Prove - Moto.it
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Speciale Salone di Colonia Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News La nuova BMW R1200GS La moto più attesa dell’anno debutta all’Intermot. Cilindrata invariata, tutto il resto cambia radicalmente per restare al top 1 70.000 esemplari venduti in nove anni – un numero che da solo dà la misura del successo della BMW R1200GS, e che forse basta a spiegare perché a Monaco abbiano lavorato tanto per migliorare una moto già eccellente. Come nel 2004, sulla nuova R-GS debutta la nuova generazione di boxer, ma stavolta l’evoluzione va molto oltre, tanto da far pensare che continuare a chiamarla R1200GS non renda piena giustizia ad un modello che, di fatto, cambia molto più di quanto non fosse mai successo in precedenza. Obiettivi? Valorizzare i tanti pregi del modello precedente limando via i pochi difetti, e rendere la “Giessona” più adatta all’impiego fuoristradistico. Il nuovo Boxer Ancora una volta la R1200GS, da vera ammiraglia, ha l’onore di far debuttare il propulsore che passerà poi a spingere gli altri modelli della gamma boxer. Il propulsore mantiene le misure caratteristiche del precedente e dunque la cilindrata, ma le somiglianze finiscono qui. Il raffreddamento passa 2 3 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News da aria/olio ad aria/acqua, modernizzando il propulsore senza stravolgerne la personalità. L’alimentazione avviene secondo un flusso verticale (corpi farfallati sopra, scarichi sotto) migliorando nettamente l’efficienza e dunque le prestazioni del motore – 125 cavalli e 125Nm i valori massimi di potenza e coppia – che vengono trasmesse alla ruota posteriore attraverso un’inedita frizione antisaltellamento multidisco in bagno d’olio e una trasmissione cardanica rivista. Dal punto di vista elettronico il propulsore fa un balzo in avanti ancora più netto: finalmente arriva anche sulle bicilindriche contrapposte il comando dell’acceleratore ride-bywire, con la possibilità quindi di gestire diversi riding mode e tre curve di progressione del gas. I riding mode qui sono addirittura cinque: Rain, Road, Dynamic, Enduro ed Enduro Pro, ovviamente con interventi di ABS e controllo di stabilità ASC, nonché risposta dell’acceleratore ma soprattutto delle sospensioni semi-attive Dynamic ESA che variano a seconda del riding mode impostato. 4 Dall’HP4 al Boxer Avete letto bene: arrivano sulla GS anche le sospensioni semi-attive che hanno debuttato solo qualche settimana fa sull’ipersportiva HP4. Anche in questo caso, al di là della miglioria tecnologica singola, è la possibilità di gestire in maniera integrata il pacchetto motore-sospensioni-freni-controllo di stabilità ad alzare nettamente l’asticella prestazionale. Naturalmente, tanto le sospensioni Dynamic ESA quanto il controllo di trazione/stabilità ASC sono optional (l’ABS è invece di serie, come previsto dall’iniziativa BMW Safety 360°) e andranno acquistati a parte per godere delle massime potenzialità offerte dalla nuova GS, ma BMW ha previsto pacchetti di accessori che dovrebbero ridurre sensibilmente l’impatto sul prezzo finale. In sostanza, la nuova R1200GS mette a disposizione su queste cinque modalità di guida (selezionabili anche in movimento) una combinazione di tre curve di risposta dell’acceleratore, tre diversi livelli d’intervento dell’ABS e quattro 5 Spedizione su abbonamento gratuito Ricevi Moto.it Magazine » Periodico elettronico di informazione motociclistica 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News del controllo di stabilità ASC. La Rain offre una risposta molto dolce del motore, controllo di trazione ed ABS più cautelativi, nonché una risposta più morbida delle eventuali sospensioni Dynamic ESA. In Road si ha un comportamento medio per tutti i controlli, mentre scegliendo Dynamic il motore diventa più pronto nella risposta, ABS ed ASC più permissivi e sospensioni dalla taratura più rigida nella modalità Dynamic ESA. Le due modalità fuoristradistiche si prendono cura dei piloti di ogni capacità: la Enduro offre risposta morbida del motore, intervento prudente dell’ASC in comportamento Enduro, una ripartizione ottimale della forza frenante, nonché interventi di regolazione dell’ABS e una taratura del Dynamic ESA optional che favoriscono la trazione. Chi ci sa fare e monta pneumatici tassellati può scegliere (attraverso un’apposita chiave codificata) la Enduro Pro, in cui il motore risponde in maniera più diretta, l’ABS non interviene sull’asse posteriore, l’ASC lascia passare una buona dose di pattinamento e le sospensioni lavorano in maniera più aggressiva. Una ciclistica tutta nuova Il telaio a doppio trave in acciaio è completamente nuovo, ed è stato sviluppato per valorizzare le capacità sportive della R1200GS senza penalizzare il comfort: la presenza di un 6 7 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News telaio “vero” al posto dei due telaietti imbullonati alle due estremità del motore portante (che comunque mantiene la sua funzione) aumenta la rigidità. In quest’ottica Telelever e Paralever sono stati profondamente rivisti. Il primo è stato ottimizzato nella geometria, riducendo il diametro degli steli senza sacrificare il comportamento dinamico e migliorando anzi il feedback verso il pilota – da sempre l’unico aspetto in cui l’atipica soluzione BMW pagava qualcosa rispetto alla concorrenza, mentre il secondo cambia a tal punto da fare si che la casa parli di EVO Paralever. La protezione della parte inferiore del forcellone è più efficace, e il forcellone stesso è nettamente più lungo che in precedenza (588mm contro i 535,6 della precedente GS) a parità di passo, con il risultato di una trazione nettamente migliorata tanto su asfalto che fuoristrada. E già che parliamo di fuoristrada, vale la pena di segnalare anche la maggior luce a terra: 195mm, 8 in più del precedente modello. Diverse anche le misure degli pneumatici, volte a migliorare il comportamento sportivo della GS. Al retrotreno un cerchio in lega a 10 raggi da 4,5” calza una gomma 170/60R17 (4” e 150/70R17 sulla “vecchia” GS), mentre all’avantreno debutta un’inedita 120/70R19 su cerchio da 3” (contro il 110/70R19 su cerchio da 2,5”) che migliora precisione, tenuta e feeling in frenata, ingresso e percorrenza di curva. Migliorati anche i freni, dove arrivano le pinze Brembo monoblocco ad attacco radiale che lavorano dischi sempre contraddistinti da un diametro di 305mm. Al posteriore, invece, il disco passa da 265 a 276mm. Ponte di comando ed ergonomia: evoluzione, non rivoluzione Come su diverse altre novità BMW, anche sulla R1200GS 8 debuttano i fari anabbaglianti a LED. I proiettori, unità composte da quattro elementi con sagoma a “U” che fa il verso ai due anelli luminosi della K1600GT, garantiscono un sostanziale risparmio di peso e di energia; il sistema è in grado di commutare automaticamente fra luce diurna e anabbagliante quando scende la notte o si entra in galleria. Altro vantaggio di un impianto elettrico integrato con tecnologia CAN-BUS e LIN-BUS, nonché doppia centralina ZFE. Fra gli optional non figura l’impianto multimediale di cui sono dotate R1200RT e K1600GT, ma il sistema Multicontroller, che demanda al solo blocchetto sinistro tutti gli input di comando, debutta comunque anche sulla GS per controllare il BMW Navigator IV optional. Restando in tema di elettronica vale la pena di citare il cruise control elettronico che valorizza ulteriormente il comportamento turistico della R1200GS, nonché il computer di bordo e la nuova strumentazione completamente personalizzabile. La nuova carenatura continua a sviluppare i temi ben cari a chi ama ed apprezza la GS attuale: i volumi restano grossomodo gli stessi, con il caratteristico “becco” frontale e il leggero codino pressoché privo di sovrastrutture. L’impatto è però più aggressivo e grintoso, con un avantreno più carico e muscoloso. Resta, ovviamente, il faro asimmetrico sia pure declinato in maniera leggermente diversa, con i due gruppi ottici che si compenetrano. La zona “vita” della R1200GS è ora più snella, con una sella regolabile su due posizioni (850 o 870mm) e nell’angolo di inclinazione. Il parabrezza ora si può regolare con una sola mano, grazie ad un volantino montato in zona strumentazione; BMW dichiara per il nuovo cupolino una riduzione della rumorosità aerodinamica di 5db. Quattro le colorazioni disponibili: Alpinewhite, Racing Red, Blue Fire e Thundergrey metallizzato. 9 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Il Boxer del futuro Debutta sul nuovo GS un propulsore completamente rivisto, che andrà progressivamente a sostituire il vecchio 1200 su tutta la gamma. Un motore che unisce efficacemente tradizione boxer e innovazione 1 300, 1250, anzi 1200: nei mesi scorsi le ipotesi sulle cilindrate (e sulle soluzioni) del nuovo boxer BMW si sono sprecate, tanto da lasciare quasi straniti nel constatare che le misure caratteristiche del “contrapposto” di Monaco sono rimaste assolutamente identiche: alesaggio di 101mm, corsa di 73, cilindrata complessiva 1170cc. Ma attorno tutto è cambiato, tanto da poter far parlare a buona ragione di un motore completamente nuovo - possiamo dire senza timore di smentita che un’evoluzione di questa portata non si è mai vista nella storia del boxer BMW fin da quando la R32 del 1923 diede origine alla stirpe ormai novant’anni fa. Gli obiettivi della casa di Monaco erano chiari: migliorare ancora la regolarità dell’erogazione, aumentare la potenza massima, facilitare la guida. Il tutto rendendo il propulsore “a prova di futuro”, 10 tanto da un punto di vista tecnologico quanto da quello delle normative anti-inquinamento sempre più stringenti. In attesa di toccare con mano, sulla carta la missione pare ampiamente riuscita. Raffreddamento ad acqua, o quasi Il sistema di raffreddamento aria/olio utilizzato sul boxer attuale iniziava a mostrare la corda – non tanto sul piano prestazionale, dove offriva comunque risultati più che apprezzabili, quanto su quello del contenimento delle emissioni sonore ed inquinanti, dove la stabilità termica del motore è fondamentale per ottimizzare la combustione e ridurre dunque la presenza di incombusti allo scarico. BMW è però andata ancora una volta controcorrente, sostituendo l’acqua all’olio nel circuito di raffreddamento, ma continuando a limitarne l’impiego sulle testate. Seguendo infatti la filosofia del raffreddamento di precisione (o raffreddamento mirato) tanto cara alla F1, il boxer BMW mantiene il raffreddamento ad aria per i cilindri (da qui l’alettatura ancora visibile) con evidenti benefici di peso, dimensioni (la larghezza resta di 750mm) e… rispetto della tradizione, utilizzando però l’acqua nella zona maggiormente soggetta a riscaldamento: le testate. Il circuito può contare su due radiatori nascosti all’interno dei convogliatori, con elettroventola ausiliaria controllata da termostato dietro l’unità destra. Rispetto alla precedente unità, contraddistinta da una ripartizione del raffreddamento fra liquido e aria di 22/78, l’attuale aumenta il contributo del liquido spostando il bilanciamento a 35/65 migliorando sensibilmente l’efficacia del raffreddamento. Il tutto porta ad un sacrificio in termini di peso di 2,7kg, ampiamente compensato però dalla maggior efficienza del propulsore. 