SATRIANO di LUCANIA - le valli del teatro

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SATRIANO di LUCANIA - le valli del teatro
comune di
SATRIANO
di LUCANIA
teatro comunale
G. A. ANZANI
Compagnia Teatrale Kor
“AMMERIKA! ”
dic scritto e diretto da Rocco Ricciardulli
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“L’America non esiste, io lo so perchè ci sono
stato” A. Resnais
Lo spettacolo è uno squarcio dell’America dei
primi pionieri. Attraverso la storia dei componenti di una “famiglia” di artisti, si ripercorrono
quelle problematiche relative al fenomeno dell’immigrazione che in forma diversa interessano
anche attualmente i paesi che oggi sono meta dei
nuovi emigranti, tra cui l’Italia stessa. Nel contempo si evidenzia ciò che, a distanza di quasi un
secolo, non è cambiato. Ancora oggi l’America
è rimasta motivo di desiderio, sogno, prototipo
da imitare. L’“Ammerika!” di allora è l’Italia di
oggi: “Quando gli Albanesi eravamo noi, espatriavamo illegalmente a centinaia di migliaia, ci
linciavano come ladri di posti di lavoro, ci accusavano di essere tutti mafiosi e criminali. Ma
certo pensavamo di essere migliori più amati,
diversi. Non è esattamente così! Non c’é stereotipo rinfacciato agli immigrati di oggi che non
sia stato rinfacciato un secolo o solo pochi anni
fa a noi. Quando gli Albanesi eravamo noi era
solo ieri. “ (L’Orda, di Gian Antonio Stella)
Roma Spettacoli
“CARO BUGIARDO ”regia: Pino Strabioli
GEN con: Corrado Tedeschi, Anna Mazzamauro
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Caro bugiardo, la commedia che dal 1960 continua a conquistare i palcoscenici di tutto il
mondo, è una storia d’amore, autentica come
autentica può essere solo la vita e l’amore tra un
affermatissimo commediografo americano degli
anni ’20 e una grande attrice inglese.
Lui è Bernard Shaw, lei la bellissima e cagionevole Patrick Campbell; la loro storia è tutta nel
loro epistolario e le parole che si scambiano sono
letture delle loro letture: il racconto di una vita
in biglietti d’amore.
Caro bugiardo è ciò che l’attrice scrive al suo
amico-autore: “…caro bugiardo che sei in ciascuno di noi, non credere di essere un bravo
bugiardo solo perché non arrossisci quando dici
che sei rimasto ancora senza benzina, o di essere sincero solo perché le tue parole sono veridiche. Che tu menta per necessità o per gioco, per
compassione o per professione; che tu sia astuto
come Ulisse, che tu sia ingenuo come Pinocchio,
scoprirai di essere solo un dilettante”.
Teatro Stabile di Brescia - Le Belle Bandiere
“Hedda Gabler”
GEN di Henrik Ibsen, regia di Elena Bucci
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“Il rumore della folla mi spaventa...io non voglio
trascinare la mia veste nel fango della vita, ma
in abiti di festa aspettare il giorno dell’avvenire.” - Henrik Ibsen
Siamo in un ambiente apparentemente tranquillo, una grande villa allestita secondo i canoni del
paradiso borghese: agi, comodità, fiori recisi, il
pianoforte, una collezione di pistole, un grande
ritratto del padre di Hedda, il generale Gabler.
Anche il paesaggio umano sembra confortante:
una coppia appena sposata con un promettente
futuro, una zia premurosa, un assiduo amico di
famiglia, un uomo di genio che torna alla rispettabilità e al lavoro, dopo una vita dissipata, ispirato dalla dedizione di una donna. Ma nell’arco
di tempo di due giorni, separati da una notte
inquieta, scopriamo che niente è quello che appare nella fortezza che si fonda sulla solidità dei
beni materiali e sull’uso di maschere e convenzioni, confidando che possano proteggere dalla
paura, dai sentimenti, dalla noia, dalla morte.
Lo spazio scenico cerca di fare sua la spietata
sincerità del teatro: non c’è nessuno degli oggetti
nominati, nessuna villa, nessun salotto. Ci sono
otto sedie e, disegnati a terra, forme di quadrati concentrici che diventano labirinti, schemi di
gioco, traiettorie per pedine, corridoi spalancati
su un esterno che non si ha la forza di affrontare.
