Come il wireless cambierà Internet L`inchiesta: la San

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Come il wireless cambierà Internet L`inchiesta: la San
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Nuvola, periodico giovanile gratuito edito dall’Amministrazione Comunale di San Donato Milanese, Numero 10, Novembre 2002
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Come il wireless
cambierà Internet
Erasmus a Cracovia:
un’esperienza unica
L’inchiesta: la San Donato Intervista a Michele
che i giovani vorrebbero; Cazzani fotografo free
le proposte più originali
lance sandonatese
N10_02_03_COL_SOMMARIO_S
22-11-2002
NUVOLA
NUMERO 10
novembre 2002
Periodico giovanile
trimestrale gratuito
dell’Amministrazione
Comunale di San Donato
Milanese edito dall’Azienda
Comunale di servizi
Reg. Trib. di Milano n. 368
del 12/5/1999
Responsabile amministrativo
Irene Cristini
Direttore Responsabile
Simone Castagnini
Direttore Editoriale
Andrea Titone
Caporedattore
Matteo Marzoli
Redazione
Giulia Bassani
Sara Battini
Sergio Bianco
Simone Castagnini
Stefania De Donatis
Andrea Loro
Monica Favara
Massimiliano Gatti
Marco Guizzi
Nicolò Maioli
Chiara Marinoni
Sara Scaramella
Progetto Grafico
Simone Castagnini
Art Director
Monica Favara
Art Consultant
Massimiliano “Gatto” Gatti
Photo Editor
Sergio Bianco
Impaginazione
Simone Castagnini
Andrea Titone
Hanno collaborato
Cecilia Brianti
Andrea Carminati
Stefano Foglia
Francesca Marinoni
Massimiliano Melley
Mauro Miorali
Beniamino Volta
Redazione
Nuvola
P.zza C. A. Dalla Chiesa
20097 - San Donato Mil.
Fotolito
News Spa
Via N. Bixio 4 - Milano
Stampa
PMS Colours srl
Via E. Ponti 53/11 - Milano
Distribuzione
Agesci di San Donato Mil.
Chiuso il 24/11/2002
Tiratura 3000 copie
Editore
Amministazione
Pubblicità
Azienda Comunale
di Servizi
Via Unica Bolgiano n.18
20097 - San Donato Mil.
16:35
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SOMMARIO
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05 ACQUISTARE SOLIDALE
Nuvola documenta l’inaugurazione
da parte di Manitese della Bottega
del commercio equo a San Giuliano.
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REINVENTIAMO SAN DONATO
La prima grande inchiesta di Nuvola:
cosa vogliono i giovani della nostra
città? Cosa si aspettano dalle istituzioni?
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GIOVANI PROPOSTE
Due sandonatesi ci spiegano le
loro proposte: il primo passo per
una San Donato a misura di giovane.
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CONCORSI DI PACE
Due concorsi organizzati
dall’Ufficio per la pace di San
Donato: un resoconto e un invito.
13
13
15
NOI E LA MUSICA
Nuvola vi racconta di due giovani
band di ragazzi dell’omnicomprensivo:
fatevi conoscere anche voi.
16
PASSIONE TOTALE
Un tifoso DOC vi racconta storia e
passione del tifo da stadio: uno sguardo
diverso su un fenomeno conosciuto.
18
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21
FUTURISMO CONTEMPORANEO
Nata dalla visita a un’importante
mostra, una breve panoramica sul
fenomeno futurista oltre i facili schemi.
22
ERASMO E COPERNICO
Erasmus in Polonia, innamorarsi di
Cracovia, lasciare il proprio segno:
questo e altro nel racconto di un viaggio.
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23
25
VIRAL TELECOMMUNICATIONS
Cosa succede quando le nuove
tecnologie danno la possibilità agli
utenti di ricostruire la rete dal basso?
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GLOBAL BOOKS
Per la prima volta Nuvola intavola
un dibattito con i lettori; per saperne
di più, leggi la storia di questo articolo.
30
29
COMICS CORNER
Un fumetto inedito di Massimiliano
Gatti e un publiredazionale sulla
Scuola del Fumetto.
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INTERVISTA
Nuvola intervista Michele Cazzani,
fotografo free lance (fra gli altri, per
Emergency) e sandonatese.
www.nuvola.org
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EDITORIALE
SHORT
TALKS
Sono passati ormai circa quattro anni dall’inizio del progetto Nuvola.
I ragazzi e le ragazze che si dedicano con passione a questo lavoro, sia chi c’era fin
dall’inizio e conosce bene i problemi e le difficoltà di questo progetto, sia chi,
appena arrivato in redazione, ha uno sguardo più fresco e imparziale, hanno deciso
di rimboccarsi le maniche e risolvere alcuni problemi che affliggevano ormai da
tempo il nostro amato giornale. La nuova veste grafica, la foliazione arricchita di 12
pagine, l’introduzione del colore nei servizi redazionali sono scelte importanti di per
sé, ma che riflettono anche un mutato atteggiamento verso i lettori.
Ci siamo chiesti quante delle copie stampate venivano lette, se il metodo di
distribuzione scelto tempo fa poteva considerarsi valido, e abbiamo deciso di
introdurre una distribuzione di tipo misto e di calibrare la tiratura sulle reali
esigenze di distribuzione; quindi da oggi 2000 copie per ogni uscita di Nuvola
verranno distribuite nelle caselle della posta, a zone, a rotazione, e 1000 copie
continueranno a essere distribuite in alcuni luoghi di aggregazione che indicheremo
precisamente in queste pagine, per tutti coloro che vorranno leggerlo quando non
è il “turno” della propria zona di residenza. Ci siamo chiesti se i contenuti espressi
dalla redazione fossero di reale interesse per i lettori e abbiamo deciso di puntare
la lente di ingrandimento sul nostro territorio, su San Donato, per essere sempre di
più una fonte di notizie alternativa, per esprimere contenuti in un certo senso
esclusivi. Abbiamo deciso di essere più ambiziosi, di passare alla seconda fase del
nostro “laboratorio di comunicazione” e assegnare temi scaturiti dalle riunioni
redazionali ai singoli redattori, incrociando magari l’ideatore con l’estensore.
Di preparare delle grandi inchieste, di ricerca, testuali o fotografiche, su temi locali.
Di usare per lo più fotografie scattate da noi, anche scattate all’occorrenza.
Di rispettare i tempi di chiusura, a ogni costo, e aderire così alle necessità
distributive e alle legittime aspettative dell’editore e dei lettori. Di promuovere un
dibattito attivo con i lettori, anche attraverso il nostro nuovo sito, e di cercare, oltre
che accogliere, idee, pensieri proposte differenti da quelle dei componenti della
redazione. E tutto questo, anche per dare più forza alla connotazione
“giornalistica” , pur nel “dilettantismo”, dell’esperienza in redazione. Non
troverete tanto facilmente un editoriale così su altri giornali. A me “lavare i
panni sporchi fuori casa” in queste poche righe è piaciuto, e mi piace poter
scrivere di noi con voi lettori come fossimo seduti al bar a chiaccherare. Noi
tutti speriamo che questa nuova Nuvola vi piaccia e che i nostri sforzi di questi
mesi siano utili per far crescere Nuvola, perché diventi in primo luogo sempre
più utile per te che stai leggendo.
Con l’inaugurazione
di www.nuvola.org,
troverai, oltre ai tanti
servizi offerti dal sito,
integrazioni testuali,
fotografiche e
multimediali agli
articoli qui proposti.
Inoltre, nella sezione
“Articoli Web”,
aperta a tutti,
troverete articoli non
pubblicati sulla
versione cartacea.
SIMONE CASTAGNINI
[email protected]
La nuova distribuzione
non è ancora rodata,
e non possiamo
comunicare in quale
zona verrà recapitato
questo numero. Lo
trovate in ogni caso
nei consueti luoghi
(Biblioteca, Comune
ecc.). Nel prossimo
numero la
programmazione
delle prossime uscite.
Dal prossimo numero,
non sarò più il
Direttore di Nuvola.
Grazie a tutti per la
bella esperienza e i
migliori auguri di un
brillante proseguio.
Simone Castagnini
[email protected]
Per domande e contatti
[email protected]
Per mandarci il
tuo articolo
N10_04_05_B_N_MANITESE_S
25-11-2002
11:28
Pagina 2
Pubblicazioni
ritrova tutti gli
articoli pubblicati
su Nuvola; il sito ti
offre una comoda
interfaccia per
cercarli,
catalogarli...
e votarli!
Articoli Web
ti piacerebbe
vedere
un tuo articolo
pubblicato sul sito
di Nuvola? Inviacelo
ad [email protected]
In esclusiva per gli
utenti del sito
La Redazione
scopri da chi è
composta la
redazione di
Nuvola
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delle Schede
dei Redattori!
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vuoi;
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bacheca il
pensiero
della
giornata
N10_04_05_B_N_MANITESE_S
25-11-2002
11:30
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(Nero/Process Black pellicola)
ACQUISTARE
SOLIDALE
SIMONE CASTAGNINI
Mani Tese è un’organizzazione non
governativa che lavora per lo sviluppo
dei paesi più poveri dal 1964, grazie al
sostegno di 40.000 donatori, 200 soci,
di tutti i volontari e dei finanziamenti
pubblici, e ha realizzato in quarant’anni
di storia duemila progetti di solidarietà.
Organizza campi lavoro, campagne di
sensibilizzazione ed educazione allo
sviluppo nei paesi poveri.
I progetti su cui recentemente Mani
Tese ha focalizzato il proprio interesse
sono quello relativo alla campagna
contro lo sfruttamento dei bambini e
del lavoro minorile e “Operazione
Nocciolina”, innovativa campagna di
commercio equo “monoprodotto”
per il sostegno della difficile fase di
sviluppo del poverissimo stato di El
Salvador dopo la guerra civile.
