Una scuola per sorridere Una scuola per sorridere

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Una scuola per sorridere Una scuola per sorridere
COOPERAZIONE E SVILUPPO IN TUTTO IL MONDO
104
Aprile
2007
www.cesvi.org
Post-tsunami,
l’onda dello
sviluppo
Sotto, Kinniya (Sri Lanka).
Una piccola studentessa beve alla
fonte d’acqua potabile nel cortile
della scuola ricostruita dal Cesvi.
di Andrea Valesini
Lì dove l’onda mortale dello tsunami
ha seminato lutti ora rinasce la vita.
Di questa evidenza, in India e Sri
Lanka è testimone il Cesvi. L’Ong
italiana, terminata la fase
dell’emergenza, non ha abbandonato i popoli colpiti dalla tragedia ma
li accompagna nella nuova fase dello
sviluppo. Perché la ferita dello tsunami – non suoni come un cinico
paradosso – può aprire nuove opportunità in terre da sempre abitate da
sottosviluppo e tensioni sociali.
In India il Cesvi era già attivo quando, il 26 dicembre 2004, il maremoto si è abbattuto sulle coste. «Questo
ci ha permesso di essere subito operativi» dice Simona Stella, responsabile dei progetti Cesvi nel sud e
sud-est dell’Asia. Nello stato meridionale del Tamil Nadu, forte
dell’esperienza nell’area finalizzata
al sostegno dei fuoricasta (i dalit,
gli intoccabili) e dei più poveri,
l’organizzazione nel 2005 ha avviato
la ricostruzione in soccorso soprat-
tutto della comunità di pescatori.
Oltre alle case, è stato riattivato il
sistema idrico. Già in questa fase si
è andati oltre l’emergenza,
grazie al contributo di tanti piccoli
donatori privati, di Same DeutzFahr Group e della Fondazione Ermenegildo Zegna. «Tra i beneficiari
– osserva Simona Stella – non
c’erano soltanto i pescatori ma anche i dalit, che vivevano in capanne
nella fascia più interna rispetto alla
costa. Abbiamo quindi operato non
solo per assistere chi più è stato
colpito dallo tsunami ma anche per
risollevare le sorti dei più sfortunati,
i fuoricasta». Ai progetti per la ripresa della pesca ha contribuito anche la Regione Lombardia. Nel febbraio 2007 il Cesvi ha raggiunto un
nuovo obiettivo in India. Sono infatti state inaugurate, in collaborazione con i partner locali Jeeva Jothi,
Ekta e Don Bosco e grazie al supporto di Mediafriends-Tg4, tre Case
del Sorriso - con funzione di accoglienza, supporto e formazione - per
oltre 100 bambini orfani o abbandonati. Nel progetto anche un programma di assistenza medica e sostegno psicoso-ciale, attività di
formazione sulla salute di base e sui
diritti dell’infanzia, la costruzione
di centri di accoglienza diurna. «Interventi che sono stati molto graditi
– spiega ancora la responsabile dei
progetti – anche perché siamo stati
l’unica organizzazione rimasta a operare nella zona anche dopo la fine
dell’emergenza». Dalla tragedia dello
tsunami si è così schiusa una possibilità. Il contesto è quello di una
zona di fabbriche di riso e mattoni,
dove lo sfruttamento di lavoro minorile è esperienza quotidiana. Jeeva
Jothi sta conducendo corsi parascolastici all’interno delle fabbriche
dove i bambini vivono insieme ai
genitori. L’organizzazione ha predisposto un servizio-navetta durante
la giornata dalle fabbriche ai centri
diurni e una serie di campi medici
per oltre 650 bambini con l’obiettivo
di combattere malnutrizione e malattie respiratorie, sensibilizzare i
genitori sull’importanza della salute
dei più piccoli e trasferire in questi
centri le attività educative. «Le Case
del Sorriso – dice Simona – sono
strutture sociali che arricchiscono
un territorio depresso e isolato. Sono
incentivi destinati ad avere ricadute
segue a pag. 2
testo e foto di Marco Baldi
Una scuola
per sorridere
La prima volta che sono andato a
Kinniya è stato nell’agosto 2006. In
quel periodo avevo appena iniziato
a lavorare con il Cesvi come volontario ed ero arrivato da pochi giorni
in Sri Lanka. Qualche settimana
prima si era verificata una grave
escalation di violenza che aveva
obbligato le Ong presenti nel nordest del Paese ad evacuare nella capitale e a sospendere temporaneamente le attività nel distretto di
Trincomalee. Dopo alcune settimane di valutazione, abbiamo deciso
di recarci a Trincomalee per avere
una lettera di presentazione da un
rappresentante istituzionale del distretto. Quel giorno sono partito di
prima mattina con Nicola, il capo
missione, per andare in città in giornata, riuscire ad ottenere la lettera
e visitare Kinniya, località in cui
Cesvi stava ricostruendo una scuola
e dove, a causa del delicato contesto,
erano ormai diverse settimane che
segue a pag. 2
Poste Italiane S.p.A. – Sped. Abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Milano.
