03 impa tipibraidesi/COLORE
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03 impa tipibraidesi/COLORE
martedì 25 ottobre 2005 ‘‘ ‘‘ ‘‘ ‘‘ Scelgono i capi migliori, appena svezzati, a Demonte, poi li portano nelle stalle di Diano, gestite dalla famiglia Drocco Garantiscono l’alimentazione naturale, secondo i dettami del dottor Delfino. E la clientela arriva da tutta la penisola... Bernardino Tibaldi gestisce un’avviata macelleria in via Vittorio. E il fratello Davide ne ha una in corso Garibaldi «I vitelli li alleviamo noi!» Bernardino Tibaldi accanto a Carlin Petrini alla Fiera del bue grasso di Carrù: ci avviciniamo al Natale e l’argomento diventa... di stretta attualità. Nella foto sotto e in quella in basso, il figlio dodicenne di Dino, Marco vicino a un vitellino e in posa con un margaro: pare che stia coltivando la stessa passione del padre... D a un po’ di anni a questa parte (ne leggiamo su quotidiani e periodici), la medicina specializzata si occupa dell’uomo e della sua felicità, mèta lontana, dicono, che dipende da una fondamentale serenità di vita quasi impossibile raggiungere, pare. Ma di che cosa ha bisogno, un uomo, per sentirsi sereno? Se ascoltiamo le dottrine e le sentenze dei grandi psicologi che ne scrivono, la ricetta per raggiungere tale stato è... difficilissima e non del tutto chiara neppure a loro. Eppure, nell’intervista del nostro “tipo braidese” odierno, a noi sembra di aver trovato la dritta: un lavoro che piace e appassiona, benché duro, una famiglia che partecipa a questo lavoro unita e compatta (solidale è il termine giusto) la speranza, supportata però dalla realtà delle azioni, di un figlio che al mestiere del padre si sta affezionando anno per anno e, molto probabilmente, lo continuerà. Tutto questo calato nella semplicità e nell’amore per le cose semplici. Potremmo chiudere qui la storia di Bernardo Tibaldi, per tutti “Dino”, macellaio in Bra in via Vittorio Emanuele, vicepresidente del Consorzio macellai braidesi, che le sue mucche, tutte di razza piemontese, se le va a scegliere in alpeggio da piccole, se le porta in una cascina a Diano, dove la famiglia Drocco le alleva seguendo i dettami nutrizionali del dottor Delfino, “storico” veterinario in Bra: fave, cereali e fieno. La storia professionale di Dino nasce appena terminate le scuole medie alle “Craveri” di Bra, quando decise di seguire la strada da lui preferita e, quindi, lavorare con il papà, che già aveva ricalcato le orme di suo padre, macellaio in via San Rocco, nella macelleria di Bra, in via Vittorio 184, dove il papà si era trasferito da Bandito. La stessa strada, per inciso, la seguirà il fratello Davide, più piccolo di undici anni, titolare di un’altra prestigiosa macelleria braidese, in corso Garibaldi. Fino a 16 anni, Dino fa da garzone, un po’ in un negozio, un po’ nell’altro. «Poi», racconta a Braoggi, «mi hanno mandato a lavorare in Liguria, a Pietra Ligure, per la stagione estiva». E come mai? «L’esperienza sotto padrone non poteva che farmi bene: avrei potuto imparare cose nuove». D o p o quattro mesi al mare, Dino torna a casa, lavora un po’ con il padre e poi per sei anni va lavorare a Marene, da Curti, un ingrosso di bestiame. Altri quattro anni di scuola sul campo, quindi, che arricchiscono la sua esperienza nel mestiere: «In negozio c’erano mio papà e mia mamma: io andavo a lavorare a Marene e davo un aiuto anche a loro, quando mi restava del tempo libero». Nel 1985 il negozio di via Vittorio, racconta Dino, diventa suo: «Mio papà è morto per infarto alla vigilia di Natale del 1983, mentre stava seguendo le pratiche per andare in pensione e lasciare il negozio a me e a mio fratello. Non ha fatto in tempo a sistemare le cose. Mio fratello e io abbiamo quindi cominciato a lavorare nel negozio di nostro padre, siamo stati qualche anno insieme, poi lui ha rilevato la macelleria in via Garibaldi e io sono rimasto in quella di mio papà». Una delle peculiarità della sua macelleria, come anche quella di suo fratello, è che, oltre che della macellazione e della vendita, lei si occupa anche dell’allevamento degli animali che poi verranno commercializzati. Lo faceva già suo padre o è un’innovazione voluta personalmente? «È un’iniziativa presa insieme con mio fratello. E abbiamo potuto contare sul prezioso aiuto del dottor Delfino, che ci ha instradato sulla via giusta per allevare nel modo migliore i vitelli. Abbiamo cominciato, Davide e io, con una ventina di animali, prima a Pocapaglia, per sette-otto anni, dove ce li allevavano. Poi abbiamo continuato fino ad arrivare a un centinaio di animali e ci siamo spostati a Diano, dalla famiglia Drocco: sono loro ad allevare i nostri vitelli. Oggi le cascine sono due, una per me e una per mio fratello». Come funziona il tutto? «Acquistiamo