A San Giuliano, presso la Stazione
FFSS sulla Strada Provinciale per
Locate, si trova il Gruppo San Giuliano
DA OGGI PER PORTARSI A
CASA GLI OTTIMI PRODOTTI
DEL COMMERCIO EQUO
SOLIDALE NON E’ PIU’
NECESSARIO ANDARE IN
CENTRO. A SAN GIULIANO
APRE I BATTENTI LA BOTTEGA
DEL COMMERCIO EQUO
di Mani Tese, che con l’aiuto di volontari e obiettori porta
avanti i progetti nazionali dell’associazione ma si dedica anche
a iniziative più incisive in ambito locale.
Se volete lavorare con Mani Tese, il Gruppo sta cercando sia
obiettori che ragazze per il Servizio Civile Femminile Volontario
(30 ore la settimana, retribuzione, fra i 18 e i 26 anni, per
informazioni Libera Pota, [email protected]).
L’ultima iniziativa di Mani Tese sul territorio di San
Giuliano è l’inaugurazione della “Bottega del
commercio equo” che vedete in questa pagina.
Aperta dal lunedì al venerdì, dalle 8,00 alle 19,00,
e il sabato dalle 14,00 alle 19,00, vi potete
trovare i prodotti, alimentari e non, del CTM
(commercio equo solidale), nel rispetto delle
normative internazionali del lavoro, le noccioline
del già citato progetto nazionale, e oggetti
di artigianato africano importati direttamente
da Mani Tese. Completa il quadro un mercatino dell’usato ogni
sabato pomeriggio, per il quale Mani Tese accetta donazioni
di materiale usato (libri, indumenti). Per altre informazioni
potete rivolgervi al responsabile del negozio Dario Conato al
tel/fax di Mani Tese, 0298243268.
L’interno della Bottega del commercio equo, e nel dettaglio in alto un esempio di alcuni pezzi
di artigianato africano fra quelli disponibili.
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(Nero/Process Black pellicola)
N
REINVENTIAMO
SAN DONATO
CHIARA MARINONI
In redazione, da un po’ di tempo, ci si chiedeva
come rendere più incisivo il nostro ruolo di
“megafono” dei giovani sandonatesi; poi nelle
nostre testoline curiose è nata l’idea di
andare a chiedere a una manciata
di giovincelli (chi più chi meno)
quale fosse la loro opinione
sulla “San Donato a
misura di giovane”.
L’idea è poi diventata un elenco di
domande e infine
un questionario
breve, chiaro e
mirato (qualcuno avrà sicuramente qualcosa da ridire...).
Ho deciso di
suddividere il
campione,
tanto per far
vedere che studio, in 5 fasce, cercando di intervistare
in linea di massima lo
stesso numero di persone per ogni fascia. Ho usato
il singolare ma in realtà, oltre a
coinvolgere altri redattori, ho tirato
in mezzo anche la mia sorellina che per l’occasione ha indossato la maschera da persona seria
(dopo averla cercata a lungo...), si è fatta insultare
dagli amici ma è riuscita comunque a tirare fuori
idee interessanti dai suoi coetanei.
NUVOLA INDAGA: QUALI
SONO I SERVIZI PIÙ
APPREZZATI DAI GIOVANI?
E COSA MANCA A SAN
DONATO? SCOPRITELO QUI!
E SE VOLETE DIRE LA VOSTRA,
IL SONDAGGIO CONTINUA SU
WWW.RECSANDO.ORG
Lo scopo era, ed è, quello di capire sia quanto i
giovani conoscano e apprezzino le proposte loro
indirizzate (per esempio i corsi di sport e tempo
libero, i corsi della scuola d’arte, quelli
della scuola di rock, le attività di
volontariato o delle associazioni no profit presenti sul
territorio nonché ovviamente tutte le iniziative private), sia di
stuzzicare la loro
fantasia e voglia
di pensare per
arricchire San
Donato
di
novità. Da qui
la divisione del
questionario in
due parti: una
esplorativa,
grazie alla quale
abbiamo potuto
contare i numerosi Ronaldo, Jordan
e Agassi mancati…
(nel valutare la rappresentatività di questi
nomi nelle rispettive categorie, tenete presente la mia
ignoranza imbarazzante in fatto di
sport); l’altra creativa, in cui abbiamo cercato di stimolare le nuove proposte. Devo dire che
sono uscite idee decisamente degne di approfondimento, a dimostrazione del fatto che i ragazzi
non sono assenti e disinteressati (a parte le ecce-
Foto di gruppo in Biblioteca e nel dettaglio, la facciata dello storico edificio di via Martiri di
Cefalonia, luogo di studio ma anche punto di riferimento “ricreativo” dei giovani sandonatesi
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zioni che confermano la regola…), ma che al contrario sono
molto attenti alla vita della loro
città e hanno opinioni piuttosto
chiare su come questa dovrebbe essere. Oltre alla costante
esigenza di nuovi sport, orientali, originali e trendy, la musica, la
cultura, il cinema, la fotografia e
il teatro sono nei sogni dei giovani, anche dei più piccoli. Forte
la richiesta di una migliore “vendita” del prodotto, nel senso di
una maggiore pubblicizzazione
delle iniziative già esistenti.
Con la speranza che i lettori
si riconoscano in questi suggerimenti e che magari ci aiutino a concretizzarli, vi lascio
con una delle frasi che mi
hanno colpito di più: “io eliminerei i 6000 campi di calcio
che aumentano il verde ma
demoliscono la fantasia di chi
ha altri interessi”. E basta con
le rievocazioni storiche!
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(Nero/Process Black pellicola)
LE PROPOSTE...
...PIÙ INTERESSANTI
INTERNET POINT (RIGOROSAMENTE GRATIS) PIÙ “VISIBILI” E CON ORARI PIÙ ELASTICI
APERTURA DELLA BIBLIO LA DOMENICA, AUTOGESTITA DAGLI STESSI UTENTI
RADIO LOCALE
INIZIATIVE CULTURALI DEDICATE A MUSICA, LETTERATURA, TEATRO, CINEMA,
FOTOGRAFIA, CON CONCORSI E PREMI “UTILI” (IL COMUNE DOVREBBE
PRODURRE GRATUITAMENTE LIBRI, DISCHI ECC. DEGLI ARTISTI PIÙ MERITEVOLI)
RONDE NOTTURNE PER GARANTIRE LIBERTÀ E SICUREZZA A OGNI ORA
COPERTURA SERALE (ALMENO FINO ALLE 24) DEI MEZZI PUBBLICI A SDM
PIÙ FESTE E SAGRE DI PAESE CON IDEE NUOVE ANCHE PER I GIOVANI
...PIÙ SENTITE
ALLESTIMENTO DI STRUTTURE SPORTIVE ALL’APERTO E AL CHIUSO PER SPORT
“DIVERSI DAL SOLITO” (CLIMBING, BASEBALL, PALLAMANO) E COSTANTE
MANUTENZIONE DI QUELLI GIÀ ESISTENTI (I CANESTRI!)
MIGLIORE GESTIONE DEL CINEMA TROISI (IMPIANTO AUDIO, RISCALDAMENTO,
PROGRAMMAZIONE, CONSIDERATA DA ALCUNI TROPPO “MAINSTREAM”)
LUOGHI D’INCONTRO AL CHIUSO
CONCERTI, SALE PROVA E STUDI DI REGISTRAZIONE
LA PIÙ GENIALE
RISTRUTTURAZIONE RAGIONATA DEL CENTRO SOCIALE DI VIA PARRI CHE PREVEDA SIA LA
POSSIBILITÀ DI INCONTRARSI, DIVERTIRSI E LAVORARE INSIEME, SIA QUELLA DI SUONARE,
DIPINGERE E CREARE, AL FINE DI RENDERE IL C.S.C. UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER GIOVANI DI TUTTE LE ETÀ CON VOGLIA DI FARE O ANCHE SOLO DI STARE AL CALDO (INDISPENSABILE PER QUESTO LA PRESENZA ALMENO DI UN BAR APERTO GIORNO E SERA).
IL TUTTO SOTTO LA COORDINAZIONE DEI DIPENDENTI COMUNALI AIUTATI DAI RAGAZZI
E TU CHE TIPO SEI?
LO SPORTIVO: È IL PIÙ DIFFUSO, SI NUTRE DI OGNI TIPO DI SPORT, È APERTO ALLE NOVITÀ MA PRETENDE
STRUTTURE PER TUTTI GLI SPORT TRADIZIONALI, E SOPRATTUTTO I PLAYGROUND!
IL MUSICISTA: DESIDERA CORSI DI OGNI TIPO A PREZZI STRACCIATI (COME SI SA I MUSICISTI SONO POVERI...),
CONCERTI OGNI SERA E UN PUBBLICO PAGANTE ED ENTUSIASTA AI SUOI PIEDI
IL CREATIVO: SCRIVE, DIPINGE, RECITA, FOTOGRAFA. SOGNA DI VIVERE IN UNA CITTÀ DI ARTISTI E SOVVENZIONI
IL POLEMICO: MAI SODDISFATTO, VORREBBE DIRE LA SUA IN OGNI CAMPO (E LO FA!)
