chel`expodia buoni frutti

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chel`expodia buoni frutti
N.4 - OTTOBRE 2009 - POSTE ITALIANE SPED.IN A.P. - D.L. 353/2003 CONV. L.46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - MILANO
N°4 - Ottobre 2009
Euro 2,50
CHE L’EXPO DIA BUONI FRUTTI
STILI DI VITA
ARCHITETTURA
Milano:
Villa Marino
semaforo verde?
IDEE
ARTE E CULTURA ENERGIA
EcoArt Project
Verso
Copenhagen
I supereroi non esistono
e l’ecosostenibilità ambientale
non piove dal cielo.
Impariamo a sostenerci da soli, insieme.
Il pianeta Terra ha bisogno
di essere salvato e quel che
è certo è che non si salverà
da solo. Stare seduti ad
aspettare non risolverà niente:
bisogna fare, rinnovare,
sostenere e sostenersi.
Ecco perché Rinenergy
informa, divulga e riunisce
sotto la sua ala chiunque
voglia battersi per la causa.
Bisogna pensare a una
soluzione, ma insieme.
Perché l’unione, a volte,
fa la forza di un supereroe.
Via Sardegna, 57 - 20146 Milano - Tel. 0236642800 - Fax 0236642803 - [email protected]
Stampato su carta ecologica
Periodico di cultura, informazione,
stili di vita e progetti sui temi
dell’ecosostenibilità
www.ecoideare.it
Pag. 4
SOMMARIO
Rubriche
Editoriale
SostenibilMente
> I buoni propositi di Ottobre - Serenella Sala
Idee
> L’Expo 2015 secondo Carlo Petrini:
agricoltura, paesaggio, urbanizzazione e ambiente - Gaia Gusso
Stili di vita
> È ora che la plastica teli! - Edgar Meyer
> Milano: semaforo verde? - Giorgia Giavenni
> L’erba del vicino non è sempre più verde - Federico Bertazzo
Architettura
> Villa Marino. C’era una volta...il presente - a cura della redazione
> La sostenibilità della filiera legno-arredo:
il progetto Bosco Mobile - Serenella Sala
Arte e cultura
> EcoArt Project: in art we trust - Barbara Masseroni
> Evoluzione - in origine fu Darwin - Gaia Gusso
Energia
> Cambiamenti climatici!
da l’Aquila a Copenhagen senza più blabla - Gaia Gusso
> La foto di Ecoideare
> Giorgio Nebbia: Garrett Hardin e la parabola della mucca
> Rinenergy: Turismo sostenibile per Expo 2015 - a cura della redazione
> Umano stupidario...ma per fortuna - a cura di Edgar Meyer
> Comuni virtuosi: I rifiuti? sotto terra! - a cura della redazione
> EcoNews - Gaia Gusso
> Prospettive sostenibili - Giorgia Giavenni
> L’Eco Bandi - Michela Romano e Luisa Belloni
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Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità
Brand Evolution srl • Via Sardegna, 57 • 20146 Milano
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Periodico realizzato da Brand Evolution srl
Direttore editoriale: Nicoletta Cova
Direttore responsabile: Edgar Meyer ([email protected])
Progetto grafico e art direction: Franca Lissi
Redazione: Giorgia Giavenni, Barbara Masseroni, Gaia Gusso ([email protected])
Pubblicità: Luca Gennari ([email protected])
Si ringraziano per la collaborazione: Giorgio Nebbia, Serenella Sala, Green Planet, Federlegno
Segreteria di redazione: Federica Tringali
Impaginazione: Giuseppe Grippa
Sito internet: www.ecoideare.it - Daniele Sala
Rivista realizzata in collaborazione con: Rinenergy – associazione no-profit
Stampa: Faenza Industrie Grafiche S.r.l. - Via Vittime Civili di Guerra, 35 - I-48018 Faenza (RA)
Foto in copertina: Jan-Tore Egge
Registro Tribunale di Milano N. 60 del 13 Febbraio 2009 - Registro stampa periodica
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editoriale
La scommessa dell’ecocompatibilità
E
co-compatibilità.
Un concetto
molto serio. Che,
finalmente, sta diventando
patrimonio di molti. C’è,
in questa direzione, un
miglioramento del quadro
legislativo internazionale.
E un crescente interesse
dell’industria. Mentre molti
giornali si distraggono, le
preoccupazioni ambientali
scendono in profondità,
cominciano a modificare i
comportamenti quotidiani,
orientano grandi flussi di
investimenti. E questo è un
bene.
Ma il fiorire di prodotti
“ecologici” è così caotico e
ambiguo da creare fenomeni
di rigetto verso una massa
indistinta di oggetti tinti
di verde. Le pubblicità in
chiave ambientalista sono
inflazionate e la vera difficoltà
è oggi individuare i falsari,
imparare a distinguere a
colpo d’occhio i “trompe
l’oeil”. Tra segnali fasulli
e prodotti trappola, la lotta
delle industrie per conquistare
il mercato ecologico sta
diventando una spy story:
trucchi e contro trucchi in
una spirale che rischia di
rendere faticosa la vita del
consumatore coscienzioso.
Per evitare di dover passare la
mattina studiando la formula
dei saponi e delle creme
da barba che assicurano di
preoccuparsi dell’ambiente
più che della tua pelle,
il pomeriggio in preda
ai sensi di colpa per non
avere acquistato un numero
sufficiente di deodoranti “che
salvano l’ozono”, la sera
a controllare la lista delle
denunce delle eco truffe,
ecco che c’è Ecoideare.
Perché questo, anche, vuole
fare Ecoideare: selezionare
le aziende seriamente
impegnate nel percorso della
ecocompatibilità -per esserne
il megafono- e rappresentare
una guida autorevole al
consumo consapevole per i
cittadini.
Si può vincere la scommessa
ecologista? Sì, se si sarà
in grado di governare
bene la Green Economy.
Indirizzando il mercato, che
già autonomamente si sta
muovendo, a fare gli interessi
della collettività e non solo di
qualche impresa. Se vinciamo
questa scommessa potremo
affrontare con meno difficoltà
le battaglie sui diritti per tutti,
e riaffermare i principi di
solidarietà e civiltà.
Edgar Meyer
“Le imprese guidate dall’impegno
sociale possono rivaleggiare a pieno
titolo con le imprese fondate sulla
cupidigia e credo che giocando bene le
proprie carte riusciranno a piazzarsi in
buona posizione sul mercato”.
Muhammad Yunus,
Il banchiere dei poveri
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ecoIDEARE - ottobre 2009
SostenibilMente
Rubrica a cura di Serenella Sala, coordinatore del Gruppo di Ricerca
sullo Sviluppo Sostenibile del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente
e del Territorio dell’Università degli Studi di Milano Bicocca.
Ecoideare continua ad ospitare una rubrica dedicata alla sostenibilità vista dalla prospettiva del mondo della ricerca.
Una “vetrina” di progetti, casi pilota, riflessioni che mettano in relazione mondo accademico, enti, imprese e cittadini.
I buoni propositi di Ottobre
N
onostante la pausa estiva,
l’onda lunga della crisi
economica e lo spettro
delle sue possibili conseguenze
hanno riempito giornali e
trasmissioni, come un brusio
continuo e confuso.
La panacea che viene proposta per
arginare questa ostinata tendenza
del PIL, refrattario a qualsiasi
incremento, è l’aumento dei
consumi. La soluzione della crisi
sta nel (ri) cominciare ad essere
compulsivi consumatori anziché
coscienti cittadini e dare così
slancio alla crescita del nostro
Paese.
Questa crisi e le sue conseguenze,
ad oggi, ci hanno ulteriormente
dimostrato che “crescita
economica” e pressione
sull’ambiente vanno di pari passo:
al ridursi del PIL si sono ridotti
i nostri consumi energetici (e,
quindi, presumibilmente anche le
nostre emissioni di CO2) cosi come
è diminuita la produzione procapite di rifiuti. Non è certamente
questa la via auspicabile per
ridurre le pressioni sull’ambiente
ma, d’altra parte, spingere ad un
consumo ben oltre le capacità
della Terra non può che mettere un
piccolo argine ad una impetuosa
ondata di eventi a cascata correlati
alla non equa distribuzione delle
risorse.
Questa crisi mi vede, in realtà,
ottimista. Spero, in cuor mio, che
ci scuota un po’ dal torpore di
cittadini compulsivi consumatori,
muovendo da “automi” vittime
della crisi ad “autonomi”
propositori di nuovi modelli di
sviluppo del Paese, più o meno
influenti sulla crescita economica
e quindi sul PIL. Infatti, come
ben ci esemplifica Latouche, se
confrontiamo il PIL di due paesi, il
paese A che spende 10 per fare una
buca e 10 per coprirla, e il paese
B che investe 20 in istruzione, per
entrambi il totale è 20, ma il paese
B avrà prodotto crescita economica
e sviluppo, il paese A avrà solo
registrato degli scambi economici.
Questa è chiaramente un’estrema
esemplificazione ma dovrebbe
rappresentare uno spunto di
riflessione, soprattutto per noi
cittadini del “Bel Paese” che grazie
alle risorse artistiche, culturali e
naturali abbiamo un patrimonio
di inestimabile valore per far
crescere l’economia riducendo
le pressioni e “consumando”
beni immateriali più che oggetti.
Questo è uno degli aspetti della
cosiddetta dematerializzazione
dell’economia, che prevede sì di
contribuire alla crescita economica
ma basandosi su un ridotto utilizzo
di risorse.
Una possibile e percorribile via,
alternativa al consumare di più in
senso lato, ci chiede di usare più
cuore e cervello, stimolando la
nostra intraprendenza e creatività
per sostenere l’economia attraverso
nuove modalità che individuino
ambiti di sviluppo complessivo del
Paese.
Per dirlo con le parole di Konrad
Lorenz, aumentare la complessiva
consapevolezza ecologica
per arginare “l’atteggiamento
incurante e rapace verso la vita”
che caratterizza l’archetipo del
cittadino compulsivo consumatore.
Se la crisi rappresenta un
fattore limitante, e prendiamo
ad esempio le dinamiche dei
sistemi ecologici per capire cosa
succederà alla “popolazione”, la
selezione naturale ci insegna che
i più resistenti saranno coloro
che avranno sviluppato maggiori
capacità di adattamento, che
con nuove risorse riusciranno a
continuare a soddisfare i propri
bisogni. Se questo, in natura,
avviene per via istintiva, in una
società fatta di uomini è frutto
anche di conoscenza e di nuova
conoscenza. Può sembrare
estremamente utopistico ma il
“sapere” (ipsa scientia potestas
est, dicevano i latini) può diventare
la chiave di volta e la formazione,
l’istruzione e la ricerca, le leve
fondamentali dell’evoluzione della
nostra era, l’antropocene.
Non è forse la classica lettura da
ombrellone ma tra i buoni propositi
dell’autunno possiamo inserire la
lettura del libro di Lorenz, “Gli
otto peccati capitali della nostra
civiltà”: qualche decina di pagine
di una straordinaria modernità da
leggere pensando al futuro.
Buona lettura.
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JACOPO FERRARIO
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ecoIDEARE - ottobre 2009
IDEE
L’EXPO 2015 SECONDO
CARLO PETRINI:
AGRICOLTURA, PAESAGGIO,
URBANIZZAZIONE E AMBIENTE
di Gaia Gusso
I
Carlo Petrini
Presidente di Slow Food
l 16 e 17 luglio si sono svolti a Milano gli Stati Generali
di Expo 2015, un’occasione unica di partecipazione
e di confronto che ha permesso a istituzioni, enti,
associazioni, aziende, cittadini di incontrare i rappresentanti
di Comune di Milano, Regione Lombardia e Società di
Gestione Expo 2015 per proporre idee, progetti, visioni e
metodologie sul prossimo evento internazionale.
La giornata del 17 luglio, dedicata in particolar modo agli
operatori, all’associazionismo, alle rappresentanze e alle
istituzioni è stata aperta dall’intervento di Carlo Petrini,
presidente di Slow Food.
Il tema scelto per l’Expo 2015 è “Nutrire il pianeta, energia
per la vita” e nessuno meglio del dott. Petrini sarebbe stato
più qualificato per descrivere al meglio le opportunità, le
problematiche, le aspettative e il significato vero di questa
manifestazione internazionale.
5
Ecoideare ha intervistato il
presidente di Slow Food, per farsi
illustrare la sua visione di Expo
2015.
Petrini, il tema dell’Expo 2015 è
l’alimentazione: cosa significa per
Lei “nutrire il Pianeta”?
Per la precisione il tema dell’Expo
riguarda l’alimentazione e l’energia;
non dimentichiamoci che produrre
cibo, considerando l’iter della
produzione alimentare, comporta
consumo di risorse energetiche
enormi e altrettanto consistenti
sprechi. Nutrire il pianeta perciò
significa approcciarsi a queste
tematiche in maniera olistica
considerando la complessità legata
al mondo della produzione e
declinando quest’ultima a livello
mondiale, rispettando ogni comunità
del cibo senza distinzioni legate
alla ricchezza o alla loro evoluzione
sociale. Il sistema agroalimentare a
livello mondiale rappresenta uno dei
maggiori fattori di inquinamento.
Il nostro pianeta sta vivendo un
momento critico, perciò nutrire il
pianeta non significherà solamente
intervenire sulla produzione
di cibo ma anche sul sistema
agroalimentare in generale, per
ridurre al minimo i danni che
stiamo perpetrando nei confronti
dell’ambiente.
riciclabili, del supporto energetico
fornito solo da energie rinnovabili
e della possibilità di riutilizzare il
terreno agricolo occupato per il suo
utilizzo originario: la coltivazione.
Si parla tanto di promuovere la
filiera corta e i prodotti agricoli
a chilometro zero. Milano è
circondata da un ampio territorio
agricolo, fondamentale per la città
e il suo hinterland ma minacciato
da brame edilizie e speculative.
Come fare per difenderlo e
renderlo economicamente
vantaggioso anche per chi ci
lavora?
Questa è una delle tante sfide
che la società civile italiana e la
classe politica dovrebbero porsi in
vista dell’Expo, ma anche rispetto
al futuro del comparto agricolo
italiano. La popolazione agricola
italiana è in costante decrescita e
in Italia l’età media dei contadini è
la più alta in Europa. E’ necessario
ridare a questo settore la dignità che
gli è stata rubata da un processo di
industrializzazione agricola miope e
irrispettoso delle leggi della natura
più elementari. Per andare avanti
dovremo fare alcuni piccoli passi
indietro, riconsiderando la sapienza
contadina formatasi nei secoli
passati. Questo significa utilizzare
tutte le tecnologie a nostra
“Abbiamo una grande occasione per definire
alcune scelte politiche importanti per la
sopravvivenza del pianeta.
Cerchiamo di non sprecarle.”
Lei, in occasione degli Stati
Generali di Expo 2015, ha
espresso la sua visione per
rendere davvero utile e sostenibile
il prossimo evento internazionale.
Ce la può descrivere?
Uscire dalla visione monumentale
che da sempre accompagna le
Esposizioni internazionali sarà il
primo segnale di cambiamento.
Il senso è proprio legato al nuovo
approccio che avremo tutti: il
nostro vero monumento sarà il
sito dell’Expo che rappresenterà
l’esempio di un’agricoltura
sostenibile, dell’utilizzo di strutture
leggere costruite con materiali
Foto di Roberto Re
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ecoIDEARE - ottobre 2009
disposizione per ricominciare
a praticare un’agricoltura che
sia il meno impattante possibile
nei confronti dell’ambiente.
Significa creare un sistema di
interconnessioni virtuose fra la
produzione agricola e le realtà
cittadine che possono usufruirne. Ad
esempio, è necessario intercettare
le necessità della ristorazione
ospedaliera e della ristorazione
collettiva creando un canale diretto
con gli agricoltori, bypassando il
maggior numero di intermediazioni
fra domanda e offerta che in questo
momento penalizzano a dismisura la
produzione agricola.
IDEE
“Uscire dalla visione monumentale che
accompagna le Esposizioni internazionali”
recentemente ha affermato che lo
le scienze propriamente definite
Secondo Lei Expo 2015 per
spreco è un indicatore di libertà di
dall’accademia classica devono
Milano, o l’Italia in generale, è
scelta.
stabilire insieme una politica di
un’occasione o una minaccia?
Bene, io preferisco essere meno
salvaguardia della biodiversità
Quali sono i maggiori rischi?
“libero” sapendo che la produzione
allo scopo di mantenere in vita
Quali le opportunità di fare vera
alimentare viene utilizzata in
tradizioni fondamentali e il pianeta
sostenibilità ambientale?
maniera razionale e non buttata per
stesso. Finchè ai saperi tradizionali
Sarà sicuramente una grande
il 50% del suo totale nel mondo.
non verrà riconosciuto il valore e
occasione per il sistema Italia,
l’importanza accademica
ma andrà colta a tutti gli
che loro spetta, saremo
effetti e non solamente
“Siamo chiamati a impegnarci per costretti ad assistere a un
sbandierando buone
declino progressivo e forse
intenzioni. Tutti noi siamo
impostare dei cambiamenti che
irreversibile della Terra e
chiamati, in questi anni
di conseguenza dell’uomo.
puntino al raggiungimento di una
che precedono l’evento, a
impegnarci per impostare
sostenibilità ambientale effettiva.” In conclusione, quale si
dei cambiamenti (a volte
auspica possa essere un
radicali) che puntino al
raggiungimento di una sostenibilità Lei è impegnato da anni, con Slow buon risultato alla fine di Expo
ambientale effettiva. Si dovrà
Food, a tutelare la biodiversità
2015?
cominciare dai piccoli gesti:
alimentare, e non solo, e i diritti
La presa di coscienza di una
controllando gli sprechi, assumendo delle popolazioni alla sovranità
nazione e l’impegno della
un comportamento responsabile al
alimentare. Qual è il rischio che
medesima nella ricerca di
momento degli acquisti, scegliendo corriamo se non difendiamo questi alternative pratiche e praticabili
alimenti provenienti da produzioni
principi fondamentali?
che rappresentino un modello per
rispettose dell’ambiente, sostenendo Il rischio è il collasso di
il mondo. Abbiamo una grande
l’economia locale e rispettando i
un sistema produttivo che,
occasione per definire alcune
valori della stagionalità.
sebbene faticosamente regga,
scelte politiche importanti per
Un economista importante
è inequivocabilmente votato al
la sopravvivenza del pianeta.
durante un contraddittorio avuto
declino. I saperi tradizionali e
Cerchiamo di non sprecarle.
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È ORA CHE LA
PLASTICA TELI!
CONTRO L’INQUINAMENTO PROVOCATO DALLA
PLASTICA, MEGLIO LE BORSE IN TELA.
di Edgar Meyer
Mari e oceani sono invasi da gigantesche isole
formate da plastica. Si moltiplicano le iniziative per
abolire i sacchetti della spesa usa e getta
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ecoIDEARE - ottobre 2009
STILI DI VITA
S
i è recentemente aperto un nuovo fronte
nell’emergenza inquinamento: i rifiuti di plastica,
finiti a galleggiare negli oceani in tutto il mondo,
rilasciano sostanze tossiche in grado di danneggiare la vita
in fondo al mare.