In caso di mancato recapito, si prega inviare al CPM Milano Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il diritto fisso dovuto.
Tamil Nadu (India).
Bambine davanti alla “Casa del
Sorriso” realizzata dal Cesvi e dal
partner locale Ekta.
segue dalla prima
A sinistra, piccoli ospiti di uno
dei 6 centri diurni costruiti dal
Cesvi nel Tamil Nadu per
bambini da 0 a 5 anni.
POST-TSUNAMI,
L’ONDA DELLO SVILUPPO
A destra, dall’alto, la cisterna
che oggi rifornisce d’acqua
diversi villaggi del distretto di
Nagapattinam.
Taglio del nastro per
l’inaugurazione della “Casa del
Sorriso” Cesvi-Don Bosco.
Esterno della “Casa del Sorriso”
Cesvi-Ekta.
Bambini davanti alla “Casa del
Sorriso” Cesvi-Jeeva Jothi.
importanti negli anni. Si tratta di
un inizio, non di un punto di arrivo».
Dal gennaio 2005 il Cesvi opera
anche in Sri Lanka, un’altra frontiera dove emergenza e sviluppo
sono messe alla prova. L’isola asiatica
da anni è teatro di guerra e ha patito
i drammi dello tsunami. L’Ong è
attiva nei distretti di Trincomalee
e Kurunegala. Subito dopo l’onda
mortale, sono state soccorse 120
famiglie di pescatori, attraverso
l’acquisto o la riparazione di barche
e la ricostruzione di 57 edifici sulle
spiagge per lo stoccaggio del pesce,
un passaggio importante nella catena di un’attività sulla quale si regge
l’economia della zona. In queste
attività, il Cesvi ha potuto contare
sul sostegno del Dipartimento della
Protezione Civile e della Regione
Lombardia. A Kinniya è stata riabilitata una scuola a due piani che
accoglie 370 allieve – in zona musulmana – e che era stata danneggiata dallo tsunami. L’edificio aveva
ospitato gli sfollati del maremoto.
Tra enormi difficoltà e in piena
zona di guerra, nei villaggi di Tiryai
e Kattokulan, nel distretto di Trincomalee, il Cesvi sta portando a
termine la costruzione di un centinaio di case (con finanziamenti da
una sottoscrizione promossa da Il
Giornale e dalla Banca Popolare di
Sondrio) destinate a chi è stato
colpito da un doppia tragedia, il
conflitto e lo tsunami. Verranno
realizzati anche pozzi d’acqua e verrà
dato sostegno ad attività agricole e
di allevamento. In cantiere anche
un progetto per la riabilitazione di
strade a Trincomalee. «Stiamo
uscendo dalla fase dell’emergenza
– dice dallo Sri Lanka Nicola Bay,
rappresentante del Cesvi sull’isola
– e siamo all’inizio di quella dello
sviluppo. È un passaggio difficile,
anche per la situazione politica che
si è deteriorata. Ma siamo intenzionati a restare». La tragedia dello
tsunami ha aperto uno squarcio
sulla situazione del nord-est del
Paese, da anni preda della guerra e
del sottosviluppo, un’area che non
è fra le priorità del governo. «È
importante non abbandonare il lavoro avviato e mettere a frutto
l’esperienza accumulata nella fase
dell’emergenza» dice Nicola. Tra
mille difficoltà il Cesvi ha deciso
di affrontare la sfida dello sviluppo:
le terre dello tsunami non fanno
più notizia ma i popoli che le abitano chiedono questa presenza.
Kinniya (Sri Lanka).
Studentesse nell’aula di
informatica della nuova scuola.