LO SCAZZATO: NON VUOLE NULLA, RAGGIUNGE IL NIRVANA ALLA FINESTRA DI CASA
Non è finita qui! Nuvola si occuperà anche nei prossimi numeri delle vostre idee e delle vostre
esigenze... Mandateci una mail con le vostre proposte, le vedrete presto pubblicate
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N
GDRPASSION
NICOLO’ MAIOLI
[email protected]
La recensione di
memoria è peggio
un nuovo libro di
perché mettono il
Marion Zimmer
master in diffiBradley?
coltà. Per essere
Proprio no, stiagiocatori basta
mo invece paravere molta fanlando di una
tasia e voglia di
passione che da
g i o c a re , c h e
più di un quarto
sono i requisiti
Interi eserciti schierati l’uno contro l’altro pronti a
di secolo accominimi per partifronteggiarsi,
compagnie di eroici avventurieri che
muna giocatori di
te mozzafiato.
esplorano gli spazi più remoti della terra per
tutto il mondo, i
Invece il Master, la
salvare
donzelle in pericolo, cavalieri che duellano vera colonna portante
giochi di ruolo.
sotto il sole cocente della campagna e
Esistono vari tipi di giodel gruppo, è colui che
chi di ruolo: quelli di
decide cosa dovrà succedepotenti stregoni che si lanciano magie
schermaglie fantasy (come
re in quel punto ai giocatori, i
ed evocano mostri infernali.
Warhammer), i giochi di ruolo da
mostri o i tesori che incontreranno.
tavolo (come il famosissimo
Questo sotto molti punti di vista può
Dungeons & Dragons), i giochi di ruolo dal
sembrare semplice e divertente, ma vi assicuvivo (che sono come quelli da tavolo ma vissuti in prima
ro che passare ore sui libri a imparare le regole a memoria
persona) e i giochi di carte (come il famosissimo Magic).
e a inventare scenari e avventure non è semplice, ma piutA questo punto mi sembra doveroso descrivere almeno
tosto stressante. Fare il master presenta anche soddisfauno di questi tipi di giochi, e cioè i GDR veri e propri,
zioni uniche, quindi pensateci bene prima di intraprendecome ad esempio Dungeons&Dragon. Per quel che mi
re una carriera di questo tipo! Una volta deciso chi di voi
riguarda essi sono il meglio del meglio. Mentre lo schefarà il DM (dungeon master), potete iniziare una sessione
ma di tutti gli altri giochi vede solo un numero indefinidi gioco, più comunemente detta partita o avventura: il
to di giocatori, questo tipo di GDR prevede anche l’inmaster deciderà cosa deve accadere al gruppo e descritervento di un Master, o un narratore, che dir si voglia.
verà gli incontri e le situazioni che i giocatori si troveranno
Ogni giocatore, o avventuriero, è provvisto di una schead affrontare. Dal canto loro i giocatori diranno cosa
da dove vengono annotati la sua razza (nano, elfo,
hanno intenzione di fare i propri personaggi proprio come
mezz’orco, gnomo ecc…), la sua classe (guerriero, ranse fossero persone realmente esistenti e pensanti. Il gioco
ger, barbaro, stregone ecc…), le sue caratteristiche
di ruolo è quindi un modo come un altro per diventare
(forza, costituzione, destrezza ecc…), il suo equipaggiaqualcun altro, proprio come i bambini giocano ai soldati o
mento e tutto ciò che lo rende unico.
al dottore facendo finta di essere adulti, io gioco ai giochi
Se si decide di essere un giocatore non occorre conodi ruolo per sentirmi qualcun altro, non necessariamente
scere tutte le regole, anzi se i giocatori le imparano a
me stesso, e questo è molto divertente.
Se i giochi di ruolo sono la tua passione o ti piacerebbe imparare e conoscere tanti amici invia un’email
a [email protected] con scritto perché ti sembra una buona idea e se ne senti il reale bisogno.
N10_06_09_B_N_PROPOSTE_S
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SKATESTYLE
STEFANO FOGLIA
[email protected]
l ’ A s s e s s o re
Ho subito raccolTaverniti, che,
to delle firme e
alle mie rimopresentato la
stranze, ha
richiesta al
risposto che si
Sindaco, ottetrattta di un
nendo la proproblema di
messa che in
s i c u re z z a
breve tempo il
(soprattutto
progetto sarebDue anni fa ho iniziato a pensare che potesse essere
per via dell’albe stato approinteressante avere a San Donato delle strutture per
tezza dell’half
vato; in realtà si è
gli “Skaters” (per chi come me si diletta con
pipe: 3,40 metri):
subito arenato.
skateboard
o pattini, e in particolare, la mia proposta
gli rispondo che, se
Così ho pensato di
il problema è l’altezza,
costituire un’associariguardava l’installazione di un half pipe), come
si può anche costruire
zione (seguendo il consice ne sono in altri comuni
una rampa di due metri
glio di chi aveva già avuto
dell’hinterland milanese
(alta cioè come uno scivolo per
esperienze simili), ma in
bambini!). L’importante è che la
Comune nessuno mi ha saputo
struttura sia costruita seguendo le norme
spiegare con chiarezza quale sia la procedi sicurezza e che venga svolta una manutenzione
dura necessaria: pertanto mi sono fatto appoggiare
adeguata (che, in questo caso, è tutt’altro che oneda un’associazione già esistente, la Kookaburra, che
rosa). Fatto ciò, i rischi relativi all’uso improprio (ad
era a sua volta interessata al progetto e che ha dato
esempio: i bambini possono arrampicarcisi) sono gli
ufficialmente la propria disponibilità al Comune per
stessi legati ad altre strutture come scivoli, canestri
fare da punto di riferimento. Nel frattempo, anche la
da basket o altri giochi presenti nei parchi, mentre i
“Consulta Giovani” del Comune ha espresso un
danni legati a un uso corretto della struttura possoparere positivo riguardo al progetto. Dopo tutto ciò
no capitare svolgendo qualsiasi attività sportiva: in
ancora nessun segno. Dopo qualche tempo ho
entrambi i casi non è il Comune a risponderne (visto
incontrato l'Assessore Taverniti, il quale ha confessache sono state sollevate anche obiezioni di caratteto di non sapere che atto comunale fare: gli ho rispore assicurativo). Dopo tutto, il progetto a quanto ne
sto che, considerando che a Cologno Monzese è
so non è ancora partito. Ci saranno mai strutture di
presente una struttura simile, avrebbero potuto
questo tipo a San Donato? Forse qualcun altro se ne
informarsi presso di loro… Sorpreso, l’Assessore mi
o c c u p e r à i n f u t u ro , f o r s e p r i m a o p o i
ha invitato a spedirgli le foto della rampa (in modo
l’Amministrazione supererà i suoi timori. Staremo a
che i tecnici le potessero visionare), cosa che ho fatto
vedere, ma soprattutto staranno a vedere gli skaters
nei due giorni successivi. Dopo un altro periodo di
delle prossime generazioni.
silenzio sono riuscito di nuovo a incontrare
Chiunque avesse la voglia di pattinare ancora malgrado le mancanza di strutture idonee a San
Donato non esiti a contattarmi per organizzare uscite verso altre mete: [email protected]
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CONCORSI
DI PACE
SARA SCARAMELLA
[email protected]
VIVERE LA PACE
Vivere la pace, alla sua seconda edizione,
dopo il successo del 2001, è il concorso letterario dell'Ufficio per la pace, che ha fissato la
premiazione per il 10 dicembre, così da
cogliere l’occasione per celebrare l’anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo.
Indirizzato agli studenti delle scuole elementari, medie e superiori, Vivere la pace è un efficace strumento dato agli insegnanti per proporre il tema della pace, e ai partecipanti per
confrontarsi nel tentativo di realizzare un elaborato completo e “competitivo”. I nomi e i
lavori dei vincitori saranno pubblicati sul prossimo numero di Nuvola!
L’UFFICIO PACE DEL COMUNE
DI SAN DONATO MILANESE
HA ORGANIZZATO DUE
CONCORSI NEL GIRO DI
POCHI MESI, UNO
FOTOGRAFICO E UNO
LETTERARIO, ORMAI GIUNTO
ALLA SECONDA EDIZIONE
UFFICIOPACE
L'Ufficio per la Pace è un'Istituzione
creata dal nostro Comune con obiettivi come il coordinamento di movimenti già esistenti sul territorio, la promozione dell'obiezione di coscienza al
servizio militare, e, soprattutto, l'educazione dei cittadini (in particolar
modo dei giovani) alla pace, tramite
iniziative culturali, conferenze e concorsi (tra cui La pace nel quotidiano e
Vivere la Pace), realizzati con la collaborazione di associazioni presenti sul
territorio (come Emergency e Amani).
Il nostro, non è un Ufficio Pace "isolato", unico nel suo genere: esso aderisce al coordinamento provinciale e a
quello nazionale (con sede a Perugia)
degli enti locali per la pace, così da
potere, tra le altre cose, influire maggiormente sulle scelte politiche del
Governo.
Una così ampia diffusione dell'interesse per la pace (intesa come tolleranza,
rispetto e solidarietà e non semplicemente come assenza di guerra) è la
prova di un cambiamento che si sta
diffondendo, da qualche anno, nella
società. Si è modificato, si sta modificando, il modo di pensare della gente:
la pace non è più qualcosa di delegabile, ma è sentita come fondamentale
da ognuno di noi, in prima persona.
Nell’immagine, un momento della premiazione dell’edizione 2001 del concorso
“Vivere la pace”, con Andrea Checchi dell’Ufficio per la pace che premia alcune ragazze.
N10_10_11_B_N_CONCORSI_S
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LA PACE
NEL QUOTIDIANO
Gracianica, Bosnia, Campo profughi, Bambini2 - Vito Lentini
Il concorso fotografico
dell’Ufficio per la pace è La
pace nel quotidiano, ed è stato
organizzato a livello nazionale
(in collaborazione con
l’Assessorato alla Cultura, il
circolo fotografico “Il borgo”, il
mensile “Il fotografo” e
Minolta) invitando i partecipanti a riflettere sugli aspetti quotidiani che la pace assume. Il
titolo del concorso, molto libero, è stato interpretato anche
come riguardante la tranquillità
e la pace interiori: le numerose
foto pervenute da tutta Italia
sono risultate, così, molto varie!
Un bilancio, quindi, decisamente positivo, segno che il tema
della Pace è sempre più vivo e
sentito da ciascuno… infine,
complimenti ai vincitori: W.
