Una scuola per sorridere Una scuola per sorridere
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Una scuola per sorridere Una scuola per sorridere
COOPERAZIONE E SVILUPPO IN TUTTO IL MONDO 104 Aprile 2007 www.cesvi.org Post-tsunami, l’onda dello sviluppo Sotto, Kinniya (Sri Lanka). Una piccola studentessa beve alla fonte d’acqua potabile nel cortile della scuola ricostruita dal Cesvi. di Andrea Valesini Lì dove l’onda mortale dello tsunami ha seminato lutti ora rinasce la vita. Di questa evidenza, in India e Sri Lanka è testimone il Cesvi. L’Ong italiana, terminata la fase dell’emergenza, non ha abbandonato i popoli colpiti dalla tragedia ma li accompagna nella nuova fase dello sviluppo. Perché la ferita dello tsunami – non suoni come un cinico paradosso – può aprire nuove opportunità in terre da sempre abitate da sottosviluppo e tensioni sociali. In India il Cesvi era già attivo quando, il 26 dicembre 2004, il maremoto si è abbattuto sulle coste. «Questo ci ha permesso di essere subito operativi» dice Simona Stella, responsabile dei progetti Cesvi nel sud e sud-est dell’Asia. Nello stato meridionale del Tamil Nadu, forte dell’esperienza nell’area finalizzata al sostegno dei fuoricasta (i dalit, gli intoccabili) e dei più poveri, l’organizzazione nel 2005 ha avviato la ricostruzione in soccorso soprat- tutto della comunità di pescatori. Oltre alle case, è stato riattivato il sistema idrico. Già in questa fase si è andati oltre l’emergenza, grazie al contributo di tanti piccoli donatori privati, di Same DeutzFahr Group e della Fondazione Ermenegildo Zegna. «Tra i beneficiari – osserva Simona Stella – non c’erano soltanto i pescatori ma anche i dalit, che vivevano in capanne nella fascia più interna rispetto alla costa. Abbiamo quindi operato non solo per assistere chi più è stato colpito dallo tsunami ma anche per risollevare le sorti dei più sfortunati, i fuoricasta». Ai progetti per la ripresa della pesca ha contribuito anche la Regione Lombardia. Nel febbraio 2007 il Cesvi ha raggiunto un nuovo obiettivo in India. Sono infatti state inaugurate, in collaborazione con i partner locali Jeeva Jothi, Ekta e Don Bosco e grazie al supporto di Mediafriends-Tg4, tre Case del Sorriso - con funzione di accoglienza, supporto e formazione - per oltre 100 bambini orfani o abbandonati. Nel progetto anche un programma di assistenza medica e sostegno psicoso-ciale, attività di formazione sulla salute di base e sui diritti dell’infanzia, la costruzione di centri di accoglienza diurna. «Interventi che sono stati molto graditi – spiega ancora la responsabile dei progetti – anche perché siamo stati l’unica organizzazione rimasta a operare nella zona anche dopo la fine dell’emergenza». Dalla tragedia dello tsunami si è così schiusa una possibilità. Il contesto è quello di una zona di fabbriche di riso e mattoni, dove lo sfruttamento di lavoro minorile è esperienza quotidiana. Jeeva Jothi sta conducendo corsi parascolastici all’interno delle fabbriche dove i bambini vivono insieme ai genitori. L’organizzazione ha predisposto un servizio-navetta durante la giornata dalle fabbriche ai centri diurni e una serie di campi medici per oltre 650 bambini con l’obiettivo di combattere malnutrizione e malattie respiratorie, sensibilizzare i genitori sull’importanza della salute dei più piccoli e trasferire in questi centri le attività educative. «Le Case del Sorriso – dice Simona – sono strutture sociali che arricchiscono un territorio depresso e isolato. Sono incentivi destinati ad avere ricadute segue a pag. 2 testo e foto di Marco Baldi Una scuola per sorridere La prima volta che sono andato a Kinniya è stato nell’agosto 2006. In quel periodo avevo appena iniziato a lavorare con il Cesvi come volontario ed ero arrivato da pochi giorni in Sri Lanka. Qualche settimana prima si era verificata una grave escalation di violenza che aveva obbligato le Ong presenti nel nordest del Paese