ANICA SCENARIO

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ANICA SCENARIO
ANICA
ANICA SCENARIO
15/07/2014 Avvenire - Nazionale
GIOVANI Il dolore è amore
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15/07/2014 Avvenire - Nazionale
Un filone amato dagli adolescenti alla ricerca di sentimenti profondi
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15/07/2014 Corriere della Sera - Roma
Carmen Maura, una «madre» tra i fantasmi e Luchino Visconti
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15/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Divi della risata non esportabili, in crisi la commedia Usa
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15/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale
I nuovi robot ora sono tutti alieni Finisce la guerra tra buoni e cattivi
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15/07/2014 Corriere della Sera - Milano
La notte più lunga
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15/07/2014 DailyMedia
Aziende Focchi crede e investe nel cinema italiano
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15/07/2014 Il Giornale - Nazionale
Disastro incassi in attesa di «Transformers»
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15/07/2014 Il Giornale di Vicenza
Come fare un bel film con quattro soldi appena
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15/07/2014 Il Messaggero - Nazionale
Monty Python? Presenti
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15/07/2014 Il Messaggero - Nazionale
«Io, cattivo del nuovo 007»
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15/07/2014 Il Piccolo di Trieste - Nazionale
La nuova frontiera del web fa tremare cinema e tivù con le serie video per la rete
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15/07/2014 La Repubblica - Napoli
Frieda Pinto e la Gomez a Ischia parata di star
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15/07/2014 La Repubblica - Bologna
"Raccontare, perdersi, forse ritrovarsi è l'avventura dello scrivere a fumetti"
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15/07/2014 La Sicilia - Nazionale
Le frontiere del cinema dall'Argentina alla Nuova Zelanda
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ANICA SCENARIO
15 articoli
15/07/2014
Avvenire - Ed. Nazionale
Pag. 21
(diffusione:105812, tiratura:151233)
La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Agora/ Cinema
GIOVANI Il dolore è amore
Incassi milionari negli Usa per "Colpa delle stelle", storia di due ragazzi malati
EMANUELA GENOVESE
Dolore, amore, morte. Gli ingredienti dei successi letterari e dei conseguenti adattamenti cinematografici non
cambiano, anche se rimescolati con o senza molta fantasia. É il nuovo caso di Colpa delle stelle (il titolo
originale è The Fault in Our Stars ), il film di Josh Boone, da oltre un mese nelle sale americane, con un box
office di 118 milioni di dollari solo nel territorio nazionale. E mentre è boom anche nelle sale di tutto il mondo
(il box office raggiunge la cifra di 220 milioni di dollari), Colpa delle stelle , in anteprima al Giffoni Film Festival
2014, dal 4 settembre sarà nelle sale italiane per la Twentieth Century Fox. Tratto dall'omonimo best seller di
John Greene, terzo romanzo straniero più venduto in Italia, il film ha tutte le caratteristiche del melodramma
ben architettato. Caratteristiche subito colte dall'industria e dai fan: in India, dove il film è da poco uscito in
sala, si parla già di un remake bollywoodiano, mentre ad Amsterdam, dove si svolge una parte centrale della
storia, alcuni anonimi fan hanno rubato la panchina resa famosa dal bacio dei due protagonisti. Come ogni
film "commerciale" le critiche dei giornali americani non sono state clementi. Anche se tutti, nessuno escluso,
ha apprezzato l'intensa interpretazione della protagonista Shailene Woodley. Mentre il New York Times non
ha dubbi: « The Fault in Our Stars è un film vero, ma è anche vero che il film, come il libro, è una macchina
creato ad hoc per la produzione di lacrime». Ma torniamo alla storia. Hazel Grace Lancaster ha sedici anni e
da tre lotta contro un cancro alla tiroide. Controvoglia e senza una profonda motivazione inizia a frequentare
un gruppo di giovani malati di cancro in una chiesa pentecostale, raccolti in cerchio, ai piedi di un tappeto
kitsch che raffigura l'immagine del Sacro Cuore di Gesù. Al secondo meeting Hazel incontra Augustus
Waters, ex campione di basket, che, per un tumore alle ossa, ha subito l'amputazione di una gamba. Anche
Augustus partecipa alle riunioni, non per sua volontà ma solo per accompagnare un amico affetto da un
tumore oculare. La macchina da presa, nel suo racconto didascalico ulteriormente sottolineato dalla colonna
sonora, non lascia spazio e tempo per intuire e lo spettatore comprende presto che nascerà una grande
storia d'amore, fortificata dalla passione comune per il romanzo di uno statunitense emigrato in Olanda. Con
poche sorprese e molti sentimentalismi, tra citazioni del diario di Anna Frank e abusi di sms, il film, come del
resto anche il libro, ha per ora una grande forza già intuita dai suoi predecessori letterari e cinematografici.
Basti ricordare che solo quindici anni fa usciva in Italia I passi dell'amore , il romanzo di Nicholas Sparks
(diventato film e distribuito senza tanto entusiasmo nel 2002, ma molto amato dagli adolescenti di allora e di
oggi) in cui la figlia di un pastore, malata di leucemia, si innamora del bullo della scuola fino a cambiare la sua
vita e il suo futuro. E come I passi dell'amore (dove la componente della fede è più vera e coinvolge anche le
scelte dei due protagonisti che rinunceranno alla fisicità dell'amore) la storia di Colpa delle stelle , non limitata
da filtri o infrastrutture, è capace di arrivare al cuore dei ragazzi di oggi. La sua forza, se pur romanzata e
costruita senza tanto impegno, è semplicemente una: la malattia esiste e non è un castigo. Anche se sfiora,
fino ad appropriarsene, le vite di ragazzi che sanno vivere senza superficialità o ricorsi a surrogati
esistenziali. E anche quando la morte sembra essere la fine di tutta la bellezza, la vita riesce ad acquistare un
significato più profondo. Più vero come solo la scoperta dell'amore sa restituire. Anche gli adolescenti italiani
apprezzeranno questo film interpretato da Shailene Woodley e Ansel Egort (entrambi visti in Divergent , il
nuovo bestseller adolescenziale) e scopriranno quello che fino in fondo tutti desiderano, quell'affetto così
autentico che porta a volere la verità su se stessi e sugli altri.
