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Fauna e
avifauna:
fragili equilibri
Fauna and
avifauna:
instable balances
MATTIA BRAMBILLA – PAOLO PEDRINI
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Piante, farfalle,
uccelli e mammiferi
d’alta quota corrono
il rischio di ridursi
drasticamente a causa
del cambiamento
climatico.
Non è necessario
optare tra progresso
e tutela ambientale.
Esiste una terza strada
Plants, butterflies, birds
and mammals living
at high altitudes could
die out due to climate and
environmental change.
It is not necessary
to choose between
progress and
safeguard.
There’s a third way
Pernice bianca
Photo M. Mendini Arch. Muse
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Civetta capogrosso
Photo M. Mendini Arch. Muse
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Gli
impatti dei cambiamenti climatici
sulla biodiversità sono stati dimostrati per
tutti i continenti e su una gran varietà di
specie. Molte specie infatti hanno mostrato
recenti variazioni nella loro distribuzione o
nella loro fenologia in risposta alle modifiche
ambientali e climatiche. In particolare, sono
stati rilevati spostamenti verso latitudini e/o
altitudini superiori, mentre i cambiamenti fenologici riguardano ad esempio l’anticipo del
periodo di fioritura di molte specie vegetali,
dell’arrivo degli uccelli migratori in primavera o della data di deposizione delle uova. Lo
studio degli effetti del clima sulla biodiversità e sugli ecosistemi è quindi divenuto uno
degli argomenti di ricerca più frequentemente affrontati e molti lavori sono stati svolti
o sono in corso per decifrare le relazioni tra
specie e clima e prevedere le future risposte
delle specie ai cambiamenti in atto e previsti.
Le Alpi rappresentano un contesto ambientale e geografico di particolare interesse in
questo senso, in quanto stanno subendo
un tasso di riscaldamento ben al di sopra
della media globale. Negli ambienti montani, dove la distribuzione di molte specie è
fortemente influenzata dalla temperatura,
il riscaldamento in atto ha prodotto degli
spostamenti altitudinali di piante, farfalle,
uccelli, mammiferi e habitat nel loro insieme. Per le numerose specie adattate a climi
freddi, e in particolare per quelle che vivono
negli ambienti d’alta quota o in altri habitat
che rischiano di ridursi severamente a causa
del cambiamento climatico, questi spostamenti altitudinali possono determinare una
drastica riduzione delle aree a loro idonee.
Questi effetti potranno avere conseguenze molto gravi sulla biodiversità delle aree
montane nei prossimi decenni. A queste minacce, si accompagnano altre forti pressioni
dovute alle attività antropiche in montagna.
La pernice bianca, lo spioncello, la
civetta nana e la capogrosso sono tra
gli uccelli più a rischio
I cambiamenti climatici rischiano quindi di
causare un forte declino, ad esempio, per
molte specie di uccelli che vivono sulle Alpi
italiane. Fino ad ora rimangono comunque
pochi gli studi sull’effetto dei cambiamenti
climatici nel contesto alpino. In questo quadro di forti impatti e limitate conoscenze, il
MUSE, con il gruppo di ricerca della Sezione di Zoologia dei Vertebrati, ha avviato da
qualche anno un’intensa attività di studi a
scala alpina, portata avanti in collaborazione con le Università di Torino e Pavia, la
Fondazione Lombardia per l’Ambiente e la
Lipu/BirdLife Italia.
I primi risultati di questo lavoro sono stati
presentati al Convegno Uccelli e cambiamenti climatici, tenutosi lo scorso ottobre a
Parigi e organizzato da LPO/BirdLife Francia e Muséum National d’Histoire Naturelle nell’ambito degli eventi “satellite” della
COP21. In questa sede, è stato mostrato
come alcune specie tipiche delle nostre Alpi
potrebbero subire forti contrazioni di areale, con potenziali estinzioni a livello locale
e un generalizzato declino sulle Alpi italiane. Le previsioni indicano che specie d’alta
quota come la pernice bianca, lo spioncello,
il sordone, il fringuello alpino e specie di
foreste subalpine come la civetta nana e la
civetta capogrosso subiranno forti riduzioni
di spazi di presenza nel corso dei prossimi
decenni, stimate tra il 24% e il 97% dell’areale attuale da qui al 2050.
Alcuni effetti sono in realtà già evidenti, con
la scomparsa delle popolazioni marginali,
poste sui gruppi montuosi prealpini più bassi e quindi più “caldi”, e con una generale
contrazione di areale ben evidente negli ultimi trent’anni per diverse specie tra quelle
particolarmente legate a climi freddi. Fra
queste l’esempio più noto è quello della pernice bianca, che negli ultimi anni si è ritirata dalle Prealpi ed è diminuita in numero in
alcuni dei contesti alpini più favorevoli.
