 1:5000 corredata delle definizioni dei tipi di vegetazione individuati (elaborato esecutivo R4a) 17 censimento e schedatura degli alberi a rischio alla data del 24/09/2007 (elaborato esecutivo R4) localizzazione preliminare in cartografia degli alberi a rischio alla data del 24/09/2007 (elaborato esecutivo R5.a) Le analisi floristiche hanno evidenziato la presenza all’interno del Cratere degli Astroni di 372 entità, fra cui 6 endemiche italiane, e 5 che figurano nelle liste di protezione della flora italiana. Le indagini vegetazionali hanno portato all’individuazione di 11 tipologie di cenosi vegetali per le quali sono state messe in evidenza la fisionomia l’indicazione delle specie dominanti o rappresentative nonché dei valori di copertura dei vari strati di vegetazione (erbaceo, arbustivo, arboreo), livello di evoluzione e, ove individuabili, le presumibili tendenze evolutive verso altri tipi di vegetazione,presenza di eventuali fitopatie o attacchi parassitari o di precarie condizioni di conservazione della vegetazione. Le analisi chirettorologiche hanno portato all’identificazione di sette specie di cui alcune rappresentate da popolazioni di buona numerosità. Dalle analisi teriologiche si evince che, mentre gli interventi di sistemazione della strada d’accesso non avranno alcun impatto rilevante sulle popolazioni di chirotteri presenti, si raccomanda fortemente invece di porre la massima attenzione, in successive ristrutturazioni, alla presenza di chirotteri negli edifici. 18 3. Monitoraggio preventivo Considerato che la valutazione degli alberi a rischio, eseguita nel mese di settembre 2007, deve essere rivista dato che nel frattempo possono essere variate le condizioni fitosanitarie delle piante e le condizioni di stabilità del versante (vedi frane verificatesi nel mese di agosto 2009), in fase esecutiva dovrà essere eseguito un ulteriore preventivo monitoraggio, da effettuarsi con tecnici specializzati (anche attraverso operazioni di tree climbing) per l’individuazione delle essenze arboree da eliminare. Tale operazione dovrà effettuarsi su tutti gli orli di scarpata e per le essenze arboree che insistono sui versanti ad inclinazione > di 30° e che abbiano a loro volta inclinazione > = a 30° o siano individui sui quali sia presente Hedera helix in misura tale da determinare un considerevole appesantimento della pianta. Il monitoraggio dovrà realizzarsi attraverso verifiche statiche, visive e strumentali attuate mediante l’applicazione del metodo VTA (Visual Tree Assessment), secondo il protocollo ISA (International Society of Arboricolture) con verifica visiva dei sintomi e dei danni esterni, valutazione tecnica dei sintomi e dei danni in rapporto alla stabilità dell’albero, valutazione del grado di inclinazione della pianta, valutazione delle condizioni di esposizione dell’apparato radicale e della capacità di ancoraggio residua, inoltre dovranno effettuarsi misurazioni strumentali necessarie e sufficienti per verificare la stabilità dell’albero in modo preciso ed esauriente attraverso l’utilizzo, a discrezione del tecnico valutatore, di martello ad impulso elettronico, dendrodensimetro, frattometro etc. Le fasi del monitoraggio dovranno essere documentate fotograficamente mentre le conclusioni dovranno essere riportate con perizia tecnica, a firma di tecnico abilitato, descrittiva dei risultati della verifica e degli interventi consigliati. E’ previsto come evidenziato nel computo metrico il monitoraggio di 200 essenze arboree. Si precisa che comunque tale stima è indicativa e soggetta alle valutazioni della Direzione dei Lavori in sede esecutiva. 19 4. Abbattimento alberi e operazioni sulla vegetazione Sulla base della perizia giurata redatta in seguito alle operazioni di monitoraggio, si procederà al taglio delle essenze arboree individuate, dopo preventiva approvazione della Direzione della Riserva e autorizzazione dei preposti organi individuati dalla normativa vigente (Corpo Forestale, Stapa Cetica Regionale, etc.). Il 30% del legname morto, con preferenza per i tronchi di maggiori dimensioni e di essenze diverse dal castagno, dovranno essere lasciate in loco per esigenze naturalistiche. Come evidenziato nel computo metrico è previsto l’abbattimento di 200 individui arborei. Si precisa che comunque tale stima è indicativa e soggetta alle valutazioni della Direzione dei Lavori in sede esecutiva. A cura della