Turcato, C. Comparetto e G.
Martinelli nella sezione digitale
e V. Lentini, P. De Pardi e G. de
Polis nella sezione chimica. La
copertina di questo numero di
Nuvola è l’immagine seconda
classificata nella sezione chimica, Uno sguardo al futuro di
Paolo De Pardi.
Il Priore padre Alberto - Giulio De Paolis
In alto, un’elaborazione fotografica delle sale di Cascina Roma che ospitano la mostra;
più sotto, dall’alto, la prima e la terza delle fotografie classificate nella sezione chimica.
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NOI E LA
MUSICA
GIULIA BASSANI
[email protected]
Canzoni nate dal nulla che riflettono solo gli aspetti positivi di una vita impossibile, senza significati né
una voce propria, cantate da personaggi privi di
una qualsiasi moralità che ignorano addirittura i compositori dei loro testi o al
contrario persone che scrivono
senza sapere a chi le loro
canzoni verranno assegnate.
Bisogna allora rivolgersi a coloro che
forse non sono
ancora plagiati o
magari
non
hanno ancora
avuto la possibilità di sottomettersi alla
politica delle
case discografiche. Bisogna
rivolgersi a noi,
ai giovani e a tutti
quelli che esprimono quello che sentono con quella forma
d'arte impulsiva e sconvolgente che può essere la
musica, è seguendo questo criterio che abbiamo fatto delle semplici ma significative domande ai ragazzi dell'omnicomprensivo del Liceo Primo Levi che si sono
riuniti per condividere e confrontare attraverso la
musica il loro pensiero. Per il momento siamo riusciti ad individuarne due, i Trent e i Lineout ai quali
abbiamo posto alcune domande.
E’ ORMAI LUOGO COMUNE CHE
LA MUSICA NON SIA PIÙ UN
MODO PER COMUNICARE, MA
UNA ESPRESSIONE BLASFEMA
DI UN MONDO DI STEREOTIPI E
OLOGRAMMI DI UNA VITA
PERFETTA “IN PACE E ARMONIA
CON CIÒ CHE CI CIRCONDA”
Quanti sono i componenti del gruppo?
T “Siamo in quattro” L “Siamo in quattro”
Qual è la vostra età media?
L “Circa 19” T “Va dai 17 ai 19”
Da quanto tempo suonate?
T “Da più o meno due anni”
L “Da circa cinque anni, ma il
gruppo da due mesi ha
due nuovi elementi”
Che genere di
musica fate?
L Hard core
melodico
T Ska punk
Un aneddoto
particolare che
vi riguarda?
T Al Rolling
Stones, nell’attesa di suonare
eravamo andati
a mangiare. Chi
ci precedeva è
stato più veloce del
previsto e siamo stati
spostati per ultimi.
Iniziato il nostro pezzo, per
un errore tecnico siamo stati
“coperti” da musica diffusa!
Una frase che vi caratterizza?
L “Here we go again mother and father”.
E come dice Kurt Cobain in Smells like teen
spirit: “Our little group has always been and always
will until the end”. Se desideriamo intensamente
qualcosa o essere qualcuno è necessario provare per
sapere se lo vogliamo davvero.
In alto, i due membri fondatori dei Lineout
In basso, Francesca e Angelo, due dei quattro componenti dei Trent
N10_13_15_COL_ULTRA_S
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PASSIONE
TOTALE
ANDREA LORO
DA “WEEKEND WARRIORS”
A VERO E PROPRIO
FENOMENO SOCIALE:
ALLA SCOPERTA DI UN
MOVIMENTO CON PIÙ DI
TRENT'ANNI DI STORIA
[email protected]
In Italia il calcio non è solo uno sport, ma un fenomeno che richiama attorno a sé molti
individui, con forti legami tra i sostenitori della
medesima squadra. La presenza diffusa
di questi sentimenti in molti strati
della società, ha rappresentato il terreno fertile per
la nascita di un fenomeno sociale di
indubbia rilevanza:
il movimento
Ultrà. Il nome
deriva da una
frangia rivoluzionaria che,
durante la
Rivoluzione
Francese, si
distinse per
intransigenza
e fanatismo (se
non ricordo
male…), e tale
fenomeno vide la
luce (in Italia) alla
fine
degli
anni
Sessanta.
Storicamente, il primo
gruppo ultrà italiano è la
Fossa dei Leoni, nato a Milano
(sponda Milan) nel 1968, seguito a breve
distanza dai Boys-Furie nerazzurre, poi Boys
S.A.N., di fede interista, che vide la luce nel 1969.
Dando uno sguardo agli anni di formazione dei
gruppi in questione, appare chiaro come essi
siano nati in un periodo storico molto particolare,
dove il desiderio di cambiamento, ma possiamo
dire anche “di rivoluzione”, era diffusissimo tra i
giovani. E’ importante sottolineare che
un decisivo ruolo nella nascita di
tale fenomeno e nel suo successivo sviluppo sia stato
giocato dalla politica:
almeno nella fase iniziale della storia
del movimento,
quasi la totalità
dei gruppi
aveva
una
forte connotazione ideologica, riscontrabile in
molti casi
ancora oggi.
Se si osservano le immagini
che decorano gli
striscioni presenti
nelle curva degli
stadi di tutto il
mondo, o solamente se
si presta attenzione al
look delle persone che li
popolano, in molti casi sarà agevole identificare una sorta di “comune
sentire” politico all’interno del singolo gruppo.
Al di là del discorso politico sta di fatto che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, l’età media
della popolazione che frequentava gli stadi si era
Un particolare della curva Sud di Milano... una “alternativa” vincente al
compassato tifoso da tribuna centrale!
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N10_13_15_COL_ULTRA_S
25-11-2002
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maggiore, rafforzata dal senso di appartenenza
ai primi esempi di gruppi organizzati. Portando
l’esempio dei Boys, vediamo come essi nascano
da una “costola” di uno storico Inter Club, dal
momento che era nata, in quei ragazzi milanesi,
l’esigenza di interpretare il tifo in maniera totale,
viscerale, rivoluzionaria… in una parola, Ultrà.
Fin dalla loro nascita, i gruppi ultras hanno dato
rilevanza alla loro identità: da qui l’esigenza di
elaborare nomi, stemmi e attitudini che li identifichino anche tra i tifosi dello stesso club.
fortemente abbassata.
Di conseguenza le tribune degli impianti sportivi perdevano progressivamente le caratteristiche che le accomunavano ai parterre dei teatri
o ai salotti dei caffè del centro, per divenire
naturali appendici delle università, dei locali, dei
centri sociali e di tutti i luoghi di aggregazione
giovanile.
Questo “svecchiamento” degli spalti determinò
la nascita di un modo nuovo di interpretare il
tifo per la squadra del cuore che trova la sua
principale caratteristica in una passione sempre
La sfida non è solo in campo: le tifoserie di Milan e Inter si sfidano a
colpi di coreografie... il vincitore? Decidetelo voi!
N10_13_15_COL_ULTRA_S
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Si può tranquillamente affermare che
tale esigenza rappresenta la forza dell’intero movimento, in quanto è proprio il
senso di appartenenza al “gruppo” che
spinge la persona “oltre i suoi limiti”:
credo che siano in pochi quelli che, di
propria iniziativa, si sobbarchino ore ed
ore di treno per assistere ad una partita
in trasferta della propria squadra del
cuore, ma se lo fanno tutti… Questi ideali, ma soprattutto il forte spirito di corpo
presente in ogni singolo gruppo ultrà,
hanno spesso alimentato eccessivamente lo spirito di antagonismo nei confronti
di chi sostiene colori diversi, lasciando
spazio a deprecabili episodi di violenza,
e significherebbe nascondersi dietro un
dito affermare che tali fatti non hanno
nulla a che vedere con l’universo ultras;
quando la passione è senza limiti, il
passo dalle parole ai fatti è tutt’altro che
difficoltoso…
Sta di fatto che il fenomeno del tifo organizzato si diffuse a macchia d’olio in tutta
Italia, dando vita ad esperienze interes-
santi in tutti i centri urbani che potevano vantare squadre
di un certo rilievo (Roma, Torino, Genova, Firenze,
Napoli…), ma anche in città di provincia, come Bergamo,
Brescia, Verona, Vicenza, Perugia. Se mai un giorno vi
capiterà di andare allo stadio (credetemi, ne vale la pena),
fermatevi ad osservare le due curve. Guardate le bandiere che sventolano ed i fumogeni che colorano l’aria, ascoltate il crescente rullare dei tamburi ed i cori che si alzano… osservate quelle migliaia di persone con addosso
gadgets improponibili, che all’unisono saltano, cantano,
urlano e s’incazzano. Dietro a loro c’è una storia che dura
da quasi cinquant’anni, mezzo secolo fatto di notti insonni in treno e di centinaia di chilometri percorsi in auto, a
piedi, in aereo con addosso, ma soprattutto nel cuore, i
colori della propria squadra. Provate ad immaginare di
salire delle scale, in un corridoio grigio e sporco, illuminato da fredde luci al neon e, tutto a un tratto, trovarsi di
fronte una muraglia umana di ottantamila persone, sentirsi inondati di luce, travolti da un mare di voci e di colori…
un brivido vi corre lungo la schiena… e vi sentite parte di
qualche cosa che non riuscite a spiegare… ma vi accorgete subito che vi piace un sacco.
E’ quello che ho provato la prima volta che sono andato
allo stadio e, lo avrete capito, questa specie di malattia
non mi è ancora passata.
ADDRESSBOOK
www.curvanordmilano.it (per gli inguaribili dell'Inter, come me)
www.irriducibili.com (il sito ufficiale degli ultrs laziali)
www.fdl.it (il sito del più importante gruppo del tifo rossonero)
www.fototifo.it (un sito dove potrete trovare foto e links su tutti i gruppi italiani e non)
Il fenomeno ultras non è un’esclusiva delle grandi città. Nella foto la Nord di Bergamo
(in trasferta a Milano), a mio parere una delle migliori curve d’Italia.