Siamo immersi in una moderna tragedia commedia per non eroi, ma Ibsen, con intelligenza,
consapevolezza ed ironia, riesce con grazia a farci sorridere, proprio mentre ci rivela che questa grande villa dove non c’è posto per la vita e
non c’è posto per la morte, pur immaginata nel
1890, è ancora la nostra.
LA.MA.ING
“I CASI SONO DUE”
feb di Armando Curcio, con Sergio Solli e
Mario Brancaccio; regia Mario Brancaccio
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In quaranta anni circa di attività giornalistica
e letteraria, Armando Curcio, si è garantito un
giusto posto nel panorama teatrale italiano degli anni ‘40 e ‘50. Anche se Luciano Lucignani,
nella prefazione all’opera editoriale dello stesso
Armando Curcio, si rammarica che: “... da parte
della nostra cultura ufficiale (quella cosiddetta
di Stato, direi, oggi, io), piccola o grande che
sia, l’arte del divertire, per essere accettata come
tale, ha dovuto sempre mostrare la credenziale della serietà, se non della noia.” Nel solco di
una tradizione teatrale professionale, esperta e
consolidata, Sergio Solli ed io, abbiamo deciso
di portare sulle scene per il 2009 “I casi sono
due”, nell’adattamento di Marina Curcio (figlia
del grande autore) e mio.
Le sue commedie in dialetto, rappresentano
una Napoli bizzarra dove gli accadimenti sono
paragonabili alle surreali parabole dei film di
Vittorio De Sica. In questo spinta verso l’iperbole inaspettata, quasi da favola, i personaggi si
muovono come in un sogno, un miraggio... E per
concludere, sempre con le parole di Lucignano
Lucignani: “...delle commedie e di un autore che
non possiamo permetterci il lusso di dimenticare, nella situazione tutt’altro che florida della
nostra scena.”
Associazione Corte dei Miracoli
“IO PROVO A VOLARE! ”
mar regia Gianfranco Berardi
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Il desiderio di dedicare uno spettacolo teatrale
e musicale a Domenico Modugno nasce dal desiderio di omaggiare l’emblema del cinema, del
teatro e della musica popolare italiana. Oltre a
essere un grande cantante, attore, cantautore,
artista dalla travolgente forza interpretativa,
mister Volare è stato uomo semplice e forte,
umile e duro, un mito e un esempio da seguire
perché pure nella potenza del sogno Modugno è
stato sempre fermamente ancorato alla sua origine, alle sue radici meridionali, mai rinnegate
neanche nei periodi di successo.
Modugno ha sempre cantato della sua Puglia,
della sua terra, ha sempre ricordato la sua gente.
Lungo il nostro percorso artistico, più volte ci
siamo trovati e fermati di fronte all’opera di Modugno come di fronte ad un grande patrimonio
da cui attingere. Poesia e comicità sono gli ingredienti principali di questa ricetta che attraverso
un uso sui generis della luce trasmette atmosfere
emotive, suggestioni e ricordi indimenticabili
cercando di risvegliare nel pubblico i sentimenti di cui Modugno si fece portavoce e simbolo.
Un’avventura profonda da vivere con leggerezza
per concederci la possibilità di un comune sogno
di libertà, ad occhi chiusi e braccia spalancate,
provando in un attimo a poter volare, così come
Mimì potette fare.
Scena Verticale
“DISSONORATA. ”
mar di Saverio La Ruina
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(Premio UBU 2007 “Migliore attore” e “Migliore novità italiana”)
“Spesso, ascoltando le storie drammatiche di
donne dei paesi musulmani, mi capita di sentire l’eco di altre storie. Storie di donne calabresi
dell’inizio del secolo scorso, o della fine del secolo scorso, o di oggi. Quando il lutto per le vedove
durava tutta la vita. Per le figlie, anni e anni. Le
donne vestivano quasi tutte di nero, compreso
una specie di chador sulla testa, anche in piena
estate.” - Saverio La Ruina
Partendo dalla “piccola” ma emblematica storia di una donna calabrese, lo spettacolo offre
lo spunto per una riflessione sulla condizione
della donna in generale. Parlando del proprio
villaggio, parla della condizione della donna
nel villaggio globale. Nello spettacolo risuonano
molteplici voci di donne, donne del sud. E tra
queste una in particolare. La “piccola”, tragica e
commovente storia di una donna del nostro meridione. Dal suo racconto emerge una Calabria
che anche quando fa i conti con la tragedia vi
combina elementi grotteschi e surreali, talvolta
perfino comici, sempre sul filo di un’amara ironia.
