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 E X TEN DI N G E QUALI TY Presentazione del Progetto della CONFEDERAZIONE EUROPEA DEI SINDACATI (CES/ETUC) ORGANIZZARE E PROMUOVERE PARITÀ DI DIRITTI, RISPETTO E DIGNITÀ, CONTRO LA DISCRIMINAZIONE PER ORIENTAMENTO SESSUALE E IDENTITÀ DI GENERE Roma, 16 settembre 2009
RELAZIONE.
Non metterò una dopo l’altra le storie tragiche di violenza di questi tempi,
quando chiunque non riproduca il modello rassicurante e domestico, tanto
caro a un certo “potere”, è preso malamente di mira. Non potrebbe essere
una lista esauriente e aggiornata, dato il susseguirsi a raffica di nuovi
episodi insensati e inquietanti e soprattutto nel silenzio che, sicuramente,
continua a soffocare tanti di questi fatti, per paura, per pudore, per
solitudine: in Italia e non solo in Italia è in atto una forte regressione
culturale, che diventa involuzione sociale e di rapporto umano e il
manifestarsi di aggressività e riflessi d’ordine, pongono al mondo civile
stringenti interrogativi sul “che fare”.
Noi non vogliamo riconoscere l’Italia in un Paese che respinge gli immigrati,
trattati secondo le Nazioni Unite non meglio che “rifiuti tossici”, in violazione
di ogni norma di diritto internazionale e del mare. I rimedi per un certo quieto
vivere sono costantemente individuati nella repressione, nell’imposizione di
1 una sicurezza ferma alla superficie, succube di una misera idea di decoro
pronta a rinnegare, ma soltanto se conviene, laicità, autonomia e storia e
non ci si può stupire così di tanta omofobia, transfobia e xenofobia montanti,
degne
di
fughe
autoritarie.
I segnali ci sono da molto tempo, ma restano inascoltati: chiusura,
intolleranza, fobia in tutte le sue espressioni, soprattutto assenza generale di
cultura. C’e’ da chiedersi che cosa ci si aspetti da un Paese dove si paventa
che gay e lesbiche, per la loro richiesta di rispetto e di parità di accesso ai
diritti, rappresentino un’insidia alla sacralità della famiglia, che le persone
transessuali travolge di stereotipi insopportabili, che interpreta la violenza
come fatto possibile, derivante da una mal tollerata degenerazione di
costume e arriva a giustificarla, che imporrebbe amore soltanto per il suo
traguardo riproduttivo.
Si diceva “cultura”. Da molti anni chi di noi fa politica cercando “Parità,
Laicità, Dignità” si muove in una società complessa, dove accanto a grandi
pensieri, a una magnifica storia resistente, allo studio e alla passione di tanti
che, nonostante tutto, non sanno rinunciare, c’e’ chi riserva applausi al più
grossolano machismo, salvo poi avallare tragicomiche ordinanze cittadine
che impongono, dopo una certa ora, di misurare gli orli alle sottane femminili
e, come è accaduto anche pochi giorni fa a Venezia, acclama e chiede
autografi a bizzarre, insignificanti chimere berlusconiane.
In una situazione in cui le prospettive restano sempre meno rassicuranti,
presentiamo oggi il progetto “Extending Equality”, finanziato dalla Comunità
Europea e realizzato dalla Confederazione Europea dei Sindacati, in
collaborazione con l’International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex
Association, sezione Europea.
Vogliamo porre l’accento sull’impegno che da oltre venti anni la Cgil spende
nella specifica tutela di gay, lesbiche e transgender e valorizzare
l’appartenenza alla Confederazione Europea dei Sindacati per la difesa di
2 diritti umani, civili che sono diritti sindacali e di uguaglianza: un impegno per
la parità di trattamento, per il rispetto e per la dignità delle persone, che
risponde a criteri di convivenza e al quadro giuridico dell’Unione Europea a
difesa dei lavoratori e delle lavoratrici discriminati in particolare a causa del
loro orientamento sessuale o dell’espressione della loro identità di genere.