Alla perdita di ambienti idonei a causa del
cambiamento climatico, si aggiunge anche
l’aumento dell’isolamento cui le aree idonee
residue saranno sottoposte, sempre a causa
dei cambiamenti dovuti all’aumento di temperatura e alle modifiche degli habitat a esse
associate.
In tutto questo le attività umane (oppure,
all’opposto, la loro cessazione) in montagna contribuiranno ad aggravare gli effetti
dei cambiamenti climatici sulla biodiversità
alpina. Ad esempio, la contrazione dell’attività di pastorizia in quota sta causando
la scomparsa di ambienti aperti, che sono
invasi da vegetazione arbustiva e arborea,
e progressivamente (ri)colonizzati dal bosco. La realizzazione di nuove piste da sci
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Climate
changes have had a drastic
impact on biodiversity. Many species grow in different places and their phenology is different as well,
due to climate and environmental changes. The
Alps are interesting in this sense, because global
warming in that territory is higher than in the rest
of the world. On the mountains, plants grow at a
higher altitude due to global warming, and butterflies, birds and mammals have a different habitat
as well. For this reason, species that normally live
in colder places are going to have less place at disposal. This can have consequences on biodiversity
and mountains in the next decades.
Rock ptarmigans, water pipits, Eurasian
pygmy owls and boreal owls are at risk
There are few studies about the effects of climate
change on the Alps. The Science Museum of Trento has carried out these studies, with the research
group of the Zoology Department of the Vertebrates, with the University of Pavia and Turin, with
the Foundation of Lombardy for Environment and
with Lipu/BirdLife Italia. The first results of this research have been presented at the conference Birds
and climate changes, in Paris in October 2015, organized by LPO/BirdLife France and the Muséum
National d’Histoire Naturelle, under the events of
the COP21. On this occasion, it has been showed
how the distributional areas for some species typical of our Alps could reduce, followed by possible
extinctions at a local level and decline on the Italian Alps. According to the estimations, between
24% and 97% of the actual area until 2050. Some
effects can already be seen, for example the disappearance of marginal populations on the lower PreAlps, where the climate is warmer, and less distributional area for species which live in colder places.
In the last years, rock ptarmigans moved from the
Pre-Alps, and in some favorable areas, the number
of species decreased. In addition to the loss of favorable places due to climate changes, the remaining
areas are going to be isolated. The Science Museum
of Trento is working on other scientific areas, and is
cooperating with local authorities, with parks and
with associations that deal with the conservation
of nature. This is already happening with the University of Pavia and the National Park of Paneveggio – Pale di San Martino, where some students are
doing a PhD about this topic. The idea is to gather
information about the climate and environmental
change of the Alpine Avifauna at high altitudes, in
order to find efficient conservation strategies.
Traduzione Sara Covelli
rappresenta un’altra minaccia. A causa
dell’innalzamento delle temperature e
della copertura nevosa sempre più scarsa, numerosi impianti localizzati a quote
relativamente basse sono stati recentemente abbandonati e i nuovi comprensori sciistici o i nuovi ampliamenti di
quelli esistenti vengono realizzati sempre a maggior altitudine. C’è pertanto
il rischio che nei prossimi anni le piste
da sci contendano all’avifauna alpina le
aree poste alle quote più elevate, con un
aumento del loro impatto sulla distribuzione di queste specie sempre più circoscritta ai settori sommitali.
La ricerca continua
Il complesso quadro dei cambiamenti in
atto richiede molte informazioni. Proprio
per questo al MUSE si sta estendendo il
gruppo di lavoro ad altre realtà scientifiche e, lavorando in stretta sinergia con le
realtà locali, i parchi e quanti si occupano
a vario titolo di conservazione della natura. Una fresca novità è l’avvio, in partenariato con l’Università di Pavia e il Parco
Naturale Paneveggio Pale di San Martino,
di un dottorato di ricerca dedicato proprio
a questa tematica. L’idea è di acquisire il
maggior numero di informazioni possibili sui cambiamenti climatici e ambientali
sull’avifauna alpina d’alta quota per proporre strategie di conservazione efficaci.
Fringuello alpino
Photo M. Mendini Arch. Muse
CITIZEN SCIENCE
Conoscere e condividere è uno degli obiettivi perseguiti dal LIFE T.E.N. coordinato
dal Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree protette della PAT. Con un apposito WebGis
(www.lifeten.tn.it) sono ora consultabili le informazioni su flora e fauna del Trentino.
Inoltre grazie alla piattaforma on-line ornitho.it, dedicata ora non solo all’avifauna
ma anche a molti altri gruppi faunistici, chi lo desidera può direttamente contribuire
segnando le proprie osservazioni. Per farlo basta iscriversi e poi procedere seguendo
le indicazioni.
Knowing and sharing is one of the aims pursued by LIFE T.E.N., coordinated by the
“Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette” (Department of Sustainable Development
and Protected Areas) of the Province of Trento. Through a dedicated WebGis (www.lifeten.
tn.it), everybody can find information about flora and fauna in Trentino.