Leggi proposta progettuale - Istituto Comprensivo Giovanni Paolo II

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Leggi proposta progettuale - Istituto Comprensivo Giovanni Paolo II
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“GAIA – GenerAzioni In Armonia”
Legge regionale 3 gennaio 2012, n. 3, recante " Norme per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere"
SCHEDA DI PROGETTO
Settembre 2015
Campagna di prevenzione e informazione regionale sul
fenomeno della violenza di genere
Proposta presentata ai sensi ai sensi del D.D.G. n° 1977 del 25/08/2015 - Avviso pubblico per il
finanziamento di una campagna di prevenzione e informazione regionale sul fenomeno della violenza
di genere in applicazione delle linee di attività previste dalla L.R. n.3/2012, per il contrasto e la
prevenzione della violenza di genere esercizi finanziari 20152016.
Associazione Pink Project
Piazza Matteotti n. 3 – 98071 Capo d’Orlando (ME)
C.F.: 95016240830 - Telefono: 0941/054182 – Fax: 0941/054183 - PEC: [email protected]
E-mail: [email protected] – Web: www.pariopportunita.sicilia.it
1. SOGGETTO PROPONENTE
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Dati del soggetto proponente
Nome
ASSOCIAZIONE PINK PROJECT
Indirizzo (sede legale)
PIAZZA MATTEOTTI N. 3
Codice postale
98071
Email
[email protected]
Sito web
www.pariopportunita.sicilia.it
Città
CAPO D’ORLANDO ME
Città
CAPO D’ORLANDO ME
Sede operativa
Indirizzo
VIA TRIPOLI 17
Codice postale
98071
Regione
SICILIA
Telefono
0941/054182
Pec
[email protected]
FAX
Rappresentante legale
Cognome
GIORGIANNI
Funzione
PRESIDENTE
Nome MARIA GRAZIA
Responsabile del progetto (persona di contatto)
Cognome
GIORGIANNI
Nome MARIA GRAZIA
PROFILO
PROFESSIONALE
Educatore Professionale Extrascolastico (V.O.)
Email
[email protected]
Telefono
320/0570711
Associazione Pink Project
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1. PREMESSA, ANALISI DI CONTESTO E RILEVAZIONE FABBISOGNI
Dalle linee di indirizzo nazionali, già a partire dal 2011, si punta alla necessità di approfondire il
processo di costruzione del genere, attraverso l’acquisizione di competenze e conoscenze, quale
elemento indispensabile per consentire il raggiungimento di reali pari opportunità tra cittadine e
cittadini. Si evidenzia inoltre l’opportunità di contestualizzare gli interventi e si individuano cinque
ambiti: famiglia, lavoro e pari opportunità, donne e scienza, spazio pubblico e gruppi sociali,
linguaggio e media.
A livello europeo, in occasione del Consiglio europeo di Barcellona, il Consiglio "Istruzione" ha
proposto fra gli obiettivi del calendario dettagliato di realizzazione di azioni concrete quelli di:
• favorire la cittadinanza attiva, le pari opportunità e la coesione sociale;
• garantire un'efficace promozione dell'apprendimento dei valori democratici, nonché della
partecipazione democratica per tutti i partner scolastici al fine di preparare alla cittadinanza attiva;
• integrare completamente le pari opportunità negli obiettivi e nel funzionamento dell'istruzione e
della formazione;
• garantire un accesso equo all'acquisizione delle competenze.
Gli stereotipi di genere passano attraverso i luoghi educativi. Per la loro eliminazione è necessario che
l’intervento incominci proprio dai luoghi dove la relazione fra generazioni (bambini-adolescenti e
adulti) e fra le istituzioni (scuola e famiglie) è più stretta.
Contrastare gli stereotipi (la loro formazione e trasmissione) è possibile attraverso percorsi di
sensibilizzazione per alunni e insegnanti (con il coinvolgimento delle famiglie) che permettano di
focalizzarsi sulle differenze (quando e come si generano) e sui meccanismi culturali che le riproducono
e tramandano, favorendo una più generale attenzione alle differenze, per non viverle come ostacolo
ma per imparare ad integrarle e ‘utilizzarle’.
Sensibilizzare alla parità bambine e bambini significa contribuire ad educare alla consapevolezza dei
diritti e dei doveri, a saper scegliere liberamente il futuro, a confrontarsi e a rispettare l’altra persona
valorizzando le differenze.
Più nello specifico delle future scelte di studio e di professione, sensibilizzare alla parità significa avere
attenzione ai meccanismi che riducono le possibilità di scelta delle persone, impedendo l’applicazione
libera dei propri talenti, in favore di schemi sociali limitativi.
Le differenze di genere e le pari opportunità costituiscono una tematica significativa nella trasmissione
delle conoscenze e dei saperi che avviene nei contesti educativi e scolastici; costruire nuove occasioni
di approfondimento su questi temi tanto per gli/le alunni/e, quanto per gli/le insegnanti e le famigliesi
pone come una opportunità per ripensare schemi e modelli culturali relativi alla diversità e per
individuare attraverso il lavoro condiviso una visione che superi gli stereotipi culturali ancora esistenti.
Le ricerche più recenti dimostrano che gli schemi cognitivi di riconoscimento e interpretazione delle
differenze di genere traggono le loro origini in modelli culturali appresi nell’ambito dei contesti sociali
di sviluppo, familiari ed educativi.