11 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News lato aspirazione e 10° per lo scarico, con diametri rispettivamente di 40 e 34mm), con notevoli benefici in termini di disegno della camera di combustione che risulta più compatto e, velocizzando la combustione della miscela consente a sua volta di aumentare il rapporto di compressione di mezzo punto – da 12 a 12,5:1. La miglior combustione consente inoltre di continuare ad utilizzare carburante a 95 ottani senza dover però fare ricorso al sistema antibattito. Gli alberi a camme di scarico sono inoltre dotati di decompressore automatico che riduce lo sforzo necessario per l’avviamento, e consente quindi di risparmiare peso su motorino d’avviamento e batteria, aumentando nel contempo l’affidabilità complessiva. Elettronica: benvenuti nel futuro Teste girate Il boxer attuale è contraddistinto da un flusso orizzontale – per intenderci, i corpi farfallati dietro ai cilindri immettevano miscela all’interno dei cilindri che la facevano poi uscire dagli scarichi posizionati anteriormente. Nel nuovo boxer il flusso diventa verticale, con condotti d’aspirazione rettilinei posizionati sopra ai cilindri che consentono non solo un posizionamento ottimale degli iniettori, ma anche la 12 realizzazione di condotti di identica lunghezza con notevoli benefici sulla sincronizzazione dei corpi farfallati. Risultato: più potenza ed erogazione più regolare. Questa rivoluzione copernicana – ovvero quella cha a tutti gli effetti si può considerare una rotazione in avanti dei cilindri – consente inoltre di ottimizzare il comando della distribuzione secondo uno schema più tradizionale, mantenendo comunque il comando a catena. Nel precedente bialbero, infatti, curiosamente ogni albero attuava una valvola di aspirazione ed una di scarico; nel nuovo boxer invece ogni asse comanda le valvole di aspirazione o di scarico. La fasatura è stata ovviamente modificata, riducendo sensibilmente l’incrocio delle valvole con benefici per potenza, erogazione e consumi. In attesa della prossima evoluzione, già dichiarata da BMW, che doterà il boxer di fasatura variabile! E’ stato quindi possibile abbandonare la configurazione radiale per le valvole (il cui angolo compreso “crolla” a soli 8° Sarebbe stato quasi impossibile che BMW, pioniera nella gestione elettronica dei propri motori, resistesse alla tentazione di imbottirne il nuovo boxer. Debutta quindi anche sul boxer l’acceleratore ride-by-wire con tutto quanto ne consegue, nella fattispecie riding modes integrati con la gestione delle sospensioni Dynamic ESA e controllo di trazione di nuova generazione – finalmente anche la famiglia boxer riceve le meravigliose innovazioni già viste su S1000RR e K1600GT e GTL. Tutto l’impianto d’alimentazione è stato rivisto, con corpi farfallati da 52mm invece dei precedenti 50, cornetti d’aspirazione ridisegnati e un airbox di maggiori dimensioni con un inedito filtro dell’aria “a piastre”. Anche lo scarico è stato totalmente ridisegnato, con evidenti diversità nell’andamento e nei volumi di collettori e silenziatore, con una valvola allo scarico all’interno che contiene la rumorosità entro i limiti di legge, pur conferendo al boxer una sonorità grintosa e dinamica. Basamento open deck Un’altra “prima” per il boxer è lo schema open deck, con carter in alluminio diviso verticalmente e cilindri (con canne rivestite di una lega ferro/carbonio a bassa usura ed attrito attraverso un processo di spruzzatura termica ad arco elettrico a filo) integrati nei due semigusci. All’interno del carter gira il nuovo albero motore, più compatto grazie a cuscinetti di banco il cui diametro passa da 60 a 55m e perni di biella più stretti ma dal diametro maggiorato. Aumenta così la rigidità e calano le dimensioni globali nonché il disassamento fra i cilindri tipico della vista superiore del propulsore boxer. Le vibrazioni diminuiscono a loro volta, ma in BMW hanno comunque preferito mantenere il contralbero di equilibratura che, grazie ad una struttura cava, ospita al suo interno l’alberino della frizione contenendo così le dimensioni generali. Grande novità anche in zona trasmissione: per la prima volta una BMW boxer adotta una frizione in bagno d’olio (minor rumorosità e maggior regolarità d’impiego) al posto della precedente monodisco a secco. Inoltre l’unità impiegata svolge funzione antisaltellamento – contributo fondamentale, considerando la rigidità della trasmissione cardanica e la grande cilindrata unitaria del boxer BMW. La finale, integrata nel sistema Paralever EVO di terza generazione, è stata spostata sul lato sinistro (ora il cerchio posteriore è perfettamente visibile quando la moto è ferma sul cavalletto laterale) ed ovviamente ridisegnata per gestire al meglio le nuove caratteristiche di coppia del motore. 13 Spedizione su abbonamento gratuito Ricevi Moto.it Magazine » Periodico elettronico di informazione motociclistica 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Ducati Monster buon compleanno! di Edoardo Licciardello | Intermot segna il ventesimo compleanno per la Ducati che ha reinventato il segmento delle naked in Italia. Ripercorriamone la storia, modello per modello 14 15 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Diavel, attinge al dialetto felsineo dai primi commenti di chi aveva visto quella moto tanto strana ed anticonformista. Eccolo lì il Monster – perché il nome attecchì subito al maschile – con la ciclistica da Superbike prelevata di peso dalla 851/888, il motore della SS, una spolverata di carbonio, la strumentazione minimalista fatta da tachimetro e spie (il cupolino arrivò dopo, il contagiri ancora più avanti) e un serbatoio la cui linea a schiena di bisonte, opera immortale di Miguel Galluzzi, da allora identifica uno ed un solo modello di moto in tutto il panorama mondiale. Ci vogliono dodici milioni e mezzo delle vecchie lire per portarsela a casa, quasi quanto una maxi sportiva, ma i concessionari non riescono a soddisfare gli ordini che gli piovono addosso. Le sorelline minori e l’affinamento della prima generazione Nel 1994 nasce la 600, che rinuncia ad un po’ di cavalleria, un disco anteriore, e “taglia qualche curva” nella componentistica. E ’ entrata a far parte della pop culture con tale pervasività che ormai non si può più parlare di una semplice moto, ma di una vera e propria icona. Il suo successo è stato tale da risultare trasversale tanto rispetto alle razze motociclistiche quanto al pubblico in senso lato. Ha fatto innamorare smanettoni e customisti, dandy attenti all’immagine e coatti della peggior specie, e ha fatto le fortune di innumerevoli preparatori e customizzatori nostrani. Stiamo parlando della Ducati Monster, e se credete che stiamo esagerando significa che quando è nata non c’eravate. O non seguivate il mondo delle moto. Bisogna essere non più giovanissimi per ricordarsi davvero com’era il mondo delle moto prima che nascesse la Monster, svelatasi al pubblico per la prima volta esattamente vent’anni fa all’Intermot di Colonia. Prima di lei, associare l’aggettivo “sportivo” ad un modello privo di carenatura avrebbe suscitato risate sguaiate in chiunque avesse una certa dimestichezza con il panorama motociclistico mondiale. Poi è arrivato il Monster – il cui nome, come tanti anni dopo il 16 17 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Il fenomeno Special Però costa quasi quattro milioni meno della 900, il cui prezzo nel frattempo è cresciuto fino a sfiorare i 15, e va via come il pane. Tanto che a Bologna due anni dopo pensano bene di fare la 750 – identica tranne per il motore, come sulla famiglia SS – e di rivedere un po’ la 900, che perde il carbonio a favore della 900S, dotata anche di cupolino, impianto frenante con dischi in ghisa e tubi in treccia, asta di reazione sulla 18 sospensione posteriore, sella in splendido cuoio Connolly – lo stesso che storicamente adorna gli interni delle Jaguar. Nel 1997, un po’ per adeguarsi alla sparizione della benzina “rossa” e un po’ perché alla fine tanti il Mostro lo usano anche in città e preferiscono un’erogazione più fluida in basso a qualche cavallo in alto, la 900 perde qualche millimetro di diametro delle valvole e riceve gli assi a camme meno spinti già in dotazione alla 750. E visto che alla fine piace tanto così, il cupolino arriva per tutte le 900 assieme alla fortunata versione Dark, con sovrastrutture in nero opaco che fanno risparmiare qualche soldo soprattutto se si vuole destinare il proprio Monster alle cure dell’aerografo, come spesso succede all’epoca. Nel 1999 arriva la 900ie con iniezione elettronica, con cui possiamo considerare concluso il ciclo della prima generazione di Monster. Se il successo di vendite sembra non avere mai fine – il Monster piace a tutti, ed è sempre più facile vederlo protagonista di film, produzioni televisive e servizi pubblicitari – si scatena un fenomeno parallelo, quello della preparazione. Che da sempre è stato caratteristico dei modelli Ducati, ma che complice la crescente popolarità del marchio bolognese e la derivazione diretta di motore e ciclistica da modelli sportivi, sul Monster assume proporzioni che all’epoca risultano stupefacenti. C’è chi trasforma il Mostro in una Supertwin a manubrio largo, prendendo a prestito pezzi di ciclistica dalle 916 SP e parti di motore dalle SS pronte pista, chi al contrario spoglia una vecchia 888 e le cambia il serbatoio per trasformarla in Monster, chi la declina secondo i canoni delle café racer montando semimanubri, selle monoposto e specchietti barend, e chi infine le porta ai concorsi riservati alle custom a sfidare le realizzazioni su base Harley. Nessun preparatore degno di tale nome può permettersi di non cimentarsi sulla naked bolognese, tanto che in breve per dire qualcosa di nuovo bisogna sforare nell’eccesso. Il restyling e il debutto del Desmoquattro Nel 2000 il Monster viene sottoposto al primo “lifting”. La strumentazione ormai antiquata viene sostituita con un’unità a doppio quadrante ben più adeguata ai tempi, e vengono ridisegnati lampeggiatori e tegolino posteriore (che qualcuno in Ducati chiama un po’ sarcasticamente “il portasapone”). Nasce la Cromo, con il serbatoio appunto oggetto di cromatura, e la Special che dall’apparenza (sella in cuoio, eccetera) passa alla sostanza – monoammortizzatore Ohlins, particolari in carbonio ed asta di reazione sulla sospensione posteriore. Il 2001 è il turno del primo mostro a quattro valvole: l’S4R, dotato del propulsore della 916 rivisto nella distribuzione per ridurre gli