A destra, il centro di accoglienza
Gokarella, costruito dal Cesvi e
da Slefa nel distretto di
Kurunegala, in Sri Lanka, per
bambini orfani.
segue dalla prima
UNA SCUOLA PER SORRIDERE
nessun membro dello staff andava
a monitorare i lavori.
Per raggiungere Kinniya è necessario
prendere un traghetto e attraversare
parte della baia di Trincomalee in
direzione sud, passando per un piccolo lembo di mare che separa due
strisce di terra molto vicine tra loro.
Esiste una seconda via d’accesso al
villaggio, ma è sconsigliata per ragioni di sicurezza, dal momento che
si toccherebbero aree non ancora
completamente pacificate, dove si
verificano soventi scontri a fuoco
tra le Tigri dell’LTTE (Tigri Tamil
per la liberazione dell’Eelam) e
l’esercito regolare di Colombo.
Il traghetto, se si può definire tale,
rimane pertanto, e senza dubbio, il
mezzo più sicuro e funzionale per
arrivare a destinazione senza incorrere in imprevisti; male che vada
può succedere che si rompa il piccolo motore a 25 cavalli utilizzato
per muovere la chiatta su cui vengono ammassate vetture, veicoli a
2
tre ruote, moto, animali e persone
e che si finisca alla deriva per qualche ora sotto il sole tropicale, in
attesa che il motore venga riparato
o sostituito. Arrivare via mare contribuisce a rimarcare ulteriormente
la percezione di isolamento di questa
piccola comunità rispetto al contesto circostante e a donarle un fascino
particolare.
La nuova scuola
rappresenta
un motivo di orgoglio
per la comunità di
Kinniya.
Il piccolo villaggio di pescatori di
Kinniya è infatti una delle enclaves
mussulmane che si affacciano sul
golfo di Trincomalee nel nord-est
dello Sri Lanka. In questo Paese i
mussulmani rappresentano una piccola minoranza rispetto alla prevalenza della popolazione, che si divide
tra Cingalesi di religione buddista
e Tamil induisti. Tra questi due
gruppi etnici si combatte una ferocissima guerra civile che dura da
circa 30 anni e che ha proprio
nell’area di Trincomalee uno dei
centri di maggiore intensità. I mussulmani sono i discendenti dei mercanti arabi che colonizzarono nei
secoli scorsi alcune zone costiere
della ricca Ceylon per stabilirvi le
proprie basi commerciali e che si
fusero con la popolazione locale,
pur mantenendo la propria fede e
le proprie tradizioni. Dall’inizio
della guerra civile tra Cingalesi e
Tamil, i mussulmani si sono spesso
trovati in mezzo ai due fuochi, non
essendo riconosciuti come membri
di nessuna delle due comunità e
non avendo abbastanza peso politico per far valere le proprie istanze.
Ad agosto 2006 il villaggio mussulmano di Muttur, a qualche chilometro di distanza da Kinniya, è
stato luogo di una ferocissima battaglia tra l’esercito regolare e le
Tigri dell’LTTE, che avevano occupato e mantenuto il controllo della
postazione per alcuni giorni. Nonostante la vicinanza e le affinità culturali che legano questi due villaggi,
Kinniya è sempre stata estranea a
episodi di violenza diretta nei confronti della sua popolazione e la
guerra si è limitata a portare profughi provenienti dai villaggi limitrofi
e a precludere l’accesso ad alcune
zone della campagna per via della
presenza di mine.
Ma la più grande tragedia che la
popolazione abbia mai vissuto sulla
propria pelle, pagando un prezzo
altissimo in termini di vite umane,
è stato lo tsunami. Nella sola divisione di Kinniya le vittime sono
state 451 e migliaia i senzatetto.
Il Cesvi è intervenuto nello Sri
Lanka proprio in seguito allo tsunami: a Kinniya ha costruito strutture adibite alla conservazione del
pesce e, grazie al finanziamento del
Dipartimento di Protezione Civile
italiano, ha ristrutturato e ampliato
una scuola distrutta dallo tsunami
e successivamente divenuta un centro di accoglienza temporanea per
gli sfollati.
Le aule erano devastate e inagibili,
le strutture scolastiche praticamente inutilizzabili e inadeguate al crescente numero di alunne che avrebbero dovuto partecipare alle lezioni.