D.L. sarà computato preventivamente il valore di macchiatico delle piante da abbattere. Al valore stimato si applicherà eventualmente un coefficiente di riduzione del volume in relazione alle condizioni fitosanitarie, nel caso in cui gli esemplari mostrassero evidenti segni di deperienza a carico del fusto. Nelle fasi di abbattimento di alberi l’Appaltatore dovrà localizzare le piante da eliminare, contrassegnandole con apposito marchio (segno di vernice visibile) sul tronco, in seguito, con la Direzione Lavori, verranno controllate le piante individuate e solo dopo ulteriore approvazione della D.L., si potrà procedere agli abbattimenti. L’epoca di abbattimento potrà avvenire in qualunque periodo dell’anno, tranne nei mesi compresi tra marzo e luglio, per salvaguardare l’avifauna; solo le piante giudicate pericolose dalla Direzione Lavori andranno abbattute nel più breve tempo possibile, comunque l’Appaltatore stesso dovrà far notare alla direzioni lavori le piante sospette di instabilità o portatrici di patologie gravi e contagiose. Gli abbattimenti dovranno essere eseguiti in modo che la caduta della pianta non provochi danni a persone, cose, manufatti o vegetazione sottostante. Nel caso si debbano abbattere piante di notevoli dimensioni queste dovranno essere preventivamente sbroccate (eliminate le branche 20 primarie e secondarie) e poi abbattute facendo in modo che i rami più grossi ed il tronco vengano guidati al suolo delicatamente con l’ausilio di opportune attrezzature (funi, carrucole, piattaforme aeree o gru), onde evitare schianti e il costipamento del suolo. Nel caso di abbattimento di arbusti l’Appaltatore, sulla base del progetto e degli elaborati a sua disposizione, dovrà localizzare le piante da eliminare, contrassegnandole con apposito marchio (nastro segnaletico ben ancorato) sul fusto, in seguito con la Direzione Lavori verranno controllate le piante individuate e solo dopo approvazione, si potrà procedere agli abbattimenti, in seguito all’abbattimento di alberi o arbusti la Direzione Lavori, sua discrezione, potrà richiedere che le ceppaie restino nel suolo, in questo caso il fusto dovrà essere tagliato a livello del terreno. Al termine delle operazioni, se necessario, dovrà essere ripristinata la morfologia del terreno anche con riporti di suolo, inoltre dovranno essere allontanati tutti i residui della vegetazione. Nel computo metrico è prevista la biotriturazione del materiale raccolto da realizzarsi su area individuata su indicazione della Direzione della Riserva, di circa 200 mq, con trasporto e spargimento del materiale ottenuto nelle stesse aree dove sono stati effettuati i tagli. E’ previsto inoltre la fornitura di un Biotrituratore e decespugliatore trincia monorotori. Nel caso la pianta da abbattere sia colpita da patologie di facile propagazione occorre seguire alcune precauzioni igienico sanitarie: il periodo di intervento è in relazione al momento in cui il patogeno è meno portato alla propagazione, andranno eliminate anche tutte le radici principali, fino a dove la Direzione Lavori riterrà opportuno, tutto il materiale ottenuto dalle operazioni di abbattimento dovrà essere immediatamente eliminato. Nel caso si debbano abbattere piante colpite dal cancro colorato del platano, occorre rispettare le disposizioni del DM 17 aprile 1998 “Disposizioni sulla lotta obbligatoria contro il cancro colorato del platano (Ceratocystis fimbriata)”. Nel caso si debbano abbattere piante colpite dal colpo di fuoco batterico occorre rispettare le disposizioni del DM 27 marzo 1996 “Lotta 21 obbligatoria contro il colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora) nel territorio della Repubblica”. Nel caso si debbano abbattere piante colpite dal virus della violatura delle drupacee occorre rispettare le disposizioni del DM 29 novembre 1996 “Lotta obbligatoria contro il virus della violatura delle drupacee (Sharka)”. Se, a giudizio della Direzione Lavori, vi fosse la necessità di transitare con dei veicoli ad una distanza inferiore alla proiezione della chioma integra aumentata di 1 m, e non vi siano strade pavimentate, il terreno deve essere ricoperto uniformemente con uno strato di materiale drenante (esempio sabbia) con uno spessore minimo di 20 cm, sul quale andranno fissate tavole in legno. Al termine del transito dei veicoli si deve rimuovere al più presto tutto il materiale protettivo e deve essere