L’allarme è stato lanciato da uno studio giapponese
condotto alla Nihon University a Chiba. Gli scienziati
hanno scoperto che quando la plastica si decompone
nel mare emette una serie di sostanze chimiche, come il
bisfenolo A (già noto per causare uno squilibrio del sistema
ormonale degli animali) e sostanze a base di polistirolo
(PS). Non solo. La plastica in mare rilascia monomeri
cancerogeni, ma anche dimeri e trimeri. La situazione è
pesante: le buste di plastica negli oceani formano ormai
vere e proprie “isole”. Nel Pacifico è stato scoperto un
agglomerato di plastica galleggiante in un’area grande il
doppio dell’intera superficie del Texas. Una sorta di “sesto
continente” dal nome Pacific Trash Vortex. Centomila
tonnellate di rifiuti in balia delle correnti: un ammasso di
plastiche del diametro di 2.500 chilometri che il mare ha
polverizzato, ma non è riuscito a digerire e che galleggia
a qualche metro di profondità (i satelliti non riescono a
localizzarlo). Questo è mescolato da “The Gyre”, una
delle più potenti correnti circolari oceaniche, dotata di un
particolare movimento a spirale orario che permette alle
particelle di rifiuti di aggregarsi fra di loro. Il risultato è
un minestrone micidiale. Queste molecole assomigliano a
zooplancton, la vita animale dominante nell’area, di cui si
cibano i molluschi. Così il “blob” tossico entra nella catena
alimentare. Pesci, delfini, tartarughe, uccelli marini. E, in
cima, l’uomo. In realtà, il “continente di plastica” non è
tutt’uno: c’è una massa orientale, a sud-ovest del Giappone,
e una occidentale, a nord-ovest delle Hawaii.
Le “isole” di immondizia, prese insieme, si spingerebbero
dalle coste giapponesi a quelle californiane, ma in verità
nessuno è ancora riuscito a determinarne con esattezza
i confini: c’è chi dice che insieme siano grandi come il
Canada. Si ignora anche la loro origine. Secondo un recente
rapporto della Fao e del Programma delle Nazioni Unite
per l’Ambiente (Unep), milioni di prodotti costituenti rifiuti
vengono rilasciati in mare ogni giorno per un totale di 6,4
milioni di tonnellate l’anno.
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IL SACCHETTO È TRA I DODICI RIFIUTI PLASTICI CHE SI TROVANO PIÙ
COMUNEMENTE DISPERSI NELL’AMBIENTE.
ALCUNI DATI SULLA PLASTICA:
• La produzione di plastica assorbe l’8% della produzione mondiale di petrolio.
• La produzione mondiale di plastica assomma a 200 milioni di tonnellate all’anno, di cui solamente
il 3% viene riciclato.
• Della produzione mondiale di plastica circa la metà viene usata per produrre articoli monouso o
imballaggi che vengono buttati entro l’anno.
• La produzione mondiale della plastica sta crescendo al ritmo del 3,5% all’anno: ciò significa che
ogni 20 anni la quantità di plastica prodotta raddoppia.
L’INQUINAMENTO DA PLASTICA NEI MARI E NELLE COSTE:
• Quasi il 90% del rifiuto galleggiante in mare è costituito da plastica.
• Si stima che sia finito in mare il 5% di tutta la plastica prodotta dagli anni ‘50 in poi.
• Nel giugno del 2006 un rapporto elaborato all’interno di un programma di salvaguardia
ambientale delle Nazione Unite ha stimato in circa 20.000 unità i detriti presenti in 1 km quadrato
di superficie marina. In alcune aree la quantità di unità in detriti presenti superava i 400.000 pezzi
per km quadrato.
• Negli ultimi 10 anni la quantità delle bottiglie di plastica abbandonata è aumentata del 67%,
quella dei sacchetti di plastica del 54% e quella dei mozziconi di sigaretta del 44% (non
biodegradabili poiché contengono acetato di cellulosa).
EFFETTI SULA FAUNA MARINA
• 1 milione di uccelli marini muore strozzato o a causa dell’ingestione di plastica proveniente da
rifiuti urbani o reti da pesca dismesse e abbandonate.
• Oltre 100.000 tra mammiferi marini e tartarughe subiscono la stessa sorte.
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ecoIDEARE - ottobre 2009
STILI DI VITA
I mostri di plastica ci aggrediscono. Un’immagine dell’iniziativa di Gaia, Amici della Terra e Lush
Da più parti si cerca di correre ai
ripari. Vari paesi, dal Bangladesh
al Rwanda, dal Botswana al
Kenya, dalla Tanzania a Israele,
dal Canada a Taiwan e Singapore
hanno proibito l’uso dei sacchetti
di plastica. La Cina ne ha proibito
la distribuzione gratuita. L’Irlanda
è stato il primo paese europeo,
nel 2002, a mettere una tassa sui
sacchetti di plastica. In questo
modo ne ha ridotto il consumo del
90%.
Le iniziative si moltiplicano: l’11
settembre scorso si è celebrata in
tutto il mondo la prima giornata
internazionale senza sacchetto in
plastica indetta da The Marine
Conservation Society, non profit
inglese dedicata alla conservazione
dell’ecosistema marino: una
giornata in cui tutti i consumatori
sono stati invitati a non accettare
o usare sacchetti della spesa in
plastica bensì borse riutilizzabili.
E in Italia? Da noi c’è la
campagna Porta la Sporta (www.
portalasporta.it), organizzata
dall’associazione Comuni Virtuosi.
L’obiettivo è soprattutto quello di
convincere gli amministratori locali
a impegnarsi attivamente, mettendo
in pratica strumenti di dissuasione
dall’uso delle buste di plastica
per promuovere quelle di tela, più
ecologicamente corrette. Finora
a Porta la Sporta hanno aderito
le Regioni Veneto, Lombardia,
Piemonte, Liguria, Toscana,
Marche ed Emilia Romagna, ma
soprattutto moltissimi sindaci di
piccoli Comuni, dove cominciare
a cambiare stile di vita dovrebbe
essere più facile.
Non mancano le iniziative più
“movimentiste”: le associazioni
Gaia Italia e Amici della Terra
Lombardia hanno deciso di unire
le forze con Lush Italia, azienda
produttrice di cosmetici privi
di packaging, nella campagna
“Basta sacchetti di plastica” per
fermare l’uso dei sacchetti non
biodegradabili derivanti dalla
lavorazione del petrolio.
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Il 16 settembre, in tutti i 21 negozi Lush
d’Italia, dei “mostri di plastica” hanno
invitato i cittadini a firmare una petizione
indirizzata al Ministro dell’Ambiente
Stefania Prestigiacomo, chiedendo
di giungere al definitivo divieto della
commercializzazione di borse della spesa
non biodegradabili. L’obiettivo della
petizione (è possibile firmare online per
tutto ottobre sui siti www.lush.it e http://
www.ipetitions.com/petition/Nosacchetti/
index.html) è presto detto: “Siamo alle
solite”, spiegano Denise Cumella e Elena
Strano, responsabili di Lush Italia. “Il 31
dicembre 2009 sarebbe dovuto scattare il
divieto di utilizzare sacchetti di polietilene
in negozi e supermercati, sostituiti
per legge da buste esclusivamente
biodegradabili. La norma, che recepisce
la direttiva europea EN13432, era già
stata approvata in Parlamento nel 2007.
Invece nel giugno scorso è stato deciso
di ritardarne nuovamente l’attuazione,
facendola slittare al 2011. Ci auguriamo
non ci siano altre proroghe”.
Anche perché il tempo stringe.
Secondo Coldiretti, ogni anno solo in
Italia utilizziamo 15 miliardi di buste
di plastica: per produrle consumiamo
200.000 tonnellate di gasolio ed emettiamo
400.000 tonnellate di anidride carbonica.
E il Protocollo di Kyoto? Di più. “Le
buste di plastica sono usate mediamente
12 minuti, dal momento in cui facciamo
la spesa a quello in cui le gettiamo. Poi
però impiegano 200 anni per decomporsi”,
conclude Claudia Taccani di Gaia Italia.
Buste di carta 100% riciclata, sacchetti
biodegradabili e borse di tela sono pronte a
sostituire i sacchetti di plastica.
Altre immagini della campagna
“Basta sacchetti di plastica”.
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ecoIDEARE - ottobre 2009
MILANO:
SEMAFORO
VERDE?
STILI DI VITA
di Giorgia Giavenni
Ecopass, BikeMi, potenziamento del trasporto
pubblico, aumento delle piste ciclabili: Milano prova a
uscire dall’incubo del traffico e dell’inquinamento.
Con politiche coraggiose che non vanno fermate.
I
l 2009 si avvia al termine e il 2010
è alle porte: Milano prosegue la
sua corsa contro il tempo, per
migliorare la qualità dell’aria e per
dimostrare di non essere una grigia
metropoli, soffocata dalle emissioni
inquinanti e ingorda di energie.
Un lungo percorso, che comincia a
produrre ora i primi effetti e che è
necessario portare avanti con tenacia,
anche in vista dell’appuntamento con
l’Expo 2015, in cui la nostra città si
presenterà all’Europa e alla comunità
mondiale.
Totalmente inseriti nel contesto
europeo, a diretto confronto con grandi
capitali ormai avviate sulla strada della
sostenibilità, le iniziative intraprese
non possono infatti che essere rivolte
in quest’unica, imprescindibile
direzione.
Il Comune di Milano, grazie
all’Assessore alla Mobilità Edoardo
Croci, ha messo a punto e sta portando
avanti interventi che rappresentano
una buona base di partenza e che
vogliamo sottolineare, trattandosi di
esempi positivi di governo sostenibile
della città.
Purtroppo però, considerato lo stato
della qualità dell’aria e l’enorme
portata di energie che confluiscono
ogni giorno a Milano, questi interventi,
pur positivi, finiscono inevitabilmente
per risultare ancora troppo timidi, con
effetti poco determinanti.
13
Edoardo Croci
Assessore alla Mobilità,
Trasporti e Ambiente
recentemente ostacolato per
le iniziative intraprese in
campo ambientale.
Milano, così come molti comuni della
pianura padana, a causa della sua
collocazione, si trova a dover fare i conti
con emissioni nocive che tendono ad
accumularsi, anche a causa della scarsa
ventilazione del nostro territorio.
Di fronte ad emissioni provocate da
traffico urbano, industrie, riscaldamento,
traffico delle grandi arterie stradali, si
impone l’esigenza di adottare interventi
incisivi ed energici che possano dare
vigore a quelli già adottati.
Tra questi, primo fra tutti, l’intervento
dell’amministrazione comunale tra i
più criticati: l’Ecopass. Una misura
che senza dubbio farà ancora discutere,
soprattutto in vista della consultazione
con i cittadini prevista per dicembre, e
che non piace a settori populisti della
stessa maggioranza in Comune. Un
provvedimento che agisce su più fronti,
riducendo le percorrenze veicolari e
vincolando i cittadini a modificare la
composizione del parco auto.
Il bilancio del primo semestre 2009
rivela chiaramente quelli che sono i
risultati conseguiti: le auto circolanti
nella cerchia dei bastioni sono diminuite
del 14 %, circa 23.000 vetture in meno al
giorno. Il traffico si è ridotto sull’intero
territorio cittadino del 6,8 % (e in
area Ecopass del 14,4%). Per quanto
riguarda invece le emissioni, i giorni
di superamento della soglia di allarme
di 50 µg/m3 sono 6 in meno rispetto
allo stesso periodo nel 2008 e, dato più
significativo, ben 42 in meno (- 34%)
rispetto alla media dei 6 anni precedenti
l’introduzione. In totale, le emissioni
atmosferiche di PM10 da traffico
stradale in area Ecopass si sono ridotte
del 17%.
Ecopass non è che uno -potremmo
dire il più incisivo- degli strumenti
utilizzati dal Comune per fronteggiare
il problema dell’inquinamento urbano.
Parallelamente è stato attuato un
potenziamento del trasporto pubblico,
sia per quanto riguarda le linee della
metropolitana, sia per quanto riguarda
TIRA UNA BRUTTA ARIA
• 3.500 morti l’anno da smog nelle città italiane;
• 31.500 bronchiti e 30.000 attacchi d’asma da traffico;
• 73 accessi al pronto soccorso al giorno “potenzialmente correlabili all’inquinamento” (a Milano);
• 675.000 giornate di lavoro perse ogni anno nel traffico di Milano;
• 181 morti l’anno nel capoluogo lombardo provocate da PM10 e PM5, le micropolveri assassine;
• solo un centinaio di chilometri di piste per le biciclette in tutta la città.
E’ necessario proseguire? Possibile non si capisca che quella del traffico e dell’inquinamento è
un’emergenza incombente e che amministratori e media di questo dovrebbero occuparsi, invece
che di gossip, escort e reality?
E ancora.
Secondo stime Ocse, l’Organismo per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, la velocità media
dei veicoli è diminuita del 10% negli ultimi 20 anni nelle principali città dei paesi Ocse. In alcune
città europee, Milano compresa, la velocità media del traffico, nelle ore di punta, è inferiore a quella
dei tempi in cui i veicoli erano trainati coi cavalli.
Secondo l’Istituto Nazionale per la ricerca sul cancro, il rischio di contrarre un tumore alle vie
respiratorie è, per chi abita in città, più elevato del 40%.
Secondo l’Agenzia Mobilità Ambiente Territorio di Milano, il numero di anni di vita persi nel
milanese, per morte prematura attribuibile al PM2.5 antropogenico, è maggiore di 1.
Fonte: Gaia Italia - www.gaiaitalia.it
Serve un aumento dell’efficienza e della frequenza della rete di trasporto pubblica.
Servono biglietti unici per tutti i Comuni di prima fascia metropolitana.
Servono disincentivi per il traffico automobilistico privato.
Serve la sostituzione del parco auto ed autobus pubblici con veicoli non inquinanti.
Serve raggiungere i livelli medi europei di chilometri di piste ciclabili.
Servono mezzi di trasporto pubblici e treni attrezzati per il trasporto delle biciclette.
Servono incentivi all’utilizzo e alla diffusione di Gpl, biodiesel, veicoli elettrici.
Servono parcheggi di corrispondenza e di interscambio.
Servono politiche coraggiose e una classe dirigente meno sonnacchiosa.
14
ecoIDEARE - ottobre 2009
STILI DI VITA
i mezzi di superficie. Di questi
ultimi, sono stati eliminati tutti
i mezzi Euro 0 ed è in corso
un’operazione di riduzione delle
emissioni prodotte dai veicoli diesel
Euro 2 e 3, attraverso l’applicazione
di filtri per il particolato e
l’utilizzo di gasolio emulsionato
e desolforato. Altro intervento
interessante è BikeMi: un progetto
di bike sharing proposto da Comune
di Milano e ATM, che ha visto la
creazione di una rete di biciclette
a noleggio diffuse nei luoghi a
maggior concentrazione di traffico
dell’area urbana. Un sistema di
trasporto pubblico alternativo,
che offre una soluzione valida e
sostenibile per gli spostamenti brevi
(non più di 2 ore).
Parallelamente, il Comune ha
previsto l’intensificazione delle
piste ciclabili, con un totale di
123 km dedicati alle biciclette,
cercando di privilegiare le zone
interessate dalla presenza di
scuole, musei, uffici pubblici,
fermate della metropolitana. Il tutto
accompagnato dalla progettazione
di “8 raggi verdi”, un vero e
proprio sistema di parchi e giardini
lungo 72 km, che collegherà il
centro alle periferie, con un piano
di piantumazione di 40.000 nuovi
alberi (ma che per ora è allo stadio
di progetto).
Altra importante iniziativa legata
alla mobilità è la promozione
del car sharing: un’alternativa
sempre più diffusa, che permette
di avere numerosi vantaggi in
termini di risparmio economico,
ma soprattutto in termini di
riduzione dell’inquinamento.
Anzitutto, le auto in condivisione
possono liberamente transitare
nelle zone Ecopass e parcheggiano
gratuitamente nelle strisce blu. Non
solo. Si tratta sempre di auto in
linea con le più aggiornate norme
anti-inquinamento e in molti casi
dotate di soluzioni a basso impatto
ambientale, come il metano.
Oltre alla mobilità, che influisce
sull’inquinamento atmosferico
in modo massiccio, bisogna però
considerare anche un’altra rilevante
fonte di inquinamento dell’aria: il
riscaldamento.
A questo proposito, il Comune di
Milano ha intrapreso l’azione di
metanizzazione degli impianti
termici comunali (su 180, 80
impianti sono già stati sostituiti) e
si accinge a proseguire su questa
linea anche per quanto riguarda gli
impianti privati, con l’avvio di una
campagna di metanizzazione su
15.000 impianti cittadini.
Su alcune aree del territorio
milanese, il Comune, allo stesso
tempo, sta lavorando per la
realizzazione di impianti di
teleriscaldamento, già attivi in
1500 stabili. In seguito ad un
accordo con a2a, entro il 2010 il
teleriscaldamento arriverà in 8.700
stabili della città, servendo così
quasi il 40 % dei milanesi.
Tutti questi interventi
dimostrano che c’è, all’interno
dell’amministrazione comunale,
Una lunga fila di biciclette
BikeMi disponibili in piazza
Duomo.
chi ci sta provando sul serio. Ci
sono però anche forti resistenze.
L’augurio è che la forza
dell’innovazione e la tutela della
salute e dell’ambiente abbiano il
sopravvento su inerzia e piccoli
interessi di bottega.
L’ECOPASS IN CIFRE – I RISULTATI OTTENUTI *
• riduzione traffico in area Ecopass: - 14,4 % pari a – 23.000 veicoli al giorno;
• riduzione traffico fuori area Ecopass: - 6,8 %;
• velocità media commerciale trasporto pubblico di superficie in area Ecopass: + 7,1 %;
• aumento passeggeri trasportati dalla metropolitana: + 8,6 %;
• riduzione incidenti stradali totali in area Ecopass: - 11,7 %;
• riduzione emissioni atmosferiche di PM10 totale da traffico stradale in area Ecopass: - 17 %;
• riduzione del numero di giorni di superamento del valore limite di 50 µg/m3 nel Comune di Milano:
- 42 giorni, per il periodo compreso tra il 1° gennaio e il 30 novembre 2008 rispetto alla media dei
sei anni precedenti (2002 - 2007);
• totale introiti Ecopass: 17.939.845 h, integralmente reinvestiti in azioni a favore della mobilità
sostenibile, in particolar modo al potenziamento del trasporto pubblico (come da previsioni di
bilancio).
* dati aggiornati al primo semestre 2009, in riferimento al periodo pre-Ecopass. Fonte: Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio.
15
L’ERBA DEL VICINO
NON È SEMPRE
PIÙ VERDE
di Federico Bertazzo - www.greenplanet.net
8 italiani su 10 scelgono
prodotti nazionali.
Il 62% è per il “bio” mentre
il 76% non vuole Ogm.
E oltre il 90% vuole
un’etichetta chiara con
l’indicazione d’origine.
Anticipati durante la
Conferenza economica
di Lecce i risultati di
una ricerca della Cia, la
Confederazione italiana
agricoltori.
I
l “made in Italy”, per i consumatori, è più sicuro,
soprattutto se tipico e legato al territorio. Il biologico
è preferito sia per la sicurezza alimentare che per la
qualità.
Infatti l’83 % degli italiani preferisce il prodotto
nazionale, in particolar modo quello tradizionale, il
62 % ritiene che il biologico sia più sicuro, il 75 %
considera le Dop (Denominazioni d’origine protetta) e le
Igp (Indicazione geografica protetta) prodotti di grande
qualità e sicurezza, ma troppo cari per le loro tasche. Il
65 % sceglie vini a denominazione, il 76 % dice “no”
agli Ogm, il 91 % vuole un’etichetta chiara dove risulti
soprattutto l’indicazione d’origine, l’84 % vorrebbe
meno passaggi dal campo alla tavola proprio per frenare
la corsa dei prezzi. Questi alcuni dei dati più significati
contenuti in un’indagine della Cia - anticipata nel corso
della terza Conferenza economica di Lecce - condotta
sull’intero territorio nazionale attraverso le sue strutture
provinciali e regionali e con l’ausilio delle rilevazioni
Istat e Ismea. I risultati definitivi saranno resi noti entro
dicembre prossimo.
16
ecoIDEARE - ottobre 2009
STILI DI VITA
VIVA IL MADE IN ITALY
Il “made in Italy” è, quindi, il prodotto più ricercato
dai nostri connazionali. Le motivazioni di questa
scelta si spiegano sia dalle consolidate abitudini delle
famiglie sia dalla certezza che tali prodotti, oltre a
rispondere alle caratteristiche di tipicità, tradizionalità
e legame con il territorio, sono più sicuri di quelli
d’importazione. Convinzione rafforzatasi ultimamente
dopo la scoperta di sofisticazioni, adulterazioni e
truffe relative a prodotti stranieri, in particolare quelli
provenienti dalla Cina. Un’altra motivazione che
spinge a comprare “made in Italy” viene dal fatto
che questi prodotti siano più convenienti di altri. Una
caratteristica che si riscontra soprattutto nelle zone
rurali e di campagna e meno nelle grandi città, dove,
tuttavia, si registra una sempre maggiore propensione
per il prodotto italiano.
