Interrogazione aperta sull`obbedienza cristiana

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Interrogazione aperta sull`obbedienza cristiana
ALCUNE DOMANDE SULL’OBBEDIENZA CRISTIANA
Un invito alla riflessione e alla discussione
(l’obbedienza filiale)
1. È l’obbedienza di Cristo al Padre il modello principale per comprendere
l’obbedienza cristiana?
Se sì, la sofferenza ad essa legata è solo la conseguenza contingente di una coerenza
radicale con la specifica missione di Cristo o è qualcosa di intrinsecamente correlato
all’obbedienza stessa?1
In questo frangente fin dove si spinge l’imitatio Christi del fedele? È l’obbedienza ad
implicare il sacrificio e il martirio o questi ultimi traggono motivazione anche e
soprattutto da un’assunzione di responsabilità più autonoma?
2. È, sul modello cristico, l’obbedienza del figlio al padre il solo modello di
obbedienza cristiana?2 O questo modello chiaramente presente nel cristianesimo può
o deve essere completato da altre forme di obbedienza?
Nel secondo caso, resta comunque la forma filiale quella più importante
nell’obbedienza cristiana o vanno integrate con pari o maggiore importanza forme di
obbedienza più “adulte”? E non sono forse queste ultime a caratterizzare proprio
l’obbedienza di Cristo al Padre, i quali si trovano in una relazione complessa in
quanto sempre informata dalla struttura trinitaria? Non implica cioè il modello
cristiano proprio una reinterpretazione dell’obbedienza filiale in un’ottica non ridotta
alla forma “verticale” del rapporto genitoriale?
(l’obbedienza critica)
3. L’obbedienza cristiana implica necessariamente una limitazione della libertà
dell’obbediente? È la risposta dovuta a un comando?
Ma è vero che il Dio cristiano comanda, impone, restringe la libertà? O è piuttosto
vero il contrario, cioè che un suo gesto primario nei confronti dell’uomo è quello di
dargli in dono la libertà? In questo secondo caso come si configura l’obbedienza
cristiana dinanzi al dono della libertà?
4. Il cristiano che obbedisce è forse sollevato da ogni responsabilità nel momento in
cui ha obbedito? Essere un cristiano obbediente significa scaricarsi da ogni
responsabilità (che ricade dunque interamente su colui a chi si obbedisce)?
La radice latina di oboedire ha in sé l’ascolto, un’azione di apertura continua, non
un’azione che ha termine con la sua realizzazione3. Ascoltare, accogliere, è inoltre
condizione di responsabilità. Significa questo che l’obbediente obbedendo non smette
mai di avere sempre ancora da obbedire? È forse quest’ultimo il carattere specifico
dell’obbedienza come fede, come obbedienza della fede?4
1
Cfr. Mt 26,39-42; Lc 22,42; Eb 5,8-9.
Cfr. Col 3,20.
3
Cfr. Gv 1,12.
4
Cfr. Rm 4; Rm 10,16-17; Rm 16,26.
2
5. Se l’obbedienza cristiana non fosse liberticida, non fosse deresponsabilizzante,
fosse ascolto e implicasse l’apertura al dialogo e dunque alla critica, allora non è vero
che essa accoglie in sé alcuni caratteri abitualmente attribuiti alla disobbedienza
(laddove l’obbedienza a cui tale disobbedienza si oppone è appunto l’obbedienza
come abitualmente intesa nel linguaggio corrente, ovvero liberticida,
irresponsabilizzante, acritica, etc.)?5
6. Se è vero che la disobbedienza critica non è una forma individuale ma cooperativa
di non obbedienza, e quindi potenzialmente congruente con l’obbedienza cristiana se
pensata nei termini dell’ascolto e dell’apertura al dialogo, ogni forma individuale di
disobbedienza sembra profondamente aliena dal messaggio cristiano. Che dire però
del carattere disobbediente in senso individuale intrinseco allo statuto del santo e del
profeta? L’accettazione cristiana di queste figure non implica forse la relativa
accettazione di una costante messa in discussione di ogni obbedienza acquisita nella
pratica cristiana?6
(l’obbedienza amorosa)
7. Se al cuore del cristianesimo v’è il “comandamento” dell’amore, non si dovrà
prendere sul serio la relazione fra obbedienza e amore? Si tratta qui di un
contraddittorio obbligo di amare? O si tratta piuttosto di un’obbedienza per amore,
ovvero del fenomeno di obbedienza all’amato di cui l’amore naturale ci fa fare
esperienza quotidianamente?7
Quest’ultima obbedienza, però, non scarica la responsabilità sull’amore così
configurandosi come obbedienza di per sé irresponsabile? L’amore cristiano non è
solo – eppure nemmeno esclude – l’amore naturale (ovvero in parte determinato da
leggi psico-fisiche): esso è (anche) l’amore libero, scelto. Allora, oltre alla forma
dell’obbedienza all’amato, non bisognerà prendere in considerazione soprattutto
quella forma di obbedienza che è obbedienza all’amore stesso, ovvero quella coerenza
dell’atto di amore a se stesso, di cui particolarmente l’amore cristiano sembrerebbe
farci fare esperienza?8
8. La relazione di obbedienza è una relazione chiaramente asimmetrica. Ma significa
questo che essa è allo stesso tempo e necessariamente una relazione non riflessiva?