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25-11-2002
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FUTURISMO
CONTEMPORANEO
STEFANIA DE DONATIS
[email protected]
Dinamismo, colore, movimento, frenesia, vitalità, rottura delle convenzioni e gusto per la provocazione,
sono ciò che caratterizza questa poetica.
La mostra cerca di riproporre l’atmosfera “futuribile”
e “briosa” attraverso un percorso artistico e storico,
che ci porta, per un attimo, a ritroso nel tempo: siamo
intorno agli anni ’10. A questi anni risale, infatti, il
primo manifesto della pittura futurista. Si incomincia
qui a parlare di ribellione nei confronti del passato e
nei confronti di “ un’Italia biancheggiante di sepolcri”. Si sostiene che l’arte debba adeguarsi all’ambiente che la circonda. Ed ecco, allora, che la città,
con la sua frenesia, e tutto ciò che ne fa parte fanno
il loro ingresso trionfale nell’arte. Magnificare la vita,
contemplare la modernità, “fissare” sulla tela soggetti inediti e mai sfruttati, negare lo spazio come
entità fisica e ben definita, porre lo spettatore all’interno di una scena che lo “avvolge” e lo “cattura”:
sono parole d’ordine. Saperle mettere in pratica
equivale a molto di più che essere artisti: vuol dire
INTERESSANTE E BEN
ALLESTITA È LA MOSTRA,
OSPITATA RECENTEMENTE
AL PAC (PADIGLIONE D’ARTE
CONTEMPORANEA), DEDICATA
ALLA PIÙ ITALIANA ED
ORIGINALE DELLE AVANGUARDIE
STORICHE: IL FUTURISMO
essere dei veri e propri “poeti”. Boccioni, Balla,
Severini, Palazzeschi, Marinetti, ne sono consapevoli.
Forse, proprio tale consapevolezza ha fatto sì che
diventassero i veri grandi protagonisti.
Le opere presentate alla mostra arrivano dai più
importanti musei e si tratta di capolavori. Ma sono
presenti anche numerosi “studi” e bozzetti che ci
illustrano le differenti fasi che hanno portato ai
rispettivi risultati finali, nonché lettere e cartoline
disegnate a mano. “Materia”, “Mattino”, “Bambina
che corre sul balcone”, “La città che sale”, “Stati d’animo: quelli che restano” e la famosissima scultura
raffigurata sulla nostra moneta da venti centesimi:
“Forme uniche nella continuità dello spazio” sono
solo alcune delle opere esposte. Ma, indubbiamente l’opera simbolo, il “non plus ultra”, l’apice dell’espressione artistica futurista è “Elasticità”, dipinto di
Boccioni del 1912 raffigurante un cavaliere che, con
ritmo sostenuto, attraversa un campo al confine
della città. La periferia milanese con le sue case, i
suoi quartieri industriali e le presenze metalliche dei
tralicci elettrici, delle gru, delle torri di elevazione che
Sopra: Carlo Carrà, Il cavaliere rosso
Sotto: Umberto Boccioni, Stati d’animo II, Quelli che restano
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progressivamente andavano rivestendo con le forme
del moderno la campagna suburbana, fa da sfondo
all’incedere del cavaliere colto nell’attimo in cui il
sobbalzo della corsa lo fa irrigidire sulle staffe. Il
movimento del cavalcare è un continuo susseguirsi
di stati di tensione e rilassatezza, una reazione di elasticità, appunto, necessaria per assorbire ogni sobbalzo causato dalla forza che il cavallo impegna dinamicamente nella sua corsa. La galoppata sembra
così in grado di “catturare” e travolgere l’ambiente
circostante, come se l’energia dell’animale fosse tale
da abbattere e “portare via con sé” tutto ciò che
incontra sul suo lungo cammino. Ma il Futurismo non
è solo arte, non è solo un’espressione d’avanguardia. È anche letteratura, è anche cinema, è anche
teatro. Insomma, una vera e propria “moda” che si
insinua nei principali campi della vita quotidiana di
ogni uomo. Marinetti, annoiato dalla sintassi di
Omero, sente il bisogno di liberare le parole dai
legami sintattici e di inventare le “parolibere”, parole in libertà, sciolte da ogni convenzione. La punteggiatura scompare, il normale uso delle parole viene
eclissato per lasciar spazio all’analogia che dà vita a
veri e propri “voli di linguaggio”.
L’immaginazione senza fili diventa quindi la
linea conduttrice e la chiave per capire ogni
componimento “lirico” che si trasforma più
spesso in rumore, suono; si tratta di descrizioni di attimi, immagini momentanee e fuggenti catturate e “rese” sulla carta dal poeta, l’unico in grado di farlo. L’importanza delle
opere e dei testi futuristi risiede nel fatto che
ognuno “apre dei contatti con dei mondi
nascosti e misteriosi”. I futuristi pensano,
infatti, di avere dei cervelli al di sopra della
media e si dichiarano possessori di un’anima nuova
che abbia facoltà superiori per indagare l’universo
nascosto. Un legame molto profondo esiste nel
binomio letteratura-teatro. Gli spettacoli, più spesso
noti come “serate futuriste”, sono grandi esempi di
sperimentazione. Si tratta di spettacoli brevissimi,
che a volte durano pochi minuti, a volte solo il tempo
di un’apparizione, di una “Detonazione”. Le storie
trattate sono al limite del pensabile e dell’immaginabile. Si tratta di veri e propri “nonsense”. Ne “il
corpo che sale” la signora del terzo piano risucchia
l’amante mentre cade dal balcone, ne ”il regalo” un
padre di famiglia torna da un viaggio e lascia la valigia in sala; la moglie e i figli aprono la valigia in cerca
del regalo e vi trovano la testa sgozzata dell’amante
del marito ma lo scambiano per un cappellino alla
moda…Non meno importante, anche se meno
nota, è la sperimentazione che i futuristi compiono in
ambito cinematografico. Si pensi ad un film quale
“Amor pedestre” dove si scopre chi sta con chi tramite un “inseguimento” di piedi con scarpe diverse:
gli attori protagonisti sono dunque, e per la prima
volta, i piedi! Anche qui abbiamo a che fare con
“espressioni” molto brevi, cortometraggi realizzati per lo più fuori dalle logiche del sistema industriale e autofinanziati. Il film “vita futurista” del
1916, opera di diversi artisti, comprende diversi
frammenti sconnessi, ed è attraversato dal gusto
per l’assurdo: il pittore Giacomo Balla corteggia e infine sposa una sedia. I frammenti del film sopravissuti mostrano
l’uso di specchi deformanti e sovrimpressioni, secondo modalità che anticipavano quelle delle successive avanguardie cinematografiche.
Sopra: Giacomo Balla, un particolare di La mano del violinista
Sotto: Filippo Tommaso Marinetti, Prima composizione futurista, da Otto anime in una bomba
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ERASMO&
COPERNICO
MONICA FAVARA
[email protected]
Infatti, i locali e i pub non sono solo dei veri e
propri “luoghi di studio alternativi” ma appaiono
anche come delle vere e proprie opere d’arte.
Difficilmente non si rimane stupiti quando, pensando di gustarsi una
semplice birra, ci si ritrova in
suggestivi micro-musei
d’arte contemporanea.
Comunque vi consiglio di munirvi
della rivista Aktivist, corrispettivo polacco di
ZeroDue,
dove trovate
eventi e indirizzi. Ho frequentato per
nove
mesi
l’Accademia
di Belle Arti
Jana Matejki e
quindi non ho
vissuto la città da
semplice turista ma
come padrona d’ogni singolo spazio.
E’ una sensazione che
cogli immediatamente quando riesci a scrollarti di dosso quegli ultimi rimasugli d’estraneità, tipici di
chi ha l’opportunità di andare a vivere all’estero.
Al contrario di quello che la “mitologia cinematografica” (vedi Verdone) ha professato sulla
Polonia, la gioventù universitaria è meno bigotta
VIAGGIO-STUDIO A CRACOVIA,
UNA CITTÀ A MISURA DI
STUDENTE.
POLO D’ATTRAZIONE È IL
BELLISSIMO CENTRO
STORICO, STARE MIASTO
(CITTÀ VECCHIA), DOVE SI
MESCOLANO CULTURA E SVAGO
e provinciale di quanto non si possa immaginare.
Però non posso sfatare il cliché della donna nordica prevaricatrice e indipendente.
L’emancipazione femminile che ho
avuto l’occasione di osservare
arriva a livelli tali che farebbe
impallidire qualsiasi donna italiana. Ma torniamo alle bellezze di
Cracovia.
Intorno a questa
capitale della
cultura girano
moltissimi
miti: il trombettiere della
torre, i cavalieri-piccioni
della piazza e
il drago sputa
fuoco; ma il
mio preferito, e
forse
il
più
curioso, è quello
che caratterizza il
castello reale, il
Wawel. Si dice che in
un angolo di questo ci sia
uno dei sette punti Chakra
della Terra, uno dei più forti flussi
energetici che attraversano il nostro pianeta. Due, invece, sono per me i personaggi simbolo di Cracovia. Uno è un anziano signore che
possiede una galleria di poster (plakat) dietro la
piazza centrale.
Copernico (1473-1543), studia presso la Facoltà di Astronomia dell’Università di Cracovia, che
attualmente porta il suo nome. Nel 1543 conclude “De revolutionaribus orbitum coelestium”
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Cracovia, infatti, è famosa per la realizzazione di manifesti teatrali e cinematografici; in questa galleria è possibile trovarne di tutti i generi: il proprietario ne colleziona fin da quando
era bambino! Il secondo personaggio è un altro anziano signore, un
violinista ambulante gitano. Si narra
che per invidia del suo talento, in
tempi di gioventù, un suo coetaneo
gli spezzò il braccio per impedirgli di
suonare ma, nonostante l’anomala
calcificazione del braccio, continua a suonare per
le vie di Cracovia.