DENOMINAZIONE D’ORIGINE OK. MA I PREZZI?
Ben marcata è anche la maggioranza degli italiani
favorevoli ai prodotti a denominazione d’origine, che
sono un patrimonio formidabile per il nostro Paese.
L’Italia, con 182 prodotti a marchio, conserva la
leadership nella classifica europea, seguita dalla Francia
con 166 prodotti e dalla Spagna con 123. Il problema,
però, è relativo ai prezzi, che vengono ritenuti cari
specialmente in una fase di crisi economica come
quella attuale. Un orientamento che si è tradotto in un
2008 alquanto difficile per tali prodotti. L’export e i
consumi hanno mostrato diffusi segnali di stagnazione,
anche se il valore del fatturato ha toccato i 7,8 miliardi
di euro, che sale a 9,6 miliardi se si considera anche
l’estero.
Un trend positivo che è proseguito anche nel primo
semestre del 2009, che segna un incremento tra il 4 e il
5 %. Una scelta - si rileva nell’indagine Cia - che per il
58 % del totale dei “bio-appassionati” viene motivata
sia dalla sicurezza alimentare che dalla qualità del
prodotto.
ETICHETTE TRASPARENTI E FILIERE CORTE
Dall’indagine emerge anche evidente l’attenzione
che gli italiani hanno per l’etichetta, che deve essere
assolutamente trasparente. Se il 91 % dei nostri
connazionali è favorevole all’indicazione d’origine del
prodotto, il 72 % guarda, nel caso del trasformato, alle
composizioni delle materie prime agricole, il 64 per
cento controlla invece la data di scadenza.
Sotto accusa da parte degli italiani le filiere
agroalimentari troppo lunghe e complesse, che
sarebbero responsabili dei rincari dei prodotti. Oltre
8 nostri connazionali su dieci sono, quindi, per una
riduzione drastica dei passaggi, che permetterebbe un
contenimento dei costi e un freno a qualsiasi manovra
speculativa.
NO AL CIBO BIOTECH
Più di 7 italiani su dieci sono contro il cibo “biotech”,
che viene ritenuto dannoso alla salute dal 55 %, mentre
il 78 % degli “anti-Ogm” ritiene che siano meno
salutari di quelli tradizionali. L’82 % dichiara invece
di non aver mai acquistato prodotti provenienti da
manipolazioni genetiche.
CRESCITA DEL BIO
L’attenzione verso i prodotti “bio” degli italiani è
confermata dalla crescita dei consumi registrata negli
ultimi anni. Solo nel 2008 si è avuto un aumento, in
termini monetari, del 5,4 % rispetto l’anno precedente.
17
C’ERA UNA VOLTA...
IL PRESENTE
a cura della redazione
A 500 anni dalla sua costruzione Villa Marino è
ancora cuore pulsante della provincia milanese
18
ecoIDEARE - ottobre 2009
C
amminando lungo le sponde del
Naviglio Grande, sull’Alzaia che
da Milano declina dolcemente
verso la campagna agricola del sud
milanese, si incontra Gaggiano: un paese
dagli scorci suggestivi, che ancora oggi
conserva il fascino dei piccoli centri
agricoli lombardi.
Prima che il Naviglio faccia una piccola
curva, non è difficile notare sulla destra un
cancello cintato da due grandi pilastri in
pietra, che lascia intravedere, lontana, una
villa dall’aria antica e misteriosa.
E’ Villa Stampa Aloardi, meglio
conosciuta come Villa Marino: un raro
esempio di architettura nobiliare del tardo
cinquecento, incastonata in una distesa di
risaie e campi di mais, oggi perfettamente
inserita nel centro storico di Gaggiano.
Siamo andati a sbirciare tra le mura di
questa villa e quello che abbiamo scoperto
è un patrimonio unico, ricco di bellezze
culturali, architettoniche, naturalistiche;
un insieme di tradizioni agricole, popolari
e culinarie sopravvissute nel tempo e che
a distanza di 500 anni possono ancora
essere riscoperte.
Rinenergy vuole parlarvi di questa
realtà perché, come associazione alla
continua ricerca di contesti sostenibili,
è esattamente ciò che vorremmo fosse
scoperto e valorizzato nel territorio
milanese.
Villa Marino è un bellissimo esempio di
cosiddetta villa di delizia, ossia quelle
ville di campagna riservate all’otium dei
signori di città.
Di rara bellezza e perfettamente
conservata, Villa Marino, così come molte
altre ville in Lombardia, era il luogo in
cui il signore locale, oltre a risiedere nel
periodo di villeggiatura, controllava lo
svolgimento dell’attività agricola.
Le ville diffusesi nella seconda metà
del Cinquecento, collocate lungo i corsi
d’acqua, permettevano ai signori cittadini
di alloggiare in esse anche per gran
parte dell’anno, potendo usufruire di un
canale navigabile come il Naviglio sia
per i trasporti alimentari sia come vera e
propria via di comunicazione.
Gaggiano si presentava come uno dei
maggiori centri di scambio e transito
merci da e per Milano, proprio attraverso
il Naviglio Grande, pensato da Leonardo
e rivelatosi fondamentale per il trasporto
del marmo, necessario per la costruzione
del Duomo.
ARCHITETTURA
Villa Marino risale alla seconda metà
del Cinquecento, nonostante lo stile
architettonico possa far pensare ad una
costruzione del Sei-Settecento.
Proprietari illustri si sono succeduti
all’interno delle sue mura, tra i quali
Luigi Arcimboldi, Stefano Stampa, Pietro
Aloardi e, appunto, Tommaso Marino,
discusso finanziere della Milano spagnola.
Successivamente, la Villa passò ai Luoghi
Pii Elemosinieri di Milano (divenuti in
seguito l’Ente comunale di Assistenza);
una volta messa in vendita, la proprietà
passò agli attuali proprietari.
Oggi la Villa è un’avviata azienda
agricola a conduzione familiare, custode
di quel patrimonio di tradizioni e tecniche
agrarie che fanno delle aziende agricole
del Parco Sud il fiore all’occhiello della
provincia di Milano.
L’azienda vanta da generazioni una solida
tradizione nella coltivazione del riso,
nelle qualità Carnaroli, Arborio e Roma,
e del mais, dal quale si ricava la farina
per polenta, disponibile anche in una
versione dal gusto ruvido e naturale, senza
dimenticare il fioretto per i dolci. Inoltre
viene prodotta anche la farina di riso,
particolarmente indicata per i celiaci.
L’azienda già da tempo si occupa, oltre
che della produzione, della vendita diretta
dei propri prodotti.
Anche in relazione alla posizione
strategica che ricopre (situata proprio
sulle sponde del Naviglio, a due passi
dall’attracco gaggianese del bateau
mouche che arriva da Milano), la villa
è divenuta un punto informativo e di
supporto al turismo locale, essendo anche
una delle tappe del percorso culturale e
ciclo-turistico “Camminando sull’Acqua”.
La professionalità e la lungimiranza
dei proprietari li hanno spinti negli
anni a puntare ad offrire un servizio di
qualità, finalizzato alla valorizzazione
del patrimonio locale, nel rispetto delle
risorse di cui dispone il territorio in cui
l’azienda è inserita. Villa Marino è stata,
infatti, anche inclusa nel Master Plan
dei Navigli, promosso dalla Regione
Lombardia, finalizzato alla conservazione
e riqualificazione del Sistema Navigli.
Avvalendosi del supporto dello Studio
di Architettura Giavenni, da anni
specializzato in recupero conservativo
e restauro di edifici storici, la proprietà
ha deciso di intervenire con una
riqualificazione dell’esistente, in
19
particolare di alcuni edifici agricoli,
nell’ottica di un utilizzo della
proprietà come struttura ricettiva,
soprattutto in vista dell’Expo 2015
a Milano.
“L’intervento interesserà in un
primo momento la struttura una
volta utilizzata come stallino per il
ricovero dei cavalli dell’azienda”,
ci spiega l’architetto Giorgio
Giavenni, progettista e titolare
dell’omonimo studio d’architettura.
“Questa, in seguito all’intervento di
ripristino, diverrà al piano terreno
uno spazio adibito alla vendita
dei prodotti dell’azienda; al piano
superiore verranno, invece, ricavate
4 camere con bagno ad uso bed &
breakfast”.
La creazione di un porticato
antistante il vecchio stallino
completerà l’opera, divenendo
un piacevole punto di ristoro per
cicloturisti.
“Inoltre - sottolinea l’architetto
- la realizzazione dell’intervento
sarà un’occasione per dotare
la struttura di alcuni strumenti
necessari a qualificarla con una
buona efficienza energetica:
piccoli accorgimenti che possono
permettere di avere negli anni un
notevole risparmio sotto molti punti
di vista”.
In particolare, la struttura sarà
dotata di un impianto per la raccolta
dell’acqua piovana, da utilizzare per
l’irrigazione dei giardini e per gli
impianti sanitari; inoltre sarà dotata
di un sistema di riscaldamento e
raffrescamento dei locali attraverso
pannelli a pavimento, prevedendo
l’utilizzo dell’acqua di falda e delle
pompe di calore.
Verranno utilizzati materiali
naturali e la struttura sarà dotata
Lo Studio d’Architettura dell’arch. Giorgio
Giavenni svolge la propria attività a Milano dal
1980.
Dopo realizzazioni nell’ambito dell’architettura
residenziale, da alcuni anni lo Studio si dedica
principalmente a interventi volti al recupero e
al restauro di edifici di importanza storica, sia
privati, sia nell’ambito dell’architettura sacra,
con un’attenzione particolare alla scelta dei
materiali, al rispetto degli equilibri esistenti
e all’inserimento armonioso nel contesto
circostante. Tra i principali interventi ricordiamo
il completamento della facciata del Santuario
di S. Michele e S. Rita a Milano; il recupero di
Villa Liberty a Celle Ligure; il recupero della
Pieve Collegalle a Greve in Chianti. Lo Studio
attualmente si sta occupando del recupero
di Casa Camurati e degli edifici rurali di Villa
Marino, a Gaggiano, oltre che del Mulino
“Star Quà” a Nerviano; queste ultime, dopo la
riqualificazione, diverranno strutture ricettive
– agrituristiche, anche in vista dell’Expo 2015.
Per maggiori informazioni:
[email protected]
Tel. 02 86463853 r.a.
La planimetria dei giardini della villa, con il
corpo centrale e gli edifici rurali oggetto di
recupero e una stampa del prospetto frontale
di Villa Marino, realizzata dallo Studio
d’Architettura Giavenni.
20
ecoIDEARE - ottobre 2009
di quanto necessario ad un buon
isolamento, come rivestimento
esterno a cappotto, serramenti
in legno con vetri isolanti e tetto
ventilato.
“In un secondo momento – spiega
l’architetto - la proprietà prevede
già di intervenire nel recupero e
restauro conservativo di alcune
sale presenti nel corpo centrale, la
cosiddetta villa padronale, le quali
diverranno un contesto unico per
ospitare eventi (organizzati anche
in accordo con l’Amministrazione
comunale), banchetti, concerti e
mostre.
L’intervento di valorizzazione
delle ricchezze culturali custodite
in questa azienda agricola è senza
dubbio un segno positivo, un atto
che non permetterà che tradizioni
dal valore inestimabile possano
andare perse per sempre.
ARCHITETTURA
VILLA MARINO, TRA STORIA E LEGGENDA
Ara bell’Ara,/ discesa Cornara,/ de l’or fin, del Cont
Marin / strapazza burdocch, / dent e foeura trii
pitocch, / tri pessitt e ona massoeura, / quest l’è dent
e quest / l’è foeura.
Una filastrocca in milanese, usata dai bambini come
conta, per raccontare una storia. Una storia legata ad
una villa che, come molte altre, racchiude tra le sue
mura un patrimonio unico, celato nei suoi misteriosi
saloni affrescati. Una storia che oggi a Gaggiano tutti
conoscono grazie ai racconti tramandati dai nonni.
Si narra che nel 1550 il conte Tommaso Marino,
passeggiando per le vie di Milano, incontrò vicino alla
Chiesa di San Fedele una giovane donna, talmente
bella che subito se ne innamorò. Era la bella Ara
Cornaro, figlia di un nobile veneto, discendente in
linea diretta con la regina di Cipro, in visita a Milano
col padre.
Il conte Marino chiese al nobile veneziano la mano
della figlia, ma questi rifiutò, dicendo che Milano non
aveva nessun palazzo tanto bello da poter ospitare
sua figlia.
Il conte Marino, disposto a tutto pur di avere la
bella Ara, la fece rapire dai suoi bravi e riuscì ad
ottenerne la mano, promettendo al nobile Cornaro
di costruire per la figlia uno dei più bei palazzi mai
costruiti a Milano: quello che poi venne chiamato
Palazzo Marino, costruito proprio vicino alla Chiesa
di San Fedele, luogo in cui il conte aveva incontrato
la fanciulla.
In seguito, fece costruire per la giovane moglie una
villa fuori Milano, sulle sponde del Naviglio Grande,
in modo che la bella Ara potesse ricordare Venezia e
i suoi canali.
Ma la differenza di età e i tradimenti presto fecero
naufragare il matrimonio e il Conte Marino, accecato
dalla gelosia, uccise la moglie Ara proprio nella Villa
di Gaggiano, seppellendone le spoglie in un angolo
nascosto della casa.
Secondo molti ancora oggi, nelle sue notti
tormentate, è possibile scorgere il fantasma della
contessa che vaga per i saloni della Villa, avvolta nel
buio e nel mistero.
Villa Marino in una foto degli anni ’30.
Abbiamo voluto raccontare
questa realtà perché ci
piace pensare che possano
nascere nuove opportunità e
nuove soluzioni da ciò che
è già esistente e radicato
nel territorio, ma non
sufficientemente valorizzato e
conosciuto.
Ci piace pensare che
un’agricoltura genuina, basata
sulle tradizioni più autentiche
e rispettosa del territorio,
possa acquistare nuovamente
un ruolo primario, divenire
una soluzione innovativa,
recuperando ciò che può
sembrare scontato e passato.
Perché siamo convinti che
i punti di forza del nostro
territorio siano unici, ma
soprattutto già esistenti,
racchiusi nelle bellezze
naturali e nel patrimonio
culturale di cui troppo spesso
ci dimentichiamo.
Una veduta di Villa Marino oggi
VILLA MARINO
AZIENDA AGRICOLA GORINI
Cascina Maggiore
Via Gozzadini, 27
20083 Gaggiano (Mi)
Tel. 02 9085060
www.risogorini.it
www.villamarino.it
Rinenergy ha presentato al Bando “Expo dei Territori – Verso
il 2015” della Provincia di Milano e Milano Metropoli un
progetto sul turismo sostenibile, “Bed & Breakfast Milano”,
risultato tra i vincitori (v. pag. 36-37). L’Associazione ha
deciso poi di sviluppare questo progetto su un asse parallelo,
per dare un impulso in più al processo di valorizzazione
del territorio: offrire il nostro supporto e la competenza dei
professionisti che collaborano con noi a tutte quelle aziende o
privati che vedono l’Expo come l’occasione per implementare
la propria attività e riqualificare l’esistente. Per avere maggiori
informazioni, per parlarci della vostra attività o per sapere come
partecipare al nostro progetto sul Turismo Sostenibile, inviateci
una mail all’indirizzo [email protected] o contattateci
telefonicamente.
21
LA SOSTENIBILITÀ DELLA
FILIERA LEGNO-ARREDO:
IL PROGETTO
di Serenella Sala
I
l 26 settembre 2009, presso la MIA di Monza, è
stato presentato il “Bosco Mobile” (BOMO), un
progetto cofinanziato dalla Direzione Generale
Agricoltura della Regione Lombardia con lo scopo
di valutare la sostenibilità della filiera legno-arredo
lombarda.
Alla presenza di tutti i partner di progetto e dei
rappresentanti della Regione Lombardia e della
Provincia di Como è stata illustrata la specificità
e l’innovatività della proposta, che prevede la
realizzazione e l’ottimizzazione di una filiera corta
lombarda bosco - legno.
Vediamo, in breve, quali sono i punti chiave del
progetto.
LA VALORIZZAZIONE DEL LEGNO LOCALE IN
CHIAVE IMPRENDITORIALE
E’ una delle domande a cui cercherà di rispondere il
progetto, che prevede un’analisi di sostenibilità della
filiera legno-arredo contestuale al tentativo, da parte di
alcune realtà imprenditoriali lombarde, di tradurre nella
pratica le indicazioni delle politiche europee e nazionali
su produzione e consumo sostenibile in modo tale da
instaurare un sistema che sia nel contempo sostenibile
e competitivo sul mercato sia privato che pubblico (in
particolare quello degli acquisti verdi pubblici).
LE REALTÀ COINVOLTE
La proposta nasce dall’esperienza di due realtà
del territorio brianzolo - comasco, una pubblica e
una privata, che hanno intrapreso un percorso per
migliorare la sostenibilità delle proprie attività: il
Consorzio Forestale della Val d’Intelvi e Progetto
Lissone, un consorzio di circa 200 PMI operanti nel
22
ecoIDEARE - ottobre 2009
settore dell’arredo.
Il Consorzio Forestale della Val d’Intelvi, tra le prime
realtà in Lombardia a certificare il proprio patrimonio
forestale secondo lo standard PEFC (una delle
certificazioni della gestione sostenibile delle foreste),
ha realizzato in collaborazione con la Provincia di
Como un progetto per la definizione di standard comuni
per il legno da opera proveniente dalle proprie foreste
per favorire gli acquisti verdi delle strutture pubbliche
del territorio.
La seconda realtà, Progetto Lissone, è invece una
società pubblico-privata posseduta per il 51% dal
Comune di Lissone e creata per favorire l’incontro tra
i diversi attori della filiera arredo (dai progettisti, alle
imprese che producono semi lavorati, agli artigiani e
infine ai rivenditori al dettaglio) e per rafforzarne la
posizione sul mercato nazionale e internazionale.
GLI OBIETTIVI
Il progetto BOMO mira alla realizzazione di una
filiera corta legno-mobile che permetta alle realtà
produttive locali, quali Progetto Lissone, di produrre
mobili utilizzando legno locale, proveniente da foreste
certificate, riducendo quindi l’impatto derivato dal
trasporto della materia prima dal luogo di prelievo
al luogo di lavorazione. Inoltre, la creazione di un
mercato per l’utilizzo del legname locale nel settore
dell’arredo permetterà al Consorzio Forestale di
valorizzare le risorse naturali della Val d’Intelvi,
promuovendo al tempo stesso la tutela del territorio e la
creazione di nuovi posti di lavoro.
Il progetto ha quindi l’obiettivo di attivare una filiera
locale legno-arredo caratterizzata dall’utilizzo di
materiale legnoso proveniente da foreste certificate
ARCHITETTURA
secondo i criteri della Gestione Forestale Sostenibile e
da modalità operative a basso impatto ambientale. La
sfida è quella di individuare modalità di applicazione
dei principi della sostenibilità (e in particolare della
strategia per Produzioni e Consumi Sostenibili) che
non comportino passaggi particolarmente critici,
che potrebbero determinare il fallimento di tutto il
sistema in caso di lievi variazioni delle condizioni
attuali (ad esempio per quanto riguarda la disponibilità
della materia prima o la presenza delle competenze
necessarie per la lavorazione della stessa sul territorio)
– che siano economicamente sostenibili, ovvero che
siano competitive rispetto alle modalità operative
attuali, e che garantiscano, a fronte di costi maggiori, la
conquista di nuove porzioni di mercato.
