Per scaricare il programma di sala in pdf

Transcript

Per scaricare il programma di sala in pdf
THOMAS BERNHARD iniziò la sua carriera come
giornalista e come critico letterario, cinematografico,
teatrale. Pubblicò il primo racconto nel 1953 e, da
allora, la sua attività di narratore e di drammaturgo
proseguì con sempre maggiore successo. L’attacco
di pleurite, e poi la tubercolosi, contro cui dovette
combattere per tutta la vita, lo costrinsero ad una
costante, e soprattutto solitaria, battaglia contro la
morte e segnarono il suo carattere - già misantropico piegandolo verso un’intransigenza per tutto ciò che
è abietto e meschino. Tra le sue opere più note ricordiamo La forza dell’abitudine,
L’ignorante e il visionario, Minetti. Ritratto di artista da vecchio, Il riformatore del
mondo, Ritter Dene Voss, Alla meta, Semplicemente complicato.
Testi a cura di Gianmatteo Pellizzari
mercoledì 24 novembre - ore 17.30
Incontri con il pubblico
TUTTO È CARICATURA
Il visionario viaggio del Kant di Bernhard
Conversazione tra
Luigi Reitani Professore di Letteratura
Tedesca all’Università di Udine
e gli attori dell’Immanuel Kant
Manrico Gammarota, Mauro Marino,
Paolo Fosso, Emanuele Maria Basso,
Giacomo Rosselli, Nanni Candelari,
Massimo Lello, Giulio Federico Janni
(ingresso libero)
sabato 4 dicembre - ore 20.00 Lirica
Il “Verdi” a Udine
Fondazione Teatro Lirico
“Giuseppe Verdi” di Trieste
LA TRAVIATA
melodramma in tre atti di
Francesco Maria Piave
musica di Giuseppe Verdi
direttore Andrea Battistoni
regia di Stefano Trespidi
maestro del coro Alessandro Zuppardo
allestimento della
Fondazione Arena di Verona
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro
Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste
martedì 7 dicembre - ore 20.45 Crossover
LE SIGNORINE DI WILKO
dal romanzo di Jaroslaw Iwaszkiewicz
adattamento e regia di Alvis Hermanis
con Sergio Romano, Laura Marinoni,
Patrizia Punzo, Irene Petris, Fabrizia Sacchi,
Alice Torriani, Carlotta Viscovo
una produzione: Emilia Romagna Teatro
Fondazione, Unione Europea nell’ambito del
progetto Prospero, Teatro Stabile di Napoli,
Nuova Scena Arena del Sole
Teatro Stabile di Bologna
Biglietteria on line:
[email protected]
www.teatroudine.it
www.vivaticket.it
lunedì 13 dicembre - dalle 9.00 alle 12.00
Teatro per la scuola
OraDiMusica
Presentazione agli studenti del concerto
della Russian National Orchestra, con
approfondimenti da parte di docenti, esperti
e musicisti in una forma professionale,
ma non accademica.
lunedì 13 dicembre - ore 20.45 Musica
Russian National Orchestra
Mikhail Pletnev direttore
Gidon Kremer violino
Dvořak Danze slave op. 46 n. 4, n. 2, n. 8
Čajkovskij Concerto in re maggiore op. 35
per violino e orchestra
Čajkovskij Sinfonia n. 5 op. 64
15 - 16 dicembre - ore 9.00 e 11.00 Prosa
15 dicembre - ore 17.00 per le famiglie
Dedicato alle scuole
IL GRAN TEATRO DEL MONDO
Percorso spettacolare:
con il teatro di Shakespeare alla scoperta
del Teatro di Udine
ideazione, regia e drammaturgia
di Mario Bianchi
una produzione: Teatro Città Murata
età consigliata: dagli 8 ai 13 anni
venerdì 17 dicembre - ore 20.45 Musica
MARTHA ARGERICH & FRIENDS
Martha Argerich pianoforte
Gabriele Baldocci pianoforte
Daniel Rivera pianoforte
Barbara Luccini soprano
(in prevendita dal 22 novembre)
Prevendite per gli spettacoli
di dicembre dal 29 novembre
stampa: Grafiche Filacorda
Stagione 2010/2011
Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine
Via Trento, 4 - 33100 Udine
Tel. 0432 248411
[email protected] - www.teatroudine.it
© Studio Patrizia Novajra ph: Gianmarco Chieregato
ALESSANDRO GASSMAN nasce a Roma, nel
1965, da Vittorio Gassman e Juliette Mayniel. A
17 anni il primo assaggio di cinema con Di padre in
figlio, presentato al Festival di Venezia. A 18 anni,
invece, l’approdo alla Bottega Teatrale di Firenze,
dove studia per due anni l’arte della recitazione.