ingombri verticali della testata 19 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News già visto sulla sport-touring ST4 e che verrà confidenzialmente chiamato “camma bassa”. In realtà la S4 ha molto più in comune con la ST4 che con gli altri Monster della gamma, comparto ciclistico compreso – è da questa che inizia il processo di eliminazione della sospensione posteriore ad archetto adottando il più moderno puntone che le Superbike di Borgo Panigale avevano montato dalla 916 in poi. Nel 2002 nasce la 620, prima vera revisione del Monsterino che per ammodernarsi e rispettare la normativa Euro2 adotta l’iniezione elettronica. Si prova a vendere anche in Europa la 400 nata inizialmente per il mercato giapponese ma le vendite non vanno oltre qualche decina di esemplari. L’esperimento viene rapidamente cancellato. Al contrario, a fine anno arrivano i modelli 2003 che crescono di cilindrata: la 750 diventa 800 e la 900 passa a mille. Le S4R e l’arrivo del Testastretta Nell’estate del 2003 si inizia a vedere un modello 2004: la S4RS, che snellisce, svecchia ed incattivisce profondamente la S4. Il motore diventa il 996 (addolcito ma non troppo) montato sulla ST4S, gli scarichi si sovrappongono sul lato destro, e la livrea con striscia bianca longitudinale asimmetrica richiama da vicino le muscle car statunitensi come la Dodge Viper. In questo periodo, tra l’altro, fioriscono una miriade di versioni speciali ricercate dai collezionisti ma che ben poco aggiungono alla sostanza del Monster. La 800 viene sostituita dalla S2R – che mantiene la base tecnica della precedente due valvole ma con le sovrastrutture e le livree della S4R – ma bisogna poi attendere il 2006 per vedere altre novità sotto forma della S4RS, che sostituisce il Desmoquattro con il Testastretta e porta la potenza massima a 130cv, oltre ad aggiungere sospensioni Ohlins (ammortizzatore di sterzo compreso), pinze radiali monoblocco e pompa anch’essa radiale. Il Monster più piccolo passa a 695cc, mentre l’anno successivo anche la S4R adotta il motore Testastretta mantenendo però con la ciclistica meno pregiata della versione originaria. 20 21 Spedizione su abbonamento gratuito Ricevi Moto.it Magazine » Periodico elettronico di informazione motociclistica 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News 2008: il passaggio all’alluminio e l’urbanizzazione Nel 2008 ha luogo il più profondo restyling mai subito dalla Monster. Ad EICMA, quasi in sordina, arriva la 696. La ciclistica diventa a soluzione mista: per la prima volta una Ducati associa al traliccio in acciaio un pressofuso in alluminio nella zona posteriore, alleggerendo sostanziosamente il modello (che sfiora i 160kg a secco) e modernizzandone la guida. Il serbatoio mantiene ovviamente la foggia originaria ma vanta due cattivissime prese d’aria frontali, il faro diventa una complessa unità multicomponente. A breve arrivano anche le 1100 e 1100S, identiche nell’estetica ma dotate ovviamente del propulsore Dual Spark già visto sulla Multistrada; tutti i Monster della gamma precedente, soprattutto i quattro valvole, vengono immediatamente pensionati con l’arrivo della Streetfighter. Nel 2010 arriva anche la 796, in occasione della quale viene leggermente rivista la posizione di guida rendendola più comoda nell’uso in città: con il passaggio del testimone sportivo alla Streetfighter la Monster diventa un po’ più “urban” e meno cattiva. Le vendite del Monster non sono più quelle dei tempi d’oro, ma “il mostro” resta un’icona le cui doti di carisma, riconoscibilità e piacere di guida non si discutono. Fra pochi giorni, all’apertura del Salone di Colonia, compirà esattamente vent’anni. Chissà che in Ducati non abbiano in mente un regalo per chi ama ancora tanto la moto che ha reinventato il segmento delle naked e contribuito in tale misura a portare il marchio bolognese nell’olimpo dei costruttori del nuovo millennio? 22 23 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Ducati Monster 20° anniversario Per il ventesimo anniversario della storica naked Ducati arriva ad Intermot 2012 una versione speciale del Monster. Sapore retrò e tecnologia moderna I l Monster compie 20 anni proprio qui a Colonia - era il 1992 quando il Mostro debuttò all’Intermot - e Ducati non se ne è certo dimenticata, dedicando alla sua naked una versione speciale con diversi aggiornamenti tanto per l’estetica quanto per la sostanza. L’edizione 20th Anniversary, 24 che verrà “implementata” su tutta la gamma (696, 796 e 1100EVO ) è caratterizzata da una livrea speciale - con forti richiami all’estetica del primo Monster, compresi i font dell’epoca (“Ducati 1986”) nelle scritte sul serbatoio - e dalle colorazioni allora patrimonio della M900, con il rosso Ducati abbinato al telaio color bronzo di alcuni componenti come telaio, pompe freno e frizione. In dettaglio, la parte centrale del serbatoio è riverniciata in Rosso Ducati, il telaio è naturalmente bronzo, le pinze freno e flange dischi freno oro (dello stesso colore, sulla 1100EVO, anche pompe freno e frizione); i foderi forcella sono color champagne, il forcellone posteriore, piastre e piedini della forcella anteriore e coperchi motore sono di color grigio. Il supporto faro è cromato, mentre gli specchietti retrovisori sono stati rivisitati in chiave 90, e la sella ricorda da vicino quella del primo Monster nel coprisella passeggero. Vi presentiamo anche il video che Ducati ha dedicato alla ricorrenza! Debutta in società anche la Monster Diesel, già presentata a New York qualche mese fa: la versione speciale, realizzata in co-branding con il marchio di abbigliamento creato da Renzo Rosso, arriverà nelle nel 2013. 25 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Ducati, nuove livree per Diavel, Panigale e Streetfighter Per il 2013 le best-seller Ducati si rinnovano nelle livree, con nuove colorazioni per Diavel, la superbike Panigale e le due Streetfighter S quadra che vince non si cambia tranne che nei colori, dev’essere stata la filosofia Ducati, che dopo aver lanciato la nuova Multistrada 2013 con la presentazione dinamica già qualche settimana fa, qui festeggia i vent’anni del Monster con un’edizione speciale ed aggiorna solamente nelle livree tre 26 delle best-seller della propria gamma, rimandando ad EICMA altre eventuali novità. Iniziamo da Diavel, su cui la casa di Borgo Panigale rispolvera quella colorazione Dark nata a fine anni 90 sulla Monster che si rivela, prevedibilmente, di grande impatto anche qui. Oltre alla sofisticata livrea nera opaca, Diavel per il 2013 vanta steli forcella neri con trattamento antiattrito DLC (Diamond Like Carbon), prese d’aria anodizzate nere, e diversi altri particolari come silenziatori, pedalini cambio e freno, manubrio, specchietti retrovisori e supporto proiettore verniciati neri. Alla Dark fanno da contrasto due nuove colorazioni che - anche qui, forse non a caso - richiamano livree già viste sul Monster, in questo caso il primo S4R: blu metallizzato e rosso Ducati entrambi “tagliati” da una banda longitudinale bianca sul serbatoio stile Dodge Viper, con cerchi ruota bianchi e telaio che riprende lo stesso colore del serbatoio. A questo si aggiungono prese d’aria in alluminio ed estrattori aria dei radiatori in fibra di carbonio. Tutte le tre nuove colorazioni sono dotate di una sella in stile “vintage” caratterizzata da una trama realizzata a cannettatura orizzontale. Panigale si propone invece in bianco - arctic white, riprendendo una denominazione Audi - oltre al tradizionale Rosso Ducati sia sulla versione base che sulla “S”. Livrea ovviamente obbligata, per ovvi motivi, sulla Tricolore. Nuove colorazioni, infine, anche per la gamma Streetfighter. La 848 è disponibile in rosso con telaio rosso, nel più classico stile Ducati in aggiunta alle “solite” Fighter Yellow e Dark Stealth con telaio nero racing. Lo Streetfighter S 2013 invece è disponibile nel classico rosso Ducati e in più nell’aggressivo “Race Titanium Matte”, entrambi con telaio rosso e cerchi neri. 27 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News INTERVISTA Diego Sgorbati: “Il Monster resterà la porta di accesso all’esperienza Ducati” di Andrea Perfetti | Il direttore marketing della Casa italiana traccia un bilancio dei primi venti anni della nuda bolognese. Una moto che ha inventato un nuovo genere e ancora oggi fa sognare i ducatisti di tutto il mondo D 28 iego Sgorbati, direttore marketing della Ducati, ci parla dei primi venti anni della nuda bolognese. Un moto che ha inventato un nuovo genere e ancora oggi fa sognare i ducatisti di tutto il mondo. Soprattutto la Monster rappresenta ancora oggi, per molti appassionati, la prima moto che fa entrare nell’esclusivo mondo Ducati. Monster all’interno della gamma Ducati oggi? «E’ sempre un best seller della nostra azienda, capace ogni anno di rinnovarsi con colori, versioni e modelli (pensiamo per esempio anche al Monster Diesel) che ne esaltano il carattere di icona senza temo, e soprattutto continua ad essere la porta di accesso per molti clienti all’esperienza Ducati». Panigale e Multistrada negli ultimi due anni hanno catalizzato l’interesse dei ducatisti. Non possiamo però dimenticarci della mitica Monster, che nel 2013 compirà 20 anni. Qual è il peso della famiglia 696, 796 e 1100 EVO. Qual è il modello più amato dai monsteristi in Italia? «In Italia il 796 è oggi la versione più venduta in quanto propone un package di stile, prestazioni e prezzo molto interessante, anche se è doveroso sottolineare che le vendite in Italia sono oggi più che mai caratterizzate dal contesto economico che penalizza forse di più il 696 – vera entry della gamma rivolto ai più giovani e ai neomotociclisti– e il 1100EVO che per alcuni è diventato irraggiungibile». Come vanno le vendite delle Monster in Europa e negli Stati Uniti d’America? «Bene, molto bene. Vale quanto detto sopra sulla capacità di mantenere sempre alto l’interesse intorno a questo modello senza al contempo snaturarlo o cambiarne i canoni di ispoirazione». 29 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News La Monster di oggi appare meno ruvida rispetto alla prima versione 900 del 1993. Oggi è un prodotto ben rifinito e maturo, ma ha perso parte della ruvidità maschia della mitica M900. Forse Hypermotard e, ancora di più, Diavel le hanno tolto lo scettro di nuda bestiale a Borgo Panigale? «E pensare che il Monster 796 di oggi è più potente del 900 di allora. Però è vero che delle 2 anime del Monster, quella Performance e quella Lifestyle, l’attuale generazione di mostri celebra di più la seconda, pur senza rinunciare – mi riferisco al 1100EVO - al motore Desmodue più potente e “coppioso” di sempre». 