Donna, grande è la tua fede

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Donna, grande è la tua fede
Donna, grande è la tua fede
17 agosto 2014 – XX Domenica del tempo Ordinario anno A
Prima lettura – Isaia 56,1.6-7
1 Così dice il Signore:
«Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire,
la mia giustizia sta per rivelarsi.
6 Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo
e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi,
quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza,
7 li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare,
perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli».
Questo oracolo, composto probabilmente dopo il ritorno dall’esilio a Babilonia, è un invito alla
conversione di fronte alla salvezza che sta per realizzarsi.
Osservare il diritto e praticare la giustizia sono due facce della stessa medaglia in quanto il diritto è la
giustizia che si fa carne in una norma.
Per la rivelazione biblica la giustizia è sempre promozione della vita propria e dell’altro
contemporaneamente, in particolare di colui che ha delle difficoltà a vivere.
La giustizia dunque è sempre uguale nel suo spirito che si incarna nella varietà dei tempi storici a
seconda della complessità della società che si manifesta in novità di azioni, di rapporti interpersonali, di
lavori e di cultura, che necessitano di un discernimento continuo.
Una novità che richiama qui il profeta è che, a causa dell’esilio e del contatto più stretto con altri popoli,
alcuni stranieri vogliono adorare il Dio d’Israele e dunque è necessario dire a quali condizioni ciò può
essere possibile.
Se questi stranieri osserveranno il sabato e si manterranno fermi nell’alleanza praticando la giustizia,
allora potranno salire al tempio di Gerusalemme per compiere i sacrifici, perché il tempio diventerà
luogo di ospitalità per chi vorrà pregare il Signore Dio d’Israele. Egli infatti non è un Dio esclusivo
d’Israele, ma accetta chiunque pratichi la giustizia (At 10,34-35: «In verità sto rendendomi conto che
Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione
appartenga» dice Pietro al centurione Cornelio).
Seconda lettura – Romani 11,13-15.29-32
Fratelli, 13 a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero,
14 nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. 15 Se infatti il
loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non
una vita dai morti?
29 Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!
30 Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della
loro disobbedienza, 31 così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da
voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia.
32 Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!
Paolo si rivolge ai Romani («genti») come l’inviato da Dio e dalla comunità cristiana apposta per loro.
Paolo ritiene che annunciando il vangelo alle genti onori il compito d’Israele nella storia, che era
quello di testimoniare la possibilità di una vita buona e felice praticando la giustizia dell’alleanza con
Dio. Egli spera così di far nascere la gelosia dei suoi fratelli ebrei per il vangelo, dono destinato ad essi e
che loro hanno rifiutato, e che tuttavia rimane sempre loro destinato, così che se qualcuno si converte
Paolo ne sarebbe felicissimo. Paolo ragiona estremizzando i concetti: se il rifiuto d’Israele
dell’evangelo è stato la causa della riconciliazione del mondo intero con Dio, tanto più la loro
accoglienza dell’evangelo si può paragonare ad una resurrezione da morte. Infatti per Paolo chi non
Testi ed appunti per la liturgia domenicale possono diventare dono da offrire per maturare il nostro sacerdozio comune nella Parola di Dio.
Nei circoli e tra cristiani che partecipano alla liturgia il testo può servire per una personale riflessione settimanale.
accoglie l’evangelo consapevolmente è morto a Dio. Paolo è convinto che i doni di Dio ad Israele non
possono essere revocati, Dio non può riprenderseli, ma può solo sperare che non vadano perduti.
Questo scambio tra disobbedienza e misericordia di Dio, è la speranza che anche per gli ebrei – che ora
hanno rifiutato Gesù – ci sarà misericordia per la loro disobbedienza presente.
Paolo può così dire che se Dio ha reso manifesta la disobbedienza di tutti, in tempi e modi diversi per
ciascun popolo, così Dio sarà misericordioso con tutti fin da ora, attendendo i tempi di ciascuno per
poter essere di nuovo accolto dal suo popolo e tra le genti.
Vangelo – Matteo 15,21-28
In quel tempo, 21 partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. 22 Ed ecco una donna
Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia
figlia è molto tormentata da un demonio». 23 Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro
gridando!». 24 Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
25 Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami». 26 Ed egli rispose:
«Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27 «È vero, Signore – disse la donna –,
eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
28 Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da
quell’istante sua figlia fu guarita.
Gesù ha deciso di ritirarsi fuori di Israele, al nord, l’attuale Libano.
Però la sua fama lo raggiunge anche qui, quando una donna gli si fa incontro gridando a gran voce. Essa
vuole che Gesù, di cui riconosce la discendenza da Davide, guarisca la figlia posseduta da un demonio.
Gesù assume un atteggiamento molto duro nei confronti della donna. Possiamo senz’altro pensare che
l’antica e secolare rivalità con gli abitanti di Canaan da parte degli ebrei faccia qui capolino nel racconto
di Matteo. Certamente gli ebrei consideravano i cananei come dei pagani e li disprezzavano molto,
chiamandoli anche cani, a causa del culto a Baal e ad Astarte, dei della fertilità.
Gesù però non risponde una parola alla supplica della donna, perché ritiene che non lo riconosca come
il Messia inviato da Dio, pur essendo riconosciuto dalla donna come discendente di Davide.
I discepoli si intromettono infastiditi per le grida della donna (simili a quelle della vedova importuna,
cfr. Lc 18,1-8) che attireranno sicuramente l’attenzione della gente, mentre loro volevano passare
inosservati e restare tranquilli.
Gesù risponde ai discepoli istruendoli sul fatto che la sua missione, di annuncio del vangelo e della
conversione a Dio, comprende solo Israele, in quanto solo gli ebrei possono accogliere il suo messaggio.
Gli altri popoli non conoscono il Signore e sarebbe necessaria un’altra strategia missionaria.
Ma la donna, prendendo coraggio dal sostegno dei discepoli, fa un’affermazione che tocca il cuore di
Gesù, poiché esce dalla madre che si preoccupa per sua figlia: «Signore, aiutami». Qui la donna si
rivolge direttamente a Gesù, scavalcando le divisioni e la tradizione, con un appello diretto alla
compassione di Gesù. Gesù comincia allora un dialogo per mettere alla prova la fiducia della donna
nella sua persona: se lui porta la vita ad Israele, come questa si può condividere senza diminuirla? La
donna riconosce la verità di Gesù e tuttavia insiste, dicendo che gli scarti di ciò che è destinato ad
Israele sono sufficienti per dare vita anche fuori d’Israele.
Gesù riconosce che la donna ha una vera fede in lui. Superando le differenze culturali religiose e
storiche tra Canaan e Israele, la donna riconosce in Gesù colui che può esaudire il suo desiderio di vita
per la figlia. Gesù realizza così il desiderio della donna.
Spunti di riflessione
* Qual è il nostro impegno perché la casa del Signore sia “casa di preghiera per tutti i popoli”?
* Come viviamo la disobbedienza Verso Dio e la misericordia di Dio, che ci accomunano?
* Ci ispiriamo alla fede della Cananea quando ci rivolgiamo al Signore?
a cura di
Marco Bonarini – Funzione Vita Cristiana Acli nazionali
Andrea Casavecchia – Funzione Studi Acli nazionali
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