Sequestrati garage, 2 auto e quote societarie a Laccetti

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Sequestrati garage, 2 auto e quote societarie a Laccetti
IV I FOGGIA CITTÀ
Mercoledì 19 novembre 2014
DA MOBILE E GICO
PER UN VALORE DI 110MILA EURO
IL PROVVEDIMENTO
Disposto dal gup davanti al quale si celebra
il processo abbreviato ai tre imputati. La
società di scommesse a Cesena
Sequestrati garage, 2 auto
e quote societarie a Laccetti
L’ex consigliere comunale si spartì con Biagini 106mila euro di mazzette
L’accusa parla di sproporzione
tra i redditi dichiarati e i beni
nella disponibilità dell’imputato.
La difesa: «È tutto lecito»
l Un garage, due auto (una «Fiat Panda»
e una «Mercedes classe B») e il 50% delle
quote di una società di Cesena che opera nel
settore delle scommesse, il tutto per un valore stimato dagli investigatori in 110mila
euro, sono stati sequestrati ieri tra Foggia e
Cesena a Massimo Laccetti, 44 anni, foggiano, impiegato, ex consigliere comunale,
accusato di concorso in concussione a 4
costruttori per una tangente complessiva di
106mila euro nel processo abbreviato a tre
imputati in corso davanti al gup Domenico
Zeno che riprenderà nei prossimi giorni.
Proprio il gup Zeno - davanti al quale sono in
attesa di giudizio Laccetti; l’ingegnere Fernando Biagini ex dirigente del servizio
lavori pubblici del Comune; e l’imprenditore Adriano Bruno - ha accolto la richiesta del pm e ordinato il sequestro preventivo
di beni, eseguito da squadra mobile foggiana e finanzieri del Gico (gruppo investigazioni criminalità organizzata) di Bari.
L’accusa ipotizza una sproporzione tra redditi dichiarati e beni nella disponibilità del
presunto concussore, ricostruzione contestata dai difensori di Laccetti che ricorreranno al Tribunale del riesame contro il
sequestro.
Laccetti, dopo 6 mesi trascorsi tra cella e
domiciliari dal 2 aprile all’8 ottobre, è libero
da 40 giorni: l’8 ottobre il gup revocò i domiciliari ai tre imputati imponendo l’obbligo di firma in Questura (vedi pezzo a
fianco, ndr). Già in occasione del primo
arresto - il 2 aprile quando Laccetti e Biagini
finirono in carcere per concussione e tentata concussione ai danni del costruttore
Lello Zammarano - il gip Marco Ferrucci
firmatario dei provvedimenti di cattura,
ordinò anche il sequestro preventivo funzionale alla confisca di beni per 80mila euro,
pari cioè alla presunta tangente versata dal
costruttore a ex ingegnere del Comune ed ex
consigliere comunale. In quella occasione
squadra mobile e finanzieri sequestrarono
a Biagini una auto «Audi A6» del valore
stimato di 30mila euro, un conto corrente
sul quale erano depositati 32mila euro, ed
alcuni gioielli; mentre a Laccetti furono
sequestrati 4500 euro in contanti custroditi
nella cassaforte della sua abitazione.
Adesso «a seguito di complesse indagini
patrimoniali, squadra mobile e Gico» si legge nella nota degli investigatori «hanno proceduto al sequestro preventivo, preordinato
alla confisca per “sproporzione”, di beni
nella disponibilità di Laccetti». Le indagini
patrimoniali le hanno condotte le Fiamme
Gialle; «sono consistite nella valorizzazione
in chiave patrimoniale degli elementi acquisiti nell’indagine penale, nonchè
nell’esame, confronto e intreccio di informazioni estratte dalle diverse banche dati
in uso alla Guardia di Finanza che hanno
permesso di verificare l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità di Laccetti e la sua capacità economica ufficialmente dichiarata», prosegue il comunicato
di Questura e Gdf di Bari.
Nel provvedimento di sequestro preventivo il gup Zeno parla di indagini patrimoniali che hanno accertato «una enorme
sperequazione tra i redditi accertati e le
uscite, che trovano giustificazione soltanto
perchè vi sono stati i proventi derivanti
dalla commissione dei reati». Da qui la decisione di sequestrare un garage in città di
21 metri quadri, una «Fiat Panda» e una
«Mercedes classe B» nella disponibilità
dell’ex consigliere comunale; e «il 50% del
capitale di una società dedita all’esercizio
ed all’accettazione di scommesse e concorsi
pronostici con sede a Cesena, ritenuta di
fatto nella disponibilità di Laccetti tramite
interposta persona», aggiungono finanzieri
e poliziotti che quantificano in 110mila euro
il valore dei beni sottoposti a sequestro.