Contrastare i ruoli e gli stereotipi di genere nella scuola non è compito facile per chi fa politica o
agisce in questo campo (insegnanti, dirigenti scolastici, consulenti ecc.). Una misura menzionata
spessissimo nella letteratura è l’eliminazione della stereotipizzazione di sesso tramite la revisione di
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testi scolastici, materiali scritti e illustrati, domande d'esame ecc. Altre prevedono un aumento
dell’attenzione verso il lavoro condotto dall'insegnante, la creazione di gruppi di studio costituiti da
coppie miste o, laddove sia ritenuto opportuno, da studenti dello stessosolo sesso, o ancora un
maggior sostegno all’apprendimento. Insegnanti e dirigenti scolastici hanno bisogno anche
indicazioni pratiche sul piano legale per l’uguaglianza di genere e sul modo di sviluppare un clima
scolastico adatto, nonché di informazioni sulla didattica, contenuti delle materie e valutazione (Myers
et al., 2007).
In termini di organizzazione delle materie e di orario scolastico, le ricerche mostrano come il modo di
proporre le materie agli studenti possa modificare i modelli di genere nella partecipazione. Il carattere
obbligatorio di materie 'tipicamente' maschili o femminili o una scelta limitata possono influenzare gli
schemi di apprendimento (Smyth e Darmody, 2007).
Lo sviluppo di buone relazioni tra insegnante e alunno è un fattore chiave per produrre cambiamenti
rispetto al genere nella scuola e in particolare per incoraggiare gli insegnanti a non fare
discriminazioni e a essere rispettosi dei loro allievi.
Ci si può arrivare in molti modi: per esempio con lo sviluppo di politiche sull’eguaglianza di genere in
tutta la scuola, con l’osservazione delle dinamiche e dei livelli di attenzione nella classe e con il
sostegno agli alunni.
Tuttavia, come evidenziato in una recente analisi delle ricerche su genere e istruzione, l'atteggiamento
degli insegnanti e di chi li forma verso le questioni di genere è spesso di stampo conservatore e
riproduce idee e aspettative di genere stereotipate.
Gran parte degli insegnanti non imparano a promuovere l'eguaglianza di genere a scuola. Troppo
spesso, diviene complesso per loro, accedere a modalità altre rispetto a quelle più “conservatrici” ed
usuali, anche perché ci si scontra con una comunità che appare aperta al cambiamento sul livello
superficiale e molto resistente, in realtà, su un livello più profondo. A volte questo deriva da un
passaggio di informazioni confuso e poco diretto; ne è un esempio l’attuale attacco che dilaga anche
sui social rispetto alla cosiddetta “teoria gender”, attraverso cui si perpetua una paura nei confronti di
ciò che probabilmente non si conosce bene e che si finisce per vivere come un attacco al quotidiano,
alle nozioni ed ai saperi di sempre, ai valori culturalmente condivisi, fino a giungere
all’estremizzazione: parlare di genere e di parità equivale a minacciare profondamente i valori della
famiglia tradizionale. Diviene imprescindibile pertanto che tutte le istituzioni deputate all’educazione e
gli attori sociali intervengano per un dibattito costruttivo, per favorire una riflessione condivisa, ma
soprattutto un sentire possibile rispetto allo scardinamento dei pregiudizi e degli stereotipi che nulla
hanno a che fare con la tutela dei valori e dei princìpi, ma, al contrario, perpetuano un pensare che
rischia di diventare stagnante anziché fluido e dinamico, tendente all’esclusione anziché accogliente e
aperto, seppur giustamente critico e capace di autonomia, un pensare ridondante e circolare, anziché
curioso, creativo ed energico, volto all’esplorazione anche di ciò che è altro da noi. Offrire nuove
modalità di interazione, nuovi spazi di esplorazione e di significazione, dando l’opportunità di
esprimersi liberamente, sottolinenado come ognuno di noi ha diritti e doveri, a prescindere dal sesso
biologico o da appartenenze culturali, religiose, ecc, si traduce, in tal modo in un input attivo e
trasformativo, un impluso su ciò che siamo, che possiamo o che vogliamo essere, al di là delle cornici
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culturali, che troppo spesso possono diventare delle scatole chiuse, sempre nel rispetto degli altri e di
se stessi. Il rispetto e la condivisione con l'altro passano attraverso il riconoscimento dell'altro. Ciò si
esplica nella possibilità e nella capacità di sentire l'alterità come una ricchezza, cogliendo le differenze,
ma anche le somiglianze, al fine di poter vivere l'altro non come una minaccia alla propria identità
individuale e culturale, ma piuttosto come una possibilità di crescita e arricchimento.
Beck evidenzia come, nell'epoca contemporanea, l'individuo viva una sorta di doppia tensione, che
genera contraddizione: da un lato la necessità di identificarsi con dei valori, riconoscendosi in un
gruppo di appartenenza, dall'altro la spinta verso una sempre maggiore accentuazione
dell'individualismo - generata anche dai processi di globalizzazione - rendendo difficile la possibilità
di identificazione sopra detta. Le forme di identificazione appaiono dunque, per tutti gli attori sociali,
provvisorie, transitorie, labili. Ciò porta necessariamente ad una riflessione sul concetto di identità
individuale che, secondo Persons , si fonda sull'integrazione di tre sottosistemi: culturale, sociale e
della personalità. Ma anche altre correnti sociologiche evidenziano come la costruzione dell'identità
sia strettamente legata al processo di socializzazione e di interazione con gli altri, attraverso cui può
generarsi un processo di comunicazione simbolica che incide sulla capacità di guardare se stessi sia
dal punto di vista degli altri che dal punto di vista del sè. Attraverso tali meccanismi dunque si ha la
possibilità di assumere punti di vista differenti, ri-conoscendo l'altro senza perdere di vista se stessi e
proprio questo sostiene la possibilità di relazioni positive, pro-sociali, integrate. In tal modo
soggettività e collettività trovano un campo di relazione, e si rendono possibili quelle diverse
combinazioni tra la dimensione del Noi e la dimensione dell'Io che sono alla base, secondo Dubar,
della formazione di identità. Relazione, rispecchiamento, condivisione, quindi, per riconoscere l'altro,
ma anche se stesso, in un rapporto positivo, sano, nel rispetto delle differenze e nel riconoscimento
delle similitudini. Tutto ciò significa prevenire e ridurre il rischio di violenza e, nello specifico del focus
di azione di violenza di genere, ma anche di violenza “in genere”, comprendendo, ad esempio, anche i
fenomeni di bullismo e cyber-bullismo e di discriminazione.