Le bambine che oggi frequentano
la scuola, e che ti guardano sorridenti sotto i loro veli bianchi, hanno fatto i conti con il dramma dello
tsunami e ancora oggi convivono
con l’incertezza nel futuro che rimane una costante in un Paese
vittima di una guerra civile. Nonostante tutto quello che hanno vissuto nella loro breve vita, riescono
ad esprimere una gioia di vivere
senza eguali.
La loro bella scuola rappresenta un
motivo di grande orgoglio per tutta
la comunità a cui appartengono. La
possibilità di accedere a strutture
educative all’avanguardia e di dimenticare tra le mura scolastiche i
problemi che affliggono questa popolazione è il più grande risultato
che potessimo sperare di ottenere,
e i sorrisi delle alunne della Kuddicarachi Muslim School di Kinniya
sono lì a testimoniarlo. La loro disponibilità e allegria sono la più
bella gratificazione per noi operatori
umanitari: siamo convinti che sia
possibile cambiare le cose investendo sulle potenzialità di queste ragazze
e aiutandole a crescere in un mondo
fatto di tolleranza, in cui la tanto
agognata normalità abbia il sopravvento sull’insensatezza della guerra.
focus donne
NOTIZIE DALLA TUA COMUNITÀ NOTIZIE DALLA TUA COMUNITÀ NOTIZIE NOTIZIE
segue dalla sesta
IL CORAGGIO DI CAMBIARE
Donne che scrutavano con interesse la
straniera dalla carnagione troppo chiara
e gli occhi verdi. Donne che bisbigliavano
tra loro commenti sui colori vivaci dei
miei vestiti. Ad un anno di distanza incontro le stesse donne ad una riunione del
comitato di villaggio. Tanti foulard, molti
meno burka. Questo è il primo impatto,
il più visibile. Poi prende la parola Mobina,
38 anni, “mobilizzatrice” comunitaria. È
un vulcano in eruzione. La guardo sbalordita. Un piglio inaspettato. Me la ricordo
Mobina la prima volta che l’ho incontrata.
Timida, riservata, sospettosa. Cosa è
cambiato da allora? Dove ha trovato tanto
coraggio e tanta forza? Non è facile rispondere a questa domanda. Forse Mobina ha acquisito maggiore consapevolezza di cosa significhi essere donna.
Forse ha semplicemente potuto constatare che esiste un’alternativa alla vita
che ha sempre condotto. È anche grazie
al suo aiuto che il Cesvi, nel nord dell’Afghanistan, sta offrendo a 40 giovani
donne, recentemente rientrate nel Paese,
la possibilità di seguire un corso di formazione per Traditional Birth Attendants
(levatrici tradizionali). Queste figure professionali rivestono un ruolo rilevante
all’interno delle comunità rurali, in quanto
sono in grado di accompagnare le altre
donne durante il periodo della gravidanza,
aiutarle nei momenti difficili del parto e
seguire i primi anni di vita del nascituro.
Sono inoltre in grado di fornire indicazioni
su temi delicati quali la nutrizione, l’educazione sanitaria, la prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili e la pianificazione familiare. Mobina oggi si siede
nella stessa stanza in cui sono seduti
degli uomini, parla con loro, scherza con
loro. Mobina oggi si muove da un villaggio
all’altro e suo marito è d’accordo. All’inizio
era impossibile anche solo chiederglielo.
Scuoteva la testa, quasi terrorizzata. Ora
invece è lei stessa a prendere l’iniziativa,
dando suggerimenti su come coinvolgere
il maggior numero di persone e su quali
argomenti trattare. Allo stesso tempo,
Mobina continua ad essere una donna,
afghana. Non abbiamo portato la rivoluzione tra le donne. Non era questo che
ci eravamo proposti di fare. Abbiamo dato
loro maggiore consapevolezza dei diritti
e delle opportunità. Abbiamo dato
un’alternativa a chi ha potuto ascoltarci.
Ma ci sono ancora molte donne alle quali
è negata la possibilità anche solo di
ascoltare. Credo che sia su questo che
dobbiamo lavorare.
Sconfiggi
la fame
Costruisci
la pace
Un ambulatorio
per i bimbi di Harare
Ci danno le medicine necessarie. Ci
spiegano cosa sia il virus Hiv e come
lo si possa prevenire. Spero che continuino a venire a Streets Ahead ».