Foto: IL FILM
Foto: Shailene Woodley e Ansel Egort, i protagonisti di «Colpa delle stelle», la pellicola evento che nel mondo
ha incassato oltre 220milioni di dollari. In Italia il 4 settembre
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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15/07/2014
Avvenire - Ed. Nazionale
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(diffusione:105812, tiratura:151233)
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Agora/Tendenze film : ragazzi e malattia
Un filone amato dagli adolescenti alla ricerca di sentimenti profondi
Per gli adulti è un tabù, per i ragazzi una passione. Parliamo della malattia, quella raccontata al cinema,
argomento doloroso destinato ad allontanare il pubblico dalle sale. Invece per i giovani è una calamita, come
dimostra lo straordinario successo di Colpa delle stelle , il film di Josh Boone tratto dal romanzo di culto di
John Green e campione di incassi negli Usa con oltre 100 milioni di dollari al botteghino. Per interpretarlo
Shaileen Woodley avrebbe fatto qualunque cosa: «Quando ho letto di straforo la sceneggiatura del film - ci ha
raccontato l'attrice divenuta nel frattempo celebre grazie a Divergent , dove nel ruolo del fratello troviamo
Ansel Elgort, che qui interpreta il suo fidanzato - sono corsa a comprare il romanzo, una lettura che mi ha
cambiato la vita. Ho scritto una lunga lettera all'autore pregandolo di aiutarmi a entrare nel cast, anche in un
ruolo piccolissimo. Questa storia era davvero troppo importante per me». Al punto che quando ha tagliato i
suoi lunghi capelli per esigenze di copione, li ha donati a un'associazione che li usa per fare parrucche per i
malati di cancro. Alle recensioni non sempre entusiastiche di alcuni critici, il pubblico dei giovanissimi si è
ribellato. Lo scorso 30 giugno il quotidiano inglese Daily Mail ha pubblicato l'accorata lettera di una teenager
che diffidava chiunque abbia l'età dell'autore della stroncatura del film su quelle stesse pagine dall'occuparsi
di temi ed emozioni a loro lontani. Giù le mani dal film, quindi. Dopo aver conquistato i cuori di America e
mezza Europa, Colpa delle stelle arriverà martedì 22 luglio al Giffoni Film Festival (e il 4 settembre nelle sale
distribuito da Fox) dove, ne siamo certi, lascerà il segno. D'altra parte il festival dei ragazzi che si inaugurerà
giovedì prossimo è la dimostrazione di ciò che si diceva all'inizio. I ragazzi amano questo genere di storie che
probabilmente danno forma e sostanza alla più grande ingiustizia che riescono a immaginare. Si può
sopravvivere a un difficile passato, a una famiglia "sbagliata", a un cuore spezzato, ma è difficile accettare la
paura e il dolore di una scomparsa prematura, di un amore reciso dalla morte nel fiore degli anni. Now is
Good di Ol Parker, Ways to live Forever di Gustav Ron, Oscar and the Lady in Pink di Eric-Emmanuel
Schmitt, Through a Glass, Darkly di Jesper W. Nielsen, The Blu Butterfly di Lea Pool, One-Way Ticket to
Mombasa di Hannu Tuomainen, The Girl With Nine Wigs di Marc Rothemud sono solo alcuni dei film
applauditi e premiati negli ultimi anni a Giffoni. Per non parlare degli struggenti La custode di mia sorella di
Nick Cassavetes, L'amore che resta di Gus Van Sant e dei più recenti Bianca come il latte, rossa come il
sangue e Braccialetti rossi di Giacomo Campiotti che insieme al cast della fortunata serie tv giovedì 24
raggiungerà i ragazzi di tutto il mondo riuniti a Giffoni.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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Corriere della Sera - Roma
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Il film Maresca ha girato all'Eur, trasformando in una chiesa il Palazzo della civiltà italiana
Carmen Maura, una «madre» tra i fantasmi e Luchino Visconti
Dal romanzo La pellicola è tratta dal libro di Grazia Deledda. I protagonisti sono stati proiettati dalla Sardegna
del '20 alla Roma di oggi
Natalia Distefano
Appena compare sullo schermo il volto di Carmen Maura, circondata da crocifissi e statue votive, il pensiero
di ogni cinefilo corre inevitabilmente alle pellicole di Pedro Almodóvar, che da oltre trent'anni l'ha eletta tra le
muse del suo cinema. Invece dietro la macchina da presa de «La madre», film tratto all'omonimo libro di
Grazia Deledda, nelle sale da giovedì, c'è Angelo Maresca al suo primo lungometraggio dopo una lunga
carriera di attore e una produzione tutta italiana firmata da Flavia Parnasi per Combo Produzioni. «Anche
l'ispirazione l'ho cercata in casa - rivela Maresca -. Il maestro è il Luchino Visconti di Gruppo di famiglia in un
interno , ho cercato di avvolgere la Maura nelle sue luci». Nessun omaggio alla Spagna, dunque, e che l'
attrice fosse la protagonista anche del primo lungometraggio di Almodóvar («Pepi, Luci, Bom e le altre
ragazze del mucchio» del 1980) sembra solo una beneaugurante coincidenza.
«Perché l'ho voluta nel cast? Meglio dire che è stata Carmen a scegliermi - ironizza Maresca -. Le ho inviato
la sceneggiatura e mi ha presto risposto con un vale! , che in spagnolo significa va bene! . Una bella
sorpresa». Nel film parla italiano, senza affidarsi al doppiaggio, affianco a due attori intensi come Stefano
Dionisi e Luigi Maria Burruano, e all'ex modella Laura Baldi, già diretta nel 2003 da Maresca nel pluripremiato
cortometraggio «Clochard». Sono rispettivamente Maddalena, soffocante madre ossessionata dal peccato, il
figlio don Paolo diviso tra la vocazione e l'amore per una donna, il fantasma di don Quirico, parroco
convertitosi alla lussuria e al vizio, e la bella ereditiera Agnese.
Il regista li ha proiettati dal 1920 a oggi, dalla Sardegna di Deledda alla Roma metafisica dell'Eur,
trasformando il Palazzo della Civiltà Italiana in una chiesa. «Qui ho trovato le stesse atmosfere rarefatte del
romanzo. L'architettura imponente e razionalista del quartiere ha permesso di isolare i personaggi non solo
da un punto di vista emotivo ma anche estetico - spiega il regista -. Negli spazi immensi dell'Eur sono ancora
più piccoli, nudi, e nella solitudine dei vuoti le loro angosce appaiono più smisurate». Dilatati anche i tempi,
Maresca segue i suoi personaggi passo dopo passo e lascia che ogni azione si compia quasi senza
interruzione, costruendo sui pochi dialoghi una sensazione di placida disperazione e trasformando l'antica
vicenda di passione, fede, tentazione e morbosità in un racconto contemporaneo sui tormenti umani. «La
trascrizione ai giorni nostri ha permesso di enfatizzare le tensioni erotiche del libro - conclude Flavia Parnasi . Ma sul film non pesa alcun divieto, e questo conferma il valore di un cinema che sa affrontare anche temi
impegnativi».
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Foto: Protagonista Carmen Maura in «La madre». Sopra, Laura Baldi e Stefano Dionisi
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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15/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
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Hollywood Da Will Ferrell a Seth Rogen: tanti attori non conquistano il pubblico europeo e orientale.
Diminuisce la produzione di storie leggere, aumentano i film d'azione
Divi della risata non esportabili, in crisi la commedia Usa
Il giudizio di Verdone «La comicità italiana resiste con picchi come Zalone, ma per il resto ci ripetiamo»
Maurizio Porro
A nche se nel weekend il film romantico da terza età con Michael Douglas e la Keaton Mai così vicini è
risultato primo (ma con medie estive), la commedia americana ha perso negli ultimi anni il primato, quella
forza di penetrazione anche negli usi e costumi, per cui la gente si pettinava, si vestiva e beveva come
facevano i divi. Il sito Quartz.com ha analizzato il declino di questo genere, negli anni sempre meno prodotto
dai più grandi studios. Una delle principali ragioni sarebbe che la comicità è meno esportabile: quello che
diverte negli Usa raramente lo fa anche in Cina (dove, non bastasse, la gente va molto di più al cinema). E
aumentano i film d'azione.
Certo la comicità demenziale ha fatto sbandare il genere verso gli eccessi, il turpiloquio, le situazioni off limits
, ma anche queste non sempre funzionano. Ci sono attori comici americani che in Italia non hanno mai fatto
ridere, da Chevy Chase a Will Ferrell, da Seth Rogen a Martin Short passando per un asso come Steve
Martin, mentre Zach Galifianakis lo si ricorda per la stazza. Le commedie invece in Italia sono la gran fetta del
prodotto che funziona, anche se in regime di molesta ripetitività, anche perché non sono mai state molto
esportate.
La nuova Hollywood ha scelto la strada fantasy, digital: la Fox ha ridotto in modo drastico la commedia e la
Disney, che dettava legge nel family entertainment, con Malificent ha risolto ogni problema al box office. È in
calo il soft power americano, la forza di penetrazione della classe media cinematografica, l'uomo comune alla
Jack Lemmon o alla Tom Hanks non esiste più, ci sono solo supereroi in cui l'identificazione è complicata. È
ancora peggio, forse, di così, fa capire Carlo Verdone, reduce da un viaggio con lezioni universitarie
nell'Indiana: «La commedia prevede un consumo collettivo mentre oggi i giovani sono attaccati all'iPad o al
computer e, sbracati in regime di assoluta solitudine, si godono le puntate delle serie. Sono queste che
impongono i modelli, scritte benissimo e recitate ancor meglio, hanno una qualità tecnica impeccabile e
anche attori come Kevin Spacey le preferiscono. Gli ultimi esempi buoni sono i film di autori sganciati dallo
star system, liberi di raccontare con sincerità, vedi Juno , Come ti spaccio la famiglia , Little miss Sunshine ,
ma vuol dire che anche il sistema commerciale è in crisi». Già, le serie, il miracolo del racconto senza tempo
e senza fine come i feuilleton di una volta, come i Balzac e gli Hugo, i Thackeray a puntate: «Mad men» fa
tendenza così come «House of cards» e «Downton Abbey», mentre noi abbiamo «Gomorra». «La nostra
situazione», continua Verdone, «resiste con picchi come Zalone, comico capace di risultati degni di ogni
stima. Ma per il resto ci ripetiamo, non sappiamo dove andare a prendere il materiale umano, dove
intercettare un'ironia diversa. Il problema non solo della commedia ma del cinema americano tutto è che
hanno perso la fascia di pubblico che va dai 18 ai 24 anni, mentre dai 30 in su si torna nelle sale. La tragedia
è che da noi manca la memoria, è a zero, grazie anche all'aiuto della tv».