Sviluppo Sostenibile dell’Università degli Studi di
Milano Bicocca e il CNR-Ivalsa di Trento) e di due
società di comunicazione (Brand Evolution e EcoNetwork).
IL PROSSIMO EVENTO
Al Salone del Mobile del 2010 verranno presentati i
prototipi di mobili, nati dalle indicazioni e dagli studi
realizzati in questi primi mesi di attività.
L’auspicio è che questo sia solo un primo esempio di
applicazione di una filiera corta e che l’esempio possa
essere replicato in altri contesti territoriali.
Per maggiori informazioni sul progetto è disponibile
online il sito web dedicato: www.boscomobile.it.
LA COMPATIBILITÀ AMBIENTALE DEL PROCESSO
E DEL PRODOTTO
Va sottolineato che non tutti i prodotti che derivano da
materiale naturale sono necessariamente sostenibili,
ma che il loro livello di sostenibilità deriva dalle
caratteristiche dell’intero ciclo di vita. Per questo
motivo, il progetto prevede un’analisi dettagliata
dell’intero processo che consideri tutti gli aspetti del
ciclo di vita, e che quindi prenda in considerazione il
consumo di risorse e la produzione di scarti o rifiuti
nel suo complesso, evidenziando anche le possibilità di
recupero all’interno della filiera stessa.
LA PARTNERSHIP
Oltre ai già citati Consorzio Forestale della Val
d’Intelvi, capofila del progetto e a Progetto Lissone,
la partnership si compone di due rappresentanti del
mondo ricerca (il GRISS, Gruppo di Ricerca sullo
23
ECOART PROJECT
IN ART WE TRUST
24
ecoIDEARE - ottobre 2009
di Barbara Masseroni
ARTE E CULTURA
D
a sempre le forme artistiche sono
l’espressione del tempo e dell’era
in cui si collocano. Si nutrono di
storia, di progresso, di luoghi e di esperienze
di vita. Di valori. Accompagnano le diverse
epoche dandogli forma, una forma estetica,
in grado di racchiudere e concentrare tutto
il sentimento di un gruppo o di una civiltà.
Portano avanti tale civiltà e la rendono
comprensibile a coloro che vivranno il futuro.
Fu così per l’arte greca, che attraverso i
suoi miti ed eroi esprimeva il valore primo
dell’onore, delle gesta eroiche e della
grandezza di spirito. Fu così nel Medioevo,
epoca in cui l’arte si fondeva con la teologia
attraverso le sue allegorie, diventando uno
strumento utile all’educazione morale e
religiosa dei fedeli cristiani. E fu così per
le Avanguardie, che intrecciandosi con la
scienza e le sue scoperte analizzavano ed
esprimevano quell’Io interiore simbolo della
volontà individuale di rompere o ribaltare i
valori di una società ormai divisa.
Ma ora che il mondo è stato studiato,
sperimentato, ribaltato e lasciato senza forze,
qualcos’altro si è fatto strada sgomitando
per trovare espressione: il mondo stesso e la
necessità di cambiamento radicale nel modo
di vivere e di vedere le cose. La nostra epoca
ha dovuto trovare un modo per esprimere quel
senso di urgenza che la pervade.
Ed ecco che l’arte contemporanea torna ad
essere uno strumento civile attraverso il quale
sensibilizzare la società intera. Tradotto: l’arte
si fa eco-sostenibile e riprende le tematiche
ambientali elevandole a valori fondamentali e
di vitale importanza.
E se la realtà odierna vive di comunicazioni
virtuali, scambi di idee immediati e distanze
pressoché inesistenti, ne deriva il bisogno di
creare uno spazio virtuale in grado di riunire
sotto lo stesso “tetto” le diverse proposte di
produzione artistica che si rifanno ad un’unica
grande tematica.
Come risposta a tale esigenza nasce EcoArt
Project, un contenitore di creatività messa a
servizio della salute del pianeta. Il progetto
è una libera iniziativa organizzata da
Fortunato Productions, con la partecipazione
dell’Associazione Culturale Art For
Pro-motion e vuole essere un network
internazionale di artisti, creativi, critici d’arte,
editori, galleristi, buyers, istituzioni e
aziende, tutti uniti per una diffusione
efficace delle tematiche legate al clima, alle
nuove energie, alla sostenibilità ambientale,
all’inquinamento e al riciclo dei materiali.
L’arte come mezzo di comunicazione
immediata e di grande impatto emotivo, che
va a colpire e risvegliare la sensibilità umana.
Tra i numerosi artisti coinvolti troviamo
Andrei Molodkin, che attraverso la sua
opera violenta di sculture fluide e quasi
vive, esprime quel senso di sfruttamento e
sbilanciamento sociale e culturale proprio
della società capitalistica e industriale. Il
petrolio come sangue nero che passa per tubi
venosi, come una memoria che racchiude
l’evoluzione della specie e la storia degli
individui.
Il petrolio anche al centro dell’opera di
Robert Gligorov, nella quale le immagini
danno una loro versione della realtà, che sia
essa plausibile o deformata, e la rendono
lampante agli occhi dell’osservatore. Scosse
visive, che lasciano a chi guarda il compito di
arrivare alla conclusione e poi metabolizzare.
Altro artista coinvolto nel progetto è Paolo
Consorti, che dà una sua visione surreale
della storia, in cui la realtà è alterata e si
fonde con l’immaginazione, rigenerandosi da
un punto di vista ecologico. E così abbiamo
una Woodstock che si immerge nel petrolio
come un’ultima oasi vicina al deterioramento,
o una genesi umana snaturata e oleosa:
rappresentazioni visionarie che raccontano
una realtà ipotetica, ma più vicina di quanto si
possa pensare.
< Andrey Molodkin, - “Liquid Black”, 2008
Mixed Media, 237 x 310 x 100 cm
(courtesy of Galleria Pack, Milano)
> Stefano Canto - “Vaso Inferno”, 2005,
catena di bicicletta, rocchetto: Ø 31 cm, h 10 cm
25
1
Artista giovane, ma dalla visione già ben delineata e
precisa, è Germano Serafini. Il suo progetto artistico,
Eco G-Block, nasce dall’esigenza di comunicare
direttamente con il pubblico, rendendolo parte
attiva dell’opera. L’opera è composta da due scatti
fotografici: uno rappresenta l’installazione da lui creata
e l’altro la possibile azione dell’uomo nella natura:
ossia rimboccarsi le maniche e lavorare affinché essa
venga preservata.
L’installazione è composta da una bara di zinco
divisa in 4 settori. Ogni spicchio contiene un diverso
elemento: il fumo per l’aria piena di CO2, il fuoco
come distruzione, l’acqua e la terra ormai inquinati.
Ecco che l’osservatore è subito messo di fronte al fatto
che la Terra sta morendo, e con lei i quattro elementi
che la compongono. Ma di nuovo si ritorna al primo
scatto, che vuole essere una guida d’azione su come
salvare qualcosa che sì, sta morendo, ma non è ancora
morta e può essere quindi ancora salvata.
Ilkka Halso, artista di scuola finlandese, si concentra
sui cambiamenti della natura e del paesaggio, su come
esso reagisca agli abusi e al costante avvelenamento
1 - Paolo Consorti - “Genesi”, 2004, cm. 260x140, tecnica mista su tela. (courtesy of Gas Art Torino)
2 - Paolo Consorti - “T.M.4”, Mixed media on canvas, cm 120x180 , 2009.
2
26
ecoIDEARE - ottobre 2009
ARTE E CULTURA
3
di ogni sua piccola parte. Analizza la distruzione del
paesaggio e studia strutture a difesa delle sue singole
componenti: come ad esempio in Restoration, opera
nella quale una sorta di serra di soccorso avvolge e
protegge un grosso albero e lo eleva a simbolo di ciò
che va salvato.
L’italiano Stefano Canto opera, invece, sui materiali
funzionali della città e sugli scarti. Riutilizza tali
frammenti e dà loro altro senso e altra funzione. Il tetto
di un’auto diventa, così, un tavolino da caffè e la catena
di una bicicletta si trasforma in un vaso. Ribalta il
senso del reale e metabolizza in chiave eco-sostenibile
una catena consumistica che rigetta in breve ciò che
produce.
Questi sono solo alcuni degli artisti impegnati nel
progetto EcoArt, che nasce sì come attività online,
ma non solo: l’obiettivo che si pone è quello di
4
creare eventi, concorsi e mostre. Quattro fasi, infatti,
caratterizzano il progetto:
• l’organizzazione di un Contemporary EcoArt Contest,
al fine di ricercare tutti quegli artisti la cui opera è
legata alla tutela dell’ambiente;
• l’allestimento di un EcoArt Show che riunisca tali
artisti;
• la pubblicazione del Catalogo EcoArt Book;
• la programmazione di un EcoArt Tour che diffonda il
messaggio a livello internazionale.
Il tutto supportato dalla presenza di EcoArt
Ambassadors, di partners e friends che localmente o
internazionalmente collaboreranno allo sviluppo e alla
crescita dell’attività di EcoArt.
Che l’arte sia fondamentale nella diffusione del
messaggio ambientalista è cosa certa: noi, nell’arte,
confidiamo.
3 - Germano Serafini - “Eco G-Block”, 2009, fotografia digitale + montaggio, stampa lito-offset su cartoncino*.
tagliata in 100 parti, 98 x 137 cm, 100 copie (80 copie distribuite, 20 copie per la realizzazione delle opere).
4 - Robert Gligorov - “Art For Oil”, 2005, fotografia su d-bond e plexiglass, 171 x 126 cm.
(courtesy of Galleria Pack, Milano)
5 - Ilkka Halso - “Restoration 11”, 2005, C-print, diasec or white glass, cm 100 x 130. (courtesy of Photology, Milano)
6 - Stefano Canto - “Tavolo TG1”, 2006, tetto di auto, portapacchi: 180x125x45 cm.
5
6
27
EVOLUZIONE
IN ORIGINE FU DARWIN
di Gaia Gusso
“Nulla in biologia ha senso se non alla luce dell’evoluzione”
Theodosius Dobzhansky (biologo)
DARWIN 1809-2009
Milano, Rotonda della Besana, 4 giugno – 25 ottobre 2009
Orari: da martedì a domenica 9.30 – 19.30
lunedì 14.30 – 19.30
giovedì 9.30 – 22.30
Promossa dal Comune di Milano-Cultura, la mostra è ideata e organizzata da
Codice Idee per la Cultura ed è curata da Niles Eldredge, responsabile della
divisione invertebrati dell’American Museum of Natural History di New York, Ian
Tattersall, direttore della Hall of Human Evolution dello stesso museo e Telmo
Pievani, filosofo della scienza e esperto di teoria dell’evoluzione.
L’evento espositivo è prodotto da Palazzo Reale, Codice Idee per la Cultura e
Civita, con la partnership di Intesa Sanpaolo, il sostegno di National Geographic
Channel, Bayer e Fondazione Veronesi e la media partnership di ATM, Ferrovie
dello Stato e LifeGate.
28
ecoIDEARE - ottobre 2009
S
ono passati 200 anni dalla nascita di Charles
Darwin e 150 anni dalla pubblicazione de
L’Origine delle specie (On the origin of
species), l’opera che ha cambiato la nostra
concezione della natura introducendo il concetto
fondamentale di evoluzione. Per ricordare queste due
date storiche, Milano ospita la mostra “Darwin 1809
– 2009” alla Rotonda della Besana fino al 25 ottobre
2009.
La mostra ha già fatto tappa a New York, Boston,
Toronto, Londra, San Paolo, Rio de Janeiro, Tokyo,
Auckland, Lisbona e Roma e si è affermata come una
delle mostre scientifiche più visitate al mondo.
L’ipotesi evoluzionistica, espressa per la prima volta
da Darwin, oggi può sembrare ovvia: nessuno si
scandalizza più della stretta relazione genetica tra
uomo e scimmie antropomorfe, i primati, e dell’idea
che tutti gli organismi abbiano un progenitore
comune e siano “imparentati”, anche se alla lontana.
In realtà, fino all’intuizione geniale di Darwin, la
teoria consolidata era quella di un mondo naturale,
generato da Dio, immutato e immutabile, dal
quale l’Uomo - come essere superiore dalle facoltà
eccezionali e uniche - era escluso. Questa concezione
antropocentrica e classista derivava da idee antiche
e preconcetti storici, dovuti in gran parte a dogmi
religiosi, dalla scarsa attitudine al viaggio e dalla
limitata propensione allo studio e all’osservazione del
mondo naturale.
Il merito di Darwin, tra i più grandi scienziati al pari
di Galileo, Newton e Einstein, è stato quello di non
limitarsi a osservare la natura, ma di porsi domande
e, soprattutto, cercare risposte. Una curiosità infinita,
che lo ha spinto a chiedersi il perché di piccole
differenze in animali simili, di analogie tra animali
estinti e viventi, dell’importanza dell’ambiente sulle
caratteristiche fisiche delle diverse specie.
Dopo anni passati per mare, con il mitico brigantino
Beagle, Darwin ha visitato ambienti nuovi, conosciuto
una flora e una fauna mai viste prima, raccolto e
catalogato centinaia di esemplari di animali e piante.
Questa incredibile esperienza gli fornisce le evidenze
fondamentali su cui riflettere e lo spunto per la teoria
a cui lavora per il resto della sua vita: una teoria
che spiega lo stretto legame tra gli ambienti e i suoi
abitanti e la “trasmutazione” da una specie all’altra.
La teoria dell’evoluzione e della selezione naturale,
alla base de L’Origine delle specie, nasce negli anni
successivi al suo rientro a Londra, ma viene pubblicata
solo venti anni dopo, quando il giovane ricercatore
Wallace arriva, per altre vie, alla sua stessa idea.
È dal 1859, infatti, che intere generazioni di studiosi
scoprono quanto sia stato fondamentale il suo lavoro.
Gli scienziati moderni possono dare oggi risposte
alle domande sul mondo naturale con modalità che
erano impensabili all’epoca in cui Darwin rimuginava
pensoso sui temi della variazione e dell’ereditarietà
dei caratteri.
ARTE E CULTURA
Dopo Darwin abbiamo scoperto i cromosomi, i geni e
la struttura del DNA. Abbiamo indagato le leggi che
regolano la trasmissione dell’informazione biologica di
generazione in generazione. Nuovi strumenti e nuove
tecnologie, come le comparazioni genetiche, sono in
grado di rilevare relazioni tra gruppi apparentemente
diversi fra loro. I metodi di datazione fossile
dimostrano che l’evoluzione procede secondo ritmi
variabili e non sempre lenti e graduali. Le ricerche
più raffinate sulla fauna e sugli ecosistemi, passati
e presenti, contribuiscono a fornire spiegazioni più
approfondite sulla formazione delle specie. Darwin
sarebbe sorpreso – e molto felice - di poter vedere
come le nostre nuove conoscenze abbiano contribuito
al progresso, l’aggiornamento e l’integrazione della sua
teoria.
La mostra è articolata in più sezioni, che prendono
origine dal contesto storico-culturale in cui Darwin è
nato, per poi descrivere le varie fasi della vita dello
scienziato (il periodo giovanile, il lungo viaggio in giro
per il mondo, il rientro a Londra e gli anni passati in
campagna a studiare).
Il viaggio, in particolare, rappresenta la sezione
espositiva centrale della mostra, la più spettacolare
ed emozionante. E’ possibile seguire le tracce
dell’evoluzione del pensiero di Darwin attraverso il
suo viaggio di cinque anni intorno al mondo. La mostra
offre al visitatore molti documenti inediti: tra questi
appunti e lettere ad amici e famigliari che mostrano
come il naturalista inglese già durante il viaggio
abbandona le vecchie convinzioni fissiste per diventare
un convinto trasformazionista.
La mostra si chiude con due sezioni inedite, che
raccontano il rapporto tra Darwin e l’Italia e
l’evoluzione umana.
Un secolo e mezzo fa Charles Darwin offrì al mondo
una spiegazione scientifica unificata della diversità
della vita sulla Terra. Ci racconta le nostre discendenze
comuni («la mano per afferrare [...], l’ala del pipistrello
per volare, la pinna della focena per nuotare») e mai
come oggi sembra che questo messaggio debba trovare
accoglienza nella nostra visione del mondo e delle
nostre relazioni umane e sociali.
“Vi è qualcosa di grandioso in questa visione della
vita”, e nel fatto che “da un così semplice inizio infinite
forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e
continuano a evolversi” (Charles Darwin).
29
CAMBIAMENTI
DA L’AQUILA A COPENHAGEN
di Gaia Gusso
“Né da un punto di vista morale, né economico o politico
sarebbe possibile giustificare la mancanza di un accordo di
ampio respiro a Copenhagen. Anzichè insistere che siano gli
altri a fare concessioni domandiamoci che cosa sia il contributo
che possiamo dare per il bene comune”.
Ban-Ki Moon, Segretario Generale ONU
30
ecoIDEARE - ottobre 2009
CLIMATICI!
ENERGIA
SENZA PIÙ BLABLA
I
l G8 de L’Aquila si è concluso con una serie di
documenti di programma molto ambiziosi dai quali
emerge la necessità (e la determinazione?) dei
Grandi Paesi ad impegnarsi per un futuro sostenibile.
La dichiarazione ufficiale dei leader degli otto Stati
rappresentati si apre con l’impegno ad assicurare una
crescita sostenibile, ad affrontare le sfide correlate della
crisi economica, della povertà e dei cambiamenti climatici.
Queste sfide richiedono necessariamente un’azione
immediata e una visione di lungo termine.
Tra i tanti temi, si è affrontato quello sui cambiamenti
climatici e sulle strategie da adottare per contrastarlo. Il
G8 de L’Aquila ha ospitato la prima riunione a livello di
Leader del Foro delle Maggiori Economie su Energia e
Clima (MEF), istituito dal presidente americano Obama
nel marzo del 2009. Il documento finale si articola in
alcuni obiettivi chiave che indicano le priorità su cui si
dovrà discutere alla Conferenza delle Nazioni Unite di
Copenhagen del prossimo dicembre. Principalmente, gli
Stati si impegnano a limitare l’aumento globale della
temperatura media a due gradi centigradi rispetto ai livelli
pre-industriali e a condividere con tutti i Paesi l’obiettivo
di raggiungere una riduzione di almeno il 50% delle
emissioni globali entro il 2050.
Queste possono sembrare delle ottime basi da cui
partire per raggiungere un ampio consenso in vista
della Conferenza Onu di Copenhagen, ma un’attenta
analisi dei documenti ufficiali evidenzia alcune carenze
fondamentali: la totale mancanza di obiettivi vincolanti, di
scadenze temporali a medio termine per la riduzione dei
gas a effetto serra e di un impegno deciso a investire per
combattere il cambiamento climatico e la deforestazione
nei Paesi in via di sviluppo.
31
CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Copenhagen, 7 – 18 Dicembre 2009
STEFANO PARADISI
Si terrà nella capitale danese la quindicesima Conferenza Onu sul clima.
Al centro del vertice internazionale vi saranno i negoziati per un
ampliamento della Convenzione sui cambiamenti climatici e per la firma di
un nuovo accordo sul clima che dovrebbe succedere al Protocollo di Kyoto.
Secondo gli analisti delle associazioni ambientaliste più
accreditate, l’assenza di impegni concreti e di misure
finanziarie adeguate per supportare i Paesi emergenti a
limitare le proprie emissioni rende l’esito del summit
piuttosto deludente.
Più che un’assunzione di responsabilità, sembra di
leggere un elenco di desiderata, che qualcuno, in
futuro, forse, si prenderà l’impegno di realizzare.
E’ infatti troppo lontana nel tempo la scadenza del
2050: gli scienziati ci esortano ad agire subito.
Tempus fugit, dicevano i latini. Sembrava che il limite
posto dal Protocollo di Kyoto, il 2012, fosse sufficiente
per realizzare delle azioni concrete per limitare
l’immissione di gas serra in atmosfera. In realtà, a
causa dell’inerzia di molti Stati e dell’opposizione
di altri, gli anni dalla firma alla ratifica e all’entrata
in vigore sono passati senza che si notassero grandi
cambiamenti.