Caratteristico è anche il quartiere ebraico,
Kazimierz, non molto lontano dalla città vecchia.
La maggior parte degli studenti trovano alloggio
in questa zona perché i prezzi sono decisamente
più bassi rispetto al pieno centro.
Le stradine sono molto confuse e buie ma,
come nel resto della città, non si corrono
pericoli a camminare da soli durante la
notte. Assolutamente da visitare il cimitero
storico ebraico.
In alto, scorcio del Castello Reale Wawel, al centro, scultura presso i giardini della Città
Vecchia, sotto, Zakrowek. Nell’altra pagina, il mercato della Città Vecchia (Rynek Glowny)
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Un’altro luogo di straordinaria bellezza da vedere, nonostante una
certa distanza dal centro storico, si
trova nella zona di Zakrowek.
Gli scavi iniziati per recuperare del
materiale edilizio, sono stati interrotti perché è stata trovata una
fonte d’acqua limpidissima. Ora in
quel punto preciso si trova un bellissimo parco con un’enorme piscina naturale d’acqua limpidissima.
Si possono fare tuffi anche da 20 m
d’altezza e praticare roccia.
Un’ultima indicazione.
C’è un palazzo, poco lontano dal
castello, che è stato preso in gestione
da alcuni studenti dell’Accademia di
Belle Arti; si chiama D.O.M. e si trova
in via Stradom al 15. L’ultima volta
che l’ho visto era ancora in piena fase
di ristrutturazione ma so per certo
che ora è un luogo di ritrovo molto
apprezzato. L’intero arredamento è
stato interamente realizzato da giovani studenti dell’Accademia (tra
cui alcuni miei progetti); il locale
ospita al suo interno vari laboratori,
persino una camera oscura ed è
inoltre possibile alloggiarvi a prezzi
modici. Questo articolo sembra un
trafiletto della guida Michelin… A
questo punto vi consiglio di assaporare personalmente l’atmosfera
magica di questa città e lasciarvi
ammaliare dalla sua schiettezza.
In alto, il Cimitero ebraico nel quartiere di Kazimierz; a sinistra, il drago sputafuoco del Wawel.
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KRKBYNIGHT
Strefa22 Rynek Glowny
<Cracovia di notte.
<Il paese delle
Discoteca su tre piani in un ex agenzia di viaggi.
Le luci della città
fiabe, dove tutto
Ingresso massimo 3 euro, il consiglio è di rimanere fino all’alba:
lasciano scie su
è basso e largo,
splendida vista della Piazza Vecchia al sorgere del sole.
uno sfondo diseforse
perché
gnato in carbonvogliono
far
Da non perdere le serate del gruppo di djs
cino; palazzi
vedere che non
Vinyl Sombreroz (2funky I miss U) e Chilled Morelas.
austeri e alberi
sono così instaspogli ritagliano
bili come si
Miasto KraKoff vicino Biskupi
uno spazio negacrede, che stanDiscoteca con caratteristica parete di televisori che fanno da
tivo nell’onnipreno aspettando
sente biancore
un treno per
cornice a singolari opere d’arte.
della neve. Il fredandare.
Tutto
do ne delinea i
quello che serve
Klub Kulturalny ul.Szewska
contorni, riempienper divertirsi è
Pub che nasconde al suo interno curiosi segreti da scoprire.
do l’immagine di
nascosto e tutto
dettagli. Una città da
quello che è rigore è
Ho integrato questo mio articolo con impressioni e
vivere a piedi, un posto
messo in mostra.
fantasiose interpretazioni di alcuni miei amici che
in cui perdersi è facile ma
Le persone sembrano
hanno avuto la possibilità di visitare questa
il centro è sempre a due
calme e pacate ma traspaaffascinante città.
passi. Cosmopolita, ma non
re che stanno per fare il
enorme. Di giorno Cracovia è
botto, forse per tutti i tappi
attiva, ma pur sempre calma, riservache gli abbiamo messo o che gli
ta, come le persone che la popolano.
hanno messo.
Nelle trattorie i pochi tavoli uniscono sconosciuti; non
Sicuramente sono più semplici ed entusiasti di noi
c’è né imbarazzo né invadenza nell’atteggiamento di coloma si lasciano colpire da cose che sono ai nostri occhi
ro che condividono la mezz’ora di un pasto per poi prosemolto banali, forse perché le osservano con più semguire sulla propria strada. Di notte Cracovia diventa vitale,
plicità. Lusso sfrenato e povertà si mischiano ma non
allegra. Nei bar c’è un’atmosfera che fa sentire a proprio
troppo bene.
agio anche chi del polacco conosce solo "pivo"; molti
pulita, cattolica e diffidente ma se capiscono che non
sono gli studenti stranieri che si trasformano in clienti abisei lì per fare “l'occidentale”, dove tutto quello che
tuali. Mi ricordo di aver dato una mia fototessera al barista
vedi è obsoleto, credo che ti diano tutto quello che
del Metro, sotto casa di Monica; gli ho detto di incastrarla
hanno. Gli sguardi ti fanno sentire stupido per le cose
nello specchio dietro al bancone. Se fossi tornato in un
che occupano i nostri pensieri che, sicuramente per
anno mi avrebbe offerto una pinta di Okocim. Beh, era
loro, sono tanto speciali quanto un bel Capodanno che
Novembre dell'anno scorso...>. Benji
il giorno dopo è finito>. Andrea Carminati
<Veramente un bel posto (inizio un po’ banale) se non fosse per la lingua! Avevo sempre l'impressione che i miei
interlocutori fossero intenti a masticare vetro (crkrzcr...). Ci ho provato anch’io (con il polacco, non a masticare vetro!),
infatti dopo poco le mie gengive hanno iniziato a sanguinare abbondantemente (a fiotti direi) ma poi ho scoperto
che non era un problema di lingua ma del devastante effetto collaterale degli ettolitri di ottima wodka polacca che
mi sono ingerito. Viva il KRUPNIK, tipica wodka al miele, è buonissimo, non potete non provare a provarlo!>. Gatto
In alto, il trombettista della chiesa di Santissima Maria Vergine a Sukiennice.
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25-11-2002
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N
VIRAL
TELECOMMUNICATIONS
SERGIO BIANCO
UN SISTEMA CHE POTREBBE
COSTITUIRE UNA
RIVOLUZIONE NEL CAMPO
DELLE TELECOMUNICAZIONI.
NUVOLA VI SPIEGA COME
FUNZIONA E A CHE PUNTO
SIAMO.
[email protected]
In principio fu il Wi-Fi. Wi-Fi è l’acronimo di wireless fidelity, ossia il nome scelto per indicare tutte
le specifiche ed i protocolli utili per la creazione di
reti locali senza fili. Questo standard, in
poche parole è nato per consentire la creazione di reti informatiche private senza lo
sbattimento dei cavi.
Il tutto si basa sulla
possibilità di trasmettere
dati
sulla frequenza
dei 2,4 o dei 5
Ghz (libere in
quasi
tutti
paesi,
nel
nostro ancora
non si sa…)
utilizzando
una scheda da
installare nel
proprio computer dal prezzo
intorno ai 200
euro, raggiungendo una banda, concretamente larga, di 11
Mbit (per i 2,4 Ghz) e 54
Mbit (per i 5 Ghz). Finché la
comunicazione rimane chiusa fra
quattro mura il sistema è interessante,
ma non rappresenta molto di più un’alternativa
più comoda ed economia alle normali LAN (che
comunque non è poco), ma la vera rivoluzione
avviene quando le antenne vengono puntate
verso l’esterno. Il WiFi permette di collegare via
etere computer a distanze che possono raggiungere i 400 metri. Per fare un esempio con venticinque, trenta postazioni ben posizionate sarebbe possibile costruire una
rete civica che copra tutta
San Donato. Il bello è che
visti i costi ed il funzionamento di questo
tipo di tecnologia
non c’è bisogno
di un provider
che
gestisca
l’accesso:
mentre nella
rete Internet
“tradizionale”
si utilizza una
linea telefonica, che va
quindi pagata
ed il traffico di
dati transita da
grossi
server
gestiti dai provider
di servizi internet,
con il WiFi è possibile
costruire un network i cui
nodi sono gli utenti stessi,
mentre i dati corrono nell’etere
senza ingrassare la bolletta telefonica,
insomma gli utenti diventano i proprietari della
rete. Non è un’ipotesi irrealizzabile: Seattle (chissà perché proprio lì..) è stata la prima città dove
sia stata sviluppata una rete di questo tipo e
Recentemente Nicholas Negroponte (fondatore e direttore del Media Lab presso il MIT, Massachusetts Institute of
Technology, Boston), ha definito le viral telecommunications come “un fenomeno davvero nuovo e rivoluzionario, dove ognuno
costruisce la sua parte e il tutto è tessuto insieme da accordi non vincolanti”.
N10_22_23_B_N_WIRELESS_S
25-11-2002
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copre quasi tutta l’area metropolitana (http://www.seattlewireless.net/) in più alcuni utenti “generosi” condividono la
parte di banda della rete Internet che non utilizzano fornendo dei gateway per passare dalla rete cittadina al www.
