Una candela, un fiume.
Transcript
Una candela, un fiume.
Una candela, un fiume. Esperienza e poesia del Tempo e della Continuazione. Siamo abituati a considerare la nostra vita come una candela. La fiamma (energia vitale) compie un percorso dall’alto verso il basso, man mano che il corpo si consuma, finché si spegne. La candela ha un inizio e una fine. Possiamo, poi, immaginare che la fiamma continui in un’altra candela, trasmettendosi dall’una all’altra, dalla vecchia alla nuova. La fiamma non è esattamente la stessa, ma non si può dire che sia completamente diversa. Così immaginiamo la rinascita, la continuazione della nostra energia vitale. Con umiltà, penso che adottando questa visione esclusivamente “verticale” dello scorrere dell’esistenza, rischiamo di non accorgerci di alcune cose che riguardano da vicino sia la candela, sia il mondo che inter-è con la candela. L’ultima volta che ho visto mio padre è stato nel 1970, una sera di gennaio, poche ore prima che lasciasse questo mondo, almeno così ho pensato per molti anni, fino al 1997, quando l’ho incontrato di nuovo, come continuazione. Naturalmente non ho visto né un fantasma, né una sua reincarnazione. Ero in un paesino della Slovenia e, improvvisamente è affiorato in me, mentre passeggiavo vicino al fiume Krka, un profondo senso di gratitudine per il fatto che mio figlio fosse così fiero e forte, così portato alle scienze ed incline al buon senso. Mi chiesi quale poteva essere l’oggetto della mia gratitudine e dopo un poco mi fu chiara l’immagine umana della fonte di tanto amore per la conoscenza e per la vita. Subito ricordai quanta energia avesse profuso mio padre nella sua esistenza per curare le persone, per aiutare la sua famiglia e quanto entusiasmo aveva suscitato in me il suo amore per la ricerca in ogni campo. Nel bambino che ero, questo suo amore si stava sviluppando lentamente, ma non fece a tempo a radicarsi in profondità, la neve di quel capodanno del 1970 fu l’ultima che vedemmo insieme ed io avevo solo tredici anni. Tuttavia, una candela, mentre brucia lentamente, ben prima di giungere al termine del suo corpo di cera, già continua, già trasmette il suo calore, la sua luce, la sua vitalità e riempie di sé il mondo intorno. Continua sotto forma di fumo che sale verso il cielo, di calore che sentiamo sulla pelle, di luce che rimane nelle nostre retine e nei nostri ricordi che possono divenire ispirazione. La candela non aspetta di spegnersi per continuare, sta già continuando in altre forme, mentre ancora la sua fiamma brucia. Camminando lungo il Krka, mentre potevo nuovamente toccare mio padre, le lacrime scendevano dai miei occhi senza che facessi alcuno sforzo per fermarle, anzi mentre le gustavo una ad una. Chi ha mai detto che piangere è sempre sofferenza? Ogni mia lacrima era una sua lacrima, una lacrima sul suo viso, il nostro respiro era all’unisono. I passi di mio padre non lasciano più orme. E' diventato il sorriso del sole, la libertà del vento. Mille lune, diecimila stelle hanno meno luce del suo ultimo sguardo a questa vita. Senza usare la mente, guarda! Il pianto e il sorriso sul viso più bello del mondo. Altri ricordi, altre vite; in ogni vita c’è un punto di culmine a cui tutto correva, prima, e da cui tutto si allontanerà. Anche se lo capiamo, spesso, dopo averlo vissuto, con il sospetto di essere immersi in un insieme di eventi interconnessi in modo circolare, contrariamente alla nostra percezione di un principio di causalità che procede unicamente lungo una linea retta, dal passato verso il presente e dal presente al futuro. La nostra mente razionale è immersa nel tempo, è fatta di tempo. Non può vedere facilmente al di là del tempo. Ma la nostra intuizione si, perché la nostra coscienza profonda (coscienza alaya) è al di fuori del tempo che è solo uno dei suoi semi. E così il presente si manifesta, alle volte, come il profumo di un fiore che dal futuro si è dispiegato verso di noi, con i suoi petali