Il rischio è che altri anni passino e che la scadenza del
2050 si avvicini senza che si siano compiuti gli sforzi
necessari per invertire la tendenza. C’è da dire che
l’Europa ha provato a darsi una scadenza temporale
intermedia, il 2020, entro cui si dovranno diminuire le
emissioni di CO2 del 20% ed aumentare della stessa
quota l’efficienza energetica e la produzione di energia
da fonti rinnovabili. Questo però è un impegno solo
europeo, che anche tra gli Stati membri ha creato non
pochi malumori.
Eppure le evidenze scientifiche sui rischi del
32
ecoIDEARE - ottobre 2009
cambiamento climatico in atto sono ogni giorno più
numerose. Una nuova prova si aggiunge a quelle già
conosciute. Uno studio appena pubblicato su Science
del 4 settembre 2009 (“Recent Warming Reverses
Long-Term Arctic Cooling”) a cura del professor
Kaufman e dei suoi collaboratori dimostra come negli
ultimi duemila anni le temperature medie della Terra
indichino inequivocabilmente una tendenza verso il
raffreddamento. Tale tendenza si interrompe intorno
al 1950, invertendosi: dal 1950 le temperature hanno
cominciato ad aumentare.
Cosa ci aspettiamo dalla Conferenza delle Nazioni
Unite di Copenhagen? Una presa di coscienza
sull’improcrastinabilità delle azioni a favore di una
riduzione delle emissioni di gas serra e di inquinanti,
un’accelerata allo sviluppo della green economy, un
sostegno concreto alle economie dei Paesi emergenti
e di quelli in via di sviluppo, un’azione più incisiva
contro il disboscamento e la perdita di biodiversità, una
maggiore collaborazione tra gli Stati, una forte sinergia
per diffondere buone pratiche, cultura e informazione.
Vogliamo dei numeri e delle date, pensati in modo
che siano degli obiettivi raggiungibili e non degli
slogan pubblicitari, nel rispetto, soprattutto, dell’equità
sociale.
Per fare ciò, però, è necessario porre dei vincoli
seri e delle sanzioni per quelle nazioni che non li
rispettino, in modo che sia chiaro che il “fare” sia più
economicamente vantaggioso del “non fare”.
La foto di
I RAGGI DELLA SPERANZA
C
ome ci muoveremo nel futuro? Con macchine
volanti? Con mini-elicotteri? Con il teletrasporto?
Di sicuro, anche, e ancora, con la bicicletta.
Lo scrittore di fantascienza H.G. Wells, che con i suoi
libri ha fatto tremare di paura intere generazioni di
lettori e dal quale ci saremmo aspettati, forse, un’ipotesi
futuristica, commenta con tristezza, ma con un pizzico di
speranza, la natura umana.
Wells è vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900, un periodo
non certo intasato di automobili come il nostro, anzi, in
cui possedere un mezzo di trasporto come l’automobile
era un privilegio. Se non conoscessimo l’autore di questa
frase potremmo tranquillamente dire che appartiene ad
un uomo “moderno”, abituato al traffico, allo smog,
all’invasione delle auto e all’arroganza che, spesso,
queste hanno nei confronti di pedoni e ciclisti. Come
ha fatto Wells a prevedere, con più di mezzo secolo, la
lotta quotidiana tra le due ruote a trazione muscolare e le
quattro a trazione chimica? Forse ha soltanto osservato.
Ha osservato il carattere degli uomini, le sue abitudini,
lo ha visto propendere per una vita più facile rispetto
ad una più faticosa ma più naturale. Ha intuito che, nel
giro di pochi anni, la bicicletta, la magnifica creazione di
metà ‘800, sarebbe stata scalzata dal suo ruolo di mezzo
di locomozione principe a favore di mezzi più potenti
e, soprattutto, autonomi. Per tanti, ma non per tutti. Per
fortuna, c’è ancora speranza per il mondo: la bicicletta
è ancora molto amata e giorno dopo giorno sono tanti
quelli che lasciano le proprie auto nei box per inforcare
una bici e pedalare.
Fatica e sudore, ma anche passeggiata tranquilla a
godersi i percorsi ciclabili di un parco: le possibilità sono
tante.
Sì, c’è ancora speranza per la razza umana...
33
di Giorgio Nebbia
Ecoideare, da questo numero, ha una marcia in più. La pubblicazione
di alcuni pezzi di Giorgio Nebbia tratti da www.gaiaitalia.it, il sito
dell’associazione Gaia Italia con cui il “patriarca” dell’ecologismo italiano
collabora. In essi si ritrovano tutta la verve ma anche la profondità del
pensiero di Nebbia, la densità delle riflessioni eppure la leggerezza
di lettura, il rigore scientifico eppure la capacità di raccontare e
appassionare. Giorgio Nebbia è uno dei padri nobili del movimento
ambientalista italiano e internazionale. E’ stato -ed è ancora- uno dei
protagonisti di assoluto rilievo nello studio della questione ambientale,
affrontata nell’ottica del chimico, dell’economista e del merceologo.
GARRETT HARDIN
E LA PARABOLA DELLA MUCCA
I
mmaginate un pascolo, grande
ma non illimitato, attraversato
da un ruscello ricco di acqua
fresca e pulita, uno di quei pascoli
che possono essere utilizzati da
tutti gli abitanti del villaggio
vicino; in Inghilterra si chiamano
beni collettivi, “commons”, in
Italia sono beni soggetti a “usi
civici”. Qualunque abitante del
villaggio può far pascolare i propri
animali o raccogliere la legna. Una
primavera un pastore, abitante
nel villaggio, porta a pascolare
nel prato le sue dieci mucche; le
mucche passano l’estate al pascolo,
trovano nel ruscello acqua buona
34
ecoIDEARE - ottobre 2009
e nel prato erba abbondante, si
nutrono e producono latte; i loro
escrementi cadono nel terreno e
vengono assorbiti e anzi forniscono
elementi nutritivi per la crescita
dell’erba la primavera successiva.
Alla fine dell’estate sono contenti
tutti: il pastore che ha venduto
il latte abbondante con un buon
guadagno; le mucche che hanno
vissuto bene; il pascolo che è
pronto a fornire erba quando tornerà
la primavera, il ruscello che ha le
sue acque ancora incontaminate.
Ma, si sa come sono gli uomini:
durante l’inverno il pastore pensa
che potrebbe guadagnare di più se
portasse a pascolare, come del resto
è suo diritto, in quanto membro
del villaggio, cinquanta mucche
invece di dieci. E così fa quando
arriva la primavera: ma adesso le
mucche sono “troppe”, rispetto
alla dimensione del pascolo e alla
portata del ruscello; il pascolo non
fornisce erba sufficiente, anche
perché gli zoccoli delle mucche
pestano e schiacciano l’erba e fanno
indurire il terreno; gli escrementi
di così tante mucche non sono più
assorbiti dal suolo e ristagnano nel
terreno e scorrono verso il ruscello
che viene così inquinato e non è più
grado di fornire acqua da bere.
GIORGIO NEBBIA
Garrett Hardin (1915-2003),
professore di ecologia umana
Alle fine dell’estate il pastore ha
ottenuto un po’ più latte, ma non
certo cinque volte di più dell’anno
prima, ed è infelice perché sono
sfumate le sue speranze di grandi
guadagni; sono scontente le mucche
che hanno trovato poca erba e poca
acqua pulita; è scontentissimo il
pascolo la cui fertilità è
compromessa e il suolo indurito
dagli zoccoli delle mucche ed è
infelicissimo anche il ruscello la cui
acqua è ora sporca.
L’avidità del pastore ha fatto sì
che la prossima primavera non ci
sarà più erba né per cinquanta né
per dieci mucche e neanche per
le mucche degli altri abitanti del
villaggio che, come il pastore,
hanno diritto a pascolare nello
stesso prato - di proprietà comune,
come si è detto - e neanche per
quelle degli abitanti futuri.
Si tratta di una parabola, proposta
nel 1833 da un certo Lloyd, un
quasi sconosciuto demografo
inglese, e “ripescata” da Garrett
Hardin (1915-2003), professore
di ecologia umana nell’Università
della California, in un celebre
articolo apparso nel dicembre 1968
nella rivista “Science”.
Il pascolo corrisponde alla Terra,
un pianeta grande, ricco di beni
materiali e di acque, che fornisce
tutte le risorse necessarie alla
vita degli umani. Che hanno tutti
uguale diritto, in quanto abitanti e
“proprietari” del comune pianeta.
Le risorse sono sufficienti e
si rigenerano finché gli umani
sono pochi e si accontentano di
trarre dalla Terra quei beni che si
rinnovano nei grandi cicli della
natura. Ma quando il numero delle
persone aumenta, quando aumenta
la loro avidità di possesso e di
vantaggio individuale, arriva un
punto in cui le risorse diventano
insufficienti per gli occupanti di
oggi e per quelli che verranno e
il loro possesso diventa motivo
di competizione e di conflitti. In
ecologia si dice che un territorio,
che può anche essere l’intera Terra,
grande ma non infinito, ha una
capacità ricettiva o portante (una
“carrying capacity”) limitata per gli
esseri viventi, umani compresi, e
per le loro attività “economiche”.
L’articolo di Hardin fu tradotto in
tutte le lingue (anche in italiano,
su “Sapere” nel marzo 1969)
e fu ristampato decine di volte
nelle antologie che circolavano,
trent’anni fa, ai tempi della
contestazione ecologica e fu
oggetto di roventi dibattiti,
ormai dimenticati come è stato
dimenticato l’autore, come dimostra
il silenzio che ha circondato la sua
morte all’età di 88 anni.
Su questo controverso ecologo e
pensatore si veda utilmente il sito:
www.garretthardinsociety.org.
C’è materiale per qualche bella tesi
di laurea.
La “parabola delle mucche”, il
regalo che Hardin ci ha lasciato,
ripreso poi nei suoi numerosi
scritti e libri, si presta a varie
interpretazioni. La più banale è che
la crisi ambientale, lo sfruttamento
delle limitate risorse naturali, fino
al loro impoverimento, dipendono
dal numero “eccessivo” di esseri
umani. Era la tesi di Malthus,
fortemente contestata da parte
cattolica, anche se l’invito ad una
paternità responsabile si trova nelle
encicliche Populorum progressio e
Humanae vitae.
L’altra lettura della parabola
riguarda la contestazione
dell’“economia”, la quale si
basa sulla legge fondamentale
dell’aumento della crescita della
massa dei beni materiali usati,
“consumati”, dagli individui e dalle
comunità, espressa con quel curioso
indicatore che è il “prodotto interno
lordo”. La crescita economica in
un pianeta di dimensione e risorse
limitate comporta inevitabilmente
l’impoverimento dei beni naturali
disponibili ad altri componenti
della stessa comunità umana (nella
parabola l’avidità di un pastore
toglie agli altri pastori la possibilità
di usare lo stesso pascolo) presente
e futura.
Una terza lettura riguarda come
si può e chi deve regolare
l’appropriazione individuale dei
beni collettivi, considerando che,
fino a quando tali beni sono di
tutti, il più veloce, o il più “furbo”,
o il più prepotente si appropria
della maggior parte e lascia poveri
gli altri; alcuni pensano che
solo una autorità centrale, “uno
stato”, possa e debba decidere
quanto, dei beni comuni, ciascun
soggetto economico può ottenere;
altri pensano che il bene comune
collettivo vada diviso fra vari
privati, ciascuno dei quali si
comporterà nei confronti degli altri
usando il meccanismo dei prezzi e
del mercato.
Per farla breve: col povero
professor Hardin se la sono presa
tutti. I cattolici per le prospettive
di controllo della popolazione,
i comunisti per le proposte di
liberalizzazione dei beni collettivi
a favore del mercato, i conservatori
per il pericolo di tentazioni
comunistiche. Il che non esclude
che Hardin abbia con coraggio
descritto ed indicato il problema
centrale non solo dell’economia
e della democrazia, ma del futuro
dell’umanità in questo pianeta di
dimensioni e risorse limitate e di
crescente avidità dei suoi abitanti.
Forse proprio nella gestione solidale
e più giusta delle risorse della Terra,
nostra unica casa comune nello
spazio, sta la ricetta per sradicare
la violenza del terrorismo e delle
guerre e per aiutare l’umanità ad
avviarsi verso un genuino sviluppo
umano.
35
TURISMO SOSTENIBILE
A RINENERGY IL COMPITO DI DARE ALLA CITTÀ
a cura della redazione
N
el 2015 Milano sarà sede dell’Expo. Tra i
tanti temi da affrontare c’è sicuramente quello
dell’accoglienza: saranno milioni i turisti che
visiteranno l’area espositiva e il capoluogo lombardo
che, ad oggi, non sarebbe in grado di accoglierli tutti.
L’Associazione Rinenergy si è posta il problema,
proponendo un progetto di accoglienza turistica
sostenibile a “Expo dei Territori: Verso il 2015”,
un bando promosso da Provincia di Milano e
MilanoMetropoli per conoscere proposte innovative
e idee progettuali di Amministrazioni e Associazioni
per Expo.
Il progetto di Rinenergy, “Bed&Breakfast Milano”, è
risultato tra i vincitori.
La proposta nasce dalla constatazione che a Milano
l’offerta di ricettività turistica low cost è molto
modesta. Il capoluogo lombardo non è considerato
come città turistica e il turismo esistente è
prevalentemente d’affari e congressuale.
Siamo però consapevoli che il necessario sviluppo
turistico collegato all’evento non può essere legato
solo a quello dei servizi e dell’offerta alberghiera, ma
necessita di un approccio multidisciplinare che delinei
al meglio le linee guida della sostenibilità turistica.
Non si possono realizzare solo grandi complessi
alberghieri, nati per intercettare la domanda di un
36
ecoIDEARE - ottobre 2009
turismo business, con una possibilità economica
elevata o comunque sopra la media. Il consumo
di nuovo suolo, l’antropizzazione massiccia e la
necessità di nuove infrastrutture per rendere i nuovi
alberghi facilmente accessibili non sono la strada che
riteniamo migliore: l’Expo deve essere l’occasione
per cambiare il nostro paradigma culturale e per
identificare nuove forme di sviluppo compatibile.
Non esiste una reale tutela del territorio senza
la valorizzazione, la promozione e la difesa
dell’esistente. Per questo motivo il progetto
originario, che prevede la messa in rete delle strutture
ricettive alternative agli alberghi (B&B, agriturismi,
cascine, case vacanze) e la creazione di un portale a
esse dedicato, strettamente legato al territorio sia sotto
il profilo commerciale che culturale, è stato incluso
e ampliato in una nuova proposta che ha accolto le
indicazioni emerse in questi mesi.
Con la nuova proposta Rinenergy vuole farsi
portavoce di tutte quelle realtà marginali (piccoli
Comuni, piccoli e medi imprenditori agricoltori,
gestori di agriturismi) che vedono nella gestione
sostenibile del territorio agricolo un’opportunità
di rilancio in vista di Expo 2015, ma soprattutto
uno sviluppo delle proprie attività compatibile con
l’ambiente.
RINENERGY
PER EXPO 2015
NUOVO VALORE.
Gli obiettivi che il nostro progetto si prefigge di
conseguire sono:
• la creazione di una forte partnership tra pubblico
e privato, finalizzata alla creazione di una specifica
offerta di turismo sostenibile locale che, prendendo
spunto dalle opportunità previste dall’evento
Expo 2015, possa poi continuare autonomamente,
arricchendo le proposte turistiche del territorio e
valorizzando le micro-eccellenze;
• lo sviluppo di una nuova forma di turismo legato
ai giovani e alle famiglie: nuovi fruitori ai quali
il mercato, specialmente milanese, si è rivolto in
maniera modesta, offrendo servizi limitati e poche
soluzioni;
• la considerazione dell’Expo 2015 come
un’occasione per migliorare e implementare lo
sviluppo turistico ed economico del territorio, con la
consapevolezza che le ricadute positive supereranno
l’evento e che, una volta realizzati, gli investimenti
serviranno da volano per le aree interessate;
• la valorizzazione, attraverso interventi mirati
(ove necessari) di ripristino e riqualificazione,
delle strutture esistenti, destinandole al servizio di
ricettività turistica;
• la messa in rete di strutture ricettive, comprese
quelle già esistenti, attraverso la realizzazione di un
portale “ad hoc” che riunisca l’offerta dei B&B, degli
agriturismi e quella extralberghiera;
• l’ottimizzazione degli investimenti, in modo che
il ritorno economico sia certo, veloce e con ampie
ricadute territoriali.
Per realizzarlo, Rinenergy ha cominciato a prendere
contatti con le varie realtà portatrici di possibile
interesse, assumendo il ruolo di coordinatore di azioni
e idee complementari.
Il nostro auspicio è che si riesca a sviluppare una
rete di soggetti, rappresentanti delle diverse realtà
territoriali, con le quali portare avanti la nostra idea di
sostenibilità turistica.
Per saperne di più e per far parte del nostro gruppo di
lavoro, contattateci telefonicamente o all’indirizzo:
[email protected]
37
Modulo di
richiesta adesione
I supereroi non esistono
e l’ecosostenibilità ambientale
non piove dal cielo.
L’adesione è libera e subordinata al versamento della quota associativa
annuale da versarsi, contestualmente alla presente richiesta, presso:
Barclays Bank
IBAN IT69L0305101628000030740013
Socio collaboratore 50 euro
(colui che presta la sua collaborazione di lavoro o volontariato)
Socio professionista 100 euro
(colui che lavora nel settore energetico ed ambientale)
Socio artigiano/commerciante 250 euro
Socio azienda 1.000 euro
(fino a 20 dipendenti)
Socio azienda 2.000 euro
(oltre 20 dipendenti)
Il presente modulo di adesione e la fotocopia del versamento dovranno essere
inviati a Rinenergy, via fax, allo 02.36642803.
L’accettazione avverrà tramite delibera del Consiglio Direttivo, che provvederà
ad avvisare il nuovo socio, inviando la ricevuta del versamento, la carta dei
servizi i dati per il login e lo statuto associativo.
Nome
Cognome
Nato/a
il
Residente in
Cap
Via
n°
E-mail
Tel.
Sostenersi a vicenda per sostenere il pianeta.
Cell.
Professione
P.IVA
Indirizzo professionale
Breve descrizione dell’attività svolta (solo per i soci professionisti):
(Solo per i soci azienda)
• Possono essere Soci Rinenergy ® i professionisti operatori nel
settore e le aziende di prodotti o servizi ad alta sostenibilità e
sensibili alla Responsabilità Sociale d’impresa.
Azienda
Via
Città
Associarsi a Rinenergy ® vuol dire credere fermamente che la
qualità del vivere debba e possa migliorare. Vuol dire prendere
parte a un’azione concreta. I soci avranno la possibilità di entrare
in un network di conoscenze e contatti nel settore, potranno
coinvolgere Rinenergy ® in iniziative, progetti ed eventi. Potranno
inoltre avvalersi della consulenza e del supporto di professionisti
della comunicazione e del marketing.
Cap
Tel.
E-mail
• Possono essere Partners Rinenergy ® enti pubblici e privati,
associazioni, università, scuole e istituti formativi.
P.IVA
Nominativo di contatto
Breve descrizione dell’attività svolta:
In base agli art. 6 e 7 del nostro statuto, la sua ammissione sarà deliberata dal Consiglio Direttivo.
I dati personali acquisiti saranno utilizzati da parte di Rinenergy, anche con l’ausilio di mezzi elettronici e /o automatizzati
esclusivamente per l’evasione della sua richiesta. Ai sensi del D.L. n° 196/2003, è garantito comunque il diritto di accedere ai
propri dati chiedendone la correzione, l’integrazione e ricorrendone gli estremi, la cancellazione in blocco. Quanto sopra indirizzando
richiesta scritta a Rinenergy, via Sardegna 57, 20146 Milano.