Questo significa che con una scheda da 150 dollari (lì costano meno) chiunque può collegarsi ad Internet attraverso il
loro nodi gratis. Seattle è la prima, ma non è l’unica: esistono, infatti, molti altri progetti del genere in corso di sviluppo
in tutto il mondo (ne trovate un elenco aggiornato su
http://www.toaster.net/wireless/community e vi assicuro che
non è corto). Fin qui solo buone notizie, pare. Qual è l’altra
faccia della medaglia? Il primo problema riguarda la sicurezza. Quando i dati viaggiano liberi nell’aria invece che protetti dentro un cavo è più facile acchiapparli anche per chi non
ne è il legittimo destinatario. Infatti, è già stata dimostrata la
violabilità del WEP (Wired Equivalent Privacy) il protocollo di
sicurezza delle reti wireless ed esistono già diversi software
(Airsnort è il più famoso) che automatizzano la ricerca di una
rete WiFi ed il cracking del protocollo di sicurezza permettendo ad un utente mediamente esperto di ottenere l’accesso ad una rete WiFi privata. Questo problema è risolvibile
prima di tutto perché per noi comuni utenti mortali solo una
piccola parte dei dati che transitano dalla rete sono d’importanza tale da meritare un livello di protezione molto alto
(voglio dire: che mi frega se un hacker si legge le e-mail che
spedisco ai miei amici o le stupidaggini che scrivo in chat? Se
si diverte con così poco…) e quando dobbiamo far transitare quei dati che riteniamo sensibili possiamo sempre tornare
ad affidarci ai vecchi cavi (certo che quando devo accedere al
mio conto in banca preferisco un po’ di discrezione). In
secondo luogo agli albori della rete la situazione non era
molto differente e quando avete accettato di installare le
prime versioni di Napster (solo per fare un esempio) avete
lasciato che il vostro PC fosse in balia di qualunque hacker
mediamente esperto. Tutto sta nel lasciare che il sistema si
diffonda e si evolva, com’è naturale
che sia, la mitica sfida fra chi produce
protocolli di sicurezza e chi li viola portandolo a raggiungere quel livello
d’affidabilità che Internet ha raggiunto
in venti anni di storia. Il secondo problema è di natura politica e legislativa:
in Italia non esiste ancora una regolamentazione precisa riguardo le reti
WiFi. Esiste solo un DPR (447
5/10/2001) che, in sintesi, stabilisce
che le bande intorno ai 2,4 Ghz sono
di libero uso in ambito domestico e
che è necessaria la richiesta di un permesso al ministero per collegarle alla
rete pubblica. Le ultime dichiarazioni
di Gasparri (il nostro ministro delle
telecomunicazioni)
considerano
importante una precisa regolamentazione del settore per “dare certezze
agli operatori" e vedono l’iniziativa
del governo volta a “ricercare le regole giuste per rendere possibile un mercato aperto, competitivo e soprattutto dinamico. Senza diritti d’esclusiva
nell'installazione delle infrastrutture e
per consentire un accesso non discriminatorio di tutti gli operatori". A
quanto pare si sta puntando più a
garantire gli operatori che vogliono
vendere al pubblico i servizi WiFi piuttosto che gli utenti che vogliono
costruire una rete pubblica autogestita. Chi vincerà? Interessi di mercato o
libertà d’iniziativa degli utenti?
“Sitografia” consigliata: www.portel.it / www.punto-informatico.it / www.wifi.freeinternet.it / www.weca.net
www.seattlewireless.org / www.toaster.net/wireless/community / www.wired.com/wired/archive/10.10/wireless_pr
Sul sito www.nuvola.org trovate i link ad accesso diretto, la descrizione dei siti e altri contenuti aggiuntivi.
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GLOBAL
BOOKS
ANDREA LORO
LA LETTERATURA SULLA
GLOBALIZZAZIONE
NON È SOLO “NO LOGO”,
ECCO ALCUNI
SUGGERIMENTI PER
SAPERNE DI PIÙ
[email protected]
Questo articolo nasce da una discussione sviluppatasi sul sito Recsando (www.recsando.org), all’interno
del Forum San Donato. Massimiliano Melley, Sandonauta e Sandonatese, ha ritenuto che l’articolo
pubblicato sul numero 9 di Nuvola a firma di Andrea Loro, “Mercato globale, emergenza globale”,
guardasse al fenomeno della globalizzazione da un punto di vista eccessivamente parziale, e ha
espresso questa sua opinione appunto attraverso un messaggio sul forum, proponendo una rassegna
bibliografica sul tema globalizzazione. Abbiamo accolto volentieri l’idea, ed eccovi qui alcune recensioni
che abbiamo sollecitato a redattori e collaboratori, nella speranza che possano essere di interesse
generale, al di là delle posizioni ideologiche di partenza. Alcune di queste, altre ancora sullo stesso
tema, e su altri temi, le potete trovare su www.recsando.org all’interno del Forum Libri.
Walden Bello
IL FUTURO INCERTO
Prefazione di Anuradha Mittal
Baldini&Castoldi
Il tema della globalizzazione, dei suoi effetti
politici, economici, ecologici e culturali e delle
prospettive per molti versi inquietanti che essa
apre sul prossimo futuro degli abitanti del pianeta non è soltanto uno degli argomenti più
importanti del dibattito politico attuale, ma rappresenta anche un'inevitabile esigenza d’informazione, proprio per le conseguenze che le
scelte economiche globali hanno sulla vita di
tutti, e ancor più sui paesi del Sud del mondo.
Da qui l’interesse per il libro di Walden Bello “IL
FUTURO INCERTO”. Walden Bello è ritenuto
uno dei leader più interessanti della galassia 'no
global'. Osservatore privilegiato, e protagonista,
della lunga e spesso sotterranea battaglia tra i
paesi del Sud del mondo e quella che lui chiama
“la santa trinità di Bretton Wood”: il Fondo
monetario, la Banca mondiale e, da ultimo, il
Wto. Il Futuro Incerto e’ una raccolta di articoli
pubblicati su diverse riviste internazionali da
Walden Bello: sono brevi saggi e testimonianze
dove la globalizzazione è vista dal grandangolo
del Sud del mondo. "E un libro", dice Bello,
"sull'esercizio del potere nelle relazioni internazionali e sul modo in cui questo esercizio genera
diseguaglianze, crisi e, infine, resistenza... è un
libro sull'esercizio del potere da parte degli Stati
Uniti, sul suo impatto sull'economia globale e
sulle politiche mondiali e sulle risposte che ha
provocato nelle altre società, popolazioni e
comunità." Il libro si compone di quattro parti:
la crisi delle istituzioni di Bretton Wood, che ha
decretato la fine dell’”età dell'oro” e l’inizio
dell’”età del dollaro”; il ruolo del capitale speculativo nella crisi finanziaria asiatica; l'inarrestabile espansione degli Stati Uniti attraverso il vettore della globalizzazione, cui fa da complemento un’attenta analisi sul ruolo del WTO; infine, la
lotta per il futuro, dove l’autore delinea nuovi
scenari possibili di un mondo più equo, dove
vengano riconosciute e rispettate risorse, differenze e autonomie.
MAURO MIORALI
[email protected]
Sul sito www.recsando.org, nel Forum Libri, potete trovare molte altre recensioni.
Sul sito www.nuvola.org potete invece trovare informazioni aggiuntive su questo articolo.
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Carlo Pelanda e Paolo Savona
SOVRANITA’ E RICCHEZZA
Come riempire il vuoto politico
della globalizzazione
Sperling & Kupfler
Il libro, d'impostazione liberista, spiega perché la globalizzazione dei mercati può produrre squilibri nei
Paesi in via di sviluppo. L’apertura è un fatto in sé positivo poiché genera un flusso necessario di capitali
verso il Terzo e il Quarto Mondo. I problemi nascono
dalla debolezza intrinseca delle Istituzioni dei Paesi
poveri. Mentre cedono sovranità economica ai Paesi
avanzati (soprattutto agli Usa), gli Stati devono esser
lasciati liberi di definire ciascuno la propria via all’adattamento al mercato globale: democrazie imperfette e mercati finanziari interni poco trasparenti
hanno causato crisi spaventose poiché i capitali, che
velocemente sono arrivati, velocemente emigrano
altrove. I Paesi poveri quindi devono essere stimolati
a crearsi istituzioni più moderne e a riappropriarsi
della sovranità per negoziare il rapporto con le istituzioni internazionali quali Wto e Fmi.
MASSIMILIANO MELLEY
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•Jeremy Rifkin - La Fine del Lavoro - Baldini&Castoldi
Ecco come la globalizzazione può influire
sull'evoluzione del concetto stesso di "occupazione”.
L'autore sostiene che il nuovo equilibrio del mercato
del lavoro vada ricercato attraverso un nuovo patto
sociale, incentrato sul potenziamento del non profit e
della produzione dei "beni immateriali".
•Amartya Sen - Lo Sviluppo è Libertà - Mondadori
Il Premio Nobel per l'economia sostiene che la via verso
l'effettivo superamento della posizione di subalternità
dei Paesi in via di sviluppo sia da ricercarsi nella loro
"emancipazione economica". Lo sviluppo economico,
infatti, rende il Paese "libero". In questo senso la
globalizzazione offre opportunità non indifferenti, ma è
più che mai necessaria la volontà politica di uno sviluppo
generalizzato ed effettivamente sostenibile.
•Mario Talamona - Riflessioni sull'Economia - (Etas)
Globalizzazione ma non solo: in questa raccolta di
articoli ed interventi, il Prof. Talamona descrive le
potenzialità e le contraddizioni della moderna
economia attraverso esempi concreti e riflessioni mai
banali. Un libro che consiglio, e non solo perché il
buon Mario è stato il mio relatore di tesi...
ANDREA LORO
[email protected]
Alessandro Baricco - NEXT - Piccolo libro sulla globalizzazione e sul mondo che verrà - Feltrinelli
“Così come non esiste una determinazione precisa del significato di stupidità, non si può dare una
definizione di globalizzazione, ma se ne possono fare degli esempi”. Alessandro Baricco nell’analizzare il
fenomeno globalizzazione parte da qui, non per sostenere che questo fenomeno non esiste, ma per
evidenziare come la tendenza collettiva - di massa, globale / ndr (;>) - sia di definire il fenomeno stesso
ricorrendo ad esempi, spesso falsi o imprecisi. Ho trovato questo “piccolo” libro sulla globalizzazione molto
stimolante, proprio perché non è di parte, e non si schiera a priori né a favore né contro di essa; né con i
“buoni”, né con i “cattivi”; e se è “contro”, è solo contro la superficialità.