20 anni sono un traguardo invidiabile, che pochi modelli possono vantare. Cosa dobbiamo aspettarci dalla Monster che verrà? «Questa è facile: design inconfondibile, prestazioni di alto livello, e una versatilità che anche in futuro renderà quest’icona su due ruote attraente per motivi diversi a gruppi di clientela spesso apparentemente eterogenei. E aggiungo che tu nomini il Monster sempre al femminile, forse perché sei milanese, ma qui a Borgo Panigale il Monster è e resterà IL Monster». 30 31 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 » Prove »»» Colonia Ducati Panigale Superbike aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Allo stand Ducati, fra le novità della produzione di serie, è spuntata la Panigale in configurazione Superbike che debutterà in gara nel mondiale 2013 bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb A llo stand Ducati, fra un Monster 20° anniversario e la Desmosedici GP12 del motomondiale, è spuntata quasi in sordina una Panigale in allestimento Superbike - la moto che l’anno prossimo Carlos Checa porterà in gara nel Mondiale Superbike. Al momento attuale sono comunque diversi i team che dovrebbero correre con la nuova Ducati che, ricordiamo, non verrà 32 penalizzata con la zavorra imposta quest’anno alla 1198 portandone il peso ben oltre quello delle quattro cilindri. Tenuta a battesimo da Claudio Domenicali, Direttore Generale Ducati, la Panigale Superbike lascia... quasi tutto all’immaginazione, coprendosi dietro la carenatura e lasciando alla vista una vera e propria distesa di fibra di carbonio e la forcella Ohlins TRSP25 con impianto frenante Brembo monoblocco. Fa effetto vedere i cerchi di serie della Panigale S calzanti le coperture slick, ma al netto del materiale dovremo fare l’occhio alle proporzioni visto che, a partire dal 2013, tutte le Superbike nel Mondiale torneranno alle 17”. Attendiamo di rivederla da vicino nei test di fine stagione successivi all’ultima gara di Magny Cours, occasione in cui con ogni probabilità sapremo qualcosa di più in merito alla competitività della Panigale. 33 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News KTM Adventure 1190 KTM presenta ufficialmente, al Salone di Colonia, la nuova Adventure 1190. Tante le novità, a partire dal motore da 150 cv e dalle sospensioni elettroniche. Presente anche la R con cerchio da 21” N uova KTM Adventure 1190 Vi avevamo mostrato di recente le foto della nuova maxi stradale catturata durante gli ultimi collaudi. Vi mostriamo ora, dal Salone di Colonia, le foto dell’attesissima Adventure 1190. Tantissime le novità, a partire dal motore da 150 cavalli. La nuova bicilindrica austriaca si presenta come una rivale decisamente agguerrita nel segmento delle maxi enduro (manteniamo questo nome per convenzione), nel suo mirino c’è innanzitutto la Ducati Multistrada di recente rinnovata nello stile e nelle sospensioni. Lo diciamo a ragione veduta: i dati tecnici che trapelano dalla foto che vi mostriamo testimoniano una dotazione di serie eccellente. A Colonia vedremo dal vivo la versione standard e l’aggressiva R, dotata di telaio arancione e di importanti modifiche, a partire dalla ciclistica. Motore da corsa e tanta elettronica per la sicurezza Il nuovo motore bicilindrico deriva da quello della Superbike RC8, ma è stato addolcito per erogare 150 cavalli (proprio come succede per la moto bolognese). Ha la doppia accensione ed è dotato di frizione antisaltellamento. La gestione elettronica del motore è evoluta, il comando del gas ha il ride by wire e sono disponibili quattro mappe, una è dedicata alla guida in fuoristrada. L’ABS è di tipo disinseribile e non manca il traction control. I cerchi sono da 19” davanti e 17” dietro, più stradali quindi rispetto all’attuale Adventure 990 (che ha l’anteriore da 21”). Sono stati mantenuti i raggi. La posizione in sella è regolabile su due posizioni e anche il parabrezza è aggiustabile nella sua altezza. Il peso in ordine di marcia è competitivo: 235 kg (la R) col pieno sono uno tra i migliori risultati nella categoria. La 1190 Adventure ha le sospensioni elettroniche WP (EDS). Sviluppa come anticipato 150 cavalli e una coppia massima di 125 Nm. Sappiamo sin d’ora che gli intervalli sono programmati ogni 15.000 km. Gli pneumatici sono tubeless nelle misure 120/70-19 davanti e 170/60-17 dietro. La 1190 Adventure R si differenzia innanzitutto per un peso di poco superiore (235 kg contro 230 col pieno di benzina e olio) e nella misura dei 34 35 Spedizione su abbonamento gratuito Ricevi Moto.it Magazine » Periodico elettronico di informazione motociclistica 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News cerchi: 90/90-21 e 150/60-18 rispettivamente all’avantreno e al retrotreno. Le sospensioni WP sono interamente regolabili. La vedremo a Colonia (3-7 ottobre) per l’Intermot, dove avverrà il debutto; in quella occasione potremo avere una prima definizione del prezzo. Naturalmente poco più di un mese dopo potremo osservarla da vicino all’EICMA di Milano, per poi aspettarla dai concessionari entro il primo trimestre del 2013. 36 37 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Nuovi colori per Honda CBR1000RR Fireblade, CB1000R e Hornet Questione di stile: per il 2013 si cambia l’abito! CBR1000RR Fireblade, CB1000R e Hornet per l’anno prossimo si vestiranno di nuovi colori: ‘Tricolour’ e ‘Repsol Honda MotoGP replica’ per la Fireblade e ‘Mat White’ per CB1000R e Hornet 38 39 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Q uestione di stile: per il 2013 si cambia l’abito! CBR1000RR Fireblade, CB1000R e Hornet per l’anno prossimo si vestiranno di nuovi colori: ‘Tricolour’ e ‘Repsol Honda MotoGP replica’ per la Fireblade e ‘Mat White’ per CB1000R e Horne. La CBR1000RR Fireblade si presenta al salone di Colonia con due nuovissime colorazioni, la ‘Tricolour’ con l’abbinamento classico bianco-rosso-blu e la ‘Repsol Honda MotoGP replica’ che riprende la veste grafica della Honda RC213V. La CB1000R per il 2013 si proporrà con la colorazione Matt White abbinata alla colorazione oro dei cerchi, che le donano ancor di più un carattere sportivo. La Hornet invece eredita le colorazioni Matt White della CB1000R con l’aggiunta della colorazione oro per i cerchi. 40 41 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News La nuova Honda CB1100 Honda propone la CB1100, una moto vintage che combina la linea fuori dal tempo con la tecnologia di oggi. Ha 90 cv e una coppia di 93 Nm, ABS e frenata combinata di serie M otore La Honda CB1100 è spinta da un motore bialbero con un rapporto di compressione di 9,5:1 raffreddato ad aria e olio che sviluppa 90 cv con una coppia massima di 93 Nm a 5.000 giri. L’iniezione elettronica sfrutta un solo corpo farfallato con diametro di 36mm. Alesaggio e corsa sono di 73,5mm per 67,2. Frizione a secco e cambio a 5 marce. Telaio Il telaio è un classico doppia culla che sorregge il quattro cilindri Honda grazie a quattro supporti rigidi e due in gomma. La forcella da 41 mm è regolabile nel precarico così come gli ammortizzatori posteriori Showa. Le ruote da 18 pollici in alluminio pressofuso (con verniciatura silver) a cinque razze calzano pneumatici 110/8018 e 140/70-18. La frenata è garantita da un freno a doppio disco flottante (296mm) all’anteriore con pinze Nissin a tre pistoncini, mentre al posteriore il disco singolo (256mm) è lavorato da una pinza a un solo pistoncino. A vegliare sulla 42 43 Spedizione su abbonamento gratuito Ricevi Moto.it Magazine » Periodico elettronico di informazione motociclistica 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News tranquillità e la sicurezza delle frenate anche nelle situazioni più “scivolose” c’è l’ABS combinato di serie. Il passo è di 1.490 millimetri e l’altezza della sella - soli 795 mm - diventa abbordabile anche da chi non è un gigante o, perché no?, anche da qualche signorina. Il peso è di 248 kg in ordine di marcia con un serbatoio che contiene 14,6 litri con una riserva di 3,5. 44 45 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Honda svela la CRF450 Rally per la Dakar 2013 Ecco l’arma con cui Honda si presenta alla Dakar 2012: strettamente legata alla CRF enduro di serie, sarà il banco di prova per le future tecnologie della casa di Tokyo A rriva all’Intermot 2012 la CRF450 Rally con cui Honda parteciperà - con ambizioni di vittoria - alla prossima Dakar, che prenderà il via il primo gennaio 2013 in sud America. L’obiettivo, dichiarato senza mezzi termini, è quello di rinverdire i fasti delle NXR ufficiali con cui la casa di Tokyo ha vinto cinque edizioni, di cui quattro consecutive, con piloti come Neveu (che firmò la prima vittoria nel 1982), Orioli, Lalay. La CRF450 Rally - che Honda vede come un laboratorio su cui sperimentare le nuove tecnologie da riversare sulla produzione di serie - si basa sulla CRF450X enduro, dotata però di iniezione elettronica Honda PGM-FI per ridurre i consumi. Una moto laboratorio, insomma, ma anche una derivata di serie - anche se forse non nello spirito delle vecchie Silhouette, per restare in tema “vecchia Dakar” che vuole sfidare i prototipi ufficiali. Allo squadrone già annunciato (Helder Rodrigues, Felipe Zanol, Sam Sunderland e Javier Pizzolito) si è aggiunto lo statunitense Johnny Campbell, leggenda della Baja 1000 (vinta 11 volte) che darà un fondamentale contributo allo sviluppo del mezzo. Finora la CRF Rally ha girato solo in Giappone; il debutto internazionale è previsto per il Rally del Marocco il prossimo 14 ottobre, con l’obiettivo di testare la moto in reali condizioni di gara e proseguire nel percorso di sviluppo. 46 47 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Il nuovo Honda NSC50R Vestito con la sempre allettante livrea del team ufficiale MotoGP, ecco il nuovo “cinquantino” a 4 tempi dalla sigla importante – NSC50R – che Honda presenta all’Intermot tedesco C ome lo stesso tunnel centrale decisamente rialzato e le pedane posteriori con supporti in alluminio lasciano arguire, si tratta di un mezzo a ruote medio-alte da città, dedicato presumibilmente ad utenti – giovanissimi o adulti che siano – dall’animo sportivo. Certamente tutt’altro che inedito a livello di stile, ma tecnicamente accattivante, il nuovo Hondino è nato per essere facile ed agile da guidare (e ci mancherebbe che un cinquantino non lo fosse…), ma anche pratico a livello di capacità di carico: infatti è dotato 48 di un sottosella in grado di contenere anche un casco integrale, e di due vani più piccoli – presumibilmente nel retro scudo – ove depositare bibite ed altro. Il telaio a culla in tubi d’acciaio ha un interasse di 1.256 mm, con cannotto inclinato di 26,5° e avancorsa di 83 mm, e davanti monta una forcella dotata di un freno a disco idraulico da 220 mm, che lavora in sinergia col tamburo posteriore (da 130 mm) grazie al noto sistema di frenata combinata CBS. Le ruote in lega sono da 14pollici, con pneumatici da80/90 e 90/90 davanti e dietro. Il piccolo monocilindrico a 4 tempi da 49 cc - raffreddato ad aria e con distribuzione monoalbero in testa (SOHC) con due valvole - eroga 3,6 cv a 8.250 giri con 3,5 Nm di coppia a 7.000, ed è alimentato tramite il sistema di iniezione elettronica PGM-FI (abbinata ad un catalizzatore a 3 vie), che consente un consumo medio di 50 km/l nel classico ciclo WMT/C, e di 65 km/l viaggiando costantemente a 30 km/h. Il serbatoio è da 5,5 litri, quindi l’autonomia è decisamente soddisfacente. L’NSC50R ha il piano sella a 760 mm da terra, e pesa 102,5 kg col pieno. 