Sydney Sibilia, il regista della miglior commedia italiana scoperta nell'anno, Smetto quando voglio , la pensa
così: «Gli americani mescolano i generi e capita che magari girano anche Iron man come fosse un po'
commedia, sono nuove frontiere che tengono conto dei vari pubblici. Per noi la commedia è una cartina di
tornasole anche se il vizio è quello della carta carbone: il domani sarà di un prodotto che mescola le esigenze
del cinema al web, il film alla serie oggi decantata, mentre intanto cambiano le regole della comicità. Ma
vediamola anche con filosofia: se sono in crisi loro, vuol dire che ci guadagniamo noi che abbiamo
ricominciato a sorridere anche delle cose serie, della crisi e della povertà».
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Foto: Rivali Will Ferrell (46 anni) e Zach Galifianakis (44) in «Candidato a sorpresa» (2012). Star della risata
negli Usa, non all'estero
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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15/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
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In arrivo Nel capitolo «L'era dell'estinzione» il cuore del racconto è spostato tra gli umani
I nuovi robot ora sono tutti alieni Finisce la guerra tra buoni e cattivi
Il regista Bay si rifugia nella farsa per rilanciare la saga
PAOLO MEREGHETTI
È finito il tempo delle certezze. Non ci sono più i «buoni» Autobot e i «cattivi» Decepticon. Adesso sono tutti
«alieni» e per mantenere la pace sulla Terra vanno distrutti. Questa almeno è la situazione su cui si apre
Transformers 4 - L'era dell'estinzione , che se non è ancora un vero e proprio reboot della serie poco ci
manca.
Guidate dall'ultra-efficiente agente Cia Harold Attinger (Kelsey Grammer), vediamo le truppe americane dare
la caccia agli ultimi Transformers sopravvissuti. Non tutti, a dir la verità, perché uno di loro, dal volto
inquietante e l'armamentario distruttivo, è loro alleato nella caccia e se la intende molto bene con Attinger,
convinto che possa consegnargli l'introvabile Optimus Prime. Per scoprire le ragioni di questa strana alleanza
bisognerà però aspettare un bel po' dei 165 minuti di questa quarta puntata, che sembra trovare la propria
ragion d'essere proprio nella complicazione delle tracce e l'intrecciarsi delle storie. Oltre che nella ripetitività
delle situazioni.
A riorientare un po' lo spettatore e a muoverlo su un terreno conosciuto, ci pensa il nuovo «eroe» Cade
Yeager (Mark Wahlberg), subentrato senza tante spiegazioni all'«originale» Sam Witwicky (il cui interprete
Shia LaBoeuf forse punta a ruoli più adulti, come dimostra il suo coinvolgimento in Nymphomaniac di Lars
von Trier).
Questo Yeager è una specie di inventore-robivecchi, che trova la motrice di un camion fuori uso in un vecchio
cinema abbandonato (dove la regia non resiste alla tentazione di fare qualche facile battuta sul tempo
passato e le tecnologie di proiezione finite in disuso). Ci vorrà poco a capire che quella motrice è Optimus
Prime in attesa di tornare in vita, che l'agente Attinger ha un interesse a catturarlo che va al di là del proprio
dovere e che Yeager ha una figlia, Tessa (Nicola Peltz), meno ingenua di qual che crede, visto che ha anche
un fidanzato (Shane Dyson), pilota abilissimo, che lo aiuterà a cavarsi d'impaccio in più di un'occasione.
A questo punto siamo solo all'inizio della storia - deve ancora entrare in scena l'industriale Joshua Joyce
affidato al sempre divertente Stanley Tucci - ma può già bastare per capire il meccanismo con cui il regista
Michael Bay e il suo fidato sceneggiatore Ehren Kruger (autore anche dei due episodi precedenti) hanno
costruito il film: convinti, probabilmente giustamente, che lo scontro tra Transformers buoni e cattivi abbia
poco da dire, hanno spostato il cuore del racconto tra gli umani (militari «deviati» come Attinger e scienziati
«sognatori» come Joyce, entrambi convinti che dalla materia dei Transformers distrutti si possa trarre il
segreto per costruirne di nuovi assoggettati all'uomo) per poi però «espandere» lo scenario fino all'infinito (e
oltre) con l'ingresso in campo di un «nuovo» Transformer - quello che sembra alleato di Attinger - per
stemperare su tutto e tutti la minaccia dei suoi misteriosi e a quanto pare bellicosi superiori.
Quel che ne risulta però finisce per sfuggire alle forze di regista e sceneggiatore che si rifugiano nella farsa e
nella tecnologia: da una parte una serie di situazioni da commedia che sfruttano le situazioni più scontate (la
suscettibilità del redivivo autobot BumbleBee, la gelosia di un padre per una figlia che indossa hot pants da
infarto, l'ingenuità dello scienziato idealista); dall'altra, lo sfoggio dei traguardi cui è arrivato il digitale, con i
Transformers (buoni, cattivi, di ultima generazione, arrivati dallo spazio profondo) che si combattono
distruggendo palazzi, sollevando navi e automobili o trasformandosi in redivivi dinosauri (ma nell'ultimo
quarto d'ora: i più piccoli sono avvisati).
Una gag e uno scontro digitale, un duello e una battuta, ripetuti all'infinito, senza alcuna evoluzione se non la
varietà degli scenari - si passa da Chicago al Polo a Hong Kong - e con un'irritante ironia di fondo verso i
piani alti della politica, messi in ridicolo senza una vera ragione. Oltre a un'invadente presenza di marchi e
oggetti pubblicitari che bombardano lo spettatore quasi a ogni scena. E a qualche perla di saggezza che
punteggia i dialoghi, come la riflessione sulla fallibilità dell'uomo che Yeager fa a Optimus Prime: una volta
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15/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 35
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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quella sarebbe stata la morale «nascosta» che ogni spettatore doveva essere capace di trarre dal film, oggi è
diventata il pistolotto moralista messo in primo piano per far credere a chi sta in sala che non sta vedendo
solo un semplice film d'evasione.
E proprio quest'ultima differenza potrebbe offrire lo spunto per capire la «falsa coscienza» dei nuovi titani
della riproducibilità hollywoodiana, incapaci di creare qualche cosa di davvero nuovo ma abilissimi
nell'infiocchettare le scelte di marketing con un profluvio di citazioni e una grande dose di pseudo-ironia (e
vero cinismo), magari convinti di essere i paladini del nuovo che avanza mentre invece sono solo le prefiche
di un doloroso funerale collettivo dell'intelligenza. Ma è un discorso che ci porterebbe troppo lontano e che
rischiamo di ripetere uguale quasi a ogni megaproduzione a stelle e strisc e.
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I Transformers minacciano la Terra: l'epica battaglia tra bene e male, libertà e schiavitù, ricomincia
Foto: da evitare interessante da non perdere capolavoro
Foto: Mark Wahlberg (43 anni) e, sullo sfondo, Nicola Peltz (19), protagonisti di «Transformers 4 - L'era
dell'estinzione». In alto, i robot giganti in una scena del film diretto da Michael Bay (49)
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15/07/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 13
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Fare un film «La guerra» di Davide Sibaldi: un miracolo girato nelle strade di periferia e ora venduto cinema
per cinema come si faceva con il teatro
La notte più lunga
Il regista : «Abbiamo speso circa 5 mila euro per una fiaba dark che ci ha fatto scoprire la città» Pericoli
metropolitani «La trama è la radiografia di un incontro tra una ragazza appena mollata dal suo bello e un
ragazzo violento. Si trovano in periferia, dove occhieggia la violenza»
Maurizio Porro
Si chiama «In guerra» il secondo film tutto milanese del giovane Davide Sibaldi che di questa storia, girata
nottetempo d'inverno in periferia, è autore nel senso completo del termine. «Ho fatto da regista e produttore,
organizzatore e tecnico, sceneggiatore e montatore, mi sono occupato di luce, colori, effetti speciali e ora sto
organizzando il marketing». Non male per un under 30 che crede nelle virtù paranormali e affabulatorie del
cinema e ha debuttato quattro anni fa con «L'estate d'inverno», figlio di una esperta letterata traduttrice dal
russo e di un padre teologo richiestissimo, quindi diviso proficuamente tra «Dèmoni» dostoevskjiani ed angeli
custodi, traendo da entrambi massima energia.