Per molti di questi ragazzi, si tratta della
prima visita da parte di un medico. «I
dottori mi hanno visitato», dice Exevia,
16 anni. «Sono stato malato e ho parlato
con loro dei miei problemi personali. Mi
hanno consigliato cosa fare. Questo
programma è molto utile per me e per
i miei amici. I medici mi danno molto
affetto e mi spiegano quanto sia importante l’igiene personale per prevenire le
malattie».
di Marcos Villalta, foto Giovanni Diffidenti
Inserire
testo
Vi voglio raccontare una delle attività
svolte nella Casa del Sorriso di Harare,
capitale dello Zimbabwe, che ha avuto
un grande impatto sui ragazzi e le ragazze di strada.
Tra settembre e dicembre 2006, abbiamo aperto un piccolo ambulatorio nella
Casa, in coordinamento con uno staff
di medici cubani e con il nostro partner
locale Streets Ahead. Il lavoro dei medici
cubani è volontario: una volta alla settimana visitano circa 15 ragazzi e ragazze. Di ognuno viene tracciata la storia
clinica, in modo da monitorare nel tempo
il loro stato di salute.
L’obiettivo non è solo quello di curare le
diverse malattie, ma anche quello di
dispensare consigli, soprattutto in merito
al virus Hiv e alle modalità per prevenirlo.
E l’aspetto forse più importante è la
possibilità di dare un po’ di amore e di
supporto umano a questi ragazzi che
le circostanze della vita e le condizioni
generali del Paese hanno obbligato a
cercare nella strada il proprio sostentamento economico. Perché, come ha
detto il poeta cubano José Marti in uno
dei suoi poemi, «A chi dice che esiste
solo la fame per un pezzo di pane, io
dico che esiste anche la fame di amore,
di essere amato, di essere importante
Combatti
l AIDS
per qualcuno». E così, ispirati da queste
parole, tre medici cubani, Alejandro,
Dayana e Moises, hanno prestato le loro
cure a 72 ragazzi e ragazze di strada:
44 maschi e 28 femmine fra i 12 e i 18
anni. «Questo lavoro ha rappresentato
un’esperienza senza precedenti nelle
nostre vite, tanto a livello umano quanto
professionale», spiega Moises Lopez
Peraza, pediatra coinvolto nel progetto.
«Sentiamo un profondo dolore per questi
bambini orfani e vittime dell’Aids e per
quelli che tutti i giorni vivono per la
strada, non avendo un altro posto dove
dormire se non il marciapiede». Alcuni
dati statistici rendono evidente la drammaticità della situazione. Di tutti i giovani
visitati nell’ambulatorio, il 90% ha qualche malattia: problemi della pelle, dolori
di stomaco, anemia, diarrea, congiuntivite, malattie sessualmente trasmissibili,
infezioni respiratorie. 35 ragazzi sono
sessualmente attivi, e a tutti è stata
diagnosticata qualche patologia a trasmissione sessuale, il che conferma
l’alto rischio di infettarsi a causa dell’Hiv.
Faith è una ragazza di 13 anni e ci
racconta: «I dottori che vengono alla
Casa del Sorriso sono molto bravi: parlano con noi apertamente e consentono
a noi di parlare apertamente con loro.
Lotta contro
la malaria
«Io avevo una bruciatura che mi faceva
molto male», aggiunge Maritta, 11 anni.
«I medici mi hanno curata, bendandomi
e dandomi delle medicine. In questo
modo, la bruciatura si è cicatrizzata in
poco tempo. Voglio molto bene ai dottori
cubani e voglio dire loro il mio grazie!»
Alejandro Fruto e Dayana Perez sono
due specialisti impegnati nel nuovo ambulatorio. La spiegazione del perché
abbiano deciso di mettersi al servizio
della Casa del Sorriso è semplice e al
tempo stesso disarmante: «Avere visto
da vicino la situazione dello Zimbabwe,
dove la povertà e l’Aids uccidono centinaia di persone tutti i giorni, conoscere
la storia di questi ragazzi, che non hanno
possibilità di far valere nemmeno il loro
diritto ad essere cittadini del mondo,
vedere la differenza fra un bimbo felice
e uno con il sorriso spento… tutto questo
ci spinge a fare qualcosa per avviare
un cambiamento positivo nelle loro vite».