Tutto ciò trova facile applicazione nel lavoro con i bambini e le bambine, ancora meno sottoposti/e
alle pressioni di stereotipi e pregiudizi e più aperti/e alle sensazioni, alle percezioni, ai sentimenti. Allo
stesso tempo, trova ampia applicazione nel lavoro con i docenti e le famiglie, parte integrante di un
sistema che necessita di cambiamenti, di condivisione, di esplorazione reciproca, e anche di messaggi
chiari, da scorpire e ri-scoprire e ri-conoscere.
L’area di attuazione
La provincia di Messina: L'azione che si intende realizzare si riferisce all’ambito territoriale del comune
di Capo d’Orlando, nel quale, l’associazione capofila ha già avviato delle collaborazioni e sperimentato
dei servizi integrati, con l’intento di strutturare una rete attiva e permanente. In questo territorio gli
interventi sociali strutturati sono in prevalenza di carattere assistenzialistico, come emerge dal quadro
del Piano di Zona. Altresì, gli interventi a carattere sperimentale, per la sensibilizzazione e la
partecipazione attiva delle parti sociali risultano a carattere saltuario e comunque frammentario. Non
esiste una rete consolidata e continuativa che guardi alla promozione delle politiche paritarie, nè sono
presenti associazioni che operino in prevalenza in tal senso. I partenariati si esauriscono al termine dei
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progetti, per istituirne di nuovi alle progettualità successive. Gli eventi aggregativi sono volti in
prevalenza alla ludicità del momento ed allo stare insieme, ma senza una profonda introspezione
personale e di gruppo.
La proposta è stata strutturata partendo dallo studio e dall'analisi dei dati relativi alle condizioni di vita
dei cittadini e delle cittadine estrapolati dall'attività di sportello UNAR dell'Ass.ne proponente,
dall'analisi dei Piani di Zona del Distretto Socio Sanitario D31, dall'analisi delle richieste di supporto
che giungono allo sportello informativo gestito dall'Associazione presso la propria sede, dagli
"Sportelli di Parità" istituti in protocollo d'Intesa con alcuni comuni. Ancor più le esperienze raccolte
attraverso la rete degli "sportelli donna" dei comuni della provincia di Messina, hanno permesso
all'ente di entrare in contatto con i bisogni e le problematiche tipicamente di genere con la raggiunta
consapevolezza della necessità di investire risorse umane e temporali nelle attività di sensibilizzazione.
Le azioni, nello specifico, saranno rivolte agli istituti comprensivi n. 1 e n. 2 ricadenti sul Comune di
Capo d’Orlando (ME), e, nello specifico, agli alunni/e della scuola primaria.
Con gli stessi istituti è in corso “Genere in FormAzione”, rientrante nell’ambito delle Iniziative di
prevenzione e di informazione, ammesso a contributo dalla Regione Sicilia – Assessorato della
Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro - Dipartimento della famiglia e delle politiche sociali,
giusto D.D.G. n. 599 del 11/03/2015 - progetti relativi alle azioni della l.r. 3/2012 - Esercizio Finanziario
2014 (art. 4 - Cap 182531).
Questo percorso, finalizzato a stimolare in insegnanti ed educatori una riflessione circa le
problematiche del sorgere e dell'affermarsi dell'identità di genere nei giovani, nformando gli stessi
sulle tematiche delle pari opportunità e della violenza di genere, ha anche l’obiettivo di permettere
l’esplorazione di sentimenti, percezioni, vissuti, inerenti le tematiche in oggetto, nonché di
promuovere una modalità educativa e di relazione facilitante rispetto al trasferimento dei valori alla
base delle pari opportunità, anche attraverso il supporto e la guida nella costruzione di attività
didattiche, espressive ed esplorative da proporre nelle classi.
Proprio a partire da questa esperienza che nasce la proposta di un’operatività diretta con i bambini e
le bambini dell’istituto, un’operatività che vede la collaborazione attiva di docenti ed educatori già
formati sulle tematiche e sulle metodologie e che, pertanto ricopriranno un ruolo cardine nella coconduzione delle azioni progettuali.