«Tutto in una notte. Il film è la radiografia di un incontro tra una ragazza appena mollata dal suo bello e un
ragazzo violento: si trovano in periferia, una specie di fiaba dark in cui occhieggia tutta la violenza
metropolitana». E in questa atmosfera da Carpenter e Walter Hill, due attori protagonisti: Fausto Cabra, ora
scritturato da Proietti per «Romeo e Giulietta» e da Ronconi al Piccolo, dà sfoggio di ira repressa ma anche
fa il giustiziere (e pure da produttore perché hanno tutti lavorato solo una interessenza agli utili). Con lui e
contro di lui c'è in un complesso rapporto di attrazione repulsione Anna Della Rosa, una delle più talentuose
giovani del teatro, applaudita per tre anni accanto a Servillo nella «Trilogia» goldoniana, poi di successo in
successo al Parenti e al Piccolo. Un film nato, cresciuto e sviluppato in piena libertà. «Bello alleggerire e
risparmiare, ho finito il lavoro con un budget incredibile tanto è ridotto. Intorno ai 5 mila euro. Abbiamo
lavorato quasi tutti non solo per la gloria, ma per l'amicizia, la passione: volevo ritrovare la libertà totale,
quella del bambino che fa un disegno col pennarello».
La guerra del titolo è quella anche inconscia che ciascuno ha dentro e combatte contro il resto del mondo, e
quella di due tipi opposti ma attratti: coppia di giovanissimi che si trova a dividere tra strane luci e brutti ceffi,
la magia malsana del buio metropolitano (con luci bellissime e irreali) fino a una soluzione quando si alzano
le prime luci. «La notte ha molti colori e mi permette da regista attratto dal visionario cambi cromatici forti. Mi
interessava un rapporto psicologico tra due persone nascoste al mondo: di notte gira poca gente, spesso
ostile, ma alla luce bisogna mostrarsi. Girare nelle strade di notte è un'esperienza quasi di fantascienza: è
stato come scoprire una Milano vuota, quasi astratta, non desertificata al computer».
Pericoli agli angoli di strada, brutte facce armate di una inconscia violenza lungo itinerari impossibili
camminando sugli orli della tangenziale vuota, alla Barona, in via dei Missaglia, zone da Testori prima
maniera, mostrando una città da un lato tranquilla, ma che raccoglie i germi della rabbia dei giovani verso il
mondo esterno. «Non è un fatto di cronaca, ma risente di molti veri fatti di cronaca», spiega Sibaldi. «Qualche
piccola emozione aggiunta, probabilità e imprevisti. La città vista con gli occhi di un border line. Se penso a
un modello mi viene in mente "Taxi driver" di Scorsese». Troupe ridotta al minimo e sana voglia di
arrangiarsi, e ora si cerca di vendere il prodotto bussando cinema per cinema, come si faceva col teatro.
«Ogni attore si faceva da solo il trucco e si pettinava in auto, c'era un elemento di gioco. Per tre settimane
abbiamo girato ogni notte, badando agli orari dei mezzi per rientrare a casa. Una energia strana e nuova che
dovrebbe essere il segno distintivo di una nuova generazione di cineasti».
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Chi è Angeli e dèmoni
Davide Sibaldi, regista under 30. Ha debuttato quattro anni fa con «L'estate d'inverno». Figlio di una esperta
letterata traduttrice dal russo e di un padre teologo, è quindi diviso proficuamente tra «Dèmoni»
dostoevskjiani ed angeli custodi, traendo da entrambi massima energia
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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15/07/2014
Corriere della Sera - Milano
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Foto: Luci e ombre Fausto Cabra e Anna Della Rosa, i protagonisti di «La guerra»
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15/07/2014
DailyMedia
Pag. 22
(diffusione:15000, tiratura:15000)
L'azienda opta per il tax credit esterno e il product placement per la nuova pellicola di Riccardo Milani
"Scusate se esisto!"
Focchi celebra il suo centenario investendo nel nuovo film di Riccardo Milani "Scusate se esisto!". L'azienda
di Rimini operativa nel mondo nel settore degli involucri per edifici ha deciso di puntare sul cinema italiano
con un'operazione di tax credit esterno e product placement nella nuova commedia che ha per protagonisti
con Paola Cortellesi e Raoul Bova. Prodotto da Italian International Film con Rai Cinema e distribuita da 01
Distribution, il film sarà nelle sale a partire dal 27 novembre. Le scene più emblematiche del product
placement Focchi sono state girate a Londra, nel cantiere di King's Cross. L'azienda è stata protagonista
anche del "Glass Party Scusate se esisto!" che si svolto il 1 luglio presso la Terrazza del Palazzo dei
Congressi di Riccione, la cui facciata, interamente in vetro, è stata "firmata" dalla stessa Focchi. L'evento è
stato organizzato, in occasione delle Giornate Professionali di Cinema, con Italian International Film, Rai
Cinema e 01 Distribution. DailyMedia ha parlato con l'amministratore delegato Maurizio Focchi delle strategie
di comunicazione dell'azienda. Quali sono le ragioni che vi hanno spinto a legare il nome dell'azienda al film?
Pensiamo sia giusto investire in cultura e sentiamo come un vanto averlo fatto per il cinema che rappresenta
sicuramente l'espressione d'arte più complessa, totale, che, in questo senso, si avvicina molto al nostro
lavoro che richiede competenze e professionalità diverse per arrivare a realizzare un importante edificio,
come per fare un grande film. Il film è una commedia brillante nel quale la protagonista, Paola Cortellesi, è un
architetto donna di talento che, dopo una serie di successi professionali all'estero, decide di tornare a
lavorare in Italia perché ama il suo paese. La trama del film è pervasa dal "nostro" mondo, quello
dell'architettura, della realizzazione di importanti edifici, nel quale siamo protagonisti da 100 anni. Tra l'altro,
proprio quest'anno ricorre il nostro centenario. Abbiamo, poi, avuto la possibilità di approfondirla ulteriormente
e siamo rimasti convinti dai temi trattati perché coincidono con quelli che da sempre sono i nostri valori
ispiratori: l'eccellenza e la professionalità italiana con una spiccata vocazione internazionale; l'importanza di
credere nel proprio lavoro; il coraggio del cambiamento, soprattutto in un momento così difficile come quello
attuale; l'importanza nel ruolo della donna nel mondo del lavoro e nella società. E' la prima volta che ricorrete
al product placement? Sì. Nell'anno del nostro centenario, abbiamo pensato di farci conoscere al grande
pubblico oltre ai nostri interlocutori istituzionali. Quali sono le altre attività di comunicazione che vi vedono
protagonisti? Direct marketing nei confronti dei nostri contatti storici attraverso la pubblicazione di monografie
dedicate a ogni singolo progetto realizzato (le stesse sono presenti anche in formato sfogliabile online su un
portale dedicato); presenza sui social (come Facebook, YouTube e Pinterest); presentazione delle nostre
realizzazioni attraverso articoli redazionali pubblicati sulle più importanti riviste di architettura. Quali sono le
agenzie che si occupano della vostra comunicazione? Gambarini & Muti di Rimini e Camelot di Milano.
Foto: Maurizio Focchi
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Aziende Focchi crede e investe nel cinema italiano
15/07/2014
Il Giornale - Ed. Nazionale
Pag. 24
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Disastro incassi in attesa di «Transformers»
Maurizio Acerbi
Ormai non resta che aggrapparsi ai robottoni di Transformers 4 per cercare di salvare un inizio e state che
definire allarmante è un eufemismo. Certo, se proprio si vuol guardare al bicchiere mezzo pieno, rispetto alla
scorsa settimana c'è stato un incremento del 13% come incassi del boxoffice generale. Ma bisogna tener
conto anche da dove si partiva, da dati cioè da deserto ferragostano.E noncisipuò
aggrappare,ognianno,comescusa,alsolito bel tempo, visti i temporali che hanno colpito il nord, o al mondiale
di calcio (giovedì e domenica non si giocava), per giustificaredatidacrisi. Insomma, è proprio questione di
disaffezione. Per intendersi, il film più visto è stata la simpatica commedia Mai così vicini , con Michael
Douglas e Diane Keaton. Nello scorso fine settimana, invece, la pellicola ha vinto la misera sfida al
botteghino ma con appena 293.367 euro (e una media per sala di 1259 euro). Immaginate il resto se si pensi
che sono bastati appena 67mila euro a Goool! (che ha la miglior media per schermo del week-end con 1292
euro) per strappare un posto nei dieci. Si diceva di Tranformers 4 che nel mondo ha già totalizzato la bellezza
di 752.500.000 dollari. Da noi uscirà domani e si è facili profeti a prevedere che il kolossal, davvero
impressionante da un punto di vista visivo, grazieal3Deallapossibilitàdiessere visto in IMAX (un'esperienza
cinematografica assoluta e imperdibile), risolleverà le sorti del cinema di casa nostra, riaggiustando un po' i
numeri sottol'ombrello(ne).Ilfatto,però, che solo un film, tra i nuovi usciti, sia riuscito ad entrare
nellatopten,dovrebbefarriflettere esercenti e distributori. Va bene la crisi, passi l'estate, il mondiale di calcio è
sempre il mondiale, ma iniziare a programmare meglio le uscite durante l'anno senza doversi aggrappare a
dei robottoni trasformabili?