ad evacuare nella capitale e a sospendere temporaneamente le attività nel distretto di Trincomalee. Dopo alcune settimane di valutazione, abbiamo deciso di recarci a Trincomalee per avere una lettera di presentazione da un rappresentante istituzionale del distretto. Quel giorno sono partito di prima mattina con Nicola, il capo missione, per andare in città in giornata, riuscire ad ottenere la lettera e visitare Kinniya, località in cui Cesvi stava ricostruendo una scuola e dove, a causa del delicato contesto, erano ormai diverse settimane che segue a pag. 2 Poste Italiane S.p.A. – Sped. Abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Milano. In caso di mancato recapito, si prega inviare al CPM Milano Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il diritto fisso dovuto. Tamil Nadu (India). Bambine davanti alla “Casa del Sorriso” realizzata dal Cesvi e dal partner locale Ekta. segue dalla prima A sinistra, piccoli ospiti di uno dei 6 centri diurni costruiti dal Cesvi nel Tamil Nadu per bambini da 0 a 5 anni. POST-TSUNAMI, L’ONDA DELLO SVILUPPO A destra, dall’alto, la cisterna che oggi rifornisce d’acqua diversi villaggi del distretto di Nagapattinam. Taglio del nastro per l’inaugurazione della “Casa del Sorriso” Cesvi-Don Bosco. Esterno della “Casa del Sorriso” Cesvi-Ekta. Bambini davanti alla “Casa del Sorriso” Cesvi-Jeeva Jothi. importanti negli anni. Si tratta di un inizio, non di un punto di arrivo». Dal gennaio 2005 il Cesvi opera anche in Sri Lanka, un’altra frontiera dove emergenza e sviluppo sono messe alla prova. L’isola asiatica da anni è teatro di guerra e ha patito i drammi dello tsunami. L’Ong è attiva nei distretti di Trincomalee e Kurunegala. Subito dopo l’onda mortale, sono state soccorse 120 famiglie di pescatori, attraverso l’acquisto o la riparazione di barche e la ricostruzione di 57 edifici sulle spiagge per lo stoccaggio del pesce, un passaggio importante nella catena di un’attività sulla quale si regge l’economia della zona. In queste attività, il Cesvi ha potuto contare sul sostegno del Dipartimento della Protezione Civile e della Regione Lombardia. A Kinniya è stata riabilitata una scuola a due piani che accoglie 370 allieve – in zona musulmana – e che era stata danneggiata dallo tsunami. L’edificio aveva ospitato gli sfollati del maremoto. Tra enormi difficoltà e in piena zona di guerra, nei villaggi di Tiryai e Kattokulan, nel distretto di Trincomalee, il Cesvi sta portando a termine la costruzione di un centinaio di case (con finanziamenti da una sottoscrizione promossa da Il Giornale e dalla Banca Popolare di Sondrio) destinate a chi è stato colpito da un doppia tragedia, il conflitto e lo tsunami. Verranno realizzati anche pozzi d’acqua e verrà dato sostegno ad attività agricole e di allevamento. In cantiere anche un progetto per la riabilitazione di strade a Trincomalee. «Stiamo uscendo dalla fase dell’emergenza – dice dallo Sri Lanka Nicola Bay, rappresentante del Cesvi sull’isola – e siamo all’inizio di quella dello sviluppo. È un passaggio difficile, anche per la situazione politica che si è deteriorata. Ma siamo intenzionati a restare». La tragedia dello tsunami ha aperto uno squarcio sulla situazione del nord-est del Paese, da anni preda della guerra e del sottosviluppo, un’area che non è fra le priorità del governo. «È importante non abbandonare il lavoro avviato e mettere a frutto l’esperienza accumulata nella fase dell’emergenza» dice Nicola. Tra mille difficoltà il Cesvi ha deciso di affrontare la sfida dello sviluppo: le terre dello tsunami non fanno più notizia ma i popoli che le abitano chiedono questa presenza. Kinniya (Sri Lanka). Studentesse nell’aula di informatica della nuova scuola. A destra, il centro di accoglienza Gokarella, costruito dal Cesvi e da Slefa nel distretto di Kurunegala, in Sri Lanka, per bambini orfani. segue dalla prima UNA SCUOLA PER SORRIDERE nessun membro dello staff andava a