La provincia di Palermo: la proposta si attuerà presso la scuola primaria del Convitto Nazionale di
Palermo “Giovanni Falcone”. L’istituto si distingue per l’attenzione nei confronti dei diversi interessi ed
attitudini dei giovani, offrendo numerose proposte anche extracurriculari e spaziando dalle attività
artistico-culturale a quelle di promozione sportiva, di modo che bambini e bambine possano
sperimentarsi in ambiti diversi ma sempre volti alla socializzazione, alla libera espressione, alla
condivisione. Il Comune di Palermo è impegnato in diverse attività di prevenzione, sensibilizzazione e
promozione delle pari opportunità e del contrasto alla violenza di genere, anche attraverso azioni di
Rete, sia con soggetti pubblici che privati, per la tutela delle donne vittime di violenza e per la
diffusione di una cultura del rispetto della differenza di genere, del contrasto alla violenza, della
prevenzione di ogni forma di discriminazione. Tale impegno istituzionale è ravvisabile sia nella
promozione di giornate informative che nell’attivazione di percorsi di sensibilizzazione rivolti al
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mondo delle agenzie formative. In tal senso, quindi, la presente proposta si inserisce quale pratica di
ampliamento delle buone prassi promosse sul territorio, ma, al contempo, come modalità diretta, in
quanto agisce sul singolo istituto e, pertanto, con maggiore potenzialità di efficacia ed efficienza,
divenendo, allo stesso modo, pratica sperimentale ed azione pilota da riproporre, attarverso la
diffusione della stessa e dei risultati ottenuti,quale buona pratica in altri contesti organizzativi,
associativi, educativi, formativi.
2. ESPERIENZA NELLE ATTIVITA' DI PREVENZIONE ED INFORMAZIONE E BUONE PRASSI
L’Associazione Pink Project si costituisce il 13 febbraio 2008. Negli anni ha maturato esperienza nel
settore oggetto della presente proposta,ed è stata presente sul territorio con la creazione di reti di
intervento e la proposta di numerose azioni attuative, di prevenzione, informazione e di
sensibilizzazione, tra cui, a titolo indicativo:
a. Genere in FormAzione, proposta formativa rivolta ai docenti di tre istituti comprensivi ricadenti sul
territorio di Capo d’Orlando (ME), Caprileone (ME), Torrenova (ME). La proposta, ammessa a
contributo dalla Regione Sicilia – Assessorato della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro Dipartimento della famiglia e delle politiche sociali, giusto D.D.G. n. 599 del 11/03/2015 - progetti
relativi alle azioni della l.r. 3/2012 - Esercizio Finanziario 2014 (art. 4 - Cap 182531), promuove lo
sviluppo di conoscenze e competenze nei docenti circa le problematiche del sorgere e
dell'affermarsi dell'identità di genere nei giovani. Partendo dal presupposto che sviluppare
"un'educazione al genere" significa insegnare a riflettere e a riconoscere la propria identità, il
percorso previsto, pone l’attenzione alla differenza di genere anche nel linguaggio non per
intensificare le differenze, ma semplicemente per non silenziarle con l’utilizzo di un linguaggio
apparentemente neutro, ma in realtà androcentrico. il programma formativo, pertanto, promuove
il il riconoscimento della diversità di genere quale luogo particolare che implica per uomini e per
donne modalità diverse di esperienze, percorsi non simmetrici e non riducibili gli uni alle altre.
b. Pink Year, eventi per la celebrazione delle pari opportunità di genere e dei diritti civili –
annualità 2015, in collaborazione con il comune di Capo d’Orlando. Una serie di azioni di
sensibilizzazione e prevenzione rivolti alla cittadinanza e realizzate nel corso dell’intera
annualità 2015, che prevedono l’utilizzo di metodologie diversificate, dalla formazione frontale,
attraverso cicli seminariali specifici sulla tematica dell’ascolto e del’accoglienza delle donne
vittime di violenza, alla realizzazione di gruppi esperienziali (7 incontri condotti attraverso le
tecniche di arte terapia, psicodramma, ecc) focalizzati sull’esplorazione dei vissuti e
dell’emozioni e volti al riconoscimento di sé e dell’altro, della parte femminile e maschile di
ognuno e alla promozione del benessere e della salute psico-fisica. E ancora, danza, canto e
musica per raccontare e ribaltare gli stereotipi di genere presenti nelle favole classiche,
attraverso l’evento socio-culturale “C’era una volta”.
c. WE LOVE WOMEN. Laboratorio/sfilata itinerante: un evento nato per raccontare 100 anni di storia
del corpo femminile e dell'identità femminile, della sua emancipazione, attraverso un secolo di
moda rivisitata dalla stilista Diana Andreotti.
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d. FormaAttiva – progetto di integrazione culturale, prevenzione e contrasto alla violenza di genere,
promosso in rete con il Comune di Capo d’Orlando, l’Istituto Comprensivo n. 1 di Capo d’Orlando e
Il Centro Territoriale Permanente – Distretto D 32. Attività formative e laboratoriali sui temi
dell’integrazione, del contrasto alla violenza di genere e delle p.o.
e. Girotondo intorno al mondo – incontro/gioco contro le discriminazioni, con i piccoli utenti del
centro ludico Favolandia srl
f. Punti di vista – tavola rotonda sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione multiculturale
g. Non amare da morire - campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, attraverso
l’interpretazione dei brani tratti dal libro “Ferite a morte” di Serena Danidini, in collaborazione con
l’associazione Recitando e Parolando di Capo d’Orlando. La campagna è stata ospitata da diversi
comuni del comprensorio e ha visto il coinvolgimento di alcuni istituti scolastici, anche con il
patrocinio della Provincia regionale di Messina.
h. Banco per l’infanzia, promosso dalla Fondazione “aiutare i bambini” e curato sul territorio
provinciale dall’associazione
i. In Punta di Piedi – interventi integrati di rete contro la violenza di genere. Convegno/dibattito per
la presentazione delle attività del centro donne antiviolenza Pink Project e del protocollo di rete.