«Molti ragazzi che lavorano e abitano
nella strada vengono alla Casa tutti i
mercoledì per ricevere le cure mediche»,
conclude Josua Kanyerere, educatore
dell’associazione locale Streets Ahead.
«Prima i ragazzi non avevano accesso
a nessuna medicina né a cure mediche.
Dovevano arrangiarsi. Ora, invece, è
tutto diverso».
Adotta una comunit
di bambini
Difendi i diritti
dei bambini
Le Bomboniere Solidali del Cesvi sono indimenticabili.
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PERSONE E FATTI IN BREVE - PERSONE E FATTI IN BREVE Fino al 5 maggio Bergamo.
Creberg Teatro sostiene il Cesvi
proponendo un prezzo scontato
ai sostenitori dell’organizzazione.
Per ogni biglietto acquistato, inoltre, 10 euro sono devoluti al progetto “Una Casa del Sorriso nelle
favelas di Rio de Janeiro”.
Per maggiori informazioni:
tel. 035 2058058,
www.crebergteatro.com
15 febbraio e 7 marzo-9 aprile
Milano. Corepla organizza un’asta
solidale a favore del progetto
“Casa Viva” del Cesvi in Brasile
coinvolgendo “Blue & Joy”, i due
pupazzi più famosi nel mondo
dell’ar te contemporanea.
Fino al 28 febbraio l’asta continua
sul sito www.corepla.it e, dal 7
marzo al 9 aprile, al PAC (Padiglione Arte Contemporanea) in
occasione della mostra “Street art
sweet art”.
23-25 marzo Amorosi (BN). Cesvi
partecipa alla V edizione di Sannio Chocolate, la più originale
kermesse sul cioccolato artigianale di qualità del Centro-Sud. In
particolare, viene presentato il
progetto per il sostegno ai piccoli
produttori di cacao nella regione
di Barlovento, Venezuela. Grazie
ad Angelo Salvione e alla pro
loco.
7 marzo Bari. I ragazzi del SISM
(Segretariato Italiano Studenti di
Medicina) presentano il progetto
Fermiamo l’Aids sul nascere
del Cesvi presso il Centro Polifunzionale - Facoltà di Medicina e
Chirurgia. Un ringraziamento particolare a Flora Ladisa e Giada
Fabio.
18-23 febbraio Tamil Nadu (India).
Cesvi inaugura tre “Case del
Sorriso” per oltre 100 bambini
abbandonati o orfani dello tsunami, in collaborazione con i partner
locali Jeeva Jothi, Ekta e Don
Bosco e grazie al supporto di
Mediafriends-Tg4. Partecipa Simona Stella, responsabile Cesvi
per i progetti in Asia.
3-4 marzo Assago (MI). Al Forum
di Assago, il Cesvi partecipa a
Volley Land, grande manifestazione della pallavolo italiana, ed è
ospite allo stand della Volley Lube. La squadra di Macerata, vincitrice in carica del campionato italiano di A1, sostiene i progetti
Cesvi di lotta all’Aids in Africa.
23 febbraio Bergamo. Sam Trombatore, per anni operatore umanitario del Cesvi in diversi Paesi del
mondo, fa visita alla sede di Bergamo. Da Colonnello dell’Esercito
Italiano fu impegnato in missioni
di peace keeping e nel 1988 ritirò
il Nobel per la Pace assegnato ai
“caschi blu” italiani per l’interposizione nella guerra fra Iran e Iraq.
Nella foto è con Giangi Milesi,
presidente, Stefano Piziali, policy
advisor, Paolo Cattini, direttore
generale, e Piersilvio Fagiano,
direttore progetti.
17 febbraio Trezzo sull’Adda
(BG). Presso l’oratorio femminile,
va in scena lo spettacolo “Butega
sarada per l’eternità” a cura del
gruppo teatrale Il Portico. La serata è anche un’occasione per
contribuire al progetto Cesvi
“Fermiamo l’Aids sul nascere”. Un
grazie speciale a Massimo Giudice.
16 febbraio Bergamo. Presso la
Libreria Palomar, presentazione
del libro sui 20 anni di storia del
Cesvi “Ho abbracciato il dugongo”, edito da Melampo. Interviene Maurizio Carrara, autore del
volume insieme a Lella Costa.
5 febbraio Milano. Al Teatro delle
Erbe, nell’ambito dello spettacolo
NEuro, è allestita la mostra sul
Pakistan “La scuola nel cielo”.