monitorare i lavori. Per raggiungere Kinniya è necessario prendere un traghetto e attraversare parte della baia di Trincomalee in direzione sud, passando per un piccolo lembo di mare che separa due strisce di terra molto vicine tra loro. Esiste una seconda via d’accesso al villaggio, ma è sconsigliata per ragioni di sicurezza, dal momento che si toccherebbero aree non ancora completamente pacificate, dove si verificano soventi scontri a fuoco tra le Tigri dell’LTTE (Tigri Tamil per la liberazione dell’Eelam) e l’esercito regolare di Colombo. Il traghetto, se si può definire tale, rimane pertanto, e senza dubbio, il mezzo più sicuro e funzionale per arrivare a destinazione senza incorrere in imprevisti; male che vada può succedere che si rompa il piccolo motore a 25 cavalli utilizzato per muovere la chiatta su cui vengono ammassate vetture, veicoli a 2 tre ruote, moto, animali e persone e che si finisca alla deriva per qualche ora sotto il sole tropicale, in attesa che il motore venga riparato o sostituito. Arrivare via mare contribuisce a rimarcare ulteriormente la percezione di isolamento di questa piccola comunità rispetto al contesto circostante e a donarle un fascino particolare. La nuova scuola rappresenta un motivo di orgoglio per la comunità di Kinniya. Il piccolo villaggio di pescatori di Kinniya è infatti una delle enclaves mussulmane che si affacciano sul golfo di Trincomalee nel nord-est dello Sri Lanka. In questo Paese i mussulmani rappresentano una piccola minoranza rispetto alla prevalenza della popolazione, che si divide tra Cingalesi di religione buddista e Tamil induisti. Tra questi due gruppi etnici si combatte una ferocissima guerra civile che dura da circa 30 anni e che ha proprio nell’area di Trincomalee uno dei centri di maggiore intensità. I mussulmani sono i discendenti dei mercanti arabi che colonizzarono nei secoli scorsi alcune zone costiere della ricca Ceylon per stabilirvi le proprie basi commerciali e che si fusero con la popolazione locale, pur mantenendo la propria fede e le proprie tradizioni. Dall’inizio della guerra civile tra Cingalesi e Tamil, i mussulmani si sono spesso trovati in mezzo ai due fuochi, non essendo riconosciuti come membri di nessuna delle due comunità e non avendo abbastanza peso politico per far valere le proprie istanze. Ad agosto 2006 il villaggio mussulmano di Muttur, a qualche chilometro di distanza da Kinniya, è stato luogo di una ferocissima battaglia tra l’esercito regolare e le Tigri dell’LTTE, che avevano occupato e mantenuto il controllo della postazione per alcuni giorni. Nonostante la vicinanza e le affinità culturali che legano questi due villaggi, Kinniya è sempre stata estranea a episodi di violenza diretta nei confronti della sua popolazione e la guerra si è limitata a portare profughi provenienti dai villaggi limitrofi e a precludere l’accesso ad alcune zone della campagna per via della presenza di mine. Ma la più grande tragedia che la popolazione abbia mai vissuto sulla propria pelle, pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane, è stato lo tsunami. Nella sola divisione di Kinniya le vittime sono state 451 e migliaia i senzatetto. Il Cesvi è intervenuto nello Sri Lanka proprio in seguito allo tsunami: a Kinniya ha costruito strutture adibite alla conservazione del pesce e, grazie al finanziamento del Dipartimento di Protezione Civile italiano, ha ristrutturato e ampliato una scuola distrutta dallo tsunami e successivamente divenuta un centro di accoglienza temporanea per gli sfollati. Le aule erano devastate e inagibili, le strutture scolastiche praticamente inutilizzabili e inadeguate al crescente numero di alunne che avrebbero dovuto partecipare alle lezioni. Le bambine che oggi frequentano la scuola, e che ti guardano sorridenti sotto i loro veli bianchi, hanno fatto i conti con il dramma dello tsunami e ancora oggi convivono con l’incertezza nel futuro che rimane una