Patrocini del Comune di Capo d’Orlando e dell’Ordine degli psicologi della Regione Sicilia e la
partecipazione dell’ASP n. 5 e del Commissariato P.S. di capo d’Orlando.
j. “Al posto tuo”, per il contrasto alle discriminazione ed alla violenza, organizzato dal Comune di
Capo d’Orlando in collaborazione con Pink Project, FIDAPA e gli Istituti Comprensivi n. 1 e n. 2.
Azioni informative/interattive con simulate, focus group, creazione di cartelloni, video ecc da parte
degli studenti
L’associazione gestisce ad oggi il Centro donne Antiviolenza Pink Project, approvato dalla Regione
Sicilia (L.R. 3 gennaio 2012, n. 3)
3. LA PROPOSTA
Il mondo della scuola e della formazione, insieme alla famiglia, svolgono un ruolo fondamentale nella
progettazione del futuro esistenziale di ragazze e ragazzi. Per questo occorre che insegnanti ed
educatori approfondiscano le problematiche del sorgere e dell'affermarsi dell'identità di genere nei
giovani e che si facciano promotori di diffusione ed esempio di valori e principi derivanti da una
cultura delle pari opportunità.Sviluppare "un'educazione al genere" significa insegnare a riflettere e a
riconoscere la propria identità. In questo difficle compito educativo, gli enti del terzo settore posso
intervenire come facilitatori dellla comunicazione e del trasferimento non solo del sapere, ma,
soprattutto, del saper fare e saper essere. Le associazioni proponenti, in tal senso, attarverso l’operato
di esperti dell’area psico-educativa e sociale, nonché con l’ausilio delle risorse interne agli istituti
scolastici (psicologa e docenti), proporranno un percorso esperienziale/formativo che porrà
l’attenzione alla differenza di genere anche nel linguaggio non per intensificare le differenze, ma
semplicemente per non silenziarle con l’utilizzo di un linguaggio apparentemente neutro, ma in realtà
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androcentrico. La diversità di genere non deve essere occultata, ma riconosciuta come luogo
particolare che implica per uomini e per donne modalità diverse di esperienze, percorsi non
simmetrici e non riducibili gli uni alle altre. Il progetto, dunque, vuole dare vita ad uno spazio fisico e
mentaale in cui bambini e bambine, ma anche famiglie, possano pensarsi nel loro essere e nel loro
essere nel mondo, con l’intento di promuovere il superamento di stereotipi e pregiudizi di genere che
limitano l’accesso ad opportunità, offerte, diritti, nel rispetto della peculiarità di ognuno e, quindi,
delle differenze come arrichhimento, ma anche dell’uguaglianza di fronte alla vita ed all’esperienza, ai
diritti ed ai doveri. Insomma una riflessione su chi siamo e su chi vogliamo essere, sul riconoscimento
di sé e dell’altro, al di là delle apparenze e delle appartenenze.
4. PRESUPPOSTI TEORICI
Considerato che si andrà ad operare con utenti in fase evolutiva, il percorso volgerà, in particolar
modo alla trasmissione di saperi in chiave ludica, espressiva ed esperienziale.
Il gioco diviene pertanto la metodologia educativa, il principio guida di ogni azione, poiché, come già
espresse D. Winnicott, “Solo nel giocare è possibile la comunicazione…”. Il gioco è sempre
un’esperienza creativa: forse solo mentre gioca il bambino, o l’adulto, è libero di essere creativo e di
far uso dell’intera personalità ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé.
Per Winnicott, il gioco è una forma di elaborazione della realtà e non è semplicemente un
fantasticare, poiché si colloca a metà tra la fantasia ed il reale, il mondo interno ed il mondo esterno;
lo spazio intermedio è il gioco in cui si realizza il momento creativo. Questa capacità creativa attiene
all’essere umano permane per tutta la vita, trasformandosi da gioco vero e proprio in sfera creativa,
artistica religiosa; è indiscutibile pertanto la necessità di tutelare e sostenere il diritto al gioco.
I presupposti teorici su cui si fonda la metodologia operativa del progetto prevede, pertanto, l’utilizzo:
- del gioco come strumento metodologico inteso in chiave winnicottiana, con la finalità di proporre
un ambiente facilitante in cui sperimentare la propria capacità creativa e lo sviluppo di un
pensiero critico. Come mezzo attraverso cui si scopre e riscopre il piacere di fare, e, al contempo
si promuove l’acquisizione di “saperi” e la trasformazione delle conoscenze: “nel gioco gli oggetti
non “suggeriscono” il comportamento del bambino, bensì acquistano nuovi significati. “nel gioco
il pensiero è separato dagli oggetti e l’azione nasce dalle idee più che dalle cose: un pezzo di
legno comincia ad essere una bambola e un bastone diventa un cavallo”(L. S. Vygotskij, 1966),
nonché come strumento in grado di stimolare la socializzazione, l’espressione corporea, la
cooperazione, la fiducia, l’ascolto e la condivisione delle regole, ed in grado di facilitare le
relazioni interpersonali, la gestione dei conflitti e la creazione di momenti di scambio e confronto
culturale e sociale;
- della partecipazione attiva e condivisa come mezzo attarverso cui stimolare l’empatia e come
elemento in grado di prevenire e contrastare il disagio e la marginalità sociale, e che pone i
bambini nella condizione di essere protagonisti attivi e consapevoli di percorsi di autodeterminazione ed autoconsapevolezza;
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- della peer education che prevede l’esperienza dell’apprendimento tra pari e promuove i valori
dell’autorganizzazione e della responsabilità personale, nonché lo sviluppo del sentimento di
solidarietà sociale;
- delle pratiche esperienziale ed arti terapiche, volte all’esplorazione di emozioni e sentimenti, alla
libera espressione di sé, al guardare, conoscere e ri-conoscere l’altro;
- del pensiero della psicologia funzionale, basato su una concezione di unitarietà della persona,
vista attraverso le Funzioni relative a tutti i processi psico-corporei dell’organismo umano, le quali
concorrono in modo paritetico a costituire il Sé. Alla base dell’agire della persona, ritroviamo i
funzionamenti di fondo che intervengono nel generare comportamenti, pensieri, parole,
atteggiamenti più specifici e differenziati. Operare pertanto su tutti i piani del sé, significa offrire
possiibilità di integrazione, sviluppo armonico, ampliamento dei funzionamenti.