MEDIA PARTNER ECORADIO
data
38
Firma
ecoIDEARE - ottobre 2009
Via Sardegna, 57 • 20146 Milano
Tel. 0236642800 • Fax 0236642803
[email protected]
umano stupidario...ma per fortuna
a cura di Edgar Meyer
DETRAZIONI DEL 55%
Tutti con la green economy di Obama!
In realtà, non proprio tutti: il Governo
italiano non ha riconfermato, nella
Finanziaria del 2010, la detrazione del
55% per gli investimenti di efficienza
energetica negli edifici. Il rischio, se
non ci sarà una proroga, è che questo
strumento, che ha dato ottimi risultati
in fatto di risparmio energetico e di
emissioni di CO2, si perda per sempre e sia
così un’altra occasione sprecata.
PANNELLI SOLARI, RECORD DI FURTI
LA VERA GREEN ECONOMY DI OBAMA
Il presidente Obama prosegue la sua politica
di rinnovamento in salsa verde. La Camera
dei rappresentanti ha approvato il “Climate
change bill”, la nuova legge sul clima, che
impone alle compagnie di ridurre le
emissioni di gas climalteranti dell’83%
entro il 2050. La norma ha l’obiettivo di
incentivare la scelta di energie rinnovabili e
di ridurre la dipendenza dell’economia
americana da petrolio e carbone.
BOOM DEL FOTOVOLTAICO
Il motivo dell’aumento di furti è semplice: sempre più
famiglie, scuole, enti pubblici e uffici scelgono le
fonti rinnovabili, economiche (ma facili da rubare).
Furti a parte, per il fotovoltaico in Italia è
finalmente boom. Nel 2020, secondo quanto emerge
da un rapporto realizzato dall’Energy & Strategy
Group del Politecnico di Milano per Assosolare, il
mercato del fotovoltaico italiano potrebbe potenzialmente
superare i 50 GW.
Cento milioni di euro. A tanto
ammontano i furti di pannelli solari e
fotovoltaici messi a segno
in Italia nel 2008. E alla fine del
2009 il fenomeno è destinato a
risultare in crescita. I pannelli
trafugati, che hanno un dispositivo
che li rende inutilizzabili in Italia,
finiscono per lo più in Nord Africa.
ECOMOSTRI
L’albergo di Alimuri nella penisola Sorrentina,
classico esempio di speculazione edilizia; le
palazzine di Lido Rossello a Realmonte (AG),
case degli ex assessori del Comune in riva al
mare sulla spiaggia; le ville “Palafitta” sul
bagnasciuga a Falerna Scalo (CZ); le villette
abusive di Torre Mileto (FG), vera e propria
città illegale di 2.500 seconde case costruite negli
anni settanta, di cui 500 interamente sul demanio
marittimo. Sono questi i primi 4 ecomostri costieri,
la “top four” del cemento illegale.
Gli ambientalisti di tutta Italia chiedono da anni che
vengano demoliti perché scompaiano dal panorama italiano.
ECOMOSTRI ABBATTUTI
Nel corso del 2009 finalmente
è stato abbattuto il mostro di cemento di Palmaria (Sv), che da
oltre 30 anni sfregiava uno dei
più bei tratti della Liguria. Un’
altra importante battaglia contro
il cemento selvaggio è stata
vinta. Un enorme scheletro di
cemento alto 30 metri che incombeva sul paesaggio del Parco Regionale di Portovenere. Dopo il Fuenti,
il Villaggio Coppola Pineta Mare e Punta
Perotti è andato giù un’altro storico ecomostro della
costa italiana.
39
I RIFIUTI?
SOTTO TERRA!
a cura della Redazione
A Rozzano, come a Lugano,
la raccolta dei rifiuti è sotterranea
R
Il sindaco Massimo D’Avolio
(a sinistra) e l’assessore
Stefano Apuzzo
40
ecoIDEARE - ottobre 2009
ozzano è un Comune di circa
40 mila anime, confinante
con il capoluogo lombardo
e inserito nel Parco Agricolo Sud
Milano. Noto negli scorsi anni
come “quartiere dormitorio” o
“Bronx” o “periferia degradata”,
ha subìto nell’ultimo quinquennio
una rivoluzione urbanistica e
sociale. Il tessuto cittadino è
sempre popolare - il 40% delle
famiglie risiede in alloggi Aler - ma
l’amministrazione ha realizzato un
palpabile miglioramento urbano
e delle condizioni di vita. Merito,
soprattutto, del giovane sindaco
Massimo D’Avolio, riconfermato di
recente con oltre il 57% dei consensi.
Grazie a parchi urbani, oasi, molto
verde, rotonde snellisci traffico,
scuole e servizi. E una novità:
l’innovativo sistema di raccolta
interrata dei rifiuti.
Come funziona? Semplice. Il sistema
è costituito da isole ecologiche
interrate per la raccolta differenziata,
denominate EcoPoint, che
sostituiscono i tradizionali cassonetti
dei rifiuti. Invece di utilizzare i
cassonetti, dunque, gli abitanti
ricevono una chiave elettronica
personalizzata con cui possono
accedere al proprio EcoPoint e
conferire i rifiuti. I diversi contenitori
COMUNI VIRTUOSI
per carta, plastica, vetro, secco e
umido sono facilmente identificabili.
L’introduzione delle isole lascia a
vista contenitori poco più grandi di
un cestino. I vantaggi sono notevoli
sia sotto il profilo dell’arredo
urbano, che viene migliorato, sia
sotto quello dell’igiene: i rifiuti
vengono depositati sottoterra, dove
la temperatura dimezzata rallenta
i processi di decomposizione.
Notevoli i vantaggi anche sotto il
profilo del risparmio per le famiglie,
che eliminano i costi condominiali
per l’acquisto e la pulizia dei
cassonetti, la rotazione dei sacchi e
il lavaggio del locale spazzatura. Più
estetica, meno degrado ambientale e
più risparmio.
“Eliminando i cassonetti abbiamo
eliminato molti problemi di igiene,
cattivi odori e pulizia”, afferma
l’assessore all’Ambiente Stefano
Apuzzo, che ha operato di concerto
con l’assessore all’Ecologia Ciro
Piscelli. “Non solo. L’attivazione
del sistema, unico nel suo genere in
Italia, ha consentito di incrementare
la raccolta differenziata, facendole
superare quota 54%”.
Le isole, della capienza di 5 metri
cubi ciascuna, sono gestite in
modo del tutto automatizzato per
le operazioni di svuotamento e di
disinfezione e sono dotate di un
sistema di rilevazione in tempo reale
che fornisce tutte le informazioni
necessarie a programmare al
meglio il servizio di raccolta,
segnalando quando i contenitori
sono pieni e necessitano di essere
svuotati. Di più. Tutta l’energia che
alimenta l’impianto è assicurata da
pannelli solari. Si è pensato anche
alla sicurezza (degli utenti e delle
strutture): gli EcoPoint sono dotati
di un sistema di videosorveglianza
che serve ad impedire l’abbandono
indiscriminato di rifiuti.
Il sistema, già testato con successo
a Lugano in Svizzera, è stato
adottato prima sperimentalmente
nel nuovo quartiere di AlboretoToscana e nei quartieri al confine
con Moirago, poi si è esteso e si sta
estendendo a tutti i quartieri Aler.
“L’investimento
dell’amministrazione e di
Area Sud Milano-Ama sta
contribuendo ad elevare la
qualità della vita, dell’ordine e
della pulizia di Rozzano, con un
visibile incremento della raccolta
differenziata dei rifiuti e, quindi,
con il recupero di materiali preziosi
che confluiscono nuovamente nel
sistema produttivo”, conclude
soddisfatto Apuzzo.
Il sistema ha dimostrato di
funzionare molto bene. Gli
EcoPoint attivati all’autunno
del 2009 sono 19 e già oggi
servono oltre 2.000 famiglie.
La percentuale di raccolta
differenziata registrata nel
quartiere Alboreto (dove gli
EcoPoint funzionano da due
anni) si attesta oltre il 60%. “Le
caratteristiche dei nuovi impianti,
il presidio delle isole e il personale
a disposizione dei cittadini
hanno consentito di migliorare le
percentuali di raccolta differenziata
che fino a poco tempo fa erano
molto più basse”, osserva Romeo
Bianchini, direttore tecnico di
Area Sud Milano, la società che
gestisce i rifiuti. “Con gli Ecopoint
crediamo di aver realizzato un
sistema di assoluta innovazione in
un settore, quello della raccolta dei
rifiuti, dove l’innovazione è scarsa
o inesistente.”
Sopra: le isole ecologiche interrate
“EcoPoint”, da cui spuntano solo
i cestini. Per attivare le “bocche”
ogni famiglia ha una chiavetta
personalizzata.
A lato: le eccellenze ambientali
e storiche di Rozzano sono
raccontate addirittura in un libro.
L’immagine del Comune sta
cambiando.
41
EcoNews
BENESSERE BIOCERTIFICATO
PER TERME E SPA
Le strutture che si certificano Bio Wellness si impegnano
per accrescere il benessere del cliente nel rispetto dei
principi del biologico, del naturale e dell’ecosostenibile.
Bio Wellness è la nuova certificazione volontaria di Icea
dedicata a beauty farm, terme, centri benessere e SPA che
adottano una gestione delle proprie attività compatibile
con l’ambiente. Sono previsti l’utilizzo di prodotti
biologici nei trattamenti cosmetici della persona e nella
somministrazione di alimenti e bevande, la promozione
della formazione del personale e il rispetto dell’ambiente,
in un’ottica di miglioramento continuo delle prestazioni.
www.icea.info
NUOVA VITA AL PNEUMATICO!
Gli pneumatici sono uno dei prodotti più difficili
da smaltire, una volta che hanno finito il loro
ciclo di utilizzo: infatti, la qualità che li rende
perfetti durante l’utilizzo (la resistenza a usura e
sollecitazioni) è quella che li rende difficilmente
degradabili. Ma ora è possibile riutilizzare la loro
gomma per realizzare asfalti più ecocompatibili,
mantenendo al contempo le caratteristiche fisiche
necessarie. Inoltre, una maggiore percentuale di
gomma nell’asfalto permette di ridurre la quantità
di catrame e bitume, due derivati del petrolio
particolarmente impattanti sull’ambiente.
www.autoambiente.com
L’ENERGIA DAL COCOMERO
L’estate è ormai finita e anche quest’anno sono state
eliminate tonnellate di angurie. Perché non hanno
raggiunto la maturazione, o perché di forma irregolare,
o ammaccate e quindi poco appetibili per i consumatori.
Spesso i coltivatori reputano più conveniente lasciare
marcire sul terreno questi frutti piuttosto che sprecare
soldi per raccoglierle con il rischio che rimangano
invendute. Ma dal prossimo anno anche questo scarto
potrebbe diventare economicamente vantaggioso:
secondo uno studio dei ricercatori Benny Bruton e
Vincent Russo del South Central Agricultural Research
Laboratory degli Stati Uniti, apparso sulla rivista
americana Biotechnology for Biofuels, dal succo dei
cocomeri, fermentato, è possibile ricavare bioetanolo.
Una nuova opportunità per il frutto più fresco dell’estate!
www.modusvivendi.it
42
ecoIDEARE - ottobre 2009
ECOMONDO
Si terrà a Rimini, dal 28 al 31 ottobre 2009, ECOMONDO,
la 13° Fiera Internazionale del recupero di materia
ed energia e dello sviluppo sostenibile. Ecomondo è
uno dei maggiori appuntamenti dedicati alle soluzioni
tecnologicamente avanzate per la tutela dell’ambiente e per
la compatibilità ambientale. E’ infatti pensato e realizzato
per l’industria dell’ambiente e della sostenibilità che vuole
cogliere la sfida globale di coniugare, con profitto, sviluppo
e sostenibilità, ambiente ed energia, globalizzazione e cura
del territorio per ridurre le emissioni nocive attraverso
l’applicazione di nuovi sistemi e nuove tecnologie e ridurre
la dipendenza dalle fonti fossili. La fiera ha un ricco
programma di convegni, seminari e tavole rotonde.
www.ecomondo.com
MALDIVE RINNOVABILI
L’arcipelago delle Maldive è incantevole, ma è
anche uno dei luoghi più a rischio per gli effetti del
cambiamento climatico.
Il presidente Mohammed Nasheed ha deciso di
intervenire introducendo una “green tax” per gli
oltre 700.000 turisti che ogni anno si recano in
vacanza alle Maldive. Il contributo, di tre dollari
al giorno, servirà per investire, nei prossimi anni,
oltre 1 milione di dollari in energie rinnovabili. La
proposta non è stata ancora ufficialmente approvata,
ma il Presidente si augura che lo sia in tempi rapidi,
per poter partire il prima possibile con l’iniziativa.
www.yeslife.it
CAR POOLING IN AUTOSTRADA
E’ partito il 31 agosto, un po’ in sordina per la verità,
la nuova promozione di car pooling sull’Autostrada dei
Laghi. L’iniziativa prevede uno sconto significativo sul
prezzo del pedaggio (0,50 euro invece di 1,30) per quelle
vetture con almeno 4 persone a bordo. Lo sconto si applica
solo nei giorni feriali e nelle ore di traffico intenso, ovvero
la mattina dalle 6.30 alle 9.30 nella direzione di Milano
e dalle 17.30 alle 20.00 verso Como e Varese. Lo scopo
è quello di invogliare i pendolari a condividere l’auto
per gli spostamenti, riducendo così emissioni inquinanti,
intasamento stradale e costi. Ci sarà bisogno sicuramente
di un po’ di organizzazione da parte degli automobilisti
(è disponibile sul sito di Autostrade il servizio per trovare
compagni di viaggio) e di maggiore pubblicità, ma questa
iniziativa è un ottimo segnale verso una mobilità più
sostenibile. www.autostradecarpooling.it
43
Prospettive sostenibili
di Giorgia Giavenni
Nuova luce per l’Europa
C
i siamo: con il recepimento della direttiva
dell’Unione Europea non potranno più
essere immesse sul mercato le lampadine
a incandescenza al di sopra di 80 watt. I negozi
potranno però continuare a vendere le scorte ancora
presenti nei magazzini.
Ha inizio così il programma, entrato in vigore l’1
settembre, che prevede una riduzione graduale sul
mercato della vendita delle lampadine incandescenti
fino ad arrivare all’eliminazione totale nel 2016.
Le lampadine incandescenti potranno essere sostituite
dalle lampadine alogene e dalle lampadine compatte
fluorescenti, oltre naturalmente che dalle lampade a
tecnologia LED.
La direttiva europea è stata emanata con l’obiettivo
di creare una normativa comune a tutti gli Stati
membri, per quanto riguarda il mercato dei prodotti
che consumano energia, con un occhio di riguardo
all’ottimizzazione delle prestazioni ambientali dei
prodotti.
Considerato che uno degli obiettivi primari della
Comunità europea è la riduzione delle emissioni di
gas a effetto serra, il miglioramento dell’efficienza
energetica rappresenta un contributo essenziale al
raggiungimento di questo obiettivo.
A questo proposito, è necessario che l’efficienza
energetica venga considerata fondamentale fin dalle
fasi di progettazione del prodotto, passaggio nel quale
si determina il livello di inquinamento che il prodotto
genera.
I vantaggi nell’utilizzo di apparecchiature elettriche
a basso consumo energetico, ai fini della riduzione
di emissioni di CO2, è ben evidente: con questo
intervento il risparmio energetico a livello europeo
sarà dai 5 ai 10 miliardi di euro, con una riduzione di
CO2 pari a 38 milioni di tonnellate.
Le lampadine ad incandescenza producono molto calore
e solo il 10 % dell’energia prodotta viene convertito in
luce.
La lampada alogena (o lampada incandescente
efficiente), invece, ottiene un’incandescenza più alta,
con un rendimento maggiore del 50-100% rispetto
alle lampadine a incandescenza e con un risparmio di
energia pari al 25 - 50%.
Le lampade a basso consumo energetico (o
fluorescenti compatte) hanno una durata maggiore, con
un risparmio di energia del 75% rispetto alla lampadine
incandescenti, grazie al maggior rendimento luminoso.
Queste lampadine hanno un costo più alto, ma
garantiscono un risparmio notevole nel tempo.
Parallelamente bisogna però considerare alcuni aspetti
negativi, che sicuramente saranno fonte di discussione,
legati alle lampadine a basso consumo energetico e al
loro smaltimento. Queste ultime, infatti, contengono
al loro interno mercurio, anche se in quantità minima.
Quando si esauriscono diventano quindi un rifiuto
pericoloso. Senza dimenticare che sono costituite per il
90% da vetro. Ecolamp, il Consorzio per il Recupero
e lo Smaltimento di Apparecchiature di Illuminazione,
ricorda che è importante evitarne la rottura e che non
vanno gettate nella normale pattumiera o nei cassonetti,
ma che vanno separate dagli altri rifiuti e portate nelle
apposite isole ecologiche.
Le lampade ad incandescenza, le alogene e le lampade a
LED non sono invece soggette a raccolta differenziata.
I consumatori dovranno però necessariamente essere
informati; sarà dunque fondamentale che la disposizione
venga accompagnata da un’adeguata campagna di
informazione.
Per permettere a tutti di poter contribuire al
raggiungimento degli obiettivi; ognuno con le proprie
azioni, responsabilmente.
IL PROGRAMMA FINO AL 2016
• dal 1 settembre 2009: non saranno più immesse sul mercato le
lampade con bulbo diffondente e le lampade ad incandescenza
trasparenti con potenza superore a 80 watt;
• dal 1 settembre 2010: non saranno più immesse sul mercato
lampadine incandescenti trasparenti con potenza superiore a
65 watt;
• dal 1 settembre 2011: non saranno più immesse sul mercato
lampadine incandescenti con potenza superiore a 45 watt;
• dal 1 settembre 2012: non saranno più immesse sul mercato
lampadine incandescenti con potenza superiore a 7 watt;
• dal 1 settembre 2013: previsto un innalzamento dei requisiti di
qualità;
• dal 1 settembre 2016: non saranno più immesse sul mercato le
lampadine in classe di efficienza C.
44
ecoIDEARE - ottobre 2009
ECO BANDI
Il Professionista:
l’Eco Bandi
Consulenza specifica
per imprese e professionisti
a cura di Luisa Belloni e Michela Romano
Nel mese di luglio Regione Lombardia ha pubblicato
una serie di bandi a sostegno dell’innovazione.
Le nuove iniziative regionali si rivolgono a:
• artigianato
• industria con specifico riferimento agli ambiti
dell’edilizia, della diagnostica dei processi industriali,
macchine e motori elettrici, delle tecnologie avanzate
per l’illuminazione
BANDO SALVAMBIENTE 2009: CONTRIBUTI
ALLE IMPRESE ARTIGIANE PER SOSTEGNO AL
RISANAMENTO AMBIENTALE
Per le IMPRESE ARTIGIANE è ripubblicato un bando
a sostegno del risanamento ambientale, con scadenza
30 ottobre p.v., inteso come investimenti finalizzati
alla prevenzione e alla riduzione dell’inquinamento
derivante dai processi produttivi. Vengono quindi
finanziati, con un contributo a fondo perso pari al 25%
delle spese e per importo massimo di Euro 80.000,00,
gli interventi di:
• conseguimento di certificazioni ambientali
europee/internazionali/nazionali: EMAS, ISO 14001,
ECOLABEL, certificaz. Ambientale di prodotto;
realizzazione di impianti innovativi di produzione di
energia, funzionali al processo produttivo artigiano, da
fonti rinnovabili;
• introduzione di tecnologie innovative per ridurre
l’impatto ambientale in termini di emissioni d’aria,
acqua, rifiuti, rumore e consumo energetico;
• soluzioni per il risparmio di materie prime o
all’impiego di materie prime meno inquinanti;
• soluzioni per il risparmio di materie prime, impiego
di sostanze meno inquinanti, riduzione scarti da
lavorazione, trasformazione di scarti/rifiuti in materie
secondarie riutilizzabili nello stesso ciclo produttivo;
• riduzione del peso degli imballaggi.