costante in un Paese vittima di una guerra civile. Nonostante tutto quello che hanno vissuto nella loro breve vita, riescono ad esprimere una gioia di vivere senza eguali. La loro bella scuola rappresenta un motivo di grande orgoglio per tutta la comunità a cui appartengono. La possibilità di accedere a strutture educative all’avanguardia e di dimenticare tra le mura scolastiche i problemi che affliggono questa popolazione è il più grande risultato che potessimo sperare di ottenere, e i sorrisi delle alunne della Kuddicarachi Muslim School di Kinniya sono lì a testimoniarlo. La loro disponibilità e allegria sono la più bella gratificazione per noi operatori umanitari: siamo convinti che sia possibile cambiare le cose investendo sulle potenzialità di queste ragazze e aiutandole a crescere in un mondo fatto di tolleranza, in cui la tanto agognata normalità abbia il sopravvento sull’insensatezza della guerra. focus donne NOTIZIE DALLA TUA COMUNITÀ NOTIZIE DALLA TUA COMUNITÀ NOTIZIE NOTIZIE segue dalla sesta IL CORAGGIO DI CAMBIARE Donne che scrutavano con interesse la straniera dalla carnagione troppo chiara e gli occhi verdi. Donne che bisbigliavano tra loro commenti sui colori vivaci dei miei vestiti. Ad un anno di distanza incontro le stesse donne ad una riunione del comitato di villaggio. Tanti foulard, molti meno burka. Questo è il primo impatto, il più visibile. Poi prende la parola Mobina, 38 anni, “mobilizzatrice” comunitaria. È un vulcano in eruzione. La guardo sbalordita. Un piglio inaspettato. Me la ricordo Mobina la prima volta che l’ho incontrata. Timida, riservata, sospettosa. Cosa è cambiato da allora? Dove ha trovato tanto coraggio e tanta forza? Non è facile rispondere a questa domanda. Forse Mobina ha acquisito maggiore consapevolezza di cosa significhi essere donna. Forse ha semplicemente potuto constatare che esiste un’alternativa alla vita che ha sempre condotto. È anche grazie al suo aiuto che il Cesvi, nel nord dell’Afghanistan, sta offrendo a 40 giovani donne, recentemente rientrate nel Paese, la possibilità di seguire un corso di formazione per Traditional Birth Attendants (levatrici tradizionali). Queste figure professionali rivestono un ruolo rilevante all’interno delle comunità rurali, in quanto sono in grado di accompagnare le altre donne durante il periodo della gravidanza, aiutarle nei momenti difficili del parto e seguire i primi anni di vita del nascituro. Sono inoltre in grado di fornire indicazioni su temi delicati quali la nutrizione, l’educazione sanitaria, la prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili e la pianificazione familiare. Mobina oggi si siede nella stessa stanza in cui sono seduti degli uomini, parla con loro, scherza con loro. Mobina oggi si muove da un villaggio all’altro e suo marito è d’accordo. All’inizio era impossibile anche solo chiederglielo. Scuoteva la testa, quasi terrorizzata. Ora invece è lei stessa a prendere l’iniziativa, dando suggerimenti su come coinvolgere il maggior numero di persone e su quali argomenti trattare. Allo stesso tempo, Mobina continua ad essere una donna, afghana. Non abbiamo portato la rivoluzione tra le donne. Non era questo che ci eravamo proposti di fare. Abbiamo dato loro maggiore consapevolezza dei diritti e delle opportunità. Abbiamo dato un’alternativa a chi ha potuto ascoltarci. Ma ci sono ancora molte donne alle quali è negata la possibilità anche solo di ascoltare. Credo che sia su questo che dobbiamo lavorare. Sconfiggi la fame Costruisci la pace Un ambulatorio per i bimbi di Harare Ci danno le medicine necessarie. Ci spiegano cosa sia il virus Hiv e come lo si possa prevenire. Spero che continuino a venire a Streets Ahead ». Per molti di questi ragazzi, si tratta della prima visita da parte di un medico. «I dottori mi hanno visitato», dice Exevia, 16 anni. «Sono stato malato e ho parlato con loro dei miei problemi personali. Mi hanno consigliato cosa