SATRIANO di LUCANIA - le valli del teatro
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SATRIANO di LUCANIA - le valli del teatro
comune di SATRIANO di LUCANIA teatro comunale G. A. ANZANI Compagnia Teatrale Kor “AMMERIKA! ” dic scritto e diretto da Rocco Ricciardulli 21 “L’America non esiste, io lo so perchè ci sono stato” A. Resnais Lo spettacolo è uno squarcio dell’America dei primi pionieri. Attraverso la storia dei componenti di una “famiglia” di artisti, si ripercorrono quelle problematiche relative al fenomeno dell’immigrazione che in forma diversa interessano anche attualmente i paesi che oggi sono meta dei nuovi emigranti, tra cui l’Italia stessa. Nel contempo si evidenzia ciò che, a distanza di quasi un secolo, non è cambiato. Ancora oggi l’America è rimasta motivo di desiderio, sogno, prototipo da imitare. L’“Ammerika!” di allora è l’Italia di oggi: “Quando gli Albanesi eravamo noi, espatriavamo illegalmente a centinaia di migliaia, ci linciavano come ladri di posti di lavoro, ci accusavano di essere tutti mafiosi e criminali. Ma certo pensavamo di essere migliori più amati, diversi. Non è esattamente così! Non c’é stereotipo rinfacciato agli immigrati di oggi che non sia stato rinfacciato un secolo o solo pochi anni fa a noi. Quando gli Albanesi eravamo noi era solo ieri. “ (L’Orda, di Gian Antonio Stella) Roma Spettacoli “CARO BUGIARDO ”regia: Pino Strabioli GEN con: Corrado Tedeschi, Anna Mazzamauro 14 Caro bugiardo, la commedia che dal 1960 continua a conquistare i palcoscenici di tutto il mondo, è una storia d’amore, autentica come autentica può essere solo la vita e l’amore tra un affermatissimo commediografo americano degli anni ’20 e una grande attrice inglese. Lui è Bernard Shaw, lei la bellissima e cagionevole Patrick Campbell; la loro storia è tutta nel loro epistolario e le parole che si scambiano sono letture delle loro letture: il racconto di una vita in biglietti d’amore. Caro bugiardo è ciò che l’attrice scrive al suo amico-autore: “…caro bugiardo che sei in ciascuno di noi, non credere di essere un bravo bugiardo solo perché non arrossisci quando dici che sei rimasto ancora senza benzina, o di essere sincero solo perché le tue parole sono veridiche. Che tu menta per necessità o per gioco, per compassione o per professione; che tu sia astuto come Ulisse, che tu sia ingenuo come Pinocchio, scoprirai di essere solo un dilettante”. Teatro Stabile di Brescia - Le Belle Bandiere “Hedda Gabler” GEN di Henrik Ibsen, regia di Elena Bucci 23 “Il rumore della folla mi spaventa...io non voglio trascinare la mia veste nel fango della vita, ma in abiti di festa aspettare il giorno dell’avvenire.” - Henrik Ibsen Siamo in un ambiente apparentemente tranquillo, una grande villa allestita secondo i canoni del paradiso borghese: agi, comodità, fiori recisi, il pianoforte, una collezione di pistole, un grande ritratto del padre di Hedda, il generale Gabler. Anche il paesaggio umano sembra confortante: una coppia appena sposata con un promettente futuro, una zia premurosa, un assiduo amico di famiglia, un uomo di genio che torna alla rispettabilità e al lavoro, dopo una vita dissipata, ispirato dalla dedizione di una donna. Ma nell’arco di tempo di due giorni, separati da una notte inquieta, scopriamo che niente è quello che appare nella fortezza che si fonda sulla solidità dei beni materiali e sull’uso di maschere e convenzioni, confidando che possano proteggere dalla paura, dai sentimenti, dalla noia, dalla morte. Lo spazio scenico cerca di fare sua la spietata sincerità del teatro: non c’è nessuno degli oggetti nominati, nessuna villa, nessun salotto. Ci sono otto sedie e, disegnati a terra, forme di quadrati concentrici che diventano labirinti, schemi di gioco, traiettorie per pedine, corridoi spalancati su un esterno che non si ha la forza di affrontare. Siamo immersi in una moderna tragedia commedia per non eroi, ma Ibsen, con intelligenza, consapevolezza ed ironia, riesce con grazia a farci sorridere, proprio mentre ci rivela che questa