All’inaugurazione intervengono:
Giovanni Diffidenti, autore del
reportage fotografico, Giangi Milesi, presidente Cesvi, e Margherita Antonelli, attrice e testimonial
Cesvi.
1 febbraio Inizia il lavoro in classe
per tutti i bambini e le bambine
del progetto Giangukai, realizzato
dal Cesvi in partnership con Ucodep e con il contributo della Cooperazione Italiana, che ha
l’obiettivo di creare gemellaggi
“digitali” tra scuole italiane di diverse città.
Acqua
& salute
Il tema dell’acqua è stato al centro
della IV edizione de “La Fabbrica
del Sorriso” - svoltasi dal 18 al 25
marzo - per non dimenticare che,
nel mondo, un quinto dei bambini
non ha accesso all’acqua potabile.
Tra le associazioni beneficiarie
della raccolta fondi anche il Cesvi
che - insieme ai volontari delle altre
organizzazioni - nelle giornate del
24 e 25 marzo è sceso nelle piazze
di oltre 20 città italiane per svolgere
attività di sensibilizzazione e offrire,
a fronte di un piccolo contributo,
la maglietta de “La Fabbrica del
Sorriso” e molti altri gadget. Mediafriends ha coinvolto in questa
maratona di solidarietà anche Mediaset, Medusa e Mondadori. Le
principali trasmissioni Mediaset
hanno dato visibilità all’iniziativa
attraverso la voce dei personaggi
più amati: da Paola Perego a Maurizio Costanzo, da Alessia Marcuzzi
alle Iene, per citarne alcuni. Tutti
i cinema multisala Medusa hanno
ospitato i banchetti dei volontari.
E il 22 marzo, giornata mondiale
dedicata all’acqua, Medusa ha
donato a “La Fabbrica del Sorriso”
i proventi delle sue 10 sale cinematografiche. Mondadori, inoltre,
ha devoluto 0,20 euro per ogni
copia di Donna Moderna venduta.
Partner di tutta l’iniziativa è stata
Radio R101, che ha trasmesso in
diretta, dalla libreria Messaggerie
Mondadori di Milano, un’edizione
speciale dei programmi più seguiti.
Info: www.mediafriends.it
10
anni fa
Cooperando n° 33, Maggio 1997,
è interamente dedicato all’Albania.
Il Paese è ancora in preda alla
violenza dopo le recenti rivolte
che hanno portato al saccheggio
e alla sistematica distruzione di
ogni bene collettivo. Stefano Piziali, allora responsabile degli interventi Cesvi nei Balcani, racconta attraverso gli occhi degli
albanesi il clima da far west in cui
sono precipitati. Tutti sono armati
e il Cesvi collabora alla riorganizzazione delle forze di polizia di
Argirocastro. È la città dove il Cesvi ha aperto la propria sede, seppure con enormi problemi di sicurezza, grazie all’autorevolezza di
Maksim Bakiri, coordinatore delle
organizzazioni non governative
dell’Albania meridionale. La collaborazione con Maksim e con la
sua Tolbà durava già dal '95 e
continuerà fino alla sua scomparsa. E dal '97, Cesvi lavorerà soprattutto alla riorganizzazione del
sistema sanitario locale, combattendo illegalità e corruzione. Ancora oggi Cesvi opera nel Sud
dell’Albania per migliorare le condizioni di vita della popolazione e
combattere l’emigrazione attraverso il ripristino e lo sviluppo dei
settori vitivinicolo e zootecnico.
LETTERE E MESSAGGI - LETTERE E MESSAGGI - LETTERE E MESSAGGI - LETTER cooperando
Il piccolo contributo che annualmente vi invio, vorrebbe essere,
oltre che una convinta adesione al
vostro straordinario impegno, anche
un modo modesto e possibilmente
anonimo di adesione al Cesvi.
Suscita non poche perplessità, e
anche un certo fastidio, la personalizzazione evidenziata nel n. 103.
Trovo inopportuno evidenziare il
mio nome, anche se è consuetudine ormai, da parte di molte associazioni, usare questo metodo
copiato dalla pubblicità. Rincorrere
a tutti i costi una tendenza non mi
sembra rispettoso della privacy.
Immagino che ciò venga accettato
dalla maggioranza delle persone,
ma rimango comunque non favorevole.