fare. Questo programma è molto utile per me e per i miei amici. I medici mi danno molto affetto e mi spiegano quanto sia importante l’igiene personale per prevenire le malattie». di Marcos Villalta, foto Giovanni Diffidenti Inserire testo Vi voglio raccontare una delle attività svolte nella Casa del Sorriso di Harare, capitale dello Zimbabwe, che ha avuto un grande impatto sui ragazzi e le ragazze di strada. Tra settembre e dicembre 2006, abbiamo aperto un piccolo ambulatorio nella Casa, in coordinamento con uno staff di medici cubani e con il nostro partner locale Streets Ahead. Il lavoro dei medici cubani è volontario: una volta alla settimana visitano circa 15 ragazzi e ragazze. Di ognuno viene tracciata la storia clinica, in modo da monitorare nel tempo il loro stato di salute. L’obiettivo non è solo quello di curare le diverse malattie, ma anche quello di dispensare consigli, soprattutto in merito al virus Hiv e alle modalità per prevenirlo. E l’aspetto forse più importante è la possibilità di dare un po’ di amore e di supporto umano a questi ragazzi che le circostanze della vita e le condizioni generali del Paese hanno obbligato a cercare nella strada il proprio sostentamento economico. Perché, come ha detto il poeta cubano José Marti in uno dei suoi poemi, «A chi dice che esiste solo la fame per un pezzo di pane, io dico che esiste anche la fame di amore, di essere amato, di essere importante Combatti l AIDS per qualcuno». E così, ispirati da queste parole, tre medici cubani, Alejandro, Dayana e Moises, hanno prestato le loro cure a 72 ragazzi e ragazze di strada: 44 maschi e 28 femmine fra i 12 e i 18 anni. «Questo lavoro ha rappresentato un’esperienza senza precedenti nelle nostre vite, tanto a livello umano quanto professionale», spiega Moises Lopez Peraza, pediatra coinvolto nel progetto. «Sentiamo un profondo dolore per questi bambini orfani e vittime dell’Aids e per quelli che tutti i giorni vivono per la strada, non avendo un altro posto dove dormire se non il marciapiede». Alcuni dati statistici rendono evidente la drammaticità della situazione. Di tutti i giovani visitati nell’ambulatorio, il 90% ha qualche malattia: problemi della pelle, dolori di stomaco, anemia, diarrea, congiuntivite, malattie sessualmente trasmissibili, infezioni respiratorie. 35 ragazzi sono sessualmente attivi, e a tutti è stata diagnosticata qualche patologia a trasmissione sessuale, il che conferma l’alto rischio di infettarsi a causa dell’Hiv. Faith è una ragazza di 13 anni e ci racconta: «I dottori che vengono alla Casa del Sorriso sono molto bravi: parlano con noi apertamente e consentono a noi di parlare apertamente con loro. Lotta contro la malaria «Io avevo una bruciatura che mi faceva molto male», aggiunge Maritta, 11 anni. «I medici mi hanno curata, bendandomi e dandomi delle medicine. In questo modo, la bruciatura si è cicatrizzata in poco tempo. Voglio molto bene ai dottori cubani e voglio dire loro il mio grazie!» Alejandro Fruto e Dayana Perez sono due specialisti impegnati nel nuovo ambulatorio. La spiegazione del perché abbiano deciso di mettersi al servizio della Casa del Sorriso è semplice e al tempo stesso disarmante: «Avere visto da vicino la situazione dello Zimbabwe, dove la povertà e l’Aids uccidono centinaia di persone tutti i giorni, conoscere la storia di questi ragazzi, che non hanno possibilità di far valere nemmeno il loro diritto ad essere cittadini del mondo, vedere la differenza fra un bimbo felice e uno con il sorriso spento… tutto questo ci spinge a fare qualcosa per avviare un cambiamento positivo nelle loro vite». «Molti ragazzi che lavorano e abitano nella strada vengono alla Casa tutti i mercoledì per ricevere le cure mediche», conclude Josua Kanyerere, educatore dell’associazione locale Streets Ahead. «Prima i ragazzi non avevano accesso a nessuna medicina né a cure mediche. Dovevano arrangiarsi. Ora, invece, è tutto diverso». Adotta