Al momento della presentazione/domanda il 10%
delle spese deve essere già stato sostenuto. Le spese
decorrono dal 15 Luglio 2009 e devono essere
terminate entro il 15 Luglio 2010.
www.lom.camcom.it
BANDO PER PROGETTI DI RICERCA NEL
SETTORE DELL’EFFICIENZA ENERGETICA
Questo bando è rivolto alle PICCOLE E MEDIE
IMPRESE, anche artigianali, produttrici di beni e di
servizi, singole o in raggruppamento (Associazioni
temporanee di imprese), nonché organismi di ricerca,
che effettuino investimenti di ricerca industriale e
sviluppo pre-competitivo per la produzione di prototipi
nei seguenti campi:
• EDILIZIA: materiali, prodotti, processi che
consentano la riduzione dei consumi energetici negli
usi finali, building integration, domotica, sistemi
integrati edificio/impianti;
• PROCESSI INDUSTRIALI: sistemi di diagnostica
energetica dei processi produttivi, recupero di calore,
razionalizzazione dell’uso dell’energia negli edifici
industriali, commerciali, artigianali;
• MACCHINE E MOTORI ELETTRICI: sistemi
elettrici ed elettronici, macchine e motori elettrici ad
alta efficienza, inverter, sistemi innovativi di gestione
reti elettriche locali;
• TECNOLOGIE AVANZATE PER
L’ILLUMINAZIONE: indoor e outdoor.
Le spese ammissibili, minimo Euro 250.000,00, si
riferiscono a:
• personale: ricercatori, tecnici;
• strumentazione e attrezzature necessarie: ammissibili
i costi di ammortamento pari alla durata del progetto
ricerca contrattuale delle competenze tecniche e dei
brevetti acquisiti o ottenuti in licenza da fonti esterne
spese generali direttamente imputabili all’attività di
progetto, imputate con calcolo pro-rata e giustificate
per importo max del 10% del costo complessivo del
progetto
• altri costi d’esercizio, inclusi costi dei materiali,
forniture o prodotti imputabili all’attività di ricerca.
L’agevolazione consta in un contributo a fondo
perso per l’importo massimo di Euro 1.000.000,00,
con percentuali diverse a seconda della tipologia del
richiedente.
I progetti devono essere avviati dopo la presentazione
domanda e conclusi entro 24 mesi dall’avvio.
La scadenza del bando è il 22 ottobre 2009.
www.industria.regione.lombardia.it
Per ulteriori informazioni:
Via Sardegna, 57 - 20146 Milano
Tel. 0236642800 - Fax 0236642803
[email protected] - www.rinenergy.it
45
Le schede di ECOIDEARE - STILI DI VITA
STILI DI VITA
RIFIUTI
• Evitare gli imballaggi superflui e scegliere, quando possibile, prodotti
che siano imballati con un unico tipo di materiale: sarà più facile il loro
smaltimento.
Privilegiare prodotti con confezioni ridotte incoraggia le imprese a limitare
il sovra-imballaggio.
• Preferire i prodotti sfusi e alla spina, come i detersivi: si risparmia e si
riutilizza più volte lo stesso contenitore.
• Riusare, riciclare e ricaricare un prodotto il più possibile prima di
eliminarlo. Le buste e i sacchetti di plastica e di carta possono essere
riutilizzati più volte; alla fine, possono essere usati per contenere la
spazzatura. Per la spesa, scegliere le sporte in tessuto.
CAPOVOLGI LA RIVISTA,
acquista sostenibilità!
• Anche le bottiglie possono essere riutilizzate:
avete mai provato a tagliarle a metà e riempirle di fiori?
Consumare acqua del rubinetto: è buona, è gratuita e aiuta a limitare
il consumo di bottiglie in plastica! Se proprio non riusciamo a rinunciare
all’acqua in bottiglia, è meglio preferire le bottiglie con vuoto a rendere.
• Cercare di riparare gli oggetti, invece che buttarli via, è un’attenzione in più
per l’ambiente e per il portafogli.
Q
• Riciclare il più possibile: ormai quasi tutti i materiali sono recuperabili
ed esistono moltissimi consorzi di recupero e riciclo. Alcuni materiali sono
differenziabili già in casa (carta, vetro, plastica, umido, alluminio), mentre
oggetti di materiale diverso o ingombranti possono essere portati nelle
piazzole ecologiche comunali per un corretto smaltimento.
Anche i vestiti possono avere una seconda vita: molte associazioni
benefiche ritirano gli indumenti vecchi per le persone bisognose.
47
Le schede di ECOIDEARE - STILI DI VITA
ecoIDEARE - ottobre 2009
• CONAI: Consorzio Nazionale Imballaggi. E’ il consorzio privato senza fini
di lucro costituito dai produttori e utilizzatori di imballaggi con la finalità
di perseguire gli obiettivi di recupero e riciclo dei materiali di imballaggio.
www.conai.it
• COREPLA: Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio ed il
Recupero dei Rifiuti di Imballaggi in Plastica. www.corepla.it
• COMIECO: Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a
base Cellulosica. www.comieco.org
• COOU: Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati. www.coou.it
• CIAL: Consorzio Produttori di Alluminio, produttori
e utilizzatori di imballaggi in Alluminio. www.cial.it
CAPOVOLGI LA RIVISTA,
Cambia il tuo stile di vita!
• COREVE: Consorzio Nazionale recupero e Riciclo
dei Rifiuti di Imballaggio in Vetro. www.coreve.it
• COBAT: Consorzio Nazionale Batterie al Piombo Esauste e
Rifiuti Piombosi. www.cobat.it
• RILEGNO: Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclaggio degli
Imballaggi in Legno. www.rilegno.it
• ECOLAMP: Consorzio per il Recupero e lo Smaltimento di
Apparecchiature di Illuminazione. www.ecolamp.it
Q
• CONSORZIO NAZIONALE ACCIAIO: Consorzio Nazionale
per il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Acciaio.
www.consorzio-acciaio.org
48
I CONSORZI CHE SI OCCUPANO DI
RECUPERO E RICICLO
N.4 - OTTOBRE 2009 - POSTE ITALIANE SPED.IN A.P. - D.L. 353/2003 CONV. L.46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - MILANO
ILLUMINAZIONE,
ENERGIA,
LEGNO:
RISPETTIAMO I SEGNALI
DELL’AMBIENTE
Sistema Fee
Cassano
Parquet
Federlegno
Ecoabitare
Gas Service
N°4 - Ottobre 2009
Dove passa Area Sud i fiori crescono
Un comune pulito per assicurare la vita dell’ambiente. Questa l’azione di Area Sud Milano
S.p.A., affinché la gestione dei rifiuti sia sempre compatibile con la tutela del territorio. Opera
nei comuni di Rozzano, Corsico, Cesano Boscone, Cologno Monzese, Locate di Triulzi e Pieve
Emanuele, prendendosi cura di un territorio che è pronto per rifiorire.
AREA SUD MILANO S.p.A.
www.areasudmilano.it
Periodico di cultura, informazione,
stili di vita e progetti sui temi
dell’ecosostenibilità
Pag. 5
editoriale
Giriamo pagina
C
on Ecoideare lo si fa simbolicamente ma anche
fisicamente. Per trovare alcune soluzioni ai temi
sollevati dalla rivista nella prima parte, è necessario
capovolgerla. Così come è necessario capovolgere la visione
del mondo che da 50 anni ci accompagna. Una visione del
mondo esclusivamente sviluppista e incurante dell’ambiente
che ci accoglie.
La nostra convinzione è che tutela ambientale e sviluppo
industriale possano e debbano marciare nella stessa direzione.
Ecco allora, in queste pagine, alcune aziende verdi che
rappresentano l’eccellenza italiana nello sviluppo sostenibile.
Imprese attente alle tematiche ambientali, che hanno
attuato un cambiamento dei propri modelli di sviluppo e dei
rapporti economico-sociali: un rinnovamento che mira alla
qualità della vita garantendo i bisogni del presente senza
compromettere le opportunità delle generazioni future. Sono
esempi di aziende che confermano l’attenzione crescente
da parte del sistema imprenditoriale rispetto alle tematiche
ambientali e dello sviluppo sostenibile, che va diffondendosi
da Nord a Sud dello Stivale e che riconosce l’esigenza di una
costante relazione tra attività economiche e ambiente naturale.
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a cura della Redazione
SOMMARIO
> Spostare energia, non produrla: questa è la sfida - Marino Piasentà
> Dove va la luce? qualità dell’illuminazione e risparmio energetico:
gli obiettivi del lighting design - Edgar Meyer
> Ecoabitare: spazio alla nuova casa sostenibile - A cura della redazione
> Innovazione in vendita: Gas Service presenta
la nuova casa passiva a Ossona - Salvatore Di Pierro
> Ecologia in vetrina - Gaia Gusso
> Biblioteca della sostenibilità - Gaia Gusso
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1
2
ecoIDEARE - ottobre 2009
FederlegnoArredo
I
l concetto di sostenibilità
ambientale è importante.
Non solo per il fatto che la
tutela dell’ambiente è assicurata
da leggi sempre più puntuali
ma anche e soprattutto perché
risponde a un bisogno profondo
dei consumatori. Oggi è la
sostenibilità una delle chiavi che
permettono alle economie più
attente di riprendere in mano la
strada della crescita.
Il valore legato a comportamenti
ambientali virtuosi è sempre
più riconosciuto dai mercati.
Mai come oggi le parole chiave
sono eco-innovazione, ecodesign, certificazioni forestali,
attenzione ai consumi energetici
e all’utilizzo di sostanze
chimiche. In questo contesto
diviene decisiva la capacità di
identificare percorsi evolutivi
di medio – lungo periodo
che permettano di modificare
progressivamente i modelli
di progettazione, sviluppo
e realizzazione dei prodotti
attraverso logiche di efficienza
economica e di sostenibilità,
comunicando al mercato il
valore, anche ambientale, insito
nei prodotti della filiera legnoarredo italiana.
Così, FederlegnoArredo ha
realizzato per il secondo anno
consecutivo il proprio Rapporto
Ambientale. Questo documento,
che prende in considerazione
i dati relativi al 2008, vede
una maggiore partecipazione
delle aziende (75 contro le 48
dell’edizione precedente: +56%),
che da sole rappresentano più
del 6% del fatturato dell’intero
sistema LegnoArredo italiano.
E’ quindi un campione altamente
significativo di tutte le realtà che
compongono il panorama della
filiera legno-arredamento.
Dall’analisi del settore si evince
come l’attenzione ai temi della
sostenibilità sia strettamente
legata alla competitività delle
aziende stesse e che, in un anno
difficile come il 2008, molte
aziende si sono comunque
orientate verso produzioni
più sostenibili per essere più
appetibili nei confronti dei
consumatori e per soddisfare le
esigenze specifiche dei mercati
internazionali.
L’elaborazione dei dati di
prestazione ambientale rivela un
impegno ed un’attenzione degni
di nota. I valori di performance
monitorati, infatti, sono in
molti casi migliorativi rispetto
ai dati del primo Rapporto
Ambientale. L’attenzione verso
le tematiche di sostenibilità
emerge anche dall’evidente
aumento nell’uso delle materie
prime con caratteristiche
ecologiche, soprattutto in
comparti della filiera che fino ad
oggi erano parsi meno propensi
al loro utilizzo. Il settore che
ha avuto i maggiori risultati in
termini di miglioramento delle
performance ambientali è stato
quello energetico, che ha visto
una buona riduzione dei consumi
energetici e delle emissioni in
atmosfera, anche grazie ai grossi
investimenti effettuati in questi
comparti.
Grazie al secondo Rapporto
ambientale abbiamo quindi
la fotografia di una filiera
viva e vivace, che sa leggere
e in qualche caso anticipare
i cambiamenti in atto e
che risponde con velocità.
FederlegnoArredo continua ad
essere al fianco degli operatori
sulla strada della produzione
sostenibile.
FederlegnoArredo
www.federlegnoarredo.it
3
4
ecoIDEARE - ottobre 2009
SPOSTARE ENERGIA,
NON PRODURLA:
QUESTA È LA SFIDA
di Marino Piasentà
C
i troviamo in questo momento storico all’inizio della terza grande rivoluzione industriale.
La prima fu quella delle macchine, del movimento e dei motori e ci ha portato dal telaio all’aereo; la
seconda è stata quella delle comunicazioni, accompagnandoci attraverso due secoli, dal telegrafo al
telefonino e dalla radio al computer. La terza grande rivoluzione tecnologica oggi è già in corso: è iniziata la
rivoluzione dell’energia, che porterà il singolo individuo a possedere le sue fonti energetiche.
Nascerà un nuovo uomo potentissimo e più libero.
Sta accadendo sotto i nostri occhi: senza alcuna scelta politica e senza alcuna filosofia ideologica anzi, in
modo quasi anarchico un po’ come nell’epoca delle libertà comunali nell’Italia rinascimentale.
Noi oggi non possiamo neppure immaginare a quali cambiamenti di vita, ma anche politici e di struttura
economica e statuale porterà questa rivoluzione, ma certamente siamo immersi nel corso della storia e chiamati a
dare il nostro contributo.
Certo, perché ogni singolo individuo divenga proprietario della sua propria
fonte energetica è necessario che la sorgente di questa energia sia naturale; solo
in questo modo ci sarà sempre e nella quantità voluta.
Per questo motivo questa terza grande rivoluzione industriale sarà nei fatti
ecologica e saremo costretti ad utilizzare l’energia della natura (certamente
ci saranno eccezioni e molte resistenze ed errori, ma saranno inutili
intestardimenti privi di sviluppo). Solo sfruttando la forza energetica contenuta
in natura e diffusa accanto a noi possiamo realizzare concretamente questo
mutamento tecnologico.
Il sistema f.e.e. s’inquadra in questa filosofia perché si basa sull’idea di
recuperare sia il calore di processo sia tutte le altre energie disponibili e latenti per imprigionarle in un ambiente
artificiale da cui andremo ad estrarle alla bisogna.
Siamo all’alba di un nuovo giorno e nulla resterà come prima. Stanno cambiando tutte le idee sulla produzione e
sull’utilizzo dell’energia. Serviranno ancora le centrali nucleari? Finirà il petrolio o finirà l’era del petrolio?
La storia e le nuove tecnologie a disposizione dell’umanità hanno già emesso il loro verdetto: è l’alba di una nuova
era, dove gli uomini saranno più liberi e potenti. Le centrali nucleari saranno inutili ben prima di essere finite ed il
petrolio ha terminato il suo ciclo energetico.
Il Sistema F.E.E. è un brevetto d’invenzione industriale, ottenuto
da Marino Piasentà (nell’immagine a destra), che sfrutta i
principi fisici dell’acqua fino ad ora mai utilizzati. E’ un sistema
integrato che si compone di un pompa di calore, pannelli solari
idrotermici e sistema F.e.e.. Un sistema molto semplice i cui
costi di investimento non si scostano da quelli di un equivalente
sistema ”tradizionale”. Dati i risparmi in termini energetici,
economici ed il livello di efficienza, i costi degli impianti vengono
ammortizzati in meno di due anni.
Per ulteriori informazioni:
www.sistemafee.it • [email protected][email protected]
5
Daniele Cassano. Scopri la differenza.
Daniele Cassano. Arte in posa.
Quando si parla di legno
nessuno ne sa quanto lui:
Daniele Cassano mette la propria esperienza e capacità
artigianale al servizio di coloro
che vogliono arricchire la
propria casa con le naturali
essenze del legno.
Specializzato nella consulenza, nella vendita e nella posa
di parquet, aiuta non solo a
trovare il pavimento perfetto,
ma anche a studiare particolari
come rifiniture ed elementi di
design in legno per una casa
6
ecoIDEARE - ottobre 2009
all’insegna della naturalezza.
Non a caso è l’unico distributore in Lombardia dei prodotti
Franco Ceccotti, azienda
specializzata nei complementi
d’arredo per il bagno in legno.
Un’attività dalle mille
sfaccettature, che non solo
offre pavimenti in legno
tradizionale, prefiniti, a disegno
a mano, con la tecnologia laser
o inchiodati, finiture con
vernice all’acqua o ad olio
eco-compatibili, ma anche
la sicurezza di un lavoro
personalizzato, in grado di
rispondere alle esigenze
dell’ambiente e di chi lo vive.
Cassano, inoltre, è sempre
attento a utilizzare
legno certificato (FSC e PEFC)
proveniente da foreste a
gestione sostenibile e non da
foreste primarie.
Abilità artigianale, attenzione
all’ambiente, ma soprattutto
al cliente: qualità che rendono
Daniele Cassano unico nel suo
genere.
Cassano Parquet
è presente a:
www.ilmioparquet.it
Cassano Parquet
[email protected]
tel. 348 8844891/393 0712220rs
7
DOVE VA LA LUCE?
QUALITÀ DELL’ILLUMINAZIONE E RISPARMIO
ENERGETICO: GLI OBIETTIVI DEL LIGHTING DESIGN
L
a luce sta vivendo un cambiamento epocale. Due
sono i motivi. Il passaggio dalla pluricentenaria
lampadina a incandescenza (messa al bando dal
recepimento italiano della direttiva europea) alle nuove
sorgenti luminose come il Led da un lato. Dall’altro per la
maggiore attenzione al risparmio energetico e al rispetto
ambientale. Ecoideare esplora questi “temi incandescenti”
con Cinzia Ferrara, presidente dell’Apil, l’associazione
professionisti dell’illuminazione italiana.
L’Unione Europea, con la recente direttiva che ha
stabilito che le “vecchie” lampadine a incandescenza
dovranno progressivamente essere sostituite da quelle
a fluorescenza, ha dato un segnale forte in termini di
necessità di risparmio energetico e di diminuzione di
emissioni di CO2. Non tutti sono convinti di questo
provvedimento, anche perché le lampade a fluorescenza
contengono una quantità di mercurio che, sebbene
ridottissima, ne rende difficile il corretto smaltimento.
Si tratta di un momento di transizione. Tra qualche
tempo tutti useranno i Led, i Light emitting diode. Non
c’è dubbio che siamo di fronte a una grande rivoluzione,
data dal passaggio dalle fonti luminose elettriche a
quelle elettroniche, come il Led appunto. Si determina
così maggiore interazione e personalizzazione della luce
artificiale. Il settore ha la grande possibilità di interpretare
il cambiamento in atto. Certo, non basta cambiare la
lampadina per risolvere il problema energetico. Il tema
APIL Associazione Professionisti dell’Illuminazione
è stata fondata nel 1998. E’ di pochi anni fa il
suo ingresso nel contesto di FederlegnoArredo
affiancandosi ad altre realtà associative
per promuovere e sviluppare la cultura
dell’illuminazione.
APIL si propone di rappresentare i liberi
professionisti autonomi nella progettazione e/o
consulenza di prodotti e impianti del settore
illuminotecnica.
Possono diventare soci Apil architetti o ingegneri
titolari di uno studio con esperienza pluriennale,
giovani professionisti che lavorano per uno studio
con il supporto di un socio che garantisce l’idoneità,
studenti futuri professionisti che frequentano un
master o svolgono uno stage post laurea.
L’Attività di APIL è centrata a promuovere la qualità
della buona illuminazione e la centralità del progetto
e opera nei seguenti ambiti:
• progettazione e pianificazione urbanistica e
territoriale dell’illuminazione pubblica
piani della luce;
• progettazione dell’illuminazione in tutti gli ambienti
interni ed esterni;
8
ecoIDEARE - ottobre 2009
del risparmio energetico è molto più ampio. Bisogna
progettare la luce: è nel progetto la soluzione per un serio
risparmio energetico.
Parliamo dei benefici di una corretta illuminazione.
E’ noto quanto forti siano le relazioni che intercorrono
nel rapporto tra uomo, luce naturale ed illuminazione
artificiale. I benefici apportati da un buon progetto di
luce sono tangibili e si manifestano in differenti ambiti.
Prendiamo ad esempio gli uffici ed i posti di lavoro: una
corretta illuminazione favorisce il rendimento lavorativo
e la diminuzione degli errori incrementando il benessere
psicologico.