CECILIA BRIANTI
[email protected]
Nell’immagine in alto, un dettaglio della copertina di Next di Alessandro Baricco: si tratta
della fotografia intitolata Kissing Contest, ©Everett Collection, Granata Press
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scuoladelfumetto
La Scuola del Fumetto di Milano è
arrivata al 23° anno d’attività, è stata la
prima in Italia ad affrontare didatticamente la preparazione dei nuovi
disegnatori secondo le esigenze del
mercato. Oggi la Scuola è una realtà
inserita nel mondo del lavoro, molte
opportunità di collaborazione vengono
richieste, da società private, da agenzie di
pubblicità, studi, case editrici, anche se le
richieste sono le più varie gli allievi sono
preparati per poterle svolgere tutte.
Oggi la Scuola ha attivato due nuovi
corsi, il corso per il fumetto Manga e il
corso di Disegno Anatomico Chirurgico,
quest’ultimo per illustratori che vogliono
operare nel settore della medicina e della
ricerca scientifica. Alla Scuola si accede
previo colloquio attitudinale che si
esplicita verificando una cartella di
disegni che il futuro allievo deve
presentare al Direttore. Dopo di che se i
lavori presentati denotano una forte
qualità manuale, l’allievo è accettato,
altrimenti si consiglia un corso di
preparazione al disegno.
Molti degli allievi diplomati negli anni
passati sono ora inseriti in diverse e
prestigiose case editrici, come Bonelli,
Disney, Star Comics, altri hanno aperto
studi e collaborano anche con agenzie di
pubblicità, altri ancora stanno preparando
una serie di progetti che la Scuola, con la
sua Casa Editrice, editerà.
Il progetto Casa Editrice da diversi anni
perseguito, ha prermesso agli allievi di
provare direttamente come nasce e si
sviluppa un progetto editoriale.
Oggi il mondo del fumetto è molto
variegato, ci sono diversi generi e ognuno
può inserirsi e prepararsi per quello che è
più consono alla propria creatività, ma
dovrà esserci una base molto buona di
disegno altrimenti l’inserimento è
difficile. Per questo motivo la Scuola del
Fumetto è diventata Casa Editrice,
inserendo dei progetti editoriali eseguiti
dagli allievi, direttamente sul mercato
delle librerie specializzate.
Siamo
presenti
nelle
maggiori
manifestazioni del fumetto, Lucca,
Milano, Roma, ecc., alla Fiera del Libro
dei Ragazzi di Bologna, e alla Fiera del
Libro di Torino. Tutto questo per agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro
dei nuovi disegnatori.
Via Savona, 10 - 20144 Milano
Tel. 02/8356371 - 8393267 Fax 02.8375895
www.scuoladelfumetto.com - [email protected]
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25-11-2002
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FOTOGRAFO
CON CUORE
ANDREA TITONE
[email protected]
Quando è iniziata la tua passione per la fotografia?
In seconda media, per “colpa” di mio zio! Avevo 12 anni e una
domenica è venuto a trovarmi e mi ha fatto provare la sua macchina fotografica: siamo andati a San Giuliano, alle giostre, a fare le
foto al calcinculo. Mi aveva molto affascinato quella strana “scatolina” che poteva catturare le immagini, al punto che, da quel giorno sono diventato fotografo ufficiale di tutte le gite scolastiche.
Come hai deciso di fare della fotografia la tua professione?
Dopo le medie mi sono iscritto a Ragioneria all’Omnicomprensivo,
periodo molto discontinuo: sono stato anche più di un anno senza
fare nemmeno uno scatto. Poi durante il servizio militare venne
richiesto alla nostra caserma di preparare una relazione e io, un po’
per scherzo e un po’ perché sapevo che il superiore era appassionato di fotografia, proposi di raccontare la caserma per immagini. Fu
in quell’occasione che capii cosa volevo fare “da grande”. La scuola è arrivata solo dopo, sotto forma di un corso di specializzazione,
ma l’esperienza vera l’ho fatta con passione sui libri e sul campo.
Quanto conta l’uomo e quanto la macchina in una fotografia?
Le emozioni, la persona, la sensibilità sono i punti di partenza.
Detto questo, sicuramente bisogna avere a disposizione una serie
di nozioni che ti permettano di vedere “con gli occhi della pellicola” per sapere ciò che otterrai da uno scatto. E in più per certe
foto è indispensabile avere gli strumenti adatti. Per esempio, nella
fotografia sportiva si sono fatti enormi progressi con l’autofocus.
LE PARAOLIMPIADI DI
ATLANTA, IL REPORTAGE PER
EMERGENCY, IL KOSOVO,
L’EDITORIA... LAVORO E
PASSIONE DI MICHELE
CAZZANI, SANDONATESE, 34
ANNI, GRANDE FOTOGRAFO
E GRANDE PERSONA
INTERVISTA
MICHELE
CAZZANI
In alto, Michele Cazzani in redazione durante l’intervista. In basso, collage fotografico di
Michele Cazzani per “CampusWeb”ambientato nella zona Brera di Milano.
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«Ho visto Michele quando ha scattato la prima fotografia ad un ferito da mina antiuomo, all'ingresso dell'ospedale di EMERGENCY a Erbil, Kurdistan iracheno. Gli infermieri avevano estratto con cautela dall'ambulanza un
ragazzo giovane, le gambe dilaniate dalla mina, la faccia bruciata dall'esplosione. Accanto a lui la madre, occhi
neri impietriti dalla disperazione, una lunga treccia di capelli grigi. Bellissima. Io, da dietro i vetri del Pronto
Soccorso mi vergognavo di pensare: "Michele, fotografala. E' uno di quei soggetti che un fotografo non si può
lasciar sfuggire". Ma Michele non fotografava né la donna, né il figlio. Per lunghi minuti ha passato la macchina
fotografica da una mano all'altra, ma non riusciva a cominciare. Sgomento? Pudore? Poi si è obbligato. L'ho
visto usare l'obiettivo come i nostri chirurghi usano il bisturi: con lucida professionalità e con passione insieme.
Molto di più che un lavoro, una partecipazione totale a un dramma da cui non si può restare fuori».
Teresa Strada, Presidente di Emergency
Inoltre oggi con il digitale si sono abbassati notevolmente i costi, è un’ottima scelta soprattutto per
l’editoria, anche se c’è chi sostiene che cambia la
filosofia e si perde il fascino di un’immagine fermata su una pellicola per almeno cent’anni da una reazione chimica irreversibile.
Qual è la top-five dei tuoi fotografi preferiti?
Al primo posto metterei Anthony Suau, americano,
specializzato in reportage in bianco e nero, Premio
Pulitzer nel 1984. Poi David La Chapelle, lavora nella
moda e gioca molto con i colori: fantasioso anche
nelle scenografie, al limite del kitch. Al terzo posto Elliott
Erwitt, che ho conosciuto di persona, per il sarcasmo e l’ironia di ogni sua foto. Un altro fotografo della mia top-five
è senz’altro Bill Allard del National Geographic e infine
dico con piacere Matteo Ferrari, con cui ho iniziato insieme la strada del professionismo.
In seguito al reportage sulle Paraolimpiadi di
Atlanta del 1996, dal taglio molto “positivo”
Michele è stato contattato da Emergency per
un reportage sulla loro missione in Kurdistan.
Cosa ti è rimasto dei lavori per Emergency?
È difficile riassumere in poche parole un’esperienza così
intensa: potrei parlarne delle ore… Ho accettato questo
lavoro un po’ come una sfida, dato che il reportage di
guerra è l’estremo del reportage per un fotografo. Ho
avuto delle conferme personali: mi piace il mio lavoro, che
non è solo immagini, ma anche conoscere persone. Ho
visto la fragilità dell’uomo senza amore: vivere a diretto
contatto con le conseguenze della guerra mi ha insegnato a fare scelte d’amore, nel senso più ampio del termine.
Però fare reportage di guerra non è una cosa che puoi
fare tutta la vita. Perché rischia di degenerare in qualcosa
di morboso: mi è capitato di vedere fotografi che sistemavano i cadaveri per fare la foto migliore…
Cosa ne pensi di San Donato?
Quando ero alle superiori ho fatto per tre anni l’arbitro di
calcio, cosa che mi ha fatto girare per tutto l’hinterland
milanese e vi assicuro che San Donato è davvero il posto
più bello: molto tranquillo, forse un po’ “da famiglia”, ma
decisamente il meglio di tutta la provincia!
La tua proposta per San Donato?
Non saprei… secondo me c’è tutto a San Donato. Ricordo
che quando ero più giovane mi sarebbe piaciuto trovare
un circolo culturale per gli appassionati di cinema, che
magari offrisse la possibilità di realizzare cortometraggi.
In alto, un dettaglio di una foto di Michele in Kurdistan per Emergency (anche in basso)
Al centro, un’immagine dal reportage sulle Paraolimpiadi di Atlanta del 1996.
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Con questo numero
Nuvola inaugura uno
spazio aperto per i
giovani artisti
sandonatesi:
l’intervista è stata
spostata all’interno,
su due pagine,
mentre su questa
fatidica quarta di
copertina lo spazio è
tutto vostro.
Mandateci foto,
disegni , opere
d’arte.
Questa volta, per
rompere il ghiaccio,
eccovi un lavoro del
nostro disegnatore,
Gatto.
Nuvola, periodico giovanile gratuito edito dall’Amministrazione Comunale di San Donato Milanese, Numero 10, Novembre 2002
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