una comunit di bambini Difendi i diritti dei bambini Le Bomboniere Solidali del Cesvi sono indimenticabili. In tutto il mondo. Matrimonio, Battesimo, Comunione, Laurea, Nozze d Argento, Nozze d Oro: puoi trasformare gli avvenimenti pi emozionanti della tua vita in momenti indimenticabili di solidariet . Ti basta legare al tradizionale omaggio speciali pergamene, ovvero le Bomboniere Solidali che ti permettono di sostenere uno dei progetti Cesvi. Lascia un segno a chi ti pi vicino, ma anche pi lontano e vive in mezzo al bisogno. Puoi vedere le bomboniere solidali sul sito www.bombonieresolidali.org Per ordinazioni chiamaci al n. 035 2058058, invia un fax al numero 035 260958 o una e-mail all indirizzo: [email protected] 7 PERSONE E FATTI IN BREVE - PERSONE E FATTI IN BREVE Fino al 5 maggio Bergamo. Creberg Teatro sostiene il Cesvi proponendo un prezzo scontato ai sostenitori dell’organizzazione. Per ogni biglietto acquistato, inoltre, 10 euro sono devoluti al progetto “Una Casa del Sorriso nelle favelas di Rio de Janeiro”. Per maggiori informazioni: tel. 035 2058058, www.crebergteatro.com 15 febbraio e 7 marzo-9 aprile Milano. Corepla organizza un’asta solidale a favore del progetto “Casa Viva” del Cesvi in Brasile coinvolgendo “Blue & Joy”, i due pupazzi più famosi nel mondo dell’ar te contemporanea. Fino al 28 febbraio l’asta continua sul sito www.corepla.it e, dal 7 marzo al 9 aprile, al PAC (Padiglione Arte Contemporanea) in occasione della mostra “Street art sweet art”. 23-25 marzo Amorosi (BN). Cesvi partecipa alla V edizione di Sannio Chocolate, la più originale kermesse sul cioccolato artigianale di qualità del Centro-Sud. In particolare, viene presentato il progetto per il sostegno ai piccoli produttori di cacao nella regione di Barlovento, Venezuela. Grazie ad Angelo Salvione e alla pro loco. 7 marzo Bari. I ragazzi del SISM (Segretariato Italiano Studenti di Medicina) presentano il progetto Fermiamo l’Aids sul nascere del Cesvi presso il Centro Polifunzionale - Facoltà di Medicina e Chirurgia. Un ringraziamento particolare a Flora Ladisa e Giada Fabio. 18-23 febbraio Tamil Nadu (India). Cesvi inaugura tre “Case del Sorriso” per oltre 100 bambini abbandonati o orfani dello tsunami, in collaborazione con i partner locali Jeeva Jothi, Ekta e Don Bosco e grazie al supporto di Mediafriends-Tg4. Partecipa Simona Stella, responsabile Cesvi per i progetti in Asia. 3-4 marzo Assago (MI). Al Forum di Assago, il Cesvi partecipa a Volley Land, grande manifestazione della pallavolo italiana, ed è ospite allo stand della Volley Lube. La squadra di Macerata, vincitrice in carica del campionato italiano di A1, sostiene i progetti Cesvi di lotta all’Aids in Africa. 23 febbraio Bergamo. Sam Trombatore, per anni operatore umanitario del Cesvi in diversi Paesi del mondo, fa visita alla sede di Bergamo. Da Colonnello dell’Esercito Italiano fu impegnato in missioni di peace keeping e nel 1988 ritirò il Nobel per la Pace assegnato ai “caschi blu” italiani per l’interposizione nella guerra fra Iran e Iraq. Nella foto è con Giangi Milesi, presidente, Stefano Piziali, policy advisor, Paolo Cattini, direttore generale, e Piersilvio Fagiano, direttore progetti. 17 febbraio Trezzo sull’Adda (BG). Presso l’oratorio femminile, va in scena lo spettacolo “Butega sarada per l’eternità” a cura del gruppo teatrale Il Portico. La serata è anche un’occasione per contribuire al progetto Cesvi “Fermiamo l’Aids sul nascere”. Un grazie speciale a Massimo Giudice. 16 febbraio Bergamo. Presso la Libreria Palomar, presentazione del libro sui 20 anni di storia del Cesvi “Ho abbracciato il dugongo”, edito da Melampo. Interviene Maurizio Carrara, autore del volume insieme a Lella Costa. 5 febbraio Milano. Al Teatro delle Erbe, nell’ambito dello spettacolo NEuro, è allestita la mostra sul Pakistan “La scuola nel cielo”. All’inaugurazione intervengono: Giovanni Diffidenti, autore del reportage fotografico, Giangi Milesi, presidente Cesvi, e Margherita Antonelli, attrice e testimonial Cesvi. 