49 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » Ecco la Kawasaki Z800 Finalmente svelata l’erede della Z750. Linea più affilata e maggior vigore prestazionale per la “Zeta” del quarantennale 50 S ono passati esattamente 40 anni dalla prima, storica, Kawasaki Z1000 (o Z1, come veniva chiamata negli Stati Uniti) - ricorrenza in cui la casa di Akashi ha deciso di svecchiare la sua best-seller Z750 nella maniera più semplice ed efficace che si possa concepire: aumentandone la cilindrata. 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News La Z “piccola” pareggia i conti con la Yamaha FZ8 portando la cilindrata a 800: per la precisione, attraverso l’aumento dell’alesaggio da 68,4 a 71mm la Zetina passa da 748 a 806cc, migliorando la coppia ai bassi e medi regimi e guadagnando qualche cavallo anche in alto. E’ stata comunque prestata particolare cura a mantenere grande dolcezza d’erogazione: chi cerca brutalità, dopotutto, con ogni probabilità punterà comunque alla 1000. Cambia a questo scopo la centralina, più potente rispetto alla 750, e i condotti d’aspirazione diventano a lunghezza differenziata. Sul lato alimentazione i corpi farfallati aumentano di diametro (da 32 a 34mm) e montano flauti ad atomizzazione ultrafine; i pistoni, pur più larghi, perdono il 10% di peso grazie ad un mantello più corto e a passaggi olio più ampi che migliorano la lubrificazione. Per aumentare ulteriormente la brillantezza della risposta la trasmissione finale viene accorciata (2 denti in più sulla corona), e lo scarico cambia con collettori più lunghi e un nuovo schema per i compensatori e il silenziatore che sfruttano diversamente la contropressione dei gas combusti. Il telaio resta il collaudato monotrave con culla inferiore chiusa, rivisto però nelle rigidità e con nuove sospensioni - una forcella rovesciata da 41mm regolabile in precarico ed estensione ed un 51 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb monoammortizzatore con serbatoietto olio separato piggy-back riposizionato sul lato sinistro (a 20mm dalla linea mediana) per fare da contraltare allo scarico e migliorare l’equilibrio generale del mezzo. Il forcellone in acciaio viene allungato di 12mm per compensare gli effetti dell’accorciamento della rapportatura sulla stabilità in accelerazione. Migliorie anche all’impianto frenante, con due pinze a quattro pistoncini che lavorano dischi a margherita dal maggior diametro (310mm) per migliorare feeling, potenza e resistenza allo sforzo. L’ABS è naturalmente disponibile come optional. Nuova anche la posizione di guida, con una sella rivista che 52 offre un maggior comfort, pedane integrate pilota/passeggero in alluminio pressofuso (prive di gomma per il pilota al fine di migliorare il feeling e il carisma sportivo) e in generale una diversa correlazione manubrio/pedane/sella anche grazie ad un serbatoio più sottile nella zona posteriore. Completamente rinnovata anche la strumentazione a triplo quadrante LCD dotata di contagiri a barre, tachimetro e indicatore di livello carburante, autonomia residua, Economy Riding. Anche l’estetica viene rivista, con tutta la moto che vuole prendere vita e trasformarsi in una belva feroce. Ecco allora un nuovo cupolino dalle linee aggressive che incorpora uno 53 Spedizione su abbonamento gratuito Ricevi Moto.it Magazine » Periodico elettronico di informazione motociclistica 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb spigoloso faro multi-sfaccettato, il puntale che abbraccia il motore come le fauci di un predatore e il faro posteriore a LED con profilo dei corpi illuminanti a “Z”. La Z800 sarà disponibile nelle colorazioni Candy Flat Blazed Green/Metallic Spark Black, Pearl Stardust White/ Metallic Spark Black e Flat Ebony/Metallic Spark Black. La prima colorazione verrà sostituita dalla Pearl Blazing Orange / Metallic Spark Black per il modello depotenziato a 70kW nei paesi dove entrerà in vigore la nuova regolamentazione per le patenti. Al salone di Colonia sono state esposte in bella mostra anche la Kawasaki Ninja 300 e la Ninja ZX-6R. 54 55 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News A Aprilia RSV4 Factory ABS A due anni di distanza dall’APRC arriva un’ulteriore, profonda evoluzione per la Superbike di Noale. V4 più potente ed elettronica ancora più raffinata 56 rriva un po’ inattesa l’evoluzione dell’Aprilia RSV4 Factory 2013, denominata eloquentemente Factory ABS. In testa al mondiale nella sua versione da gara con Max Biaggi, la Superbike stradale Aprilia si evolve ulteriormente con un passo avanti del pacchetto elettronico APRC ma anche, per la prima volta dalla sua introduzione, con un sensibile incremento della potenza massima e un piccolo ritocco estetico che coinvolge il gruppo ottico anteriore e il fondello del silenziatore, oltre al serbatoio (la cui capienza passa da 17 a 18,5 litri) e ai fianchetti che migliorano la sistemaziokne delle gambe del pilota. Partiamo dall’elettronica: il nuovo APRC - che sulla Factory è disponibile di serie, viene evoluto in tutti i suoi aspetti. Il controllo di trazione ATC, ancora su otto livelli attraverso un joystick sul blocchetto sinistro, è stato reso più performante e raffinato nell’intervento. Allo stesso modo, il controllo anti-impennata AWC è stato rivisto nelle modalità di funzionamento, mentre non sono state apportate variazioni di rilievo ai sistemi di Launch control (ALC) e Quickshifter (AQS). La star dello spettacolo è ovviamente il nuovo ABS, implementato attraverso il sistema Bosch 9MP, capace di lavorare in maniera ottimale tanto su strada quanto in pista integrandosi con le altre funzioni del sistema elettronico e penalizzando di soli 2kg il peso dell’ipersportiva Aprilia. Il sistema interviene su tre livelli; il primo (Track) è dedicato all’uso in pista, agisce su entrambe le ruote e massimizza la decelerazione possibile a qualunque velocità. Al secondo livello (Sport), l’intervento è progressivo sulla base della velocità, e comprende un sistema anti-ribaltamento. Il terzo livello (Rain) è ovviamente dedicato alla guida su fondi di scarsa aderenza, con un intervento molto prudenziale. Le tre mappature possono essere utilizzate con tutte e tre le logiche di gestione di acceleratore e motore (Track, Sport, Road) secondo necessità e preferenza del pilota, che sulla RSV 2013 può contare su pinze monoblocco radiali Brembo M430 con pompa a manubrio anch’essa radiale. Anche la diversa ripartizione dei pesi - la sella è stata abbassata, e il motore posizionato diversamente - dovrebbero migliorare la stabilità in frenata, una delle pochissime debolezze delle precedenti versioni di RSV4. Il propulsore, infine, resta ovviamente un V4 di 65°, ma la potenza massima passa da 180 a 184cv sempre a 12.500 giri/minuto, e la coppia da 115 a 117Nm a 10.500 grazie ad un nuovo impianto di scarico e a migliorie nella gestione elettronica. 57 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Yamaha FJR 1300 2013 Profondo rinnovamento per la maxi Sport-Tourer di Iwata, con tante novità tanto estetiche quanto di sostanza. Prima assoluta Yamaha per le sospensioni elettroniche L a sport-tourer di Iwata cambia tanto nella faccia quanto nel... fisico per la prossima stagione. Il restyling si concentra sulla carenatura, completamente riprogettata per offrire una maggior protettività ma anche una linea più filante e moderna - la versione attualmente in vendita risale ormai al 2006 - per ringiovanire un po’ il modello. Il poderoso quattro cilindri raffreddato a liquido viene toccato solo marginalmente nelle sue componenti interne; i cilindri ora sono privi di camicia e con un riporto ceramico diretto sulle pareti, come R1 ed R6, e sono stati rivisti condotti d’aspirazione ed impianto di scarico. Al contrario, grazie all’esperienza maturata nelle competizioni e trasportata sulla produzione di serie della gamma YZFR arrivano diverse, gustose, novità elettroniche, a partire dall’acceleratore ride-by-wire YCC-T nato su YZF-R1 ed R6. La grande coppia erogata dal motore viene tenuta a bada dal controllo di trazione (escludibile ma non regolabile nel livello d’intervento) TCS. Anche la mappatura del motore ora è 58 59 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News e controllo dell’idraulica separato sui due steli) e monoammortizzatore vengono modificati nell’idraulica e nella componente elastica, sulla AS le unità cambiano completamente, demandando in toto all’elettronica la gestione della funzione ammortizzante. Il pilota può scegliere fra quattro impostazioni di carico (che evidentemente vanno ad agire sul precarico molla) per guida a solo, con bagagli, con passeggero o con passeggero e bagagli. Ma non è finita, perché è anche possibile regolare la frenatura idraulica nelle tre posizioni soft, standard e hard sulla base dello stile di guida desiderato. Al momento non abbiamo dettagli relativi al prezzo in Italia o alla disponibilità; vi sapremo dire comunque di più quando la proveremo a fine mese in Spagna! selezionabile fra due possibilità, Sport e Touring, attraverso il tasto che controlla il D-Mode sul blocchetto destro. Per le lunghe tratte autostradali arriva anche il cruise control, il cui lavoro viene gestito elettronicamente con due pulsanti posizionati sul blocchetto sinistro. Parabrezza e cupolino sono stati completamente ridisegnati per migliorare l’efficienza aerodinamica, e il plexi ora è caratterizzato da una regolazione elettrica a velocità doppia rispetto all’unità precedente, con memorizzazione della posizione che viene mantenuta 60 anche in caso di spegnimento della moto. Inedito anche il doppio faro, più aggressivo e moderno, con luci di posizione a LED. Stessa tecnologia anche per gli indicatori di direzione, e ovviamente sono tutti nuovi anche strumentazione e comandi. La versione AS, che aveva fatto debuttare nella gamma Yamaha la cambiata servoassistita (è stata la prima moto di serie moderna priva di leva della frizione sul blocchetto sinistro) si spinge oltre. Lo stesso cambio YCC-S è stato evoluto arrivando alla seconda generazione: grazie all’acceleratore ride-by-wire il controllo sul regime motore è più preciso e rapido, e di conseguenza il cambio può diventare più rapido e progressivo nella sua azione. Ora è possibile cambiare indifferentemente con il comando a pedale o con quello a manubrio (due tasti sul blocchetto sinistro). Inoltre arriva anche sulla FJR il sistema “stop mode”, che in caso di fermata della moto scala automaticamente le marce fino ad arrivare alla prima. Ma soprattutto debuttano - per la prima volta su una Yamaha, e più in generale su