Comincia a lavorare in teatro nel 1982, in coppia
con papà Vittorio, prima ne I misteri di Pietroburgo
poi, nel 1984, in Affabulazione di Pasolini, che
diventa un successo internazionale. Vince il
Biglietto D’Oro e va in tournée per due anni. Nel 1987 lavora nuovamente
in teatro, prima con Luca Ronconi (nei Dialoghi delle Carmelitane), poi con
Glauco Mauri (in Sogno di una notte di mezz’estate). Il 1992 è l’anno della
definitiva consacrazione professionale, grazie al ruolo di Ismaele in Ulisse e la
balena bianca (l’adattamento del testo di Melville firmato dal padre Vittorio).
Negli ultimi quindici anni, tra cinema, teatro e televisione, Alessandro Gassman
ha consolidato via via la propria fama, diventando uno degli attori e registi
italiani più amati, apprezzati e applauditi. Dal 2010 è direttore del Teatro Stabile
del Veneto.
A TEATRO
PER STARE BENE
da mercoledì 24 a sabato 27 novembre 2010 - ore 20.45
Ogni cosa è ridicola, se paragonata alla morte.
IMMANUEL KANT
Thomas Bernhard
di Thomas Bernhard
© by Surkamp Verlag
traduzione di Umberto Gandini
regia di Alessandro Gassman
Manrico Gammarota
Mauro Marino
Paolo Fosso
Emanuele Maria Basso
Giacomo Rosselli
Nanni Candelari
Massimo Lello
Giulio Federico Janni
Marco Barone Lumaga
Matteo Fresch
Davide Dolores
Massimiliano Mastroeni
Paolo Bandiera
Matteo Cicogna
Immanuel Kant
Milionaria
Signora Kant
Ernst Ludwig
Ammiraglio
Collezionista d’arte
Cardinale
Primo cuoco, cantante
Steward
Prete, venditore
Cantante musicista, secondo cuoco, cameriere
Cantante musicista, terzo cuoco, cameriere
Portuale
Portuale
scene Gianluca Amodio
costumi Gianluca Falaschi
musiche originali Pivio&Aldo De Scalzi
disegno luci Marco Palmieri
produzione:
Teatro Stabile del Veneto - Teatro Stabile delle Marche
in coproduzione con Napoli Teatro Festival Italia
L’esistenza? Un’inutile aspirazione alla verità. Tutta l’opera di Thomas Bernhard
ruota intorno a questo tema, tema che Alessandro Gassman ha scelto di
rappresentare in forma radicale. Minacciato dalla cecità, Immanuel Kant naviga
verso l’odiata America: intende farle dono della sua ragione in cambio di un
intervento chirurgico decisivo. Ma la partitura grottesca di Bernhard, nonostante
possa sembrare una farsa, mira a spiazzare il pubblico: «Viaggiare su quella
nave - spiega, infatti, Gassman - è come sondare le nostre paure più nascoste.
Ridendo, piangendo, scoprendoci soli in mezzo agli altri».
IN ALTO MARE
A bordo di un possente transatlantico, il celebre filosofo Immanuel Kant è
in viaggio per gli Stati Uniti, dove lo aspetta una laurea honoris causa della
Columbia University e dove spera di poter curare il glaucoma di cui è affetto, che
rischia di privarlo definitivamente della vista. «Io porto la ragione all’America,
l’America ridà a me la luce degli occhi», afferma enfaticamente, suscitando
l’applauso degli astanti. Siamo nella seconda metà del XX secolo e la situazione
è palesemente anacronistica, nel senso letterale di essere fuori dal tempo storico:
il filosofo della Critica della ragion pura, morto nel 1804, trascorse quasi tutta
la sua vita a Königsberg e non si recò mai in America, né soffrì di problemi
alla vista. Come, dunque, interpretare la “commedia” di Thomas Bernhard
Immanuel Kant? Si tratta di una intenzionale confusione di piani temporali,
che sposta nel presente illustri personaggi storici del passato? Siamo alle prese
con una divertente e ironica fantasia teatrale? Oppure il personaggio che dice di
chiamarsi Immanuel Kant è solo un folle, convinto di essere il grande filosofo
tedesco, assecondato in questa sua mania da consenzienti compagni di viaggio?
Fino alla fine lo spettacolo lascia lo spettatore nell’incertezza, sebbene - così
si legge nel testo di Bernhard, consapevolmente velato da Gassman nella sua
regia - allo sbarco due medici prendano con sé Kant (sia egli il vero filosofo o
semplicemente uno squilibrato) per ricoverarlo in un manicomio di New York.