1 febbraio Inizia il lavoro in classe per tutti i bambini e le bambine del progetto Giangukai, realizzato dal Cesvi in partnership con Ucodep e con il contributo della Cooperazione Italiana, che ha l’obiettivo di creare gemellaggi “digitali” tra scuole italiane di diverse città. Acqua & salute Il tema dell’acqua è stato al centro della IV edizione de “La Fabbrica del Sorriso” - svoltasi dal 18 al 25 marzo - per non dimenticare che, nel mondo, un quinto dei bambini non ha accesso all’acqua potabile. Tra le associazioni beneficiarie della raccolta fondi anche il Cesvi che - insieme ai volontari delle altre organizzazioni - nelle giornate del 24 e 25 marzo è sceso nelle piazze di oltre 20 città italiane per svolgere attività di sensibilizzazione e offrire, a fronte di un piccolo contributo, la maglietta de “La Fabbrica del Sorriso” e molti altri gadget. Mediafriends ha coinvolto in questa maratona di solidarietà anche Mediaset, Medusa e Mondadori. Le principali trasmissioni Mediaset hanno dato visibilità all’iniziativa attraverso la voce dei personaggi più amati: da Paola Perego a Maurizio Costanzo, da Alessia Marcuzzi alle Iene, per citarne alcuni. Tutti i cinema multisala Medusa hanno ospitato i banchetti dei volontari. E il 22 marzo, giornata mondiale dedicata all’acqua, Medusa ha donato a “La Fabbrica del Sorriso” i proventi delle sue 10 sale cinematografiche. Mondadori, inoltre, ha devoluto 0,20 euro per ogni copia di Donna Moderna venduta. Partner di tutta l’iniziativa è stata Radio R101, che ha trasmesso in diretta, dalla libreria Messaggerie Mondadori di Milano, un’edizione speciale dei programmi più seguiti. Info: www.mediafriends.it 10 anni fa Cooperando n° 33, Maggio 1997, è interamente dedicato all’Albania. Il Paese è ancora in preda alla violenza dopo le recenti rivolte che hanno portato al saccheggio e alla sistematica distruzione di ogni bene collettivo. Stefano Piziali, allora responsabile degli interventi Cesvi nei Balcani, racconta attraverso gli occhi degli albanesi il clima da far west in cui sono precipitati. Tutti sono armati e il Cesvi collabora alla riorganizzazione delle forze di polizia di Argirocastro. È la città dove il Cesvi ha aperto la propria sede, seppure con enormi problemi di sicurezza, grazie all’autorevolezza di Maksim Bakiri, coordinatore delle organizzazioni non governative dell’Albania meridionale. La collaborazione con Maksim e con la sua Tolbà durava già dal '95 e continuerà fino alla sua scomparsa. E dal '97, Cesvi lavorerà soprattutto alla riorganizzazione del sistema sanitario locale, combattendo illegalità e corruzione. Ancora oggi Cesvi opera nel Sud dell’Albania per migliorare le condizioni di vita della popolazione e combattere l’emigrazione attraverso il ripristino e lo sviluppo dei settori vitivinicolo e zootecnico. LETTERE E MESSAGGI - LETTERE E MESSAGGI - LETTERE E MESSAGGI - LETTER cooperando Il piccolo contributo che annualmente vi invio, vorrebbe essere, oltre che una convinta adesione al vostro straordinario impegno, anche un modo modesto e possibilmente anonimo di adesione al Cesvi. Suscita non poche perplessità, e anche un certo fastidio, la personalizzazione evidenziata nel n. 103. Trovo inopportuno evidenziare il mio nome, anche se è consuetudine ormai, da parte di molte associazioni, usare questo metodo copiato dalla pubblicità. Rincorrere a tutti i costi una tendenza non mi sembra rispettoso della privacy. Immagino che ciò venga accettato dalla maggioranza delle persone, ma rimango comunque non favorevole. Lettera firmata Cesvi ha sempre dedicato estrema cura al rapporto con i propri donatori, affinché questo divenisse nel tempo il più possibile “personale”. Se, utilizzando il nome dei sostenitori in modo così diretto, abbiamo in qualche modo creato un disagio, ce ne scusiamo; l’abbiamo fatto