5. METODOLOGIA
Nel percorso verranno impiegate metodologie di carattere attivo, alternando momenti di
comunicazione/informazione, esercitazioni, lavori di gruppo, integrazioni esperienziali.
Per metodologie didattiche attive si fa riferimento a quelle tecniche e quei "giochi" che soprattutto
faciliteranno la partecipazione degli/lle studenti/esse nel processo educativo e che attivano un
apprendimento che coinvolge tutti i piani del Sé. E’un impianto metodologico che privilegia l’ascolto,
l’orientamento, l’accompagnamento, il contenimento e la regolazione, la promozione delle capacità, la
formazione.
Le attività e i metodi di lavoro utilizzati, contribuiranno al processo di apprendimento non formale e
alla promozione dello sviluppo sociale e personale dei beneficiari del progetto. Nello specifico, per la
realizzazione delle attività progettuali, ci si avvarrà dell’utilizzo di tecniche e strumenti educativi non
formale quali:
- role-playing, circle time (tecnica di conduzione di gruppi utile allo sviluppo delle relazioni socio
affettive e alla promozione di una comunicazione efficace), brainstorming (per stimolare la libera
espressione e la creatività dei partecipanti e il confronto tra questi).
- setting laboratoriale; un laboratorio è uno spazio attrezzato, che consente ai bambini di utilizzare
materiali ad hoc, strumenti utili per l’attività che lì si svolge, nell’ottica di una partecipazione attiva
in chiave esperienziale. In tal senso i materiali possono essere strumenti, ma anche pensieri, idee,
sensazioni, da cui partire per l’esplorazione delle tematiche in oggetto. Nella realtà del
laboratorio, infatti, i bambini non imparano dall’esposizione, dalla presentazione di modi, regole
da ricordare e da applicare. Sparisce l’idea dell’apprendimento di concetti che si trovano nella
mente dell’educatore/operatore, e che devono essere ascoltati e poi appresi e attivati dai
bambini. Il laboratorio permette all’adulto di negoziare con i bambini ipotesi di soluzioni a
problemi. Permette a bambini e bambine, ma anche agli adulti, di costruirsi delle teorie attraverso
la discussione e la verifica di possibili strade e modi diversi.
Il gruppo, con le sue esperienze, costituirà la principale risorsa di lavoro.
L'approccio punta a focalizzarsi sulla "relazione trasformativa", attraverso:
1) IL PIANO DEL SAPERE: fornire una preparazione multidisciplinare sul genere.
Associazione Pink Project
Piazza Matteotti n. 3 – 98071 Capo d’Orlando (ME)
C.F.: 95016240830 - Telefono: 0941/054182 – Fax: 0941/054183 - PEC: [email protected]
E-mail: [email protected] – Web: www.pariopportunita.sicilia.it
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2) IL PIANO DEL SAPERE FARE: sviluppare competenze comunicative e relazionali.
3) IL PIANO DELL’ ESSERE E SAPER ESSERE: indirizzato ad una maggiore conoscenza del sé, dei propri
valori, dei condizionamenti culturali, dei propri vissuti e delle proprie aspettative.
Le tecniche utilizzate verteranno su
1) la narrazione
2) il lavoro di gruppo
3) l’analisi
4) la visualizzazione: questa metodologia permette di utilizzare immagini di vario genere o filmati
(films, video, documentari ecc..) come materiale didattico
5) il brainstorming: Questa modalità prevede la espressione libera di idee rispetto ad un tema, ad un
contenuto ed un compito da portare a termine. In questo caso gli obbiettivi sono incoraggiare la
creatività e facilitare la partecipazione.
6) il role play: questa tecnica consiste nel far interpretare ai/alle partecipanti una rappresentazione
scenica, con ruoli definiti, che prende spunto da una situazione o problema da esaminare riferita a vari
ambiti della vita (il lavoro, la scuola, il tempo libero, ecc..).
6. TARGET DI RIFERIMENTO
L’intervento sarà svolto sulle classi delle scuole primarie degli istituti:
- Istituto Comprensvivo statale n. 1 di Capo d’Orlando (ME)
- Istituto Comprensivo statale n. 2 “Giovanni Paolo II” di Capo d’Orlando
- Convitto Nazionale “Giovanni Falcone” di Palermo
Destinatari diretti: n. 90 bambini/bambine frequentanti la scuola primaria, loro famiglie, docenti degli
istituti.
Destinatari Indiretti: la cittadinanza, altri istituti del territorio coinvolti nelle fasi di diffusione.
7. ORGANIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
Le tematiche su cui verterà l’interevento saranno:
- Introduzione al genere e alle pari opportunità;
- I servizi dedicati al contrasto della violenza di genere: i riferimenti territoriali, i numeri utili ed i
siti di tutti i soggetti preposti alla tutela della donna; le attività dell’associazione Pink Project del
centro donne antiviolenza gestito dalla stessa; le buone prassi sviluppate in rete;
- La costruzione sociale del genere;
- Comunicazione e relazione;
- Affettività, emozioni, educazione. Stereotipi e pregiudizi;
- Violenza tra pari e violenza di genere;
- Il linguaggio di genere;
- Conoscersi per conoscere.