L’accusa ipotizza che Laccetti abbia acquisito nel 2012 il 50% del capitale sociale della
«Life Grg» intestata ad una persona estranea all’inchiesta.
«Impugneremo questo provvedimento
del gup davanti ai giudici del riesame chiedendo il dissequestro» annuncia l’avvocato
Michele Curtotti che insieme alla collega
Michela Scopece difende Laccetti: «riteniamo che non ci fossero i presupposti per
giungere al sequestro dei beni basato su
presupposti erronei, perchè non c’è alcuna
sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni
posseduti, che potremo giustificare anche
documentalmente. Quanto al valore dei beni sequestrati, che gli investigatori hanno
stimato in 110mila euro, vogliamo chiarire
che si tratta di un piccolo box, di un’utilitaria del 2008 comprata a rate, di una “Mercedes” del valore di 8mila euro, tutti acquistati in epoca assolutamente antecedente ai fatti oggetto del processo. Quanto alla
partecipazione societaria, non vi è nessun
atto che lo dimostri ma solo il contenuto
discutibile di un’intercettazione telefonica;
e comunque la società ha un valore nominale di 5mila euro».
MASSIMO LACCETTI L’ex consigliere comunale imputato di
concussione, a destra il palazzo di piazza Padre Pio
ARRESTATO 2 VOLTE ACCUSATO DI CONCORSO CON L’EX INGEGNERE DEL COMUNE IN 4 CONCUSSIONI AD ALTRETTANTI COSTRUTTORI FOGGIANI
Tornato libero da 40 giorni
Dopo sei mesi di carcerazione preventiva tra detenzione in cella e ai domiciliari
l Massimo Laccetti, 44 anni, foggiano,
ex consigliere comunale tra il 2009 e il 2014,
dopo 6 mesi trascorsi in carcere ed ai
domiciliari, è libero dall’8 ottobre scorso
quando il gup davanti al quale si sta
celebrando il processo abbrebiato revocò i
domiciliari all’ex consigliere comunale,
all’ex ingegnere del Comune Fernando
Biagini ed all’imprenditore Adriano Bruno, imponendo loro l’obbligo di firmare in
Questura. I 3 foggiani furono arrestati dalla
squadra mobile il 2 aprile scorso (Biagini e
Laccetti finirono in carcere, Bruno fu posto
ai domiciliari) su ordinanze del gip per
concussione e tentata concussione ai danni
del costruttore Lello Zammarano che sarebbe stato costretto a pagare 80mila euro
(finite nelle tasche di ex ingegnere del
Comune ed ex consigliere comunale, mentre Bruno avrebbe fatto da intermediario)
per non vedere saltare la stipula del contratto di fitto con il Comune di un palazzo di
piazza Padre Pio di proprietà dell’imprenditore, inizialmente fittato per circa 800mila euro all’anno all’amministrazione comunale, che intendeva destinarlo a succursale del Tribunale (contratto successivamente revocato con contenzioso aperto
tra ente locale e costruttore). Per questa
accusa Laccetti e Biagini rimasero in cella
sino al 28 aprile quando il Tribunale della
libertà concesse i domiciliari ritenendo
attenuate le esigenze cautelari. Quattro
giorni dopo, il 2 maggio, Laccetti e Biagini
furono destinatari di una seconda ordinanza di custodia cautelare questa volta ai
domiciliari per altre tre concussioni per
complessivi 26mila euro ai danni degli
imprenditori Marco Insalata (presunta
mazzetta di 10mila euro per i lavori di
bonifica di un’area cimiteriale, appalto da
519mila euro); Saverio Normanno (presunta mazzetta di 2mila euro per i lavori di
impermeabilizzazione nelle scuole «Vittorino da Feltre» e «Pio XII», appalti da 10mila
euro ciascuno; e Vincenzo Rana che sarebbe stato costretto a versare 14mila euro
in tre tranche per tre distinti appalti: 8mila
(metà della somma concordata secondo
l’accusa) per i lavori di rifacimento segnaletica e manutenzione di via Miranda,
appalto da 80mila euro; 4mila euro per i
lavori di impermeabilizzazione e installazione del quadro elettrico alla scuola
«Vittorino da Feltre», appalto da 30mila
euro; e ulteriori 2mila euro per i lavori di
impermeabilizzazione alla scuole media
«Bovio», appalto da 15mila euro.
APPALTI E
TANGENTI
Mazzette
sarebbero
state
intascate da
Biagini e
Laccetti per i
lavori alla
scuola «Pio
XII» e per la
bonifica
dell’area del
cimitero
.