una moto giapponese - le sospensioni a controllo elettronico. Se sulla versione base forcella rovesciata (ora con steli da 48mm 61 Spedizione su abbonamento gratuito Ricevi Moto.it Magazine » Periodico elettronico di informazione motociclistica 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Yamaha, le altre novità FZ8, XJ6, nuovo motore tre cilindri, concept e scooter Oltre alla rinnovata FJR1300 arrivano novità anche per XJ6, FZ8 ed Aerox, la concept “Moto Cage-Six” e un inedito motore tricilindrico con fasatura a croce oltre ad un inedito scooter “Entry Level 125” 62 63 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News A fianco della star della giornata, la FJR1300, a Colonia si rifanno il trucco anche XJ6 ed FZ8 presentate in livrea “Race blu” (già vista sulle YZR-M1 di Jorge Lorenzo e Ben Spies nelle gare di Misano e Aragon, e in quelle occasioni sui modelli di serie YZF-R1, R6 ed YZR125) ma con interessanti novità non solo estetiche. FZ8 unisce alla nuova livrea - che, per inciso, sarà una presenza costante nella gamma Yamaha dei prossimi anni - una profonda revisione al comparto sospensioni: tanto la forcella che il monoammortizzatore ora diventano regolabili. A questo si aggiunge un nuovo design dello scarico, più cattivo nel sound e nella linea, e dettagli come le lenti bianche per i lampeggiatori. Le novità su XJ6, come già anticipato qualche tempo fa, riguardano modifiche estetiche di fianchetti, zona faro, maniglioni passeggero ed aggiornamenti a sella, strumentazione e grafiche. Yamaha approfitta dell’occasione per svelarci un po’ del suo futuro, con due “spaccati” su quello che ci si deve attendere dal futuro. Iniziamo dalla concept bike “Moto Cage-Six”, un modello ispirato agli sport estremi - con particolare riferimento al freestyle - che vuole riavvicinare i giovani alla moto attraverso il richiamo allo spettacolo messo in scena dagli atleti che praticano cross, downhill, kite surfing e via discorrendo. Il motore è avvolto da robusti tubi metallici che uniscono la funzione protettiva ad un look ispirato al freestyle; le grafiche sono evidentemente dedicate ai più giovani. 64 65 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Il nuovo tre cilindri Ancora più interessante il nuovo propulsore, che coniuga la principale innovazione tecnologia portata da Yamaha - l’albero con fasatura a croce, nato per la prima volta sulla YZF-R1 del 2009, capace di annullare le fluttuazioni derivanti dalla coppia inerziale - al frazionamento a tre cilindri. Si tratta in realtà di un “ritorno” della Casa dei tre diapason a questa interessante configurazione motoristica: un ritorno ad oltre trent’anni dalla presentazione della XS750 (si parla del 1976) cui seguì, nell’82, la XS850, 66 entrambe appunto tricilindriche, con trasmissione finale ad albero. Il nuovo tricilindrico frontemarcia, leggero e compatto, nasce ovviamente per combinare con successo le caratteristiche positive dei motori a 2 e a 4 cilindri. Il nuovo progetto Yamaha ha il potenziale per trasferire alla strada prestazioni finora viste solo in pista - non sappiamo ancora in che declinazioni lo vedremo né precisamente la cilindrata del prototipo esposto, ma a giudicare dalle realizzazioni delle rivali non è ipotesi peregrina immaginarsi una proposta di media cilindrata, magari con ambizioni supersportive... Nel mondo scooter arrivano importanti novità. Il segmento 50cc si arricchisce di Aerox R - sempre spinto da un vivace propulsore a due tempi - e della versione speciale Aerox R Naked, nonché di un nuovo 125 a pedana piatta - il nome è ancora in via di definizione - che vedrà la luce nel 2013. La famiglia Aerox ha visto una profonda rivisitazione delle proprie linee, con una minimalistica carenatura sportiva tutta nuova ed un cupolino a doppio faro migliorato nella funzionalità. Diversa anche la nuova sella e la luce posteriore ispirata al gruppo ottico della R1. Migliorie al comparto freni, con dischi che crescono nel diametro fino ad arrivare a 190mm. Di grande impatto la versione Naked: disponibile nella colorazione nero opaca, è contraddistinto da manubrio senza carenatura, strumentazione ridotta all’osso e monoammortizzatore con serbatoio separato dal look molto sportivo. La nuova proposta nel segmento 125cc vuole invece accattivarsi le grazie di chi cerca un mezzo economico nella gestione e pratico nell’impiego urbano: peso inferiore ai 99 kg, altezza sella ridotta per la massima maneggevolezza, vano sottosella con capienza per due caschi jet, vano porta oggetti nel retro scudo. Un entry level, appunto, spinto da un 125 a quattro tempi sviluppato a partire da una piattaforma - passateci il termine automobilistico - pensata per il mercato asiatico, dove appunto affidabilità e parsimonia nei consumi sono aspetti fondamentali. Il nuovo modello - il cui nome ufficiale è ancora in via di definizione - è caratterizzato da un design gradevole, prestazioni affidabili in ogni condizione, comfort ed ovviamente tutta la qualità Yamaha. Arriverà a partire dall’estate 2013. 67 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Yamaha P3: ritorno al tre cilindri di Edoardo Licciardello | La casa di Iwata ha proposto ad Intermot un sofisticatissimo tre cilindri in linea con fasatura a croce. Architettura già proposta dal marchio dei tre diapason sulla XS di fine anni 70 Q uando Yamaha ha svelato il suo nuovissimo tre cilindri P3 in linea al salone di Colonia, inutile negarlo, il pensiero di tutti è andato a Triumph, che da ormai vent’anni ha fatto del tricilindrico una vera e propria bandiera. Magari forse anche ad MV Agusta, che a parte le splendide F3 e B3 delle ultime stagioni, nel 68 motomondiale ha corso e vinto sia in 350 che in 500 con le tre cilindri in linea. Bisogna essere più esperti, e soprattutto un po’ meno giovani, per ricordarsi che anche Yamaha ha avuto in gamma per diversi anni un propulsore a tre cilindri, addirittura in due cilindrate diverse, fra la fine degli anni 70 e i primi 80. Era il 1976 quando Yamaha introdusse la XS750C, spinta appunto da un tricilindrico in linea, raffreddato ad aria - ovviamente a due valvole per cilindro, la capillare diffusione delle distribuzioni plurivalvole era un fenomeno ancora di là da venire - alimentato da tre carburatori Mikuni e dotato di scarico tre-in-uno e trasmissione cardanica. Dall’anno successivo la XS, inizialmente diffusa solo sul mercato interno, cambia leggermente nella forma ed acquisisce accensione elettronica, scarico tre-in-due, nuovi carburatori più performanti ed una maggior compressione. Di fatto si tratta della versione definitiva, con 74 cavalli e zona rossa a 9000 giri. Nel 1979 la XS diventa 850 (per la precisione 826cc), la potenza massima sale ad 80 cavalli e la velocità arriva a sfiorare i 200km/h. Il resto delle caratteristiche restano pressoché invariate, e il modello resterà in produzione fino al 1981. Tornando al presente, il nuovo propulsore appare altrettanto rivoluzionario di quel quadricilindrico in linea che nel 2009 ha debuttato sulla YZF-R1: la fasatura a croce dell’albero motore di un quadricilindrico non è certo affare banale, ma ammettiamo una grandissima curiosità in merito a... come abbiano fatto, ad Iwata, a replicare lo schema crossplane con un cilindro in meno. Senza che il motore si disintegri per le vibrazioni, s’intende. Al momento gli uomini di Iwata mantengono il più assoluto riserbo - proviamo a fare qualche ipotesi anche noi. La cilindrata potrebbe essere appena inferiore agli 800cc, corrispondente ad un propulsore R1 “senza un cilindro” e - guarda caso - coincidente a quella della stessa Yamaha FZ8 e Kawasaki Z800. L’impiego d’elezione sarebbe in questo caso quello di una naked sportiva. Ricollegandoci però al discorso iniziale, e sparandola stavolta davvero grossa, perché non un 675 per fare si che la nuova R6 sia un mezzo capace di sparigliare davvero le carte in un segmento ormai letargico? Teniamo duro. L’ultima ipotesi che facciamo è che, quale che sia la destinazione d’uso (o magari la prima destinazione d’uso, perché no?) di questo gioiello, non dovremo attendere più di un anno per vederlo. Magari proprio ad Intermot, nel 2013. 69 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Le novità Suzuki Un Burgman tutto nuovo, la Intruder 1500 in declinazione Touring, un interessante concept per la prossima V-Strom e una GSX-R da un milione di esemplari E ’ il nuovo Burgman 650 la star dello stand Suzuki. Il maxiscooter che per primo introdusse la trasmissione semiautomatica su uno scooter - ovvero la possibilità di utilizzare a piacimento l’automatico o il manuale - si evolve. Le novità sono tanto sopra che sottopelle, con una linea più moderna e caratterizzata dai fari anteriore e posteriore multi-reflector con posizione a LED e lampeggiatori integrati negli specchietti. Il bicilindrico da 650cc raffreddato a liquido ora è dotato di iniezione d’aria secondaria (sistema Suzuki PAIR) e naturalmente catalizzatore; la trasmissione ottimizzata riduce i consumi di circa il 15% continuando ovviamente ad offrire il sistema elettronico a trasmissione continua SECVT, che permette di scegliere fra due modalità di cambiata automatica (Drive e Power) ed una completamente manuale. Nuovi anche lo scarico, con silenziatore a sezione triangolare e il telaio tubolare in acciaio con forcellone in alluminio. La strumentazione ora è più completa, e oltre alle solite indicazioni propone anche un 70 71 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News indicatore “Eco drive” nonché per i drive mode, power mode e rapporto selezionato quando si guida utilizzando il cambio manuale. VN1500T Intruder Rinnovato anche il cruiser di casa Suzuki, declinato in versione Touring (con valige rigide integrate) e spinto da un poderoso bicilindrico a V da 1462cc a corsa lunga che può vantare il record di potenza della categoria (che comprende i cruiser fra 1000 e 1600cc) pur 72 mantenendo un’erogazione dolce e controllabile grazie all’iniezione elettronica con corpi farfallati a doppia valvola SDTV che alimenta le sportive della serie GSX-R. Il propulsore è dotato di un’atipica - per il segmento - distribuzione plurivalvole bialbero, con spazio nelle teste per la doppia accensione, raffreddamento a liquido e tre airbox separati per ottimizzare l’alimentazione del motore senza sacrificare capienza del serbatoio. La trasmissione può contare su - udite, udite - una frizione antisaltellamento. Un motore che quindi va contro diverse convenzioni del settore custom/ cruiser, nettamente più moderno della media e - ipotizziamo - ben più raffinato nella guida. La ciclistica è allo stesso modo più moderna della media, con largo pneumatico posteriore in sezione 200, cerchi in alluminio e triangolazione sella-manubrio-pedane pensata per il controllo del mezzo oltre che per… la postura rilassata. Completano il quadro il monoammortizzatore e una forcella anche in questo caso tarate per