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17-08-2011
Pare strano, ma è così. A Palermo, città non proprio tranquilla, potrebbe essere molto
facile arrestare qualcuno. Se si fa riferimento al regolamento della Polizia Urbana
stilato nel 1935, è punibile chi non mette la museruola a una capra, chi intende darsi
un'aggiustatina ai capelli in luogo pubblico, chi vende ghiaccio e non obbedisce
all'obbligo di «presentarsi alle richieste degli avventori a qualsiasi ora del giorno e
della notte». Il regolamento municipale in questione non è mai stato abrogato.
A rigor di norma – è proprio il caso di dire così – si potrebbe multare o trattenere un
mafioso se questi fosse visto pettinarsi per strada. Gli italiani si trovano in un alto (e
confuso) mare legislativo. Pare che le norme in vigore siano addirittura 430mila. La
fonte è del Ministero per la semplificazione normativa, presieduto dal leghista
Roberto Calderoli. Solo nel 1999 ci si è accorti che era lievemente fuori tempo «la
sfida a duello» prevista dall'art. 341 del Codice Penale. E solo tre anni fa è stata
abrogata la prima legge dell'Italia unita, quella «che stabilisce la formula con cui
devono essere intestati tutti gli atti in nome del re». Il ministro ha fatto un falò di
centinaia di leggi ridicole. Peccato che Calderoli abbia messo nel calderone
abrogativo anche la legge del 4 giugno 1944 (regio decreto) che prevedeva la
«soppressione del divieto per le donne di impartire alcuni insegnamenti e di assumere
alcuni uffici direttivi negli istituti di istruzione media». E pure il decreto
luogotenenziale (primo febbraio 1945) intitolato «Estensione alle donne del diritto di
voto». La fretta di bruciare vecchiumi normativi ha fatto sì fosse depennato il decreto
(10 agosto 1944) che aboliva la pena di morte. Per fortuna si è rimediato. È scattato
un provvedimento (sulla Gezzetta Ufficiale il 14 dicembre 2009) che ha salvato ben
3236 provvedimenti legislativi che non dovevano assolutamente essere cancellati.
Quando si dice ‘competenza’! Per fortuna continua a esistere quel testo irrinunciabile
che si chiama Costituzione, alla faccia di chi afferma che sia una
cartaccia superata. A condurci per mano in questo guazzabuglio, degno di
manzoniana memoria, è Giuseppe D'Alessandro, avvocato di Cassazione, autore di un
divertente libro (ci fa ridere, ma anche piangere) intitolato Bestiario giuridico 1.
D'Alessandro sostiene, con buone ragioni, che il nostro modo di legiferare è astruso,
soprattutto dal dopoguerra in poi. L'uso della lingua è spesso discutibile, va oltre il
tanto famigerato burocratese. L'allora ministro Sabino Cassese mise in guardia contro
frasi ridicole come «gli sportelli impresenziati» (nella circolare del Ministero
dell'Intero del marzo 2008), la «lettera codiciata», la «nota attergata». Eppure c'è la
Guida alla redazione dei testi normativi. Si sa tuttavia che gli ignoranti o i presuntuosi
paiono godere, sempre, di immunità grammaticale. Piuttosto che andare da un
avvocato, converrebbe consultare un linguista (divertendolo) avendo in mano una
frase come questa: «somme da scomputare nella fattispecie dell'impossidenza del
diritto irrefragabile». Eppure il legislatore ha l'ambizione di spiegare il più possibile.
E inutilmente. Una sorta di «imbecillità esplicativa» come suggerisce l'autore del
libro. Qualche esempio. Per «passeggero» si intende «una persona diversa dal
conducente e dal personale di servizio». Per «porta scorrevole» si intende «una porta
che può essere aperta o chiusa unicamente facendola scorrere lungo una o più guide
rettilinee o quasi rettilinee». In materia marittima si sente l'esigenza di spiegare chi
sia il «comandante», ossia «l'ufficiale che esercita il comando di una nave». Poi ci
sono i rompicapo. Ci dovrebbero spiegare perché mai «le navi adibite ad uso privato
non possono trasportare passeggeri a titolo gratuito, ma possono effettuare tale
trasporto solo a titolo amichevole» (l'articolo del 1991). A proposito di navigazione,
mai è stata abrogata una legge del 1939. In base a essa potremmo protestare con la
nostra agenzia di viaggi se sulla nave da crociera non ci sono «le sputacchiere», o se
il materasso e il guanciale non sono di crine di animale o di lana. L'attenzione
diligenza del legislatore talvolta non esiste proprio. Nel 2006 è stato aggiunto un
comma a una legge già abrogata un mese prima. È capitato di leggere anche questo:
«Le disposizioni dei successivi commi si applicano sulla base di apposita istanza da
presentare entro il 31 novembre». Ma quanti giorni ha questo mese?
Consoliamoci sbirciando il ridicolo nel giardino altrui. Pare che in Israele sia proibito
portare orsi sulle spiagge, che in Thailandia sia vietato uscire senza mutande, che in
Francia sia proibito baciarsi sulle rotaie. Restando nel Paese dei Lumi una vecchia
norma, da poco abrogata, vietava alle donne di indossare i pantaloni senza
l'autorizzazione del marito. Peccato che li indossano le donne poliziotte, per
regolamento. In Arizona è proibito fare sesso in un'auto che abbia una gomma a terra
(25 dollari di multa), nell'Illinois si punisce chi offre sigari accesi a cani e gatti.
Tornando all'Italia, c'è da sorridere sulle motivazioni di alcune sentenze, in specie se
riguardano il comportamento intimo. È ovvio che non si possa baciare una donna
contro la sua volontà. Ma c'è anche il «bacio deviato», ossia spostato dalla «vittima»
sulla guancia. Distinzione importante visto che la Suprema Corte si è occupata di
questa effusione con traiettoria impropria. E se uno il bacio lo richiede? Incappa in un
reato? La Corte ha detto no: «È esclusa la sussistenza del reato di molestia in un caso
in cui l'agente si era limitato a chiedere, una sola volta, un bacio a una donna, dopo
aver detto a quest'ultima che era una bella signora (ottobre 1994)».
(Pier Mario Fasanotti)