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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Box Office
15/07/2014
Il Giornale di Vicenza
Pag. 51
(diffusione:41821, tiratura:51628)
Come fare un bel film con quattro soldi appena
Michele Senesi con gli inglesi Mark Gill e Baldwin Li ed il presidente del Festival Vicentino Ale ... Sara
Panizzon SANTORSO I segreti del cinema indipendente vengono svelati dal regista Michele Senesi. Il
recente Festival Alto Vicentino di Santorso ha catalizzato l´attenzione del pubblico non solo sulle grandi
produzioni internazionali come "The Voorman Problem", la pellicola candidata all´Oscar del regista inglese
Mark Gill, ma anche sulle produzioni nostrane che, a causa della crisi economica, hanno elaborato nuove
strategie di promozione e sponsorizzazione. Ospite della rassegna internazionale di cortometraggi in Villa
Rossi, il regista marchigiano di Recanati, Michele Senesi, ha raccontato in un workshop dal titolo
"Sopravvivenza in un set indipendente" la nascita e la produzione del film "Bumba Atomika". In tre anni di
lavoro il regista ha intrapreso una lunga azione di guerriglia marketing per promuovere la sua pellicola,
realizzata con un budget di cinquemila euro, che rispolvera un genere quasi scomparso dagli schermi italiani:
il grottesco. Senesi lei ha sempre desiderato fare il regista? Avendo un nonno proiezionista sin da piccolo mi
sono avvicinato al mondo del cinema. Crescendo avevo deciso di fare il fumettista, ma nel tempo mi sono
accorto d´avere alcune carenze nell´arte grafica così ho ripreso la passione per la regia iscrivendomi al Dams
di Bologna dove ho appreso teoria e pratica per poter iniziare questa professione. Quale genere di film
l´appassiona di più? Io amo gli horror e le pellicole asiatiche tanto che dieci anni fa ho fondato asianfeast.org,
uno dei maggiori portali italiani dedicato al cinema ed alla cultura orientale" Parliamo del fenomeno "Bumba
Atomika". Il film racconta di un gruppo di amici con un´unica passione e ragione di vita: l´alcool. Non si tratta
di una tensione sregolata alla sballo tout court, ma di una ricerca sistematica e certosina dell´abuso anormale
di raffinate marche di vini e liquori fino al totale svuotamento dei portafogli. Proprio il budget limitato li
spingerà ad arrivare a vendere cadaveri su internet in un alternarsi di morte, alcool e vicende grottesche. In
che modo ha gestito il budget a sua disposizione per la realizzazione del film? Le spese maggiori sono state
la benzina ed il cibo per lo staff. Gli attori hanno recitato gratuitamente perché credevano nel progetto e vi
hanno aderito con entusiasmo. Inoltre con una spesa modica sono riuscito ad ingaggiare un ottimo direttore
della fotografia ed in trentasei giorni, organizzando al meglio il lavoro, abbiamo concluso le riprese di "Bumba
Atomika". Com´è riuscito con una pellicola a budget ridotto ad ottenere anche riconoscimenti internazionali?
Sfruttando metodi alternativi per la promozione del film. Supportato dalle nuove tecnologie ho iniziato un
massiccio passaparola su blog, forum, siti specializzati, social network, e prima ancora della fine delle riprese
il caso Bumba Atomika era finito sui quotidiani nazionali ed esteri. Poi è divenuto un podcast, un videogame
ed ha suscitato clamore alla mostra del cinema di Venezia perché mi ero inventato dei piccoli cartelli, appesi
vicino al red carpet, dove richiamavo la trama del film vendendo cadaveri. Inoltre sono stato supportato anche
da altri registi indipendenti che hanno realizzato trailer preventivi come hanno fatto anche Tarantino e
Rodriguez con Grindhouse. Ed i riconoscimenti della critica sono arrivati... Esatto, il film è stato in concorso al
South African Horrofest per la prima mondiale e all´Amberg HorrorFest in Germania per la prima europea
ricevendo in entrambi i casi ottime critiche. A Santorso il film ha ricevuto critiche negative da alcune persone
del pubblico per i temi trattati.. Il confronto è sempre utile. Ho apprezzato molto chi ha criticato la pellicola
perché così mi ha dato modo di spiegare come Bumba Atomika in realtà si ispiri alle commedie nere italiane
come I Soliti Ignoti, quello era un caper movie con colpi di scena, suspance e pure cattiveria. Temi che
riprendo nel mio film mescolandoli con altre citazioni cinematografiche provenienti dall´Asia. In Bumba
Atomika volevo raccontare la realtà italiana con i suoi pro e contro. Quali sono i suoi progetti futuri? Ho
richiesto un finanziamento europeo per dare forma ad un noir con uno stile di regia più pacato rispetto a
Bumba Atomika ed intendo proseguire nell´esplorazione e nella descrizione di personaggi ai margini della
nostra società.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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CINEMA . Michele Senesi, regista indipendente, si è raccontato al Festival dei corti a Santorso
15/07/2014
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 26
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Monty Python? Presenti
NELLA SCENA PIÙ FOLLE IL CELEBRE ASTROFISICO STEPHEN HAWKING PRENDE IL VOLO A
BORDO DELLA SUA CARROZZINA
Francesco Alò
Due cannoni dalla forma inequivocabilmente fallica sparano bolle di sapone sulle prime dieci file di spettatori.
Il faccione di Vladimir Putin che censura l'organo genitale del David di Michelangelo animato da Terry Gilliam.
I Monty Python sono tornati ed anche a settant'anni suonati i cinque comici inglesi sopravvissuti (Graham
Chapman è morto nel 1989) hanno dimostrato di essere in una forma se non smagliante comunque
soddisfacente per i 20 mila fan della O2 Arena di Londra. Oltre due ore di vecchi sketch per i padri della
comicità moderna (dai Simpson a Sacha Baron Cohen a Seth MacFarlane: tutti figli loro) reinterpretati e
montati con brillante fluidità da John Cleese, Terry Gilliam, Terry Jones, Eric Idle e Michael Palin. Dal
Pappagallo morto (cliente protesta per l'acquisto di un pappagallo deceduto prima della vendita) alla
Lumberjack Song (virile taglialegna dichiara cantando la propria omosessualità per lo sdegno di fidanzata e
colleghi), inframezzati da hit canore come Every Sperm is Sacred , Galaxy e Penis Song (dal quarto film dei
Python Il senso della vita , addirittura premiato al Festival di Cannes nel 1983). MEGASCHERMO Molte le
immagini proiettate su un megaschermo per facilitare cambi di scena riproponendo filmati storici del Flying
Circus , il programma che li lanciò sulla BBC dal 1969 al 1974. Unico grande neo dello show: la riproposta di
quei filmati girati in pellicola è identica allo spettacolo all'Hollywood Bowl del settembre 1980 diventato poi un
film facilmente reperibile in versione dvd. Una scelta che oggi sa di pigrizia. Ecco allora ritornare davanti ai
nostri occhi la partita di calcio tra filosofi greci e tedeschi (risolta nel finale da un colpo di testa di Socrate
dopo intuizione di Archimede) o i finti giochi olimpici di Monaco 1972 tra cui spicca la maratona tra
incontinenti o i 100 metri per persone senza senso dell' orientamento. Vivaci anche i numeri musicali diretti da
John Du Prez (collaboratore storico dell' anima canterina del gruppo Eric Idle) nella cavea dell'orchestra a
ridosso di uno sgargiante palco rosso fuoco in omaggio alla tradizione del music hall britannico. I ventimila
spettatori ridono e ripetono le battute degli sketch come fosse un concerto dei Rolling Stones. Pochissimo
materiale nuovo (tranne quel Vladimir Putin censore delle pudende del David) ma un solido revival per fan.