grande villa dove non c’è posto per la vita e non c’è posto per la morte, pur immaginata nel 1890, è ancora la nostra. LA.MA.ING “I CASI SONO DUE” feb di Armando Curcio, con Sergio Solli e Mario Brancaccio; regia Mario Brancaccio 25 In quaranta anni circa di attività giornalistica e letteraria, Armando Curcio, si è garantito un giusto posto nel panorama teatrale italiano degli anni ‘40 e ‘50. Anche se Luciano Lucignani, nella prefazione all’opera editoriale dello stesso Armando Curcio, si rammarica che: “... da parte della nostra cultura ufficiale (quella cosiddetta di Stato, direi, oggi, io), piccola o grande che sia, l’arte del divertire, per essere accettata come tale, ha dovuto sempre mostrare la credenziale della serietà, se non della noia.” Nel solco di una tradizione teatrale professionale, esperta e consolidata, Sergio Solli ed io, abbiamo deciso di portare sulle scene per il 2009 “I casi sono due”, nell’adattamento di Marina Curcio (figlia del grande autore) e mio. Le sue commedie in dialetto, rappresentano una Napoli bizzarra dove gli accadimenti sono paragonabili alle surreali parabole dei film di Vittorio De Sica. In questo spinta verso l’iperbole inaspettata, quasi da favola, i personaggi si muovono come in un sogno, un miraggio... E per concludere, sempre con le parole di Lucignano Lucignani: “...delle commedie e di un autore che non possiamo permetterci il lusso di dimenticare, nella situazione tutt’altro che florida della nostra scena.” Associazione Corte dei Miracoli “IO PROVO A VOLARE! ” mar regia Gianfranco Berardi 14 Il desiderio di dedicare uno spettacolo teatrale e musicale a Domenico Modugno nasce dal desiderio di omaggiare l’emblema del cinema, del teatro e della musica popolare italiana. Oltre a essere un grande cantante, attore, cantautore, artista dalla travolgente forza interpretativa, mister Volare è stato uomo semplice e forte, umile e duro, un mito e un esempio da seguire perché pure nella potenza del sogno Modugno è stato sempre fermamente ancorato alla sua origine, alle sue radici meridionali, mai rinnegate neanche nei periodi di successo. Modugno ha sempre cantato della sua Puglia, della sua terra, ha sempre ricordato la sua gente. Lungo il nostro percorso artistico, più volte ci siamo trovati e fermati di fronte all’opera di Modugno come di fronte ad un grande patrimonio da cui attingere. Poesia e comicità sono gli ingredienti principali di questa ricetta che attraverso un uso sui generis della luce trasmette atmosfere emotive, suggestioni e ricordi indimenticabili cercando di risvegliare nel pubblico i sentimenti di cui Modugno si fece portavoce e simbolo. Un’avventura profonda da vivere con leggerezza per concederci la possibilità di un comune sogno di libertà, ad occhi chiusi e braccia spalancate, provando in un attimo a poter volare, così come Mimì potette fare. Scena Verticale “DISSONORATA. ” mar di Saverio La Ruina 22 (Premio UBU 2007 “Migliore attore” e “Migliore novità italiana”) “Spesso, ascoltando le storie drammatiche di donne dei paesi musulmani, mi capita di sentire l’eco di altre storie. Storie di donne calabresi dell’inizio del secolo scorso, o della fine del secolo scorso, o di oggi. Quando il lutto per le vedove durava tutta la vita. Per le figlie, anni e anni. Le donne vestivano quasi tutte di nero, compreso una specie di chador sulla testa, anche in piena estate.” - Saverio La Ruina Partendo dalla “piccola” ma emblematica storia di una donna calabrese, lo spettacolo offre lo spunto per una riflessione sulla condizione della donna in generale. Parlando del proprio villaggio, parla della condizione della donna nel villaggio globale. Nello spettacolo risuonano molteplici voci di donne, donne del sud. E tra queste una in particolare. La “piccola”, tragica e commovente storia di una donna del nostro meridione. Dal suo racconto emerge una Calabria che anche quando fa i conti con la tragedia vi combina elementi grotteschi e surreali, talvolta perfino comici, sempre sul filo di un’amara ironia. Centro