FOGGIA CITTÀ I V
Mercoledì 19 novembre 2014
LO SCAMBIO
Richieste e pareri tra l’amministrazione
comunale e l’Agenzia del demanio per il
rilascio del «nulla osta» definitivo
LA TIPOLOGIA
La zona SP consente la realizzazione di
attrezzature di pubblico interesse locale, a
differenza della Zona F, per interesse generale
«Incompatibilità urbanistica
per la destinazione a Tribunale»
Il Comune ha risposto all’Agenzia del Demanio a proposito dell’uso
del palazzo Coim di piazza Padre Pio per uffici giudiziari
l La vicenda del palazzo della
Coim di piazza Padre Pio, realizzato dall’imprenditore Zammarano ed in un primo momento
destinato ad ospitare gli uffici
giudiziari in seguito alla soppressione del Tribunale di Lucera e
all’accorpamento dello stesso a
Foggia, si arricchisce di un nuovo
capitolo. Ed è quello che riguarda
come dire la «corrispondenza» tra
l’amministrazione comunale di
Foggia e l’Agenzia del Demanio,
uno dei soggetti
chiamati in causa
nei mesi scorsi,
ad
esempio
dall’Aiga
(associazione italiana
giovani avvocati)
a proposito del
carteggio incompleto che avrebbe
accompagnbato
l’acquisizione
dell’edificio di piazza Padre Pio
dopo le riunioni della commissione manutenzione insediata a
Palazzo di giustizia.
Ed è proprio l’assessore alla
legalità, appalti e contenzioso,
Sergio Cangelli, che interpellato
dalla Gazzetta spiega il percorso
della questione Coim.
«Nella vicenda relativa al con-
tratto tra il Comune di Foggia e la
società “Coim S.r.l.” per il fitto
dello stabile di piazza Padre Pio
da destinare a sede dei nuovi
archivi e dei nuovi uffici giudiziari, l’interlocuzione tra l’Amministrazione comunale e gli Enti
che avrebbero dovuto esprimere
il loro preventivo parere o nulla
osta con riferimento alla procedura non è mai venuto meno,
proprio per chiarire tutti i punti
di una questione
delicatissima, anche per i suoi riverberi di carattere giudiziario e
penale», afferma
l’assessore
agli
appalti e contenzioso,
Cangelli,
che
aggiunge:
«Dal momento dell’insediamento
della nuova Giunta comunale, abbiamo infatti provveduto a vagliare con attenzione tutti gli
aspetti tecnici, arrivando, come è
noto, alla risoluzione del contratto, nell’attesa di definire in
modo più puntuale i numerosi
“vulnus” che abbiamo avuto modo di riscontrare.»
E’ lo stesso Cangelli poi a confermare l’avvenuta interlocuzio-
REVOCA
La giunta aveva
bloccato il contratto
in autotutela
ne, in particolare, tra l’amministrazione comunale e l’Agenzia
del Demanio, tassello importante
per chiarire gli aspetti della vicenda.
«Nelle scorse settimane c’è stato un carteggio tra il Comune di
Foggia e l’Agenzia del Demanio, a
cui spetta il rilascio del “nulla
osta” necessario a rendere legittima la collocazione degli uffici
giudiziari nella struttura di piazza Padre Pio. Proprio l’Agenzia del
Demanio, a cui
l’Amministrazione comunale aveva sollecitato un
pronunciamento
circa la possibilità di rilasciare il
“nulla osta” mancante nella documentazione, ha a
sua volta inviato una specifica
richiesta di chiarimento a Palazzo di Città», afferma ancora
Cangelli che aggiunge: «Con una
dettagliata nota – trasmessa al
Servizio Avvocatura, Contratti ed
Appalti, che ha provveduto ad
inviarla all’Agenzia del Demanio
– il Servizio Urbanistica del Comune ha certificato come l’area
sulla quale è stato realizzato l’im-
mobile chiamato ad ospitare la
sede nei nuovi archivi e dei nuovi
uffici giudiziari, seppure destinata a servizi di pubblico interesse (Zona SP, ndr) consente la
realizzazione di attrezzature di
pubblico interesse locale, a differenza della Zona F, la quale
consente l’edificazione di strutture pubbliche di interesse generale, come ad esempio installazioni militari e di pubblica sicurezza, carceri,
cimiteri,
Fiera,
Tribunale e Palazzo di Giustizia.
Dal che si desume
in modo esplicito
l’incompatibilità
urbanistica della
zona con la destinazione d’uso
dello stabile nel quadro di regole
descritto dal vigente Piano Regolatore Generale.»
«Va ricordato, a questo proposito, che quando la società
“Coim S.r.l.” acquistò all’asta il
terreno di piazza Padre si trattava
di un’area mercatale e che solo
successivamente fu concesso il
permesso a costruire per la realizzazione di uffici», conclude infine Cangelli.
CANGELLI
La questione è molto
delicata, ci sono
riverberi giudiziari