ENERGIA Le performance sul palco? Tranne un Cleese affaticato e ovviamente troppo vecchio per riproporre
lo sketch della Silly Walk (impassibile borghese della City cammina per Londra in modo bizzarro e
disarticolato) senza rischiare lussazioni, gli altri quattro saltellano con indomabile energia da una gag
nonsense all' altra. Idle ha ancora una voce fantastica mentre Gilliam sembra il più divertito. Non è il nuovo
inizio che alcuni sognavano (il gruppo non lavorava insieme dal 1983) e probabilmente non ci troviamo di
fronte a un riscaldamento in vista di un quinto film ma lo spettacolo vale il prezzo del biglietto. Cleese ogni
tanto si mette a ridere come un bambino in mezzo ad alcuni sketch mettendo in piacevole crisi i colleghi.
Poco professionale ma anche terribilmente dolce. GALAXY SONG Geniale il cameo dell'astrofisico
cosmologo Stephen Hawking in occasione della interstellare Galaxy Song. Lo scienziato inglese scherza con
il suo devastante handicap fisico lanciandosi con la carrozzina a tutta velocità contro un collega scettico nei
confronti dell' attendibilità scientifica della canzone dei Python. Dopo aver fatto saltare in aria come un birillo il
rivale, lo vedremo volare in cielo cantando Galaxy Song in uno spazio animato da Terry Gilliam. La gag
migliore, anche perché originale. Ovazione finale, richiesta di bis e il gruppo che invita la O2 Arena a tornare
a casa e non rompere più le scatole non prima di aver intonato l'immancabile Always Look at the Bright Side ,
canzone in chiusura del terzo lungo Brian di Nazareth (1979). In Italia li vedremo in sala il 20 luglio per le
riprese dal vivo dell'ultima replica di quello che probabilmente sarà il canto del cigno, per non dire pappagallo,
dei Monty Python.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Lo scatenato gruppo inglese torna in scena a Londra a più di 30 anni dall'ultimo show. L'età si sente ma le
gag sono formidabili. Senza di loro i Simpson o Baron Cohen non sarebbero mai esistiti. Nelle sale italiane il
20 luglio IL MITO
15/07/2014
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 26
(diffusione:210842, tiratura:295190)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Foto: TUTTI PER UNO Sopra i Monty Python oggi (da sinistra John Cleese Eric Idle, Terry Jones, Michael
Palin e Terry Gilliam). Sotto il gruppo al completo in una storica foto del 1982 (Chapman è il quarto da
sinistra)
15/07/2014
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 25
(diffusione:210842, tiratura:295190)
«Io, cattivo del nuovo 007»
«SCELGO SEMPRE LAVORI CHE ABBIANO QUALCOSA DA DIRE PER FORTUNA È PROPRIO QUELLO
CHE MI OFFRONO»
Gloria Satta
L'abbiamo visto per l'ultima volta la notte degli Oscar, candidato al premio come miglior attore per 12 anni
schiavo, il drammatico film di Steve McQueen che avrebbe poi conquistato tre statuette. Lo ritroviamo oggi
protagonista dello star system, vincitore di un Bafta e addirittura in predicato per interpretare il cattivo nel
prossimo capitolo, il 24mo, della saga di 007. «Diciamo che per il momento sono solo voci e non posso
aggiungere nulla di più: ma sappiate che amo molto i film della serie James Bond», sorride Chiwetel Ejiofor
davanti al mare di Ischia, lasciando intendere che le trattative per calarsi nei panni di uno dei personaggiicona del cinema sono in corso. Alto, prestante, comunicativo, Chiwetel è uno dei tanti assi della dodicesima
edizione dell'Ischia Global Fest. In pubblico, dopo la notte degli Academy Award, si era mostrato pochissimo.
Ieri sera, ricevendo dalle mani di Pascal Vicedomini il premio di attore dell'anno, al colmo della gioia ha
perfino cantato. Trentasette anni appena compiuti, cittadino inglese figlio di immigrati nigeriani, un intenso
passato teatrale, Chiwetel si racconta a Ischia per la prima volta mentre l'attualità incalza: sulle prime pagine
sono gli immigrati di Castel Volturno che, al grido di «non siamo bestie», si sono ribellati contro le
discriminazioni e le condizioni di lavoro inumane. Che effetto fanno queste notizie a lei che ha interpretato un
uomo ridotto in catene e brutalizzato dai padroni? «Penso che lo schiavismo non sia stato debellato: i segni
sono purtroppo evidenti nel mondo intero. Il rispetto dei diritti umani e della dignità non è un problema
dell'Ottocento, ma di oggi. E questo rende 12 anni schiavo una storia ancora attuale». Cosa le ha lasciato
quel film? «Il ricordo di un'esperienza fortissima, diversa da tutte le altre, e tante cose positive. La principale è
la gioia di aver lavorato con McQueen che, malgrado la durezza del tema, è riuscito a creare un'atmosfera
piena d'amore. Sul set siamo diventati tutti amici: Fassbender, Lupita Nyong'o, gli altri attori, io. Ci siamo
anche divertiti». Ma cosa pensava mentre veniva frustato a sangue? «Ero totalmente concentrato sul mio
lavoro, non mi proeccupavo del dolore né all'accoglienza che un film duro come quello avrebbe ricevuto. Mi
sono reso conto che 12 anni schiavo aveva il potere di colpire come un pugno nello stomaco solo quando è
uscito, lasciando il segno ovunque». A quel punto la sua vita è molto cambiata? «C'è un prima e un dopo,
ovviamente. Ora vengo riconosciuto, firmo autografi e ricevo tante proposte. Mi fa un enorme piacere ma non
direi che la mia esistenza abbia subito un'inversione radicale. Continuo a scegliere i film che abbiano
qualcosa da dire e soprattutto da insegnare. Sono fortunato, perché sono proprio quelli che mi offrono». Cosa
ha fatto negli ultimi mesi? «Ho girato in Nuova Zelanda un film di fantascienza intitolato Z for Zachariah . E
sto finendo le riprese di Triple Nine con Kate Winslet e Casey Affleck. Confesso che mi piacerebbe lavorare
in Italia dove finora sono venuto soltanto da turista». A che età ha capito che avrebbe fatto l'attore? «Verso i
14 anni. Ero uno studente tutt'altro che modello. Le lezioni di letteratura mi annoiavano a morte. Un bel
giorno, dopo aver ascoltato il professore che leggeva un monologo di Shakespeare, mi si è accesa una
lampadina e ho capito che il teatro era la mia strada. Mi sono iscritto ai corsi di recitazione, ho affrontato
provini su provini, sono andato in scena e non ho più smesso». La musica è importante per lei? «È sempre
stata un pilastro della mia vita. Mio padre suona, sono cresciuto circondato dalle note. Da bambino studiavo il
piano, nel film di McQueen suono il violino». Tornando a 007, quale considera il miglior interprete dell'agente
segreto? «Daniel Craig, naturalmente».
