La fattoria degli animali ed il massone Renzo Tramaglino
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La fattoria degli animali ed il massone Renzo Tramaglino
La Fattoria degli animali e il Massone Renzo Tramaglino Luigi Pruneti In “Officinae”, a. IX, n° 4, Dicembre 1997. “Poi venne il momento in cui, passato il primo stordimento, nonostante tutto, nonostante il terrore dei cani, l’abitudine sviluppata durante lunghi anni a non lamentarsi mai, di non criticare mai - sentirono la tentazione di pronunciare parole di protesta. Ma in quell’attimo stesso, come a un segnale dato, tutte le pecore ruppero in un tremendo belato: ‘quattro gambe, buono; due gambe, meglio!’ ‘quattro gambe, buono; due gambe, meglio!’ [più tardi] ... Benjamin [ fu condotto nel granaio] ove erano scritti i comandamenti ... non vi era scritto più nulla, fuorché un unico comandamento. Diceva: Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”. Non so spiegarmi perchè, in questo ultimo scorcio del ‘97, ritorno spesso col pensiero alle favole inquietanti di George Orwell, eppure quel totalitarismo che lo ispirò è solo un ricordo ed io vivo in un paese dove libertà, democrazia, uguaglianza sembrano valori consolidati e inalienabili. Anzi non vi è festa o ricorrenza dove gli oratori di turno non sentano il dovere di richiamarsi a tali principi. Dovrei dormire fra due guanciali, ma, nonostante tutto, mi ritorna in mente, come in un incubo, quella parabola amara sulla genesi della tirannide. Mi chiedo se ciò non sia dovuto al fatto è che sono un massone e che, come tale, vivo, incredulo, l’opera di discriminazione alla quale sono dannato. L’ultima in ordine di tempo è stata la Legge Regionale delle Marche n. 34 che statuendo sulle nomine in organi regionali, contempla (3 com. dell’art. 5) che gli aspiranti dovranno presentare “dichiarazione di non appartenenza a logge massoniche”. La cosa è parsa incredibile anche ad alcuni parlamentari che in un’interrogazione hanno chiesto al governo “quali provvedimenti intenda prendere [...] contro la Regione Marche che, con questa disposizione, ha leso la libertà di pensiero e di associazione dei cittadini, costituzionalmente garantite”. A domanda rispondo e il Sottosegretario alla funzione pubblica e affari regionali Sergio Zoppi ha risposto con serafico candore che “l’autocertificazione può essere legittimamente richiesta in relazione alle logge massoniche [...] appare ragionevole che gli organi regionali dispongano di un quadro esauriente di notizie al fine di compiere accertamenti utili a individuare situazioni di segretezza dell’associazione senza peraltro ledere le libertà costituzionalmente garantite a tutti i cittadini”. Pertanto l’Onorevole Zotti ha confermato che il massone è, come tale, diverso dagli altri cittadini e di conseguenza non può aspirare a incarichi nelle Marche. Per motivare in qualche maniera tale asserzione il provvido sottosegretario ha spolverato ‘il fine di compiere accertamenti utili a individuare situazioni di segretezza’. Scopo encomiabile anche se riservato alla magistratura e che comunque dovrebbe riguardare tutte le forme di associazionismo se davvero fosse fatto salvo il principio di uguaglianza. Sarebbe poi utile ricordare al censore di turno che la comunione massonica alla quale mi onoro di appartenere, non solo è scevra da ogni segretezza, ma è meno riservata di partiti politici, sindacati e di club d’ogni sorta visto che i nomi dei suoi membri, compaiono, in modo ciclico sulle pagine di quotidiani, periodici e libelli vari. In tanta desolazione sono spinto, come il povero Benjamin a guardare se nel granaio della nostra fattoria vi siano sempre quei principi fondamentali sui quali nacque la Repubblica. E quasi con stupore scopro che niente è stato toccato. Ecco affiorare, infatti, dalle nebbie dello sconforto l’articolo 13 sulla libertà personale, il 18 su quella di associazione e il 21 sulla libertà di pensiero ed infine, come se non bastasse, si fanno avanti anche gli articoli 8 e 15 dello Statuto dei lavoratori. Nel vedere che il diritto è dalla mia parte lo scoramento si traduce in sgomento, mi sembra di ritornar indietro nel tempo e di veder il dottor Azzeccagarbugli drizzarsi da quel suo seggiolone, scostar suppliche e gride e “aggrottando le ciglia, aggrinzando il naso rosso e storgendo la bocca” dirmi “eh via! che mi venite a rompere il capo con queste fandonie? fate di questi discorsi fra di voi [...] non voglio sentir discorsi di questa sorta, discorsi in aria”. Ed a me Libero Muratore Renzo Tramaglino non mi resta che constatare quanto siano dimenticate le leggi-grida, né mi consola la certezza che i bravi, pronti adesso a bussare alla mia porta domani, probabilmente, sfonderanno quelle di altri, che al momento non sentono, non vedano, non parlano.