perché crediamo nella costruzione di un rapporto leale e unico con ognuno di loro. Alcuni fra i nostri donatori hanno avuto una reazione diametralmente opposta, reagendo con un sorriso alla nostra iniziativa: come ha fatto Silvia, che ci ha inviato una fotografia che la ritrae sorridente permettendoci di dare uno spessore ancora maggiore al nostro rapporto, cosa che la comunicazione, quella pubblicitaria, non riesce più a fare. Ricevo sempre Cooperando, e dopo averlo letto, lo lascio alla mia parrocchia o presso l’Associazione Volontari Ospedalieri, di cui faccio parte come volontaria da tanti anni. La mia speranza è che qualcuno, leggendolo, senta il desiderio di diventare un donatore. Grazie anche per l’invito a visitare l’associazione. Anche a me farebbe piacere conoscervi di persona; chissà se un giorno non lontano (non sono più tanto giovane) potrò farlo. Mariagrazia Grazie per l’omaggio del libro “Ho abbracciato il dugongo” sulla storia del Cesvi. È un libro molto interessante, che mi riporta indietro negli anni, quando io e il mio piccolo zainetto viaggiavamo per l’India, la Thailandia, le Filippine, la Birmania, la Cina, tutta l’Asia e il Sudamerica, proprio a contatto con la gente, la gente che soffre e non ha nulla, se non un meraviglioso sorriso. Facevo ciò spinto dall’amore per i diseredati, i “paria” del mondo. Ora sono un po’ più vecchio, ho una moglie e una figlia a cui cerco di raccontare ciò che il mondo è davvero. E se mi permetto ogni tanto di donarvi dei soldi, so che li userete sempre per cause giuste e, soprattutto, li userete come li userei io. Non è che una goccia, ma sono sicuro che esistano altre persone che ci credono come me. Adam Laszlo de Hosszufalussy Grazie per averci informato dei risultati della “Creative Media Competition”. Ci dispiace di non aver passato la selezione, ma siamo contentissime ugualmente perché abbiamo partecipato ad una campagna di sensibilizzazione che spinge i giovani a mettersi in gioco in qualcosa di utile per l’umanità e per la propria crescita. La nostra piccola vittoria l’abbiamo ottenuta realizzando l’opera stessa e, credetemi, è qualcosa di cui vale la pena essere fieri! Continueremo ancora a seguirvi. Shanti Mignani Grazie a Shanti, Ilaria, Laura e Monica per la passione e l’impegno dimostrati nel partecipare alla “Creative Media Competition”. Ci auguriamo che tutti i ragazzi e le ragazze iscritte al concorso continuino a supportare concretamente Cesvi e la campagna Virus Free Generation, promovendo sul territorio iniziative di sensibilizzazione rivolte ai propri coetanei. Virus Free Generation è un’iniziativa che si propone di coinvolgere i giovani sul tema dell’Aids attraverso l’arte e la creatività. Quindi, spazio alla fantasia! Sul sito www.virusfreegeneration.it si possono trovare alcuni suggerimenti sulle modalità di supporto alla campagna. bimestrale cesvi Direttore responsabile: Giangi Milesi Redazione: Nicoletta Ianniello Cesvi Via Broseta 68/a 24128 Bergamo tel 035 2058058 fax 035 260958 [email protected] Editore: Cesvi cooperazione e sviluppo onlus ONG costituita il 15/1/85 riconosciuta il 14/9/88 - Ente Morale n. 1 Reg. persone giuridiche Pref. BG - Autorizzazione: Trib. di Bergamo n. 21 del 15.4.1986 Iscrizione ROC n. 3457 Consiglio Direttivo: Giangi Milesi (pres.), Ettore Tibaldi (vice-pres.), Massimo Gualzetti, Paolo Magri, Nando Pagnoncelli Collegio dei Garanti: Stefano Mazzocchi (pres.), Riccardo Bonacina, Lella Costa Cooperando 103 è stato spedito a 36.721 donatori Cesvi. Abbonamento annuo: 15,00 , gratuito per i donatori Grafica: INstudio, Bergamo Stampa: Ottavio Capriolo S.P.A., Caleppio di Settala (MI) Cesvi protegge i tuoi dati. Per saperne di più: www.privacy.cesvi.org Cooperando è stampato su carta riciclata 100% V-Green Matt, grazie al sostegno di PAPETERIES MATUSSIERE & FOREST www.matussiere-forest.fr Cesvi è il membro italiano della rete europea contro la povertà nel mondo