«Il teatro - ricorda del resto una citazione di Antonin Artaud, posta in epigrafe
al dramma - non ha il compito di rappresentare la vita».
Comunque sia, Immanuel Kant è tutto meno che un dramma storico
sull’omonimo studioso di Königsberg. Certo, il Kant di Bernhard cita alla
lettera passi e espressioni tratte dalla cosiddetta opera pre-critica del filosofo
e in particolare dalla sua lezione sulla Geografia fisica e dalla sua dissertazione
sulla Storia generale della natura e teoria dei pianeti, ma queste citazioni sono
inframmezzate da banali e quotidiane osservazioni sulla traversata, sui pasti a
bordo, sulle condizioni meteorologiche, in paradossali colloqui con gli steward,
il cuoco della nave, altri passeggeri e soprattutto con il proprio seguito. Kant
viaggia infatti con una compagnia alquanto singolare, costituita dalla moglie
(a differenza del Kant storico, che non si sposò mai), dal fedele e bistrattato
servitore Ernst Ludwig, e da un amatissimo pappagallo che risponde al nome
di Federico (probabile allusione a Federico il Grande di Prussia, ammirato dal
filosofo al punto tale da definire la propria epoca come l’«epoca di Federico»),
animale in grado di registrare e ripetere ogni proposizione filosofica, per quanto
impegnativa, come se non ci fosse ascoltatore migliore per assimilare il complesso
sistema kantiano. Lo spettacolo si sviluppa dunque in un registro decisamente
comico-grottesco, accentuato da giochi di parole e trovate ad effetto, come quando
il pappagallo inaspettatamente gracchia: «Imperativo! Imperativo! Imperativo!»,
con chiaro riferimento al celebre “imperativo categorico” di Kant.
«Il comico è il sublime mancato», ha affermato Thomas Bernhard in un’intervista
a proposito di questo suo lavoro, rappresentato per la prima volta a Stoccarda nel
1978. E in effetti la commedia si può leggere come una feroce satira della figura
dell’intellettuale (qui incarnato da Kant) sicuro di poter spiegare e illuminare con
il suo pensiero sistematico il mondo, e invece costretto ad ammettere il proprio
scacco fisico e la propria inadeguatezza, minacciato egli stesso dalla cecità e dalle
tenebre. Il grottesco destino del Kant di Bernhard, che crede di essere accolto con
tutti gli onori dai rappresentanti della Colombia University, ma che in realtà sta per
essere trasportato in clinica psichiatrica, ricorda così il tragico destino di Nietzsche,
a cui gli infermieri del manicomio di Basilea, giunti a Torino per prelevarlo,
stesero un tappeto rosso per convincerlo a seguirli. Anche in questo dramma,
come in molte altre sue opere, Bernhard demolisce dunque il mito della filosofia
(e dell’arte) come perfezione opposta alla manchevolezza della vita, lasciando
tuttavia trapelare un’ironica simpatia per la maniacale ossessione dei suoi personaggi
verso l’assoluto. La nave che porta Immanuel Kant verso l’America è però anche
una ripresa del motivo tardo-medievale della “nave dei folli”, descrizione dei
vizi e delle imperfezioni umane. Non a caso accanto al filosofo compaiono altri
personaggi privi di nome e caratterizzati solo dalla loro funzione: l’ammiraglio, il
capitano, il cardinale, la milionaria, il collezionista d’arte, quasi a rappresentare
un significativo microcosmo sociale.
Nato nel 1931 in Olanda, figlio illegittimo di una giovane austriaca, e morto
nel 1989 a Gmunden, nell’Austria Superiore, per le conseguenze di una malattia
polmonare contratta in gioventù, Thomas Bernhard ha rappresentato nella sua
ricca opera narrativa e teatrale figure memorabili di “soccombenti”, naufraghi di
una intera civiltà, concentrando spesso i suoi strali da grande moralista sull’Austria,
considerata una sorta di piccolo compendio dell’universo (così anche nelle parole
che Gassman fa recitare a Kant alla fine dello spettacolo, tratte da un discorso
tenuto dallo stesso Bernhard in occasione del conferimento del premio di stato
austriaco nel 1968). Come tutti gli altri personaggi bernhardiani, anche Immanuel
Kant si trova metaforicamente in alto mare, consapevole del rischio di un possibile
naufragio e di una imminente catastrofe, convinto (a differenza del Kant storico)
che la natura non abbia un fine, se non quello della propria inesorabile distruzione.
Ma forse più di altri lavori dell’autore, questa brillante commedia ci mostra insieme
alla follia anche il lato divertente della vita.
Luigi Reitani