La progettazione è dunque fondamentale.
Certo. Tramite la realizzazione di un impianto di
illuminazione ben progettato è possibile dare valore
aggiunto ad un’architettura. È palese che le persone
sono attratte dai monumenti, dalle vetrine dei negozi e
dai parchi pubblici ben illuminati. Una illuminazione
“pensata” crea atmosfere e rende fascinosi questi
spazi così come è in grado di riqualificare e rendere
dignitose porzioni di città degradate. Non solo. Tramite
tecniche di gestione e controllo il lighting designer
dà un contributo fondamentale alla realizzazione di
impianti energeticamente efficienti riducendo i costi di
gestione. L’investimento iniziale nel coinvolgere la figura
professionale del “progettista di luce” è ripagato da una
• illuminazione naturale;
• consulenza ad enti, aziende e imprese su materiali
dispositivi, strumenti componentistici, verifiche,
collaudi conformità a normative di legge;
• Attività di formazione in università e altre scuole.
Il livello di esperienza e professionalità di un
progettista APIL è garantito dal curriculum di ogni
socio. Coinvolgere un professionista APIL significa
avere un contributo essenziale nella realizzazione
delle aspettative di architetti, interior designer,
committenti nell’ottica di bilanciare risparmio
energetico e qualità illuminotecnica del progetto.
Presidente di APIL è l’arch. Cinzia Ferrara, lighting
designer nello studio Ferrara Palladino di Milano,
che ha incentrato la sua ricerca professionale sulla
relazione specifica tra luce e architettura.
Numerosi i progetti realizzati fra cui Palazzo Grassi
a Venezia, Teatro Margherita a Bari, ampie aree
delle stazioni ferroviarie di Roma, Firenze e Milano,
Facoltà di Ingegneria di Bologna, Nuovo Museo
d’Arte Contemporanea di Punta della Dogana a
Venezia.
www.apilitalia.it
riduzione dei costi in fase di installazione e di esercizio
dell’impianto.
La progettazione illuminotecnica non rappresenta
più una raffinatezza tecnica a margine del progetto
architettonico o un particolare di scarsa rilevanza. Si
tratta senz’altro di una parte fondamentale e integrante
di un progetto in grado di apportare un elevato valore
aggiunto all’opera sia che si tratti di un lavoro in interno
od esterno, pubblico o privato.
Si sta dunque sviluppando una nuova figura
professionale.
Il lighting designer è una figura professionale ancora
troppo poco utilizzata ma indispensabile a curare aspetti
essenziali per la creazione del benessere ambientale.
L’unica che può concretamente elevare la qualità delle
installazioni, che può indirizzare gli utenti verso un
corretto utilizzo della luce e dell’energia, anche in
considerazione del fatto che le contingenze energetiche
attuali impongono appunto la razionalizzazione dei
consumi derivanti dall’illuminazione. Si tratta di andare
verso una luce pensata, capace di valorizzare gli ambienti
costruiti e quelli di pubblica utilità, di creare la scena
luminosa ottimale per ogni attività, prendendo a modello
le realtà del Nord America e del Nord Europa, dove
il lighting design ha trovato da anni una sua specifica
collocazione.
Siamo alle soglie di una nuova era dell’illuminazione?
I recenti progressi tecnologici che si registrano nel
campo della generazione e del controllo della luce sono
interessantissimi. Come detto, la luce elettronica dei Led
sostituirà progressivamente la luce elettrica. Il rapporto
che l’uomo ha con la luce artificiale è destinato a mutare
radicalmente: cambieranno l’approccio, la fruizione, le
esigenze, le aspettative. I processi evolutivi sono rapidi
e l’introduzione sui mercati è praticamente già iniziata,
sostenuta dai vantaggi oggettivi che si possono ottenere
in termini di efficienza, durata e flessibilità d’impiego.
La luce, insomma, sarà l’arredamento del futuro?
In un certo senso sì. Anche perché se un divano non si
può cambiare tutti i giorni, l’illuminazione di una stanza
sì. L’importante è non tradire la fondamentale ricerca
della naturalezza. Il colore va usato con sensibilità,
altrimenti si rischia di peggiorare un ambiente
Finirà in soffitta, dunque, il lampadario della sala da
pranzo, totem del pasto domenicale?
No, si reinventerà con ironia. E comunque la tendenza è
verso la distribuzione di più punti luce, che permettano
una molteplicità di effetti invece che di una sola fonte
luminosa.
Insomma: spazio al confort e alla naturalezza. Meglio se
con il patentino verde.
Cinzia Ferrara,
presidente dell’Apil,
l’associazione professionisti
dell’illuminazione italiana.
9
ECOABITARE:
SPAZIO ALLA NUOVA CASA SOSTENIBILE
a cura della redazione
Finiture e impianti per la casa, terrazzi, giardini e per
l’abitare ecologico all’interno di Artigiano in Fiera 2009
S
i svolgerà dal 5 al 13 dicembre, all’interno di
Artigiano in Fiera 2009, la seconda edizione
del Salone Ecoabitare: un’area all’interno della
mostra che occuperà i padiglioni 5-7. Ecoabitare
rappresenta una novità nel panorama fieristico
italiano: è il primo salone dedicato in generale a tutto
ciò che concerne la casa e i servizi connessi a essa,
per gli interni e per gli esterni: finiture e impianti
ecosostenibili e prodotti ad alta efficienza energetica;
arredamento per l’esterno (balconi, terrazzi, attici e
giardini), il verde e i suoi accessori, benessere, sport
e piscine. Non mancheranno poi i servizi per la casa
intesa come “immobile”, quindi costruttori di case in
legno, chalet o prefabbricati. Spazio anche ai prodotti
agro-alimentari biologici.
Artigiano in Fiera è la mostra-mercato internazionale
dell’artigianato più grande del mondo. 140.000 mq
espositivi che hanno visto partecipare, nella scorsa
10
ecoIDEARE - ottobre 2009
edizione, 3 milioni di visitatori e 2775 espositori
provenienti da 106 paesi. Anche quest’anno l’evento
coinvolge così un nuovo settore e amplifica la
propria offerta con nuove merceologie, per un target
maggiormente diversificato che potrà scoprire le
innovazioni e le tecnologie che domani saranno
necessarie per una casa a basso impatto ambientale.
Oggi il Piano Casa e le nuove normative sulla
sostenibilità ambientale pongono in grande rilevanza il
tema dell’abitazione. Alcune Regioni si sono da poco
adeguate agli standard europei, attivando importanti
incentivi sulle nuove costruzioni e sulle ristrutturazioni,
rendendo interessanti e convenienti anche al singolo
consumatore investimenti nel settore del risparmio
energetico.
Appuntamento quindi dal 5 al 13 dicembre nel nuovo
polo di Fieramilano. L’ingresso ad Artigiano in Fiera,
così come a Ecoabitare, come sempre è gratuito.
11
INNOVAZIONE IN VENDITA:
GAS SERVICE PRESENTA LA NUOVA CASA
PASSIVA A OSSONA
di Salvatore Di Pierro
I
l tema del risparmio energetico ricopre ormai da
anni un ruolo primario nelle politiche dei principali
Paesi a livello mondiale.
La Gas Service Energy S.r.l., nella sua ultra ventennale
esperienza del settore gas e termoidraulico, si è sempre
distinta in professionalità, competenza e nell’abbinare
e installare le tecnologie più evolute e innovative per il
comfort ambientale e il risparmio energetico.
Con sede in Ossona, in provincia di Milano, l’azienda
è alla continua ricerca di nuovi prodotti per lo sviluppo
della propria attività che ha raggiunto massima
competenza e specializzazione nella vendita di
abitazioni che sfruttano energie alternative.
Accreditata dalla Regione Lombardia per l’istallazione
di pannelli solari, è convenzionata con la Provincia di
Milano per le manutenzioni.
Specialista del risparmio energetico dal 1994, Gas
Service Energy si avvale della partnership esclusiva
di fornitori di prodotti, di servizi ed energie leader
nel settore e di esperti progettisti: una sinergia unica
di competenza che parte dall’esperienza e dalla
realizzazione di moltissimi impianti ad alta efficienza.
Quella stessa esperienza che ha reso possibile il
progetto della casa passiva ad Ossona: una nuova
tipologia di costruzione che permette bassi consumi
energetici ed un comfort abitativo assolutamente
unico.
In collaborazione con Alp House S.r.l. di Vipiteno,
esperti in costruzioni di immobili ad alta efficienza
e con TBZ, Ente di certificazione di Bolzano nella
persona di Günther Gantioler, massimo esperto di
Passive House in Italia, saranno realizzate e poi
messe in vendita cinque unità abitative di circa 100 m2
ciascuna, realizzate in maniera tale da non aver bisogno
dell’impianto di riscaldamento, ma solo del controllo
meccanico dell’aria.
Il sistema di classificazione (che riprende in tutto e
per tutto quella che caratterizza gli elettrodomestici) è
particolarmente pratico ed efficace in quanto, grazie a
un’ottima campagna di informazione, in Sud Tirolo è
oramai noto a tutti che 10 kwh equivalgono (con buona
approssimazione) a 1 litro di gasolio o, in alternativa,
ad 1 metro cubo di metano.
La classificazione, avendo valore ufficiale, prevede
necessariamente una omologazione, quindi prende
come riferimento i dati climatici di Bolzano.
Al lato pratico si parla di:
classe C = casa da 7 litri
classe B = casa da 5 litri
classe A = casa da 3 litri
classe Gold (casa passiva) = casa da 1 litro
Un’abitazione di Classe C di 100 mq di superficie
abitabile consumerà a Bolzano 100 x 7 = 700 litri di
gasolio (o metri cubi di metano) in un anno: in pratica
la metà di quanto ammesso dalla Legge 10/1991 in
vigore nel resto dell’Italia.
La cosa più interessante è che questo tipo di abitazione
dimostra la convenienza economica delle case a basso
consumo.
Gas Service Energy è a vostra disposizione per tutte
le informazioni riguardanti le specifiche tecniche e la
vendita delle nuove case passive.
IL PROGETTO FINALE DELLA CASA PASSIVA
Per informazioni:
GAS SERVICE ENERGY S.r.l.
Viale Europa, 40 20010 OSSONA (MI)
Tel: 02/90381136 • Fax: 02/90384677
[email protected] • www.gas-service.it
12
ecoIDEARE - ottobre 2009
ECOLOGIA IN VETRINA
Proponiamo, in questa rubrica, alcuni oggetti innovativi e dal design
accattivante realizzati con materiali ecocompatibili e dedicati al consumatore
attento all’ambiente ma che non rinuncia al glamour di un prodotto speciale.
GIOCHI ECOLOGICI PER GLI AMICI
A QUATTRO ZAMPE
Finalmente anche i nostri amici animali possono giocare felici e
rispettare l’ambiente! Sono infatti disponibili dei giochi realizzati
da Simply Fido in puro cotone ecologico o in caucciù naturale,
privi di sostanze chimiche e colorati secondo un procedimento
di colorazione ecocompatibile. Anche l’imballaggio è attento
all’ambiente: i giochi sono confezionati in scatole di materiale
riciclabile e fissati all’interno con delle cordicine di cotone.
EARTHKEEPERS: LE PRIME SCARPE
RICICLABILI DI TIMBERLAND
Novità in arrivo per tutte le fashion victim attente all’ecologia! Questo
autunno potremo indossare le nuove scarpe di Timberland pensate e
progettate per essere completamente riciclate a fine vita. Si chiamano
Earthkeepers e sono realizzate in pelle, cotone organico e plastica
riciclata. L’Azienda si impegna a ritirarle, una volta dismesse, e a
riciclarne le varie componenti per almeno l’80%, riducendo così le
emissioni di gas serra del 15%.
DESIGN DALLA NATURA
La linea bagno di Franco Ceccotti: un caldo
abbraccio donato da elementi naturali lavorati
con sapere artigianale, eleganza da designer e
stile italiano. Un unico obiettivo, quello di reinterpretare lavabi, vasche ed accessori nei materiali
e nelle forme per portare originalità e funzionalità,
eleganza ed energia negli ambienti bagno.
Distribuita in Lombardia solo da Cassano Parquet,
è caratterizzata da un’elevata ecocompatibilità:
viene utilizzato solo legno proveniente da boschi
soggetti a riforestazione (certificazione FSC e
PEFC) e le essenze scelte sono naturalmente
idrorepellenti, in modo da ridurre al minimo
l’utilizzo di sostanze chimiche. Non solo.
Provengono, ove possibile, dal territorio nazionale,
per limitare i danni all’ambiente dovuti a lunghi
trasporti.
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Biblioteca della sostenibilità
Questa rubrica nasce con l’intento di dare alcuni consigli di lettura per poter approfondire le
tematiche della sostenibilità.
In ogni numero della rivista saranno presentati dei libri o delle pubblicazioni che riteniamo
utili sia per stimolare la curiosità sugli argomenti trattati negli articoli, sia per fornire gli
strumenti base per poter comprendere i concetti chiave dello sviluppo sostenibile.
LIBRO STORICO
TERRA MADRE.
SOPRAVVIVERE ALLO SVILUPPO
di Vandana Shiva - Utet Università, 2004 - pagine 232
V
andana Shiva è una delle più brillanti promesse della fisica indiana quando
abbandona una sicura carriera nel programma di energia nucleare nel suo Paese,
denunciandone le possibili ripercussioni sull’uomo e l’ambiente. In breve tempo
diventa una tra le più note attiviste del movimento ecologico internazionale e leader del
World Social Forum. In questo libro la risposta alla globalizzazione esasperata imposta
dall’Occidente è indicata principalmente in una diversa concezione della natura, nel
segno della tradizione indiana e dei principi gandhiani.
ECO LOGO
L’INDUSTRIA ITALIANA DIFENDE O DISTRUGGE L’AMBIENTE? LE PAGELLE AMBIENTALI
di Stefano Apuzzo, Danilo Bonato
Stampa Alternativa - Ecoalfabeto/I libri di Gaia, 2008 - pagine 274
L
’industria italiana contribuisce a distruggere o a salvare il pianeta? Il quesito è
fondamentale per i cittadini-consumatori perché sappiano quali scelte fare nella vita di
ogni giorno e per le stesse aziende che, promuovendo brand e politiche “verdi”, possono
affermarsi sul mercato tutelando l’ambiente.
Eco Logo “viviseziona” i più importanti comparti industriali e le aziende italiane per
raccontare come si comportano e se hanno a cuore le sorti della Terra. Le “pagelle verdi” di
Eco Logo all’industria italiana rappresentano, oltre che un utile e veritiero confronto tra i vari comparti, un incentivo
a fare meglio e a imboccare la rotta della sostenibilità e della salvezza collettiva. Alcune interessanti casistiche
industriali dimostrano che fare impresa tutelando l’ambiente è possibile.
SENZA TRUCCO
COSA C’È, DAVVERO, NEI COSMETICI CHE USIAMO OGNI GIORNO
di Nadia Tadioli - Stampa Alternativa - Ecoalfabeto/I libri di Gaia, 2009 - pagine 176
C
i spalmiamo la faccia di creme agli isoflavoni della soia e ai polifenoli dell’uva per
combattere ossidazione e radicali liberi e nutriamo una passione smodata per l’acido
ialuronico e il collagene. A volte però leggere gli ingredienti dei prodotti è un’esperienza ardua.
Etichette alla mano, ecco un manuale sintetico e semplice, per scoprire i principali
ingredienti di creme, saponi e bagnoschiuma, soprattutto quelli su cui si concentrano
critiche e sospetti. Non mancano i capitoli dedicati alla cosmesi naturale: uno
all’aromaterapia – con un essenziale e pratico vademecum delle principali essenze e delle
relative proprietà – un altro agli oli, per impararne composizione, uso e conservazione. L’ultimo capitolo insegna a
mescolare fra loro oli ed essenze, con ricette di base per preparare semplici dopobagno, unguenti, creme, burro per il
corpo, lucidalabbra, deodoranti...
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ecoIDEARE - ottobre 2009
CALDO, PIATTO E AFFOLLATO
di Thomas L. Friedman - Mondadori, 2009 - pagine 535
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n questo libro l’autore mette a fuoco altri due elementi problematici della situazione
attuale: il mondo non è solo piatto, ma anche caldo e affollato. E lo sarà sempre di
più. Se le economie asiatiche, con le loro immense popolazioni, iniziano a consumare le
risorse naturali al ritmo di noi occidentali, nessuno più dubita che il sistema ecologico
globale potrebbe subire un tracollo drammatico, con conseguenze terribili per l’umanità
intera. Ma ciò che differenzia Friedman da molti profeti di sventura è che alla diagnosi
preoccupata dello stato di salute del nostro pianeta fa seguire la descrizione di una via
d’uscita, la concreta speranza di evitare il disastro ecologico, capace anche di far ripartire
l’economia. Se si tratta di inventare un nuovo modello economico, fondato su tecnologie “verdi” e su nuovi prodotti
non inquinanti, questo sforzo può costituire il volano per una crescita economica impetuosa, in cui le economie già
sviluppate, come gli Usa e l’Europa, possono giocare il ruolo di avanguardia della ricerca e della sperimentazione.
La visione di Friedman, in cui l’ecologia diventa la strada maestra per la ripresa dell’economia mondiale, è oggi
esplicitamente condivisa da molti, tra cui il nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e promette di
diventare la base della discussione pubblica dei prossimi anni.
IN VIAGGIO SULLE ALPI
LUOGHI E STORIE AD ALTA QUOTA
di Marco A. Ferrari - Einaudi, 2009 - pagine 236
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l viaggio proposto in queste pagine dense di riflessioni e curiosità avviene nel cuore di un
immaginario che sì è convertito nel tempo.
Un viaggio illuminante dal quale si evince come ognuna delle montagne incontrate abbia
assunto la propria attuale riconoscibilità. Come, ad esempio, il Cervino sia diventato
il simbolo onnicomprensivo di un idealizzato eden alpino, di quel mito della Svizzera
conosciuto come elvetismo. Oppure, come il Monte Bianco sia stato il laboratorio naturale
per i viaggiatori-scienziati di fine Settecento.
Un viaggio che si anima attraverso l’incontro con personaggi, storie, drammi, avventure. E che si rivela anche un
percorso letterario tra i libri che hanno contribuito a formare una nuova mitologia delle montagne.
Segnaliamo, tra tutti, il bel capitolo dedicato al Gran Paradiso e all’uomo simbolo del suo Parco nazionale, Renzo
Videsott, che ha dedicato la maggior parte della sua vita alla protezione del Parco e dei suoi stambecchi.
CONFESSIONI DI UN ECO-PECCATORE
VIAGGIO ALL’ORIGINE DELLE COSE CHE COMPRIAMO
di Fred Pearce - EdizioniAmbiente, 2009 - pagine 352
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a dove vengono i prodotti che acquistiamo ogni giorno? Chi li ha fatti, e con quali
costi per l’ambiente? Che cosa gli succede dopo che vengono buttati? Per rispondere
a queste domande Fred Pearce, uno dei più quotati giornalisti ambientali del mondo, ha
viaggiato in più di venti paesi per conoscere le persone e i luoghi da cui provengono le cose
che usiamo quotidianamente.
Dalle miniere d’oro del Sud Africa agli allevamenti di gamberi in Bangladesh, dalle
fabbriche di giocattoli cinesi ai campi di cotone in Australia, Pearce indaga sugli aspetti
economici, ambientali e morali di quel gigantesco processo chiamato “globalizzazione”.
Ne emerge un quadro spiazzante, che mette in discussione luoghi comuni e presunte verità care a una parte del
pensiero ambientalista, e indica soluzioni possibili ai grandi problemi della nostra epoca.
Riscaldamento globale, problema demografico e crisi energetica: Pearce sottolinea come ciascuna di queste sfide
possa essere vinta servendoci di ingegno, capacità di adattarci e fiducia, le nostre qualità più preziose.
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ecoIDEARE - ottobre 2009