Spesso gay, lesbiche e trans subiscono il rifiuto di un impiego, il
licenziamento, l’impossibilità di accedere alla formazione o alle promozioni;
sono costretti all’invisibilità e temono di “uscire allo scoperto” per non
perdere avanzamenti di carriera o più semplicemente per tenersi stretto il
posto di lavoro, con la minaccia di esclusione e magari di autoesclusione per
certi incarichi. Capita anche che siano fatti oggetto di molestie o di mobbing
e in ogni caso non beneficiano delle stesse attribuzioni contrattuali previste
per le persone eterosessuali: ad esempio, non avendo riconoscimento
giuridico le convivenze, non hanno riconosciuti congedi di paternità, di
maternità o parentali, spese di trasferimento, congedi per lutto o per
assistere un partner, benefici formativi o di altra natura per i dipendenti e le
loro famiglie, beni e servizi scontati o gratuiti, pensioni di reversibilità,
assicurazioni sulla vita, assistenza sanitaria per i dipendenti e le loro
famiglie.
Contro questa particolare discriminazione, due direttive sono già state
accolte più o meno correttamente da molti Stati Membri Europei, si tratta
della direttiva quadro sulla parità di trattamento in materia di occupazione e
di condizioni di lavoro (2000/78/CE) e della direttiva sul principio di parità di
trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego
(2006/54/CE) che vieta anche la discriminazione delle persone transgender.
Pur essendo uno strumento essenziale per contribuire a eliminare le
disparità, tuttavia, le leggi, da sole, non sono sufficienti. La ricerca dell’Etuc,
parte del progetto, mostra, infatti, come in Europa vi sia scarsa e faticosa
conoscenza o consapevolezza, anche nei sindacati, del fatto che
l’orientamento sessuale e l’espressione dell’identità di genere siano un
motivo di disparità riconosciuto.
3 Nel congresso di Praga dell’Etuc fu un’azione diretta della Cgil a far inserite
“l’identità di genere” nell’Action Plan e in seguito, nel Congresso di Siviglia
del 2007, l’Etuc ha adottato un Programma d’azione quadriennale,
impegnandosi a:
•
investire in attività di sensibilizzazione su questi temi;
•
intraprendere azioni più efficaci sui pregiudizi che potrebbero esistere all’interno dei
sindacati e fra i loro membri;
•
accelerare azioni e attività per incoraggiare uno scambio di esperienza e di migliori pratiche
in grado di promuovere la diversità e la non discriminazione nei sindacati e sul posto di
lavoro.
E quali sono le prime e più semplici proposte operative?
Si tratta di
•
rendere reattivo il proprio sindacato sul fatto che i diritti di gay, lesbiche e trans devono
essere esplicitamente inseriti nell’ambito della propria agenda sindacale;
•
accertarsi che vi sia un chiaro impegno sia dei livelli dirigenziali superiori che dei dirigenti
territoriali;
•
elaborare politiche specifiche, esplicite e visibili sul posto di lavoro, anti-mobbing e contro le
molestie;
•
fornire risorse per newsletter, mailing list e siti internet.
•
organizzare seminari, workshop e conferenze per dare visibilità al lavoro del proprio
sindacato in questo settore.
•
integrare i temi dell’uguaglianza in tutti i settori di lavoro del proprio sindacato, in modo che
il sindacato stesso possa progredire attraverso i propri organi decisionali e nelle
contrattazioni collettive;
•
far sì che uguaglianza e diritti siano inclusi nei programmi didattici e formativi del proprio
sindacato, facendo in modo che rappresentanti e negoziatori sindacali siano formati sui
questi diritti.
•
discutere con i datori di lavoro al fine di prevenire discriminazioni e molestie;
4 •
lavorare in stretta relazione con Ong e organizzazioni delle comunità gay, lesbiche e trans;
grandi e piccole, ascoltando tutti e organizzare campagne comuni e eventi su base
comunitaria.
E ancora non basta. E’ necessario comprendere che la difesa di gay,
lesbiche e transessuali non sarebbe affatto cosa eccezionale per un
sindacato che ha nella sua stessa natura l’impegno a tutelare tutti i lavoratori
e le lavoratrici da ogni forma di sopruso e discriminazione. Si tratta di
intendere un’azione sindacale e sociale che pretende profondità e pensiero,
che non si ferma a rigide interpretazioni e deve cercare spazio dentro le
grandi ragioni della cultura, dell’autonomia dello Stato, della laicità, tanto
difficile da affermare, a quanto pare, soprattutto in Italia.
MARIA GIGLIOLA TONIOLLO
Cgil Nazionale – Settore Nuovi Diritti
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