L’interevento sarà condotto secondo quanto sotto esplicitato:
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I Fase – Preparazione – 2 mesi
Attività di programmazione iniziale, con stesura del cronopragramma attuativo vincolato ai tempi
scolastici in relazione al momento di eventuale approvazione della proposta. In tale fase,
pertantosaranno svolti incontri operativi con i dirigenti degli istituti e con il personale interno reso
disponibile (docenti e psicologa), al fine di effettuare una adeguata analisi dei bisogni specifici e
concordare i tempi attuativi.
In questa fase, inoltre, si avrà cura di predisporre tutta la documentazione utile allo svolgimento delle
attività (schede di rilevazione, timesheet, ecc), nonché di reperire il materiale necessario e di
predisporre il materiale didattico da consegnare agli istituti scolastici.
II Fase – Attuazione – 5 mesi
a. N. 8 incontri a cadenza settimanale, della durata di 2 ore, per ognuno degli istituti coinvolti, per
un totale di 48 incontri. Nello spazio laboratoriale/esperienziale, si opererà, a seconda della
specifica attività, in piccoli gruppi o in grande gruppo. Durante questi incontri, attraverso le
metodologie sopra dette i bambini saranno guidati attarverso le seguenti attività:
-
RosAzzurro: laboratorio dedicato alla rfilessione sugli stereotipi culturali correlati ai ruoli di
genere. A partere da un momento di attivazione in cui i bambini/e stessi/e proporranno cosa
significa, secondo loro, essere uomo o donna, anche attraverso il supporto di input visivi e
sensoriali, si porrà l’attenzione sulla differenza tra le caratteristiche biologiche e quelle, invece,
puramente culturali. Fino a giungere ad una riflessione sulla parità dei diritti, ma soprattutto
sulla modalità di espressione delle emozioni, troppo spesso considerata differente a seconda
del genere.
-
“In/out”. Attività di libera espressione di emozioni e sensazioni, esplorazioni del proprio modo
di sentire e di esprimere, di entrare in relazione, di comunicare. Tra i giochi proposti: il
termometro delle emozioni, il mimo, lo specchio, la mia faccia e la tua faccia, ecc. Proiezione di
scene di cartoni animati che ricalcano alcuni stereotipi di genere e di altre scene che invece li
sovvertono.
-
“Con la testa tra … i cappelli”. Gioco di ruolo, attraverso cui stimolare l’empati, il “mettersi nei
panni di”, e, nello specifico, lo sperimentare diversi ruoli sociali (professioni, occupazioni, ruoli)
per sentire come l’altro sente, ma anche per riflettere sull’influenza dei ruoli sociali su pensieri,
sensazioni, azioni.
-
“Chi ha paura del lupo cattivo?”. Attività di narrazione e di costruzione di storie, per riflettere
sugli atteggiamenti aggressivi e violenti, attraverso le fiabe classiche e moderne, per scoprire
insieme cosa è lesivo dei propri diritti. Attarverso questa attività inoltre, si darà modo di
sperimentare l’assertività, la ricerca di soluzioni, il problem-solving, cercando nuovi finali e
riflettendo su “cosa avrei fatto al posto di…”, e ancora, si lavorerà su come affrontare la paura,
la rabbia, la tristezza.
-
“Io sono…”: riflessione su di sé e su di sé nel mondo, progettualità, sogni, desideri. Esplorazione
ludica del proprio mondo interno, ma anche delle proprie aspirazioni, del pensiero circa il
mondo delle professioni, per lavorare ancora su pregiudizi e stereotipi. Al fine di promuovere
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l’autoconsapevolezza, l’autostima e l’autoefficacia. Tra le attività: tre personaggi in cerca di
autori, l’albero della vita, vorrei essere un/una…, ecc.
-
“Indovina indovinello”: riflessione ed esperienze intorno alla comunicazione efficace. Attività
volte a favorire l’espressione, ma anche l’ascolto empatico ed attivo, per riconoscere l’altro nei
propri bisogni, ma enche nelle eventuali difficoltà, per apprezzare la diversità ed arricchirsi
attraverso il confronto con essa, per promuovere il rispetto e le capacità relazionali.
-
“Se lo dice la TV…”. Attività di stimolazione del pensiero critico ed assertivo. Attraverso la
metodologia ludica ed esperienziale, si accompagneranno i bambini e le bambine ad ascoltare
se stessi e gli altri, alla ricerca di stimoli di pensiero e di riflessioni che possano arricchire il
proprio mondo interno, che possano ampliare le capacità di pensiero critico, di scelta
personale, di conoscenza e apprezzamento dei propri gusti, senza una necessaria tendenza ad
omologarsi alle tendenze, ma nel rispetto delle differenze.
-
“Pensieri in Gabbia/Pensieri in Gamba”. Riconoscere gli “schemi mentali” associati a
determinati gruppi sociali. Aumentare la consapevolezza rispetto al fatto che i pregiudizie gli
stereotipi sono categorie rigide che non riescono a cogliere la ricchezza della realtà e che non
tengono conto delle differenze individuali e delle peculiarità di ognuno.
b. n. 3 incontri, per ogni istituto o, con il coinvolgimento diretto di docenti e famiglie che, in questo
momenti, assumeranno il ruolo di “Allievi”, mentre i bambini, ormai “esperti” , accompagneranno
loro con attività di informazione e sensibilizzazione e narrazione della personale esperienza.