Centro Mediterraneo delle Arti
“GIORGIO CASTRIOTA
APR SCANDERBEG” di Ulderico Pesce
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Racconta un periodo cruciale della storia dell’Europa e dell’Oriente: il XV secolo e la minaccia dell’invasione Turca in Italia e in Europa e le
gesta eroiche del grande condottiero Scanderbeg
che per circa quarant’anni respinse i violenti attacchi che i Turchi portarono all’Albania.
Senz’altro lo scontro etnico religioso narrato è il
più importante della storia, mai così violenta è
stata la guerra tra cristiani e musulmani e mai
come in quell’occasione storica, una “fettina”
di terra, l’Albania, ha rappresentato la cesura
tra due culture e due religioni differenti: quella
cristiana e quella musulmana. Nello spettacolo
verranno narrate le varie ondate migratorie degli Albanesi in Italia, a partire dal 1399, il loro
arrivo, la creazione dei borghi in cui vivere, gli
usi e le tradizioni culturali che portarono, il rito
greco bizantino, le musiche e gli strumenti arberesche e l’intreccio culturale che è nato con le
culture preesistenti.
* fuori abbonamento
*
Laboratorio artistico culturale G. L. Caramuel
“QUÀ LA TERRA NUN FIGLIA”
regia di Antonio Monaco
Il canovaccio, che mette insieme più linguaggi,
quello del canto, dell’immagine e della recitazione, parla di due giovani di un piccolo paese lucano che, senza lavoro e soprattutto incompresi,
decidono di partire. Nei piccoli paesi della Lucania si vive così la solitudine, l’anziano ha paura
di sentirsi abbandonato; le famiglie, quelle meno
protette, partono. Ma se tutti fuggono, che ne
sarà dei castelli?.. dei santi in processione?...della storia? Dei nostri suggestivi paesaggi? Sono
interrogativi che gli attori pongono agli spettatori e che i canti esprimono con una musica davvero originale e raccapricciante. La necessità di
rimanere, dunque, possibile solo attraverso la
riscoperta della nostra storia, delle nostre radici
culturali e religiose.
*
FIMgroup - Rossoarancia record
“STABATMATER-MUSICHEDIIOLE”
con Iole Cerminara e Francesco Scorza
Una lettura musicale rinnovata della sequenza
pasquale dedicata alla Madonna. Un’opera moderna, dalle atmosfere intime e suggestive, che
enfatizza la teatralità del testo sacro in latino
attraverso l’utilizzo di contenuti multimediali e
soluzioni musicali raffinate. Lo “Stabat Mater”
di Iole è uno spettacolo intenso che coinvolge ed
emoziona attraverso l’interazione di canto, musica, teatro e arti visive.
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Associazione Identità Lucana
Associazione Teatrale Satrianese
“Il Piacere della storia ”
Storia della Basilicata Raccontata ai giovani
con: Antonella Iallorenzi
coordinamento tecnico-video: Namavista
“La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita”. Cicerone, De Oratore.
I processi socio-demografici che stanno interessando la Basilicata producono ripercussioni
molto delicate sull’intera popolazione e sull’intero sistema di sviluppo del territorio.
Il venir meno delle fasce giovani a causa di
percorsi formativi e professionali individuati al
di fuori della nostra regione, stanno progressivamente impoverendo la regione di quella linfa
vitale decisiva nel sostenere il futuro della regione. In questo contesto conoscere la propria
storia può essere un fattore decisivo sulla scelta
di restare o meno in Basilicata. Racconteremo
in modo semplice e accattivante, attraverso la
recitazione e con l’ausilio di supporti audio-video, la storia della Basilicata dalla preistoria ai
giorni nostri.
Direttore artistico:
Domenico De Rosa
Codirettori:
Rocco Positino e Antonella Iallorenzi
Direttore tecnico:
Antonio Flaviano
Responsabile organizzativo:
Sara Pascale
Promozione, comunicazione e biglietteria:
Vincenzo Pascale, Raffaella Pascale
e Mimmo Melone
Grafica:
A-D Sign Studio (PZ)
Ingresso ore 20.30, sipario ore 21.00
abbonamento:
intero 55 euro · ridotto 45 euro
biglietto:
intero 10 euro · ridotto 8 euro
Per informazioni e prevendita:
Associazione Teatrale Satrianese,
c/so Trieste, 63 - Satriano di Lucania
tel. 329/5384075 - 3461013043
Comune di Satriano di Lucania,
via De Gregorio - tel. 0975/383121