eseguita un leggera scarificatura manuale del suolo, avendo cura di non ledere le radici. Gli interventi di abbattimento possono essere effettuati, da personale specializzato, a mezzo taglio di indirizzamento e schianto al suolo dell’intero fusto che successivamente verrà ridotto e trasportato a discarica idonea. Per il taglio si prescrivono le seguenti misure: valutazione dell’altezza, dell’inclinazione e del baricentro onde calcolare il percorso di caduta e l’eventualità di rimbalzi e/o rotolamenti; valutazione dell’ampiezza della chioma per calcolare l’area di impegno e l’area di sicurezza al suolo e/o la possibilità di incastro in altre piante durante la caduta; valutazione della presenza di anomalie del legno, carie o altre patologie che possano alterare la direzione di caduta. Durante il taglio si osserveranno tutte le norme di sicurezza e cioè: presenza sul luogo dei soli operatori addetti al taglio; isolamento di un’area di 45° per lato di caduta della pianta e di lunghezza doppia rispetto al fusto e chioma; 22 predisposizione di vie di fuga per l’operatore addetto alla motosega, onde evitare che lo stesso possa essere colpito da rimbalzi o rotolamenti; ripulitura dell’area di operazione dell’addetto alla motosega, eliminando ostacoli o possibilità di inciampo e scivolamento dello stesso. tutti gli operatori saranno muniti dell’equipaggiamento prescritto per tali cantieri (casco, visiera, scarpe antinfortuni, ecc.) Nelle operazioni di sramatura a mezzo roncola o motosega, successive alla caduta dell’albero verranno rispettate le elementari norme di sicurezza ed in particolare valutare la situazione cercando di localizzare i rami il cui taglio potrebbe provocare movimenti del tronco, colpi di frusta dei rami stessi o altre situazioni di pericolo. Per la depezzatura a mezzo motosega verranno rispettate le norme di sicurezza come al punto precedente tenendo conto in particolare dei rischi connessi alla presenza di parti in trazione e/o di rotolamento del tronco in seguito all’ eliminazione di una parte di esso. 23 Le operazioni di rimonda del secco verranno effettuate con gli attrezzi ritenuti idonei dall’operatore (segacci, motosega) con l’ausilio di cestelli elevatori o in tree climbing. Gli operatori osserveranno le norme di sicurezza relative alle tipologie di intervento prescelte. 24 La rimonda dall’edera verrà effettuata a mezzo di taglio basale delle ceppaie de e/o delle liane presenti sul fusto; ove possibile si procederà al distacco delle liane fino ad altezza raggiungibile senza l’ausilio di mezzi di sollevamento. Tutti i necessari interventi di ripristino e di arginatura dei fronti in scorrimento verranno effettuati nel massimo rispetto della vegetazione spontanea. Tutte le opere saranno progettate in modo da ridurre il più possibile l’inteferenza con le specie spontanee, dove ciò non sarà possibile per evidenti ragione pratiche si attueranno procedure tali da ridurre l’impatto dei manufatti sul contesto naturale. Va comunque specificato che, visto il notevole livello di naturalità dell’area, l’eliminazione forzata di qualche individuo di fanerofita non comporterà sostanziali danni in quanto l’ambiente è perfettamente in grado, in tempi relativamente brevi, di ricostituire il precedente stato di naturalità. Per quanto riguarda la vegetazione arbustiva si procederà fondamentalmente a tre tipi di azioni: 25 espianto mediante zollatura e conservazione in vaso con riposizionamento in loco al termine dei lavori di posizionamento di palificate vive doppie di sottoscarpa su una o più file di terrazzamento; eliminazione e reimpianto di individui per i quali non è possibile effettuare la procedura precedente; Per quanto riguarda la vegetazione arborea, non è possibile effettuare interventi di tipo conservativo, si provvederà dunque all’eliminazione degli individui che fossero direttamente riguardati dai manufatti. Così come si procederà necessariamente all’eliminazione degli individui arborei cresciuti nei muri di tufo, qualora si proceda ala restauro conservativo degli stessi. In linea di principio si cercherà di non introdurre nella vegetazione degli Astroni specie provenienti da vivai allo scopo di evitare l’impatto da inquinamento genetico che ne discenderebbe. Le piantine e le talee saranno prodotte in apposito vivaio temporaneo (vedi analisi prezzi e computo metrico) realizzato in loco a cura della Ditta. 26