migliorare la guida del mezzo. V-STROM 1000 Concept Presente allo stand anche un concept che, prendendo spunto dall’attuale 650, dovrebbe gettare le basi per quella che sarà in un prossimo futuro la declinazione 1000 della maxienduro/tourer Suzuki. Il propulsore dovrebbe essere completamente nuovo, pur restando fedele allo schema bicilindrico a V che spingeva il precedente modello e che affondava le basi in quel TL1000 di fine anni 90. La ciclistica conterà su un doppio trave in alluminio, con sospensioni moderne e impianto frenante allo stato dell’arte (con ABS), controllo di trazione ed un sistema integrato per il fissaggio dei bagagli. Molto interessante il fatto che invece che dalla precedente V-Strom l’ispirazione estetica per questo concept sia stata presa dalla DR-Big, o DR750S che dir si voglia, che a fine anni 80 poteva vantare il record di cilindrata per un monocilindrico. Ed introdusse, per inciso, la moda del “becco” poi seguita da Gilera e BMW. 73 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb GSX-R1000 Niente di sostanziale invece per la Superbike di Hamamatsu: la GSX-R1000 si limita a proporre una nuova livrea celebrativa per il milionesimo esemplare prodotto della serie, che da oltre 25 anni (la prima 750 debuttò nel 1985, preceduta dalla 400 per il solo mercato giapponese) tiene alta la bandiera Suzuki nel mondo. GSX1300R Hayabusa Il modello 2013 viene migliorato con un occhio di riguardo per la sicurezza: l’Hayabusa riceve infatti pinze Brembo monoblocco all’avantreno (come le altre GSX-R) e l’apporto dell’ABS che aiuterà a tenere sotto controllo le mostruose prestazioni della Hyperbike Suzuki. 74 75 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News milione di esemplari prodotti, mentre la zona sospensioni propone un inedito contrasto rosso/oro. Le pinze monoblocco nere del freno anteriore hanno la scritta Brembo in rosso, colore richiamato dal profilo adesivo sui cerchi. Pochi dettagli, che però valorizzano ulteriormente una moto di indubbio fascino ed efficacia ancora adesso. Solo due anni fa, lo ricordiamo, Suzuki ha festeggiato il quarto di secolo della GSX-R750. In quella occasione avevamo dedicato alla sette-e-mezzo un bellissimo video in cui il nostro Nico Cereghini vi ha raccontato la storia della “Gixxer”. Era il 1985… Suzuki: un milione di GSX-R. La sua storia di Edoardo Licciardello | La 1000 limited edition celebra l’incredibile traguardo raggiunto dalla serie ipersportiva della casa di Hamamatsu. Ne approfittiamo per ripercorrerne la storia S ettembre 2012: viene venduta la milionesima Suzuki GSX-R. Una cifra che non molti possono vantare – anzi, diciamolo: quasi nessuno. Una cifra che vale la pena di festeggiare, offrendo ai clienti un’edizione 76 limitata della top di gamma con una livrea speciale e qualche dettaglio di particolare cura. La “1 Million” non abbandona la tradizionale colorazione bianco/blu Suzuki, rivisitando però un po’ la linea aumentandone la grinta ed inserendo tocchi di rosso che ripropongono le tabelle portanumero dei primissimi anni di Superbike, del resto presenti anche sui vecchi, raffinatissimi, modelli GSXRR prodotti in serie limitatissima per l’omologazione della fiche agonistica. Sulla piastra forcella è presente il logo celebrativo del Sono passati quindi 27 anni da quando la prima GSX-R cambiò profondamente il mondo delle moto sportive. Allora la cilindrata da avere era 750: sotto le sportive vivevano ancora la crisi d’identità fra 500, 550 e 600 senza decidersi a fare sul serio, sopra c’erano le 900 e 1000 – transatlantici già molto veloci in rettilineo, ma quando si voleva andare a curvare c’era da gettare l’ancora. Ma anche fra le 750 le rivali scarseggiavano: qualcuna forse era più potente, ma nessuna più leggera. Nessuna, sicuramente, altrettanto corsaiola. La GSX-R, con il suo telaio in alluminio e il doppio faro da endurance (che però in Italia arrivò solo nel 1987 per problemi di omologazione – prima ci siamo dovuti accontentare dell’inguardabile faro quadrato incastrato nella mascherina ellittica del “doppio”) non alzava le pulsazioni leggendo la scheda tecnica, ma quando si metteva mano al cronometro per le altre erano dolori. Anche se la stabilità era relativa, in tutte le gare riservate a derivate di serie fece una vera e propria strage, facendo nascere una generazione di piloti – Jeremy McWilliams e Kevin Schwantz sono solo due fra quelli che si sono fatti un nome sulla GSX-R 750. La 1100 del 1986 replica il successo e diventa un riferimento che nessuno riuscirà a toccare per anni. Nel 1988 arriva il primo vero restyling. La nuova GSX-R 750 è bellissima; nel frattempo è uscita la Honda RC30 che ha cambiato diverse regole del gioco, ma la Suzuki su strada va meglio e costa la metà anche se i chili sono diventati 195. E per chi vuole andare a fare a pugni in pista c’è la GSX-RR, che costa quanto un mini in centro a Milano ma tira come una furia – i cavalli passano da 112 della versione di serie a quasi 130, la ciclistica si incattivisce e soprattutto sui due travi superiori si appoggia quel serbatoio Yoshimura “Tornado” che farà sbavare generazioni di fan. Nel 1990 la versione base eredita il propulsore a corsa lunga della RR (bisogna aver vissuto quell’epoca per capire cosa fossero allora le “homologation special” giapponesi) con tanto di carburatori a valvola piatta Mikuni “Slingshot”, pur con soli 2 cavalli in più. Però arrivano la forcella a steli rovesciati, il mono a serbatoietto separato e la gomma posteriore da 170 – all’epoca una mostruosità. Nel 1991 arriva il nuovo cupolino con faro separato e purtroppo qualche altro chilo. 77 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News pensa l’ammortizzatore di sterzo. Due anni dopo il peso scende ancora ad un quasi incredibile valore di 166kg, e il modello resta invariato fino al 2004. Arriva la mille Le raffreddate a liquido Nel 1992, a sorpresa, debutta sulla 750 il raffreddamento a liquido: il sistema SACS ad aria ed olio non tiene più il passo. La cavalleria cresce un altro poi; purtroppo sale anche il peso, e soprattutto arrivano le grafiche sbavate fluorescenti che terranno banco per qualche anno. La 1100 è ormai abbandonata, e mutua le modifiche della 750 con puntualità svizzera a distanza di un anno. Nel 1995 arriva un altro piccolo aggiornamento, anche stavolta 78 rapinando pezzi alla versione in serie limitata necessaria ad omologare la SBK, che nel frattempo assume il nome di SPR. Purtroppo il peso ormai è al limite dei 220kg a secco, ma la rivoluzione è dietro l’angolo. La GSX-R750WT – o “SRAD” come la conoscono molti per sineddoche, visto che la sigla si limitava ad identificare il “ram air” Suzuki – cambia le carte in tavola. Il peso torna a 179kg, la potenza sale a 122 cavalli, roba da maxi dell’epoca. Ma soprattutto, le misure del telaio, per la prima volta a doppio trave, sono le stesse a quella della RGV 500 del 1993 con cui Kevin Schwantz vinse il mondiale. Come la prima 750, è una moto impegnativa, agile e nervosa, che richiede un pilota per tirarne fuori il meglio. L’anno successivo debutta la 600, la prima GSX-R classe Supersport per il mercato europeo (negli USA, ad inizio 90, era stata proposta una 750 sottoalesata, troppo pesante e poco potente, di scarso successo) che sbanca il mercato. Nel 1998 arriva sulla 750 l’iniezione elettronica che ne addolcisce il motore; alla ciclistica ci Perché nel frattempo, nel 2001, nasce quella GSX-R1000 che taglia tutti i ponti con la vecchia 1100. Potentissima, velocissima, replica il successo della 750 nei campionati in cui corre e mette in riga le concorrenti sul mercato spostando non di poco i riferimenti di categoria. Nel 2003 viene aggiornata con la solita iniezione di cavalli e iniziano i tentativi volti a risolvere l’unico, vero, problema di cui soffrirà la GSX-R1000 negli anni: la relativa debolezza dei freni, che in pista mostrano presto la corda nel tentativo di tenere a bada la grinta del suo quattro cilindri. Nel 2003 la Superbike “apre” alle 1000, e la Suzuki è la prima a recepire l’invito visto che le altre case giapponesi nel frattempo erano uscite sbattendo la porta, per poi rientrare dalla finestra due anni dopo. Curiosità, all’epoca erano proprio le plurifrazionate a dover subire l’imposizione degli air restrictor poi applicati alle bicilindriche quando il limite di cilindrata per queste ultime passò a 1200cc. Nel 2004 nasce la 750 K4 – da inizio millennio gli identificativi del model year passano dalle lettere dell’alfabeto al noto K+anno – prendendosi il telaio della 600 ed adottandone anche il motore. Di fatto da qui parte il nuovo ciclo Suzuki, che prevede 600 e 750 pressoché identiche a parte la cilindrata e qualche dettaglio ciclistico nonché l’aggiornamento dei modelli ad anni alterni alla 1000. Il successo in Superbike L’anno successivo nasce la GSX-R1000K5, completamente nuova, che riparametra ancora una volta la classe 1000 – ormai la più importante sul mercato, anche per l’identità sportiva con la SBK. Suzuki è rimasta l’unica a produrre la 750, che con il suo meraviglioso equilibrio (e gli aggiornamenti che anno dopo anno riceverà dalla 1000 dell’anno precedente) resta un’arma totale ma si ridimensiona nel successo commerciale, schiacciata fra Supersport e Superbike. La K5 è velocissima, e tanto avanzata da spopolare anche nel Mondiale Superbike, dove Troy Corser conquista il suo secondo titolo iridato regalando il primo alla Suzuki con il team Alstare di Francois Batta. Nel 2006 arrivano 600 e 750 dotate di soluzioni tecniche della maxi. Da allora possiamo dire che le varie versioni delle GSX-R600, 750 e 1000 sono oggetto di evoluzione, ma di fatto non sono usciti modelli radicalmente nuovi. Nel 2007, unitamente all’adeguamento alle normative Euro-3, nasce la GSX-R1000K7 che propone il sistema S-DMS per variare in tempo reale la mappatura del motore. Da lì in poi, complice la crisi economica che ha colpito il mondo, i modelli nuovi vengono sviluppati con maggior lentezza. La cosa non ha impedito a Suzuki di continuare a rendere più efficaci e raffinati tutti e tre i modelli con evoluzioni di sostanza come l’adozione delle pinze Brembo che, finalmente, risolvono una volta per tutte i già citati problemi di frenata nell’uso estremo. Non sappiamo quali siano i piani di Suzuki per il futuro della GSX-R, ma ci sentiamo abbastanza sicuri nel dire che la serie di supersportive di Hamamatsu non si fermerà al traguardo del milione. I trent’anni sono dietro l’angolo: entro il 2015 vogliamo pronosticare una GSX-R con dotazione elettronica da riferimento? 