i vitelli piccoli e li portiamo nella stalla, dove vengono allevati con un’ali- mentazione rigorosa e poi macellati. Oggi ho circa ottanta capi a rotazione. Alleviamo vitelle, maschi interi, vitello castrato e bue». Ma che differenza c’è tra l’uno e l’altro? «La femmina la usiamo soprattutto al banco: come il vitello castrato, ha una carne pregiata e molto tenera. Il maschio, che dà più polpa, lo utilizziamo soprattutto per la salsiccia e la carne cruda. Il bue, naturalmente, significa Natale e sarà sul nostro banco dalla prossima settimana». Che cos’è quella che chiamano “bestia grosa”? «È praticamente la vacca, che è molto gustosa, ma più dura. Al suo posto noi utilizziamo il maschio intero». A che età vengono macellati vitello e vitella? «La vitella sui 16-17 mesi, il maschio dai 18 ai 20 mesi». La qualità della carne dipende certo anche dall’alimentazione. Che cosa mangiano le vostre mucche? «Crusca, mais, fave, orzo e fieno a volontà. I piccoli, nell’età in cui sono appena stati svezzati, quindi intorno ai cinque o sei mesi, andiamo a prenderli a Demonte. Quando si va in alpeggio, sono levatacce, con partenza alle quattro e mezzo del mattino: ci vado di domenica, perché mio figlio assolutamente vuole venire con me». Ha già la passione nel sangue, il piccolo Marco! Ma la gente, oggi, che cosa mangia? «Un po’ di tutto. Se la carne è buona, il cerchio della fettina si allarga inevitabilmente. Abbiamo parecchi clienti di fuori, arrivano da Torino, Milano, Verona e facciamo anche spedizioni anche in Puglia». E come sono arrivati da voi questi clienti? «Sono turisti. Hanno acquistato la carne passando a Bra, arrivati a casa l’hanno consumata e magari fatta assaggiare agli amici e il cerchio di consu- 3 LA CARTA D’IDENTITÀ ■ DATI ANAGRAFICI Bernardo (Dino) Tibaldi è nato a Bra, il 30 giugno 1955, da papà Giovanni e da mamma Lucia, originari, rispettivamente, di Bandito e Cervere. Dino ha un fratello, Davide, anche lui macellaio, e una sorella, Maria. Nel 1988 si sposa con Tiziana Leone, nativa di Macellai, ma da sempre a Bra, e dal matrimonio nasce Marco, oggi dodicenne, che già segue le orme del papà. ■ STUDI E PROFESSIONE Dino frequenta le scuole elementari a Bandito e le medie alle “Craveri” di Bra. Finita la scuola dell’obbligo, il suo pensiero è solo uno: lavorare seguendo le orme del papà e del nonno paterno Bernardo, macellai da sempre. Così comincia come “bocia” nel negozio con il papà, prima a Bandito poi a Bra, e fa varie esperienze di lavoro presso altre macellerie e un ingrosso carni. Alla morte del padre, avvenuta improvvisamente per un infarto, ne prende il posto nel negozio di via Vittorio Emanuele... ■ HOBBY La più grande passione è certamente il suo lavoro, ma una sera alla settimana si dedica al ballo latino americano. E poi ci sono i cavalli: non ha più tempo per cavalcarli, ma nella sua casa vivono due splendide cavalle. ● Il titolare della macelleria di via Vittorio Emanuele II 184 con la consorte, signora Tiziana, con la quale è sposato dal 1988, che lo coadiuva nella gestione del negozio. Oggi arrivano ordinazioni anche dalla Puglia. mo si è inevitabilmente allargato. Il passaparola è la pubblicità più efficace, quando il prodotto è davvero buono». Il 30 ottobre, nella cascina di Diano, arriveranno in visita tre pullman di milanesi. Il tutto è nato dall’idea di un’agenzia turistica di Alba che ormai da sei anni porta questo tipo di turismo enogastronomico in Langa. Vedranno come si fa la salsiccia e immediatamente, come tutti i “forestieri”, se ne innamoreranno perdutamente. La forza del negozio di via Vittorio, sottolinea in chiusura di intervista Dino, è la signora Tiziana, dalla bravura e dalla fantasia della quale nascono tutti i piatti pronti. «È bravissima a fare i polpettoni», commenta Dino, «le polpette, il roast-beef, i prosciutti impanati che racchiudono un morbidissimo interno di fontina, le “quagliette”, i messicani, gli hamburger». E poi c’è la salsiccia, che in questo periodo viene proposta anche con il tartufo, bianco naturalmente, vero, lontano da prodotti chimici o di sintesi. “ «Certo, prendo i tartufi più piccoli, li gratto e li metto nell’impasto. Poi una delle nostre specialità è la tagliata al sale, un taglio di coscia, messa per ventiquattro-trenta ore a macerare nel sale grosso e poi tagliata fine, da condire con un filo di olio e qualche goccia di aceto balsamico». Ci viene un pensiero, terminata questa intervista: benvenuto autunno, a Bra! Qui abbiamo la fortuna di poter vincere la malinconia e l’umidità delle nebbie con il calore di una portata di salsiccia, un arrosto, un piatto di carne cruda o un bollito degni di una tavola divina. Se vi pare poco, provateci: anche questo è uno degli ingredienti della serenità. Caterina Brero