Insomma, se l’obbediente, quando obbedisce, non può essere al contempo colui a chi
si obbedisce, non resta con ciò comunque aperta la possibilità che l’obbediente e colui
a chi si obbedisce invertano i loro ruoli in un secondo momento?9 L’obbedienza
cristiana non lascia sempre comunque aperta la possibilità della reciprocità tra
l’obbediente e colui a chi si obbedisce? E non è forse questa reciprocità addirittura
una condizione necessaria dell’obbedienza cristiana?
Se il Dio cristiano ha elevato l’uomo alla più alta dignità e se il rapporto personale
con Dio significa anche una relativa posizione di inaudita reciprocità, non si dovrebbe
ipotizzare – come caso limite e certo impensabile pienamente da parte dell’uomo –
5
Cfr. Lc 2,48-50; At 4,18-19; Gal 2,11.
Cfr. At 4,18-19; At 5,29.
7
Cfr. Gv 14,21; Gv 21,15-17; anche, ma diversamente, come obbedienza che purifica per l’amore, cfr.
1Pt 1,22.
8
Cfr. Gal 5,13-14.
9
Cfr. Mt 20,25-28; Mc 10,45; Lc 22,25-27; 1Cor 9,19; Fil 2,6-8.
6
qualcosa come un’obbedienza di Dio nei confronti dell’uomo? E quest’ultima non
andrebbe pensata proprio nei termini dell’obbedienza da parte di Dio al suo amore per
l’uomo?
(l’obbedienza tra cristiani)
9. Sono il ministro di Dio e il semplice fedele egualmente obbedienti a Dio? O forse,
se v’è una differenza qualitativa tra le due obbedienze, questa va pensata nei termini
di una più intensa, esemplare10, rigorosa obbedienza a Dio da parte del ministro di
Dio?11
Se così fosse, come va pensata l’obbedienza, se ve n’è una, del semplice fedele al
ministro di Dio?12 Non è questa sempre e solamente subordinata alla funzione
esemplare dell’obbedienza del ministro di Dio a Dio?13 In questo senso non rischia di
essere fuorviante parlare di obbedienza del semplice fedele al ministro di Dio?14
10. Il valore dell’obbedienza cristiana si applica all’obbedienza all’autorità costituita
in quanto indipendente da ogni istituzione ecclesiale?15 In che senso questa
applicazione può essere realizzata senza modificare il senso dell’obbedienza
cristiana?16 E, per altro verso, come una tale applicazione non svuoterebbe
parzialmente di senso il valore autonomo dell’obbedienza propria di una società
laica?17 Non può creare questa applicazione una confusione di motivazioni tanto per
l’obbedienza cristiana quanto per l’obbedienza propria di una società laica?
D’altronde, come conciliare una tale applicazione con il fatto che il cristianesimo
tende a invertire regolarmente la relazione servo-padrone?18 O almeno con il fatto che
il cristianesimo tende a separare, a volte nettamente, il dominio religioso da quello
temporale?19
(specificità dell’obbedienza cristiana)
11. Alla luce di queste domande, qual è la specificità dell’obbedienza cristiana
rispetto all’idea di obbedienza propria delle altre religioni, in particolare di quelle
monoteiste? Sta forse nella seguente frase paolina il contesto in cui comprendere la
specificità dell’obbedienza cristiana: “Voi, fratelli, siete chiamati a libertà. Che questa
libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a
servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo
precetto: ‘Amerai il tuo prossimo come te stesso’” (Gal 5,13-14)?
10
Cfr. Rm 5,19.
Cfr. Col 4,17; 1Pt 5,1-3.
12
Cfr. 1Pt 5,5.
13
Cfr. Gv 13,1-20; 2Cor 1,24.
14
Cfr. At 5,29; 2Cor 4,5.
15
Cfr. Eb 13,17 (e per esempio già Dt 17,14-20).
16
Cfr. Mt 17,24-27; Col 3,22.
17
Cfr. Rm 13,1-7.
18
Cfr. Mt 20,25-28; Mc 10,45; Lc 22,25-27; 1Cor 9,19; Fil 2,6-8.
19
Cfr. Mt 22,21; Mc 12,17; Lc 20,25.
11