GIANFRANCO ROSI PRESIDENTE DI GIURIA AL FESTIVAL DI LOCARNO
Foto: Inglese figlio di immigrati nigeriani, è stato premiato a Ischia come attore dell'anno
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Parla Chiwetel Ejiofor, carismatico protagonista di "12 anni schiavo", in predicato per recitare nel prossimo
James Bond. «Il film di McQueen e la candidatura all'Oscar mi hanno cambiato la vita. Ma non basta Il
rispetto dei diritti umani purtroppo è un tema ancora attualissimo», dice pensando anche a Castel Volturno
L'INTERVISTA
15/07/2014
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 25
(diffusione:210842, tiratura:295190)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Foto: QUASI OSCAR Sopra Chiwetel Ejiofor all'Ischia Global FIlm Fest Sotto l'attore in una scena di "Dancing
on the Edge"
15/07/2014
Il Piccolo di Trieste - Ed. Nazionale
Pag. 49
(diffusione:44247, tiratura:212000)
La nuova frontiera del web fa tremare cinema e tivù con le serie video per
la rete
Dopo il successo in America, dove divi come Tom Hanks si improvvisano produttori , arriva anche in Italia la
"new wave" della creatività digitale Delle innovative forme di racconto audiovisivo si è occupato il FilmForum
Festival di Udine e Gorizia, che ha dedicato al post- cinema una sezione apposita con tavole rotonde A
Trieste molti giovani preferiscono andare in sala a vedere una pellicola d' autore piuttosto che avventurarsi
nella scoperta di opere sconosciute
Beatrice Fiorentino
La serialità corre sul web, o almeno così sembra. Con un certo ritardo rispetto ad altri paesi, primi tra tutti gli
Usa, dove addirittura divi del cinema come Tom Hanks si impegnano in prima persona nella produzione di
web series, da qualche anno a questa parte anche l'Italia scopre il gusto per le serie video che viaggiano sui
canali YouTube e Vimeo. "Freaks!", "Kubrick una storia porno", "The Ushers", "The Pills", "Un barlume di
speranza", "Una mamma imperfetta", fino alla più recente "Under - The series", sono solo alcuni dei titoli più
amati dal celebrato popolo della rete. Molto humour, tra gli ingredienti, ma in controtendenza rispetto alle
produzioni cinematografiche nsotrane, anche parecchia attenzione al racconto di genere: sci-fi, horror, thriller,
urban-fantasy. Linguisticamente si percorre il filone della cross-medialità, intrecciando canoni visivi che
appartengono al videoclip, alla pubblicità e alla serialità tradizionale, in racconti di breve durata. Il resto lo fa
la "democrazia del web", la meritocrazia che assegna followers e visualizzazioni, anche parecchie, a chi
condivide, twitta e posta riuscendo a crearsi un suo pubblico. Generalmente un pubblico di giovanissimi, così
come in media non superano gli "enta" gli autori delle serie. Il vantaggio dello stare sul web? Crearsi una
visibilità, innanzitutto, potendo mostrare il proprio talento in un prodotto a basso costo. Per basso costo,
intendiamoci, non parliamo di briciole ma di cifre che possono aggirarsi anche intorno agli ottantamila euro.
C'è chi si organizza mediante crowdfunding, come nel caso di Luca Vecchi (The Pills) e Claudio Di Biagio
(Freaks!) che hanno messo in cantiere un progetto comune per dar vita al film "Dylan Dog Vittima degli
eventi" (distribuito rigorosamente in rete e no-profit, nella speranza di dimostrare che l'operazione si presta
alle realizzazione di una serie vera e propria) e chi, è il caso de "La Buoncostume", riesce invece a
convincere società di produzione tradizionale come la Magnolia Fiction. Qualcosa si muove anche in termini
di target. Luciano Massa, co-fondatore di Show Reel, un'agenzia milanese specializzata in branded
entertainment, spiegava tempo fa a Luca Castelli de La Stampa, che se le web series sono rivolte soprattutto
a teenager e venti/trentenni, cominciano a intravvedersi segnali di apertura anche in fasce d'età superiore. E
questo soprattutto per lo spostamento verso il web favorito da smartphone e tablet. Secondo Massa gli over
40 preferiscono le notizie all'entertainment, ma il dato da registrare è uno spostamento di fruizione dei
tradizionali canali televisivi in favore dei contenuti via internet. Cosa che potrebbe far pensare, in futuro, a un
cambiamento di abitudini guidato più che altro da fattori hardware, cui la forma dei contenuti si adegua.
Certamente verrà in aiuto la banda larga e la commercializzazione delle smart TV che nei prossimi anni sono
destinate a mandare in soffitta i televisori tradizionali, per ultra-slim che siano. Ciò che ancora resta un
mistero è come riuscire a trarre profitto dal web. Del fenomeno, pochi mesi fa, se ne sono ampiamente
occupati a FilmForum, il festival che tra Udine e Gorizia, da anni indaga sulle nuove forme di racconto
audiovisivo, con una sezione appositamente dedicata al post-cinema. Avevano preso parte alle tavole
rotonde Andrea Galatà e Chiara De Caroli, tra i più entusiasti sostenitori della rete e autori della
premiatissima serie "The Ushers", dove è stato sperimentato per la prima volta un modello di produzione
"diffusa" che ha coinvolto partner ubicati addirittura in quattro diversi continenti, i già citati Vecchi e Di Biagio
e La Buoncostume. Sara Martin, coordinatrice del forum, ammette che il fenomeno web-series resta a suo
parere «un trampolino di lancio a basso costo verso le professioni tradizionali del cinema e della televisione.
In alcuni casi, infatti, bastano idee e pochi mezzi per realizzare un buon prodotto. Però poi ovviamente non ci
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INTERNET»LA MODA IL FANTASY Dopo il successo in America, dove divi come Tom Hanks si
improvvisano produttori , arriva anche in Italia la "new wave" della creatività digitale
15/07/2014
Il Piccolo di Trieste - Ed. Nazionale
Pag. 49
(diffusione:44247, tiratura:212000)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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si guadagna. Alcuni studenti del Dams di Gorizia, hanno colto la palla al balzo e hanno deciso di provarci. Si
stanno organizzando per cimentarsi anche loro nell'impresa». Ma in che modo la serialità televisiva potrebbe
venir influenzata dal web? «Più che da un punto di vista linguistico - prosegue Martin - le novità potrebbero
riguardare le modalità di fruizione, non più legate a un appuntamento settimanale cadenzato ma con la
possibilità di scaricare o visualizzare l'intera serie, com'è accaduto su Netflix che ha lanciato l'intera stagione
di "House of Cards". Questa è una modalità intercettata dal web». Ma il fenomeno è davvero così diffuso
come viene proposto? Siamo proprio sicuri che i teenager di oggi snobbino "Game of Thrones" per seguire
ciò che scorre per via telematica? Senza mettere in dubbio dati incontestabili come il numero di
visualizzazioni registrate, ci sarebbe piaciuto sentire il giudizio di chi questi contenuti li guarda veramente e
capire assieme a loro quali sono gli ingredienti di successo di queste nuove forme di racconto. Ma trovarne
anche solo uno è stato praticamente impossibile. Senza vantare numeri da indagine di mercato, ma provando
informalmente a spargere la voce alla ricerca dei fantomatici "followers" tramite social o tra i compagni di
classe dei figli e tra amici degli amici, il dato emerso è che i diciottenni alabardati le web series spesso non
sanno neppure cosa siano, tanto meno quelle italiane. Le serie tv sono ancora le più gettonate: tra i titoli che
ricorrono ci sono sempre le rassicuranti "Grey's Anatomy", "The Following" e "House of Cards", comunque
tutte rigorosamente straniere. E a sorpresa spunta un altro dato che rincuora, alla faccia del mercato e del
product placement. E cioè che tra i diciottenni c'è ancora chi preferisce andare al cinema, in particolare a
vedere film d'autore, che contro ogni aspettativa sono più amati - a loro dire - persino della "solita
americanata".
Foto: Alcune tra le web series che piacciono di più: "Una mamma imperfetta", "The Ushers", "Under - The
Series". La serialità, in internet, sembra avere imboccato la strada giusta
Foto: Gianmarco Tognazzi è il diabolico T. in "Under - The Series"
15/07/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 10
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Frieda Pinto e la Gomez a Ischia parata di star
(ilaria urbani)
Dal ruolo di danzatrice nel deserto per il film di Richard Rymond basato sulla storia vera di Afshin Ghaffarian,
il ballerino iraniano che ha sfidato le autorità danzando, al prossimo lavoro con Terrence Malick. Freida Pinto
(foto) si racconta all'Ischia Global Fest: «Per noi attori lavorare con Terrence Malick è una sfida perché non
sai mai cosa potrà accadere sul set. Girerò poi un nuovo film e spiazzerò ancora chi è abituato a vedermi nel
ruolo che ho ricoperto in "The Millonaire"». L'attrice indiana riscalda il parterre della rassegna ischitana in
attesa dell'incontro con Jessica Chastain che intanto si rilassa in piscina con i figli, in abito verde e cappello
turchese.
Sull'isola si aggira anche il candidato premio Oscar per "12 anni schiavo" Chiwetel Ejiofor. Oggi al festival
diretto da Pascal Vicedomini sono attesi Martina Stella e l'idolo dei ragazzi Leo Howard. Alle 21 in piazza
Santa Restituta proiezione del film omaggio ad Eduardo "Il sindaco£ di Ugo Fabrizio Giordani.