79 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Le nuove Triumph Street Triple e Street Triple R Più leggere e con un telaio rivisto per migliorare agilià e dinamica. La parola d’ordine sembra essere stata: centralizzazione delle masse. Nelle concessionarie da novembre. Nuova colorazione per la Speed Triple S TREET TRIPLE Il cambiamento principale riguarda il telaio, totalmente rivisto: ad una parte anteriore a doppio trave in alluminio ora è fissato un nuovo telaietto pressofuso in due parti. Il nuovo telaio è più leggero, grazie a un minor numero di componenti e saldature; la sensazione di leggerezza è sottolineata dal nuovo scarico basso in acciaio, che “pulisce” la linea e riposiziona il baricentro ridistribuendo il peso dello scarico stesso. La sostanziale variazione nella distribuzione dei pesi ha dato l’opportunità agli ingegneri Triumph di ritoccare l’assetto, riducendo l’inclinazione del cannotto a 24.1° e aumentando l’avancorsa di 0.5mm, a 99.6m. Il risultato è un peso in ordine di marcia di soli 183kg, con un risparmio di ben 6kg rispetto al modello uscente. Variazioni anche per il comparto sospensioni, con l’avantreno caratterizzato da una forcella Kayaba da 41mm a steli rovesciati. La frenata è affidata ad un doppio disco flottante da 310mm, con pinze flottanti Nissin a due pistoncini. Per una maggiore sicurezza è disponibile la versione con ABS disinseribile. Il cuore pulsante della Street Triple è sempre il motore tre cilindri da 675cc, 12 valvole, raffreddato a liquido. In sinergia con il cambio a 6 marce con innesti ravvicinati, l’unità di potenza di 106Cv a 11,850 giri con una coppia massima di 68Nm. La strumentazione digitale LCD include cronometro sul giro, indicatore di cambiata programmabile, livello carburante, orologio e indicatore di marcia, contagiri analogico e tachimetro digitale. Il display mostra anche il livello di pressione dei pneumatici anteriore e posteriore, dove il sistema di monitoraggio pressione pneumatici è montato come optional. Tre le colorazioni disponibili per la Street Triple 2013: Phantom Black, Crystal White e Caribbean Blue. 80 81 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News ACCESSORI La gamma di accessori originali Triumph offre un’ampia scelta per personalizzare la propria moto: cupolino, puntale e guscio coprisella in tinta; Arrow Special Parts ha sviluppato uno scarico slip-on molto leggero, per migliorare le performance e contenere il peso. Altri accessori interessanti sono gli specchietti da montare alle estremità del manubrio, leve di freno e frizione lavorate con macchina a controllo numerico e un cambio elettronico “plug and play” che può essere installato sulla Street Triple in pochi minuti. I prezzi saranno confermati a fine Ottobre 2012 e le prime moto saranno disponibili presso i concessionari per test ride da Novembre 2012. Nuova colorazione per la Triumph Speed Triple A Colonia abbiamo visto un’inedita colorazione verde-oro per la Triumph Speed Triple, che richiama la livrea delle prime Speed. STREET TRIPLE R Anche nel 2013 Street Triple è disponibile in versione R con forcella Kayaba da 41mm a steli rovesciati completamente regolabile così come il monoammortizzatore. L’ABS disinseribile optional permette di sfruttare al meglio il doppio disco flottante anteriore da 310mm, lavorato qui da pinze radiali Nissin a 4 pistoncini. L’assetto viene rivisto con 23.4° per il cannotto di sterzo e 95mm per l’avancorsa. Il modello R sfoggia un telaietto posteriore rosso, come rossi sono anche le filettature dei cerchi e il copri radiatore, dove campeggia il logo “R”. La nuova Street Triple R è disponibile in tre colorazioni per il 2013: Phantom Black, Crystal White e Matt Graphite. 82 83 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News della ruota posteriore. Il sistema è ovviamente disattivabile per la guida in circuito. Ricordiamo come la Nuda sia stata la moto che ha segnato il rientro di Husqvarna nella produzione di modelli stradali, dopo che negli anni 20 e 30 la casa svedese si era impegnata anche nelle competizioni su asfalto per poi dedicarsi completamente al fuoristrada. Le Nuda hanno vinto il Red Dot Award (premio molto prestigioso nel contesto del design) nel 2012, ottenendo un buon successo di vendita soprattutto fra la clientela più sportiva. Husqvarna Nuda 900 e 900R 2013 Le due naked Husqvarna non cambiano nella sostanza ma guadagnano l’importante miglioria dell’ABS P oche modifiche per le Husqvarna Nuda in edizione 2013 tanto per la versione 900 che per la 900R. Invariata di fatto la sostanza motoristica e telaistica - e non c’era il minimo motivo per andarla a toccare, visto l’equilibrio e il divertimento che le due naked/motardone stradali HSQ garantiscono. A differenza 84 delle cugine BMW, per le quali la politica “Safety 360°” prevede l’ABS di serie a partire dall’anno prossimo, le due Nuda ricevono il sistema antibloccaggio come optional già nei modelli che usciranno dalla fabbrica questo autunno. Il sistema utilizzato, il nuovo Bosch 9MP, è allo stato dell’arte per leggerezza e compattezza circa un chilogrammo la massa totale. Il nuovo ABS è equipaggiato con valvole a regolazione lineare che assicurano la maggiore rapidità di risposta; i sensori alla ruota di ultima generazione – abbinati a una ruota fonica da 48 denti - monitorano automaticamente la distanza tra il sensore e la ruota, nonché la pressione sulla ruota anteriore, in modo da individuare un eventuale sollevamento 85 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News Peugeot Metropolis 400 Peugeot ha presentato, il nuovo scooter urbano a 3 ruote, Metropolis. Un nuovo modo di vivere lo scooter con la comodità tipica di un’auto. Spinto dalla nuova motorizzazione della 400i LFE, sviluppa una potenza di 35 Cv U na nuova dimensione Peugeot ha presentato al Salone di Colonia 2012 Metropolis, il nome del nuovo scooter urbano a 3 ruote. Frutto della collaborazione attiva dei team Auto Peugeot e di Peugeot Scooters, Peugeot Metropolis concentra tutto il kwon¬how della Casa unendo i vantaggi dell’automobile a quelli delle due ruote. L’estetica Peugeot Metropolis adotta la calandra “galleggiante” tipica delle 86 nuove auto del marchio. Già avviato con la presenza di due ruote anteriori, l’avvicinamento al mondo dell’automobile è sempre più evidente. Inserita sotto i fari, la calandra alleggerisce l’anteriore celando la parte superiore dell’avantreno. Peugeot propone due potenti lampadine alogene 2x55W e prevede l’inserimento di led in ciascuno dei 2 fari, come altresì nelle frecce sfalsate. Sul posteriore, i due fari con taglio a boomerang sembrano fondersi con la carrozzeria. Caratteristiche tecniche L’avantreno Dual Tilting Wheels (DTW) è costituito da un parallelepipedo deformabile a doppia triangolazione la cui architettura consente di abbassare il baricentro e di centrare meglio le masse. Associato a due camme dinamiche e a una sospensione mono¬ammortizzatore idraulica, l’avantreno è dotato di ruote autonome e inclinabili, che possono essere bloccate elettronicamente a bassa velocità. L’ideazione dei componenti di sospensione in alluminio iniettato a pressione offre un doppio vantaggio : una maggiore rigidità da un lato e una riduzione delle masse non sospese che alleggeriscono lo sterzo agevolando la presa. La sua architettura compatta è compatibile con un pianale interamente piatto. Peugeot Metropolis rimane tuttavia uno scooter dalle dimensioni compatte che presenta una lunghezza, larghezza e un interasse paragonabili a quelli del Satelis, che grazie a scelte tecniche innovative gli conferiscono agilità nel traffico. Metropolis prevede 3 dischi (2x200 mm ANT/1x240 mm POST) e un sistema di frenata integrale SBC 87 Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Ricevi Moto.it Magazine » 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News (Synchro Braking System) comandato, per una maggiore efficacia e nel rispetto della filosofia di frenata Peugeot, dalla leva sinistra. Caratteristiche di questo scooter a 3 ruote : il pedale a piede, imposto dalla legislazione in materia di tricicli a motore, comanda anch’esso la frenata integrale. Gli specchietti retrovisori sono asferici nei quali la superficie convessa dello specchio elimina l’angolo morto e consente di muoversi più tranquillamente in città. Nessuna chiave Elemento notevole a livello visivo, la totale assenza di blocco chiave e serratura sul veicolo: 88 smesso l’impiego della chiave tradizionale, Peugeot Metropolis è dotato di una chiave elettronica Smart Key riconosciuta quando il conducente entra in un raggio di 150 cm. Per l’avvio è sufficiente sbloccare lo sterzo, disinibire elettronicamente il veicolo girando il pulsante che sostituisce il blocco della chiave e avviare il motore premendo contemporaneamente il pulsante START e la leva del freno. Preso in prestito dalle auto premium della Casa, Metropolis adotta un freno a mano elettrico. Situato al centro del manubrio, è facilmente accessibile e attivabile esercitando una semplice pressione col dito. Sotto gli occhi del conducente. Il display digitale, incorniciato da tachimetro e contagiri, prevede una funzione di controllo della pressione di ciascun pneumatico, oltre alle indicazioni relative al consumo medio, minimo e all’autonomia restante. Inoltre, il pannello di bordo è predisposto per alloggiare facilmente un supporto GPS. Ampio e sagomato, il parabrezza termoformato adotta un sistema di regolazione multi¬posizione inedito (su 130 mm) per offrire una protezione ottimale. Grazie a una semplice pressione manuale, al conducente sono sufficienti meno di 5 secondi per abbassare o sollevare il parabrezza. Semplicissimo ! Il motore Per una maggiore comodità è possibile accedere allo spazio di carico sotto la sella mediante una semplice pressione del pulsante situato nello scudo anteriore. L’apertura dello sportello posteriore è ottenuta mediante un pulsante situato nella parte posteriore sinistra del veicolo. Il propulsore prevede la nuovissima motorizzazione della Casa 400i LFE a basso attrito che sviluppa 35 Cv e offre una coppia di 38 Nm. Nonostante le dimensioni, il veicolo è in grado di raggiungere i 150 km/h di velocità massima. L’ altezza della sella è di soli 780 mm. Oltre al parabrezza regolabile il conducente ha a sua disposizione uno schienale regolabile su 40 mm per un adeguato sostegno lombare. Al semaforo rosso, il sistema di bloccaggio d’inclinazione dell’avantreno DTW concept, attivabile già a velocità molto ridotta, permette di autostabilizzare lo scooter, evitando al conducente di poggiare i piedi a terra. Il passeggero beneficia di uno schienale integrato, maniglie profilate nonché poggiapiedi ergonomici richiudibili. Ampio il vano sottosella con sportello illuminato in grado di alloggiare, a scelta, 1 casco integrale o 1 casco jet con visiera, una valigetta PC o addirittura una racchetta da tennis. 89 Girls: le più belle di Colonia Vi mostriamo gli scatti delle ragazze più belle incontrate durante Intermot, al salone di Colonia 2012. Rivedi insieme a noi i sorrisi più belli e molto altro... 90 91 Spedizione su abbonamento gratuito Ricevi Moto.it Magazine » Periodico elettronico di informazione motociclistica 09 Ottobre Anno Numero 2012 02 78 »»»»Prove News 92 93