Il sistema manifatturiero della regione Marche: evoluzione e
Transcript
Il sistema manifatturiero della regione Marche: evoluzione e
Il sistema manifatturiero della regione Marche: evoluzione e prospettive future Donato Iacobucci Università Politecnica delle Marche Fondazione Aristide Merloni La Regione Marche ha attraversato un processo di industrializzazione molto veloce durante la seconda metà del secolo scorso. In circa una generazione (1951 – 1981) le Marche si sono trasformate da regione a vocazione agricola in una delle aree più industrializzate sia d'Italia sia d'Europa. La nascita della Fondazione Merloni si colloca nel pieno di questo processo (1963), con lo scopo di sostenere nuove attività imprenditoriali nel Fabrianese, garantendo servizi finanziari e managerali. Negli anni '70, le attività manifatturiere si svilupparono molto sia nella zona di Fabriano che nella regione nel suo complesso, e la Fondazione Merloni mutò la sua vocazione, impegnandosi nella ricerca economica e sociale, con lo scopo di comprendere I fattori dietro il successo economico della regione, e sopratutto di indicare le vie per il suo futuro sviluppo. In una famosa conferenza organizzata dalla Fondazione alla fine degli anni '70, venne coniato lo “slogan” della “Via Adriatica allo Sviluppo”. Le principali caratteristiche di questo modello erano: 1. La prevalenza di piccole e medie imprese, gestite da imprenditori locali e organizzate non individualmente, ma per distretti industriali 2. Un alto grado di internazionalizzazione, espresso inizialmente dai livelli di export 3. La diffusione sul territorio delle attività manifatturiere, evitando sia le migrazioni di popolazione che la congestione urbana Quest'ultima caratteristica è particolarmente accentuata nel caso delle Marche, la regione italiana con la più elevata quota percentuale di territorio destinata ad attività manifatturiere. I beni in cui è specializzato il sistema manifatturiero marchigiano sono quelli tipici del “made in Italy”: abiti e scarpe, tessili e arredamenti, cibo, elettrodomestici, meccanica e sistemi di produzione. Grazie alle caratteristiche sopramenzionate, dopo 50 anni di sviluppo le Marche mantengono una forte base manifatturiera. Non ho tempo di illustrare la situazione in cui si trova la nostra industria, e le trasformazioni che sta attraversando: mi limiterò a menzionare alcuni aspetti che a mio avviso sono cruciali per le future prospettive del sistema manifatturiero regionale1. Nell'ultimo secolo, la chiave del miracolo marchigiano è stata “l'imprenditorialità”, la disponibilità dei singoli a lanciarsi in attività economiche e assumersi rischi finanziari e personali. L'imprenditorialità rimane centrale per il futuro, ma dobbiamo considerare altri aspetti, come la creatività e l'innovazione, la capacità di persone e organizzazioni di generare e applicare nuove idee. Non mi riferisco esclusivamente all'innovazione tecnologica, ma alle innovazioni in qualsiasi aspetto della produzione e della distribuzione, e della vita sociale in generale. Questo non implica che in passato le imprese non innovassero: il punto è che il sistema manifatturiero deve modificare il suo modello di innovazione. Alcuni secoli fa, Adam Smith associò l'innovazione alla specializzazione: questo rimane valido per le innovazioni incrementali, il piccolo e continuo miglioramento di processi e prodotti. Questo modello di innovazione, basato sul “learning by doing” e sull'interazione con altre imprese della catena di produzione, è alla base dei processi di innovazione nei distretti industriali. Tuttavia, la letteratura recente sull'innovazione ci ha mostrato che le innovazioni più radicali discendono dalla varietà più che dalla specializzazione. La varietà delle attività di produzione è fondamentale per produrre una feconda interazione tra idee, a sua volta risultato risultato dell'interazione di persone con diverse conoscenze, esperienze e culture. Questo vale non solo per le imprese, ma anche per I processi di innovazione di istituzioni diverse, come le università o la pubblica amministrazione. 1 See : Donato Iacobucci, “Trasformazioni e prospettive dei distretti industriali nelle Marche”, in I nuovi distretti industriali, a cura di Marco Bellandi e Annalisa Caloffi, il Mulino, Bologna 2014 In generale, le grandi città sono considerate il contesto migliore per promuovere creatività, varietà e contaminazione: nella regione Marche non abbiamo grandi città, ma una rete di piccoli centri. La mia fiducia nelle prospettive future delle Marche viene dal fatto che la nostra regione ha comunque tutti gli ingredienti necessari a stimolare la creatività individuale: dalla varietà dei settori di attività, della dimensione delle imprese e dei loro modelli imprenditoriali, fino all'antica tradizione manifatturiera dei nostri artigiani e al nostro patrimonio culturale. Far leva su queste risorse per promuovere lo sviluppo economico e sociale richiede di rispondere a due grandi sfide: - Rafforzare le relazioni tra aziende, università e istituzioni pubbliche; la loro disponibilità e capacità di collaborare nel pensare a strategie di crescita e nel lavorare insieme a progetti specifici - Aumentare la capacità di imprese e istituzioni di recepire idee e risorse dall'esterno Penso che le attività e le idee che vengono dalla rete delle Città Creative possano essere un passo importante in questa direzione. Per entrambe queste sfide, il riconoscimento a Fabriano del titolo di Città Città Creativa, e le attività del network, possono garantire idee e stimoli.