aperti e tesi ad attenderci. Scoprii il mio punto di culmine avvicinandomi a quel piccolo piede scalzo, nel reparto maternità dell’ospedale di Santa Margherita Ligure nel marzo del 1987, guardando timoroso quel mistero che era venuto a trovarmi, in carne ed ossa, chissà da dove. Mio figlio, nato da poche ore, si aspettava forse quel contatto? Spesso ci eravamo toccati, ma sempre attraverso il ventre teso di sua madre. Allora il tocco fu un messaggio di una sconvolgente chiarezza: siamo qui, insieme. Siamo uno. I semi-coscienza di mio padre, sonnecchianti in me, i geni del suo corpo e dei nostri antenati, insieme al suo amore per me e al mio amore per lui, continuavano in quel corpo-mente che stavo incontrando. Negli anni seguenti, fino a quel giorno del 1997 sul limpido fiume Krka, il mio amore, il suo amore, l’amore di mio padre, vissero insieme, si rincorsero sui prati della mente-cuore, più o meno a mia insaputa. Eravamo insieme e ci amavamo, ma non ne ero pienamente consapevole. Mancava la domanda, perché mi potessi interrogare sull’essere e sul continuare. A chi devo essere grato? La domanda mi aspettava sul Krka, un fiume che correva sotto il mio sguardo, a guardar bene senza muoversi: in ogni momento era nella sua sorgente e, nello stesso tempo, toccava il mare. Il tempo era nei miei occhi, nella mia percezione; il fiume, unica acqua presente in ogni sua parte, già continuava nel mare mentre scorreva di fronte a me, come una candela la cui luce è già in tutto l’universo mentre ancora brucia sullo stelo di cera. Forse noi siamo così, come l’acqua del fiume, come la luce della candela, già continuiamo mentre respiriamo nel presente; nei nostri figli, nei nostri amici e nemici, in coloro che ci sono vicini ed alle volte, anche molto lontani. Nei sogni che realizziamo, in tutto ciò che nasce dal nostro amore. Non c’è bisogno di morire per continuare. Le nostre continuazioni sono già nel presente, Alcune possiamo andarle a cercare, possiamo toccarle. Altre attendono le condizioni adatte per manifestarsi, ma sono già lì, in un seme che diremmo immerso in un eterno presente, se potessimo pensarlo in qualche modo, mentre la sua energia si sposta fuori del tempo lungo il sistema nervoso dell’universocoscienza, finché quel seme non sarà, finalmente, anche parte del nostro passato. Nel 1970, prima di andarsene da qui, qualcosa di mio padre mi aspettava nel 1987, pur continuando a vivere in ogni istante presente, anno dopo anno, come un fiume rivolto al mare ed allo stesso tempo alla sua sorgente, come una luce brillante già lontana dalla candela che si sta spegnendo. Un seme In attesa del suo tempo, in attesa dello spazio che il mondo gli avrebbe regalato per continuare a manifestarsi. Nascita e morte sono solo un gioco a nascondino. Sorridimi, dunque, prendimi la mano e dimmi arrivederci. Domani ci incontreremo di nuovo, o anche prima. Ci incontreremo sempre, comunque, alla vera fonte, ci incontreremo sempre sui mille sentieri della vita. Thich Nhat Hanh Difficile a comprendersi? Mi piacerebbe poterlo spiegare in modo semplice anche a me stesso. Per ora ho solo imparato a praticare chiedendomi tre cose: “Quali sono, adesso, le mie continuazioni?” “Come posso far sì che siano continuazioni felici e salutari?” E soprattutto: “A chi devo essere grato?” La prima domanda mi pone in contatto profondo con il presente che include tutte le mie continuazioni che già si manifestano, senza distinzioni di “io”. La seconda domanda apre il cuore per porre semi di felicità in ognuna di queste continuazioni vivendo l’equanimità. La terza mi permette di toccare con gratitudine le innumerevoli radici di tutte queste mie continuazioni. Se pratico la consapevolezza, la concentrazione e la visione profonda, ce la posso fare. La coscienza è l’acqua di un fiume che scorre sia dentro che oltre il tempo. La coscienza è tutti i semi, è tutte le cose. E' manifestazione, esistenza che mai diventa non esistenza. Upasaka Tae Bi