Lettera firmata
Cesvi ha sempre dedicato estrema
cura al rapporto con i propri
donatori, affinché questo divenisse
nel tempo il più possibile “personale”. Se, utilizzando il nome dei
sostenitori in modo così diretto,
abbiamo in qualche modo creato
un disagio, ce ne scusiamo;
l’abbiamo fatto perché crediamo
nella costruzione di un rapporto
leale e unico con ognuno di loro.
Alcuni fra i nostri donatori hanno
avuto una reazione diametralmente
opposta, reagendo con un sorriso
alla nostra iniziativa: come ha fatto
Silvia, che ci ha inviato una fotografia che la ritrae sorridente permettendoci di dare uno spessore
ancora maggiore al nostro rapporto,
cosa che la comunicazione, quella
pubblicitaria, non riesce più a fare.
Ricevo sempre Cooperando, e
dopo averlo letto, lo lascio alla mia
parrocchia o presso l’Associazione
Volontari Ospedalieri, di cui faccio
parte come volontaria da tanti anni.
La mia speranza è che qualcuno,
leggendolo, senta il desiderio di
diventare un donatore. Grazie
anche per l’invito a visitare l’associazione. Anche a me farebbe
piacere conoscervi di persona;
chissà se un giorno non lontano
(non sono più tanto giovane) potrò
farlo.
Mariagrazia
Grazie per l’omaggio del libro “Ho
abbracciato il dugongo” sulla storia
del Cesvi. È un libro molto interessante, che mi riporta indietro negli
anni, quando io e il mio piccolo
zainetto viaggiavamo per l’India, la
Thailandia, le Filippine, la Birmania,
la Cina, tutta l’Asia e il Sudamerica,
proprio a contatto con la gente, la
gente che soffre e non ha nulla, se
non un meraviglioso sorriso. Facevo
ciò spinto dall’amore per i diseredati, i “paria” del mondo. Ora sono
un po’ più vecchio, ho una moglie
e una figlia a cui cerco di raccontare
ciò che il mondo è davvero. E se
mi permetto ogni tanto di donarvi
dei soldi, so che li userete sempre
per cause giuste e, soprattutto, li
userete come li userei io. Non è
che una goccia, ma sono sicuro
che esistano altre persone che ci
credono come me.
Adam Laszlo de Hosszufalussy
Grazie per averci informato dei
risultati della “Creative Media Competition”. Ci dispiace di non aver
passato la selezione, ma siamo
contentissime ugualmente perché
abbiamo partecipato ad una
campagna di sensibilizzazione che
spinge i giovani a mettersi in gioco
in qualcosa di utile per l’umanità e
per la propria crescita. La nostra
piccola vittoria l’abbiamo ottenuta
realizzando l’opera stessa e,
credetemi, è qualcosa di cui vale
la pena essere fieri! Continueremo
ancora a seguirvi.
Shanti Mignani
Grazie a Shanti, Ilaria, Laura e
Monica per la passione e l’impegno
dimostrati nel partecipare alla
“Creative Media Competition”. Ci
auguriamo che tutti i ragazzi e le
ragazze iscritte al concorso continuino a supportare concretamente
Cesvi e la campagna Virus Free
Generation, promovendo sul territorio iniziative di sensibilizzazione
rivolte ai propri coetanei. Virus Free
Generation è un’iniziativa che si
propone di coinvolgere i giovani sul
tema dell’Aids attraverso l’arte e la
creatività.
Quindi, spazio alla fantasia! Sul sito
www.virusfreegeneration.it si
possono trovare alcuni suggerimenti sulle modalità di supporto alla
campagna.
bimestrale
cesvi
Direttore responsabile: Giangi Milesi
Redazione: Nicoletta Ianniello
Cesvi Via Broseta 68/a 24128 Bergamo
tel 035 2058058 fax 035 260958
[email protected]
Editore:
Cesvi cooperazione e sviluppo onlus
ONG costituita il 15/1/85 riconosciuta il
14/9/88 - Ente Morale n. 1 Reg. persone
giuridiche Pref. BG - Autorizzazione:
Trib. di Bergamo n. 21 del 15.4.1986
Iscrizione ROC n. 3457
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Ettore Tibaldi (vice-pres.), Massimo
Gualzetti, Paolo Magri, Nando Pagnoncelli
Collegio dei Garanti: Stefano Mazzocchi (pres.),
Riccardo Bonacina, Lella Costa
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