Mediterraneo delle Arti “GIORGIO CASTRIOTA APR SCANDERBEG” di Ulderico Pesce 4 Racconta un periodo cruciale della storia dell’Europa e dell’Oriente: il XV secolo e la minaccia dell’invasione Turca in Italia e in Europa e le gesta eroiche del grande condottiero Scanderbeg che per circa quarant’anni respinse i violenti attacchi che i Turchi portarono all’Albania. Senz’altro lo scontro etnico religioso narrato è il più importante della storia, mai così violenta è stata la guerra tra cristiani e musulmani e mai come in quell’occasione storica, una “fettina” di terra, l’Albania, ha rappresentato la cesura tra due culture e due religioni differenti: quella cristiana e quella musulmana. Nello spettacolo verranno narrate le varie ondate migratorie degli Albanesi in Italia, a partire dal 1399, il loro arrivo, la creazione dei borghi in cui vivere, gli usi e le tradizioni culturali che portarono, il rito greco bizantino, le musiche e gli strumenti arberesche e l’intreccio culturale che è nato con le culture preesistenti. * fuori abbonamento * Laboratorio artistico culturale G. L. Caramuel “QUÀ LA TERRA NUN FIGLIA” regia di Antonio Monaco Il canovaccio, che mette insieme più linguaggi, quello del canto, dell’immagine e della recitazione, parla di due giovani di un piccolo paese lucano che, senza lavoro e soprattutto incompresi, decidono di partire. Nei piccoli paesi della Lucania si vive così la solitudine, l’anziano ha paura di sentirsi abbandonato; le famiglie, quelle meno protette, partono. Ma se tutti fuggono, che ne sarà dei castelli?.. dei santi in processione?...della storia? Dei nostri suggestivi paesaggi? Sono interrogativi che gli attori pongono agli spettatori e che i canti esprimono con una musica davvero originale e raccapricciante. La necessità di rimanere, dunque, possibile solo attraverso la riscoperta della nostra storia, delle nostre radici culturali e religiose. * FIMgroup - Rossoarancia record “STABATMATER-MUSICHEDIIOLE” con Iole Cerminara e Francesco Scorza Una lettura musicale rinnovata della sequenza pasquale dedicata alla Madonna. Un’opera moderna, dalle atmosfere intime e suggestive, che enfatizza la teatralità del testo sacro in latino attraverso l’utilizzo di contenuti multimediali e soluzioni musicali raffinate. Lo “Stabat Mater” di Iole è uno spettacolo intenso che coinvolge ed emoziona attraverso l’interazione di canto, musica, teatro e arti visive. * Associazione Identità Lucana Associazione Teatrale Satrianese “Il Piacere della storia ” Storia della Basilicata Raccontata ai giovani con: Antonella Iallorenzi coordinamento tecnico-video: Namavista “La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita”. Cicerone, De Oratore. I processi socio-demografici che stanno interessando la Basilicata producono ripercussioni molto delicate sull’intera popolazione e sull’intero sistema di sviluppo del territorio. Il venir meno delle fasce giovani a causa di percorsi formativi e professionali individuati al di fuori della nostra regione, stanno progressivamente impoverendo la regione di quella linfa vitale decisiva nel sostenere il futuro della regione. In questo contesto conoscere la propria storia può essere un fattore decisivo sulla scelta di restare o meno in Basilicata. Racconteremo in modo semplice e accattivante, attraverso la recitazione e con l’ausilio di supporti audio-video, la storia della Basilicata dalla preistoria ai giorni nostri. Direttore artistico: Domenico De Rosa Codirettori: Rocco Positino e Antonella Iallorenzi Direttore tecnico: Antonio Flaviano Responsabile organizzativo: Sara Pascale Promozione, comunicazione e biglietteria: Vincenzo Pascale, Raffaella Pascale e Mimmo Melone Grafica: A-D Sign Studio (PZ) Ingresso ore 20.30, sipario ore 21.00 abbonamento: intero 55 euro · ridotto 45 euro biglietto: intero 10 euro · ridotto 8 euro Per informazioni e prevendita: Associazione Teatrale Satrianese, c/so Trieste, 63 - Satriano di Lucania tel. 329/5384075 - 3461013043 Comune di Satriano di Lucania, via De Gregorio - tel. 0975/383121