Questa fase progettuali, pertanto permetterà l’ampliamento delle competenze personali nell’ambito
dell’espressione, riconoscimento e gestione delle emozioni , autoconsapevolezza, capacità di relazioni
interpersonali, comunicazione efficace, capacità di risolvere problemi, Pensiero critico, capacità di
prendere decisioni.
III Fase – promozione e diffusione – 2mesi
In tale fase sanno divulgati i risultati e le esperienze di progetto, con brochure dettagliate, cd rom,
report da consegnare anche presso gli altri istituti scolastici sul territorio regionale, al fine di
promuovere uno scambio di buone prassi e stimolare la replicabilità dell’iniziativa.
Il materiale promozionale e divulgativo, inoltre, sarà anche pubblicato sui siti web degli enti
proponenti, provvedendo anche a creare degli spazi/pagine dedicate sui social network, aperti al
dialogo ed al confronto con gli operatori di settore, sviluppando un network interattivo inteso come
luogo di sviluppo di idee e proposte.
Nella stessa fase, i bambini direttamente coinvolti nel progetto, presenteranno i risultati dell’iniziativa,
raccontando la propria esperienza, ricoprendo i ruoli di giornalista ed intervistato, alle altre classi
dell’istituto di appartenenza, presentando, inoltre, i prodotti del percorso svolto (disegni, collage,
mappe, drammatizzazioni)
IV fase – chiusura delle attività – 1 mese
Chiusura delle attività, con incontro finale, aperto al territorio, con le famiglie ed i docenti. Anche
quest ultimo momento sarà organizzato secondo una modalità partecipativa/interattiva.
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In fase di chiusura, inoltre, sarà consegnato agli istituti scolastici materiale didattico e strumenti
pedagogici, sotto forma di linee guida per la strutturazione di interventi di sensibilizzazione,
informazione e prevenzione, al fine di promuovere la replicabilità e l’ampliamento dell’esperienza.
In tal senso, inoltre, si evidenzia che, in virtù dei protocolli di intesa allegati alla presente, tra
l’associazione e gli istituti persiste una collaborazione atta allo scambio di risorse e saperi, così che le
esperienze non si esauriscano alla chiusura degli specifici progetti, ma possano continuare anche
attraverso lo scambio di consulenze e la co-progettazione di ulteriori iniziative.
Azioni trasversali
Per tutta la durata dell’intervento, sarà svolta un’attività di coordinamento generale e territoriale,
nonché un’azione di monitoraggio e verifica (ex-ante, in itinere, ex-post) – queste ultime rientrano
nelle azioni deputate ai professionisti al fine di valutare l’andamento delle azioni di sensibilizzaione.
8. PRESTAZIONI AGGIUNTIVE A CARICO DEGLI ISTITUTI PRIMARI
Gli Istituti primari su cui si svilupperanno in misura diretti gli interventi descritti, sosterranno le azioni
di progetto attraverso la partecipazione attiva di personale interno e, in particolare:
- Gli istituti comprensivi n. 1 e n. 2 di Capo d’Orlando danno disponibilità di n. 3 docenti ciascuno,
tra quelli partecipanti al progetto Genere in FormAzione e, pertanto, già formati circa le tematiche
e le metodologie in oggetto, i quali, si occuperanno di svolgere azioni correlate alla promozione
del linguaggio di genere ed al contrasto degli stereotipi, integrando le stesse azioni nell’ambito
delle attività didattico/formative.
Il Convitto di Palermo rende disponibile la psicologa dell’Istituto che gestirà gli interventi rivolti
alle classi primari.
Le azioni sopra dette, pertanto, non comporteranno un aggravio economico sul progetto.
-
9. COINVOLGIMENTO ESPERTI E TESTIMONI
L’azione formativa sarà svolta da esperti negli ambiti specifici, come si evince dall’elenco del personale
impiegato e relativi curricula vitae, tenuto conto che l’associazione proponente conta collaborazioni
in essere e collaborazioni pregresse con specialisti dell’ambito della formazione e delle relazioni di
aiuto, compresi quelli impegnati nelle attività del centro donna antiviolenza.
10. OBIETTIVI
Obiettivo Generale:
sensibilizzazione e prevenzione della violenza di genere
Obiettivi specifici:
- Promozione delle pari opportunità di genere e delle pari opportunità per tutti
- Promozione del pensiero critico, soprattutto al fine di riconoscere stereotipi e pregiudizi e
contrastarli
- Promozione di una cultura di genere
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- Promozione e potenziamento delle competenze affettivo-relazionali, ampliamento del
“vocabolario” emozionale
- Integrazione tra il sapere, il saper fare ed il saper essere
- Potenziare le capacità creative, di problem solving, di partecipazione attiva, di senso civico
- Promuovere una cultura delle differenze, intese come ambito di scoperta e di crescita,
possibilità di arricchimento
- Promuovere la conoscenza di sé e dell’altro, in un’ottica di relazione empatica e rispettosa
delle peculiarità di ognuno
- Promuovere il rafforzamento dell’autostima, dell’autoconsapevolezza, dell’empowerment
personale e sociale
- conoscere le problematiche di genere e dell'identità maschile e femminile in costante divenire;
- riconoscere la violenza, nelle sue diverse forme e manifestazione
- acquisire consapevolezza della presenza di stereotipi nella costruzione culturale del femminile e del
maschile;
11. CRONOPROGRAMMA
Fase
I
II
III
IV
Mese1
Mese2
Mese3
Mese4
Mese5
Mese6
Mese7
Mese8
Mese9
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