Domani protagonisti la "regina" del Trono di Spade Lena Headey e il nuovo volto degli action movies Sullivan
Stapleton. Giovedì premio miglior attrice italiana a Micaela Ramazzotti. Sarà la cantante Selena Gomez poi la
star venerdì per la presentazione in anteprima europea del musical "Rudderless" premiata sabato con
Antonello Venditti e Paolo Virzì.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
20
La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
SULL'ISOLA VERDE IL GLOBAL FILM FEST
15/07/2014
La Repubblica - Bologna
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Raccontare, perdersi, forse ritrovarsi è l'avventura dello scrivere a
fumetti"
È in libreria " Cinema Zenit", primo volume di una trilogia dello storyteller e disegnatore anche protagonista di
un trittico espositivo al Centro d'arte contemporanea di Ginevra "Lavoro senza soggetto né sceneggiatura ,
quindi non so il finale delle mie storie"
ALBERTO SEBASTIANI
ANDREA Bruno arriva a Bologna dalla Sicilia, 14 anni fa, ma nei suoi disegni non c'è la luce del
Mediterraneo. Il suo inquieto bianco e nero e le sue storie sono tutt'altro che solari. Ha uno stile che colpisce,
affinato in questi anni, che l'hanno visto tra i fondatori del gruppo Canicola, autore di libri elogiati dalla critica,
vincitore di premi a Lucca Comics e Napoli Comicon, insegnante all'Accademia Belle Arti, matita di "Le strisce
che lasciano gli aerei" sceneggiato da Vasco Brondi,e ora ideatore di un progetto in tre volumi e altrettante
mostre al Centro d'Arte Contemporanea di Ginevra. Si tratta di "Cinema Zenit", la mostraè in corso (fino al
17)e il primo volume, edito da Canicola,è appena uscito: racconta di Anna, che arriva in una città in rovina,
notturna e oscura, ma anche piena di vita, divisa tra invasori e oppositori. E Anna, chissà perché, deve
raggiungere il Cinema Zenit, nel cuore della città vecchia.
Bruno, come nasce questo progetto? «Grazie alle relazioni internazionali costruite con Canicola, fuori dai
circuiti consueti del fumetto, dialogando con festival del cinema, musei, istituzioni che si occupano d'arte.
Puntiamo sul contemporaneo, non facciamo arte ma fumetti aperti e ibridati. Così a Ginevra, dove la scena
del fumetto è forte, Andrea Bellini m'ha invitato in una Project Room, una stanza per progetti speciali, e ha
curato la mia mostra, con tavole del fumetto e altri lavori di grande formato».
È un immaginario cupo, senza riferimenti spaziali e temporali.
«È un luogo straniero, con una ragazza straniera che arriva in una città straniera. Volevo sperimentare,
inventare un mondo immaginario autonomo, che esiste anche se non lo capisci. Lo straniamento è
essenziale, ma voglio raccontare in modo complesso e allo stesso tempo leggibile, così il mio background
fumettistico, l'amore per autori come Pratt, Toppi, Micheluzzi, compensa la complessità con un legame con
l'avventura più tradizionale, un genere che mi affascina, oggi trascurato nel suo spirito ideale, di raccontare
storie in cui ci si perde e si esplora. Prendi, vai, ti perdi e non sai come uscirne».
Anna e gli altri ne verranno fuori? «Il secondo volume uscirà entro l'anno, il terzo nella primavera 2015, ma
lavoro senza soggetto né sceneggiatura, quindi mi è difficile rispondere. Non ho ancora tutta la storia. Lavoro
in modo poco ortodosso: ho molte cose in testa e so che escono mentre disegno. Il disegno è la messa in
scena di quanto ho meditato a lungo, pur senza contorni precisi».
Insegna questo metodo ai suoi studenti dell'Accademia? «No,è il mioe non lo consiglio. Mi siedo al tavolo, le
idee si organizzano e, nel disegnare, il lavoro ti cambia tra le mani. È un'avventura anche questa».
Foto: L'AUTORE Andrea Bruno scrive e disegna storie a fumetti.
Nel 2005 è stato tra i fondatori del gruppo Canicola, e dell'omonima rivista. Vive e lavora a Bologna
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Il personaggio/ Andrea Bruno
15/07/2014
La Sicilia - Ed. Nazionale
Pag. 20
(diffusione:64550, tiratura:80914)
dal 21 al 27 il Festival internazionale di marzamemi
L´attrice Saadet Aksoy MARIA LOMBARDO "Cinema di frontiera": il festival internazionale di Marzamemi
torna (21-27 luglio) nella ormai "cult" piazza Regina Margherita e dintorni della frazione marinara di Pachino
con qualche novità di rilievo che ci illustra il direttore Nello Correale. Intanto siamo arrivati alla edizione n. 14.
«Pur mantenendo radici in Sicilia e nel Mediterraneo si allunga lo sguardo: Argentina, Nuova Zelanda». La
sezione "Lampi sul Mediterraneo" raccoglie anche i fuori formato (mediometraggi), una quindicina da vari
Paesi. Sebastiano Riso il regista catanese exploit alla Semaine de la critique del Festival di Cannes, torna al
festival dove venne col suo primo corto. «La sua presenza nella giuria dei cortometraggi - dice Correale significa che si può partire da qualsiasi parte del mondo e "arrivare". Terrà un incontro con giovani autori per
mostrare quali sono i passaggi più delicati per realizzare un film». Poi le consuete Chiacchiere sotto il fico.
Diversi ospiti canadesi e statunitensi «stanno a ricordarci - prosegue Correale - una delle novità più
significative: il sentirsi internazionali. I produttori Karen Wookey e Martin Katz (Hotel Rwanda e i principali
titoli di Cronenberg) con la loro presenza indicano il cinema indipendente come mezzo per aiutare non solo
per gli autori ma l'intera macchina del cinema». Mary Aloe produttrice di Los Angeles verrà al festival durante
un giro in Sicilia dove è interessata a girare Mary Mother of Christ con Julia Ormond, considerato ideale
proseguimento di The Passion di Mel Gibson. «Essere riuscito a convogliarli a Marzamemi per me è un
vanto. C'è una grandissima attenzione sulla Sicilia» commenta il direttore artistico. Dalla Turchia arriverà
Saadet Aksoy (che con Venuto al mondo di Castellitto ha vinto il Toronto FF due anni fa). Altra curiosità è
l'anteprima assoluta del corto di animazione di Guido Manuli I love Hitchkock. Omaggi sono destinati ad
autori siciliani: Brancati nato100 anni fa a Pachino (con Don Giovanni in Sicilia), l'emigrazione alcuni decenni
con Pane e cioccolata. Quindi a 50 anni dall'uscita il maggior successo cinematografico dei Beatles Tutti per
uno di Richard Lester in versione restaurata. Altra chicca la presenza in giuria dell'italo-cileno Marco Bechis
(Garage Olimpo e Hijos) che porterà il suo film del debutto (1991) Alambrado girato in Patagonia che
rappresenta perfettamente il clima della frontiera. Un Focus Iran sarà guidato da Babak Karimi. Fra gli ospiti
attesi Tea Falco e Donatella Finocchiaro (l'attrice catanese è la moglie di Luigi Lo Cascio minatore e madre
del cantante Rocco Granata autore di Marina nel film omonimo diretto da Stijn Coninx, in Sicilia praticamente
non uscito che si vedrà durante il festival). La Finocchiaro verrà con la figlioletta appena nata e il suo
compagno Edoardo Morabito che nella sezione "Lampi sul Mediterraneo" presenterà I fantasmi di San Berillo.
Riso, Falco, Andrea Segre con il suo La prima neve: «Tutti under 40, uno svecchiamento del festival si
rendeva necessario» dice Correale affiancato come tutti gli anni da Sebastiano Gesù vicedirettore. A chiusura
serata di gala con film muto, Safety last di Fred Newmeyer con Harol Lloyd (1923) progenitore della gag
visiva accompagnato dalle musiche dell'Ensemble Darshan. Verrà proiettata la copia restaurata che arriva
dagli Usa. Quindi i Fratelli Mancuso eseguiranno le loro musiche sull'eruzione dell'Etna. E l'aspetto
economico? «In qualità di fondatore del festival mi prendo delle responsabilità: quest'anno la situazione
economia è alleviata dal fatto che l'amministrazione comunale di Pachino è abbastanza attenta e ci
garantisce e poi speriamo nel bando dei festival siciliani e che ci siano i soldi previsti dalla Filmcommission,
Apq e Regione». Marzamemi è pronta, il pubblico pure, sedie sotto braccio e occhi verso lo schermo a un
passo dal mare, sotto le stelle di questo estremo lembo della Sicilia che più frontiera di così non si può.
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/07/2014 - 15/07/2014
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Le frontiere del cinema dall'Argentina alla Nuova Zelanda